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Visualizza Versione Completa : Crisi Fiat - E' l'effetto della globalizzazione



Roderigo
16-05-02, 22:03
Interviene Augusto Graziani, economista
«E' l'effetto della globalizzazione»

Castalda Musacchio

La politica di cessioni inaugurata dalla casa di Torino prelude a un'ulteriore mossa di ritiro definitivo della Fiat dalla scena italiana. Augusto Graziani, docente di economia pubblica all'università "La Sapienza" di Roma, commenta le scelte strategiche di Torino.


L'assemblea della Fiat registra perdite nette. Fresco ha annunciato una politica di cessioni che porteranno a «una plusvalenza importante». E' d'accordo con questa strategia?

Vorrei commentare questi dati attraverso due considerazioni. La prima è che cedere partecipazioni non è un modo per coprire le perdite. Semmai, rappresenta una modalità per pagare i debiti ma certamente non serve per risanare un'azienda in crisi. Questo significa che, comunque, c'è qualcosa che non va. Poi, le dismissioni di attività anche non direttamente collegate al settore automobilistico danno la sensazione di preludere ad altre cessioni importanti. E, d'altrocanto, il passaggio della Fiat alla Gm è una mossa annunciata.


Resta l'incognita della politica industriale: quale sarà il destino degli stabilimenti e degli operai?

O il management adotterà una politica di razionalizzazione o non si potrà che procedere a una vendita. E se si dovesse verificare, si determinerebbero delle conseguenze piuttosto preoccupanti, non solo per l'industria torinese. Anche sull'indotto. Sembra evidente, tuttavia, che ci saranno riduzioni consistenti di personale. E c'è un altro problema che investe la nostra economia: in Italia mancano industrie sostitutive. E questo avviene perché non è stata in grado di affrontare le conseguenze della globalizzazione del capitale.


Vuol dire che la nostra industria non ha retto alla sfida da lei stessa auspicata?

L'industria italiana non ha saputo reggere all'urto della globalizzazione. La Francia aveva altri settori su cui ha puntato. La Germania ha la chimica e l'ottica di precisione. Settori in cui hanno mantenuto un primato attraverso lo sviluppo della ricerca. Nel nostro paese, invece di sostenere la tecnologia, si preferisce battere la concorrenza con interventi di riduzione dei costi. Una politica fallimentare.


Secondo il Financial times la vendita del 20% a Gm non è una vera scelta strategica...

Molte grandi imprese italiane sono state vendute all'estero. Quando si è paventato l'ingresso del capitale straniero in Italia, la reazione "politica" è stata sempre piuttosto vivace. Una volta, di fronte a questo tipo di situazioni si muovevano una serie di critiche. Tempo fa in una situazione analoga si chiedeva a Prodi: e adesso cosa resta della nostra industria migliore? E Prodi rispondeva che non sarà tanto l'ingresso di capitale straniero a far temere perdite per l'industria italiana quanto il fatto che si stessero avviando settori di avanguardia. E' evidente, oggi, che se si dovesse profilare una cessione della Fiat alla Gm questo fatto dovrebbe essere valutato come un evento storico, perché la Fiat rappresenta un secolo di storia italiana.


La crisi della casa di Torino si inserisce in un contesto più ampio. La globalizzazione del capitale ha messo in crisi gli accentramenti del potere finanziario?

Le conseguenze negative della globalizzazione esistono. E in Italia si accompagnano anche a una frammentazione delle attività produttive. Il fatto è che a questa immensa frammentazione non corrisponde una concentrazione del potere finanziario. E' questo il vero problema.


Sta mettendo sotto accusa la politica economica attuata fino ad ora?

Se parliamo di politica industriale, sia questo che i precedenti governi si muovono sulla stessa linea di indifferenza. Hanno lasciato e lasciano che la grande industria crolli, trasferendo interessi e risorse sulle politiche delle micro imprese. La frammentazione industriale ha conseguenze immediate non tanto sul terreno dell'occupazione quanto piuttosto su quello delle tutele sindacali. Oggi, l'idea di garantire anche il "lavoro frammentato" è cominciata a entrare nella strategia dei sindacati, ma prima che venga carpita come priorità passeranno anni. Certamente, però, questa politica determina un arretramento delle condizioni di lavoro.


Quale ricetta suggerirebbe ai nostri governanti?

Innanzitutto adottare una politica della ricerca tecnologica e applicata che non sia attuata semplicemente con fondi trasferiti alle imprese. Perché occorre sovvenzionare, invece, una ricerca pubblica e indipendente nel tentativo di individuare almeno uno o due settori strategici per il nostro Paese attraverso i quali poi competere sul mercato.


Liberazione 16 maggio 2002
http://www.liberazione.it

anton
16-05-02, 22:41
il motivo, in parole povere, è che la fiat non ha mai saputo fare automobili decenti che potessero reggere la concorrenza di marchi più affermati e richiesti.
Tutto merito dei nepotismi e della pigrizia delle nostre elites dirigenti.