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Visualizza Versione Completa : Ghetto amaro - Agnoletto ed i social forum aggrediti nel quartiere ebraico di Roma



Roderigo
11-06-02, 14:12
Ghetto amaro

ROSSANA ROSSANDA

Domenica scorsa il gruppo che prepara il Forum sociale europeo si riuniva a Roma in una sala del Rialto occupato, in via Sant'Ambrogio. Ferrajoli, Mortellaro, Anna Maria Rivera, Lidia Menapace ed io eravamo stati incaricati delle relazioni d'apertura, che avevano per centro l'Europa. Finite le quali ci siamo dispersi per mangiare qualcosa. Agnoletto, Ferrajoli, Mortellaro ed altri sono andati in un ristorante del Portico d'Ottavia, il più vicino. Come hanno visto Agnoletto, alcuni giovani esagitati si sono messi a insolentirlo e lo hanno cacciato non volendo sentir ragione. Agnoletto non li aveva affatto insultati e rientrando in sala ha insistito perché l'incidente non venisse enfatizzato. Ma nelle due ore seguenti si è ammassato nella piazzetta davanti al centro sociale un mucchio di gente urlante. Alcuni di noi volevano continuare i lavori, era una squadraccia da non confondere con la comunità ebraica e prima o poi si sarebbe sciolta. Ma questo non è avvenuto. Victor Magiar ci ha pregato gentilmente di andarcene perché il ghetto vivrebbe tensioni intenibili e il centro sociale ha preferito acconsentire e trattare l'uscita con la polizia. Quando Agnoletto, Ferrajoli ed io, che non volevamo servizio d'ordine, ci siamo affacciati al portone siamo stati tempestati di urla: terroristi, terroristi, sono stata strattonata, sbattuta da una parte, Agnoletto è stato tratto in salvo dalla polizia sotto i lampi dei fotografi, che qualcuno aveva allertato, è successo un parapiglia.SEGUE A PAGINA 6

Rifiutandomi di correre - i capelli bianchi serviranno pure a qualcosa - ho raggiunto piazza Mattei dove qualche violento ci aspettava. In breve, è finita con due compagni all'ospedale. Tre cose. Primo, il portico d'Ottavia è una bella strada di Roma, accanto alla quale abito, dove ho intenzione di continuare ad andare e dove a parte una presenza di polizia durante le manifestazioni e davanti alla sinagoga non ho avuto alcuna impressione di invivibilità, né percepito gesti men che amichevoli. Che qualcuno ritenga di proibirne l'ingresso a qualcun altro non è ammissibile, e che si permetta di farlo in nome dell'ebraismo è intollerabile, offensivo per la comunità israelitica e per chiunque con essa condivide un'idea antifascista, pulita, della repubblica. Che la comunità abbia ai suoi margini, come quasi tutti i quartieri, una incontrollabile frangia di violenti si può capire. Non capisco che Riccardo Pacifici li copra dicendo che erano stati provocati, cosa non vera. O mente lui o mente il cronista di Repubblica .

Vittorio Agnoletto è persona di grande limpidezza, umanità ed equilibrio; è se mai uomo di mediazione, non provocherebbe un gatto. Di Sharon non pensa certo peggio della sottoscritta. Sarebbe stato utile che i no global avessero tenuto subito una breve conferenza stampa per precisare i fatti nella loro pochezza, invece che lasciarlo in preda a fotografi e gazzette. Le quali non sono innocenti: da qualche mese in qua ne hanno fatto il nemico pubblico numero uno. Ma c'è qualcosa che non funziona se dei giovani filoisraeliani, che non esistano ad accogliere Fini, non tollerano invece di vedere lui.

Per ultimo nella vita ne ho viste molte, troppe, e non nutro grandi illusioni. Ma non mi sarei mai aspettata che una sera di giugno, a Roma, avrei dovuto divincolarmi dalla polizia che mi proteggeva da un gruppo di ragazzi che si dicono ebrei. Questo mi era impensabile ed è amarissimo.

il manifesto 11 giugno 2002
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Roderigo
11-06-02, 14:14
Gad Lerner: «è inaccettabile la violenza contro Agnoletto»

IAIA VANTAGGIATO - ROMA

Dopo i sassi e le monetine, sul ghetto piovono reazioni. Ma anche inviti a pranzo: al ristorante «Al Portico», per l'esattezza, proprio dove Vittorio Agnoletto - domenica scorsa - è stato accerchiato e ricoperto di insulti e spintoni da alcuni giovani della comunità ebraica romana. E a caldeggiare la presenza al suo desco del portavoce dei no-global, è Gad Lerner, eletto di recente delegato al congresso dell'Unione delle comunità ebraiche nella lista «Keillah»: «Se qualcuno contesterà lui, dovrà contestare anche me». Raggiunta in Israele, Fiamma Nirenstein ribatte: «Purtroppo, consumo i miei pranzi solo a Betlemme o a Gerusalemme». Nirenstein sembra dimenticare che l'aggressione di domenica scorsa - nella quale sono rimasti coinvolti, tra gli altri, anche Rossana Rossanda, Luigi Ferrjoli e tutti coloro che partecipavano all'incontro di preparazione del Forum sociale europeo, di novembre - si è svolta a Roma nel bel mezzo del vecchio ghetto ed è stata provocata da membri di una comunità che ha appena eletto una solida coalizione di centrodestra. Pronta persino ad appoggiare il viaggio di Fini in Israele. E appare sinistro e irriverente il paragone - da più parti evocato - tra la passeggiata di Sharon sulla spianata delle Moschee e quella di Agnoletto sulla «spianata» del Portico.

