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Visualizza Versione Completa : Berlusconi I



Billi
22-05-02, 12:05
Chiedo aiuto a voi maghi (perdonatemi la ruffianata) dell' analisi politica. Devo fare una tesina sul primo governo Berlusconi con il titolo "programma di governo e sua attuazione". Una specie di comparazione anche se i linguaggi sono diversi.

Avete fatto qualche lavoro o siete in grado di farlo in proposito?

Vi sarei enormemente grato.

soviet999
22-05-02, 20:34
Tante promesse, tutte balle. Sviluppa qualcosa su questo!

Nicolò
22-05-02, 20:41
Magna promisit, exigua videmus! ;)

Alberich
22-05-02, 22:26
Per primo governo Berlusconi intendi quello del '94?
In questo caso la risolvi in fretta: del programma di governo non ha fatto quasi nulla, i pochi provvedimenti presi si sono rivelati disastrosi -come la Tremonti-.

Pitone
23-05-02, 00:45
Ma no in fin dei conti siete troppo severi.

Il salvaladri ve lo scordate? Aveva promesso che per quelle povere vittime dei Kattivi Komunisti ci sarebbe stata clemenza e cosi fu.

E anche le promesse fatte a evasori fiscali e bancarottieri il Berlusconi II le sta rispettando in pieno

Red River
23-05-02, 14:30
Provo a dare qualche valutazione generale, anche se so che sarà abbastanza faziosa.

Quello che penso è che un personaggio, Silvio Berlusconi, dopo la crisi della prima repubblica, reggendosi molto più su una struttura massmediatica che sulla struttura classica di un partito di massa (perché allora Forza Italia non era ancora un partito di massa) si è inserito in un vuoto lasciato dalla crisi del PLI, del PRI, del PSI e naturalmente quello della DC.
Lui non era un politico, era un imprenditore, e proprio perché non era un politico è durato sette mesi. Neanche Bossi era un politico e su questo i veri politici hanno lavorato, separando Bossi da Berlusconi e portando alla crisi di governo.

Il decreto salva-ladri è stato approvato la sera della partita Italia-Ungheria (mi pare) durante i mondiali di calcio USA 1994.

Billi
24-05-02, 10:17
Vi avevo chiesto dati a confronto, non le solite chiacchere da circolino.

Il tema é: PROGRAMMA DI GOVERNO E SUA ATTUAZIONE O MENO.

Alberich
24-05-02, 10:55
Originally posted by Billi
Vi avevo chiesto dati a confronto, non le solite chiacchere da circolino.

Il tema é: PROGRAMMA DI GOVERNO E SUA ATTUAZIONE O MENO.

E io ti ripeto, nei suoi 6 mesi il BI non ha attuato una mazza. Ma proprio niente. Se poi pretendi che sui due piedi mi ricordi precisamente quale era il programma di governo e quali sono stati i provedimenti presi, beh, mi pare esagerato. Comunque cerca nell'archivio del corriere e sul sito del governo. Dovresti trovare parecchio materiale.

Billi
24-05-02, 11:41
Originally posted by Alberich


E io ti ripeto, nei suoi 6 mesi il BI non ha attuato una mazza. Ma proprio niente. Se poi pretendi che sui due piedi mi ricordi precisamente quale era il programma di governo e quali sono stati i provedimenti presi, beh, mi pare esagerato. Comunque cerca nell'archivio del corriere e sul sito del governo. Dovresti trovare parecchio materiale.

Una minchia c' é in codesti siti. Io non pretendo ma chiedo, naturalmente chiedo qualcosa di concreto (se qualcuno ci avesse fatto un lavoro su....) dei suggerimenti del tipo se ha attuato una mazza o meno non me ne può fregare di meno.

Red River
24-05-02, 11:56
Come mi insegna il mio professore di storia contemporanea, ti consiglierei di andare alle emeroteche dei principali giornali nazionali (sei di Roma?) e riguardare tutti gli articoli sul governo Berlusconi I.

Il periodo immagino che già lo conosci.

E' un lavoro abbastanza lungo, ma dipende ovviamente da quanto lo vuoi fare circostanziato...

Billi
24-05-02, 12:23
Originally posted by Rosa rossa
Come mi insegna il mio professore di storia contemporanea, ti consiglierei di andare alle emeroteche dei principali giornali nazionali (sei di Roma?) e riguardare tutti gli articoli sul governo Berlusconi I.

Il periodo immagino che già lo conosci.

E' un lavoro abbastanza lungo, ma dipende ovviamente da quanto lo vuoi fare circostanziato...

Ci ho già lavorato un po' su, ma non mi convince un granché. Mi mancano dati di confronto. Non mi interessa dirne bene o male, se ha promesso e non ha mantenuto scriverò quello, ma il fatto é che lo devo dimostrare. E poi martedì é vicino e non sono nemmeno di Roma!
Grazie lo stesso.

Alberich
24-05-02, 12:28
Originally posted by Billi


Una minchia c' é in codesti siti. Io non pretendo ma chiedo, naturalmente chiedo qualcosa di concreto (se qualcuno ci avesse fatto un lavoro su....) dei suggerimenti del tipo se ha attuato una mazza o meno non me ne può fregare di meno.

comincia a cercare gli articoli del ' su Berlusconi e Forza Italia del Corriere. L'archivio di repubblica non è più consultabile, ma magari trovi i CD-Rom che vendevano anni fa.
E poi consulta il sito www.cronologia.it dove c'è sempre parecchio.

Red River
24-05-02, 12:43
Prova sul sito dell'ISTAT.

www.istat.it

Billi
24-05-02, 12:49
Originally posted by Rosa rossa
Prova sul sito dell'ISTAT.

www.istat.it

Niente, parte dal 1996...... 'azzo!

Alberich
24-05-02, 12:54
i dati economici del 1994-1995 li trovi solo sui quotidiani. Istat, ICE e siti ministeriali partono generalmente dal '96 o dal '98.
Comunque cerca qui: www.ice.it , magari trovi qualcosa.

Franci (POL)
24-05-02, 13:43
Originally posted by Alberich


comincia a cercare gli articoli del ' su Berlusconi e Forza Italia del Corriere. L'archivio di repubblica non è più consultabile, ma magari trovi i CD-Rom che vendevano anni fa.
E poi consulta il sito www.cronologia.it dove c'è sempre parecchio.
Cronologia.it è un sito del tutto schierato a sinistra.

C&C
Franci

Alberich
24-05-02, 13:50
Originally posted by Franci

Cronologia.it è un sito del tutto schierato a sinistra.

C&C
Franci

non sai di cosa parli, tanto per cambiare.

Raspadura
24-05-02, 13:58
Originally posted by Rosa rossa
Provo a dare qualche valutazione generale, anche se so che sarà abbastanza faziosa.

Quello che penso è che un personaggio, Silvio Berlusconi, dopo la crisi della prima repubblica, reggendosi molto più su una struttura massmediatica che sulla struttura classica di un partito di massa (perché allora Forza Italia non era ancora un partito di massa) si è inserito in un vuoto lasciato dalla crisi del PLI, del PRI, del PSI e naturalmente quello della DC.
Lui non era un politico, era un imprenditore, e proprio perché non era un politico è durato sette mesi. Neanche Bossi era un politico e su questo i veri politici hanno lavorato, separando Bossi da Berlusconi e portando alla crisi di governo.

Il decreto salva-ladri è stato approvato la sera della partita Italia-Ungheria (mi pare) durante i mondiali di calcio USA 1994.

Impossibile, l'Ungheria nn era qualificata per i mondiali, al limite la Bulgaria...

soviet999
24-05-02, 14:51
http://digilander.iol.it/falcemar/home.html

Un resoconto completo di quanto fatto sinora...WOW!

Billi
24-05-02, 16:15
Originally posted by Franci

Cronologia.it è un sito del tutto schierato a sinistra.

