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tziku
10-05-02, 13:03
La nuova Carta De Logu

Il debito di Cossiga

di Salvatore Cubeddu

Una costante dei sardi impegnati nella grande politica degli ultimi cinquant’anni tenderebbe a vederli diventare sardisti con il procedere dell’età. Altrettanto frequente sarebbe il caso di politici sardisti nei quali l’età porterebbe piuttosto alla delusione verso il proprio popolo. Non è una regola, perché nei fatti sociali raramente si danno regole. Ma, alla fine della loro vita, Emilio Lussu e Titino Melis dissero parole amare sui propri compatrioti. Ed il percorso dei migliori “vecchi” tra i democristiani ed i comunisti confermerebbe la prima parte del discorso. Ed ora il presidente emerito della Repubblica Italiana dichiara, coram populo et mundo, che la Sardegna è una Nazione. E che i suoi cittadini come Nazione devono comportarsi. Se i Sardi lo vogliono. Se in Italia fosse possibile un vero federalismo.Se le forze politiche, innanzitutto Ds e FI in Sardegna, capissero e vi si impegnassero. La Noa Carta de Logu de sa Comunidade Autonoma de Sardigna c’è, Cossiga vi ha messo l’avallo della personale esperienza e della propria storia, lo si consideri un iniziale lavoro o una provocazione. Difficile pensare che un personaggio che si descrive “vecchio, stanco ed ammalato” subordini simili passi agli interessi tattici degli amici cagliaritani, sia pure del partito da lui fondato. È invece nell’ambito esistenziale della sua personalità che probabilmente bisogna cercare la lettura di un atto che comunque lascerà il segno. Qualcosa di profondo, di autentico, perfino di originale: è quasi come se il sardo Cossiga volesse saldare un debito e svolgere un dovere verso la sua gente.
I segni c’erano stati a Chiaramonti, lo scorso dicembre. Parole scritte perché restassero, che anche nel genere letterario ricalcavano i testi fondamentali della nostra autonomia. Nella parte in lingua italiana vi si denunciava la debolezza e la sostanziale distanza, emozionale innanzitutto, dei sardi dalla loro autonomia. L’accento, anche esplicitamente autocritico, rilevava che l’autonomismo di Dc e Pci era stato, nel bene e nel male, non più che un annacquamento del sardismo, che quasi sempre era stato strumentale al mantenimento del potere, permanendo al fondo la sostanziale vergogna della classe dirigente sarda per non essere metropolitanamente italiana.
Il messaggio positivo è, nello spirito, quello ormai diffuso dalle iniziative della Costituente: “est ora, its time, è l’ora” di prendere il proprio destino nelle mani, e nel proprio cuore, per portare a compimento il proprio dovere storico. In Italia non ci sarà federalismo senza una pressione dei sardi nel riproporre i loro diritti di Nazione. Non importa cosa pensino o intendano fare le altre regioni: il federalismo può essere “a geometria variabile”, nel senso che ciascuno compie le sue scelte nei tempi della propria maturità e nel rispetto degli altri e dell’insieme.
La parte in limba del discorso di Chiaramonti parla delle sue radici, de s’erentzia, la parte di sé che si lega al nascere, ai legami di famiglia e di cultura, alla “nazione” appunto. Ed in lui non esiste contrapposizione tra l’appartenenza sarda e quella italiana. Perché sullo sfondo c’è il superamento dell’idea ottocentesca che identificava “stato” con “nazione”. Mentre la politica internazionale unifica compiti e ruoli degli stati, è la stessa globalizzazione a sollecitare e indirettamente provocare l’affermazione delle nazionalità (in quanto oggettivo attributo sociale e culturale di una società qualificata unitariamente come popolo) e a porre il tema della soggettività collettiva in termini di “nazione”. Che è quello che fa Cossiga, uno dei possibili, per ottenere un nuovo e diverso riconoscimento per la Sardegna da parte delle istituzioni italiane, e non solo, e per costruire più riconoscibili ed efficaci istituzioni del proprio governo. Il livello della sfida si fa alto. Per i tiepidi e strumentali verso una nuova autonomia e per i fervorosi. Cossiga entra nel merito della nuova costituzione sarda, cosa ora difficile per i Costituenti, almeno unitariamente. E l’Assemblea Costituente resta il passo decisivo per costruire istituzioni nuove, partecipazione popolare e una politica all’altezza dei compiti e dei tempi. Si può dare attenzione alle parole “de sos Mannos”. Possono contenere saggezza e generosità. Talora nelle loro azioni si rivela una memoria che si vuole lasciare, il desiderio di venire degnamente ricordati, un messaggio che si vuole che resti.