E' il giudizio sulla politica del governo Sharon a fissare, evidentemente, il limite oltre il quale si viene ormai definiti antisraeliani o meno. Anzi, antisemiti oppure no. E a guidare spedizioni come quella di domenica. Tra i pochi che - realisticamente - restano ai «fatti», c'è l'indignato Lerner: «Credo che la comunità ebraica debba prendere di petto un problema che, per fortuna, riguarda per ora solo piccole frange minoritarie, che non debbono, però, avere nessuna copertura. Le loro azioni rasentano lo squadrismo e contraddicono i valori propri dell'ebraismo, come la tolleranza».

Lise appaiono, al confronto, le corde dell'emotività da altri pizzicate, e imbarazzato il commento di Amos Luzzatto, presidente dell'Ucei, che proprio all'emotività fa ricorso per spiegare l'episodio: «Io non l'avrei fatto - dice - ma posso capire le reazioni». Agnoletto insomma, per Luzzatto, avrebbe fatto meglio a non entrare in quel ristorante. «Comunque sottolinea - ben tre consiglieri della comunità sono intervenuti in sua difesa». Uno di questi è Riccardo Pacifici che - pur condannando ogni violenza e affermando il diritto di ciascuno, persino di Agnoletto, di circolare liberamente - dichiara: «Sono quattro giorni che in vista delle manifestazioni dei no-global previste, viviamo col presidio della polizia. Per noi questa è diventata la normalità e i nervi sono tesi».

Lerner - da giornalista attento - ci tiene a distinguere tra i vertici della comunità romana e i gruppi di «irresponsabili» che, con le loro provocazioni, stanno facendo di tutto per «richiudere» il ghetto. «Un ghetto - ricorda - che è stato aperto solo nel 1870 e dove si è consumata una tragedia della quale non va persa la memoria». Pace fatta con Agnoletto? Nient'affatto. «Tra noi le divergenze sono fortissime - insiste Lerner - e continuo a giudicare il suo atteggiamento unilateralmente antisraeliano e viziato da una incomprensione profonda nei confronti del terrorismo islamico e delle sue potenzialità devastanti non solo per gli israeliani ma anche per il popolo palestinese e per tutti i popoli del Terzo mondo, che rischiano di essere utilizzati come carne da macello».

Molto più dura Fiamma Nirestein che del movimento no-global denuncia atteggiamenti cui la violenza non è affatto estranea: «Agnoletto ha guidato marce con giovani travestiti da kamikaze palestinesi e nel corso delle quali venivano usati slogan antisraeliani e menzogne antisraeliane, infarcite di pregiudizi fino all'antisemitismo. I no-global devono aprire al loro interno una autentica riflessione perché da difensori dei diritti umani sono spesso passati dall'altra parte».

Concorda, a distanza Pacifici: «Da parte dei no-global, non c'è mai stata una condanna degli attentati kamikaze né manifestazioni a favore dei civili israeliani». E pensare a un possibile confronto come quello già avvenuto con Bertinotti e Rifondazione? «Agnoletto è un millantatore del pacifismo, Bertinotti no. Come si fa a parlare con qualcuno che dice di essere stato torturato dall'esercito israeliano e torna senza nenche un graffio? Bertinotti ha sposato con onestà e buona fede la sua causa e noi lo rispettiamo anche se è diversa dalla nostra». A smentirlo, per la verità, non ci sarebbero le manifestazioni sotto la sede di Rifondazione? «Sono state chiarite».

Mentre Pacifici aspetta l'annunciata lettera alla comunità di Agnoletto (al quale ha espresso la sua solidarietà il sindaco Veltroni), Moni Ovadia ci consegna il suo amaro sfogo: «E' una mentalità ripugnante e idolatra quella che si va affermando. Ovunque ci sono detentori di verità che criminalizzano le opinioni altrui. E' un atteggiamento che - da qualsiasi parte venga va stigmatizzato». L'aggressione di domenica, prosegue teso, «rievoca uno strumento di tristissima memoria, quello dell'intimidazione fisica propria di tutti i regimi autoritari». E sollecita un appello in difesa della dialettica democratica, del diritto ad esprimersi. «Ma da dove vengono queste frange forsennate, questi lanciatori di anatemi? Come si permettono di giudicare senza neanche ascoltare? Chi li ha eletti giudici? Stiamo scivolando su un terreno che è solo ideologico e teologico e teologizzare la questione mediorientale, e non solo, non risolve niente».

il manifesto 11 giugno 2002
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Roderigo
11-06-02, 14:16
Vittorio Agnoletto: Gli intolleranti? Pochi. Molti mi hanno chiamato per scusarsi

ANGELO MASTRANDREA - ROMA

Il giorno dopo l'aggressione al ghetto, rintracciare al telefono Vittorio Agnoletto è quasi un'impresa. Per tutta la giornata, racconta, si sono susseguite telefonate di solidarietà, molte delle quali proprio da ebrei. Poi, nel tardo pomeriggio, l'incontro con il sindaco di Roma Walter Veltroni.