C&C
Franci

Sì, per quello che ho visto é indubbio. E poi non c' é praticamente niente, ho scaricato 17 pagine di chiacchere, riferimenti al fascismo ed accuse ma nemmeno un dato.


Quasi 20 risposte e ancora nessuno che mi abbia sato una mano.....

Alberich
24-05-02, 17:16
Originally posted by Billi


Sì, per quello che ho visto é indubbio.

Ma sapete come è fatto quel sito? pare di no.

brunik
24-05-02, 17:37
Originally posted by Billi


Sì, per quello che ho visto é indubbio. E poi non c' é praticamente niente, ho scaricato 17 pagine di chiacchere, riferimenti al fascismo ed accuse ma nemmeno un dato.


Quasi 20 risposte e ancora nessuno che mi abbia sato una mano.....

A parte il fatto che potresti rivolgerti anche un po' più civilmente nei nostri confronti, ecco qualcosa che ti può aiutare.

Il migliore archivio storico è quello del Corriere: contiene tutti gli articoli dal 92.

http://www.corriere.it/globnet/index.shtml

Prova anche il Mondo: contiene gli articoli economici dall'86, ma devi registrarti.

http://cubo.rcs.it:8082/gl2/owa/ricercailmondo


Se fai un bel lavoretto, potresti anche postarlo qua.
Ciao.

Alberich
24-05-02, 17:43
l'archivio del corriere glilo ho già consigliato, ma evidentemente lui vuole un lavoro già pronto; STRONZO PREPARAGLIELO TU, PRESTO, COSI' NON SERVI A UN CAZZO :rolleyes:

Franci (POL)
24-05-02, 17:45
Alberich, stai collezionando brutte figure. So di che cosa parlo. Sinceramente mi sto stancando di venire regolarmente smentito da te e dalle tue emerite sciocchezze. Leggi. Informati.

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E' SILVIO BERLUSCONI, il noto decisionista, il maggiore imprenditore televisivo ed editoriale. L'unico al mondo a possedere tre televisioni (si dice create dal nulla, ma non si capisce perchè nel crearle abbia costituito in un sol colpo 22 società a scatole cinesi. Non ha mai spiegato, perchè, e per quale motivo erano intestate ad alcune parrucchiere o donne di servizio).

-----------------------

Il 27-MARZO dunque, con questi sondaggi, e dopo una martellante campagna pubblicitaria, alla chiusura dei seggi elettorali di queste elezioni, si affermano clamorosamente i 2 poli della stravagante alleanza messa insieme da BERLUSCONI.

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Poi verranno le elezioni politiche. E la sinistra bissò il successo. Il Gianni Baget Bozzo non aveva capito proprio nulla (rileggiamo i paroloni di sopra), e Pilo, il "mago" dei sondaggi non ne aveva azzeccata una. In quanto a Fede e le sue bandierine azzurre, per chi non conosceva le regole fu una "lezione" notturna -abbastanza patetica- di come si fa il "gioco dell'Oca".

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E di vergogne parziali come queste ce ne sono a decine, sia chiaro.
A questa pagina: http://www.cronologia.it/storia/a1994.htm un anno intero spiegato da cani e senza obiettività.

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Riferendosi alla campagna berlusconiana per le Regionali "una scelta di campo":

http://www.cronologia.it/storia/a40apr.jpg
Hmmm.... che sottile ironia... davvero. :rolleyes:

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Bugie (enormi) anche qui:
http://www.cronologia.it/storia/a40aprim.htm

e qui:
http://www.cronologia.it/storia/a40april.htm

e qui:
http://www.cronologia.it/storia/a43lug.htm

e avanti così per praticamente tutta la storia recente.
Direi che Alberich potrebbe fare un po' più di silenzio, ogni tanto. Che ne dici? :)

C&C
Franci

brunik
24-05-02, 17:46
Aiutiamo subito il signorino che non ha voglia di faticare troppo.

