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Visualizza Versione Completa : Inferno e amore di Dio



marika82
12-05-02, 15:44
Ho una domanda da porvi a cui non sono mai riuscita a dare una risposta soddisfacente: com'è possibile conciliare una realtà terribile come quella dell'inferno (e perciò dell'eterna sofferenza )con l'amore infinito e misericordioso di Dio? Queste realtà non sono in contraddizione? Per quanto una persona possa essere stata in vita malvagia,può Dio nel suo amore condannarla a un tormento che non avrà mai fine?
Personalmente trovo una risposta più coerente a questo nell'idea di reincarnazione che prevede che ogni uomo,nella sua personale evoluzione (più o meno dolorosa in base alla legge karmika),alla fine raggiungerà l'unione con Dio.
Un'altra curiosità: come considerate voi cristiani la pranoterapia?è lecita secondo voi o no?e come considerate la sua reale efficacia? io stessa sono stata curata con successo da un pranoterapeuta.
Grazie anche per le risposte ai miei threads precedenti
Marika

nadda
13-05-02, 01:45
Ciao marika, sempre fondamentali e difficilissime le tue domande.
Qualcuno ha detto che anche Dio ha il suo inferno ed è il suo amore folle,manikos eros, per l'uomo, il rispetto per la libertà in cui consiste il nucleo della persona, la capacità di "autexousìa", di realizzarsi nella libera risposta all'amore creatore e ricreatore di Dio attraverso la cosciente attualizzazione del suo essere ad immagine di Dio - e dunque amore e libertà- in piena somiglianza. Dio offre e non impone la sua presenza deificante, la sua onnipotenza è quella dell'amore e dell'offerta di sè sino alla fine, sino a condividere con l'uomo le conseguenze della libertà deviata, l'abisso della solitudine e dell'abbandono, quell'inferno in cui Egli discende per fecondarne il deserto con l'amore più forte della morte, per trasfigurare la solitudine in comunione, la morte in offerta di sè agli altri e a Dio. Paradossalmente ed in un solo momento la discesa di Cristo agli inferi sigilla la definitività della condizione infera, del tragico rifiuto della comunione e della vita come comunione ed offre la salvezza nel compimento della libertà personale. E' il mistero dell'amore che è sempre personale e personalizzante, che vuole l'altro ed esiste solo in comunione con lui, di un Dio che ha più cara la libertà di ciascuno di quanto ciascuno non l'abbia per sè, sempre disposti a barattarla per idoli a buon mercato e deresponsabilizzanti (il miracolo, il mistero e l'autorità restano dai Padri del deserto a Dostoevskji le tre tentazioni madri idolatriche, dalle mille metamorfosi). In tal senso non trovo soddisfacente il discorso reincarnazionista che non tiene conto dell'irriduibilità della persona come amore e libertà, volto unico ed irripetibile chiamato ad una comunione con gli altri e Dio e non ad un fusione impersonale nell'indifferenziato. Chi si reincarna non è infatti l'io essendo quella dell'io, di un soggetto stabile e permanente al di là dell'impersonale aggregarsi di elementi cosmici, proprio l'illusione fondamentale di cui liberarsi. Dunque "chi" si reincarna, "chi" evolve se mai vi fu un io. Chi si purifichera se l'io da una vita all'altra non è lo stesso? Considera peraltro che la versione occidentalizzata della reincarnazione non ha nulla a che vedere con la visione originaria per cui essa è illusione e dolore e non un viaggetto di vita in vita. Il cristianesimo è responsabilizzante, duro,antiidolatrico, non conosce rimandi ma gioca tutto qui ed ora, attimo per attimo facendo di ogni attimo un sacramento di unione con Dio e con i fratelli, una possibilità - tragicamente aperta anche al rifiuto - di trasfigurare la natura in relazione, l'individualità illusoria in persona ad immagine di Cristo, vivente la Vita senza fine dello Spirito. Scusa la prolissità, un saluto.

