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Visualizza Versione Completa : L'inconcepibile sì di Maria



Roderigo
15-06-02, 21:46
http://www.criad.unibo.it/galarico/ZANASI/ettaweb/antolog/martini.jpg

Proibire la fecondazione eterologa rende osceno, «fuori scena», quel che ci mostra l'Annunciazione. Un angelo, Maria e un dio che per venire al mondo ha bisogno del desiderio di vita di una donna. Nel nome dell'amore e non del sangue come garanzia della discendenza

ROSETTA STELLA

Quando lettrici e lettori arriveranno a leggere queste righe il messaggio della copertina del manifesto di ieri avrà già comunicato l'intenzione con cui è stata pensata. Intenzione resa calda dalla passione politica e non solo con cui si affronta questo tema. L'immagine correlata alla frase di accompagnamento potrebbe fare scandalo. Il che, in alcuni casi, equivale a fare bene. Così è adesso. Il calore che si sprigiona quando si accendono le emozioni, che siano di compassione o di rabbia, di identificazione o di ripulsa insopportabile, in ogni caso fa pulizia, rimuove le incrostazioni che appesantiscono il pensiero e sviluppa energie di verità. E la verità spesso scandalizza, urta, ferisce. Ma scalda gli animi. Al contrario di tutto ciò che è virtuoso, nel senso di vicino al bene così come è percepito dal senso comune. Perché, per dirla alla maniera di Pasolini, c'è uno strano legame tra il freddo e la virtù. Legame che da senso comune si trasforma presto in autogiustificazione del sistema di dominio. E allora no: noi scaldiamoci invece! Guardiamo! Guardiamo cosa c'è di «osceno», cosa viene spinto «fuori scena» dalle proiezioni di normalità - di ciò che «tutti» considerano normale - che il senso comune fa sulla scena dell'Annunciazione. Scena inconscia, qualunque sia il pittore, grande o piccolo, che ce ne abbia restituita una rappresentazione in immagine. Davvero oscena è l'idea che l'immaginarla così - e cioè: con l'angelo sempre in figura andromorfa, che sia in piedi o che sia in ginocchio, e non per esempio, in forma sfumata, che so?, un segno, un simbolo, che non sia così facilmente riconducibile ai tratti maschili della creatura umana; con Maria, il più delle volte seduta, in postura umile, seppure a volte con lo sguardo altero, e spesso con un libro in mano, il manto azzurro a indicare il suo essere Sophia; e poi lo Spirito fecondante, un raggio di luce, che, il più delle volte, viene schizzato fuori da un punto di prospettiva, questo sì evanescente, mai in primo piano, anche se ampiamente individuabile nella barba bianca e fluente di Dio, posta lassù, in alto, o raffigurato da una colomba che, come sappiamo, è anche il simbolo della pace - che l'immaginarla così, dicevo, con tutta questa prepotenza di simbologia fallica, serva soprattutto agli uomini, per aiutarli a trovare un senso - per non impazzire di invidia e di gelosia - un senso, insomma, che renda per loro bene accetta questa cosa altrimenti insopportabile e inconcepibile, e cioè che per partorire Dio in carne e ossa, in modo che loro lo potessero vedere, ci sia voluta una donna. E senza l'aiuto di un uomo per giunta! E d'altra parte non si era mai sentita dire questa cosa meravigliosa e sublime di un Dio che, pur essendo onnipotente, e quindi nell'ottima condizione di essere capace di tutto, una volta che ha deciso di incarnarsi, non lo fa con un qualsivoglia banalissimo prodigio, una di quelle cosucce che per lui sono facilissime, che so?, comparire all'improvviso sulla terra, già trentenne, già con la faccia da immaginetta del «Gesù» di Zeffirelli; se fosse andata così, nessuno, dico nessuno, a vederlo con quella faccia, avrebbe dubitato della sua divinità. E invece, questo Dio imprevedibile che ti fa? Magari proprio perché è capace di tutto, per incarnarsi, chiede il permesso e, giacché c'era, visto che la sua specialità è «l'Impensabile, l'Inconcepibile» per definizione, non lo chiede a un Gran Sacerdote della sua cricca religiosa che avrebbe saputo ben dirgli come era meglio fare secondo la legge e i costumi morali del suo popolo. Né lo chiede a un Re o Capo di Stato, magari dopo averlo scelto - come sarebbe stato ovvio - fior da fiore, tra gli uomini più giusti che, a cercarli, pure ne avrebbe trovati sulla faccia della terra e che, anche lui, il giusto più degli altri, reso tale da questo sommo privilegio di aver ricevuto una richiesta simile nientemeno che da Dio, non sarebbe stato da meno nel sapere già in anticipo, come governare poi, gli esiti e la portata di un evento di tal fatta. Se proprio voleva umiliarsi a chiedere un permesso per venire al mondo, logica avrebbe voluto che lo chiedesse ai potenti di questo mondo. Ma lui no, non lo chiede a questi signori, fedele alla sua assoluta inconcepibilità, grazie a Dio, lo chiede a una piccola donna qualunque. Per incarnarsi, il Principio creatore della Vita, si rivolge a una donna e al suo, di lei, desiderio di vita. E non lo fa neppure con la forza, non vuole coglierla di sorpresa, la ama. E così le manda un angelo per annunciarsi, come farebbe qualunque innamorato timoroso di non essere corrisposto dello stesso amore. Perché se così fosse, se lei non fosse stata innamorata altrettanto, non se ne sarebbe fatto niente, non se ne sarebbe potuto fare niente.

