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Dragonball (POL)
26-05-02, 14:51
Dal Corriere della Sera di oggi:

Brescia, cuore ligure con un’anima celtica
Le origini della città risalirebbero al Tremila avanti Cristo. L’influenza dei Romani e lo spirito cattolico


BRESCIA - «Brescia è nata da un insediamento di Liguri, probabilmente già tremila anni prima di Cristo; non a caso, il colle che la sovrasta si chiama Cidneo: come Cidno, il re di quella errante e fantasiosa tribù che lasciò il mare per conquistare la terra. Andarono in cima al monte, erano pastori e contadini. Scavando vicino al ponte levatoio lungo il fossato superiore del Castello, nell’800 si trovarono frammenti di oggetti di terracotta e di ferro. Il nome Brescia deriva da "Brig", la cui probabile radice ligure, "Bric", significa "montagna tagliata a picco". Noi bresciani ci sentiamo, tuttavia, soprattutto discendenti dei celti: precisamente dai celti Cenomani, che cinque secoli prima di Cristo si insediarono anche loro sulla cima del colle: avevano capanne di legno, di paglia e di frasche intonacate d’argilla; e dal colle avevano cominciato anche a scendere, se, di loro, si è trovato qualcosa ai suoi piedi: e probabilmente era un mercato. E questo è tutto: punto e basta». Così Attilio Mazza, appassionato di storia patria, senza concedere niente alla leggenda: «Il bresciano è pragmatico, industrioso e pratico. C’è un testo fondamentale, "la Masera da bé", la massaia per bene, scritto nel ’500 e finalmente rivalutato; è la storia di una donna con la testa sul collo, si può benissimo leggere come il manifesto dell’identità bresciana: concretezza, e religione dei soldi. I soldi intesi non come accumulo, ma come affrancamento dalla miseria e dalla necessità».
Neanche sotto tortura un bresciano sarebbe disposto ad ammettere di essere nato da un dio fuggiasco, da un maga, da due orfanelli allevati da una cerva, una lupa. Insiste Mazza, cocciuto: «E siamo ancora così. Negli anni ’80, due nostri politici incarnavano perfettamente la "Masera da bé". Li chiamavano Marta e Maria: uno affarista, l’altro operoso. Erano Giovanni Prandini e Mino Martinazzoli».
Caspita. E altri ragni dal buco, non cavi. Assicura un signore, che pretende l’anonimato: «Questa è una città senza memoria. Al massimo, qui si ricordano persone e fatti dal ’700 a oggi». Allora, provi a venire un po’ avanti col tempo. Storia romana, per dire. Polibio racconta che, 225 anni prima di Cristo, i Cenomani si allearono con Roma contro i Galli invasori, ricavandone l’ampliamento del territorio e l’accrescimento del loro prestigio presso le adiacenti vallate. In seguito, i romani li riconobbero «socii federati», addirittura alleati: col delicatissimo compito di controllare le popolazioni settentrionali, spesso dedite alla rapina, e quelle che tentavano di penetrare in Italia attraverso i valichi alpini.
Di testimonianze romane, Brescia trabocca: in Lombardia, non c’è nessuna città con altrettanta mole di marmi, mosaici, busti, sarcofaghi, iscrizioni e sculture di enorme interesse. Ad esempio, la «Vittoria alata», una delle rare statue di bronzo rimaste quasi intatte nel tempo, realizzata con il metodo della fusione a cera persa, un secolo dopo Cristo, non è forse il simbolo di questa città?
Dice niente, ai bresciani, la stupenda signora? Risponde l’anonimo, e il suo tono è sarcastico: «È una cosa che tocca soltanto un’élite di raffinati e di colti. Il 20 luglio 1826, durante gli scavi voluti dall’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Brescia, insieme con altri preziosi reperti, emerse dal "capitolium", cuore politico e religioso della città in epoca flavia. Si capì subito che si trattava di un capolavoro, in suo onore si allestì una sfilata. La gente gremiva i bordi delle strade dove la "Vittoria" passava su un carro bardato e infiorato. Fu restaurata; come si sa, adesso è uno dei pezzi più ammirati del Museo di santa Giulia.
Dopo la sfilata, però, i bresciani l’hanno perduta di vista: pare che a loro non dica granché. Il Comune ne fa dono, in copia naturalmente ridotta, ai grandi personaggi che vengono in visita. E ancora si ricorda un episodio, fra l’eroico e il patetico. Negli anni ’50, il sindaco Bruno Boni fu avvertito che su un treno speciale sarebbe passato il Negus Ailé Selassié; e che il treno avrebbe fatto una brevissima sosta anche a Brescia. Boni si precipitò alla stazione con la statuina e la fascia tricolore, ma il treno gli sfrecciò sotto il naso senza fermarsi. Fra i presenti, l’immagine del sindaco che rimane di stucco tenendo alta la "Vittoria" e i lunghi capelli sollevati dalla corsa del treno, è un ricordo indelebile».
Dunque, neanche la bella «Vittoria», che tanto affascina i numerosissimi e attenti visitatori del Museo di santa Giulia, tocca il cuore dei cittadini bresciani, orgogliosamente identificati nella loro «Masera da bè» che, oltre alla religione dei soldi, in grandissimo conto tengono anche la religione cattolica. Infatti Mazza, immediato: «Abbiamo avuto anche un Papa». Se è per questo, ne ha avuto uno anche Bergamo. E lui, piccatissimo: «Roncalli non era di Bergamo, era bergamasco. Montini è di città, e per giunta di grande famiglia».
Precisa l’anonimo narratore: «La nostra religiosità si può spiegare dal fatto che, già nei primissimi tempi del cristianesimo, Brescia era zeppa di chiese: per riguardo ai romani, che abitavano il centro, furono costruite tutte al di là delle mura.
Sotto quella di sant’Angela Merici, in via Crispi, fuori porta Matolfa, sulla via Cremonese, c’è ancora qualche residuo di quella di san Faustino "ad sanguinem", che, insieme a Giovita, fondò la prima comunità cristiana di Brescia, di cui sono diventati patroni. Sulle pendici dei Ronchi, non è invece rimasto più niente di quella edificata dal primo vescovo della città, Ursicino, sulla tomba del martire sant’Apollonio; né di quella di sant’Andrea, edificata sul sepolcro del vescovo Filastrio, forse la prima cattedrale della città; e neppure della basilica intitolata "Concilium Sanctorum", nella quale erano custodite le reliquie dei Quaranta Martiri che Gaudenzio portò da Sebaste. E poi c’erano monasteri e conventi: ce n’erano così tanti, che forse erano più gli uomini e le donne reclusi che quelli di fuori».
Il primo patrono di Brescia fu comunque Apollonio, vescovo esule e martirizzato. Nell’anno Mille, il vescovo Goffredo di Canossa volle donare la testa e un braccio del santo a suo fratello Tedaldo, feudatario potente, ingordo di castelli e reliquie. Racconta il monaco Donizone, contemporaneo e biografo della contessa Matilde, che mentre Goffredo tagliava a pezzi il corpo di Apollonio, per spartirlo con suo fratello Tedaldo, ne sgorgò sangue vivo. Superato il raccapriccio, le reliquie partirono per Canossa».
Conclude Mazza, secco e puntuto: «Tedaldo non ebbe in regalo neanche un dito del primo protettore di Brescia. La verità è che si portò via metà del santo, e buonanotte: i Canossa erano noti, come razziatori di reliquie».
Distratti sulla loro nascita lo saranno adesso, i pratici e concreti bresciani; benché tanta vaghezza non concordi affatto col documento datato l’anno 1488, il più antico sulla tutela del proprio passato, dove il Consiglio di Città obbligava i cittadini a «conservare le pietre lavorate e scritte», e a murare le più rappresentative sulla facciata delle Carceri e del monte di Pietà, aperte su piazza della Loggia. Dimentichi delle loro origini, forse (se è vero); benché non si trovi nessuno, né bambino né vecchio, né mendicante né figlio di mamma, che non si illumini d’orgoglio nominando «Santa Giulia», lo stupendo Museo della Città.
Col nome di monastero di san Salvatore, fu voluto da Ansa, la moglie del re longobardo Desiderio, nel 753. Lo edificarono a fianco del «Capitolium», al foro e al teatro di epoca romana. Lo affidarono alla loro figlia Anselperga. Lo dotarono di terre e castelli: da Cremona alla Campania.
Restaurato da poco, e restaurato benissimo, è un complesso immenso e stupefacente: chiese e chiostri, biblioteche e monumenti, magazzini per le derrate e ospizi per i pellegrini. Affrescato, dipinto, colmo di sculture, pitture, opere di rara oreficeria, mosaici bizantini, reliquari. Il suo oratorio, dedicato a santa Maria in Solario, è una suggestiva e commovente costruzione romanica in pietra biancorosa. Gli archi del piano inferiore poggiano su un’ara romana dedicata al dio Sole, da dove probabilmente deriva la denominazione Solario. Una scaletta porta al piano superiore, mirabilmente affrescato.
Al centro, fiabesco e imperioso «totem», in una teca di cristallo, la preziosissima e leggendaria «Croce di Desiderio»: ad uso processionale, datata verso la fine del secolo VIII. In lega metallica su struttura di legno, alta più di un metro, su tutti i lati incastonata a rilievo e a tappeto con 212 fra cammei, gemme, pietre vitree e dure di epoca romana. Cose mai viste, nel resto della Lombardia.