Salvatore Cubeddu

tziku
10-05-02, 13:03
Floris: una Convenzione per il nuovo statuto

Mario Floris fa da sponda a Francesco Cossiga e presenta una proposta di legge per una “Convenzione costituente del popolo sardo” per formulare il nuovo Statuto. E crea scompiglio all’interno della maggioranza. Ieri l’ex presidente della Giunta (che fu tra i primi sostenitori della Costituente e che propose proprio Cossiga alla presidenza) ha inviato una lettera ai consiglieri regionali perché «valutino la percorribilità legislativa e comunque il valore politico come strumento idoneo per conseguire in tempi rapidi la modifica della nostra Carta costituzionale». L’iniziativa, spiega Floris «è stata predisposta in piena sintonia e in stretta connessione politica e ideale con la proposta di legge costituzionale del senatore Francesco Cossiga» per la costituzione della comunità autonoma della Sardegna.
Ufficialmente la proposta dell’esponente dell’Udr trae spunto dal fatto che «la proposta formale al Parlamento nazionale per la costituzione di un’Assemblea costituente del Popolo sardo potrebbe trovare enormi e non superabili ostacoli nel carattere necessariamente centralista di alcune forze politiche, tanto che l’iniziativa legislativa del Consiglio regionale non ha trovato finora la doverosa accoglienza in sede parlamentare». In realtà, secondo molti autorevoli esponenti della maggioranza, quello di Floris è un vero e proprio tentativo di aprire una crisi per spodestare Mauro Pili e varare una Giunta di fine legislatura presieduta, magari, da un esponente del centrosinistra. E la lettera ai consiglieri mirerebbe a misurare il consenso aprendo, possibilmente, un varco tra gli anticostituenti. Secondo altri l’obiettivo potrebbe anche essere quello di mettere a nudo le vere intenzioni di Forza Italia: se davvero volete la Costituente approvatela, in caso contrario questa ’ l’alternativa.
La proposta è stata l’argomento di primo piano ieri nei corridoi del Consiglio regionale. Ed ha creato fibrillazioni nella coalizione. E se Roberto Capelli (Udc), nemico giurato di Floris, dice che «è un progetto da valutare con attenzione» significa che un obiettivo Floris lo ha raggiunto. «Siamo ancora sostenitori della Costituente», dice Capelli, «ma chiederemo un maggiore impegno a chi ci ha garantito che sarebbe stata approvata in tempi brevi, cioè il presidente del Consiglio. In caso contrario valuteremo con attenzione le proposte alternative».
Oggi la questione sarà al centro della riunione del comitato per la Costituente (alle 9) e del vertice di maggioranza in programma alle 16 (all’ordine del giorno c’è anche il dibattito sul Dpef).

tziku
10-05-02, 13:19
www.lanuovasardegna.it

Floris «sorpassa» i Costituenti, tensioni nel Polo
Proposta la «Convenzione sarda», i giudizi positivi arrivano dall'opposizione
La Margherita «Finalmente il buonsenso»