Bisognava - lui, Dio, ne aveva bisogno - che il consenso di lei fosse pieno perché lui potesse invadere il suo corpo, nutrirsi di lei, lui, la Luce, venire alla luce da lei. Bisogna, era proprio necessario, che, se voleva attraversare la vita delle creature umane fino alla morte per salvarle, dovesse attraversarla a cominciare dal buio dell'incertezza che grava sul Sì di una donna, perché il suo desiderio fosse compiuto. E lui, alla sua maniera, lo fa alla grande, da Dio. Non esercita nessun attributo virile, nessun diritto, non ne ha bisogno: è Dio. Si annuncia per amore e lei risponde per lo stesso amore. Tutto qui. Nient'altro. Vergine, «non conosce uomo». Per restare gravida, a lei è stato risparmiato il doversi mischiare con gli uomini, il contaminarsi e perdere se stessa per loro.

Lei, con la complicità di un Dio speciale, caro ai poeti, ai pazzi e alle donne, si è macchiata della stessa «colpa» di lui, una colpa fatta di troppo amore per le sue creature, e ha inaugurato così, per l'umanità, un'altra forma di garanzia della discendenza. L'amore e non il sangue. E sarà un'altra donna poi, che, per prima, la riconoscerà e, per prima, benedirà quell'inedito frutto del suo seno: «... Tu sei benedetta tra tutte le donne e benedetto è il frutto del tuo seno». Dice proprio così la cugina Elisabetta. Sì, proprio le stesse parole che tutti i battezzati da quel momento in poi, dovranno imparare a ripetere, persino in cantilena senza più dare loro nessun senso, quando si rivolgono alla Madonna. La cugina Elisabetta, quell'amica da cui Maria corre subito a raccontarle quanto le è accaduto. Perché soltanto un'altra donna, evidentemente libera e padrona di sé, poteva restituirle il senso alto e vero dell'esperienza che aveva fatto. Un'altra donna e nessun altro. Pazienza se questo ha voluto dire per Giuseppe, suo promesso e poi sposo sicuramente amato, il dover pazientare per avere una spiegazione che la sua mente e il suo cuore potessero comprendere. Giuseppe, in fin dei conti, era soltanto un uomo, anche se giusto e stimato patriarca. Ma, nonostante questo, tanto sarà il suo umile desiderio di capire che infine, lui, l'avrà.

Il manifesto 14 giugno 2002
http://www.ilmanifesto.it

Pieffebi
16-06-02, 18:30
"Scherza con i fanti e lascia stare i Santi".
Antico proverbio.

Roderigo
17-06-02, 11:45
Originally posted by Pieffebi
"Scherza con i fanti e lascia stare i Santi".
Antico proverbio.
... da recitare a chi pretende di fare leggi in nome di dio.

R.

Roderigo
17-06-02, 11:47
Caro Bertinotti, siamo una coppia che desidera da tempo avere un figlio, ma non ci siamo riusciti. Abbiamo un'età giusta per crescere un bambino, ma non abbiamo molto tempo davanti per deciderci a farlo. Siamo quindi molto interessati a percorrere la strada della fecondazione assistita, e vorremmo farlo nel nostro Paese, senza sottoporci ad esperienze stressanti, senza essere costretti a cambiare radicalmente la nostra vita. Naturalmente ci sono anche ragioni di lavoro che ci impongono questo, le stesse ragioni di lavoro che ci garantirebbero la possibilità di allevare un figlio con tranquillità.
Come lei avrà già compreso siamo quindi molto interessati all'approvazione nel più breve tempo possibile di una legge che ci garantisca questa possibilità. Abbiamo quindi cercato di capire, ci siamo informati, abbiamo letto giornali e riviste, abbiamo parlato con conoscenti o chi ne poteva sapere di più. Un nostro nipote, che la stima molto e segue le iniziative del suo partito, ci ha spiegato le vostre posizioni in merito e lui stesso ci ha consigliato di scriverle per chiedere ulteriori chiarimenti.

Il nostro dubbio è che ognuno avanzi le proprie visioni in merito, ma che sottovaluti la necessità di dare una risposta concreta e rapida ai cittadini così intensamente interessati alla faccenda. Leggiamo che il dibattito in Parlamento è molto infuocato, ma ci viene il sospetto che lo scontro sia più che altro per ragioni politiche. Vorremmo sapere il suo parere e soprattutto desidereremmo il suo aiuto affinché si arrivi comunque e presto ad una legge che consenta ai cittadini che lo desiderano di avere un loro figlio. Forse non sarà una legge perfetta, oppure sarà più buona per alcuni e meno per altri, ma noi crediamo che ognuno deve rinunciare a qualcosa pur di farla. Ci scusi se le chiediamo di non rendere noti i nostri nomi.

