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Josto
25-05-02, 11:05
DENUNCIATO PER MOLESTIE A 100 ANNI

CAGLIARI. Forse lo ha ringalluzzito il fatto di essere riuscito a raggiungere il ragguardevole traguardo del secolo di vita. Sta il fatto che un vecchietto di 100 anni (li compirà il prossimo mese di giugno) E. P., è stato denunciato per atti osceni dagli agenti della polizia di stato del commissariato di Sant'Avendrace. Secondo l'accusa, l'uomo avrebbe invitato una giovane che passeggiava in via Arno ad avere un rapporto sessuale con lui. E per convincerla le avrebbe mostrato le sue parti intime.
L'episodio, secondo la polizia, è avvenuto lo scorso 16 maggio e al termine delle indagini degli uomini si è dovuto passare inevitabilmente alla denuncia.
In base alla ricostruzione degli inquirenti, la giovane sarebbe stata fermata per la strada dall'arzillo centenario che era seduto al piano terra della sua abitazione. Il vecchietto le si sarebbe avvicinato e avrebbe cominciato a masturbarsi. Quindi l'avrebbe invitata a entrare in casa per una serata d'amore. A questo punto la giovane (che è anche assistente geriatrica) avrebbe chiamato i familiari. E. P., infatti, vive assieme alla figlia e ad altri parenti. A questi avrebbe raccontato delle avances ricevute e subito si sarebbe recata presso gli uffici del commissariato di Sant'Avendrace per presentare una denuncia. Ed evitare, così, che fatti del genere possano ripetersi.
Da qui la denuncia per atti osceni nei confronti di E. P.. Il quale dopo le formalità di rito in commissariato è stato riaccompagnato a casa.

ALLA SARDEGNA RECORD DELLA SPESA DEI FONDI EUROPEI

La Sardegna dà un colpo di acceleratore alla spesa dei fondi Ue. Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Economia, la Regione ha utilizzato nel quarto trimestre del 2001 il 104% dell’obiettivo programmato. Quasi un record, se si pensa che la media delle altre regioni dell’Obiettivo 1 raggiunge il 70% con punte minime in Sicilia del 13% e in Molise del 47,9%. Risultati più positivi invece per Campania, Puglia e Basilicata che toccano quota 70%. In pratica la Sardegna, oltre a staccare di decine di punti percentuali le altre regioni, è riuscita a a superare anche le proprie previsioni di spesa. Soddisfatto il presidente della Giunta regionale, Mauro Pili: «Essere la prima regione dell’Obiettivo 1 per la spesa europea rappresenta un importante segnale per la credibilità della istituzione regionale».

QUATTRORUOTE: DA NOI LE STRADE PIU' BELLE D'ITALIA

Strade sarde in testa alla classifica di Quattroruote. Se il giudizio non è riferito alla qualità di una viabilità che nell’Isola, inutile negarlo, lascia alquanto a desiderare in termini di sicurezza, almeno le “stelle” arrivano per la loro bellezza. Non a caso gli occhi degli esperti della prestigiosa rivista automobilistica sono caduti su due litoranee mozzafiato: la statale Sulcitana che collega Chia a Teulada e la strada che unisce Marina di Arus e Piscinas. Un giudizio dunque lusinghiero, e una premiazione resa ancor più prestigiosa se si pensa che la redazione di Quattroruote ha scelto come strada più bella d’Italia la statale Cassia e in particolare il tratto tra Siena e Bolsena. Seguita dalla statale di Passo Sella tra Selva di Val Gardena e Canazei, nel suggestivo scenario delle Dolomiti. Con un terzo posto assegnato al “giro” dell’Etna circondati dalle lave.
Insomma, nel podio la Sardegna entra di diritto con il suo meridione. Ed in particolare con la costa sud-occidentale e con quella occidentale. Due zone baciate dal mare cristallino e due arterie da cui l’automobilista può contemplare scenari da brivido per colori e suggestioni. Dopo le dune di Chia e la costa bassa, la Sulcitana comincia ad arrampicarsi sulla montagna. Sotto lo strapiombo: con il mare blu cobalto e la scogliera che passa dal rosa del granito al nero della “lavagna” di Capo Malfatano che brilla quando il sole, al tramonto, invia i suoi potenti raggi obliqui sulle pareti di roccia. Oppure verso Piscinas, nel regno delle “colline di sabbia candida”, quelle dune monumentali che ti costringono ad una sosta tanto sono belle. (a. pi.)

MANNUZZU TRADOTTO IN LIMBA PER LA "PAPIROS"

Èda poco in libreria Natalinu su famadu, la traduzione in sardo di Il famoso Natalino, libro per ragazzi di Salvatore Mannuzzu, edito da Laterza (collana ”Narrativa per la Scuola”, a cura di Davide Rondoni) nel 1998.
Salvatore Serra è riuscito molto bene a bortare in sardu - per l’editrice nuorese Papiros di Diego Corraine - un libro in apparenza di facile interpretazione, ma in realtà complesso e delicato. È la storia fantastica di uno strano bambino i cui pregi e difetti si prestano meravigliosamente ad uno sgargiante ventaglio di simbologie: alto due palmi, venuto al mondo, il giorno di Natale, con denti e barba, ha una rondine, Silvia, per amica e un Topo Solitario per nemico. Il famoso Natalino se ne va in giro per il mondo a fare sfoggio delle sue doti innate: prima fra tutte la sua bravura di pescatore subacqueo, di prestigiatore, ballerino e fotografo; un fotografo strano, a dire il vero, perché nelle sue foto non compaiono le cose che lui riprende, ma altre mai viste, forse inesistenti o venute da chissà quale pianeta.
Alla fine, questo bambino prodigioso, dopo aver conosciuto personaggi straordinari - come l’extraterrestre con la sua astronave che va a miele, il cavallo a dondolo Manuele, il gatto Soriano, l’oca di cui rischia di diventare marito, la sardina gigante - scompare ad un tratto, scegliendo la via del cielo, appeso al filo di un aquilone e scortato dalla sua rondine fedele.
Dopo aver letto in italiano la storia di questa vita fantastica che corre, come l’astronave che va a miele, nella bella prosa di Mannuzzu, si affronta la traduzione con un certo timore perché, si sa, il piacere di leggere un bel libro è dato almeno al cinquanta per cento dalla bontà della sua scrittura. In altre parole, si potrebbe pensare: riuscirà la più antica delle nostre lingue, così forti, a volte, e sonanti, a trasferire nei propri stilemi l’incanto di una storia che può essere anche il suo rovescio? A quanto pare ci è riuscita, se la traduzione di Salvatore Serra è piaciuta, a quanto mi risulta, anche a Salvatore Mannuzzu.
Il segreto del successo della traduzione non sta soltanto nel fatto che Serra ha seguito fedelmente l’articolazione sintattica dell’opera in italiano (la stessa punteggiatura è rigorosamente rispettata, a parte l’uso “alla spagnola” del punto interrogativo rovesciato, non del tutto “in sintagma” con la struttura linguistica dei vari idiomi regionali), ma anche nell’aver scelto quella formula di “lingua parlata” che più si adatta ad ogni tipo di narrazione, soprattutto a quella destinata ai bambini e ai ragazzi. Ai quali ha pensato anche Pia Valentinis impreziosendo il libro di belle illustrazioni.
Le ultime sedici pagine dell’opera originale, dedicate ad un laboratorio di lettura e scrittura a cura di Anna Maria De Ruggieri, mancano in Natalinu su famadu: non sono state tradotte forse perché del racconto venga privilegiata la chiave narrativa che rappresenta, in fondo, la sua peculiarità.

Franco Fresi