CAGLIARI. A quasi un anno dall'approvazione della legge sull'Assemblea costituente, ancora ferma in Parlamento, Mario Floris ha detto basta e ha rotto il fronte della maggioranza di Centrodestra: l'ex presidente ha presentato ieri in consiglio regionale sia il testo di nuovo Statuto depositato da Francesco Cossiga al Senato, sia un disegno di legge per l'istituzione della «Convenzione costituente del popolo sardo». Gli alleati del Polo, informati dell'iniziativa assieme a quelli dell'opposizione, non l'hanno presa bene e hanno confermato la linea per l'Assemblea costituente: oggi ci saranno due vertici burrascosi. Giudizi positivi sulle operazioni di Cossiga e Floris sono invece arrivate dal Centrosinistra: «Finalmente un po' di buonsenso».
A differenza dell'Assemblea costituente (se approvata dal Parlamento scavalcherebbe il consiglio regionale), la «Convenzione» proposta da Floris ha come motore e come ultimo protagonista proprio il consiglio regionale.
La «Convenzione» sarebbe un'«istituzione di diritto pubblico regionale» con il compito di formulare la proposta di nuovo Statuto (o come è detto anche nel testo Cossiga «Sa Noa Carta De Logu de Sardigna») da sottoporre poi al consiglio regionale «per le iniziative di sua competenza e salvo la sua piena autonomia decisionale». Secondo la proposta Floris, la Convenzione sarebbe formata dai consiglieri regionali, dai parlamentari sardi, dai sardi (nati nell'isola o figli di sardi) consiglieri di altre Regioni, dai presidenti del consigli provinciali e dei consigli comunali delle città capoluogo (più tre membri di ogni Consiglio), dai presidenti di Provincia e dai sindaci delle città capoluogo, da dieci membri eletti per ciascuna Provincia da un'assemblea di consiglieri comunali, dai rettori e dai presidi delle università di Cagliari, Sassari e Nuoro, dai vescovi e da dieci esperti eletti dal consiglio regionale.
Convocazione e regolamento sarebbero decisi dal presidente del consiglio regionale. La Convenzione, eletto il suo presidente, nominerebbe poi un Comitato di 25 membri con il compito di formulare il testo della «Costituzione della comunità autonoma della Sardegna». Dopo il voto finale del plenum della Convenzione, la parola - entro un anno - tornarebbe al consiglio regionale.
Floris non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Nella relazione alla proposta di legge ha scritto che il testo è «in stretta connessione» con quello di Cossiga. «Una proposta formale al Parlamento per un'Assemblea costituente potrebbe trovare enormi ostacoli nel carattere centralista di alcune forze politiche, tanto che la legge inviata dal consiglio regionale non ha trovato, sinora, la doverosa accoglienza». Per questo «occorre un'iniziativa anche solo politica dal basso che apra un tavolo di trattativa con il governo nazionale». La Convenzione proposta «è l'unica forma oggi possibile al consiglio regionale, cioè come organo di studio e propositivo nei confronti del Consiglio stesso».
Floris, che ha anche presentato il testo Cossiga sullo Statuto «come base di discussione», ha fatto consegnare le due proposte agli altri 79 consiglieri regionali. E nel Centrodestra il clima si è subito surriscaldato. I promotori della Costituente si riuniranno questa mattina alle 9 per decidere cosa fare, mentre alle 16 è in programma la riunione di maggioranza da Pili: già convocato, il vertice sulla verifica non potrà sorvolare sul caso Floris. E ieri sera gli alleati hanno riferito che Pili era «molto nervoso».
L'ex assessore Pietro Pittalis ha detto che «guardiamo con attenzione a tutte le proposte e non posso pensare che quella di Floris sia contro la Costituente, che egli ha sostenuto. E' giusto che ogni partito valorizzi le proprie iniziative, ma senza mettersi contro la maggioranza».
«Chi crede nell'Assemblea costituente non può abbandonarla per altre iniziative», ha detto il capogruppo di An, Bruno Murgia: «Noi andiamo sulla strada già tracciata».
Diversi i giudizi dell'opposizione. «Grazie all'iniziativa di Floris si ha l' impressione - ha detto il capogruppo dei Democratici Carlo Dore - che anche nella maggioranza stia cominciando a farsi strada il buon senso». Dore ha sottolineato che la proposta di Floris assomiglia a quelle indicate dal Centrosinistra in alternativa alla «irrealizzabile Assemblea costituente».
Dopo i pronunciamenti favorevoli dei deputati dell'Ulivo Antonello Cabras e Antonello Soro, i gruppi del Ppi e dei Democratici (il nascente gruppo della Margherita in consiglio regionale) hanno scritto a Cossiga per dire che il testo presentato al Senato «è un importante contributo al dibattito». Paolo Fadda e Carlo Dore hanno chiesto un incontro all'ex capo dello Stato. Che ha subito risposto: si vedranno mercoledì.

