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Perdu
09-06-02, 20:40
de s'Unione Sarda de oi

www.unionesarda.it

L’ultimo “piazzista” di libri in sardo


Lo puoi trovare in un giorno qualsiasi, con l’auto stravecchia parcheggiata all’ombra del viale del Lavoro. Una coperta stinta stesa per terra e, sopra, tanti libercoli più o meno sgualciti o ingialliti, contenenti quasi tutta la letteratura in lingua sarda. Edizioni antiche, introvabili. Gli appassionati lo sanno e gli dedicano ancora qualche attenzione. È tziu Antoni Cuccu, che, ormai da quarant’anni, ha praticamente detto addio alla natia San Vito per girovagare con il suo carico di cultura in limba.
È uno di quei personaggi che hanno la caratteristica dell’unicità. Difficilmente ci sarà un altro come lui. A vederlo, con la faccia incartapecorita e scura, magro ma non emaciato, inelegante ma non trasandato, è l’immagine stessa del nomade per vocazione. Figura di spicco, immancabile nelle piazze di ogni paese dove c’è la festa del patrono, ogni tanto fa una puntatina anche a Nuoro, dove evidentemente ha amici e non solo clienti patiti di modas e gare poetiche trascritte.
«Io faccio del bene alla Sardegna», ama ripetere dando uno sguardo distratto alla distesa di libriccini dalle copertine variopinte che ogni tanto qualche passante volta e rivolta senza che lui abbia a fare rimostranze se tutto quello sfogliare di pagine non si conclude con l’acquisto.
Ha una moglie, tziu Antoni. Si chiama Maria e deve avere una pazienza infinita se è vero - come lui racconta - che gli chiede da dieci anni di smettere il suo vagabondare. Lo cerca al cellulare, che però è quasi sempre spento «perché le batterie sono scariche», ma un giorno o l’altro se lo vedrà riapparire a bordo della sua vecchia Panda che lascerà definitivamente nel cortile di casa a riposarsi dei troppi usi cui è servita. Il buon vecchietto (ha ottant’anni) l’ha anche eletta a dimora. La “spiana” tutta, abbassando i sedili, e la trasforma in giaciglio per la notte. Una coperta militare e per tziu Antoni arriva il sonno del giusto.
Il guadagno è poco, ma non se ne lamenta. «Il mio interesse - dice con convinzione - è di salvare la lingua sarda. Ho imparato a leggere su questi libri. Una gara fra poeti del 1911 a Nughedu San Nicolò mi ha fatto da maestro di scuola. Sono ignorante, ma oggi, se si sta male, è per colpa di chi ha studiato». Questa filosofia in pillole compenetra l’esistenza semplice di tziu Antoni. «Non c’è persona che mi voglia male - si inorgoglisce - e se in qualche paese mi fanno un oltraggio non vi metto più piede».
Chi, un giorno fosse anche lontano, lo scorgesse nel viale del Lavoro della nostra città, se non può fermarsi a comprare i suoi libretti o soltanto a scambiare due parole, gli conceda almeno un’occhiata. Incuriosita magari, ma rispettosa. Tziu Antoni la merita.


Gianni Pititu