<body bgcolor=white text=black link=blue vlink=purple alink=red><P>&nbsp;<TABLE width=100%><TBODY><TR vAlign=top><TD align=right><IMG src=http://cubo.rcs.it:8082/images/ilmondonew.gif></TD><td></td></TR><TR vAlign=top><TD align=left><B></B></TD><TD align=right><B>lunedi , 29 agosto 1994</B></TD></TR><TR vAlign=top><TD align=left><B></B></TD><TD align=right>GOVERNO</TD></TR></TBODY></TABLE><P><P><p>
<p><TABLE><TBODY></TBODY></TABLE><TABLE width=100%><TBODY><TR vAlign=top><TD align=left><HR></TD></TR></TBODY></TABLE><P><P><p>
<p><TABLE><TBODY></TBODY></TABLE><TABLE width=100%><TBODY><TR vAlign=top><TD align=left><FONT size=+1><B>Governo. 1o bilancio per Berlusconi</B></FONT></TD></TR><TR vAlign=top><TD align=left><FONT size=+2><B>Senza sprint</B></FONT></TD></TR></TBODY></TABLE><P><P><p>
<p><TABLE><TBODY></TBODY></TABLE><TABLE width=100%><TBODY><TR vAlign=top><TD align=left><B></B></TD><TD align=left><B><I>Rizzo Sergio</I></B></TD></TR></TBODY></TABLE><P>Non e' stata certo una partenza a razzo. Ese bastassero i numeri a giudicare l' operato di un governo, Berlusconi avrebbe gia' perso almeno un confronto con i suoi immediati predecessori: quello sulla produttivita'. Nei primi 100 giorni il consiglio dei ministri si e' riunito 17 volte, esattamente come il governo di Giuliano Amato durante i suoi primi 100 giorni. E una di queste per non produrre altro che la precipitosa retromarcia sul contestatissimo decreto legge sulla custodia cautelare. Le riunioni del governo di Carlo Azeglio Ciampi nei primi 100 giorni erano state invece 23. Ma il raffronto dell' attivita' dei primi 100 giorni degli ultimi tre governi fatto dal &quot;Mondo&quot; contiene altre sorprese (tabella). Il governo del leader di Forza Italia ha approvato 17 nuovi decreti legge: questo numero comprende anche il decreto sulla custodia cautelare, ritirato. I nuovi decreti legge di Ciampi erano stati quasi il doppio: 32, per l' esattezza. E quelli di Amato, 29. Ma forse perche' l' attivita' dell' esecutivo di Berlusconi e' stata pesantemente condizionata dall' eredita' del governo precedente. In 100 giorni ha dovuto reiterare ben 72 decreti legge, contro le 32 reiterazioni di Ciampi e le 13 di Amato. Berlusconi detiene anche il record della produzione di disegni di legge. Ma soltanto all' apparenza. Dei 105 progetti approvati dal consiglio dei ministri fra l' 11 maggio (data del giuramento davanti al presidente della repubblica) e il 18 agosto (centesimo giorno di governo), la stragrande maggioranza e' rappresentata da provvedimenti per ratificare atti e trattati internazionali. Senza questa voce, il numero dei disegni di legge approvati dall' esecutivo in carica si riduce a 22, a fronte dei 20 di Ciampi e dei 29 di Amato. Ma e' sul versante della produzione di atti governativi di varia natura, come i decreti legislativi, che Berlusconi perde nettamente il confronto con i suoi due predecessori. In 100 giorni ne sono stati approvati 25, contro i 39 di Amato e i 61 di Ciampi. L' esercizio del potere, pero', non ne ha risentito. Nello stesso periodo il governo Berlusconi ha fatto anche 53 nomine. Senza tuttavia riuscire ad avvicinare il primato di Ciampi, che di nomine nei suoi primi 100 giorni ne aveva fatte 96. E qualcuna anche di peso. Dopo aver dato il via libera all' investitura del nuovo governatore della Banca d' presidenza dell' Iri. Ma Berlusconi non ha voluto essere da meno. In 100 giorni ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione dell' Iri, sostituendo Prodi con Michele Tedeschi. Ha designato l' uomo della maggioranza nel consiglio di amministrazione di Telecom Italia. E anche il presidente dell' Unire, il presidente dell' Aci e i commissari dell' Enit e dell' Ice. Oltre a cambiare i vertici dei servizi segreti. Ma, soprattutto, per quanto queste nomine siano di competenza dei presidenti delle Camere, ha dato la spallata decisiva al presidente della Rai (azienda pubblica concorrente della sua Fininvest) Claudio Dematte' e all' intero consiglio di amministrazione. L' intervento sulla Rai e' stato l' atto nel quale Berlusconi si e' mostrato piu' decisionista. Tutte da verificare, come hanno sostenuto i piu' autorevoli commentatori esteri, sono invece le conseguenze delle altre iniziative. Nei primi 100 giorni di vita l' esecutivo di Berlusconi ha approvato una decina di decreti legge in materia economica: fra questi i condoni edilizio e fiscale, le norme per accelerare l' alta velocita' ferroviaria e i pagamenti degli incentivi per il Sud, il commissariamento dell' Ice, le misure per rendere piu' elastico il mercato del lavoro, gli incentivi per il lavoro autonomo e la detassazione degli utili d' impresa e il rilancio della nautica da diporto. Misure che non hanno pero' modificato il giudizio negativo dei mercati internazionali (dove la lira e' sotto pressione da settimane) che continuano a registrare una consistente fuga di capitali dall' Italia. Ne' hanno avuto effetti entusiasmanti le altre iniziative del governo, come i disegni di legge per i l riordino di tutta la materia edilizia e urbanistica (resosi necessario dopo l' abrogazione della cosiddetta legge Merloni), per la riforma della spesa sanitaria e per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro. Fra i provvedimenti di natura diversa c' e' un po' di tutto: dalle nuove certificazioni antimafia alla disciplina dei rapporti di lavoro fino a una direttiva alle amministrazioni per ridurre le auto blu, a un decreto per la patata da semina e all' istituzione dell' ordine dei giornalisti della Basilicata. Ma il piu' importante e' senza dubbio il Documento di programmazione economica e finanziaria. E' il primo gesto del governo Berlusconi che potrebbe avere positivi effetti concreti sui conti dello stato: nel 1995 la manovra dovrebbe essere di 45 mila miliardi. Decisamente piu' violento era stato l' impatto di Amato. Appena arrivato aveva varato per decreto legge una dura manovra: 30 mila miliardi. Accompagnata da un disegno di legge delega che avrebbe rivoluzionato sanita', pubblico impiego, previdenza e finanza locale. Il decreto legge conteneva anche una norma esplosiva: l' immediata trasformazione in societa' per azioni di Iri, Eni, Enel e Ina, con il conseguente avvio delle privatizzazioni. Quel biglietto da visita fu seguito, nei primi 100 giorni, da provvedimenti d' urgenza destinati a non essere certo dimenticati. Qualche esempio? La liquidazione dell' Efim. Oppure la creazione delle liste di mobilita'. O la Al martellamento dei decreti legge Amato affianco' disegni di legge pesanti, come quelli che istituivano il fondo per l' occupazione e il fondo per l' ammortamento del debito pubblico. E una frenetica attivita' collaterale di tutto l' esecutivo. Storico fu l' accordo sul costo del lavoro, firmato con i sindacati e gli imprenditori. Ma altrettanto memorabile fu la delibera con cui il consiglio dei ministri decise la privatizzazione del Credito italiano e del Nuovo Pignone. Tuttavia i primi 100 giorni di Amato lasciarono il segno soprattutto per una manovra del 1993 da 93.500 miliardi. La piu' imponente mai varata da un governo della repubblica. Sul terreno finanziario la decisione non fece difetto neppure a Ciampi. Tre settimane dopo l' insediamento, il consiglio dei ministri da lui presieduto approvo' per decreto legge una manovra da 12.400 miliardi. Sollevando anche alcune polemiche, fra cui quella sul prelievo sui contributi degli enti previdenziali. E in meno di due mesi mise a punto con il Documento di programmazione economica e finanziaria una manovra da 31 mila miliardi. Nel frattempo il governo sfornava decreti legge a un ritmo impressionante. E su ogni argomento: le misure urgenti per le dighe, i parcheggi, l' accelerazione degli incentivi per il Sud, gli sgravi contributivi, l' autotrasporto, la proroga della denuncia dei redditi, per arrivare a un corposo pacchetto di misure sugli investimenti e l' occupazione. Ma nei primi 100 giorni, Ciampi non si limito' ai decreti legge. Il 19 luglio 1993 Palazzo Chigi annuncio' il secondo storico accordo sul costo del lavoro con i sindacati e gli industriali. E intanto aveva gia' approvato una raffica di disegni di legge e una serie di altri provvedimenti. Alcuni impopolari, come la tassa sul medico di famiglia. Che, in ogni caso, tuttavia, avrebbero lasciato il segno, come la decisione di collocare sul mercato il pacchetto di controllo dell' Imi, in precedenza promesso alla Cariplo. Un anticipo della campagna di privatizzazioni che caratterizzo' il governo Ciampi. Un solo acuto Ma sulle privatizzazioni il governo di Silvio Berlusconi, vincitore alle elezioni con un programma liberista, sembra aver scoperto improvvisi ostacoli. Dopo aver collocato sul mercato la compagnia assicurativa Ina (la cui cessione era stata gia' decisa da tempo), la privatizzazione della Stet e dell' Eni rischia di subire un rallentamento. Prima di mettere sul mercato le due societa', il governo vuole infatti creare le authority previste dalla legge per i servizi di pubblica utilita'. Una presa di posizione che molti critici hanno interpretato come un preciso colpo di freno. Ma intanto il ministro del Tesoro, Lamberto Dini, ha aperto un altro fronte: le fondazioni che controllano le casse di risparmio dovranno presto cederne la maggioranza. Insieme al voto di lista, inserito nel decreto legge sulle cessioni delle societa' pubbliche lasciato in eredita' da Ciampi, e' l' unico acuto nei primi 100 giorni del governo Berlusconi in tema di privatizzazioni.<table><TR VALIGN=TOP><TD ALIGN=LEFT><B></B></TD><TD ALIGN=LEFT><B></B></TD></TR></TABLE></body>

