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09-05-02, 22:09
Vendeva 7 milioni di copie e osava più di Playboy. Ora sta per chiudere travolta dai debiti. E da Internet

di Michela Lella per Panorama Online

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Sui peli pubici ha costruito la sua fortuna. E i peli pubici lo hanno portato alla rovina. Bob Guccione, 71 anni nascosti dietro troppi lifting, fondatore ed editore di Penthouse, ha deciso: si chiude.
La sua patinata rivista, che s’impose sul mercato perché mostrava ciò che era osceno per la concorrente Playboy (i peli pubici, per l’appunto), è ormai in bancarotta. Copie in caduta verticale (erano 7 milioni ai tempi d’oro, sì e no 700 mila adesso) e pubblicità inesistente hanno portato l’eclettico emulo di Larry Flint a vivere con l’ansia dell’ufficiale giudiziario.

Da un giorno all’altro, infatti, la gigantesca residenza da 45 stanze sulla Quinta strada, a Manhattan (valore: 40 milioni di dollari), potrebbe essere messa in vendita. E prima ancora che sui muri, la cattiva sorte potrebbe abbattersi sulla collezione di dipinti (Modigliani, De Chirico, Picasso) da 200 milioni di dollari che lo spregiudicato Guccione ha accumulato nel corso di una vita interamente votata alla causa del proibito.
A uccidere Penthouse è stato il progresso. Non che l’onanismo sia in declino, ma i nuovi mezzi di comunicazione, dall’home video a Internet, hanno messo in ginocchio l’impero dell’editore siculo-americano che iniziò studiando in seminario, divenne gestore di una lavanderia, svernò a Tangeri con William Borroughs e infine creò quella rivista che, come lui stesso ammette oggi, «contribuì a produrre quella libertà di costumi di cui gode oggi la televisione».
E il risultato è la disfatta: Penthouse, sebbene negli ultimi anni sia passata dal genere erotico al soft porno, quindi al porno tout court, non ce la fa a pagare i 65 milioni di dollari anticipati dalle banche, che si apprestano a liquidare il liquidabile.
Un destino ingrato per questo tycoon dei media. E un triste finale per quella che poteva sembrare una «success story» a stelle e strisce, anche se a luci rosse.
L’avventura di Guccione e Penthouse ebbe inizio nel 1965, a Londra, quando il nostro si accorse che Playboy vendeva già 10 mila copie al mese nella capitale inglese. Guccione intuì che le donne di Playboy erano belle ma troppo distanti dai gusti e dallo stile di vita dei britannici di quel tempo. E dopo un giorno di lezione da un amico fotografo, iniziò a fare i primi scatti del primo numero di Penthouse.

Le copie della rivista le inviò per posta ai destinatari di un catalogo di vendite per corrispondenza e dopo due giorni si trovò la polizia alla porta, pronta ad arrestarlo per avere oltrepassato ogni limite al senso del pudore.
Narra la leggenda che Guccione abbia resistito tre giorni prima di mettere il naso fuori e che tanto sia bastato a creare clamore intorno al caso e a produrre un battage pubblicitario altrimenti costosissimo.
Ma se oggi è prossimo alla rovina, Guccione lo deve anche alla sua mania di fare investimenti tanto colossali quanto bizzarri e incerti. Come quando, alla fine degli anni 70, si mise in testa di costruire microreattori nucleari per astronavi.
O quando volle mettere in piedi un hotel-casinò in stile Penthouse ad Atlantic City: spese 200 milioni di dollari ma nessuno gli rilasciò mai la licenza per il gioco d’azzardo.



http://www.mondadori.com/panorama/ultime/penthouse.html