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Visualizza Versione Completa : Libertà per il volkstaat



Il Patriota
03-06-02, 20:31
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Libertà è anche: il diritto di un Popolo alla propria indipendenza nelle terre ataviche.
Dal 1652, in Sudafrica, vive l’unico Popolo Bianco del continente africano: il Popolo Boero. Un Popolo, con una precisa discendenza, una propria lingua - l’Afrikaans - una specifica cultura e un’unica Fede. Sono la progenie dei Voortrekkers, i pionieri che abbandonarono la penisola del Capo per insediarsi nel Transvaal, nell’Oranje-Vrystaat e nel nord del Natal, in fuga dall’oppressore britannico. Un Popolo coraggioso quanto generoso che rivendica, come proprie, alcune parti dell’attuale Sudafrica. Quelle terre che, storicamente, spettano di diritto alle Repubbliche Boere. Il Volkstaat.




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Il Patriota
03-06-02, 21:00
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Il Patriota
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il vero volto di mandel(a) cagar

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Campi della morte

La “Truth and Reconciliation Commision” (“Commissione per la Verità e la Riconciliazione - da questo momento TRC), pubblicamente costituita al fine di ripulire la psiche Sudafricana dal suo passato tormentato, s'è scontrata con la cruda realtà della rivoluzione Marxista, dal 1948 al 1994, nell’Africa Meridionale. Il mancato rispetto delle léggi di guerra (volendo erroneamente considerare l'operato dei Marxisti come attività di guerra e non come terrorismo), non solo da parte del governo della "famigerata" Repubblica del Sudafrica di quel tempo, ma anche di quella forza battezzata, dal Nuovo Ordine Mondiale, di “liberazione”. La TRC è stata posta in essere per investigare sui crimini durante l’epoca dell’Apartheid (Separazione) in Sudafrica, commessi sia dalla Marxista ANC (African National Congress), che dagli altri gruppi: nazionalisti Afrikaner Boeri, l’Inkata Freedom Party (IFP), la Azanian People’s Organization (AZAPO), ecc., come dagli 11 governi (1 Bianco e 10 Négri) che a quel tempo amministravano l’attuale, e unitaria, nuova Repubblica Sudafricana. Gli accusati, che presentino testimonianza presso la TRC, rivelando tutti i fatti di cui sono a conoscenza e motivando il loro operato a fini politici, possono, teoricamente, beneficiare dell’amnistia per i reati commessi prima del 10 Maggio 1994, purché ritenuti idonei al loro reinserimento pacifico nella società. Già dall’utilizzo proditorio di tale data, che coincide con il passaggio di poteri verso l’ANC, dividendo in due la recente storia Sudafricana e catalogando le azioni paramilitari antecedenti (dell’ANC e alleati) come “politicamente motivate” e quelle posteriori (dei movimenti Afrikaner Boeri) come “terrorismo”, si può capire come tale commissione risulti essere, come altri tribunali del passato, lo strumento dei vincitori sugli sconfitti. Asserzione, questa, testimoniata, per altro, dalla forte disuguaglianza nelle sentenze finali, ravvisabile dalla percentuale nettamente inferiore di Afrikaner Boeri e Zulu graziati, rispetto ai militanti dell’ANC e del PAC. Questo argomento, comunque, verrà sviluppato in altra sezione, all’interno di codesto Sito. Inizialmente l’ANC denunciò in parlamento la possibilità di richiedere l’amnistia presso la TRC, timorosa che molti Afrikaner Boeri potessero beneficiare della medesima e non venissero puniti per i loro crimini. Con il passare del tempo, però, l’ANC ha capito chiaramente come anch’essa dovesse, per forza di cose, beneficiare della medesima. Grazie alla TRC, comunque, i gulag dell’ANC - dove torturò e mutilò persone in disaccordo con la sua campagna terroristica - sono stati rispolverati, da una fonte difficilmente accusabile di razzismo. La stessa ANC ha ammesso che la pratica della tortura e “incredibili brutalità” furono commesse nei propri campi di rieducazione in Angola, durante gli anni ’80, che “potrebbero aver causato la morte di prigionieri.” In una relazione interna, l’ANC, ha raccolto le dichiarazioni di suoi 17 detenuti, sopravvissuti ai campi di reclusione. La relazione, redatta da due dirigenti dell’ANC e da un avvocato indipendente, non rivela alcun nome di membri dell’organizzazione coinvolti nella pratica della tortura, anche se si presume un coinvolgimento dell’ex attivista Chris Hani. “L’ANC violò ripetutamente il proprio codice di condotta con torture fisiche e psicologiche”, si legge all’interno del rapporto. Nelson Mandela, che ha sempre rifiutato di scusarsi per le “ingiustificabili” violazioni dei diritti umani durante la campagna terroristica dell’ANC contro il regime Bianco, ha comunque ammesso che la tortura veniva utilizzata nei campi e nelle prigioni dell’ANC. Ma la relazione dimostra che furono utilizzati di sovente e su vasta scala. Torture e omicidi avvennero non solo in Angola, ma anche nei campi di rieducazione in Uganda e Tanzania. Questa relazione fu di grandissimo imbarazzo per l’ANC, in Occidente trattata come celebrità per la sua guerra contro l’Apartheid (Separazione) finalizzata all’insediamento di un governo “democratico” in Sudafrica. I detenuti raccontano nel rapporto che erano torturati per disaccordi con l’ortodossia Marxista, per il rifiuto di eseguire attentati dinamitardi contro i civili, per accuse di spionaggio, dissenso sulla politica dell’ANC o per il tentativo di abbandonare l’organizzazione. Sempre in ritardo, anche l’Ebreo Joe Slovo, nato in Lituania, colonnello del KGB e principale leader del Suid-Afrikaanse Kommunistiese Party (SAKP - Partito Comunista Sudafricano) negli anni ’80 e ’90, arrivò ad ammettere che “è possibile che delle persone morissero” nei campi di rieducazione. La relazione recita: “Le condizioni peggiori era al campo Quatro in Angola, dove le guardie e gli assistenti medici erano universalmente ostili. I carcerati, sia che fossero stati ritenuti colpevoli o meno di qualcosa, erano diffamati, umiliati e sottoposti ad abusi, di frequente con sbalorditiva brutalità. I prigionieri erano costretti a camminare a quattro zampe attraverso mucchi di formiche rosse, gettati in fosse e, mentre cercavano di uscirne, le guardie gettavano al loro interno immondizie. Ad altri si negava il cibo, l’acqua e trattamenti medici. Ad un prigioniero fu versata acqua bollente sul capo. Successivamente, la sua testa, veniva fatta urtare regolarmente contro un albero, per prevenirne la guarigione. I prigionieri venivano picchiati per costringerli a confessare. Durante la detenzione vari prigionieri vennero giustiziati da plotoni d’esecuzione per aver partecipato a ribellioni, picchiati a morte per infrazioni alla disciplina militare, mentre altri morirono per malaria o altre malattie durante il periodo di detenzione. Dalle fine degli anni ’70 al 1991, le persone sospettate di spionaggio erano incarcerate senza giudizio fino ad otto anni, torturate per farle confessare e picchiate con bastoni e fili metallici.” Ironicamente, l’ANC accusava la Polizia del governo Bianco di praticare la tortura dei Négri nello stesso modo. La relazione continua: “Siamo rimasti con l’impressione generale che per la maggior parte degli anni ’80, esistesse una situazione di straordinari abusi di potere e assenza di responsabilità nelle prigioni. L’ordine, nei campi in esilio, crollò completamente dopo la rivolta degli studenti Négri in Soweto, che procurò un arrivo in massa di nuovi e giovani volontari nei campi d’addestramento per la guerriglia. Molte delle nuove reclute erano scarsamente istruite, impazienti di combattere, dedite all’alcolismo e alla droga. Alcuni di questi erano agenti spediti dalla Polizia Sudafricana. Così l’ANC si dotò di un proprio dipartimento di sicurezza, chiamato “Mbokodo” (in lingua Xhosa. In italiano: “sgretola pietra” n.d.r.) con il potere di investigare, giudicare e punire le reclute.” All’interno della relazione sono anche riportati i nomi delle persone accusate di praticare tortura, alcuni dei quali erano membri dell’apparato di sicurezza dell’ANC. I nomi reali non sono presenti sulla relazione per il pubblico, ma sono conosciuti dalla gerarchia dell’ANC. Due Capi dell’ANC sono comunque nominati: Joe Modise, l’ex capo dell’ala militare dell’ANC, e Jacob Zuma, l’ex segretario generale dell’ANC. Nessuno dei due è stato accusato di aver praticato la tortura. Modise viene citato come membro di un tribunale che, nel 1981, “arrestò” Dumisani Khosa, un produttore dell’emittente radiofonica dell’ANC (illegale a quei tempi). Khosa venne arrestato per “lamentele su sue forme di nepotismo e molestie sessuali” all’interno dell’ANC. La relazione asserisce che Khosa fu “picchiato fino a urinare sangue, e successivamente imbarcato per il campo Quatro dove fu recluso per più di tre anni”. Altri implicati: i rappresentanti dell’ANC in Zambia e Uganda, così come una delle ex guardie del corpo di N. Mandela.