tziku
15-05-02, 12:14
www.unionesarda.it

Deputati sardi e consiglieri regionali a Roma

Tutti a cena da Cossiga per discutere di statuto

L’appuntamento è al Plaza hotel di Roma. L’evento è la tradizionale cena annuale che l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, organizza con i parlamentari sardi, i capigruppo e il presidente del Consiglio regionale. Questa volta, attorno al tavolo del ristorante del prestigioso albergo romano, ci saranno anche Umberto Bossi, ministro delle Riforme istituzionali e della devoluzione, e Enrico La Loggia, titolare degli Affari regionali. Facile prevedere l’argomento di discussione: il disegno di legge costituzionale del senatore a vita per fare dell’Isola «una nazione individuale e distinta nell’ambito della nazione italiana» sul modello della Catalogna. Una “Noa Carta de logu de sa comunidade autonoma de Sardigna”, che Cossiga offre come contributo nel dibattito sulla riforma federale dello Stato.
Meno provocatoriamente, quel ddl costituzionale è stato fatto proprio da Mario Floris, leader dell’Udr sardo e amico storico dell’ex Capo dello Stato, che ne ha fatto una proposta di legge e l’ha presentata in Consiglio regionale, assieme a quella sulla “Convenzione costituente del popolo sardo”, alternativa alla legge sull’assemblea Costituente che attende l’esame da parte della Commissione bicamerale per gli affari regionali.
Si parlerà di Statuto, dunque, di devoluzione e di federalismo. Il disegno di legge prevede che organi della “Comunità autonoma di Sardegna” siano il Presidente di Sardegna, il Parlamento sardo chiamato “Stamenti generali della Sardegna” ed il Consiglio Esecutivo. La «nazione individuale», secondo la proposta di Cossiga, avrà una propria polizia, anche con ordinamento militare ed eserciterà funzioni amministrative, di sicurezza e di polizia giudiziaria.
Ieri, intanto, si è riunito il Movimento per la costituente per fare il punto sulle prossime iniziative. Come preannunciato nei giorni scorsi in un documento, i Costituenti chiederanno che la commissione competente si pronunci (lo farà probabilmente domani) sulle proposte di legge di modifica dello Statuto presentate dai deputati Gianfranco Anedda (An) e Antonello Cabras (Ds). Espletata questa formalità, il Movimento solleciterà ancora una volta la commissione bicamerale ad esaminare la legge approvata nel luglio scorso in Consiglio. Se i tempi si dovessero allungare, non si escludono iniziative extra politiche, come una manifestazione davanti a Montecitorio.

tziku
15-05-02, 12:23
www.lanuovasardegna.it

Il tradizionale appuntamento dell'ex capo dello Stato incentrato questa volta sul tema delle riforme istituzionali
E oggi a Roma la cena con tutti i big sardi (e Bossi)
Intervista al senatore a vita

ROMA. La proposta di legge di Cossiga per il nuovo Statuto sarà questa sera al centro della tradizionale cena che il senatore a vita organizza al Plaza quale («ahimè») decano dei parlamentari sardi. Visto il tema, sono stati invitati anche il ministro delle Riforme istituzionali, Umberto Bossi, e il ministro degli Affari regionali, Enrico La Loggia, e i presidenti della giunta e del consiglio regionale.
Ma nella sala riservata dell'albergo di via del Corso si parlerà anche di un altro argomento che sta a cuore all'ex capo dello Stato: la costituzione di una sorta di intergruppo di deputati e senatori eletti («e anche nati») in Sardegna. «E' il progetto - dice Cossiga - che aveva cercato di condurre in porto l'allora presidente Mario Floris e che poi non si è realizzato a causa della crisi della sua giunta e della confusa situazione politica della maggioranza che governa la Regione. Chissà che non sia la volta buona anche per questo». L'idea è originale: «Riprendendo un termine sardo-catalano, proporrò l'istituzione di "gremi", cioè gruppi ad hoc per singoli argomenti, perchè i rappresentanti sardi, al di là delle divisioni di partito, possano dibattere delle questioni che interessano l'isola e condurre iniziative anche parlamentari».
Oltre che tutti i parlamentari eletti in Sardegna, l'ex capo dello Stato ha invitato anche «i sardi eletti sulla penisola». Tra gli altri, gli ulivisti Arturo Parisi, Gavino Angius, Luigi Berlinguer, Oliviero Diliberto, e i polisti Gabriella Pinto e suo figlio Giuseppe Cossiga.
Sarà soprattutto l'occasione per spiegare il senso della sua proposta di legge costituzionale e così Cossiga ha invitato, oltre che mauro Pili ed Efisio Serreti, anche gli ex presidenti regionali e i capigruppo di maggioranza e opposizione del consiglio regionale. E ci sarà anche il presidente della commissione Autonomia, il diessino Emanuele Sanna. «Prenderò con ciascuno quei contatti che poi cercherò di intensificare - ha detto - sin dai prossimi giorni quando sarò nella Sardegna meridionale per collaborare con un valido scrittore sardo alla stesura di un libro sulla storia politica degli ultimi dieci anni».
Cossiga non si illude che la sua proposta di legge venga approvata così com'è stata presentata, ma la sua, oltre che un «contributo», vuole essere più che una provocazione. Uno stimolo a discutere finalmente non dello «strumento» (Assemblea costituente sì o no) ma dei contenuti del progetto di riforma. E ci tiene a sottolineare, ringraziandoli, l'aiuto che ha avuto «dai validissimi funzionari del Senato e della Generalitat della Catalogna del mio caro amico Pujol». Marchi di fabbrica che, uniti al prestigio della firma, hanno sinora convinto numerosi parlamentari e consiglieri regionali, soprattutto del Centrosinistra, ad aderire all'iniziativa legislativa.
Non è escluso che nella cena all'Hotel Plaza ci siano strascichi (qualche assenza polemica) delle polemiche dei giorni scorsi, quando i leader del Centrodestra sardo impegnati nel Movimento per l'Assemblea costituente hanno costretto Mario Floris, minacciando l'apertura della crisi, a ribadire la validità del loro programma. La stessa proposta di Cossiga è stata infatti presentata anche da Floris in consiglio regionale, ma Floris è andato anche oltre, proponendo, perchè venga riscritto lo Statuto, l'istituzione non dell'Assemblea costituente (la legge non ha fatto neanche un passo in avanti in Parlamento) ma della «Convenzione costituente sarda», come organismo del consiglio regionale allargato agli Enti locali e alle forze sociali e culturali.