Lettera firmata via e-mail

Liberazione 16 giugno 2002
http://www.liberazione.it

Roderigo
17-06-02, 11:48
Cari lettori, comprendo perfettamente le ragioni della vostra richiesta di anonimato, che rispetto interamente. Come sapete, dal momento che siete così attenti alle notizie di stampa, la legge sulla fecondazione assistita è attualmente in discussione alla Camera. Si tratta, per i motivi che dirò tra poco, di una pessima legge. Non solo per le evidenti implicazioni ideologiche e generali che essa comporta, ma anche per motivi pratici perché concretamente limita la possibilità per i cittadini di accedere alla procreazione assistita.
Tuttavia un bilancio complessivo non può essere ancora dato in modo definitivo, dal momento che l'esame parlamentare è ancora in corso e parallelamente è in atto una mobilitazione di coscienze nella società civile. Certamente i rapporti di forza alla camera ci sono particolarmente sfavorevoli, dal momento che la trasversalità degli schieramenti che su questo tema si sono determinati avvantaggia di fatto quello conservatore, che si avvale della componente cattolica del centrosinistra non compensata quantitativamente da quelle deputate e deputati laici del centrodestra che hanno assunto posizioni corrette. Malgrado questo sarà necessario e utile tornare sulla materia - altre lettere ci sono giunte al riguardo - anche perché sarebbe sbagliato in una battaglia così importante darsi vinti in anticipo.

In ogni caso lo scontro attualmente in corso non è di sterile ideologia né di rituale politica. Mai come in questo caso le concezioni generali che si fronteggiano, e che toccano diversi aspetti dalla questione della laicità dello Stato a quello del nesso tra morale e politica, a quello che concerne la libertà dei singoli e delle donne in particolare, costituiscono "un'astrazione concreta" da una condizione di vissuto quotidiano, di sofferenza, di mancanza e di desiderio che riguarda la nostra dimensione affettiva e quotidiana. Questo dibattito, anche nei suoi momenti di maggiore rozzezza e persino volgarità - che, credetemi, purtroppo non mancano - rimette con i piedi per terra le ideologie, le concezioni generali della società, perché dimostra come esse non siano affatto uguali e dunque non devono essere confuse, e, allo stesso tempo, che le scelte che si operano, a maggior ragione quando coinvolgono i sentimenti più profondi delle persone ed hanno conseguenze così determinanti sulla loro vita materiale e affettiva, alludono sempre ad una visione più generale dei rapporti umani e sociali.

Cominciamo da una questione di fondo che pervade l'intera legge in discussione. Qui si fronteggiano due concezioni dello Stato, quella dello Stato laico e quella dello Stato etico. Nel primo caso lo Stato, e conseguentemente la legislazione, non entra nella sfera morale, anzi rispetta le libere scelte e convinzioni dei cittadini in questo campo, di più costruisce le condizioni perché queste possano essere concretamente esercitate e non solo affermate a parole. Nel nostro caso questo principio si traduce per noi nella possibilità per le coppie, legali, di fatto, omosessuali di accedere ad un ruolo genitoriale, di potere praticare una fecondazione eterologa, nella quale il seme proviene al di fuori della coppia. La scelta prevalsa a maggioranza è stata quella invece di potere accedere alla fecondazione omologa e solo per le coppie eterosessuali (per fortuna è stato almeno bocciato un emendamento della Lega che voleva escludere le coppie di fatto). La conseguenza pratica è che solo i ricchi potranno permettersi di ricorrere alla fecondazione eterologa, ammessa in altri paesi. Mentre nel secondo caso la concezione, appunto, dello Stato etico sposa la morale cattolica più retriva, contraria per principio all'intervento di un donatore esterno alla coppia. Faccio notare che non basterebbe l'esistenza di questa morale per fare prevalere questa scelta, ma bisogna che essa si congiunga, come in questo caso è avvenuto, con una concezione che non separa la sfera della decisione dello Stato da quella dettata dall'etica delle persone. Infatti non ovunque è così e persino nella cattolicissima Spagna è possibile la fecondazione eterologa.

Ma se prendiamo la questione da un altro aspetto essa non risulta meno grave. Il primo articolo della legge stabilisce il diritto a nascere del concepito. In questo modo viene conferito all'embrione uno stato giuridico, e infatti in un articolo successivo che esamineremo nei prossimi giorni, se ne prevede anche la adottabilità, mentre si stabilisce il divieto di aborto per gli embrioni malformati, con conseguenze drammatiche per la salute della madre e del nascituro che si vorrebbe tutelare. Ma non solo. In questo modo si rimette in discussione il fondamento e l'intera legislazione vigente in materia di aborto, si preparano le condizioni per una liquidazione della legge 194. Si revocano in dubbio i fondamenti stessi del diritto moderno. Si vuole ribaltare le storiche conquiste di civiltà del movimento delle donne. Le si vuole costringere di nuovo ad un ruolo di contenitore biologico, negando in radice ogni libera scelta alla maternità, e conseguentemente riproducendo nel modo più retrivo forme sociali di dominazione patriarcale. In questa concezione il diritto del nascituro, dell'embrione appunto, prevale sul diritto alla libera scelta della donna capovolgendo i rapporti fra persona e non ancora persona.