Agnoletto, lei ha preannunciato una lettera alla comunità ebraica. Per dire cosa?

Non è una lettera personale, ma delle persone che erano presenti al centro sociale Rialto, e la lanceremo fra qualche giorno, per metterla giù bene, far calmare gli animi e raccogliere le varie firme. Penso che quanto è avvenuto, un atto di intolleranza, non rappresenti tutta la comunità ebraica, ma sia opera di un ristretto gruppo di persone. Ma mi è spiaciuto molto non aver ricevuto un messaggio da parte del presidente della comunità. Mi ha fatto molto piacere invece ricevere diverse telefonate di solidarietà da parte di ebrei.

Ce ne può raccontare qualcuna?

Alcuni mi dicevano "mi fa senso telefonarti dovendoti dire sono un ebreo, perché io mio considero un cittadino come tutti gli altri. In questo caso invece ti devo dire sono un ebreo per dar valore all'atto di testimonianza che faccio nei tuoi confronti e mi devo scusare per il comportamento di altre persone che abitano qua vicino a me e che hanno la mia storia". In particolare, una ragazza mi ha invitato ad andare a pranzo da lei, proprio al centro del ghetto. Ovviamente questa cosa la farò, ma fra un po' di giorni. Ho apprezzato molto l'invito che mi è arrivato privatamente, e poi reso pubblico, anche da Gad Lerner.

Anche lui l'ha invitata a pranzo, nello stesso ristorante in cui è cominciata l'aggressione.

E io ho accettato. Probabilmente un giorno andremo a mangiare insieme.

Sarebbe disposto a un incontro con la comunità ebraica, magari anche con chi l'ha contestato?

Con questa lettera chiederemo un incontro pubblico con la comunità ebraica. Io non ho mai rifiutato e non ho intenzione di rifiutare incontri assolutamente con nessuno, anche perché non ce l'ho mai avuta con nessun popolo e tantomeno con quello ebreo, con tutto quello che ha passato. Nello stesso tempo rivendico il mio diritto a poter criticare qualunque governo al mondo, e quindi anche il governo Sharon. Ma questo non c'entra niente con i popoli, e tralaltro mi risulta che all'interno dello stesso Israele vi siano delle critiche nei confronti del governo Sharon. Non credo che per questo io non debba poter andare a mangiare in un ristorante, o debba esserci una zona di Roma off limits per me.

L'hanno accusata di essere pacifista a senso unico, e che alle manifestazioni degli ultimi mesi non c'era nemmeno una bandiera israeliana.

Quando sono stato cacciato da Tel Aviv, insieme al senatore Martone, la prima cosa che dovevamo fare era andare a Netanya a portare la solidarietà ai parenti delle vittime dell'attentato kamikaze palestinese. Quindi non si capisce proprio questo comportamento. Ho sempre detto che noi condanniamo il terrorismo e i kamikaze, ma questo non vuol dire per forza appoggiare la politica di Sharon. Sono sempre stato chiarissimo: la strategia dei kamikaze è prima di tutto contro il processo di pace e lo stesso popolo palestinese. Da questo punto di vista penso non esistano proprio zone d'ombra rispetto a quello che penso e che ho dichiarato. Se invece vogliamo metterla sul piano più politico, la soluzione è due popoli, due stati.

Lei ieri ha anche incontrato Veltroni.

Era un incontro che avevamo già previsto perché volevamo discutere di fame e in particolare di aids, che è un tema che a lui sta molto caro e del quale io continuo a occuparmi da 17 anni. In mattinata mi ha comunicato la sua solidarietà per l'accaduto, e me l'ha espressa anche nell'incontro di oggi (ieri per chi legge, ndr).


il manifesto 11 giugno 2002
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Roderigo
11-06-02, 14:17
Agnoletto e i social forum aggrediti nel quartiere ebraico di Roma