Il Patriota
03-06-02, 21:05
http://www.volkstaat.net/awb.htm

Il Patriota
03-06-02, 21:05
http://www.volkstaat.net/bsp.htm

Il Patriota
03-06-02, 21:06
http://www.volkstaat.net/hnp.htm

Il Patriota
03-06-02, 21:07
http://www.volkstaat.net/kp.htm

Il Patriota
03-06-02, 21:08
http://www.volkstaat.net/images/movim/s/rpretoria.gif

http://www.volkstaat.net/radiopretoria.htm

Il Patriota
03-06-02, 21:08
http://www.volkstaat.net/orania.htm

Il Patriota
03-06-02, 21:09
http://www.volkstaat.net/vf.htm

Il Patriota
03-06-02, 21:14
L’arcobaleno è un fenomeno ottico dovuto alla rifrazione della luce costituito da una serie d’archi coi colori dello spettro solare, che appare in cielo dopo la pioggia.
“Nazione dell’arcobaleno” fu coniato per rappresentare l’utopia di un unico Stato multirazziale e multietnico in Sudafrica. Un errore in termini, in quanto una Nazione non è un insieme di etnie e razze diverse, un errore d’immagine, in quanto seppur l’arcobaleno risulti composto da vari colori non li mischia fra loro, e un errore politico, evidenziato dalle centinaia di vittime Boere, assassinate nel “nuovo” Sudafrica.