Sintomatiche a questo riguardo sono state le motivazioni portate a favore del divieto alla fecondazione eterologa. Ne voglio ricordare due, a suo modo, estreme e perciò significative. La prima è quella della Lega che si è opposta alla fecondazione eterologa in nome della conservazione dell'identità genetica. Come si vede qui la rigida chiusura attorno ai confini della coppia, intesa come famiglia - infatti, come ho già detto, la Lega avrebbe voluto escludere le coppie di fatto - diventa addirittura difesa della stirpe e della razza.

La seconda è invece quella portata dai cattolici della Margherita, in base alla quale non sarebbe possibile privare il nascituro della conoscenza e del rapporto con il padre biologico. E' stata addirittura invocata la cultura del limite, con un paragone del tutto rovesciato fra la non necessità di compiere pratiche di accanimento terapeutico e quella di non allargare le possibilità della fecondazione, come se si potesse paragonare la sospensione di un impossibile intervento a favore di una vita che non è più tale venendone meno ogni caratteristica, con un atto di amore che invece dischiude una nuova vita con tutte le sue intatte possibilità. Al contrario di quella motivazione sia il non accanimento terapeutico nei confronti di malati terminali, quanto l'esercizio in tutte le sue potenzialità delle pratiche di fecondazione assistita, si fondano sull'amore per la vita. Questa argomentazione appare anche ipocrita, dal momento che la presenza del padre biologico viene qui affermata come indispensabile, mentre non lo sarebbe più se tale figura, come è avvenuto e purtroppo avviene in milioni di casi, viene meno a causa di guerre che costringono le donne ad allevare da sole figli che non hanno mai conosciuto i loro padri.

E' stato autorevolmente affermato che è guardando il volto della propria madre che il lattante vede per la prima volta se stesso. Avere accanto un padre non biologico, ma capace di fornire amore, completa per il bimbo appena nato la formazione della sua identità e della sua personalità. Le norme votate dalla maggioranza pongono invece delle limitazioni insopportabili a che questo atto d'amore si realizzi, sia in ragione delle scelte di vita dei cittadini, che del loro censo. Come in altri casi la scelta repressiva delle libertà dei singoli e del genere, si sposa a quella di classe.

Tutto questo fa parte di una profonda regressione ideale e civile cui le classi dominanti ci vogliono costringere. Torna l'alternativa tra barbarie e civiltà. E' già successo in altre epoche storiche, nei punti di passaggio complessi e delicati fra un modello di società e ed un altro. In quello tra la società feudale e quella capitalistica si diffuse, originando anche feroci normative e tremende repressioni, la paura del bastardo e del vagabondo. Entrambe le figure minavano infatti la stabilità della famiglia, della stirpe, della società, della organizzazione delle loro gerarchie, dei loro spazi e dei loro ruoli. E' forse azzardato stabilire un paragone tra quelle paure e questa attuale insistenza sulla presenza del padre biologico da un lato e la fobia dei migranti dall'altro? Credo di no, ma appunto per questo la battaglia che stiamo conducendo in questi giorni assume una valenza generale ed è destinata, qualunque sia il suo esito, a lasciare un segno profondo nella vita di noi tutti.

Fausto Bertinotti
Liberazione 16 giugno 2002
http://www.liberazione.it

Roderigo
17-06-02, 11:52
Pratica dei centri e divieti per legge.
Parla Claudia Livi, segretaria di Cecos Italia

STEFANIA GIORGI - ROMA

«La legge sulla procreazione medicalmente assistita che il parlamento sta approvando? è la peggiore che potevamo pensare. Pessima per il numero di divieti, sanzioni e limiti che produrranno paradossi a catena: aumenteranno insieme il lavoro dei centri, giocheranno contro la salute della donna e renderanno più difficile raggiungere quello che dovrebbe essere l'obiettivo della legge, cioè il concepimento». Questo il giudizio, netto e appassionato, di Claudia Livi, segretaria nazionale di Cecos Italia, l'associazione di centri privati - 26 in tutta Italia - che si interessano di medicina riproduttiva. Giudizio e passione che le vengono dall'esperienza e dalla partica diretta, di ginecologa che da vent'anni si occupa di diagnosi e trattamento dell'infertilità.

Partiamo dall'ultimo no della camera, quello sulla fecondazione eterologa...

Come centri Cecos abbiamo avuto il raddoppio esatto delle inseminazioni con sperma di donatori: duemila cicli nel biennio 2000-2001, contro i mille dei due anni precedenti. Il numero è raddoppiato per motivi diversi, complicati e anche difficili da spiegare. Spesso le coppie tentano la via dell'inseminazione omologa due-tre volte, anche di più, e poi ricorrono all'eterologa. Ma spesso vi si affidano direttamente, di comune accordo, perché la giudicano una pratica meno invasiva, meno pesante per il corpo e la salute della donna.

Che conseguenze avrà questo divieto?