vescovosilvano
13-05-02, 22:55
Cara marika Cristo è risorto!
e mai pronuncio inieme con gioia e tremore questo radioso annuncio pasquale come ora che devo rispondere alla tua domanda che tornenta generazioni di credenti.
Come può l'amore di Dio fare l'Inferno!
Non può, ed infatti non lo ha fatto. Dio ha fatto la libertà dell'uomo, perchp quando, nel suo infinito amore decise di creare un essere che gli fosse simile lo fece necessariamete libero. Altrimenti non gli sarebbe stato simile. Ma la libertà ha davanti a se l'abisso direbbe il filosofo Kierkegaard. L'abisso della sscelta. La possibilità di usare contro Dio il dono di Dio; la possibilità di rispondere con un no, il no dell'autosufficenza all'amore donativo di Dio.
Dio non ha fatto l'inferno, Dio è fuoco, ma sempre e necessariamente fuoco d'Amore. Dio è amore e nient'altro. E' l'uomo che si è posto "contro", che si è rivoltato nella sua libertà contro Dio che avvertirà come tormento il fuoco dell'Amore di Dio che continua ad amarlo nonostante il suo rifiuto. Dio continuerà ad amare perchè l'Amore appartiene alla sua essenza.
E' l'uomo lontano che non godrà, anzi soffrirà impotente di questo amore che ha liberamente rifiutato.
Durerà per sempre questa sofferenza dell'uomo, questo smacco , che è anche smacco di Dio, perchè Dio ha misteriosamente ritirato la sua onnipotenza, in grazia del suo amore, per consentire all'uomo la libertà ed ora ne constata l'uso satanico... contro di Lui. Questo è un mistero a cui non so risponderti e nessuno può rispondere. La chiesa prega per i morti, per tutti i morti. La preghiera è speranza, ma non può mai essere certezza.
Una cosa è certa: Cristo è risorto dai morti e non c'è più nessun morto nei sepolcri! canta la officiatura Pasquale nella Catechesi del Crisostomo.
Noi preghiamo e speriamo. A Dio il resto.
+Silvano, l'ultimo dei monaci

Ichthys
07-06-02, 00:11
Dio ha fatto la libertà dell'uomo, perchp quando, nel suo infinito amore decise di creare un essere che gli fosse simile lo fece necessariamete libero. Altrimenti non gli sarebbe stato simile.

Uhm... simile in questo senso? Ma l'uomo è pieno di desideri e utilizza tale libertà per soddisfarli, mentre Dio non può avere alcun desiderio in quanto, per sua intrinseca natura, ha "esaudito" tutti i propri desideri con la sua completezza; e neppure per compassione o amore Egli può determinarsi alla creazione perché, siccome prima della creazione dei corpi fisici si è privi di ogni dolore, non avendo ancora avuto origine gli organi di senso e gli oggetti del senso, questo "amore" che bene potrebbe arrecare a chi in origine non soffriva e ora soffre?

Se poi si ammette che l'amore, o, in questo caso, meglio dire la compassione di Dio si determini in tempo successivo alla creazione, dopo aver visto gli esseri infelici, difficilmente si eviterebbe il circolo vizioso: dall'amore è determinata la creazione, e dalla creazione è occasionata la compassione e amore!

Ed inoltre se fosse mosso da amore, Dio dovrebbe creare gli esseri felici, non già di diverse condizioni.
Ma si potrebbe dire che Dio lasci che il male tocchi l'uomo per fargli vivere l'esperienza del dolore per meglio temprarlo, ma cosa potrebbe importare a Dio di qualcuno che è temprato a dovere? E soprattutto: se tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio - come si ripete sempre - come mai Egli distribuisce il male in maniera diseguale?