Salvatore Cannavò

E' la seconda volta in due mesi che ci tocca raccontare una giornata dolorosa. Già lo scorso marzo, infatti, la comunità ebraica romana era venuta a manifestare, piuttosto minacciosamente, sotto le nostre finestre accusandoci di antisemitismo. Domenica ci siamo ritrovati nelle stesse condizioni, quando, al Rialtoccupato e intenti a lavorare alla stesura del programma per il Forum sociale europeo, siamo stati costretti a interrompere la nostra riunione. Diverse decine di persone, infatti, si sono assiepate sotto la sede del centro sociale romano "intimandoci" di offrire loro la "testa" di Vittorio Agnoletto, reo di aver pranzato in un ristorante del quartiere ebraico - dove si trova anche il Rialto - ma soprattutto reo di posizioni di condanna verso Sharon che molti esponenti della comunità ebraica equiparano all'antisemitismo.
A così poca distanza dal primo episodio, la giornata di domenica ci è parsa particolarmente insopportabile. E non solo perchè due nostri compagni - Marco Bersani a cui siamo particolarmente legati nella costruzione di Attac Italia e Giovanna Cavallo del Tavolo migranti dei social forum - sono stati feriti e ricoverati in ospedale; e nemmeno perché si è prodotto un atto di intolleranza eccezionale in una zona di Roma particolarmente presidiata da polizia e carabinieri - che sono sì intervenuti, come mostrano le foto, ma in modo assolutamente blando. L'insopportabilità, così come lo sgomento che domenica sera si leggeva sulle facce di tutti i partecipanti alla riunione di domenica, ritrovatisi emergenzialmente dentro l'Accademia Ripetta occupata, riguarda soprattutto un altro aspetto della vicenda, quello più eclatante.


Una lacerazione
Il quartiere ebraico romano, lo storico "ghetto", è il luogo dove abbiamo - noi, gente di sinistra, gente che ha in odio il fascismo e l'intolleranza - sempre passeggiato comodamente e serenamente. Un luogo in cui la comunità degli ebrei di Roma è stata sempre percepita come una parte di noi, della nostra storia, dei nostri valori.

Con il gesto di domenica, così come con quello sotto le nostre finestre, questa connessione vitale viene improvvisamente rotta, il "ghetto" diventa un luogo rigidamente separato dal resto, o così almeno ci viene presentato. E' una constatazione amara, che lascia sullo sfondo anche la gravità del gesto occasionale, ma nella nostra città viene importata una guerra apparentemente lontana, la guerra di Israele. La comunità sceglie sempre più di essere essa stessa Israele, territorio di Israele e quindi territorio in guerra. Quei gesti, le parole che li accompagnano, l'accusa di "nuovo fascismo", la rabbia non solo dei giovani picchiatori, ma anche dei vecchi abitanti del "ghetto" - tutti gesti che ci vengon presentati come frutto di una condizione esasperata - in realtà intendono dire che a fianco dello stato di Israele sono in guerra tutti gli ebrei del mondo: loro, i loro figli, le loro famiglie. E a esserne colpiti sono coloro che, pur non avendo mai in nessun modo espresso la minima offesa a nessun tipo di simbologia o istituzione ebraica, si sono sempre limitati a criticare solo la politica dello Stato di Israele.

A spiegare la «bravata di alcuni ragazzi» - così ancora esponenti della comunità si ostinano a giudicare il fatto, accreditando tra l'altro la menzogna della "passeggiata" no-global sotto il Portico d'Ottavia con tanto di fotografo, inesistente - non basta la presunta provocazione di Agnoletto e della riunione romana, perché quella riunione si è svolta in quel luogo, e quella persona ha deciso di mangiare in quella piazza, proprio perché privi di qualsiasi ostilità verso gli abitanti di quel quartiere. Battersi per la convivenza tra i popoli è una scelta che vale in Medioriente così come nel cuore di Roma. E' un fatto inoppugnabile, la cui fondatezza è riscontrabile nella decisione, sofferta e a lungo dibattuta, di abbandonare il Rialto. Quando alla fine si è deciso per il sì, lo si è fatto proprio per non avallare nessuna interpretazione equivoca e nessuna strumentalizzazione. Dispiace moltissimo, quindi, leggere dichiarazioni come quella di Riccardo Pacifici, autorovole membro del Consiglio della comunità, o come quella di Massimo Caviglia, direttore di Shalom, che imputano al desiderio di «essere comunque alla ribalta» la scelta di Agnoletto e degli altri compagni.


Che fa la Comunità?

Come si può leggere a fianco, l'assemblea dei partecipanti alla riunione romana si è conclusa con la decisione di inviare una lettera alla Comunità romana: decisione evidentemente dialogante, nonostante l'aggressione subita. Come questa lettera verrà recepita e, soprattutto, come la Comunità discuterà di se stessa e del proprio rapporto con il resto della città - in particolare con quella che le è sempre stata vicina e di cui sa, o dovrebbe sapere, di potersi fidare - non possiamo prevederlo. Ieri sulle agenzie si potevano leggere importanti attestati di solidarietà ad Agnoletto da parte di Moni Ovadia - «allarme e indignazione» - o di Gad Lerner, che ha invitato Agnoletto «a pranzo nello stesso ristorante in cui è avvenuta l'aggressione». Bisogna poi ricordare l'importante lavoro fatto da un altro consigliere della Comunità, Victor Magiar, che ha cercato comunque di risolvere la situazione. Utile anche la dichiarazione di solidarietà espressa dal sindaco di Roma ad Agnoletto che con l'esponente dei social forum ha avuto un incontro ad hoc e che ha voluto ricordare la migliore tradizione di «Roma città aperta» per stigmatizzare l'episodio. Solidale, ovviamente, anche la capogruppo comunale di Rifondazione comunista, nonché componente della segreteria nazionale, Patrizia Sentinelli che in una nota congiunta con gli altri due consiglieri, Nunzio D'Erme e Adriana Spera, parla di «episodio sconcertante» chiedendo agli esponenti della comunità ebraica di «condannarlo», ma anche ribadendo loro la propria completa e «fattiva collaborazione». E sempre su iniziativa di Rifondazione, la maggioranza capitolina ha presentato un ordine del giorno di condanna.