Porterà al turismo procreativo. Chi ha soldi andrà fuori dall'Italia, in Europa, dove è consentita l'eterologa in tutti i paesi, compresa la cattolica Spagna. I siciliani andranno a Malta, i lombardi in Svizzera. Poi c'è sempre il ricorso possibile alle banche dello sperma, rintracciabili via internet. Cliccando sulla danese cryobank basta avere una carta di credito per vedersi recapitare a casa un «kit» di sperma, selezionato, garantito e pronto per l'autoinseminazione.

E come giudica il fatto che il ricorso alle tecnologie riproduttive sarà fuori dal sistema sanitario nazionale?

Ci sono centri pubblici con liste d'attesa di mesi e dunque si ricorre ai centri privati. Esattamente quello che accade per quel che riguarda la salute tout court. Con differenze di costi che variano da zone e regioni. Un ciclo di fecondazione in vitro nell'Italia del nord costa da 2.600 a 4.000 euro. Le cifre sono più alte a Roma, più bassi al sud. Che dire? Che anche la sacralità dell'embrione (articolo 1) potrebbe soggiacere alle logiche dei bilanci delle aziende sanitarie...

La legge stabilisce anche il numero di embrioni da produrre. A partire dalla sua esperienza cosa produrrà questo limite?

La legge limita a tre gli embrioni da produrre. Da diversi anni gli operatori in Italia e vieppiù all'estero cercano di limitare il numero di embrioni da trasferire in utero per limitare il rischio di gravidanze plurigemellari. Due, o addirittura un solo embrione in Danimarca, in Svezia e nei paesi anglosassoni. Per avere maggiori possibilità di ottenere embrioni di ottima qualità - in senso morfologico - dobbiamo poter scegliere. Il numero degli embrioni prodotti diventa così fondamentale. Ora la legge vieta, con sanzioni anche pesanti, di produrre un numero superiori di embrioni. In tal modo rischierò con frequenza di non avere nemmeno un ovulo o un embrione. Va spiegato a chi legifera in materia ma non sa di che cosa parla che 10 ovuli più 10 spermatozoi non producono 10 embrioni. Generalmente sono 7, a volte solo 5 e di questi ancor meno sono quelli adatti al trasferimento. Limitare a 3 gli embrioni da produrre e stabilire per legge che tutti vanno impiantati significa mettere nel conto gravidanze multiple con tutti i rischi che implicano, malformazioni, nascite premature... Qui entra in campo l'altro grave divieto della legge, quello all'aborto selettivo in caso di gravidanze multigemellari che tutti noi operatori - che spesso siamo più saggi dei legislatori - tentiamo di contenere.Avere meno embrioni e non poter scegliere significa che le donne dovranno sottoporsi a molti più cicli di trattamenti e stimolazioni. Le donne prenderanno più ormoni, aumenteranno i tentativi, ci saranno più prelievi di ovociti.

La legge vieta anche il congelamento degli embrioni...

Non prendendo in considerazione il fatto che oggi il congelamento è una risorsa per le coppie. Possono essere trasferiti se il primo o il secondo tentativo fallisce senza dover ricominciare tutto da zero.


il manifesto 13 giugno 2002
http://www.ilmanifesto.it

Pieffebi
17-06-02, 15:46
Originally posted by Roderigo

... da recitare a chi pretende di fare leggi in nome di dio.

R.

Meglio da chi si crede un dio ed è solo un tiranno : Lenin, Stalin, Castro...

Saluti cattolico-liberali

Roderigo
17-06-02, 15:49
Originally posted by Pieffebi
Meglio da chi si crede un dio ed è solo un tiranno : Lenin, Stalin, Castro...
... ma non è il prezzemolo, e non c'entra nulla con la fecondazione eterologa.

R.

Pieffebi
17-06-02, 15:53
In democrazia decidono le maggioranze, a volte sono ispirate da motivi etico-religiosi, altre volte da superstizioni classiste di ideologie totalitarie. Se proporrete un referendum abrogativo lo firmero'.....riservandomi di votare sencondo coscienza. Ma la blasfemia (che avrebbe suscitano legittime reazioni autoritarie a Togliatti e Berlinguer) non c'entra nulla. Nemmeno su Padre Pio e il cattivo gusto del quotidiano "comunista" (nemmeno ai tempi di Stalin il comunismo era caduto così in basso assomigliando all'anticlericalismo borghese del XiX secolo).

Saluti cattolico-liberali

Roderigo
18-06-02, 12:20
In democrazia e negli stati laici e di diritto, decidono le maggioranze, deliberando leggi funzionali alla convivenza civile e ci si divide su quale sia la forma di convivenza migliore.
Ogni divieto è giustificato dalla tutela di un diritto e non dall'imposizione di un norma morale, ideologica o religiosa: il divieto della fecondazione eterologa quale diritto tutela?
Quando la maggioranza decide, la minoranza critica e si oppone. E una maggioranza laica e demcratica non delegittima l'opposizione come blasfema. In democrazia, il diritto di critica non è mai una bestemmia.
E vero che talvolta succede che le maggioranze decidano in base a superstizioni religiose o ideologiche. E quando succede è giusto contestarle. Questa volta la tua maggioranza è riuscita a mettere insieme entrambe le motivazioni: la "difesa" della "sacra famiglia" (Udc) e la "difesa" della stirpe e della razza (Lega). Così come in altre situazioni non sfugge a pregiudizi ideologici classisti: ci vuole infatti una bella dose di superstizione per credere che la libertà di buttar fuori dal lavoro i propri dipendenti, senza render conto a nessuno, favorisca sviluppo e occupazione.