nadda
07-06-02, 01:30
Ciao Ichtys mi pare un po' debole l'obiezione a Silvano giocata sull'imprecisa equivalenza tra desiderio ed amore, come pure la confusione tra compassione ed amore. Che poi Dio "non possa" avere desideri perchè desiderio significa bisogno, sofferenza e Dio è sommamente soddisfatto di sè mi sembra un antropomorfismo puerile, una proiezione in Dio della nostra esperienza del desiderio e del nostro desiderio di una quiete intesa come atarassia e noluntas. Puoi fare di meglio, un saluto...

vescovosilvano
07-06-02, 16:01
Non solo Dio è mosso da amore, non può esser diversamente perchè Dio è Amore nella sua stessa essenza Triadica. Lo dice San Giovanni Teologo nella I Epistola.
L'Italiano - come tutte o quasi le lingue moderne - è una lingua povera, per questo non riesce ad esprimere quello che il Greco può esprime con le tante parole che dicono "amore": eros, agape, filia...
Dio è Amore, è Agape, amore pieno ed in atto di pienezza sensa desiderio se non di donarsi... ma è anche eros perchè desidera il suo donarsi all'altro ed il desiderio non gli è dunque estraneo, ma come non è estraneo a chi ha pienezza e desidera solo il dono ed il bene dell'altro... è è "filantropo", amante degli uomini, l'Amico....
Non solo ci guarda negli occi, ma ci manda avantio verso la meta dell'eternità.

Ichthys
07-06-02, 19:56
Originally posted by nadda
...la confusione tra compassione ed amore.

Non v'è alcuna confusione, il circolo è vizioso per sua natura e lo illustro meglio: dall'amore ha origine la creazione e dalla creazione la compassione per la triste posizione dell'uomo. Che senso ha?
Questo dovremmo chiederlo ai cattolici quando mi dicono che Dio ha creato il mondo per amore e poi, vedendo quanto l'uomo soffre, ha mandato Gesù per compassione!


Che poi Dio "non possa" avere desideri perchè desiderio significa bisogno, sofferenza e Dio è sommamente soddisfatto di sè mi sembra un antropomorfismo puerile, una proiezione in Dio della nostra esperienza del desiderio e del nostro desiderio di una quiete intesa come atarassia e noluntas.

Ma infatti Dio non ha alcun desiderio, nemmeno n'è sfiorato; l'espressione mia non aveva alcun intento antropomorfizzante, l'antropomorfismo gli è attribuito dall'insegnamento dei catechismi ufficiali che gli attribuiscono un specie di sentimento, anzi, lo mostrano come un sentomento assoluto: "Agape", una qualità senza possessore! E non vi sarebbe una controparte come "Misos"? Coma mai non se ne parla? Perché dovrebbe esistere sono "Agape"? E se mi si rispondesse che esso è scelto dall'uomo per suo libero arbitrio risponderei che non si può scegliere qualcosa che non esiste. Se invece mi si dicesse che gli effetti dell'odio e del male vengono anche da Dio e solo dopo vengono scelti dall'uomo in virtù del libero arbitrio risponderei affermando che da un'unica sorgente non può sgorgare acqua cristallina e acqua fetida.
E poi chi subisce il male da parte di chi sceglie il male, soffre indipendentemente dal proprio libero arbitrio.

Dato, poi, che Egli è eterno come mai allora non si adopera eternamente nella creazione? Se si rispondesse: "per causa del suo proprio desiderio" replicherei che anche questo desiderio, dipendendo soltanto dal suo essere, perché non agisce restando sempre attivo?
Inoltre l'azione di ogni essere intelligente è determinata da egoismo o amore. Pertanto anche lui nella creazione del mondo sarà determinato da egoismo o da amore? Se si risponde uno dei due è qui che si cade nell'antropomorfismo puerile.
Non certo da egoismo perché egli invero non ha fine, e neppure da amore, perché amore è desiderio di porre fine agli altrui dolori, di aiutare, etc; ma tale sentimento come può pretendere di porre fine a qualche cosa se prima della creazione mancava il dolore?

