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Visualizza Versione Completa : Esobiologia



Tomás de Torquemada
21-06-02, 21:12
Dal sito http://www.scienzeemisteri.it

Il meteorite contenente microrganismi

Sydney, 18 dicembre 2000 (comunicato ANSA)

In un meteorite caduto in Australia 31 anni fa gli scienziati avrebbero rinvenuto tracce di vita extraterrestre: strutture simili a microrganismi fossilizzati si troverebbero in un meteorite datato circa 4,5 miliardi di anni. Questo masso deriverebbe da una cometa o da un asteroide che circa 800 mila anni fa si sarebbe frammentato per poi cadere nel 1969 sulla cittadina di Murchison (a 170 km a nord di Melbourne).
http://www.scienzeemisteri.it/meteor%20lago.JPG
Un altro famoso meteorite dal "contenuto interessante": il geologo A. Hildebrand ne mostra un frammento proveniente dal lago ghiacciato Tagish (Canada): è forse il più antico corpo celeste arrivato mai sulla Terra e potrebbe conservare le molecole, contenenti tra l'altro carbonio e zolfo, da cui si originò il sistema solare e forse anche la vita.

Gli studiosi hanno mostrato subito grande interesse sul meteorite ed il direttore dell'unita' di astrobiologia del centro di volo spaziale della Nasa, Richard Hoover, ha detto che avrebbe comunicato al più presto in una conferenza notizie sui reperti ed in particolare su "quelle strutture bacillari (allungate)": da indiscrezioni si potrebbe trattare di batteri capaci di sopravvivere in condizioni estreme e che queste forme di vita, ad ampia valenza ecologica, potrebbero fare a meno dell'ossigeno ed essersi sviluppate fuori del nostro Sistema Solare, prima che il meteorite cadesse sulla Terra.

Infatti la comparazione con microrganismi estremofili terrestri, che vivono in ambienti come fonti termali o geyser (temperature di 80° C e oltre!), sotto la calotta glaciale dell'Antartide (-90°C e più) e persino nelle barre di combustibile nucleare, ha dato esiti convergenti. R. Hoover ha dichiarato che ''Vi e' un'intera gamma di microfossili incredibili nel meteorite di Murchison...vi e' la prova evidente di biogenetica nel nocciolo del meteorite''.

La cosa non è clamorosa visto che da parecchi anni ricerche su comete e meteoriti danno riscontri significativi di come, su questi corpi cosmici, siano presenti acqua, aminoacidi e strutture zuccherine, in pratica tutte sostanze fondamentali (ad eccezione degli acidi nucleici DNA ed RNA) per l'organizzazione biologica, almeno come noi la conosciamo.

Tomás de Torquemada
19-09-02, 00:12
Dal sito www.ilnuovo.it

Scoperta l'acqua su alcuni pianeti lontani
Un gruppo di astronomi romani ha rilevato tracce di vapore acqueo all'interno della Via Lattea. Se la scoperta sarà confermata, potrebbe significare l'esistenza di altre forme di vita nell'universo

LONDRA – La speranza che altre forme di vita esistano in qualche angolo dell’universo potrebbe trovare un’importante conferma se la scoperta di un gruppo di scienziati romani si rivelerà vera. L’acqua esisterebbe nell’atmosfera di pianeti che orbitano intorno a stelle della Via Lattea, secondo uno studio dell’Istituto per le Scienze Planetarie di Roma guidato da Cristiano Cosmovici.

La notizia è riportata dalla rivista inglese New Scientist, che ne sottolinea l’importanza. Cosmovici ha sottolineato che “potrebbe essere una scoperta storica, in quanto potrebbe rappresentare la prima individuazione di una molecola prebiotica [forma embrionale di vita] in un pianeta al di fuori del sistema solare”.