R.

Pieffebi
18-06-02, 13:22
In democrazia decidono le maggioranze, e non spetta alle minoranze dare lezioni su quali principi e valori la maggioranza debba seguire. L'unico limite è posto dalla legittimità costituzionale della norma (per la violazione della quale sono previsti i rimedi opportuni...), non dalla violazione della morale confessionale "laica" che ispira ALCUNE delle forze d'opposizione (che non sono blasfeme perchè si oppongono LEGITTIMAMENTE ad una legge, ma sono blasfeme per talune argomentazioni irrispettose che usano, da anticlericalismo becero e ottuso da borghesucci invasati di "positivismo liberale" del secolo XIX).

Ripeto, io sono liberale e credente, se proporrete un referendum abrogativo lo firmerò perchè ritengo giusto che sia il Popolo Sovrano ad esprimersi direttamente su queste questioni. Nel merito (ossia sull'espressione di voto) ho il sacrosanto diritto di decidere secondo la MIA coscienza senza accettare lezioni di democrazia dai nipotini di Lenin, attenendomi poi alla volontà della maggioranza che risulterà dalle urne.

Sull'art. 18 non ho nulla da aggiungere a quanto già detto a suo tempo. Sono d'accordo, come lo erano i consulenti della CGIL ancora nel 1999, alla sua revisione nei sensi auspicati da tutti coloro che hanno a cuore il futuro del lavoro in questo paese. A sinistra pochini. Ma a sinistra si distruggono posti di lavoro e ricchezza con le ricette economiche anti-liberali e statal-assistenzialiste.

Saluti liberali

Roderigo
18-06-02, 14:42
Originally posted by Pieffebi
In democrazia decidono le maggioranze, e non spetta alle minoranze dare lezioni su quali principi e valori la maggioranza debba seguire. L'unico limite è posto dalla legittimità costituzionale della norma (per la violazione della quale sono previsti i rimedi opportuni...), non dalla violazione della morale confessionale "laica" che ispira ALCUNE delle forze d'opposizione (che non sono blasfeme perchè si oppongono LEGITTIMAMENTE ad una legge, ma sono blasfeme per talune argomentazioni irrispettose che usano, da anticlericalismo becero e ottuso da borghesucci invasati di "positivismo liberale" del secolo XIX).
In democrazia esiste la libertà di opinione, dunque anche quella di dare lezioni.
Appartiene alla cultura ed alla logica democratica, il principio per cui sono le opposizioni che dicono come si dovrebbe governare e non i governi come si dovrebbe fare l'opposizione.
Non esiste una morale confessionale laica. I laici non impongono alcuna morale come legge dello stato.
Sarei curioso di conoscere le argomentazioni "blasfeme" usate contro il divieto di fecondazione eterologa.

R.

Roderigo
18-06-02, 14:45
Originally posted by Pieffebi
Ripeto, io sono liberale e credente, se proporrete un referendum abrogativo lo firmerò perchè ritengo giusto che sia il Popolo Sovrano ad esprimersi direttamente su queste questioni. Nel merito (ossia sull'espressione di voto) ho il sacrosanto diritto di decidere secondo la MIA coscienza senza accettare lezioni di democrazia dai nipotini di Lenin, attenendomi poi alla volontà della maggioranza che risulterà dalle urne.
Hai anche il diritto di esprimere la tua opinione sulle leggi approvate dalla tua maggioranza.
In tutta Pol, vi è solo un nipotino di Lenin. Ancora molto fedele alla disciplina di partito ed al principio del centralismo democratico.
A proposito, il divieto di fecondazione eterologa quale diritto tutela?


Originally posted by Pieffebi
Sull'art. 18 non ho nulla da aggiungere a quanto già detto a suo tempo. Sono d'accordo, come lo erano i consulenti della CGIL ancora nel 1999, alla sua revisione nei sensi auspicati da tutti coloro che hanno a cuore il futuro del lavoro in questo paese. A sinistra pochini. Ma a sinistra si distruggono posti di lavoro e ricchezza con le ricette economiche anti-liberali e statal-assistenzialiste.
Manca solo la stimmate di padre Pio. :D

R.

P.s. ce la metto io, nel suo topic.

Roderigo
18-06-02, 15:11
di Michele Ainis

OGGI la Camera torna a discutere la legge sulla procreazione assistita. E già s'annuncia un'altra sfilza di divieti, obblighi, sanzioni, dopo quelli battezzati la scorsa settimana. Intanto abbiamo cominciato col proibire la fecondazione eterologa, quella in cui la coppia chiede soccorso a un donatore esterno: eppure è ammessa ovunque, con rarissime eccezioni. Poi abbiamo escluso i single e le coppie omosessuali: differenziandoci anche in questo caso da paesi come la Gran Bretagna, il Belgio, l'Australia, la Svezia, gli Stati Uniti, perfino dalla cattolicissima Spagna.