Ammettiamo che il mondo abbia un creatore eterno e onnisciente che sia Dio stesso, e non un imperfetto demiurgo inferiore. Secondo la mia visione le cose eterne non possono produrre nessun effetto, perché l'azione sia simultanea sia in successione è contraria al concetto di un principio eterno: tra il concetto di eterno e la creazione sia in successione sia simultanea, c'è contraddizione. Perciò soltanto le cose non eterne possono produrre un effetto. Ma queste ad ogni istante hanno una diversa natura e perciò è dimostrato che il fattore intelligente (come lo intendiamo) non può essere né eterno né unico.

vescovosilvano
07-06-02, 20:12
caro interlocutore,
ho una certa dimestichezza con gli gnostici ma sono meno complicati di te.
Davvero mi chiedo se pensi di arricchirti dialogando o se trasformi il dialogo in una masturbazione intellettuale (senza nessuna offesa ) per alleviare le tue sofferenze.
Non mi dento di continuare a seguirti: è da quando è nato questo forum che ripetiamo sadicamente o masochiosticamente gli stessi discorsi in una continua "coazione a ripetere" per usare il linguaggio della psicanalisi, senza che si sia fattu un passo in nessuna direzione.
Mi arrendo!
+Silvano

Ichthys
08-06-02, 00:09
Originally posted by silvano
caro interlocutore,
ho una certa dimestichezza con gli gnostici ma sono meno complicati di te.
Davvero mi chiedo se pensi di arricchirti dialogando o se trasformi il dialogo in una masturbazione intellettuale (senza nessuna offesa ) per alleviare le tue sofferenze.
...

Come è noto la mia è una posizione pessimistica. Come pensi che io possa alleviare le mie sofferenze con posizioni pessimistiche? Le sofferenze si alleviano con posizioni ottimistiche... mi pare!

E perché dovrei fare masturbazioni intellettuali per dimostrare quello che è sotto gli occhi di tutti? Cioè che il mondo è una rogna!

Piuttosto sono la maggior parte, te compreso, che si illudono di essere assistiti dall'Agape per alleviare le loro sofferenze, e tirano fuori la scusa che la lingua è povera e che quindi non se ne può spiegare né la vera natura né il mistero della sua impotenza sul male. Se non è onanismo mentale questo!!!

nadda
08-06-02, 01:08
Credo Ichtys che il problema di fondo sia quello della disponibilità a lasciarsi interrogare e interpellare dal paradosso della Croce e dell'immagine di Dio e dell'uomo che essa ri-vela. Ciò non comporta un rifiuto dell'attività pensante ma anzi il suo avventurarsi in territori inediti ed inauditi che costringono ad un superamento ma anche ad un inveramento dell'attività noetica. Il paradossale teo-antropocentrismo del Dio incarnato conduce ad un superamento di ogni antropocentrica immagine del Dio disincarnato, immoto, privo di desideri e dolore che è ancora e tutta e solo espressione "umana troppo umana" del nostro desiderio di rassicurazione, di evasione dal dolore nell'incapacità di assumerlo e trasfigurarlo in dono di sè all'altro. In tal senso parlo di antropocentrismo ed ingenuità dello gnosticismo e delle sue categorie concettuali ancora tutte duali ed oppositive in cui l'eternità è solo assenza di tempo, lo spirito è solo assenza di materia, l'amore e la compassione sono considerati privativamente come sollievi...e nell'impossibilità di venire a capo di un male identificato con la materia e la finitezza inconciliabili con il deus mortuus ed otiosus riposante nella nescienza anche di sè stesso ci si inventa un malvagio demiurgo origine del male - così sistemato e "razionalizzato", collocato in un pessimistico ma pur rassicurante cassettino - e complicatissime cosmogonie. Forse più che un sollievo impossibile alle tue sofferenze - frutti eterni di un eterno dio malvagio cui eternamente si oppone l'eterna quiete della divinità abissale ed immota nella quale lo spirito eterno si libra eternamente per eternamente ricadere nella gravitazione dell'attrazione materiale malvagia alla quale, accogliendo la chiamata eterna del Salvatore eterno eternamente sfugge - cerchi di convincerti della giustezza e sensatezza di un sistema ragionativo che di sistematico e di razionale - nous non dianoia - ha poco. Comunque i migliori auguri di un sereno cammino...