tziku
15-05-02, 12:27
www.lanuovasardegna.it

«L'Autonomia? Dipende solo da noi sardi»
Cossiga illustra le ragioni che l'hanno spinto a presentare il progetto di legge
Il testo depositato in Senato è in collegamento con la proposta Floris in consiglio regionale


ROMA. Nella sua casa tappezzata di bianche librerie stracolme ma ordinate, Francesco Cossiga è seduto nella poltrona dello studio: una mano sul telecomando per far scorrere sul video le ultime notizie, l'altra al telefono, che non cessa di suonare. Poi, in questo rifugio strategico, si fa il silenzio. Il senatore vuole parlare solo della sua isola e della sua passione più recente: la riscrittura integrale dello Statuto, che ha voluto chiamare «Costituzione» o «Noa Carta De Logu». La proposta di legge già depositata a Palazzo Madama non parla di «Regione» ma di «Comunità autonoma della Sardegna». E' «il testamento politico per la mia terra». Il messaggio è chiaro: i sardi non saranno mai autonomi se non recuperano i veri valori della loro storia.
- Presidente Cossiga, la sua proposta di legge ha suscitato reazioni diverse e anche qualche sorpresa.
«Ma non è un'invenzione estemporanea, è un'iniziativa che trae origine da molte considerazioni e che ha varie cause».
- Molti, nel disegnare il nuovo Statuto, cercano formule moderne e originali, mentre il suo testo attualizza le antiche tradizioni storico-istituzionali della Sardegna e prende spunto dall'esperienza catalana. Perchè?
«La mia profonda consapevolezza della naturale autonomia storica, culturale e linguistica della Sardegna e dei sardi è maturata non solo attraverso la conoscenza della sua storia, nella quale molto sono stato aiutato dall'amico Cesare Casula, ma anche attraverso i miei frequentissimi viaggi a Barcellona e in generale in Catalogna».
- Qualcuno ha però storto il naso dicendo: è una proposta calata da Roma.
«Credo di avere una conoscenza non comune della Sardegna e del suo popolo per aver battuto le strade, le contrade, i paesi e le città da quando avevo quattordici anni ed ero propagandista della gioventù dell'azione cattolica, e poi ancora da dirigente della Dc e quindi da deputato e senatore. Se prendo l'elenco non solo dei Comuni ma, per la Gallura e il Logudoro, persino delle frazioni, posso ben dire di averli visitati tutti, almeno una volta».
- Fra le righe del testo si legge il recupero dell'orgoglio sardo. E' così?
«Devo le mie convinzioni anche alla fierezza delle mie origini pastorali chiaromontesi e alla mia discendenza da un grande poeta in lingua sarda, Bainzu Cossiga, padre di mio nonno, al cui mito sono stato sempre educato. E lo devo alla cucina di mia nonna silighese e ai così chiamati servi e "tzeraccas" che mi hanno raccontato la storia, forse fantastica, di quelle terre e mi hanno insegnato i costumi e la lingua logudoresi».
- Perchè non è diventato sardista?
«L'educazione politica in famiglia è stata quella: mio padre era sardista e tutta la mia famiglia era sardista. Credo di aver dirazzato solo io».
- Non c'è una contraddizione?
«Ma la Dc delle origini era caratterizzata da un fortissimo autonomismo, nata com'era dalla confluenza dei giovani popolari come Antonio Segni, formatisi all'opposizione durante il fascismo, prima fra tutti Salvatore Mannironi, e dal gruppo battagliere di cristiani democratici di Pietro Fadda e Giuseppe Masia, quasi indipendentisti».
- Lei ha sempre avuto, comunque, un buon rapporto con il Psd'Az.
«Ho avuto la fortuna di aver conosciuto i grandi leader del sardismo, da Lussu a Puggioni, a Contu e Mastino, e soprattutto un mio zio da parte materna, Camillo Bellieni, che è stato il teorico non solo del sardismo ma anche delle iniziative regionaliste».
- Quanto ha inciso, nella proposta, la sua esperienza politica vissuta interamente a livello nazionale?
«Parecchio, perchè mi ha convinto che il fallimento, se non economico, almeno completamente, dell'autonomia sarda era dovuto non solo alle condizioni istituzionali e storiche in cui si è sviluppato lo Stato italiano, che nonostante la lettera della Costituzione è sempre stato centralizzato, ma alla mancanza di una solida coscienza autonomista che andasse al di là della pura retorica e della querula rivendicazione e che affondasse le radici nella cultura, nella lingua e nei costumi».
- Vuole dire che i sardi non sono veri autonomisti?
«E' mancata la consapevolezza di essere una Nazione compiuta, quasi una Nazione senza Stato».
- Si è scoperto indipendentista?
«Il termine Nazione incompiuta usai la prima volta a Cagliari durante la presentazione di un libro scritto su di me dall'algherese catalano Pasquale Chessa e poi durante un convegno dell'associazione politico culturale del giovane amico Gian Mario Selis».
- Altri, per questo, sono stati accusati di separatismo.
«La mia frequentazione di altre Nazioni senza Stato o che lo Stato avevano conquistato durante lotte durissime e sanguinose non ancora concluse, mi diedero invece la coscienza dell'importanza che questo tipo di comunità hanno in se stesse, per la vita degli Stati e delle Nazioni più ampi di cui fanno parte e persino per la formazione dell'Europa unita».
- A quali si riferisce?
«All'Irlanda, alla Scozia, alla Bretagna, al Galles, alla Navarra e alla prediletta Catalogna, cui ci legano quattrocento anni di storia comune. E naturalmente ai Paesi Baschi. La mia passione è maturata anche con l'appoggio da me dato alla causa basca, per...


