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Visualizza Versione Completa : Napoli e Genova - Repressione, una decisione sovranazionale



Roderigo
27-05-02, 12:14
Caro Bertinotti, sono una persona certamente incompetente, però mi ha colpito molto il fatto di Napoli dove vengono arrestati dei poliziotti (che, se hanno ecceduto, trovo sia giusto richiamare, ma arrestare…), mentre chi distrugge città e crea caos in tutti i modi possibili viene rilasciato. Si chiederà perché le scrivo. Il motivo è che vorrei avere un suo onesto e coscienzioso parere al riguardo. Non sono una politicante però sono sicura che lei mi saprà spiegare come sono andate le cose.
Valeria Pascoletti Treviso


Caro Bertinotti, sono una persona certamente incompetente, però mi ha colpito molto il fatto di Napoli dove vengono arrestati dei poliziotti (che, se hanno ecceduto, trovo sia giusto richiamare, ma arrestare…), mentre chi distrugge città e crea caos in tutti i modi possibili viene rilasciato. Si chiederà perché le scrivo. Il motivo è che vorrei avere un suo onesto e coscienzioso parere al riguardo. Non sono una politicante però sono sicura che lei mi saprà spiegare come sono andate le cose.

Valeria Pascoletti Treviso


Liberazione 26 maggio 2002
http://www.liberazione.it

Roderigo
27-05-02, 12:15
Cara Signora Pascoletti, le sue domande sono più che legittime e non derivano certo da una sua incompetenza. In effetti a Napoli, prima, e a Genova, poi, sono accaduti fatti di entità e di gravità nuova e inconsueta, della cui portata non è quindi facile rendersi pienamente conto, a meno di non essere stati fisicamente presenti sul posto, anche perché i mass-media hanno lungamente cercato di oscurare, di deviare o addirittura capovolgere la corretta interpretazione di quei fatti e il conseguente ordine di responsabilità.
Soffermiamoci per ora su quanto accadde a Napoli il 17 marzo del 2001. In quell'occasione abbiamo assistito alla messa in scena e alla pratica di una violenza generale da parte delle forze dell'ordine nei confronti dei manifestanti e della popolazione. Parlo di "violenza generale" per almeno tre ordini di motivi. Il primo riguarda il fatto che essa era del tutto ingiustificata rispetto al comportamento dei manifestanti, quindi non rispondeva ad una scelta repressiva specifica di comportamenti illeciti. Il secondo si riferisce al fatto che tutti quelli che si trovavano a portata di tiro vennero colpiti, sia che si trattasse di manifestanti che tentavano una qualche resistenza a mani nude o con scudi di plastica, sia che fossero del tutto inermi e magari per terra, sia che si trovassero a passare di lì per puro caso. Il terzo motivo è forse quello più grave e consiste nel rastrellamento operato, su precisi ordini dall'alto, dalla polizia negli ospedali, il trasferimento dei feriti nella caserma Raniero, le umiliazioni e i pestaggi cui questi sono stati sottoposti. Come lei ben capisce non siamo di fronte ad un qualche pur deprecabile eccesso, ma ad un piano preordinato, che ha delle responsabilità su cui tornerò.

Grazie ai nostri giovani, ai dirigenti e ai parlamentari del nostro partito presenti a quella manifestazione, abbiamo potuto raccogliere preziose testimonianze visive e orali, che abbiamo poi raccolto in un "Libro bianco" che abbiamo consegnato alla Magistratura. Il lavoro di quest'ultima è stato reso difficile dall'ostruzionismo praticato da diversi responsabili dello Stato. Dopo 13 mesi si è giunti all'incriminazione di alcuni agenti e all'ordinanza di messa agli arresti domiciliari. Non si è proceduto, cioè, a nessuna incarcerazione ma si è dato corso a un provvedimento con l'intenzione di impedire che tali atti potessero essere ripetuti e che venissero inquinate le prove. Il tribunale del riesame ha disposto successivamente la scarcerazione sulla base della convinzione che gli agenti non sarebbero stati ricollocati nell'esercizio delle loro funzioni fino al termine dell'iter processuale. Così come sappiamo non è stato. Essi sono stati immediatamente reintegrati e gli esponenti della maggioranza di governo hanno dato fiato ad un'ulteriore opera di denigrazione della magistratura.