Ichthys
08-06-02, 21:29
Mi dispiace, Nadda, ma se il sistema ragionativo dello gnosticismo, ad un comune filosofo abituato ad filosofia come scienza esatta, sembra avere poco di sistematico e di razionale ciò è dovuto al fatto che lo gnosticismo non è altra filosofia e basta, è pur sempre una religione, con la sua rivelazione, con i suoi dogmi, etc.

Dove lo vedi tutto questo antropocentrismo nello gnosticismo? Come può definirsi antropocentrica una religione in cui proprio i caratteri umani hanno connotati negativi e quella parte salvabile, che chiamiamo pneuma, è estranea alla natura umana?

Antropocentrica è l'ortodossia (in senso generale), con la convinzione che l'uomo sia il signore del creato, che la Terra sia stata concepita in origine ad uso e consumo dell'uomo, in cui Dio cerca l'alleanza con l'uomo.

Per quanto riguarda il male sembri negare che esso abbia un'origine indipendente negandogli una realtà ed una dimensione otologica, se non intendendolo, forse, come una privazione del bene. Mi ricorda le conclusioni di gran parte del pensiero neoplatonico.
Piustosto negare al male una sua realtà autonoma significa chiudersi in un rassicurante cassettino.

Gli ebrei e i mistici della Kabbalah, poi, accettavano la spiegazione secondo cui il bene e il male provenivano entrambi rispettivamente dalla mano destra e da quella sinistra di Dio.

Tu, in realtà, cosa mi dici sul problema del male? Credi in qualche potenza soprannaturale? Ti trovi d'accordo con il monismo o con il dualismo? Qual'è il tuo cammino?

Saluti

nadda
09-06-02, 01:09
Ti ringrazio Ichtys per aver chiarito il carattere profondamente religioso e misterico dello gnosticismo non ridotto alla solita trita retorica che ne farebbe una sorta di superfilosofia, di iperrazionalismo opposto alla "ingenua" fede delle altre tradizioni. Come hai affermato lo gnosticismo stesso vive e si nutre di fede nel senso di affidamento ad Altro, di accoglienza ascolto - fides ex auditu - di una rivelazione che interpella e chiama all'uscita dal sonnambulismo quotidiano e dall'imborghesimento spirituale. E' questo un terreno se non di incontro almeno di reciproco rispetto tra ricercatori che accettano tale sfida e tale coinvolgimento in un'esperienza totale e totalizzante non riducibile alla limitatezza delle - pur ineludibili - formulazioni teoretiche. Riguardo l'antropocentrismo volevo dire che proiettare in Dio caratteristiche di negazione di ogni attributo creato significa averne una immagine ancora in tutto dipendente, sia pure in forma negativa, da quelle qualità finite che pure si pretendeva di superare ma che in realtà ne determinano ancora l'idea. Si dovrebbe recuperare l'intuizione di Dio come negatio negationis o coincidentia oppositorum di cusaniana memoria, al di là ed oltre il catafatismo e l'apofatismo nel "tertium" dell'antinomia, apparsa sommamente nel paradosso del Dio crocifisso, di cui altre volte ed in altre sedi abbiamo trattato e che resta la sfida e la provocazione più alta tanto per l'antropocentrismo quanto per il teocentrismo separatamente intesi ed assolutizzati. Riguardo il male si deve anche qui recuperare con audacia il discorso del "male in Dio" - attenzione, non del dio malvagio nè del dio tutto e solo bene in rapporto al quale il male è carenza e non essere, proposta offensiva ed ingenua difronte alla virulenza e potenza della forza attiva e disgragante del male -, di Dio come atto di eterna autooriginazione, atto in cui contemporaneamente il nulla è posto e tolto, posto come tolto ma pur evocato in tale atto immemoriale e ridestato in seno al creato dall'uomo nel tentativo di farsi come Dio al di là di Dio e senza Dio, male le cui conseguenze Dio stesso assume in Cristo accompagnando l'uomo ed insegnandogli la capacità ben più nobile, della semplice fuga nello spirituale regressiva e narcisistica, di sop-portarlo e di trasfigurarlo in comunione ed offerta di se. Sono solo accenni e balbettamenti di un discorso ben più ampio e non estraneo al cristianesimo pensato sino in fondo ( anzi così attinente al cristianesimo da sembrare eretico allo sguardo di un pietismo e di una declinazione emotiva del cristianesimo stesso) una corrente sotterranea che ne percorre la storia da alcune suggestioni in nuce nei Padri della Chiesa sino al confronto con la modernità (Schelling, Baader) e post modernità (Pareyson di cui ti consiglio fraternamnte la lettura, vera e propria sfida ed avventura intellettuale stimolantissima che la tua intelligenza apprezzerà e da cui trarra suggestioni). Per tacere di Dostoevskji di cui Padre Silvano è finissimo conoscitore e del quale potrà parlare ben più e meglio di me. Il mio cammino è appunto un cammino, un incontro e spesso scontro con il Crocifisso-Risorto e le sue provocazioni. Un cammino che come quello che per altre strade tu percorri non piò fare a meno della fede intesa in maniera forte non come obbedienza ad una risposta che rende stupida ogni domanda ma. semmai, ad una domanda (Chi dite che io sia?) che rende stupida ogni risposta a buon prezzo ed affrettata....Un caro saluto.