brunik
24-05-02, 17:49
Risultati economici del governo Berlusconi I

<TABLE width=100%><TBODY><TR vAlign=top><TD align=right><IMG src=http://cubo.rcs.it:8082/images/ilmondonew.gif></TD><td></td></TR><TR vAlign=top><TD align=left><B></B></TD><TD align=right><B>lunedi , 05 dicembre 1994</B></TD></TR><TR vAlign=top><TD align=left><B></B></TD><TD align=right>GOVERNO</TD></TR></TBODY></TABLE><P><P><p>
<p><TABLE><TBODY></TBODY></TABLE><TABLE width=100%><TBODY><TR vAlign=top><TD align=left><HR></TD></TR></TBODY></TABLE><P><P><p>
<p><TABLE><TBODY></TBODY></TABLE><TABLE width=100%><TBODY><TR vAlign=top><TD align=left><FONT size=+1><B>Governo. quanto e' costata la gestione Berlusconi</B></FONT></TD></TR><TR vAlign=top><TD align=left><FONT size=+2><B>Sfiduciato da sei mesi</B></FONT></TD></TR></TBODY></TABLE><P><P><p>
<p><TABLE><TBODY></TBODY></TABLE><TABLE width=100%><TBODY><TR vAlign=top><TD align=left><B></B></TD><TD align=left><B><I>Talamanca Antonello</I></B></TD></TR></TBODY></TABLE><P>&quot;Non sono un politicante&quot;, e' solito dire Silvio Berlusconi, &quot;ma un professionista della buona gestione. La gente mi ha votato e ha fiducia in me per quello che sono riuscito a fare in 30 anni di lavoro come imprenditore&quot;. Ma a sei mesi dalla sua nomina a capo del governo sono proprio i risultati economici i primi a tradire il Cavaliere. Dal giorno delle elezioni a oggi la caduta delle quotazioni ha fatto perdere 27 mila miliardi a chi possiede azioni. L' aumento dei tassi d' interesse ha scaricato 7 mila miliardi di maggiori costi sul Tesoro (5 mila miliardi) e su famiglie e imprese (2 mila miliardi). Mancano quasi 12 mila miliardi di gettito fiscale, rispetto alle previsioni, e qualcuno da' la colpa alla sensazione di lassismo che il governo Berlusconi ha dato ai contribuenti. Poi ci sono 26 mila miliardi di capitali stranieri che da aprile a tutto settembre hanno abbandonato i titoli italiani per cercare altri lidi. Il mercato dice no Eppure l' economia reale va bene, il vento della ripresa ha raggiunto anche l' Italia. Da mesi, ormai, il calo occupazionale si e' arrestato; la produzione industriale continua a salire al ritmo del 7% annuo; l' inflazione non da' segni di surriscaldamento ed e' tornata al 3,7%. Anche i consumi interni, che gli economisti guardano come segno di consolidamento della ripresa, sono di nuovo in aumento. I dati di contabilita' nazionale mostrano che gia' nella prima meta' dell' anno la domanda interna ha fornito all' aumento del pil (1,7%) un contributo positivo dell' ordine dello 0,9% decisamente superiore a quello fornito dalla domanda estera che era stata, durante il periodo piu' nero della crisi, il pilastro di sostegno dell' intera economia. Insomma, i dati di base dell' economia sarebbero da paese forte o, per lo meno, in via di rafforzamento. Ma i mercati finanziari sembrano dare sempre meno credito al governo Berlusconi e alle sue capacita' di portare l' Italia fuori dal guado. In un primo momento gli avevano creduto. Il grande capitale finanziario internazionale che, prima delle elezioni, si era fatto una ragione della possibile vittoria progressista e del Pds, aveva salutato con grande entusiasmo la vittoria della destra. L' indice di Borsa era balzato fino a segnare, nel giro di poche settimane, guadagni che hanno sfiorato il 18%. I tassi di interesse a tendenza al ribasso internazionale, ma anche per un' accresciuta fiducia nell' Italia che aveva fatto assottigliare il differenziale fra i tassi italiani e quelli tedeschi (che fungono da guida per la finanza europea) fino ad appena 2,5 punti percentuali. Anche la lira ne aveva giovato riavvicinandosi al marco fino a quota 950. Poi le cose sono cambiate. Prima per le lungaggini nel tradurre la vittoria elettorale in una maggioranza e in un governo, nonche' per le pesanti critiche, giunte soprattutto da Parigi e da oltre Atlantico, per la presenza nel governo di ministri di Alleanza nazionale. Poi per le continue baruffe all' interno della stessa maggioranza e per le incertezze nel definire la politica economica. Molti si aspettavano che la situazione potesse di nuovo cambiare in meglio con la presentazione del disegno di legge finanziaria per il 1995. Cosi' non e' stato. Se ne va lo straniero Anzi, tensioni sociali e rinnovate polemiche tra i partiti della maggioranza, unite alle disavventure giudiziarie della Fininvest che stanno coinvolgendo in prima persona lo stesso Berlusconi, hanno rinnovato nei mercati la sensazione di precarieta' e di instabilita'. Malgrado la ripresa, gli operatori internazionali considerano l' Italia paese a rischio. Le conseguenze cominciano a essere pesanti. Quella piu' evidente e' sulla Borsa. Malgrado l' ottima performance di aprile, la caduta successiva e' stata tale che, rispetto alla quotazione del 28 marzo, avvenuta in contemporanea con l' apertura delle urne e l' inizio dello spoglio elettorale, l' indice ha perduto circa il 9%. Tradotto in soldoni e considerando che la capitalizzazione della Borsa italiana e' di circa 300 mila milia rdi di lire, in questi mesi gli investitori in quote azionarie hanno visto il proprio patrimonio tosato di circa 27 mila miliardi. Per avere un ordine di grandezza, e' una somma esattamente pari a quella che il governo intende ottenere come risparmio di spesa dalla manovra di bilancio della legge finanziaria e di tutti i provvedimenti collegati, tagliando pensioni, sanita' e quant' altro. Ma non e' l' unica tosatura subita da chi investe in titoli italiani. L' aumento di quasi un punto dei tassi italiani rispetto a quando il sistema dei rendimenti e degli interessi in Italia si avvicinava a quelli vigenti nel resto d' Europa, sta provocando perdite difficilmente valutabili, ma dell' ordine di qualche migliaio di miliardi anche fra gli investitori in titoli di stato. E' la ragione che ha spinto, e tuttora spinge, i capitali stranieri a lasciare l' investimento di portafoglio in lire. Finche' i rendimenti in Italia scendevano, si accompagnavano a grossi guadagni sui titoli di stato in termini di capitale. Un' occasione che risparmiatori e investitori stranieri non si son fatti sfuggire per tutto il 1993 e ancora nei primi mesi del 1994. La prospettiva di guadagno si coniugava con gli alti interessi pagati dal Tesoro e con quello che allora era considerato il basso rischio di cambio: la lira, si diceva, e' sottovalutata e si riprendera'. titoli italiani per la bellezza di quasi 127 mila miliardi e altri 26 mila sono entrati nei primi mesi del 1994. Poi la fuga. Dal giorno delle elezioni a tutto settembre, appena i tassi hanno preso a salire, sono stati disinvestiti oltre 26 mila miliardi e altri 3 mila circa sono stati portati fuori da italiani che hanno cercato oltre frontiera un' alternativa a Bot e Cct. Tutti elementi che hanno contribuito all' ulteriore distacco della lira dalle valute europee, marco in testa, nei confronti delle quali ha subito un ulteriore deprezzamento dell' ordine del 6%. In qualche misura e' un buon vantaggio per chi esporta verso l' Europa, ma un nuovo dissanguamento per chi ha debiti in valuta europea, Ecu compreso. Paga Pantalone Anche i conti dello stato soffrono. L' aumento degli interessi fa crescere la spesa per il debito pubblico. In base ai calcoli della Banca d' Italia, secondo la quale un aumento di un punto porta un maggior onere per lo stato di 6 mila miliardi l' anno nell' immediato e fino a 14 mila nei tre anni successivi, il rincaro registrato in questi mesi, se non dovesse assorbirsi rapidamente, gia' potrebbe costare circa 5 mila miliardi: piu' o meno quanto il governo vorrebbe ottenere dal nuovo e criticatissimo condono edilizio. Tutti soldi che prima o poi, in una maniera o nell' altra, l' erario dovra' chiedere ai contribuenti. Che pero' gia' pagano, anche loro, il caro-interessi: dai mercati finanziari si e' trasmesso al sistema bancario che, ai suoi debitori, a chi ha scoperti e fidi, ha gia' chiesto l' adeguamento dei tassi: circa 2 mila miliardi. L' ultimo buco riguarda il fisco. Le statistiche dei primi 9 mesi dicono che le entrate tributarie sono scese di 11.721 miliardi rispetto a quanto l' erario aveva incassato nell' analogo periodo del 1993. Una somma, anche questa, che da qualche altra parte dovra' essere recuperata e che, per ironia della sorte, e' proprio uguale a quella che, secondo i programmi di governo, dovrebbe venire come maggiore entrata nel 1995 dal nuovo concordato fiscale. Un sistema, accusano importanti economisti ed esperti, che invece sarebbe proprio all' origine del buco: ha dato ai contribuenti l' impressione che, in fondo, le tasse si possono anche non pagare perche' alla fine un accomodamento col fisco si trovera'.<table><TR VALIGN=TOP><TD ALIGN=LEFT><B></B></TD><TD ALIGN=LEFT><B></B></TD></TR></TABLE>

Alberich
24-05-02, 17:51
Franci, quali figure di merda starei collezionando?