Il gruppo dei ricercatori italiani ha cercato di trovare l'acqua vicino a 17 stelle, ognuna delle quali potrebbe avere sistemi planetari o nubi di comete che le ruotano attorno. Per portate avanti la ricerca è stato utilizzato un radio telescopio di 32 metri, installato vicino a Bologna, capace di individuare nello spettro elettromagnetico dell'atmosfera di un pianeta emissioni prodotte dalla presenza di molecole di acqua.

Tre dei sistemi planetari studiati hanno prodotto questa emissione, ha detto Cosmovici illustrando nel corso di un congresso in Austria la ricerca. Un primo sistema è in orbita attorno alla stella Upsilon di Andromeda, a circa 50 anni luce di distanza. Ma segni di acqua sono stati riscontrati anche nei sistemi di due stelle molto più vicine: Epilson dell'Eridano, a 10 anni luce e Lalande 21.185, a 8 anni luce.

“Questo risultato sarebbe sconvolgente se si rivelasse vero” ha detto Geoff Marcy, professsore all'Università della California di Berkeley. Sebbene la scoperta della presenza di tracce di acqua non significhi necessariamente che questi pianeti siano abitabili, ciò potrebbe mostrare almeno che una delle componenti base per la vita è comune anche ad altri mondi. “L'acqua è in assoluto l'elemento primario per lo sviluppo della vita”, ha detto Hugh Jones dell'università di Liverpool, entusiasta di questo primo passo.

Silvia
26-09-02, 20:38
Dal sito del GAP (Gruppo Astrofili Pavese): www.asanet.it/ospiti/gap/index.html

La possibilità dell'esistenza di vita al di fuori del nostro pianeta è un tema che da sempre ha affascinato l'uomo e ha suscitato domande in ogni società; dalle speculazioni filosofiche degli atomisti nell'antica Grecia, passando per i dogmi del medioevo e le intuizioni di Giordano Bruno nel rinascimento, il dibattito sulla vita nell'universo è arrivato fino ai giorni nostri prendendo finalmente le connotazioni di una scienza: l'esobiologia.

http://www.asanet.it/ospiti/gap/articoli/esobiologia.html

:)

Silvia
20-10-02, 14:48
ULTIMISSIME DA VENERE
(da Cielo!, la newsletter di astronomia di Prendi le stelle nella rete.)

Studiando i dati di alcune missioni spaziali, un gruppo di ricercatori è giunto alla conclusione che, nelle nuvole venusiane, potrebbero essere al lavoro batteri simili a quelli della Terra primordiale. L'atmosfera venusiana ha infatti un'alta concentrazione di goccioline d'acqua che presentano delle peculiarità facilmente spiegabili solo con la presenza di microbi. Fino ad oggi il pianeta era stato snobbato dagli astrobiologi. La sua atmosfera velenosa è composta principalmente da anidride carbonica e acido solforico. Inoltre l'effetto serra, che mantiene una temperatura superficiale sufficiente a fondere il piombo, non lo rende un pianeta particolarmente ospitale.

Ma Venere non è senza speranza, dicono questi ricercatori. Si sono viste tracce di solfuro di idrogeno e di biossido di zolfo, due gas che reagiscono l'uno con l'altro e che non possono coesistere se non vengono continuamente prodotti. Inoltre, nonostante le condizioni favorevoli, l'atmosfera di Venere non contiene quasi monossido di carbonio, ciò farebbe supporre l'esistenza di qualche cosa in grado di rimuoverlo. I ricercatori hanno suggerito quindi che, nelle nuvole venusiane, potrebbero essere al lavoro batteri che combinano il biossido di zolfo con monossido di carbonio in un metabolismo simile a quello delle forme di vita terrestri più primitive.

Si sa che i batteri sono, tra le forme di vita conosciute, le più resistenti. Questi microrganismi hanno colonizzato tutti gli habitat terrestri. Li troviamo nel terreno, nell'aria, nell'acqua, e all'interno di altri organismi viventi. La loro specie è stata l'unica dominante sulla Terra per più di 2 miliardi di anni. Sono quindi i candidati più probabili per forme di vita aliene. Questa teoria è stata però accolta con grande scetticismo dalla maggior parte dei ricercatori. Un primo elemento a sfavore è il fatto che la quantità d'acqua non sembra essere sufficiente a sostenere la vita. Ma rimane sempre aperta la domanda: "la Vita è solo quella che conosciamo?". (Caterina Boccato)

http://www.pd.astro.it/urania/2002/articoli/images/s40a1i2.jpg
Il pianeta Venere

:)

Shambler
20-10-02, 22:55
francamente non capisco cosa centrino notize scientifiche con l'esoterismo che è la negazione della scienza e della ragione.:confused:

Silvia
20-10-02, 23:40
Il fatto è che in questo forum siamo eclettici… ;)

Tomás de Torquemada
20-01-03, 06:13
Dal sito www.ilnuovo.it

Su Marte c'era vita
E' l'ipotesi del capo del Laboratorio di esplorazione Spaziale russa, Igor Mitrofanov. Organismi unicellari potrebbero essere esistiti in un lontano passato

MOSCA - Su Marte in un lontano passato c'era vita. Quest'ipotesi dimostrerebbe indirettamente l'ipotesi che "la vita sulla Terra venne portata dallo spazio esterno". Ad affermarlo è il professor Igor Mitrofanov, capo del Laboratorio di esplorazione Spaziale russa dell'Accademia delle Scienze. ''Il prossimo anno potrebbe portare rivelazioni sensazionali afferma Mitrofanov. I risultati delle ricerche condotte dagli scienziati russi in collaborazione con i loro colleghi americani sul Pianeta Rosso dimostrano che "circa il 50% della superficie di Marte è ricoperta alle alte longitudini (cioè vicino ai poli) da acqua congelata. Questa è un'altra prova che la vita esisteva lì in un certo momento. Il ghiaccio indica, secondo Mitrofanov, che Marte aveva anticamente un clima caldo e umido e adatto agli organismi viventi. ''Marte e la terra erano simili in tempi lontani, ma Marte perse la sua atmosfera in una catastrofe.
Quindi le condizioni per l'emergenza della vita erano (inizialmente) le stesse su Marte e la Terra.

Gli scienziati russi stanno studiando Marte con l'aiuto di appositi strumenti sul satellite americano Odissea e lanceranno quest'anno insieme agli Usa due veicoli per l'esplorazione del pianeta che arriveranno sulla sua superficie nel 2004 con in particolare lo scopo di ''trovare la prova dell'esistenza di organismi unicellulari. Se questo avverrà, afferma Mitrofanov, potrà condurre ad una svolta ''sensazionale, e ''la prova della presenza di vita su Marte dimostrerà indirettamente l'ipotesi che la vita sulla Terra fu portata dallo spazio esterno.

http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,167004,00.html

Tomás de Torquemada
07-02-03, 02:35
Dal sito www.ilnuovo.it

Nasa: "Mai stati così vicini a trovare gli alieni"
Nel budget per il 2004 l'ente spaziale americano dedica fondi per la ricerca di nuove forme di vita extraterrestre nello spazio. Gli scienziati: "E' il momento di accertare chi vive in altri pianeti"

di Melissa Bertolotti

WASHINGTON – Non siamo stati mai così vicini allo scoprire la presenza di alieni. Ne è convinta la Nasa che, nel pianificare il budget per il 2004, ha stanziato fondi precisi per la ricerca di vita extraterreste nello spazio. Nel bel mezzo della bufera dopo il disastro dello Shuttle Columbia, che ha messo al muro l’ente accusato di non investire sulla sicurezza dei viaggi spaziali, gli astronauti dimostrano di voler esplorare ancora. Se dagli anni Novanta la ricerca ha mostrato che possono esistere esseri viventi nell’universo, infatti, per gli scienziati dell’Ente spaziale americano ora è venuto il momento di accertarlo.