L’assassinio degli agricoltori Bianchi Afrikaner in Sudafrica si sta intensificando, mentre i membri di questa minoranza etnica cercano di attirare su di sé l’attenzione internazionale. Da quando la Marxista ANC (African National Congress n.d.r.) ha preso il potere nel 1994, 1118 agricoltori sono stati assassinati nel paese. Su questo problema, dov’è il Presidente Bush? Dov’è Colin Powell? Purtroppo l’uccisione di Bianchi da parte di Négri risulta essere politicamente corretta e i mezzi d’informazione sembrano disinteressarsene.1
Ironicamente, Colin Powell, da li a pochi giorni si recherà in Sudafrica, per partecipare alla WCAR (Conferenza Mondiale contro il Razzismo) dove sarà strenuo difensore… d’Israele! Il Popolo Boero? Politicamente scorretto.
Fred Rundle, in un suo articolo, volge uno sguardo al passato, ricco di tante responsabilità anche all’estero: “Per anni abbiamo preannunciato ciò che ora sta accadendo, come il risultato del dominio terrorista sul nostro paese. All’inizio soltanto poche persone esterne alla Nazione Boera ci ascoltavano ma, man mano che la criminalità progrediva, piccoli gruppi di persone hanno iniziato ad ascoltarci. Quei piccoli gruppi, ora, sono una marea, una marea inarrestabile che inghiottirà questi ladri, terroristi Comunisti che governano il nostro paese.”2
Dal 1994, si contano più di 6000 attacchi contro fattorie Boere. …Molti criminali che si presentano nei tribunali, accusati di aver assassinato dei Boeri, sono salutati da organizzati dimostranti dell’ANC come eroi.3
L’arcobaleno di N. Mandela, continua a sovrastare il cielo sudafricano, simbolo di Popoli imprigionati nella medesima cella.

Paul Atreides
03-06-02, 21:21
www.awb.co.za/

Onore al popolo dei fratelli boeri

Il Patriota
03-06-02, 21:24
2 stupendi clip.. da guardare assolutamente!!!Nella sezione intro del sito

http://www.volkstaat.org/

Il Patriota
03-06-02, 21:26
http://www.volkstaat.net/apartheid.htm

Il Patriota
03-06-02, 21:27
Classe A
Detenuto - Carcere
Badenhorst, Jaco - Diepkloof
Barnard, Cliffie - Pretoria
de Meilon, Ockie - Modder-B
Derby-Lewis, Clive John - Pretoria carcere di massima sicurezza (Condannato a morte, sentenza commutata in carcere a vita)
Klenz, Horst - Diepkloof
Kloppers, Phil - Pretoria (Condannato al carcere a vita)
Martin, Deon - Leeuwkop (Condannato al carcere a vita)
Mathews, Piet - Diepkloof (Condannato al carcere a vita)
Meiring, Callie - Diepkloof
Myburg, Koper - Pretoria
Schwartz, Douglas - Boksburg
Steyn, Hannes - Boksburg
van Wyk, Jaun - Baviaanspoort
Visser, Andre - Diepkloof (Condannato al carcere a vita)
Visser, Etienne - Diepkloof
Walus, Janusz Jacub - Pretoria carcere di massima sicurezza (Condannato a morte, sentenza commutata in carcere a vita)

Classe B
Coetzee, Stefan - Upington
de Preez, Hendrik - Bloemfontein
de Preez, Petrus - Bloemfontein
Harmse, Christiaan - Potchefstroom
Kristen, Nicolaas Johannes - Bloemfontein
Jacobs, Pierre - Potchefstroom
Nel, P.W. - Rooigrond
Ratte, Willem - Pretoria carcere di massima sicurezza
Swanepoel, Jan Marus - Bloemfontein
van der Westhuizen, Jan - Pretoria

Classe C
Non disponibile.

Tratto da: FreeClive.com

Il Patriota
03-06-02, 21:40
La legittima aspirazione del Popolo Boero alla propria indipendenza si scontra da secoli con l’imperialismo, prima britannico, poi mondialista.
Oggi, il “nuovo” Sudafrica è considerato uno Stato democratico.
Ma è possibile parlare di democrazia quando questa nega le libertà dei popoli sottomettendoli alle leggi di numeri non addizionabili?
La Nazione, per definizione, è quell’insieme di persone che appartengono alla stessa stirpe, legati da una stessa lingua, storia, civiltà, interessi e aspirazioni.
Il “nuovo” Sudafrica non è una nazione, ma solo la negazione di tutte quelle che effettivamente lo compongono, imprigionate fra loro, ben lungi dalla propria libertà.
Volkstaat! Il desiderio Boero.

Der Wehrwolf
03-06-02, 21:51
La legittima aspirazione dei Popoli Alpino-Padani alla propria indipendenza si scontra da secoli con l’imperialismo, prima italiano, poi mondialista.
Oggi,l'iItalia è considerato uno Stato democratico.
Ma è possibile parlare di democrazia quando questa nega le libertà dei popoli sottomettendoli alle leggi di numeri non addizionabili?
La Nazione, per definizione, è quell’insieme di persone che appartengono alla stessa stirpe, legati da una stessa lingua, storia, civiltà, interessi e aspirazioni.
L'Italia non è una nazione, ma solo la negazione di tutte quelle che effettivamente lo compongono, imprigionate fra loro, ben lungi dalla propria libertà.
Volkstaat! Il desiderio Alpino-Padano!

Non suona bene?;) :D

Il Patriota
03-06-02, 21:55
PREGHIERA PER MIO FIGLIO

Dammi un figlio, o Signore, che sia abbastanza forte da capire quando è debole, e abbastanza coraggioso da capire quando è impaurito; uno che sia fiero e risoluto nella sconfitta, e umile e gentile nella vittoria.

Dammi un figlio di cui desideri non sostituire le azioni; un figlio che Ti conosca - e che conosca la base della conoscenza.

Conducilo, ti prego, non sul sentiero della tranquillità e del benessere, ma su quello della tensione, stimolato dalle difficoltà e dalle sfide. Lascialo li, ad imparare a stare in piedi nella tempesta; lascialo li, ad imparare ad avere compassione per quelli che falliscono.

Dammi un figlio dal cuore puro, che si prefigga alti scopi; un figlio che sappia insegnare a se stesso prima di cercare di insegnare agli altri uomini; che sia proteso al futuro, senza dimenticare il passato.

E dopo tutto queste cose, donagli, ti prego, abbastanza senso dell’umorismo, così che se fosse sempre pensieroso, non debba prendersi troppo sul serio. Donagli umiltà, così che possa ricordare la semplicità della grandezza, la mente aperta della vera saggezza, e la debolezza del vero coraggio,

in quel momento io, suo padre, mi azzarderò a sussurrare: “Non sono vissuto in vano.”