Lo facciamo per tutelare il diritto del nascituro ad avere una famiglia, ci ha spiegato il ministro Sirchia a più riprese. Come se avesse qualche senso logico invocare l'interesse del bambino per impedirgli di nascere. Del resto il paradosso è doppio, e s'affaccia ogni volta che il legislatore s'immischia negli affari privati dei privati cittadini: come diceva Thoreau, se la legge decide su questioni di coscienza, allora perché mai gli uomini hanno una coscienza? Ma sta di fatto che la nostra vita individuale sta diventando pubblica, di tutti. Succede un po' alla volta, e magari lì per lì non ci facciamo caso.

Se decidiamo di ricorrere all'aborto farmacologico, scoprendo che è vietato dalla legge. Se ci impietosisce un amico che non ce la fa più, dato che l'eutanasia è reato («omicidio del consenziente», come lo chiama il codice penale). Se ci fidiamo delle medicine alternative, che tuttavia il sistema sanitario disconosce. Se insieme ad altri 12 milioni e mezzo d'italiani fumiamo per tirare avanti la giornata, e ci piovono addosso multe e divieti ed improperi. Se usiamo droghe più o meno nocive, benché ancora una volta sia a rischio soltanto la nostra salute.

Quando montiamo in automobile, e ci costringono ad allacciare una cintura dato che i traumatizzati costano all'erario (e allora perché non bandire anche la pastasciutta, che provoca il colesterolo?). E poi in caso d'adulterio, da cui deriva l'obbligo di risarcire il «danno esistenziale» al coniuge. Sul pasto che mettiamo in tavola, dopo che a suo tempo Pecoraro Scanio vietò i cibi transgenici. Sulle nostre capacità di genitori (il mese scorso una donna inglese è finita in galera per due mesi, poiché le figlie marinavano la scuola). Sì, c'è in circolo un diritto invasivo e pervasivo, figlio d'uno Stato anch'esso cresciuto a dismisura. Ma «lo Stato non è la soluzione, è il problema», diceva negli anni Ottanta Ronald Reagan. Vent'anni dopo, e con le destre al governo in mezzo mondo, non sarebbe male dargli retta.

La Stampa 18 giugno 2002

Pieffebi
18-06-02, 16:15
Sulle idiozie della sinistra sul transgenico l'articolista ha ragione da vendere, sul resto.....ha alcune ragioni e tanti torti.

Saluti liberali

Roderigo
18-06-02, 16:35
Attento, non precisare troppo.
Dio ti vede, Stalin no. :)

R.

p.s. se il transgenico va bene, perchè non dichiararlo sulle etichette dei prodotti?
Così il consumatore è libero di scegliere se acquistarlo oppure no.
Scusa la provocazione, dimenticavo che sei un liberale. :D

Pieffebi
19-06-02, 21:06
un contributo di riflessione ...dalla rete:

"Nel mare magnum dei problemi collegati alla Fivet, può essere utile
riassumere un breve catalogo delle questioni principali che
costituiscono oggetto di discussione nel campo della fecondazione
artificiale.

1. La scissione del concepimento dall'atto coniugale.

In genere, questo tema è ritenuto rilevante soprattutto sul piano
teologico, e quindi per i cattolici. Tuttavia esso ha interessanti
ripercussioni anche sul piano antropologico, poiché mette l'accento
su una novità che è senza precedenti: vale a dire che nella Fivet il
protagonista dell'atto che determina il concepimento è un tecnico di
laboratorio, e non più la coppia.
Una vera rivoluzione, al di là di come la si voglia giudicare


2. Lo statuto ontologico e giuridico dell'embrione umano

Questo tema è, a differenza del primo, di sicura competenza
giuridica, stante la "laicità" che caratterizza la domanda
fondamentale: "l'embrione è un soggetto di diritto o un oggetto?"
La soluzione del quesito è pregiudiziale alla soluzione di ogni altro
interrogativo in materia di Fivet.
Tenendo presente che la semplice incapacità di poter dare una
risposta certa alla domanda - tesi sostenuta da alcuni bioeticisti -
dovrebbe indurre ad un atteggiamento prudenziale, cioè tuzioristico
nei confronti di una realtà presunta o sospettata di appartenere alla
famiglia umana.


3. L'abortività indotta connessa alla Fivet

E' certo oltre ogni dubbio che in ogni ciclo di Fivet vengono
scientemente sacrificati decine e decine di embrioni, il cui impianto
è reso altamente difficile proprio dall'artificiosità del processo.
I tecnici anzi usano molti embrioni proprio in base a calcoli
probabilistici e all'effetto combinato che i deboli segnali ormonali
di ciascuno potrebbero produrre sul corpo della donna.
Questo tema, ancorchè subordinatamente al riconoscimento di un
qualche valore al nascituro, rappresenta un ostacolo rilevante alla
liceità anche giuridica della Fivet, in ogni sua forma.


