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Visualizza Versione Completa : Democrazia repubblicana: letture estive e "non"



la_pergola2000
22-06-02, 14:53
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Cari amici
il PRI non può mancare in un dibattito europeo ed italiano, in cui si vuole eliminare da parte di Blair, la stessa parola di socialdemocrazia, per trasformare l'esperienza socialdemocratica europea e portarla in una nuova tappa verso "la democrazia tout court.
Non a caso questi dibattiti, sia in europa che in Italia, avvengono subito dopo la sparizione del comunismo sia interno che internazionale, per cui hanno trovato un nuovo slancio e principalmente da parte del PCI, c'è stato un tentativo di cambiamento dapprima cambiando nome statuto, poi con la cosa due ha tentato di inglobare quante più esperienze possibili in Italia, fallendo miseramente ancora una volta.
La struttura monolitica del PCI è rimasta quasi intatta dentro ai ds, le politiche locali e nazionali , sono fatte alla maniera delle aquisizioni per conquista e non per convinzioni, quando sono stati al governo assieme a noi che davamo l'appoggio esterno, hanno governato ne più ne meno come i democristiani, dimenticando il riformismo, ma conquistando le strutture dello s tato a tutti i livelli, occupando di fatto ogni struttura possibile immaginabile.
Le acquisizioni anche da parte repubblicana, Passigli, Manzella, Bogi, De Carolis, non sono riuscite a interferire sui programmi dell'ulivo,lasciando da parte qualsiasi imput che venisse dall'area laica e riformista dell'alleanza.
C'erano stati degli inizi di cambiamento con Berlinguer, con la cosiddetta "terza via" che per il PCI di quella volta era una via equidistante fra il socialismo reale e le socialdemocrazie riformiste del Nord Europa.Craxi a sua volta passando da PROUDHOM pose l'accento sul libertarismo e volontarismo, per poi arrivare alla democrazia.
Percio si passò dalla "terza via" alla "terza forza" come disse Spadolini a Bobbio in un memorabile dibattito sulla Stampa, discussero principalmetne del partito di azione, che elaborò questa teoria nel 1944/45.
Perciò Bobbio identificava come terza forza i partiti "cerniera", i partiti ago della bilancia, cioè i partiti minori, non il partito socialista che avrebbe dovuto sostenere la seconda forza, la quale, secondo Bobbio, aveva il compito di non lasciar egemonizzare la classe operaia dal PCI.
Per cui si poteva trarre, come prima conclusione, che la terza forza poteva essere una fase tale da poter mettere in alternativa il partito di governo, la DC, perchè in quegli anni il cosiddetto bipartitismo imperfetto di fatto congelava ogni alternanza di governo nel paese.
Di fatto il paese non progediva, le riforme erano congelate.
Ora in Italia non essendoci più il paletto dell'"alternanza congelata", si dovrebbe esser più spediti nelle riforme, le nostre strutture statali, stanno diventando più che mai obsolete, la nostra struttura industriale, rischia la chiusura, quanto non la vendita alle multinazionali.
Amato e Rutelli di ritorno dal Buckingamshire, cominciano ad essere coscienti delle condizioni in cui si trova l'ulivo e dalle dichiarazioni dei dirigenti ds su Repubblica non si vede uno spiraglio di dialogo.
Non sono andati ad un incontro con Rutelli e Amato, cosa molto grave nel centrosinistra, cosa possono pensare i Bogi e i Passigli, ora, e Manzella compilatore del programma di governo di La Malfa cosa dice?
I DS dicono, perchè dobbiamo sentire Blair ventriloquo degli americani, noi le nostre elaborazioni poltiche le abbiamo fatte, i nostri passaggi verso le socialdemocrazie gli abbiamo fatti, il modello americano non ci interessa, anche se ci piace tutto
dell'America.
Per quello che riguarda il PRI, Spadolini nella "Italia dei laici", comprende un pò tutto il filone etnicamente italiano dei movimenti politici, dall'Unione Nazionale, a Salvatorelli, al filone azionista e come dice Spadolini filoni uniti in un unico gruppo che si potrebbe chiamare di "Democrazia repubblicana" con in più, non insieme, caro Lodici, il partito di Mazzini e di Cattaneo.
Mi ricordo che noi a Fano in quel periodo facemmo un manifesto, per illustrare la "terza forza" in cui quel movimento laico si riconosceva, il titolo era : "Tra i cattolici e i comunisti c'è il PRI" , se ho la possibilità di scannerizzarlo ve lo faccio vedere.
ora il ritardo di Blair, Rutelli e Amato, con l'opposizione conservatrice dei Ds, continuerebbe a pesare sul vero riformismo in Italia.
Per cui ancora una volta "La terza forza", non può che essere il PRI.
Chi potrebbe creare ancora una volta quella cerniera che potrebbe costruire la governabilità in questo paese? In futuro non ci saranno maggioranze bulgare come nelle ultime elezioni.
perciò si fà un invito agli amici di democrazia repubblicana, a mare sicilia , ai re, a tutti quelli che aderiscono in un qualche modo alla margherita di rendersi conto che con i Ds non ci si può discutere, abbiamo visto tutti che hanno perfino rifutato un incontro con Rutelli e Amato i LORO ritardi politici li faranno pagare ancora una volta a tutto il paese.
Per attuare questo programma il PRI ha bisogno di forze che siano un pò più grandi di quelle attuali, perciò si invitano tutti a lavorare in questo senso.