Tanto per capirci: Franco, gestore del sito www.cronologia.it, non fa altro che pubblicare i testi che gli vengono mandati. Quindi le vostre stupide osservazioni sono prive di fondamento. Manda tu un testo e vedi che lo pubblica. Se c'è una prevalenza di testi di sinistri è copa dei destri che non scrivono.
Continuo a consigliare a te e ad altri di informarsi prima di dire boiate.

brunik
24-05-02, 17:53
Il giudizio sui ministri del governo Berlusconi I

<TABLE width=100%><TBODY><TR vAlign=top><TD align=right><IMG src=http://cubo.rcs.it:8082/images/ilmondonew.gif></TD><td></td></TR><TR vAlign=top><TD align=left><B></B></TD><TD align=right><B>lunedi , 02 gennaio 1995</B></TD></TR><TR vAlign=top><TD align=left><B></B></TD><TD align=right>GOVERNO</TD></TR></TBODY></TABLE><P><P><p>
<p><TABLE><TBODY></TBODY></TABLE><TABLE width=100%><TBODY><TR vAlign=top><TD align=left><HR></TD></TR></TBODY></TABLE><P><P><p>
<p><TABLE><TBODY></TBODY></TABLE><TABLE width=100%><TBODY><TR vAlign=top><TD align=left><FONT size=+1><B>Governo Berlusconi. le pagelle degli ex ministri</B></FONT></TD></TR><TR vAlign=top><TD align=left><FONT size=+2><B>Sono tutti bocciati</B></FONT></TD></TR></TBODY></TABLE><P><P><p>
<p><TABLE><TBODY></TBODY></TABLE><TABLE width=100%><TBODY><TR vAlign=top><TD align=left><B></B></TD><TD align=left><B><I>Rizzo Sergio</I></B><P><B><I>Romita Stefano</I></B><P><B><I>Sisto Alberto</I></B><P></P></TD></TR></TBODY></TABLE><P>&quot;Abbiamo visto una classe dirigente molto mediocre, un parlamento con un tasso d' intelligenza bassissimo e una compagine di ministri tra le piu' deboli della storia&quot;. Quella che Beniamino Andreatta, presidente dei deputati popolari, consegna al &quot;Mondo&quot;, e' una stroncatura senza appello del governo di Silvio Berlusconi.Un' esperienza che l' ex ministro degli Esteri del governo presieduto da Carlo Azeglio Ciampi liquida addirittura con sarcasmo: &quot;Erano dilettanti allo sbaraglio&quot;. Ma nelle ultime ore del loro mandato i ministri del governo Berlusconi non si sono mostrati poi cosi' dilettanti.Hanno seguito, infatti, e senza troppe remore, lo sperimentato copione dell' infornata di nomine in zona Cesarini.Un classico della vituperata prima repubblica, che ha mandato in orbita un personaggio del calibro diGuido Salerno, vicesegretario generale di palazzo Chigi, ex funzionario del Senato, che aveva sfiorato, alle ultime elezioni politiche, la candidatura nelle liste di Forza Italia. Il ministro delle Poste, GiuseppeTatarella, l' ha designato a sorpresa al posto di segretario generale delle Poste che occupava Stefano Parisi, ceduto in prestito per la messa a punto della legge finanziaria alla presidenza del consiglio. Tatarella non ha mai sopportato Parisi e ha approfittato dell' occasione per togliersi l' ultimo sassolino dalla scarpa. Senza incontrare alcuna resistenza.Ma neppure il ministro del Lavoro, Clemente Mastella, ha saputo resistere alla tentazione.E lui, che e' stato democristiano, si e' fatto addirittura prendere la mano.Cosi' ha nominato l' ex direttore delle relazioni esterne dell' Inps, Roberto Urbani, direttore generale dell' Inail, l' ex deputato socialista Mauro Seppia alla presidenza dell' Inpdap, l' ex presidente, democristiano anch' egli, della commissione lavoro della Camera, Vincenzo Mancini alla presidenza del collegio sindacale dell' Inps e Maria Novella Bettini alla presidenza dell' Isfol. Ma non e' stato l' unico a dare il cattivo esempio: &quot;Non ho mai visto niente del genere&quot;, ha commentato un alto funzionario dello stato dopo l' incredibile valanga di promozioni dei dirigenti pubblici che poco prima delle dimissioni di Berlusconi ha travolto ogni argine e lasciando forse l' unica vera impronta concreta del governo guidato dal proprietario della Fininvest in sette mesi di Il bilancio che &quot;il Mondo&quot; ha fatto, assegnando una valutazione sintetica al lavoro dei singoli ministri che hanno avuto un peso sulle scelte economiche (da un minimo di una a un massimo di cinque stelle) non e' affatto esaltante sia per la quantita' sia per la qualita' degli atti di governo. &quot;E' stata una destra che ha avuto paura di fare la destra&quot;, commenta Andreatta, &quot;con i sindacati non hanno fatto ne' una politica di attacco ne' una politica di accordo.Potevano toccarli nel portafoglio e non l' hanno fatto.Potevano fare una finanziaria di destra e non l' hanno fatto.E non si sono neanche fidati delle persone che avevano intorno, delle strutture dei ministeri.Hanno pensato che fossero troppo politicizzate, pero' spesso quelle strutture ti evitano di fare figuracce&quot;. Questo e' il pensiero di un rappresentante dell' opposizione. Ma le critiche feroci all' azione del governo non sono mancate neppure negli stessi partiti della maggioranza che lo sosteneva.Ne sa qualcosa il vicepresidente del consiglio Tatarella. Chiamato a render conto insieme al coordinatore di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, dei sette mesi passati al fianco di Berlusconi, e' stato vivacemente contestato. Tra i suoi detrattori, Teodoro Buontempo. &quot;Ha pensato solo agli affari suoi e si e' fatto anche negare in piu' occasioni.Crede di essere intelligente invece e' soltanto furbo&quot;, e' il tagliente commento del deputato di An. &quot;Er pecora&quot;, come da tutti e' conosciuto, ha perso le staffe perche' al ministero non hanno voluto ascoltare le ragioni di un suo protetto a cui era stata oscurata una piccola televisione privata. Buontempo ha affrontato in pieno Transatlantico di Montecitorio il segretario di T atarella,Italo Bocchino. Lo ha preso per il bavero e gli ha fatto una lavata di capo.Questioni di bottega.Ma che proprio per questo la dicono lunga sulle ragioni che hanno prodotto un' incredibile catena di fallimenti. Da cui non si e' salvato proprio nessuno. Le privatizzazioni, che dovevano essere uno dei punti qualificanti dell' azione di Berlusconi, si sono arenate subito. &quot;Sulle privatizzazioni&quot;, dice Andreatta, &quot;sono stati nulli.Avrebbero potuto privatizzare la distribuzione dell' acqua e incassare 60 mila miliardi.Avrebbero potuto liberalizzare le telecomunicazioni anziche' continuare a difendere il monopolio della Stet e si sarebbero racimolati altri 40 mila miliardi&quot;.Il comitato per le privatizzazioni istituito da Ciampi e presieduto dal direttore generale del Tesoro Mario Draghi e' stato praticamente congelato. Il gruppo di sostegno del presidente del consiglio per le cessioni delle aziende pubbliche e' stato addirittura ignorato per mesi.Per evidenti contrasti interni il governo non e' stato in grado di