In un paragrafo intitolato “Dove sono i veri alieni nello Spazio?”, la Nasa cita solo come punti di partenza la scoperta che su Marte e sulle lune di Giove c’era stata dell’acqua, un ingrediente chiave per lo sviluppo di vita. “Negli ultimi dieci anni – si legge nel documento – un importante numero di scoperte scientifiche mostra che l’esistenza di mondi abitanti è più probabile di quanto non si pensi”. Tanto che gli astronauti affermano “siamo vicini a trovare le prove conclusive di vita, compresi i microbi, in qualsiasi luogo dell’universo attorno alla Terra”.

Silvia
24-05-03, 20:40
TERRA E MARTE: DUE GOCCE D'ACQUA
di Fabio Toscano

Il conto alla rovescia è iniziato. Dopo mesi di test approfonditi, il primo viaggio su Marte targato Europa sta finalmente per prendere avvio. Il prossimo 2 giugno, dalla base di Bajkonur, in Kazakistan, la sonda Mars Express dell'Agenzia spaziale europea (Esa) sarà lanciata alla volta del pianeta rosso, equipaggiata di un piccolo veicolo, il Beagle 2, che verso il prossimo Natale dovrebbe trasmettere il suo primo segnale dopo l'atterraggio sulla superficie marziana. La missione ha come obiettivo primario la ricerca di acqua o ghiaccio nel sottosuolo. Ricerca sul cui esito, naturalmente, c'è grande attesa. Intanto, però, novità su Marte giungono, a sorpresa, proprio dalla Terra. In un articolo pubblicato sulla rivista Naturwissenschaften due ricercatori, il geofisico tedesco Stephan Kempe dell'Università di Darmstadt e il paleobiologo polacco Józef Kazmierczak dell'Accademia delle Scienze di Varsavia, hanno infatti descritto la straordinaria corrispondenza tra le proprietà microscopiche di alcune rocce sommerse rinvenute sul lago Van, in Turchia, e le caratteristiche del più famoso marziano ospitato nel nostro pianeta, quel meteorite di nome ALH84001 su cui, da qualche anno, è aperto un intenso dibattito sulla possibile presenza di batteri fossili al suo interno. In altre parole, di antiche tracce di vita su Marte.

Scoperto in Antartide, nel 1984, ALH84001 - che ha le dimensioni di una patata e pesa 1,9 chilogrammi - è stato identificato come meteorite marziano nel 1993. La sua vicenda comincia 4,5 miliardi di anni fa, con la cristallizzazione della roccia sulla superficie di Marte, quando il pianeta era ancora in via di formazione. Meno di un miliardo di anni dopo, la roccia fu fratturata dalla pioggia di meteoriti che colpì il pianeta. Successivamente, un fluido ricco probabilmente d'acqua filtrò tra le fratture, dentro le quali si vennero a formare minuscoli globuli di minerali carbonatici, simili a sfere appiattite e con un diametro non superiore ai 250 millesimi di millimetro. Nel contempo, lo stesso fluido depositò molecole di idrocarburi all'interno e nei pressi dei globuli. In seguito, ALH84001 fu espulso da Marte a causa di un secondo, violento bombardamento meteoritico. Per 16 milioni di anni la roccia vagò solitaria nello spazio, prima di precipitare in Antartide tredicimila anni fa.