Generale Douglas MacArthur (1880 - 1964)

Il Patriota
03-06-02, 22:02
Dopo il “voto a suffragio universale” del 27 Aprile 1994 il Boerevolk (in Italiano: Popolo-Nazione Boera) non perse la propria libertà, ma soltanto quella che qualcuno credeva ancora di avere. I Boeri, in realtà, avevano già perso la propria libertà firmando il trattato “Pace di Vereeniging” il 31 Maggio del 1902. Dopo quella firma, infatti, imboccammo una strada senza ritorno, per colpa di capi senza spina dorsale. Quella strada che ci ha condotto alla situazione attuale in cui versa la nostra nazione. Per continuare ad esistere dobbiamo essere totalmente onesti riguardo a chi, e a cosa siamo.


La nazione Boera venne alla luce mediante l’unione di persone di differenti nazionalità, tra cui Olandesi, Tedeschi e Francesi.
All’arrivo dei Britannici, all’inizio del diciannovesimo secolo, la nazione Boera si era già formata. Dopo la fondazione delle Repubbliche Boere, dopo il Grande Trek, i Boeri erano internazionalmente riconosciuti come nazione, in quanto tale popolo rispondeva positivamente ai requisiti necessari per definirsi nazione: condivideva un’origine, aveva una sua Lingua, una sua cultura, tradizioni proprie e una storia comune.
Le Repubbliche Boere furono riconosciute anche a livello internazionale. L’accordo di “Sand River”, del 17 gennaio 1852, stabiliva che i Boeri emigrati a nord del Fiume Vaal venissero riconosciuti dalla Gran Bretagna come stato sovrano. L’accordo di Bloemfontein, del 23 febbraio 1854, riconosceva espressamente il diritto alla libertà per il popolo Boero del Vrystaat (in Italiano: Stato Libero d’Orange. N.d.r.) “Il Commissario speciale di Sua Maestà, nel registrare l’accordo… garantisce da parte del governo di Sua Maestà, la futura indipendenza di questo paese e del suo governo; e …gli abitanti di questo paese saranno liberi. E che l’indipendenza sarà confermata e ratificata …definitivamente liberi dall’obbedienza alla Corona Britannica, dichiarandoli, negli intenti e nelle finalità, un popolo libero ed indipendente, il cui rispettivo governo sarà considerato e trattato, d’ora in poi, come un governo libero ed indipendente.”
Un riconoscimento simile fu successivamente esteso anche ai Boeri della ZAR (Zuid Afrikaanse Republiek) [In Italiano: Repubblica Sudafricana. N.d.r.], dopo l’occupazione Britannica, con l’accordo di Pretoria del 1881 e quello di Londra del 1884. La ZAR fu riconosciuta dall’Olanda, dalla Francia, dalla Germania, dal Belgio e dagli Stati Uniti.
L’esistenza della nazione Boera finalmente riconosciuta e accettata, nel rispetto dei diritti riconosciuti a livello internazionale, benché il diritto ad una patria e all’autodeterminazione non fossero stati enfatizzati a sufficienza. Varie guerre, la guerra degli ottant’anni, la Prima Guerra Mondiale, il conflitto Mediorientale erano direttamente connessi con la negazione o il mancato riconoscimento del diritto all’autodeterminazione delle nazioni.
Viceversa, un gruppo religioso o economico, parte di una nazione, non hanno titolo all’indipendenza o a rivendicazioni territoriali. Gruppi etnici come i Meticci e i Griekwas possono solo ottenere tali diritti dopo essersi sviluppati in nazione. I Boeri sono una nazione è perciò hanno diritto alla propria terra ed ad avere un proprio governo. La nazione Boera non è un massa indefinita di Europei o di semplici madrelingua Afrikaans, né di Sudafricani. Privare una qualsiasi nazione del diritto all’autodeterminazione è un crimine contro tale nazione.

ATTACCO ALLO SPIRITO NAZIONALE
Sin dai suoi albori la nostra nazione fu sottomessa, prima dagli Olandesi e poi dai Britannici, che cercarono di minare fino a sopprimere l’essenza stessa del popolo Boero. La mancanza di protezione da parte del governo contro gli attacchi Xhosa, la sospensione dell’ordinanza 50 del 1828 (che portò Boeri ed Ottentotti ad avere gli stessi diritti su quella terra che i Boeri considerano di loro proprietà), la libertà concessa agli schiavi nel 1834, contribuirono a negare alla nazione Boera il diritto alla propria patria dove potersi sviluppare e prosperare. La politica imperialista Inglese si prodigò ulteriormente, al fine di sradicare la coscienza nazionale Boera. La lingua nazionale (l’Afrikaans n.d.r.) venne gradualmente messa da parte per favorire l’utilizzo di una lingua straniera all’interno del sistema educativo e di altre istituzioni. Stessa sorte toccò anche al governo che fu per gradi convertito alla lingua Inglese. Dal 1827 l’Inglese diventò l’unica lingua utilizzata nella colonia. La maggioranza dei Boeri sentì di vivere in un paese estraneo, dove i propri figli non avrebbero avuto futuro alcuno. (E’ sorprendente constatare oggi come la storia si ripeta. La nazione Boera si trova esattamente nella stessa situazione che precedette il “Grande Trek”, con la differenza - non certo trascurabile - che al dì d’oggi non esistono terre inabitate dove migrare.)
Benché i Boeri tollerarono questa situazione per più di vent’anni, la resistenza diventò sempre più forte con il trascorrere del tempo. Nel 1836 la “rivolta Boera” eruttò nel suo splendore coraggioso, e la maggior parte dei Boeri decise di migrare verso l’interno. Dopo questo sacrificio, nessun sacrificio fu troppo grande al fine di preservare la nazione.