costituire le authority delle telecomunicazioni e dell' energia, fondamentali per la privatizzazione dell' Enel e della Stet.Il ministro dell' Industria, Vito Gnutti, aveva predisposto un progetto per dividere in tre parti l' ente elettrico.Che e' stato contestato da An e dall' Enel ed e' rimasto senza riscontri. La previdenza integrativa, che dovrebbe un sistema previdenziale pubblico allo sfascio, e' bloccata.La riforma e' stata rimandata alle calende greche. Ma e' niente in confronto al fallimento sostanziale della legge finanziaria per il 1995, messa a punto dal ministro del TesoroLamberto Dini con la collaborazione di quello del Bilancio Giancarlo Pagliarini. Lo stralcio della riforma delle pensioni, deciso dopo che il governo ha perso il braccio di ferro con i sindacati, ha completamente snaturato la manovra di bilancio al punto che, ancora prima della sua approvazione, si e' data per scontata l' esigenza di una manovra bis in primavera.E il provvedimento ha affrontato l' esame del parlamento in un clima gia' avvelenato.In questo modo cio' che rimaneva della finaziaria e' stato fatto letteralmente a brandelli dagli emendamenti dell' opposizione e della maggioranza.Un disastro che non ha certo migliorato una situazione economica generale gia' tesa. Il 1994 si e' chiuso con un tasso d' inflazione del 4%, ben piu' alto rispetto a quel 3,5% indicato nella relazione previsionale e programmatica e nel documento di programmazione finanziaria del governo.La lira ha toccato i minimi storici nei confronti del marco tedesco. Dalle elezioni di marzo i tassi sui titoli di stato sono progressivamente saliti, vanificando gran parte dei tagli alle spese dello stato.La fuga dei capitali e' proseguita senza soste. Tuttavia, anche nelle iniziative isolate i singoli ministri hanno raccolto piu' critiche che risultati. Il ministro dei Trasporti, Publio Fiori, si e' distinto soprattutto per l' ostinato tentativo di impedire il passaggio della Banca nazionale delle comunicazioni (di proprieta' delle Ferrovie dello stato) al San Paolo di Torino.Una battaglia che gli ha fatto perdere molto tempo e che alla fine l' ha visto soccombere. Il ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, forse il piu' attivo di tutti, passera' alla storia soltanto per il condono fiscale.E i maligni lo ricorderanno per la nomina del suo capo di gabinetto, Carlo Zucchelli, al prestigioso posto di segretario generale del ministero delle Finanze. Ministro di un governo che aveva promesso la diminuzione delle imposte, ha dovuto rassegnarsi, durante l' ultima riunione a palazzo Chigi, a proporre l' aumento del 6% del bollo per le auto per poter abolire la tassa su auto e moto di lusso: distribuendo cosi' su tutto il popolo degli automobilisti un tributo che gravava fino a oggi solo su quelli che si presumevano piu' ricchi. Tatarella si e' distinto nell' azzeramento del vecchio consiglio di amministrazione della Rai, assumendo la responsabilita' materiale dell' operazione forse piu' impopolare del gov erno Berlusconi. E il ministro delle Poste leghera' il proprio nome anche alla firma della concessione dei telefonini al consorzio Omnitel-ProntoItalia guidato dalla Olivetti di Carlo De Benedetti, che e' stata al centro di una polemica vivacissima con il gestore pubblico Telecom Italia.Per il resto, ha solo bloccato gli atti della precedente amministrazione, stoppando il regolamento del ministero, e non ha dato via libera ai contratti di servizio con Rai, Ente Poste e Telecom Italia. Per rilanciare le grandi opere, neppure il ministro dei Lavori pubbliciRoberto Radice puo' ritenersi soddisfatto.La legge Merloni e' tuttora bloccata per sua volonta'.E la legge che la dovrebbe sostituire non e' stata neppure messa all' ordine del giorno dei lavori della Camera.Dulcis in fundo, la trasformazione in ente pubblico dell' Anas e' finita nel dimenticatoio.Unico elemento all' attivo: il condono edilizio e le continue incertezze sui termini per il suo pagamento. Appena piu' produttiva e' stata giudicata al ministero della Funzione pubblica l' esperienza di Giuliano Urbani. &quot;Ha cominciato male ma si e' ripreso durante la corsa&quot;, e' il giudizio del segretario generale degli statali della Cisl,Maurino Ledda.Pero' Urbani non e' riuscito a rendere operativa la mobilita' nel pubblico impiego e ad avviare la riforma dei ministeri a cui aveva gia' pensato il suo predecessore Sabino Cassese.Tuttavia TizianoTreu, presidente dell' Aran, lo difende: &quot;Non si puo' imputare tutto a Urbani.Cassese aveva messo troppa carne al fuoco&quot;.Il ministro del Commercio estero,Giorgio Bernini, ha fatto parlare poco di se'.E' stato sorpreso dalla crisi di governo in mezzo al guado. Dopo aver commissariato l' Ice, raccogliendo unanimi consensi, non e' riuscito a completare il lavoro: fare la riforma di tutto il sostegno all' export italiano. Ma in questo frangente si e' trovato in buona compagnia.Nemmeno il ministro del Tesoro e' riuscito a condurre in porto la riforma della Sace, che era un' ambizione dei due precedenti governi.Ma Dini era concentrato su altre cose.L' introduzione del voto di lista per tutelare i piccoli azionisti delle imprese da privatizzare.Le regole per le dismissioni delle partecipazioni bancarie da parte delle fondazioni.E la nomina del direttore generale della Banca d' Italia: il posto che lui stesso aveva lasciato vuoto.Dini ha combattuto come un leone per farvi sedere sopra il direttore generale dell' Imi Rainer Masera.Ma soprattutto per impedire che lo conquistasse Tommaso Padoa Schioppa, considerato troppo amico di Ciampi. E' finita con la nomina di Vincenzo Desario.E il rischio di una gravissima crisi istituzionale. Molte critiche ha raccolto pure il ministro degli Esteri, Antonio Martino.La mancata soluzione del contenzioso con la Slovenia ha avuto pesanti ripercussioni e potrebbe avere conseguenze imprevedibili sull' allargamento a Est dell' Unione europea. C' e' chi sostiene che la nomenclatura dei diplomatici, legata ai vecchi apparati di potere, l' abbia volutamente distratto organizzandogli una raffica di missioni all' estero: 33 in soli sette mesi.Lui ha concluso invece con una raffica di nomine: nove ambasciatori. E le nomine sono state anche l' ultimo acuto di Mastella, il quale almeno pero' ha incassato durante il suo mandato un risultato politico: l' accordo con i sindacati sulla riforma del sistema previdenziale, che ha ridotto a un colabrodo la legge finanziaria. Dei suoi sette mesi al ministero del Lavoro forse non restera' altro.<table><TR VALIGN=TOP><TD ALIGN=LEFT><B></B></TD><TD ALIGN=LEFT><B></B></TD></TR></TABLE><p>&nbsp;</p>