Qoelèt
07-11-02, 00:06
http://www.arteikon.it/images/discesa_agli_inferi.jpg

Tratto da:" Silvano Livi ; Attualità del Simbolo - ed. Franco Angeli"

Raffigura la Discesa di Cristo nell'Ade,la sconfitta della Morte incatenata e schiacciata dal ribaltamento delle porte infernali i cui chiavistelli sono divelti ad indicare che l'Inferno non è più una via senza ritorno.
La Chiesa Ortodossa non conosce la dottrina tardiva della chiesa cattolico-romana sul cosiddetto Purgatorio. E' l'Ade che, dopo la Vittoria del Salvatore, non è più una via senza ritorno perchè Cristo vi è antrato rivestito della carne umana,come un amo che rivestito dell'esca inganna il pesce che vi trova la sua morte. Questa immagine,cara ai Padri, è sviluppata particolarmente da S.Gregorio vescovo di Nissa nonchè dall'Omelia attribuita a San Giovanni Crisostomo che si legge nella Santa Notte Pasquale : "Ha spogliato l'Ade Colui che è disceso nell'Ade.Lo ha amareggiato dopo che quello aveva gustato la sua carne.Ciò Isaia lo aveva previsto ed aveva gridato - L'Ade è stato amareggiato incontrandoti nelle profondità. Amareggiato perchè distrutto;amareggiato perchè giocato; amareggiato perchè ucciso; amareggiato perchè annientato; amareggiato perchè incatenato. Aveva preso un corpo e si è trovato davanti Dio. Aveva preso terra ed ha incontrato cielo. Aveva preso quel che vedeva ed è caduto per quel che non vedeva. Dov'è o Morte il tuo pungiglione? Dov'è o Ade la tua vittoria?"