UNA NAZIONE SENZA TERRITORIO NON PUO' AVERE L'AUTODETERMINAZIONE
Il diritto della nazione a possedere un proprio territorio è un preciso concetto biblico. Nazione e territorio sono indivisibili. Senza l’uno non esiste l’altro e viceversa.
E’ di cruciale importanza per la nazione, al fine di perpetrare la propria esistenza, avere una propria terra. La relazione di una nazione con il suo territorio garantisce la sopravvivenza della nazione. La storia dimostra come le nazioni che lottano per salvaguardare la propria identità, non possano prescindere dal possesso del territorio dove insediare il proprio governo ed essere artefici del proprio destino. L’instaurazione di un proprio governo è un punto fondamentale per la nazione, volta a preservare se stessa.

CAMMINO DELLA NAZIONE BOERA
L’obbiettivo del “Grande Trek” era quello di ottenere la libertà, per la nazione, in un proprio territorio. Stenti e sofferenze furono spietati compagni della nazione, in cammino verso l’obbiettivo. L’assassinio di Piet Retif, di donne e bambini vicino Tugela, Bloukrans e Boesmansrivier. Scontri e combattimenti si susseguirono, come a: Vegkop, sul Bloodrivier (in Italiano: Fiume di Sangue. N.d.r.), a Majuba e in tanti altri luoghi.
Alla fine, videro la luce due Repubbliche Boere, che rimasero in vita fino al 1902.
Durante la seconda guerra d’indipendenza la nazione Boera contò 4.313 donne e 22.057 bambini assassinati.
Molti Boeri che erano rimasti nella colonia del Capo si ribellarono al governo Britannico e combatterono dalla parte dei propri connazionali. Molti di questi ribelli furono catturati dai Britannici, privati del diritto di voto o anche giustiziati.

CRIMINALI DI GUERRA
La perdita dell’indipendenza nel 1902 non può fu pacatamente accettata dalla nazione Boera, successivamente annessa all’Unione Sudafricana del 1910. La nazione Boera perse la guerra, piegata dalla morte di quasi 26.000 suoi civili, tra donne e bambini, onta dei crimini di guerra Britannici, e fu forzata ad accettare la nuova Unione Sudafricana del 1910. Crimini di guerra che, se fossero stati perpetrati al dì d’oggi, avrebbero portato Kitchener e Milner (come per l’ex presidente Serbo Slobodan Milosevic…) a subire un processo per crimini contro l’umanità.
Ai Boeri non restò alternativa alcuna se non quella di firmare il trattato di pace del 1902, un accordo che oggi non sarebbe riconosciuto come valido da nessuna nazione mondiale, estorto con malvagi crimini di guerra. Crimini mai leniti, con la nazione Boera costretta a scegliere tra opzioni virtuali, nessuna delle quali le avrebbe garantito la libertà.

VERSO IL NULLA
La nazione Boera conquistata divenne parte di quello stato che “ereditò” la colonia del Capo e, nel 1961, si trasformò in repubblica. Una volta presidente, il dott. H.F. Verwoerd cercò, tramite una politica delle patrie, di creare aree separate per le singole nazioni Negre, garantendo ad ogni nazione il possesso del proprio territorio. Questi stati Negri arrivarono al proprio autogoverno, senza che una nazione prevalesse sull’altra.
Con l’assassinio del dott. Verwoerd, l’allora Nasionale Party (in Italiano: Partito Nazionale. N.d.r.) demolì il concetto di patrie separate e mise in essere un sistema di direzione dell’Apartheid (in Italiano: Separazione. N.d.r.).
Il fatto da sottolineare è che nella realtà, la nazione Boera, continuò a vedersi negato il diritto all’autodeterminazione nella terra dei propri padri, quel territorio che comprende il Transvaal, l’Oranje-Vrystaat (in Italiano: Stato Libero d’Orange. N.d.r.), e il Natal Settentrionale (Vryheid - parte del Transvaal nel 1881). Una constatazione amara, che rende consapevole la nazione Boera su come sia arduo il sentiero che conduce alla propria libertà.

UNA NAZIONE SENZA DIRITTI
Le garanzie pubblicizzate dal regime di De Klerk verso la nazione Boera, che cianciavano della sua protezione nel nuovo Sudafrica in quanto minoranza, sono restate solo una mera utopia. La realtà dimostra come una minoranza possa esistere solo nel momento in cui la maggioranza sia così altruista da concederle il diritto all’esistenza. La storia Africana però, non ha mai mostrato una maggioranza che si prodigasse a tutela dei diritti delle minoranze. Al contrario, la storia del continente Africano mostra sovente casi di vessazioni perpetrate dai gruppi numericamente maggioritari (non solo Bianchi) nei confronti di quelli minoritari. Un evidente, quanto odierno e concreto esempio, proviene da un paese a noi vicino: lo Zimbabwe. Una minoranza si integra e viene assorbita, svanendo nel nulla, oppure è espulsa, e questo sembra essere il destino programmato per i Bianchi in Sudafrica.
Una minoranza non può impedire la modifica di leggi costituzionali seppur mirate a danneggiarla, specie se questa e ricca di risorse. Un esempio di leggi draconiane già attuate è il diritto alla casa per i lavoratori non-Bianchi. Un diritto… che impedisce di rimuovere dalla propria abitazione un non-Bianco, se non può essergli fornita altra dimora similare. Cosa, questa, che priva la persona dall’avere qualsiasi stimolo nella ricerca di nuova abitazione. Un altro esempio. Nella ditta di vostra proprietà, qui in Sudafrica, si è costretti ad assumere almeno il 70% di lavoratori non-Bianchi (che sono la stragrande maggioranza…) nel caso si abbia più di un certo numero di lavoratori. Una costrizione presente anche a livello dirigenziale, per cui è obbligatorio avere non-Bianchi anche ai vertici aziendali. Il nuovo governo sembra non capire come questo atteggiamento razzista, supportato da apposite leggi, sia lo stesso adottato dai precedenti governi, causa del loro medesimo crollo!
Proteggere effettivamente una minoranza significa assegnarle un territorio, una terra su cui essa possa raggiungere l’autodeterminazione, su cui vivere secondo le proprie leggi, con il proprio sistema educativo nel rispetto delle proprie tradizioni.
Il gruppo di maggioranza non ci riconosce questo diritto, costringendoci a vivere all’interno di uno stato a noi estraneo. Attualmente la nazione Boera non gode di nessuna protezione o diritto. Noi, la nazione Boera, non abbiamo una terra, non abbiamo uno stato, e neppure un posto dove andare.