Il resto è storia ben più recente. Il 7 agosto 1996, un gruppo di scienziati guidati da David McKay del Johnson Space Center della Nasa suscita grande scalpore annunciando di aver trovato prove della presenza di microrganismi fossili dentro ALH84001. Potrebbe essere la tangibile testimonianza, secondo i ricercatori, che il pianeta rosso sia stato abitato in passato da esseri viventi, e che forse, addirittura, lo sia ancora. Ma non tutti sono d'accordo sulle ipotesi formulate da McKay e colleghi, e subito si innesca una vivace e appassionata polemica. Quella che viene considerata dal team di McKay come l'evidenza più forte del fatto che almeno residui di microrganismi vennero a contatto con ALH84001, quando la roccia si trovava ancora su Marte, è fornita dai globuli carbonatici. Microfotografie ad alta risoluzione mostrano che i globuli contengono corpuscoli ovoidali e tubiformi che potrebbero essere i resti fossilizzati di batteri. In questa visione, poi, gli idrocarburi tra i globuli sarebbero il prodotto della decomposizione di organismi viventi.

La questione circa la presenza o meno di vita fossilizzata su ALH84001 è certamente ancora da dirimere, e ciò che hanno ora scoperto Kempe e Kazmierczak è sicuramente ulteriore materiale di discussione. I due hanno studiato accuratamente alcuni campioni di roccia vulcanica e di altre formazioni geologiche - chiamate pinnacoli calcarei - raccolti a pochi metri di profondità sotto la superficie del Van, il più grande lago alcalino del mondo. Il risultato? Rocce e pinnacoli contengono globuli carbonatici che in tutto e per tutto - da forma e dimensioni alle caratteristiche chimiche e mineralogiche - sono pressoché identici ai globuli di ALH84001: "Inoltre", spiega a Galileo Kempe, "i globuli del Van esibiscono strutture analoghe a quelle che in ALH84001 sono state interpretate come microrganismi fossili".

Marte come la Terra, dunque, in un remoto passato? "Molto probabilmente sì. Noi pensiamo", risponde il geofisico, "che gli antichi oceani sulla Terra e su Marte avessero molto in comune. Entrambi devono essere stati alcalini". Di fatto, le prove finora raccolte a sostegno della presenza di mari e oceani nelle prime epoche della storia del pianeta rosso sembrano abbondanti e convincenti. Ma dov'è finita allora quell'acqua? L'interrogativo rimane. Non resta, quindi, che salutare Mars Express e attendere, fiduciosi, il suo responso.

Dal sito www.galileonet.it

http://www.galileonet.it/Magazine/mag0321/gif21/mars.jpg

:)

Tomás de Torquemada
02-10-03, 02:15
Dal sito www.ilnuovo.it

La Nasa cerca i marziani in un fiume andaluso
Nel Rio Tinto potrebbero esserci forme di vita simile a quella del Pianeta Rosso. Una trentina di scienziati alla ricerca di microrganismi in grado di sopravvivere in condizioni estreme.

MADRID – I marziani esistono. E sono già scesi sulla Terra, per vedere come si vive qui. Questa l’ipotesi della Nasa che, da qualche giorno, stanno studiando le acque di un fiume dell’Andalusia per verificare se esiste qualche forma di vita proveniente dal Pianeta Rosso.

Sono una trentina gli esperti del centro spaziale americano e del Centro di astrobiologia spagnolo (il Cae) riuniti sulle sponde del Rio Tinto, nella provincia di Huelva. L’obiettivo è quello di trovare organismi viventi che dimostrano la presenza di vita su Marte. Nei 90 chilometri di fiume, le cui acque hanno un colore rossastro per l’alta concentrazione di ferro, vivono una serie di microrganismi detti estremofili. Si tratta di esseri in grado di sopravvivere a situazioni estreme, come l’alto tasso di acidità che caratterizza le acque del Rio Tinto (con un Ph attorno al 2).

Carol Stoker, responsabile del progetto di ricerca, ha spiegato che “l’acqua del rio Tinto presenta delle significativa analogie con Marte e potrebbe aiutarci nella ricerca di vita nel sottosuolo di quel pianeta”. Sul pianeta rosso non esiste acqua in forma liquida, ma “sotto la superficie, a vari metri di profondità, l’acqua c’è e se c’è l’acqua allora può esserci vita”.

(30 SETTEMBRE 2003, ORE 7:43)

http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,189163,00.html