4. Gli embrioni soprannumerari

L'alta produzione di embrioni, motivata dalle difficoltà di riuscita
di cui parlavamo poc'anzi, induce i tecnici a procedere in maniera
pianificata - o per il sopravvenire di imprevisti - al congelamento
degli embrioni che non vengano messi a dimora.
Ne scaturisce il fenomeno della proliferazione di embrioni umani
conservati sotto azoto liquido, in numero sempre crescente, il cui
destino non è chiaro e anzi estremamente controverso a seconda delle
scuole di pensiero bioetico.


5. La sperimentazione sugli embrioni

Vi è chi propone l'opportunità di produrre embrioni con la
fecondazione artificiale, al solo scopo di usarli a scopo
sperimentale.
Altri, su posizioni apparentemente più sfumate ma in realtà
perfettamente coerenti con quella appena enunciata, suggeriscono di
usare gli embrioni soprannumerari per la ricerca.
Entrambe le tesi presuppongono la non umanità dell'essere concepito,
o più prosaicamente, la liceità del sacrificio di essere innocenti
per fini nobili e utili alla collettività.


6. La Fivet eterologa

Questa pratica consiste nell'uso di gameti prelevati da soggetti
esterni alla coppia, il cosiddetto donatore di seme.
Qui, in aggiunta alle implicazioni viste finora, bisogna mettere in
conto i numerosi problemi di carattere giuridico che si ricollegano
alla definizione pianificata di una filiazione nella quale genitori
sociali e biologici non coincidono.


7. In alcuni Paesi, come ad esempio Stati Uniti e Gran Bretagna (ma
non solo), si segnalano anche casi di "maternità surrogata", cioè di
donne che accettano l'impianto di embrioni - assolutamente estranei,
oppure generati con gameti di amici o di parenti - gratuitamente o
dietro compenso economico.

Mario Palmaro
(Assistente di Filosofia del diritto, Università statale di Milano)
(C) "Bioetica clinica" .

Personalmente sostengo il principio liberale dell'assoluta laicità dello Stato, il diritto della maggioranza di legiferare con il solo vincolo del quadro costituzionale vigente (e nell'intento di tutelare e promuovere l'interesse generale), potendo ispirarsi ai valori del blocco politico-culturale e ideale che l'ha legittimata con le elezioni... e sono credente.

Saluti liberali.

Roderigo
20-06-02, 11:04
Originally posted by Pieffebi
un contributo di riflessione ...dalla rete:
"Dalla rete"?
Ogni fonte è degna di essere citata, anche le tue, non hai motivo di vergognartene. :)


Originally posted by Pieffebi
Personalmente sostengo il principio liberale dell'assoluta laicità dello Stato, il diritto della maggioranza di legiferare con il solo vincolo del quadro costituzionale vigente (e nell'intento di tutelare e promuovere l'interesse generale), potendo ispirarsi ai valori del blocco politico-culturale e ideale che l'ha legittimata con le elezioni... e sono credente.
E quindi, sei favorevole o contrario al divieto per legge della fecondazione eterologa?

R.

Pieffebi
20-06-02, 13:40
La fonte è indicata: nome e cognome, qualificazione professionale dell'autore del testo.


Saluti liberali

Roderigo
20-06-02, 13:49
Originally posted by Pieffebi
La fonte è indicata: nome e cognome, qualificazione professionale dell'autore del testo.
Saluti liberali
Mi riferivo all'editore evidentemente. Al sito, alla pagina web, al giornale o alla rivista da cui è tratto il testo. In genere, si usa indicarli. Annunciare una "riflessione" "dalla rete", sarebbe come presentare un articolo di stampa, dicendo che arriva "dai giornali", o un discorso di tizio o caio "dalla televisione".
Però, se non vai orgoglioso della fonte editoriale, va bene, non insisto.

R.

p.s. ti sei dimenticato di dire se sei favorevole o contrario al divieto per legge della fecondazione eterologa.
Guarda che sei protetto dall'anonimato. :D

Pieffebi
20-06-02, 19:36
Essendo un liberale do molta importanza all'individuo, alla persona che ha elaborato una tesi, meno, molto meno ai dettagli che citi tu, che invece, mi rendo conto sono molto importanti, quasi vitali, per il becero materialismo economico delle dottrine collettiviste marxiste-leniniste , fonte inesauribile della vostra ispirazione....intellettuale.
Non mi sono mai curato più di tanto, nemmeno da comunista (essendo stato trotzkysta e non stalino-togliattiano) di chi fosse "l'editore" de "Il Capitale" o di "Stato e Rivoluzione", di quale quotidiano abbia pubblicato questo o quell'articolo di Marx.
Vi è un'unica eccezione il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari: reputo infatti del tutto inattendibili le informazioni e le notizie diffuse da quel foglio da quando lessi una vergognosa cronaca filo-sovietica del famoso abbattimento dell'aereo coreano da parte dell'aviazione militare russa, e da quando ebbi l'occasione di imbattermi nella cronaca, del tutto falsa, di un avvenimento al quale avevo partecipato direttamente (anni ottanta). Opinione che si è consolidata leggendo gli articoli a firma di Scalfari, Bocca, e altri ...."partigiani dell'ultimissima ora", e di Curzio Maltese.
In ogni caso per "dalla rete" di intende una e-mail ricevuta da una mailing list cattolica.
Saluti liberali