Oggi, dal momento che si può leggere la sentenza depositata dal Tribunale del riesame, si vede che esso non nega affatto la validità delle accuse, ritiene cioè plausibile - e la parola definitiva spetterà ovviamente al processo - che siano state compiute violenze contro i manifestanti.

A Genova è successo ancora di peggio. La violenza generale sperimentata a Napoli, qui è stata preparata con la sospensione dei diritti dei cittadini e della democrazia, con la divisione militare della città, con il sequestro degli spazi urbani. Qui la violenza è stata esercitata per un tempo più lungo, ha portato all'assassinio di un giovane, ai massacri della caserma Bolzaneto e della scuola Diaz. Sulle specifiche responsabilità di questi fatti la magistratura sta attivamente indagando. Ci auguriamo che il suo lavoro non conosca intralci.

Già oggi qualcosa diventa più chiaro. Ad esempio il fatto, di assoluta gravità, che la giustificazione del pestaggio selvaggio operato nella scuola Diaz, basata su una presunta sassaiola contro auto della polizia e di un presunto tentativo di accoltellamento di un agente da parte di un giovane, si rivela priva del tutto di fondamento, stando alle indagini e agli accertamenti ufficiali. Siamo quindi di fronte alla costruzione di falsità per coprire il comportamento tenuto dalle forze dell'ordine. Non le pare che siamo del tutto al di là di qualunque regola di uno stato democratico?

Se verrà distribuito nelle sale cinematografiche o nelle reti televisive, cosa che vivamente mi auguro, il bellissimo film di Francesca Comencini Carlo Giuliani, ragazzo, le consiglio di andarlo a vedere. Potrà quindi sentire un punto di vista, quello della madre di Carlo, Heidi, che con grande coraggio e forza d'animo rivive interiormente quella giornata, che delinea una nuova interpretazione dei fatti, aiutata da uno straordinario supporto di immagini documentarie. Guardando quel film si può nutrire il più che solido dubbio che le versioni ufficiali fin qui fornite sulla morte di Carlo Giuliani, siano distorte, per non dire false. Guardando quel film si comprende come le violenze dei Black Blok fossero estranee e contrapposte a tutto il resto dei partecipanti al corteo. Come le azioni dei primi fossero servite da pretesto per scatenare una violenza senza precedenti su tutti. Come le sevizie alla Bolzaneto e i bestiali pestaggi alla Diaz non siano state il colpo di testa di qualche funzionario in cerca di protagonismo, ma un'articolazione di un piano repressivo già deciso.

E' compito della Magistratura fare emergere le verità. Abbiamo fiducia nel suo lavoro e non vogliamo sostituirci ad essa. Ma abbiamo il dovere e la possibilità di avanzare sin da ora un'ipotesi politica di interpretazione. Tra Napoli e Genova corre un unico filo, anche se i fatti successi in questo secondo caso sono ancora più gravi. Eppure tra un fatto e l'altro si forma un diverso quadro politico e un diverso governo. Prima c'era il centrosinistra, poi il centrodestra. Quindi vi deve essere una logica superiore agli stessi schieramenti politici, ai governi, ai singoli ministri, come agli alti funzionari. Questo non significa assolvere le responsabilità di ciascuno, ma collocarle nella loro esatta dimensione. Penso quindi che la decisione di attuare una repressione feroce nei confronti di tutte le manifestazioni di opposizione alla attuale globalizzazione e ai suoi organi di governo, sia sostanzialmente decisa a livello sovranazionale. Questa logica, a sua volta, non è che un aspetto specifico di quel generale stato di guerra permanente e infinita nella quale da tempo viviamo, che si abbatte su interi popoli o si materializza in violenti atti repressivi contro chi mette concretamente in dubbio il dominio delle classi dominanti.

Come lei può ben vedere, la nostra analisi non porta ad annacquare le singole responsabilità, ma evita di considerare come unico colpevole qualche agente di polizia particolarmente violento. Anzi a tutti gli agenti e gli operatori delle forze dell'ordine diciamo che essi devono evitare l'alternativa comunque perdente di essere strumento o vittima. Questo significa non solo bandire la violenza come mezzo di esercizio delle proprie funzioni, ma anche diventare protagonisti di una nuova concezione della democrazia e del ruolo dello stato, in difesa dell'allargamento dei diritti dei cittadini, compreso quello di fare sentire la propria voce contro quei processi di globalizzazione che rendono tutti più poveri e più deboli.

Fausto Bertinotti.

Liberazione 26 maggio 2002
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