Shaytan (POL)
18-06-02, 12:39
Gli occupanti: la nostra sfida non si ferma
Nell'area ex-Zuffo si lavora per realizzare un nuovo centro sociale
LA PROTESTA DEI NO-GLOBAL
TRENTO. Hanno messo da parte le differenze, abbandonato le varie sigle che distinguevano la loro appartenenza a questo o quel movimento per battezzare un nuovo gruppo. «Collettivo ex-Zuffo» è il nome scelto dai giovani che da sabato scorso occupano l'edificio vicino all'autostrada. Si chiameranno così, perché in quello stabile abbandonato da 15 anni loro contano di rimanerci a lungo. Non li spaventa la possibilità di una denuncia, figuriamoci l'assenza di acqua, luce e gas. L'occupazione continua più che mai, tra stucchi, mole a disco e colore per tinteggiare le pareti di quello che - nei progetti del collettivo - dovrebbe diventare un vero centro sociale: un laboratorio di idee, uno spazio di incontro, «non una casa dove dormire gratis».
La giornata tipo della trentina di ragazzi dell'area ex-Zuffo comincia con i «lavori di casa». Si grattano le pareti, si pulisce per terra, si sistema la nuova mobilia. Per il momento l'intenzione è di ripulire le due sale al piano terra, quelle che verranno utilizzate per gli incontri culturali, la proiezione dei film, i dibattiti. In soli tre giorni gli occupanti hanno fatto passi da gigante: le pareti sono tornate più o meno bianche e il pavimento è stato scrostato. Nessuno dà ordini perché non ci sono responsabili. Ognuno fa ciò che si sente, ma tutti - proprio tutti - partecipano. I lavori sono suddivisi in gruppi e quindi c'è chi si occupa di tinteggiare, chi di pulire, chi della gestione del bar, del cibo. A proposito di cibo: ci si accontenta. Acqua e gas non sono allacciati e quindi si trova sempre un volontario che procuri un piatto di pasta - magari cucinandola nel suo appartamento di studente in affitto - o qualche panino imbottito.
La vita procede in comune, difficile vedere qualcuno degli occupanti da solo. Un programma di massima fissato per la settimana prevede un'assemblea giornaliera nella quale si decide il calendario dei lavori e si affrontano i temi di dibattito. Domenica, ad esempio, il collettivo ha deciso di partecipare alla manifestazione di ieri contro l'inceneritore. Per questa sera è prevista la presentazione della «campagna contro l'embargo e il probabile bombardamento in Iraq» cui seguirà la proiezione di un film sull'argomento. E poi, domani, incontro con tre donne del Chiapas, una mostra fotografica, un cineforum (giovedì), teatro in movimento (venerdì) e poi musica no-stop il sabato, con gruppi sia locali che provenienti da altri centri sociali.
Forse non riusciranno a finire la settimana perché l'ordine di sgombero arriverà prima. Anche ieri pomeriggio una macchina della Digos ha fatto visita agli occupanti. Ma a loro, francamente, non importa molto: «Se ci cacciano da qui occuperemo un altro edificio». Intanto arriva una macchina che scarica sedie e altro materiale, tutta roba portata da casa, donata da qualche «compagno» che non ne ha più bisogno. In aiuto sono arrivati anche altri centri sociali, quelli di Feltre, Padova, Venezia, Milano. Anche loro hanno dato in prestito materiale tra cui il generatore che consente ai ragazzi di alleviare con la musica la fatica dei lavori.
L'occupazione li ha rafforzati nelle loro convinzioni: «A Trento si sviluppa solo una logica della speculazione. L'esempio più chiaro - dice il portavoce Stefano Bleggi - è la destinazione dell'area Michelin. Verranno costruite palazzine di lusso, negozi, ipermercati. Tutte opere che fanno felici gli speculatori, ma che non risolvono il problema di chi ha veramente bisogno degli spazi».
Per quanto tempo ancora gli occupanti rimarranno nell'edificio è difficile da prevedere. Una cosa è certa: «Non abbiamo intenzione di trasformare lo stabile in uno squotter. L'occupazione continua, giorno e notte, è solo momentanea. Il nostro obiettivo è quello di procurare uno spazio che possa fungere da laboratorio di idee».