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I contenuti della proposta verso la Convenzione costituente
Un mix tra la Catalogna
e le antiche istituzioni sarde


CAGLIARI. Dopo l'invio in Parlamento, da parte del consiglio regionale nell'agosto 2001, della proposta di legge costituzionale per l'istituzione dell'Assemblea costituente sarda e dopo i due testi presentati dal Centrosinistra e dal Polo alla Camera e al Senato per adeguare lo Statuto alla riforma federalista della Costituzione italiana, il confronto sulla riforma della Regione e sul rilancio dell'Autonomia sarda si è arricchitto delle due iniziative assunte (in stretto collegamento) da Francesco Cossiga a Roma e da Mario Floris (Udr) a Cagliari. Cossiga ha depositato a Palazzo Madama i 112 articoli di cui si compone il suo progetto: non più «Statuto» ma «Costituzione o Noa Carta De Logu», non più «Regione» ma «Comunità Autonoma della Sardegna». Il territorio della Comunità, recita l'articolo 2, «comprende i Giudicati di Cagliari, Arborea, Nuoro e Torres, il Paese catalano di Alghero ed è suddiviso in Curatorie, Città Regie, Città e Comuni». E dalla storia sarda, al posto del consiglio regionale, si recuperano anche gli «Stamenti generali». Grandi poteri (ma con adeguati controlli) sono assicurati al «presidente di Sardegna», eletto direttamente dal popolo. E' un mix tra lo schema della Generalitat della Catalogna e le antiche istituzioni sarde.
Oltre che il testo Cossiga, Mario Floris ha depositato in consiglio regionale anche un altro disegno di legge, ma stavolta non costituzionale: prevede l'istituzione della «Convenzione costituzionale sarda», che si differenzia dal progetto di Assemblea costituente soprattutto per due ragioni: non è eletta dai cittadini ma ne fanno parte i consiglieri regionali, i rappresentanti di Province e Comuni, della Chiesa, delle Università ed esperti; non deve avere un rapporto con il Parlamento, ma deve consegnare entro un anno al consiglio regionale, perchè lo adotti direttamente, il testo del nuovo Statuto di autonomia elaborato da un Comitato formato da venticinque membri.