NOI, I BOERI
La nazione Boera è una nazione. Questa verità naturale non può essere cambiata, né con leggi di uomini né attraverso una costante disinformazione, la nazione Boera non è la nazione Afrikaner. La situazione per cui una nazione, che fu internazionalmente riconosciuta, sia oggi privata di tale riconoscimento e considerata solo come parte della razza Bianca è totalmente inaccettabile. Se riconoscerci come nazione, con il diritto all’autodeterminazione e ad una nostra patria, potrebbe per qualcuno costituire un pericoloso precedente, non c’è dubbio alcuno che impedire ad una nazione, come nel nostro caso, di godere del diritto naturale all’autodeterminazione sia un crimine contro l’umanità. Una nazione può essere una nazione soltanto quando è libera di parlare nella propria Lingua, quando è libera di prendere le proprie decisioni e di scegliere il proprio destino, associandosi con chi vuole, praticando liberamente le proprie tradizioni e coltivando la propria cultura e… ancora di più.
Per tornare ad essere completamente una nazione, dovremo essere in grado di prendere le nostre decisioni, di guidare un nostro governo, nel nostro paese; allora, potremo affidarci al nostro patrimonio culturale. I nostri bambini cresceranno come Boeri, e i Boeri torneranno ad occupare il proprio posto naturale in mezzo alle differenti nazioni.

BELLOVESO
05-06-02, 00:51
Il progetto Orania è di difficile realizzazione: i confini di questo ipotetico stato boero non sono chiari, ma ho sentito che dovrebbero trovarsi genericamente fra l'Orange ed il mare, una zona già occupata da bantustan.

Da quel che so, i boeri fuggono in Mozambico (dove sono ben voluti dal governo per le loro capacità imprenditoriali) ed in Australia, dove stanno creando nuove comunità, ma certo, questa dispersione non li aiuta a conservare le proprie peculiarità.

Gli antirazzisti di professione si ostinano a chiamare gli Afrikaner 'europei', ma questi fanno giustamente notare che si trovano in Africa dal doppio del tempo dei WASP in America: si tratta di una tribù bianca del continente nero, come gli australiani lo sono dell'Asia.

saluti padanisti

larth (POL)
05-06-02, 17:01
per fare una nazione c non basta avere un territorio , ma bisogna averlo , anche piccolo ma in esclusiva .
Il fallimento della nazione boera nasce dal non aver intrapreso questa via e questa via non e' stata intrapresa quando era possibile ( 1948) per semplice avidita ' individuale ; nessuno voleva rinunciare al tanto che aveva e tanto mento voleva rinunciare alla manodopera servile nell' illusione ( di dragonball ) che una 'intelligente' segregazione sarebbe stata buona a salvare la capra etnica e i cavoli personali ...:D

Questa egoistica stupidita' e' la stessa che ha condannato i padani .. e che stava ( o sta ancora ? ) condannando lo stato ebraico che gli ebrei si ostinano a voler estendere su tutta la palestina ' segregando' i prolifici arabi nei ruoli servili necessarii..

ma non funziona ... :)

Il Patriota
22-09-02, 21:00
ricordiamoci dei fratelli boeri!!

Il Patriota
16-12-02, 18:54
up

Der Wehrwolf
16-12-02, 19:17
Orania, Sudafrica: qui vivono solo bianchi. «La Costituzione ci protegge»