nuvolarossa
22-06-02, 17:49
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la_pergola2000
23-06-02, 14:01
Anche oggi sui giornali si parla dei ds che non vogliono sentir parlare del "partito della democrazia" a margine dell'incontro nazionale dei dipietristi a Bellaria.tutte le cronache dicono ciò.
Addirittura Pecoraro Scanio con un brillante giro di parole mutuate dalla "gauche plurielle" sconfitta sonoramente in Francia propone un "Ulivo plurale" già sconfitto una volta in Italia.
Ora qualcuno mi tacci di propaganda come Alberich o Erasmus, queste sono le cose oggi sul tavolo.
I Ds si rifiutano ancora una volta di cancellarsi dalla sinistra, anche se per molti anzi per moltissimi la parola è diventata "sinistra".
Mi meraviglio di quelli che si autodefiniscono repubblicani, come Manzella, Bogi, Lodici, Passigli e altri, oserei dire molti dell' Ami, come possono sentirsi in quel raggruppamento che si dissocia ad ogni piè sospinto dal concetto di partito della democrazia, come sognava La Malfa, Spadolini ed altri nel passato.
Perchè a parole incensano Ugo La Malfa, autore della nota aggiuntiva, dell' "avvenire che ho voluto", citano Spadolini e dimenticano "l'Italia dei laici", " Il partito della democrazia" ecc.
Si fanno attirare contradditoriamente da sirene, perchè magari sono contro qualcuno e non sono riusciti a far digerire ai ds le tesi repubblicane e continuano a stare con loro, ma cosa osta rientrare all'interno del movimento repubblicano? cosa vuol dire oggi essere dii sinistra se la sinistra è fragorosamente all'indietro nel movimento di modernizzazione del paese? Cosa vuol dire essere di sinistra se non accettano neanche di discutere sulle proposte di Blair?
Cosa vuol dire essere di sinistra oggi accettare supinamente le tesi della socialdemocrazia non più nordica ma mediterranea?
Cosa vuol dire oggi terza via? Un ponte fra le socialdemocrazie europee e il partito dei democratici americani?
Intanto i democratici di Prodi e di Parisi sono stati già fatti fuori dalla margherita e dai ds.
Per cui il processo di ammodernamento di quell'area politica è lungo, esiste un'altra contraddizione oggi con quelli che si autodefiniscono comunisti come Rifondazione, che ad ogni piè sospinto vengono considerati alleati alle amministrative, ma alle politiche dove si gioca appunto il riformismo e il progresso del paese è tutta da vedere l'alleanza con Rifondazione.
Ciao e buona domenica.

la_pergola2000
26-06-02, 14:51
Speriamo che nel prossimo consiglio nazionale si possano gettare delle tracce di discussione per il congresso di ottobre sui vari temi sulle trasformazioni che l'Italia attende da anni.
Le varie prese di posizione, centrodestra - centrosinistra devono ormai cadere, la discussione deve essere ora solo sui programmi, econ quali strumenti strutturali si può procedere all'ammodernamento del paese?
Lasciando da parte le "vie" che si devono scegliere per il paese, a noi debbono interessare i programmi con cui si debba intrapprendere un rinnovamento.
Sono notizie degli ultimi giorni le socialdemocrazie cominciano a mostrare la corda, piano piano stà venendo avanti il "partito della Democrazia senza aggettivi" come diceva Spadolini, ancora ce ne sarà di strada da fare, i più progrediti sono fermi ancora alla Democrazia repubblicana.
Nel centrosinistra i ds non accettano le proposte di Blair e rimangono ingessati nelle polemiche con Cofferati.
Cofferati, come dicemmo nei numerosi interventi su di lui, rischia grosso nella sinistra, un dibattito in cui noi non dovremmo entrarci per niente.
Da qui si vede già la crisi in atto, da alcuni giorni si sono spenti i lumi sulle amministrative, c'era chi si attardava a spiegare lo 0.2 o lo 0.3, mentre un dibattito sull'alleanza di Bertinotti con l'Ulivo si è spento a poco a poco, lasciando intendere che per le politiche e per le Europee ognuno va per la sua strada.
La crisi nella cosiddetta sinistra e del centrosinistra tutto è evidente e salta agli occhi che tale notizia viene tenuta in sordina nel paese.
Per cui i repubblicani lasciando perdere ogni velleità di puro e semplice schieramento è ora che comincino a discutere sui quei temi a loro cari che sono lo sviluppo civile dell'Italia.
Ciao.