Quindi la comunità ebraica. Certamente i protagonisti dell'aggressione sono «un frangia estrema» come dice Ovadia. Ma è una frangia che ha la completa agibilità nel quartiere e che si avvale della benevolenza dei suoi abitanti. Ed è addirittura lo stesso presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, Amos Luzzato a "comprendere" quel gesto e sostenere che Agnoletto «non avrebbe dovuto andare in quel ristorante». Tocca quindi a questo "pilastro" dell'identità di Roma definire con chiarezza i propri destini. Davvero si vuole isolare quel quartiere dal resto della città, farlo tornare a essere veramente "ghetto" e renderlo così zona di guerra? O non è forse meglio costruire una zona "esemplare" dal punto di vista della pace e della convivenza che possa servire da stimolo anche al conflitto mediorientale? Dopo la "manifestazione" contro Rifondazione, questo partito ha voluto costruire più di un momento di confronto. Lo stesso hanno deciso ieri di fare i social forum e prossimamente potrebbe avvenire un incontro pubblico. Davvero si vuole sprecare tutta questa disponibilità e questa dimostrazione di amicizia?

Liberazione 11 giugno 2002
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Roderigo
11-06-02, 14:19
Un fatto doloroso e inaccettabile


Consideriamo dolorosi i fatti che si sono verificati oggi, domenica 9 giugno, a Roma, attorno alla riunione del gruppo di lavoro sull'organizzazione del Forum sociale europeo, previsto per il prossimo novembre a Firenze.
Il seminario, che avevamo convocato al centro sociale Rialtoccupato, un edificio che si trova in via Sant'Ambrogio, nel cuore dell'antico quartiere ebraico di Roma, è stato da noi volontariamente sciolto, per evitare che l'aggressione verbale e l'assedio che alcune decine di persone avevano iniziato attorno all'edificio si tramutasse in un incidente ancora più grave. E' stata una scelta di responsabilità, che ha inteso rifiutare lo scontro, la vera e propria logica di guerra che ci è stata proposta.

Ciò non ci impedisce di riaffermare il nostro diritto, violato, a riunirci ovunque, e a che questo diritto democratico sia tutelato ovunque.

Questo è un problema che intendiamo proporre, con una lettera aperta che sarà sottoscritta da persone e associazioni che partecipano al processo del Forum europeo, alle persone e agli organismi di governo della comunità ebraica romana.

Riepiloghiamo i fatti.

Tutto è nato per caso, quando, nell'intervallo di pranzo, i partecipanti al seminario hanno cercato nei paraggi un panino o un ristorante. Agnoletto, che era seduto a un tavolo nella via del Portico d'Ottavia, è stato riconosciuto e insultato. Quando le minacce hanno cominciato a diventare fisiche, Agnoletto, e le persone che pranzavano con lui, hanno deciso di spostarsi all'interno del locale. Ma non è bastato. Le persone che inveivano sono aumentate, al punto che si è deciso di chiamare la polizia per tutelare l'incolumità dello stesso Agnoletto, il quale ha infine deciso di abbandonare il ristorante e tornare alla sede del seminario.

Là, la discussione è ripresa tranquillamente. All'esterno, però, le persone che pretendevano di espellere tutti noi dal quartiere sono ulteriormente aumentate, e così il numero di poliziotti e carabinieri impegnati a difendere l'ingresso del Rialtoccupato. Ogni tentativo di dialogo, o di appello alla calma, è risultato inutile, nonostante l'impegno di alcuni rappresentanti della stessa comunità ebraica. Per senso di responsabilità si è deciso così di abbandonare il palazzo, sotto la protezione della polizia, il che è avvenuto però sotto una pioggia di monete e di sassi. Due persone sono state ferite, e si trovano ora in ospedale: uno colpito alla testa e l'altra a un orecchio, sono in stato confusionale e trattenute sotto osservazione dai sanitari. La riunione ha poi potuto proseguire grazie all'ospitalità degli studenti dell'Accademia delle Belle Arti di via Ripetta, attualmente occupata contro la riforma 508/99 che non concede loro titoli di grado universitario.

Siamo stati aggrediti, un nostro diritto è stato violato. La nostra scelta del luogo della riunione è stata del tutto naturale e abituale. A muoverci sono le ragioni della pace e della convivenza tra i popoli, tra israeliani e palestinesi. Anche per questo rifiutiamo di importare una logica di scontro, di intolleranza e di violenza. Chi ci accusa di aver voluto provocare risse o di aver insultato qualcuno sta semplicemente mentendo.