Tratto dal sito:http://www.orthodoxworld.ru/italiano/prazdicony/8/index.htm

http://www.orthodoxworld.ru/images/prazdicony/8/pskov1.jpg
Ecco una delle più perfette icone, la “Resurrezione - Discesa agli inferi”, dipinta nel XIV secolo da un iconografo di Pskov.
La discesa agli inferi di questa icona, dà l’impressione di un uragano che si abbatte sull’abisso. La figura di Cristo è impetuosa, leggera e dinamica, il suo coloredi ferro arroventato, splende di una forza non terrestre. Il Figlio di Dio con la punta delle dita del piede destro calpesta e distrugge l’inferno.
Le porte degli inferi sono spezzate in due, le sue serrature sono infrante ed aperte, tutti questi frammenti si possono contare sull’icona e simbolizzano la distruttiva catastrofe che è piombata sull’inferno.
Come si presentano gli inferi al credente della Rus’ antica? Sono un abisso che si trova nelle fondamenta della terra, le cui porte sono chiuse fortemente e non permettono a nessuno di uscire di là. Ma non solo. L’inferno è una bestia terribile, “fratello del demonio”. L’inferno è qualcosa di incomprensibile e terrificante. Come presentare una cosa del genere? Secondo la tradizione iconografica già fissata a Bisanzio, l’inferno nelle icone della “Risurrezione - Discesa agli inferi” è rappresentato con una simbolica spaccatura nella terra, dietro di cui si aprono lentamente i misteriosi e invisibili abissi infernali, pieni del tenebroso spazio degli inferi.
Nell’icona di Pskov del XIV secolo è dato poco risalto allo spazio dell’inferno. Esso, per così dire, non merita più attenzione, è già stato calpestato e distrutto, viene dunque rappresentato con negligenza, come “tra altro”.
La figura di Cristo è racchiusa in una mandorla circolare. Questa mandorla, che inizialmente simbolizza soltanto la “gloria”, lo splendore della “grazia che porta la luce”, ha cominciato a significare in molte icone uno spazio specifico, quello “non di questo mondo”, riempito di “invisibili” angeli senza corpo. Molto convenzionalmente, ma con inaspettata credibilità, questi “invisibili” angeli sono rappresentati sull’icona.
Così, sull’icona sono raffigurati contemporaneamente tre spazi: quello “non di questo mondo”, lo spazio degli inferi, e un altro spazio, in cui si trovano i giusti, portati via dall’inferno da Cristo.
E su tutto questo, Cristo domina incontrastato. Disceso agli inferi, conclude la sua missione salvifica. Con la sua passione volontariamente accettata e con la sua dolorosa morte in croce, il Figlio di Dio ha redento il peccato originale dei progenitori e l’ha tolto ai loro discendenti. Lui ha portato via gli uomini dall’inferno.
La composizione dell’icona di Pskov è perfetta. Le figure di Cristo, di Adamo ed Eva formano un triangolo. Il manto rosso di Eva e il pezzo di stoffa svolazzante (lembo del manto) alle spalle di Cristo sono equilibrati dalle vesti rosse dei due giusti alla sinistra. Quasi fisicamente si percepisce la forza, emanata dal Re della Gloria, che attornia tutto. Gli spazi chiari nella veste di Cristo, ascendono verso l’alto, in un torrente precipitoso, come lingue del fuoco.
Dolcemente delineata, la figura di Cristo è leggera, con spalle molto strette, e non dà impressione di forza fisica. Però la composizione e il colore dell’icona sono tali, che la potenza demolitrice del Salvatore è subito percepita. Questa forza di Cristo non è carnale; la sua forza è Divina.
http://www.orthodoxworld.ru/images/prazdicony/8/dionisi1.jpg
In altre icone, gli avvenimenti che si svolgono nell’inferno sono mostrati più dettagliatamente: gli angeli precedono il Signore e distruggono le forze infernali, satana e i demoni. Davanti alla porta frantumata, i giusti aspettano la loro liberazione.