L’etimologia

L’ORIGINE LIGURE Il nome Brescia deriverebbe da «brig», la cui probabile radice ligure, «bric», significa «montagna tagliata a picco»
LA RADICE INDOEUROPEA
La radice potrebbe anche essere indoeuropea «brg/berg/brig», che indica un luogo «elevato o fortezza, ed è riconoscibile anche in numerose altre città su alture, come Bergamo o Bressanone (in tedesco: Brixen) e, all’estero, Bergen in Norvegia o Pergamo in Turchia. Dalla stessa radice deriva il nome del dio celtico Bergimo

cuoreverde
27-05-02, 21:57
A scuola ho studiato la Storia di Brescia e ricordo che l'origine etimologica derivava dal voicabolo CELTICO 'Brik' (culmine).
Reminiscenze......

ciaocuoreverde

cuoreverde
27-05-02, 21:57
A scuola ho studiato la Storia di Brescia e ricordo che l'origine etimologica derivava dal vocabolo CELTICO 'Brik' (culmine).
Reminiscenze......

ciao

cuoreverde

Oli
28-05-02, 00:07
Indipendentemente da tutto, brescia è la mia città, quindi la migliore del mondo!!!!!!

;) ;) ;) ;)

cuoreverde
28-05-02, 22:01
Viva la nòstra Brèsa

;) cuoreverde

DD
28-05-02, 22:06
Brescia.Dio mio che schifo di citta',sembra di stare ad Algeri.....il carmine,la stazione.........una fogna.
Brescia-Africa(come Genova:D ,forse peggio)

cuoreverde
28-05-02, 22:38
Oxford o Cambridge?

Oli
29-05-02, 00:11
Originally posted by DD
Brescia.Dio mio che schifo di citta',sembra di stare ad Algeri.....il carmine,la stazione.........una fogna.
Brescia-Africa(come Genova:D ,forse peggio)

Potrei essere poco educato nella risposta dopo questo post....

:mad: :mad: :mad: :mad: