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Visualizza Versione Completa : Il socialdemocratico Lenin: storia in sintesi di una speciazione politica



Pieffebi
21-06-02, 19:52
Nel 1902 il congresso del giovane "partito operaio socialdemocratico russo" vide realizzarsi la contrapposizione fra due tendenze rivoluzionarie, la discussione ebbe luogo soprattutto sulla concezione organizzativa del partito. Le tesi di Lenin, rigidamente centralistiche e fondate sull'idea di un'organizzaziine disciplinata di "rivoluzionari professionali" ottennero, nella circostanza, la maggioraanza dei consensi, ragione per cui la sua frazione fu denominata maggioritaria, in lingua russa: bolscevica. La contrapposta corrente di Martov, Martynov, Plechanov (padre del marxismo russo),e alla quale aderiva, seppur su proprie autonome posizioni anche Trotzky, fu conseguentemente denominata menscevica (minoritaria).
Tali denominazioni rimasero indipendentemente dal successivo mutare (e ribaltarsi) dei rapporti di forza.
Fino al 1912 bolscevichi e menscevichi costituivano due tendenze organizzate, tendenzialmente sempre più autonome, di un unico partito politico socialista-democratico.
La rottura formale del 1912 portò alla creazione del "partito operaio socialdemocraticco russo - diretto dal comitato centrale (bolscevico") e del "partito operaio socialdemocratico russo diretto dal comitato d'organizzazione (menscevico)". Nel frattempo le ragioni di contrapposizione politica fra le due ali socialdemocratiche russe si erano notevolmente approfondite, esse investvano l'intera visione della rivoluzione in Russia, e il ruolo della classe operaia e della sua organizzazione politica.
La rivoluzione del 1905 aveva visto i bolscevichi, con Lenin, sostenere la parola d'ordine della "dittatura democratica degli operai e dei contadini", con l'idea-forza della direzione politica della rivoluzione democratico-borghese da parte della classe operaia alleata con le masse contadine. Trotzky, che sulla questione del partito rimaneva un menscevico, sosteneva invece l'idea della rivoluzione permanente, scavalcando a sinistra Lenin con l'affermazione dell'impossibilità per gli operai (alleati ed egemoni sui contadini) di arrestarsi alla fase democratico-borghese del processo rivoluzionario senza iniziare al tempo stesso l'attuazione delle misure socialiste, realizzando già così la dittatura rivoluzionaria del proletariato.
La frazione menscevica riteneva invece che se la classe operaia doveva partecipare, con la sua forza, alla rivoluzione democratica, la direzione politica di questa ultima spettava alla boghesia liberale. Che spettasse alla borghesia la direzione delle rivoluzioni borghesi era del resto un "luogo comume" molto diffuso fra i marxisti di tutto il mondo.
Sia bolscevichi, che "trotzkysti" (menscevichi internazionalisti), che i menscevichi consideravano la rivoluzione russa, fosse essa solo democratica, mista, o socialista, come il preludio della rivoluzione socialista europea e dunque mondiale.
Nel 1914, con lo scoppiare della Grande Guerra "imperialistica", la maggioranza dei partiti socialisti e socialdemocratici si piegò all'idea della difesa degli interessi della patria, assumendo posizioni "socialscioviniste" che metteranno in grave crisi la Seconda Internazionale Socialista.
Di fronte a questo "tradimento" Lenin sostenne con la "sinistra di Zimmerwald" parole d'ordine internazionaliste e disfattiste-rivoluzionarie, annunciando la linea della trasformazione della guerra fra nazioni in guerra civile fra le classi.
Dopo la rivoluzione "di febbraio" del 1917 che rovesciò il regime zarista il partito bolscevico, Lenin e Zinoviev lontani dalla russia, e il suo quotidiano "La Pravda", diretta da Kamenev e Stalin (anche lui ...socialdemocratico!) comtinuò a sostenere la vecchia "tattica" leniniana del 1905, ossia la parola d'ordine della "dittatura democratica" giungendo a sostenere il governo provvisorio di coalizione fra forze liberal-borghesi e socialisti moderati. Lenin si infuriò e giunto finalmente a Pietroburgo enunciò le famose "tesi d'Aprile", dando al partito bolscevico una decisa sterzata "a sinistra" con le parole d'ordine rivoluzionarie per "il potere ai soviet", "la terra ai contadini", il "controllo operaio" sulla produzione, e "la pace ai popoli", sostenendo come Trotzky, anche lui rientrato dall'estero, l'opportunità di una immediata saldatura tra rivoluzione democratica e rivoluzione socialista verso la "dittatura rivoluzionaria del proletariato" poggiantesi sui contadini.
Come è noto, dopo il fallimento di una prima insurrezione in luglio, definita "spontanea" e "prematura" da Lenin (ma sembra che le cose non stessero poi così), che fu costretto a riparare in Finlandia per evitare l'arresto (aiutato da Stalin), e dopo aver sventato il colpo di stato reazionario del generale Kornilov, mentre il governo era passato nelle mani del socialista popolare (trudovico) Kerensky, i bolscevichi presero il potere il 25 ottobre 1917 (7 novembre secondo il nostro calendario) costituendo un governo "sovietico" con la presenza di "commissari del popolo" bolscevichi e socialisti-rivoluzionari (populisti) di sinistra. Lenin fu "eletto" Capo del Governo. La decisione del colpo di stato rivoluzionario fu imposta da Lenin al partito, con il sostegno di Trotzky, Stalin e Bucharin, vincendo la resistenza di Zinoviev e Kamenev (che ritenevano l'insurrezione avventuristica).
Giunta presto la rottura con i social-rivoluzionari (vincitori con una maggioranza enorme delle elezioni per l'Assemblea Costituente, decise prima del Colpo di Stato bolscevico, ma tenutesi DOPO), i bolscevichi rimasero SOLI al potere, dapprima sciolsero però l'Assemblea Costituente appena riunita (ove erano risultati nettamente in minoranza) col pretesto che il partito socialrivoluzionario si era nel frattempo scisso in una destra (antibolscevica)e una sinistra (alleata dei bolscevichi), e sostenendo la funzione borghese del parlamentarismo e la superiorità del potere dei SOVIET, vero organo della democrazia "socialista". La rottura con gli stessi social-rivoluzionari di sinistra avvenne proprio per la questione dell'abrogazione della embrionale democrazia russa da parte di Lenin e Trotzky (denunciata anche da Rosa Luxemburg) e per la pace di Brest con la Germania, avvenuta con grandi sacrifici territoriali sovietici (anche una parte importante dei bolscevichi aveva manifestato idee divergenti da Lenin sulla questione). Intanto la guerra civile era inziata, i partiti sovietici (ossia presenti nei Soviet operai,contadini e soldati) vennero uno dopo l'altro posti nell'illegalità, ad iniziare dagli stessi ex compagni di partito "socialdemocratici menscevichi".
Il partito operaio socialdemocratico russo - diretto dal Comitato Centrale (bolscevico) divenne ufficialmente nel frattempo Partito Comunista (bolscevico) di Russia. La rottura fra comunismo e socialdemocrazia fu quindi sancita definitivamente anche a livello internazionale con la fondazione, a Mosca nel 1919, della Terza Internazionale Comunista. La via dei comunisti era la via della violenza rivoluzionaria, della guerra civile, della dittatura, del terrore rosso, dell'utilizzo strumentale delle istituzioni borghesi per rovesciarle con la forza, sostituendole con regimi totalitari sostanzialmente se non ufficialmente monopartitici. Il "socialdemocratico" Lenin fu l'artefice ideologico, teorico e lo stratega di tutto questo, i suoi eredi si scanneranno fra loro per succedergli, la guerra intestina ai bolscevichi fu infine vinta dal "magnifico georgiano" Giuseppe Stalin dando inizio ad un regime tirannico di terrore permanente che investì lo stesso partito comunista e la Terza Internazionale, ove Baffone trovò preziosi collaboratori nei vertici epurati del Partito Comunista d'Italia (nato nel gennaio 1921 a Livorno rompendo l'unità del P.S.I), guidato dal "Migliore", Palmiro Togliatti (Ercoli), vice-segretario dell'Internazionale nell'epoca buia delle "grandi purghe". I socialdemocratici furono definiti a tratti controrivoluzionari, reazionari e "social-fascisti", in altri momenti.... possibili e preziosi alleati, per quanto "revisionisti" e "opportunisti", nella lotta comune contro il fascismo (insieme anche ad altre forze progressiste) nella tattica dei fronti popolari... secondo una classico procedere a zig-zag, asservito agli interessi dello Stato totalitario Sovietico ed ai "capricci" del suo gruppo dirigente guidato con pugno di ferro da Stalin.

Saluti liberali

Pieffebi
23-06-02, 15:45
Quando scoppio' la seconda guerra mondiale ci fu un fenomeno strano. I partiti comunisti occidentali, addestrati da anni di tattica "di destra" del "fronte popolare" iniziarono ad attaccare l'aggressione tedesca alla Polonia. Addirittura in Francia e Olanda i comunisti votarono i crediti di guerra (ricordo che per una simile scelta la socialdemocrazia fu tacciata, durante la prima guerra mondiale, di socialtradimento, socialsciovinismo e socialimperialismo da Lenin e dai bolscevichi). Pochi giorni dopo iniziarono a giungere i contro-ordini da Mosca:
I comunisti dovevano denunciare la guerra in corso come guerra imperialista ed assumere una posizione "anti-imperialista" di equidistanza fra le parti in lotta, stemperare notevolmente ogni antifascismo rivolto contro la Germania di Hitler....anzi...denunciare in particolare le responsabilità di Francia ed Inghilterra!
Thorez, il Togliatti francese, che si era arruolato per difendere la patria contro i nazisti, disertò per non combattere una "guerra imperialista"!
Persino durante i primi tempi della Repubblica di Vichy (che aveva ottenuto la legittimazione parlamentare dalla stessa assemblea che aveva sostenuto i fronti popolari!!!) i comunisti giunsero a contrattare con i nazisti la legalizzazione della loro stampa (e smisero solo avendo ricevuto altro "contro-ordine" da Mosca!), che divenne invece UN FATTO ad esempio in Belgio.
Successivamente l'URSS tornò ad usare fin dall'inverno 1940/41 i comunisti occidentali come strumenti di pressione sulla Germania hitleriana, affinchè questa rispettasse i suoi impegni, determinati prima dal "patto di non aggressione" poi da quello "di amicizia".
Lentamente la polemica antifascista era ripresa, ma sempre contornata da prudenza e da un sostanziale pacifismo e "anti-imperialismo" volto soprattutto contro l'Inghilterra.
Quando Hitler iniziò l'operazione barbarossa aggredendo l'URSS, e prendendo di sorpresa Stalin, da Mosca giunse un ennesimo contro-ordine: la guerra non era più imperialista, gli inglesi neppure. I comunisti occidentali erano invitati a immolarsi in una grande guerra patriottica antifascista, in unità d'azione con socialisti e democratici-borghesi, per la difesa dell'URSS e la conquista della pace e di "equilibri politici più avanzati" nel resto d'Europa.

Saluti liberali