Pitone
24-05-02, 18:01
Franco Gonzato di sinistra????? Se lo legge non so come reagisce.......

....... Franci eppure mi pareva tu abitassi dalle sue parti.... (vicentino). Ed e' una persona abbastanza nota

Billi
24-05-02, 19:43
Ragazzi ringrazio tutti (soprattutto Brunik) e mi scuso se non mi sono rivolto troppo bene ma quando si parla di Berlusconi si tende (quasi) sempre a superficializzare tutto, nel bene e soprattutto nel male, ma io questa volta avevo bisogno di robba buona.

Alberich non é che non ho voglia di faticare , é dieci giorni che mi sto rimbecillendo con questi caz... di motori di ricerca e non ci cavo un ragno dal buco.

Comunque ancora grazie e se quello che verrà fuori mi soddisferà, lo posterò qua.

Ah, dimenticavo: il tread non é ancora chiuso ed io ho ancora bisogno di notizie!

Alberich
24-05-02, 20:50
la Repubblica - Lunedì, 19 dicembre 1994 - pagina 1
di ALESSANDRA CARINI

PRIMO, DEVE ANDARE VIA ...

Paolo Sylos Labini spiega le ragioni della crisi: la finanziaria è stata fatta male e in fretta , il Presidente si è occupato solo dei suoi interessi

C' è un punto di rottura oltre il quale la buona situazione dell' economia reale italiana rischia di essere travolta da una crisi finanziaria? E se c' è che cosa fare per evitare che ci si arrivi? Con un marco a 1040 lire, tassi di interesse in aumento e una fuga di capitali che non si ferma, ma anche con un' economia in crescita, queste domande rimbalzano oggi sui mercati finanziari e tra i risparmiatori. Paolo Sylos Labini è uno dei nostri più autorevoli economisti. E' un tranquillo signore che ama definirsi un "laico di sinistra", spesso è stato impietoso nell' analisi degli errori dell' opposizione, dei suoi massimalismi. Ancora oggi rimprovera alla sinistra di non avere avuto la sua Bad Godsberg, la sua svolta riformista. E' anche un uomo dotato di passione civile: tutti ricordano le clamorose dimissioni dal ministero del Bilancio all' epoca in cui Salvo Lima era sottosegretario, la difesa della Banca d' Italia ai tempi degli assalti di un magistrato a Paolo Baffi. In questi giorni ha terminato un libro, un' analisi della crisi italiana, che è anche una critica spietata a Berlusconi, alla sua storia e al suo governo (uscirà dopo le feste presso Laterza). La risposta alle domande è netta: "L' unica via d' uscita ormai è che Berlusconi si dimetta nel più breve tempo possibile, nell' interesse del paese e, se dobbiamo credere a quanto afferma, della sua salute. I costi economici e non che stiamo sopportando sono causa sua: sono una prova empirica degli effetti disastrosi del tanto discusso conflitto di interessi. Sgombrato il campo da questo equivoco serve rimettere subito mano ad una manovra imponente, pari almeno ai 90.000 miliardi, che rimetta in carreggiata i conti pubblici". Professore, non sarà che lei è così drastico nel giudizio perchè la sinistra ha perso le elezioni? "Per carità. E' stato detto: ha vinto la destra. Magari fosse così. Io pensavo da tempo che un periodo di governo della destra avrebbe potuto essere utile al paese per accelerare le privatizzazioni e il risanamento della finanza pubblica, due operazioni tipicamente "di destra". La verità e che il governo non ha fatto nè l' uno nè l' altro perchè il suo leader non è né di destra né di sinistra: è interessato ai suoi affari, alle sue aziende, alle sue vicende penali". LE CONSEGUENZE ECONOMICHE DEL DOTTOR BERLUSCONI NON LE PARE di esagerare? In fondo la finanziaria è stata fatta e le contestazioni non sono venute certo dalla "destra". E poi ci sono state le opposizioni dentro la maggioranza, Bossi, la questione dei giudici e così via. "Guardi, qui si continua a dare la colpa all' eredità di Ciampi, alle intemperanze di Bossi, ai giudici, ai complotti della finanza internazionale, all' incompetenza e l' inesperienza dei ministri. Ma queste polemiche e queste risse probabilmente hanno aggravato la crisi, non l' hanno creata. All' origine della crisi c' è invece il rovesciamento di scala di priorità operato da Berlusconi proprio per difendere i suoi interessi" Si può spiegare meglio? "Quando il governo è stato formato e, è bene ricordarlo, il cambio era a 90O lire per un marco, i mercati internazionali e gli operatori avevano solo un' attesa: che si desse, netto, il segno che si intendeva proseguire nell' opera di risanamento della finanza pubblica. Ed invece niente di questo è stato fatto. Si è cominciato ad occuparsi di Rai, di giudici. Si è aperta una guerriglia contro tutte le istituzioni che contano: magistratura, Banca d' Italia, sindacati, giornali e perfino la presidenza della Repubblica. Questa guerriglia è costata al paese decine di migliaia di miliardi" Ma poi la finanziaria c' è stata. E l' opposizione è scesa in piazza contro i provvedimenti. Persino lei ha firmato un appello che invitava il governo a non desistere sulle pensioni. "E' vero, la finanziaria c' è stata. Ma è stata fatta in ritardo. E' stata preparata in fretta: poche settimane contro i tre mesi, o poco meno, dei tanti deprecati governi Amato e Ciampi." Va bene, però poi alla fine è uscita. Basta un ritardo per condannare una manovra? "Sì, basta quello a fare danni. Primo perchè tutti si sono resi conto che la finanziaria non era l' interesse prioritario del governo, o almeno del suo leader. Secondo perchè una manovra finanziaria non sta solo nel mettere nero su bianco i provvedimenti necessari ad attuarla. Bisogna anche che ci sia un lavoro di approfondimento delle misure necessarie, di ricerca del consenso, di messa a punto delle cose, anche all' interno del governo. Tutto questo non c' è stato e la legge finanziaria è nata male. E' vero che è squilibrata a danno dei lavoratori dipedenti: ma questo non è frutto di un disegno preordinato, è solo la conseguenza di una dannata fretta." Ma Berlusconi si lamenta che non l' hanno lasciato lavorare, che tutte queste polemiche hanno bloccato l' attività di governo. Non le pare che sia così? "Tutt' altro. Ha lavorato, eccome. Solo che lo ha fatto pensando ai suoi interessi". Professore, ma a questo punto che fare? Torniamo alla domanda dell' inizio. Secondo lei c' è il rischio di una crisi grave che travolga l' economia reale? "Sì, certo, il rischio c' è, anche se difficile collocare il punto di rottura. Guardi per esempio quello che è successo nel 1987, quando Wall Street crollò del 30 per cento in pochi giorni. Tutti gli economisti temevano che quello fosse l' inizio di una grande depressione. La depressione non ci fu e non ci fu neppure la recessione, che Guido Carli, fra gli altri, aveva giudicato probabile. L' economia reale continuò ad espandersi. La crisi finanziaria venne superata nel giro di tre mesi. Insomma la divergenza tra economia reale e finanziaria ci fu, ma durò poco. Probabilmente se fosse durata di più la stessa economia reale ne sarebbe stata travolta." Quali sono i punti di fragilità maggiore, dove insomma un equilibrio rischia di rompersi? "Sono diversi. Per primo i tassi di interesse e finanziamenti bancari e azionari alle imprese che sono la cinghia di trasmissione tra economia finanziaria e reale. Se si va avanti di questo passo ci può essere una stretta, ed anche feroce. Secondo, l' andamento del dollaro: se prosegue la svalutazione della lira c' è il rischio di avere un aumento dell' inflazione importata". Come evitare una rottura? "Bisogna tenere a mente gli insegnamenti che si ricavano dall' esperienza del governo Berlusconi". E cioè? "Primo, che quello del conflitto di interessi non è solo un problema etico: è un problema di grande rilevanza economica e politica. Per il futuro sarà bene mettere in chiaro regole per evitare che questa situazione si ripeta. Secondo, che debito pubblico e deficit rischiano di avvitarsi in una spirale infernale. Perciò si deve subito preparare la legge finanziaria del 1996 che contenga una manovra molto forte: almeno nell' ordine dei novantamila miliardi." Come fare a trovare una cifra simile in questa situazione? "Innanzitutto bisogna operare sulle spese. Poi, certo, bisognerà agire anche sulle entrate non escludendo, come qualsiasi leader politico responsabile farebbe, anche aumenti dell' Irpef" Lei dice le spese. Ma quali spese e come? "Ci sono alcune grandi aree sulle quali agire: previdenza, assistenza, sanità e trasferimenti agli enti locali." Ma tagli di questa entità non presuppongono l' abolizione dello Stato sociale? Sarebbe questa una ricetta di "sinistra"? "No certo. Non dico che lo Stato sociale debba essere abolito. Va solo reso più snello ed anche più robusto per le fasce più deboli. La prossima legge finanziaria deve essere l' occasione per avviare la riforma dello Stato sociale, che ormai è diventata comunque necessaria" E come? Proprio le ultime vicende insegnano che né i partiti di opposizione né i sindacati avevano progetti alternativi. Non è così? "Tutt' altro. I partiti di opposizione e i sindacati di progetti ne avevano fin troppi. Quello che dovrebbe fare un nuovo governo è elaborare un progetto unitario ben definito nelle linee essenziali di riforma dello Stato sociale. Ad esso deve essere accompagnata una riforma istituzionale e delle autonomie locali". Crede che i sindacati accetterebbero una simile manovra? "Credo a quello che ho visto in questi anni. La manovre di Ciampi e di Amato, ben più dure di queste, non provocarono disordini di piazza. Pochi pensavano, al tempo dell' accordo sul costo del lavoro, che i sindacati avrebbero accettato la rinuncia a qualsiasi forma di scala mobile. Eppure questo è avvenuto: grazie alla saggezza delle parti sociali,all' abilità del governo e, bisogna dirlo, alla sua credibilità rispetto alle parti sociali stesse"