Una città per i nostalgici dell’apartheid

di LUIGI OFFEDDU


ORANIA (Sudafrica) - Di là dal recinto d’acciaio, c’è subito un gran cartello: «Eie arbeid maak ons vry». E’ lingua afrikaans. Tradotto in italiano: «Il nostro lavoro ci rende liberi». In tedesco: «Unsere Arbeit macht uns frei»; più o meno come stava scritto ad Auschwitz. «Ma non lo sapevamo, noi - giura Jan Stryda, medico e portavoce della comunità - non lo sapevamo che fosse una frase nazista. Adesso ho scritto una lettera al sindaco, vedremo di cambiarla». Molto altro non è cambiato in questa città di Orania, a metà strada esatta fra Johannesburg e Capetown, nel cuore del deserto del Karoo.
Ad esempio: nel resto del Sudafrica, ormai da 8 anni, l'apartheid non c’è più; qui, invece, vivono solo bianchi boeri, immigrati da ogni angolo del Paese, 600 in tutto: «Ma siamo soltanto i primi, vedrete». E poi: in Sudafrica, risuonano 11 lingue ufficiali, con uguali diritti; qui, solo l' afrikaans . E ancora: in Sudafrica, sventola la bandiera multicolore di Nelson Mandela; alle finestre di qui, i vessilli bianco-arancioni della vecchia nazione boera. Insomma, come dice placido il dottor Stryda: «Abbiamo dichiarato l'indipendenza. La Costituzione ci protegge. Altri verranno, a migliaia. Anzi, a centinaia di migliaia. Chiunque è il benvenuto: meno i comunisti, gli atei, i terroristi, chi si sbronza per strada. Questo, in tutto il Paese, è l'unico luogo senza criminalità: e così deve restare. La pelle, la religione? Be’, un musulmano o uno zulù da noi non si troverebbe a suo agio, prima dovremmo spiegargli certe nostre regole». E l'obiettivo finale? «Un sogno: allargare la nostra striscia di terra libera. Un giorno, la nostra nazione arriverà fino all'Oceano Indiano».
Ma, per ora, arriva soltanto ai recinti di acciaio, e a quel cartello sul lavoro che libera l'uomo. Non a Hopetown, la città nera che sta a mezz'ora d'auto (ancora Stryda: «Con quelli teniamo buoni rapporti, anche se loro non ci amano»). In compenso, i proclami di Orania echeggiano lontano da qui, e seminano preoccupazione. Giungono fino a Pretoria e Johannesburg, dove nelle ultime settimane sono finiti in carcere una ventina di «Lupi bianchi», attivisti dell'estrema destra: avevano quasi una tonnellata di esplosivi, sono accusati di aver collocato le bombe d'autunno a Soweto (in ottobre: due morti di colore) e di aver preparato altri attentati per le feste natalizie: le prime bombe dovevano scoppiare oggi, lunedì, anniversario di una celebre battaglia ottocentesca dei boeri contro gli zulù. Fra loro, secondo gli investigatori, vi sarebbero anche ex ufficiali dell'esercito; con un progetto: provocare una reazione fra i neri, la guerra civile. Per questo, anche se finora non è stato accertato alcun legame, la polizia tiene discretamente d'occhio anche il «sogno» di Orania.
Eccolo, in un pomeriggio polveroso: un pugno di case sulla riva del fiume Orange, proprio dove cent'anni fa inglesi e boeri si scannavano; prati verdi con le gazzelle, file di meloni, e ortaggi bio-organici; poi 4 strade in croce dominate da una collina con sopra una statua scura scura che guarda in giù: il monumento a Hendrick Verwoerd, fondatore dell'apartheid, portato fin qui da Pretoria, dove ormai i ragazzini lo avevano trasformato in bersaglio e in vespasiano. «L'apartheid non ha funzionato», spiega oggi uno come Stryda, «non ha funzionato, ci ha portato cattiva pubblicità». Tutto qui. «Mandela? Non un gran leader. Però l'uomo giusto al momento giusto, questo sì».
La storia di Orania è roba di famiglia. Verwoerd aveva una moglie, Betsie. E una sua figlia aveva sposato un certo Carel Boshoff, professore e teologo della chiesa riformata olandese, cioè di quella che per decenni è stata considerata dai razzisti come una «balia» ideologico-mistica. Caduto l'apartheid, Boshoff e compari cercarono una loro terra promessa. La trovarono qui, «dopo una ricerca molto attenta». I requisiti c'erano: zona isolata e spopolata, acqua, terreni da comprare. E c'erano anche delle case, abbandonate dagli operai di una centrale elettrica. Boshoff e amici comprarono, ristrutturarono, formarono una società privata che oggi sostituisce il consiglio comunale. Irrigarono, piantarono noccioli e frutteti, portarono le mucche: «Siamo quasi autosufficienti; ma facciamo tutto noi, niente manodopera nera: perché l'errore dell'apartheid è stato proprio quello di far lavorare altri al posto nostro». Intorno, c'è solo la distesa del Karoo: rocce nere, antilopi, legioni di struzzi, le lapidi delle battaglie anglo-boere. Un giorno si trasferì a Orania anche Betsie Verwoerd, è morta a 92 anni nel 2000. Nel '98, in un suo giro di riconciliazione fra i vecchi leader sudafricani, venne a trovarla Mandela: arrivò con l'elicottero, atterrò vicino al monumento a Verwoerd e non seppe trattenersi: «Come, lui era così piccolo?».
Accanto alla statua, oggi, ci sono le prime tombe del paese: senza neppure una croce, la gente di qui spiega che è «per via del vento». Ci sono però altre voci, su una setta boera paganeggiante, e su una sua versione della Bibbia in cui i neri sono una specie sub-umana. «Tutte storie. Troppi pregiudizi, contro di noi», spiega Elizabeth Van Der Berg, co-direttrice (con il marito) della «Scuola del Popolo» dove si studia «secondo la parola di Dio e la cultura afrikaans ».
Accanto alla scuola, un piccolo supermercato. Poi le file di villette, un pensionato che passeggia: «Quando stavo a Jo'burg, avevo paura di uscire». Due modellini bianchi di cannoni occhieggiano dal prato di una casa. Nell'alberghetto locale, ci sono quadri che raccontano le battaglie contro gli zulù. Nei bagni, perfino la carta igienica ha una sua custodia di stoffa rossa ricamata.
Tutto sembra voler trasmettere l'idea dell'ordine assoluto. Perfino in una fattoria lì accanto, dove i polli «aiutano» l'ortolano secondo un metodo importato dall'Australia: prigionieri per settimane sotto un reticolato a campana, becchettano e scavano sempre negli stessi punti, preparando il terreno per le piante.
Loro, i polli, sotto la rete. Intorno, le casette di Orania. E, intorno alle casette, quell'altra rete più vasta.