L'assemblea del gruppo di lavoro per il Forum sociale europeo


Liberazione 11 giugno 2002
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Roderigo
14-06-02, 12:05
Lettera aperta della "Rete degli ebrei contro l'occupazione" alla Comunità israelitica romana


Domenica 9 giugno, nel Ghetto ebraico di Roma è avvenuto un fatto paradossale e inquietante. Un assedio di alcune ore a un ristorante e a un centro sociale, e un'aggressione a colpi di sanpietrini, monete, bottigliette di medicinali, frutta marcia. Le vittime: Vittorio Agnoletto, portavoce del Global Social Forum, un gruppo di pacifisti e un centinaio di partecipanti al seminario "Guerra, democrazia, cittadinanza in Europa" (sede: Rialto-Sant'Ambrogio, relatori: R. Rossanda, L. Menapace, L. Ferrajoli, I. Mortellaro, A. Rivera). Almeno due persone colpite alla testa da un sanpietrino e un ragazzo da un pugno, hanno avuto bisogno di cure ospedaliere. Gli assalitori: dei giovani ebrei romani. Perché? I malcapitati nutrono opinioni critiche riguardo alla politica condotta dal primo ministro israeliano Ariel Sharon. Inoltre, il Gsf ha partecipato a un corteo pubblico romano la cui piattaforma era all'insegna di "Due popoli due Stati", e a cui - malgrado ciò e malgrado, ovviamente, le intenzioni dei promotori e presumibilmente della maggioranza dei manifestanti - erano presenti delle persone "vestite da kamikaze".
Questo fatto esigerebbe un lavoro di coscienza e una riflessione più approfondita sul valore della propria responsabilità e delle proprie iniziative, da chi lo ha compiuto e da chi lo ha difeso. Perché se Agnoletto e coloro che condividono le stesse posizioni sulla questione mediorientale non hanno mai approvato il terrorismo, pare che invece il direttore di Shalom, Massimo Caviglia e l'assessore alle Relazioni esterne della Comunità romana, Riccardo Pacifici, non abbiano esitato a condividere le esternazioni di tipo squadrista dei giovani ebrei.

D'altra parte, pur in un misto di indignazione, preoccupazione e amarezza, viene anche a noi da riflettere - ma forse siamo chiamati tutti a farlo - specie di fronte al ripetersi di questi episodi. Se vogliamo ricordarli dobbiamo fare un lungo elenco: il ferimento di due persone alla manifestazione di pacifisti del 9 marzo scorso; i ripetuti assalti al presidio di Piazza San Marco, e a un corteo che da lì partiva, diretto al parlamento, per chiedere l'intervento in Medioriente della comunità internazionale; le violenze di fronte alla sede nazionale di Rifondazione Comunista; le aggressioni ai parlamentari Luisa Morgantini e Mauro Bulgarelli al termine della trasmissione Sciuscià.

Viviamo in un sistema democratico, dove l'esistenza di partiti all'opposizione è legittima e dove il discorso e l'attività politica si nutrono anche proprio del confronto con loro. Qual è il messaggio di questi ebrei romani? Preferiscono un altro sistema? Ci sembra una domanda che, dopo questi atti, è doveroso porsi. Siamo allarmati e preoccupati da questa sempre maggiore chiusura del Ghetto, che per di più porta in sé il germe della discriminazione. Pare che non solo chi non condivida il pensiero di un premier israeliano non possa entrare nel Ghetto senza essere tacciato di "provocazione", ma anche che chi è all'interno non possa "uscire" da una dimensione del tutto particolare, inavvicinabile a un minimo confronto civile. Le affermazioni di Caviglia sulla possibilità di intravedere un nesso tra la presenza di Agnoletto in zona Portico d'Ottavia e la passeggiata di Sharon sulla Spianata delle moschee sembrerebbero confermare questa visione estremamente separata, ghettizzata del Ghetto.

Comprendiamo bene il modo tormentato e le implicazioni simboliche ed emotive con cui Israele può aver posto nella vita e nella coscienza ebraica, ma ricordiamo che quel paese è fatto di molte anime, e con sicurezza Sharon non le rappresenta tutte. Di certo non gli oltre 460 riservisti che si rifiutano di prestare servizio nei territori occupati. Non i sempre più numerosi Israeliani pacifisti (con cui siamo solidali e di cui condividiamo l'operato): attivi contro l'occupazione e la barbarie che l'accompagna, a favore di una convivenza civile con un auspicato Stato palestinese, e preoccupati (quanto noi) per il baratro sociale, economico e morale in cui l'attuale governo sta portando il loro paese.

Per chi o per cosa pare che siano, allora, questi giovani ebrei romani, e questi esponenti della Comunità? Per la democrazia? No. Per Israele? No. Per Sharon? Sì. E' davvero così? Se sì, sono sicuri di essere nel giusto?

Le forze dell'ordine intervenute a soccorrere i malcapitati nel Ghetto sono le stesse solitamente di presidio alla Sinagoga. Forse anche questo può essere uno spunto di riflessione: non sempre le aggressioni sono dove ci se le aspetta.