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Nell'area ex-Zuffo si lavora per realizzare un nuovo centro sociale
LA PROTESTA DEI NO-GLOBAL
TRENTO. Hanno messo da parte le differenze, abbandonato le varie sigle che distinguevano la loro appartenenza a questo o quel movimento per battezzare un nuovo gruppo. «Collettivo ex-Zuffo» è il nome scelto dai giovani che da sabato scorso occupano l'edificio vicino all'autostrada. Si chiameranno così, perché in quello stabile abbandonato da 15 anni loro contano di rimanerci a lungo. Non li spaventa la possibilità di una denuncia, figuriamoci l'assenza di acqua, luce e gas. L'occupazione continua più che mai, tra stucchi, mole a disco e colore per tinteggiare le pareti di quello che - nei progetti del collettivo - dovrebbe diventare un vero centro sociale: un laboratorio di idee, uno spazio di incontro, «non una casa dove dormire gratis».
La giornata tipo della trentina di ragazzi dell'area ex-Zuffo comincia con i «lavori di casa». Si grattano le pareti, si pulisce per terra, si sistema la nuova mobilia. Per il momento l'intenzione è di ripulire le due sale al piano terra, quelle che verranno utilizzate per gli incontri culturali, la proiezione dei film, i dibattiti. In soli tre giorni gli occupanti hanno fatto passi da gigante: le pareti sono tornate più o meno bianche e il pavimento è stato scrostato. Nessuno dà ordini perché non ci sono responsabili. Ognuno fa ciò che si sente, ma tutti - proprio tutti - partecipano. I lavori sono suddivisi in gruppi e quindi c'è chi si occupa di tinteggiare, chi di pulire, chi della gestione del bar, del cibo. A proposito di cibo: ci si accontenta. Acqua e gas non sono allacciati e quindi si trova sempre un volontario che procuri un piatto di pasta - magari cucinandola nel suo appartamento di studente in affitto - o qualche panino imbottito.
La vita procede in comune, difficile vedere qualcuno degli occupanti da solo. Un programma di massima fissato per la settimana prevede un'assemblea giornaliera nella quale si decide il calendario dei lavori e si affrontano i temi di dibattito. Domenica, ad esempio, il collettivo ha deciso di partecipare alla manifestazione di ieri contro l'inceneritore. Per questa sera è prevista la presentazione della «campagna contro l'embargo e il probabile bombardamento in Iraq» cui seguirà la proiezione di un film sull'argomento. E poi, domani, incontro con tre donne del Chiapas, una mostra fotografica, un cineforum (giovedì), teatro in movimento (venerdì) e poi musica no-stop il sabato, con gruppi sia locali che provenienti da altri centri sociali.
Forse non riusciranno a finire la settimana perché l'ordine di sgombero arriverà prima. Anche ieri pomeriggio una macchina della Digos ha fatto visita agli occupanti. Ma a loro, francamente, non importa molto: «Se ci cacciano da qui occuperemo un altro edificio». Intanto arriva una macchina che scarica sedie e altro materiale, tutta roba portata da casa, donata da qualche «compagno» che non ne ha più bisogno. In aiuto sono arrivati anche altri centri sociali, quelli di Feltre, Padova, Venezia, Milano. Anche loro hanno dato in prestito materiale tra cui il generatore che consente ai ragazzi di alleviare con la musica la fatica dei lavori.
L'occupazione li ha rafforzati nelle loro convinzioni: «A Trento si sviluppa solo una logica della speculazione. L'esempio più chiaro - dice il portavoce Stefano Bleggi - è la destinazione dell'area Michelin. Verranno costruite palazzine di lusso, negozi, ipermercati. Tutte opere che fanno felici gli speculatori, ma che non risolvono il problema di chi ha veramente bisogno degli spazi».
Per quanto tempo ancora gli occupanti rimarranno nell'edificio è difficile da prevedere. Una cosa è certa: «Non abbiamo intenzione di trasformare lo stabile in uno squotter. L'occupazione continua, giorno e notte, è solo momentanea. Il nostro obiettivo è quello di procurare uno spazio che possa fungere da laboratorio di idee».
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