Luigi Offeddu


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Der Wehrwolf
16-12-02, 19:18
IL REPORTAGE


Orania, una città per i nostalgici dell’apartheid

Viaggio in Sudafrica nell’enclave per soli bianchi: «La Costituzione ci protegge. Presto saremo migliaia»


Ad esempio: nel resto del Sudafrica, ormai da 8 anni, l'apartheid non c’è più; qui, invece, vivono solo bianchi boeri, immigrati da ogni angolo del Paese, 600 in tutto: «Ma siamo soltanto i primi, vedrete». E poi: in Sudafrica, risuonano 11 lingue ufficiali, con uguali diritti; qui, solo l' afrikaans . E ancora: in Sudafrica, sventola la bandiera multicolore di Nelson Mandela; alle finestre di qui, i vessilli bianco-arancioni della vecchia nazione boera. Insomma, come dice placido il dottor Stryda: «Abbiamo dichiarato l'indipendenza. La Costituzione ci protegge. Altri verranno, a migliaia. Anzi, a centinaia di migliaia. Chiunque è il benvenuto: meno i comunisti, gli atei, i terroristi, chi si sbronza per strada. Questo, in tutto il Paese, è l'unico luogo senza criminalità: e così deve restare. La pelle, la religione? Be’, un musulmano o uno zulù da noi non si troverebbe a suo agio, prima dovremmo spiegargli certe nostre regole». E l'obiettivo finale? «Un sogno: allargare la nostra striscia di terra libera. Un giorno, la nostra nazione arriverà fino all'Oceano Indiano». Ma, per ora, arriva soltanto ai recinti di acciaio, e a quel cartello sul lavoro che libera l'uomo. Non a Hopetown, la città nera che sta a mezz'ora d'auto (ancora Stryda: «Con quelli teniamo buoni rapporti, anche se loro non ci amano»). In compenso, i proclami di Orania echeggiano lontano da qui, e seminano preoccupazione. Giungono fino a Pretoria e Johannesburg, dove nelle ultime settimane sono finiti in carcere una ventina di «Lupi bianchi», attivisti dell'estrema destra: avevano quasi una tonnellata di esplosivi, sono accusati di aver collocato le bombe d'autunno a Soweto (in ottobre: due morti di colore) e di aver preparato altri attentati per le feste natalizie: le prime bombe dovevano scoppiare oggi, lunedì, anniversario di una celebre battaglia ottocentesca dei boeri contro gli zulù. Fra loro, secondo gli investigatori, vi sarebbero anche ex ufficiali dell'esercito; con un progetto: provocare una reazione fra i neri, la guerra civile. Per questo, anche se finora non è stato accertato alcun legame, la polizia tiene discretamente d'occhio anche il «sogno» di Orania.
Eccolo, in un pomeriggio polveroso: un pugno di case sulla riva del fiume Orange, proprio dove cent'anni fa inglesi e boeri si scannavano; prati verdi con le gazzelle, file di meloni, e ortaggi bio-organici; poi 4 strade in croce dominate da una collina con sopra una statua scura scura che guarda in giù: il monumento a Hendrick Verwoerd, fondatore dell'apartheid, portato fin qui da Pretoria, dove ormai i ragazzini lo avevano trasformato in bersaglio e in vespasiano. «L'apartheid non ha funzionato», spiega oggi uno come Stryda, «non ha funzionato, ci ha portato cattiva pubblicità». Tutto qui. «Mandela? Non un gran leader. Però l'uomo giusto al momento giusto, questo sì».
La storia di Orania è roba di famiglia. Verwoerd aveva una moglie, Betsie. E una sua figlia aveva sposato un certo Carel Boshoff, professore e teologo della chiesa riformata olandese, cioè di quella che per decenni è stata considerata dai razzisti come una «balia» ideologico-mistica. Caduto l'apartheid, Boshoff e compari cercarono una loro terra promessa. La trovarono qui, «dopo una ricerca molto attenta». I requisiti c'erano: zona isolata e spopolata, acqua, terreni da comprare. E c'erano anche delle case, abbandonate dagli operai di una centrale elettrica. Boshoff e amici comprarono, ristrutturarono, formarono una società privata che oggi sostituisce il consiglio comunale. Irrigarono, piantarono noccioli e frutteti, portarono le mucche: «Siamo quasi autosufficienti; ma facciamo tutto noi, niente manodopera nera: perché l'errore dell'apartheid è stato proprio quello di far lavorare altri al posto nostro». Intorno, c'è solo la distesa del Karoo: rocce nere, antilopi, legioni di struzzi, le lapidi delle battaglie anglo-boere. Un giorno si trasferì a Orania anche Betsie Verwoerd, è morta a 92 anni nel 2000. Nel '98, in un suo giro di riconciliazione fra i vecchi leader sudafricani, venne a trovarla Mandela: arrivò con l'elicottero, atterrò vicino al monumento a Verwoerd e non seppe trattenersi: «Come, lui era così piccolo?».
Accanto alla statua, oggi, ci sono le prime tombe del paese: senza neppure una croce, la gente di qui spiega che è «per via del vento». Ci sono però altre voci, su una setta boera paganeggiante, e su una sua versione della Bibbia in cui i neri sono una specie sub-umana. «Tutte storie. Troppi pregiudizi, contro di noi», spiega Elizabeth Van Der Berg, co-direttrice (con il marito) della «Scuola del Popolo» dove si studia «secondo la parola di Dio e la cultura afrikaans ».
Accanto alla scuola, un piccolo supermercato. Poi le file di villette, un pensionato che passeggia: «Quando stavo a Jo'burg, avevo paura di uscire». Due modellini bianchi di cannoni occhieggiano dal prato di una casa. Nell'alberghetto locale, ci sono quadri che raccontano le battaglie contro gli zulù. Nei bagni, perfino la carta igienica ha una sua custodia di stoffa rossa ricamata.
Tutto sembra voler trasmettere l'idea dell'ordine assoluto. Perfino in una fattoria lì accanto, dove i polli «aiutano» l'ortolano secondo un metodo importato dall'Australia: prigionieri per settimane sotto un reticolato a campana, becchettano e scavano sempre negli stessi punti, preparando il terreno per le piante.
Loro, i polli, sotto la rete. Intorno, le casette di Orania. E, intorno alle casette, quell'altra rete più vasta.


Luigi Offeddu


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