Paolo Amati, Andrea Billau, Paola Canarutto, Lucio Damascelli, Claudia De Lillo, Marina Del Monte, Giorgio Forti, Sveva Haertter, Miriam Marino, Francesca Polito, Claudio Treves, Stefano Sarfati Nahmad, Sergio Sinigaglia, Stefania Sinigaglia - della Rete degli ebrei contro l'occupazione. Per adesioni: rete. eco@virgilio. it


Liberazione 14 giugno 2002
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Catilina
14-06-02, 16:04
Eh, madonna, ma quanto la fate lunga.
Non sarà che Vittorio Agnoletto, a corto di esposizione mediatica causa i ripetuti flop delle ultime iniziative noglobal, ha trovato il modo per stare ancora da protagonista sulle pagine dei quotidiani nazionali?
Il paradosso è che lui, proprio lui, debba ricorrere all' intervento delle "forze dell'ordine" per farsi proteggere da manifestanti.
Tristissima vicenda, comunque la si rigiri.
:(

Catilina
17-06-02, 15:48
Con l' aggressione ad Agnoletto, innegabilmente, gli ebrei romani hanno dato un' altra prova di prevaricazione e violenza, ma a rendere la cosa più simile ad una farsa ci ha pensato Gad Lerner, che per sviare l' attenzione dei media- peraltro non eccessiva- dal gesto che in altre occasioni sarebbe stato definito "squadrista", ha invitato a cena Agnoletto. Il bello è che protagonista, a questo punto, è diventato proprio Gad, intervistato a destra e a manca riguardo all' invito, mentre nessun giornale si è preoccupato di contattare la vittima dell' aggressione.
La preoccupazione di Gad, che insiste a considerare il massacro di Jenin come un atto di ordinaria amministrazione (e vista la politica israeliana non gli si può dare torto) non è stata certo quella di scusarsi con Agnoletto. Probabilmente il giornalista teme che l' ennesima aggresisone di cui si sono macchiati gruppi di ebrei romani possa infine mettere in cattiva luce la comunità ebraica.
Ma lungi dal condannarla, Lerner pretenderebbe pure che il Movimento dei Social Forum ponesse fine alle mobilitazioni in solidarietà con la lotta del popolo palestinese. Evidentemente la libertà d' opinione è un diritto che nella comunità ebraica di Roma, come in quella di Israele, preferiscono sostituire con la "libertà d'aggresisone".
:rolleyes:

aprile crudele
12-07-06, 16:38
RIcordate sinistri...

aprile crudele
12-07-06, 16:39
su!

pietro
13-07-06, 09:42
Non è la prima volta che a Roma lo squadrismo sionista si esprime con tale violenza...basta contestare la politica genocida di Israele che questi ti additano come nemico..nessunoricorda qui l'assalto alla sede del PRC a viale del Policlinico con contorno di automobilisti di passaggio aggrediti da questa teppaglia coperta e protettissima?Per non parlare dei vari compagni aggrediti ai margini delle manifestazioni pro Palestina.Trovo stupefacente che la sinistra si meravigli .Mai sentito parlare della LED?

Rodcenko
13-07-06, 10:12
Ma non vi siete ancora accorti che ormai troppi ebrei si sono sintonizzati sul sionismo più spinto, hanno spinto l'America ad attaccare l'Iraq e l'Afghanistan grazie alle potentissime lobby neocon di Washington, lobby in gran parte di marca sionista?

Non vi siete accorti che l'idea yankee di "esportare la democrazia" (quella di marca USA) è stata concepita nelle think tank di Kissinger e compari neocon, tutte istituzioni di chiara impronta sionista?

Purtroppo il veleno sionista ha intasato le comunità ebraiche, specialmente quelle USA, che hanno svoltato pericolosamente verso un nazionalismo di chiara marca fascista, sempre attento a demonizzare l'islam e ad usare l'11 settembre per giustificare nuove aggressioni israeliane ai palestinesi.

Spiace di dover usare quell'aggettivo, ma è l'unico che trovo per definire il sionismo neocon, quello che in Italia è rappresentato bene da Giuliano Ferrara e dal Foglio.

Nimmo
13-07-06, 10:30
Ma non vi siete ancora accorti che ormai troppi ebrei si sono sintonizzati sul sionismo più spinto, hanno spinto l'America ad attaccare l'Iraq e l'Afghanistan grazie alle potentissime lobby neocon di Washington, lobby in gran parte di marca sionista?

Non vi siete accorti che l'idea yankee di "esportare la democrazia" (quella di marca USA) è stata concepita nelle think tank di Kissinger e compari neocon, tutte istituzioni di chiara impronta sionista?

Purtroppo il veleno sionista ha intasato le comunità ebraiche, specialmente quelle USA, che hanno svoltato pericolosamente verso un nazionalismo di chiara marca fascista, sempre attento a demonizzare l'islam e ad usare l'11 settembre per giustificare nuove aggressioni israeliane ai palestinesi.

Spiace di dover usare quell'aggettivo, ma è l'unico che trovo per definire il sionismo neocon, quello che in Italia è rappresentato bene da Giuliano Ferrara e dal Foglio.

