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Visualizza Versione Completa : Milano: "Da Tiepolo a Canova"



Österreicher
02-06-02, 11:03
Una media giornaliera di 1900 visitatori nella prima settimana di apertura per una mostra fra le più impegnative tra quelle finora allestite a Palazzo Reale di Milano. La celebrazione del neoclassicismo soprattutto italiano ma anche internazionale, attraverso cinque anni di preparazione; 400 opere che vanno dalla pittura alla scultura, passando dai maggiori centri di promozione dell’arte da Milano fino a Napoli (fino al 28 luglio, a cura di Fernando Mazzocca, Enrico Colle, Alessandro Morandotti, Stefano Susinno e Liliana Barroero). Centocinquanta tra collezioni e musei prestatori, tremila metri quadrati allestiti e anche un occasione per la riapertura del piano nobile del Palazzo, dopo che nell’agosto del 1943, le bombe ne devastarono gli splendidi interni neoclassici. Dalle enormi stanze di rappresentanza Napoleone Bonaparte e i suoi collaboratori governarono, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo il processo di rinnovamento delle istituzioni politiche italiane. Adesso a sessant’anni di distanza in quelle sale restaurate, si cerca di promuovere, agli occhi del grande pubblico il neoclassicismo allo stesso rango del Rinascimento e del Barocco, solo apparentemente periodi migliori della nostra storia dell’arte. Il percorso scelto per la mostra evidenzia l’impressionante continuità dell’arte neoclassica con i migliori esiti della tradizione classicista del Cinquecento e del Seicento italiano. Già le prime due sale esaltano il ruolo dell’antico greco e romano per gli artisti residenti a Roma e a Napoli (Piranesi, Bellotto, Hackert, Pannini). Le suggestive tele di Giambattista Tiepolo e i disegni, le terracotte e la scultura ineguagliabile di Antonio Canova aprono e chiudono il percorso. Notevolissime sono anche le pale di soggetto sacro e mitologico, di Pompeo Batoni e di Raphael Mengs, artefici della riforma dello stile in senso purista e razionalista. Alla pittura di storia, e al ruolo di exempla virtutis che gli eroi antichi (da Socrate a Cincinnato, da Alessandro Magno ad Enea) hanno svolto per i maestri non solo italiani, è dedicata un’intera sezione. Opere di Pecheux, Gauffier, Julien de Parme, Vien e Giani pescano nell’universo letterario e storico che fu anche di Jacques-Louis David. Grande rilievo è dato ai ritratti, molti dei quali provenienti dagli dalla Galleria degli Uffizi. In mostra ce ne sono oltre 50, testimonianza di una moda esplosa nella seconda metà del Settecento quando i turisti scendevano in Italia ad ammirare le antichità e si facevano ritrarre sullo sfondo di rovine, accanto a statue o dentro antichi palazzi. Il più famoso di questi è quello di Wolfgang Goethe, lo immortala reclinato, con il cappello e una veste bianca da viaggio, sullo sfondo della campagna romana vicino ai fregi di un tempio diroccato. Il quadro fu dipinto dal connazionale Wilhelm Tischbein, ritrattista presso la corte napoletana come documentato, in mostra, dal dipinto “Maria Teresa e Maria Luisa di Borbone con il busto della madre Maria Carolina” eseguito secondo una sintassi neoclassica: il ritratto di profilo combinato con quello frontale, la composizione scandita dai piani prospettici, il disegno perfetto delle mani esibito come uno studio d’Accademia, le pieghe dei tessuti immobili e senz’aria che le attraversi, disposte secondo il decoro e non secondo verità. La seconda parte della mostra si concentra sulla presentazione dell’arte di corte. Roma, Napoli, il Granducato di Toscana, il Ducato di Parma, il Regno di Sardegna, Milano sono i centri di massima diffusione del verbo neoclassico.

pubblicato nel mese di febbraio sul sito di Pigrecoemme

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