Alberich
24-05-02, 20:51
la Repubblica - Giovedì, 15 dicembre 1994 - pagina 1
di GIOVANNI VALENTINI

SULLA PELLE DEL PAESE

ALLA prova dei fatti. Fin dall' esordio di questo governo, pur avendo già manifestato ampiamente critiche e riserve sull' incarico a Silvio Berlusconi, sostenemmo che andava giudicato comunque alla prova dei fatti. E i fatti, appunto, a sette mesi di distanza, sono purtroppo sotto gli occhi di tutti. La crisi politica, con il logoramento all' interno della stessa maggioranza. La crisi istituzionale, con lo scontro fra potere politico e potere giudiziario. La crisi economica e finanziaria, con la caduta della lira e dei titoli di Stato sui mercati internazionali. Il tutto in un contesto di degrado generale nei rapporti pubblici che non ha risparmiato neppure le massime cariche istituzionali, dal presidente della Repubblica Scalfaro alla presidente della Camera Pivetti. A questo punto, la crisi di governo è virtualmente aperta e rischia di trasformarsi in un gioco al massacro sulla pelle del Paese. Attratta fatalmente dalla logica del tanto peggio tanto meglio, la maggioranza non esiste più, è allo sbando, mentre una nuova maggioranza politicamente definita ancora non c' è. Il caso più sintomatico e paradossale è senz' altro quello della legge finanziaria, attualmente in discussione a palazzo Madama, laddove il polo di centro-destra ha scelto la tattica dell' ostruzionismo alla rovescia, mantenendo gli emendamenti al testo del governo e quindi remando contro se stesso. La verità è che le riserve e le critiche iniziali sul conto di questo governo, scambiate a volte per pregiudizi negativi, si dimostrano ormai più che fondate. Attraverso il conflitto d' interessi, l' incompatibilità tra Berlusconi impresario tv e capo del governo è emersa in tutta la sua evidenza. L' ASSALTO della maggioranza alla Rai ha ottenuto l' effetto di accantonare il problema della concentrazione televisiva e perfino la questione del "blind trust" che il presidente del Consiglio s' era impegnato a risolvere quando assunse l' incarico. Dal terreno minato dell' informazione a quello giudiziario, la tensione con la magistratura è andata via via crescendo fino a culminare nelle dimissioni a catena di Di Pietro, del giudice Valente e in quelle annunciate dagli ispettori ministeriali. Ma non è certamente un caso che l' ex imprenditore Berlusconi, favorito in passato dal vecchio potere politico a colpi di decreti "ad personam" e leggi su misura, abbia finito per entrare in conflitto con la giustizia: si può ben dire, anzi, che Berlusconi non viene inquisito perché è presidente del Consiglio, come lui stesso tende a insinuare, ma al contrario che è entrato in politica per chiudere con il passato. E non è un caso che proprio sul nodo della giustizia sia esploso il contrasto all' interno della maggioranza, con la mozione della Lega contro il governo poi trasformata in un' interpellanza. L' altro vizio originario, anch' esso denunciato esplicitamente a suo tempo, consiste nell' eterogeneità congenita di questa maggioranza, inficiata dalla reciproca incompatibilità fra An e la Lega. Ha certamente ragione l' onorevole Fini quando avverte, come ha osservato nei giorni scorsi per esorcizzare il pericolo del cosiddetto ribaltone, che "c' è una differenza tra maggioranze aritmetiche e politiche". Solo che l' argomento gli si rivolta contro come un boomerang, perché è proprio la maggioranza attuale ad apparire più aritmetica che politica, una somma di voti più che una vera alleanza, un cartello elettorale più che una coalizione di governo: dalla polemica sul fascismo al dissenso sul federalismo, tutti ricordano ancora che Bossi e Fini avevano cominciato a litigare ancor prima che si apprestassero le urne. Per superare davanti agli elettori quelle divergenze, il polo di centro-destra fu costretto a diventare bicefalo, presentandosi con due etichette e due nomi diversi: Polo della libertà al Nord e Polo del buon governo al Sud. Raccolse in totale circa diciotto milioni di voti contro gli oltre diciannove delle opposizioni nel loro complesso. E seppure premiato nell' assegnazione dei seggi dal sistema maggioritario, risultò comunque un polo dimezzato, in maggioranza alla Camera e in minoranza al Senato. Tant' è che le diverse componenti formarono poi gruppi parlamentari separati, sia a Montecitorio sia a palazzo Madama. La stessa "premiership" di Silvio Berlusconi, esibita oggi come un' icona, non rappresentò un obiettivo comune della campagna elettorale e maturò all' indomani delle elezioni. "Mai al governo con i fascisti", andava ripetendo allora Bossi sulle piazze lombarde, e anche "mai Berlusconi capo del governo". A quel tempo, il leader leghista non rinunciava neppure a sbandierare i trascorsi del presidente del Consiglio nella P2, per rafforzare la propria ostilità alla candidatura del Cavaliere a palazzo Chigi. E' legittimo ritenere, perciò, che una buona parte dei voti raccolti dal Carroccio il 27 e 28 marzo fossero contrari all' intesa con il partito di Fini e anche all' avvento di Berlusconi alla guida del governo. Fatto sta che adesso la maggioranza entra in crisi per la sua debolezza e la sua fragilità, più che per la forza dell' opposizione. La parola torna quindi al Parlamento. Prima di sciogliere le Camere e richiamare gli elettori alle urne, il capo dello Stato ha il dovere di accertare se esiste un' alternativa praticabile. E' la Costituzione che lo impone. Ed è la stessa Costituzione a stabilire che il presidente del Consiglio deriva la sua legittimità dall' incarico che gli affida il presidente della Repubblica, prima ancora di chiedere ed eventualmente ottenere la fiducia delle Camere, non già da una presunta investitura popolare. Qualsiasi itinerario diverso sarebbe, questo sì, un ribaltone. Qualsiasi scorciatoia o tentazione plebiscitaria provocherebbe un rovesciamento istituzionale, una rottura democratica, un "vulnus" dell' ordinamento repubblicano. Soltanto un governo di tregua o di garanzia, con una maggioranza aperta alle forze disponibili, può riportare il Paese alle urne dopo aver fronteggiato l' emergenza economica e introdotto nuove regole per assicurare una competizione elettorale più equilibrata.

Red River
25-05-02, 11:29
Originally posted by Raspadura
Impossibile, l'Ungheria nn era qualificata per i mondiali, al limite la Bulgaria...

Sì, è vero, la Bulgaria...

Billi
25-05-02, 13:25
Ma possibile che nessuno posti qualcosa, anche poco, di positivo?

Libero, ma 'n do sei?!

Alberich
25-05-02, 13:30
Originally posted by Billi
Ma possibile che nessuno posti qualcosa, anche poco, di positivo?

Libero, ma 'n do sei?!

beh, noi si posta ciò che si trova... un motivo di tutte queste critiche ci sarà.

Franci (POL)
26-05-02, 11:59
Ma questoi non era il Forum dei sondaggi? Non è che questo thread starebbe meglio nel Principale (o nel Forum Ulivo)?
Mah... :rolleyes:

C&C
Franci

Billi
26-05-02, 13:42
Originally posted by Franci
Ma questoi non era il Forum dei sondaggi? Non è che questo thread starebbe meglio nel Principale (o nel Forum Ulivo)?
Mah... :rolleyes:

C&C
Franci


Forse hai ragione, qualcuno saprebbe spostarlo? E sopratutto qualcuno sa scrivere qualcosa in merito?

Saluti