Sono d'accordo con te. Ma per favore non associare il fascismo a queste categorie di persone.
Anche perchè queste sono le stesse persone che ogni tre per due fanno il parallelismo tra il fascismo ieri e il terrorismo islamico oggi. Sono le stesse persone che il Berlusca (e non solo) ha ringraziato per averci "liberato" dal "nazi-fascismo".
Quindi mi sembra fuoti luogo il tuo aggettivo.

LokiTorino
13-07-06, 11:52
Secondo me hanno fatto bene a picchiare agnoletto. A prescindere, picchiare agnoletto non è reato ma cosa buona e giusta

lorenzo v.
13-07-06, 13:52
Non è la prima volta che a Roma lo squadrismo sionista si esprime con tale violenza...basta contestare la politica genocida di Israele che questi ti additano come nemico..nessunoricorda qui l'assalto alla sede del PRC a viale del Policlinico con contorno di automobilisti di passaggio aggrediti da questa teppaglia coperta e protettissima?Per non parlare dei vari compagni aggrediti ai margini delle manifestazioni pro Palestina.Trovo stupefacente che la sinistra si meravigli .Mai sentito parlare della LED?


Ambasciatori d'Israele che danno del Fassista all'ala cosidetta estrema della sx Italica , e questi rispondono dando dello squadrista agli ebrei della comunità romana....

Questo non sarà mai un paese normale.
però.. caxxo che divertimento ...:-0008n :-0008n

yurj
13-07-06, 14:58
RIcordate sinistri...
sei ridicolo.

Rodcenko
13-07-06, 22:39
Sono d'accordo con te. Ma per favore non associare il fascismo a queste categorie di persone.
Anche perchè queste sono le stesse persone che ogni tre per due fanno il parallelismo tra il fascismo ieri e il terrorismo islamico oggi. Sono le stesse persone che il Berlusca (e non solo) ha ringraziato per averci "liberato" dal "nazi-fascismo".
Quindi mi sembra fuoti luogo il tuo aggettivo.

In effetti la pulizia etnica della Palestina a favore della colonizzazione ebraica risponde bene al concetto di realizzazione del lebensraum.

Lo spazio vitale di Hitler.


Hanno imparato bene, direi.

Il grande problema dei palestinesi è di essere vittime delle vittime.

Nimmo
14-07-06, 01:59
In effetti la pulizia etnica della Palestina a favore della colonizzazione ebraica risponde bene al concetto di realizzazione del lebensraum.

Lo spazio vitale di Hitler.


Hanno imparato bene, direi.

Il grande problema dei palestinesi è di essere vittime delle vittime.


Vittime delle vittime... :rolleyes: :rolleyes:

giorgio1000
14-07-06, 13:03
Non è la prima volta che a Roma lo squadrismo sionista si esprime con tale violenza...basta contestare la politica genocida di Israele che questi ti additano come nemico..nessunoricorda qui l'assalto alla sede del PRC a viale del Policlinico con contorno di automobilisti di passaggio aggrediti da questa teppaglia coperta e protettissima?Per non parlare dei vari compagni aggrediti ai margini delle manifestazioni pro Palestina.Trovo stupefacente che la sinistra si meravigli .Mai sentito parlare della LED?

Forse è stato uno scontro tra squadristi.

Tyler@Durden
17-07-06, 12:23
Ambasciatori d'Israele che danno del Fassista all'ala cosidetta estrema della sx Italica , e questi rispondono dando dello squadrista agli ebrei della comunità romana....

Questo non sarà mai un paese normale.
però.. caxxo che divertimento ...:-0008n :-0008n



Verissimo Lorenzo, da sempre sottolineiamo come l'etimologia sia fondamentale nel dominio delle masse operato dai regimi democratici.
In particolare i termini "fascista", "squadrista" e altri sono alla base di una lotta tra chi è più bravo ad utilizzarli.

I leghisti dicono fascista ai compagni che contestano in piazza berlusconi
I compagni dicono che i leghisti sono razzisti e fascisti (cosa c'entrino questi termini l'uno con l'altro lo sanno solo loro...)
Berlusca dice che gli islamici sono fascisti e nazisti
I marocchini dicono che berlusca è un fascista
I compagni dicono che berlusca è un fascista
I giudei dicono che fini era un fascista
Bossi dice che fini è un fascista
Fini fa di tutto per dire che il fascismo fu una minchiata
i compagni dicono ai giudei che sono fascisti però tutti gli anni vanno in piazza a solidarizzare con i giudei vittime del fascismo
I giudei dicono che i compagni sono fascisti perchè squadristi

La cosa più strana è comunque un'altra: quando scrivo, parlo a gente comune o ai giornali, riportando idee fascistissime quali socializzazione, identità o anticapitalismo, tutti mi dicono che sono un comunista o un arabo...

Viviamo un tempo molto strano..

Tyler@Durden
17-07-06, 12:25
Un'altra cosa molto strana Lorenzo, quando vogliono mettercela in quel posto, buttando i nostri in galera, organizzando agguati coperti dalla pula, scatenando campagne diffamatorie vita stampa e chi più ne ha più ne metta, tutta questa gente va a braccetto e degli insulti "fascisti" non si ricorda più nessuno, fino alla prossima campagna mediatica...