Il colore rosso della veste di Cristo nell’immagine della “Risurrezione - Discesa agli inferi” è caratteristico per le icone di Pskov. Sulle icone provenienti dalle scuole di Mosca e di Novgorod, Gesù Cristo porta una tunica azzurra e un manto blu, o il manto azzurro con la tunica marrone oppure le sue vesti sono di colore ocra. Lo “splendore divino” acceca, quando guardi le icone di Pskov, caratterizzate da un intenso dinamismo. Le immagini della “Risurrezione e Discesa agli inferi”, provenienti da altre scuole, trasmettono questo avvenimento con molta più delicatezza.
Nell’icona moscovita della scuola di Dionisij (dopo il 1500) la maestosa figura di Cristo s’innalza sopra l’inferno abbattuto. L’immagine è una constatazione della solenne vittoria del Figlio di Dio sopra le forze del male, già compiuta, ed è piena di una pacifica e maestosa ispirazione. L’icona è costruita in modo da far percepire il significato cosmico della Discesa agli inferi. A questo contribuisce la leggerezza delle figure, quasi plananti nello spazio dell’icona.
Il colore turchino della mandorla, in cui è racchiusa la figura di Cristo, si contrappone alla spaccatura nera dell’abisso; ugualmente il cielo azzurro al buio degli inferi. E su tutto domina la croce, simbolo del sacrificio redentore del Figlio di Dio e dell’inizio di una nuova era. L’iconografo non è riuscito a sfuggire da un insegnamento etico un pò ingenuo. Del resto, al tempo della realizzazione di questa icona, tale insegnamento era naturale e veniva accolto sul serio. Le forze celesti sono gli angeli incorporali, che riempiono la gloria (la mandorla) che attornia Cristo, e sono elencati per nome. Ecco: “Vita”, “Gioia”, “Ragione”, “Sapienza”, “Verità”, “Amore”, “Umiltà”, “Felicità”, “Purezza”. A loro si oppongono le forze del male, impersonificate dai demoni: “Morte”, “Odio”, “Irragionevolezza”, “Inimicizia”. I demoni sono trafitti da fulmini, emanati dal Signore, mentre il padrone e principe di queste forze, satana, viene legato dagli angeli.
Per capire meglio le icone della Rus’ antica, paragoneremo la “Risurrezione - Discesa agli inferi” con la stampa del “Cristo negli inferi” del gran pittore olandese Peter Breigel il Maggiore (metà del XVI secolo).
http://www.orthodoxworld.ru/images/prazdicony/8/breigel1.jpg
Cristo con il nimbo che ricorda una sfera, è disceso agli inferi. Dalle fauci aperte dell’inferno, dotate di denti grandi e forti, non più chiuse dalle porte frantumate, escono i giusti. Le bestie dell’inferno sono terribili e ripugnanti. Si contorcono negli spasmi, e le sofferenze le fanno diventare ancora più disgustose. Non si ha tuttavia l’impressione, che sta avvenendo un grande fatto di portata universale.
Gli angeli che cantano e suonano gli strumenti musicali, “riempiono” di gloria la mandorla che racchiude Cristo. Però le forze celesti non combattono contro quelle dell’inferno, i demoni semplicemente non sono dipinti da Breigel nello spazio degli inferi. La figura di Cristo nella mandorla è locale. Non c’è impressione di forza e di potenza in essa.
I giusti sono usciti dalle fauci dell’inferno. Però verso dove vanno? Non ci sono tre spazi, anzi ce n’è uno solo, quello dell’inferno, nel quale si trova la figura di Cristo nella mandorla di gloria; alle sue spalle il cerchio infernale continua a rotolarsi e portare i peccatori trafitti di spine nello scivolo, dal quale cadono nella caldaia infernale.
Dov’è il trionfo divino? Con ogni probabilità, con i mezzi della nascente arte realistica e pragmatica dell'Europa non si poteva rappresentare quello che è raffigurabile soltanto con un linguaggio di simboli e convenzioni.
Gli inferi sono presentati in modo interessante. L’inferno è sia un abisso chiuso da porte, sia un qualcosa di terrificante. Breigel lo ha presentato sotto forma di bestia, con una fauce che ha molti denti, occhi e capelli. Questa fauce dai molti denti si è consolidata nell’arte europea come simbolo della caduta nell’abisso infernale, come simbolo dello stesso inferno e, in epoca più tardiva (dal XVI secolo), questa simbologia non di rado era utilizzata anche nella Rus’.