la_pergola2000
27-06-02, 15:06
Questi potrebbero essere alcuni dei temi in cui il congresso potrebbe cimentarsi. Tento in poche righe di gettare qualche seme di discussione,
La tesi "+ Europa" potrebbe portare benissimo ad un interpretazione che in questi giorni, con l'euro in salita, fa pensare in grande a qualche europeista, in realtà l'Europa dovrebbe essere più flessibile, sia sul problema della clandestinità e "dell'emigrazione programmata", termine questo che dovrebbe entrare nella discussione su qualsiasi rapporto con il terzo e quarto mondo.
Gli interventi di questi giorni del Bossi sull'Europa sono puramente teorici, "+Europa" non riduce l'indipendenza nazionale, anzi ne nobilita le differenze .
L'Europa, come la vorrebbero alcuni, dovrebbe avere un sentimento antiamericano, questi giorni gioiscono pe la caduta del dollaro, non sapendo che in prima battuta l'euro ne avrebbe un forte effetto.
L'Europa deve crescere con gli stati uniti, come nel passato, anzi ha bisogno degli stati uniti, come gli stati uniti hanno bisogno dell'Europa per mitigare il suo liberismo.

la_pergola2000
27-06-02, 15:16
il problema della sicurezza è un vero problema, uno di quei problemi in cui il sentimento delle persone e dei popoli è più sentito e più profondo, perchè si coniuga con la paura, e facilmente è accompagnata dalla insicurezza.
E questa insicurezza potrebbe portare alla xenofobia, per poi arrivare al razzismo.
Il discriminante è sottilissimo, i partiti demagoghi e xenofobi, hanno e avranno buon gioco, ma per il PRI, da sempre portatore di valori di fratellanza universale, dovrebbe essere un tema su cui cimentarsi.
Una società multietnica come quella americana è riuscita a diventare la nazione più progredita del mondo, le cui ricchezze sono a disposizione dell'intera umanità, qualcuno potrebbe obbiettare, ma non negare, anche l'Italia si avvia con le decisoni del consiglio dei ministri di questi giorni ad aiutare parecchi paesi del terzo mondo.
Il PRI potrebbe portare in più la proposta di avviare alla democrazia quei popoli governati da dittatori sanguinari, nascita di nuove repubbliche alleate dell'Europa, come già in parte avviene con le ex colonie francesi e inglesi.

la_pergola2000
27-06-02, 15:40
Questo è un problema molto più facile di come possa apparire agli occhi degli italiani che ogni giorno sono bombardati, riforma pensioni no, riforma pensioni si e così via.
Dobbiamo tener conto che la nostra società si è differenziata enormente in questi ultimi anni, per cui i lavoratori sono una vasta gamma di dipendenti ed ognuna con le proprie istanze le proprie organizzazioni, con cui si deve trattare, perfino le professioni liberali si sono moltiplicate, e si staccano dallo stato con le propie organizzazioni e il proprio Welfare, c'è anche l'impresa che vuol dire la sua in maniera molto più forte di una volta, sia la sinistra che la destra devono tener conto di tutte queste cose, la ridistribuzione del reddito non deve essere più pioggia come ai tempi elletorali del passato, anche l'ultimogoverno Amato ha levato i ticket sulla sanità poco prima delle elezioni dell'anno scorso, e da quest'anno si cominciano ad aver gli effetti negativi.
Lui che è stato l'autore della finanziaria del '92 da 90 mila miliardi che ha iniziato un circolo virtuoso per l'economia italiana, ora che è diventato ds, si è premurato di diventare demagogo, non vincendo peraltro le elezioni.
SE questa è propaganda?????
Bisogna perciò essere molto più coraggiosi e meno demagoghi, il PRI questo ce l'ha nel suo DNA e quindi non dovrebbe essere difficile discutere su questi temi.
ciao a tutti

la_pergola2000
27-06-02, 15:43
ho cercato in poche righe di buttar giù alcune idee che non vogliono essere esaurienti e spero che i repubblicani di questo forum lascino per un attimo le beghe interne e intervengano a discutere, anche perchè i temi sono importanti e ce nè da discutere.
Ciao a tutti.

la_pergola2000
28-06-02, 17:58
Sembra ieri .......... e sono notizie di oggi, il correntone che fa capo a Berlinguer appoggia incondizionamente l'attivismo vetero sindacalista di Cofferati.
Come dicemmo nel passato Cofferati gioca grosso con i lavoratori, la sua demagogia e il suo proselitismo vecchia maniera fanno perdere di vista quali sono i veri problemi sul tappeto. La sua insicurezza poltitica centrifugano ancora di più i Ds verso la deriva estremista, un partito che faticosamente e coraggiosamente cercava di mettersi nella via del modernismo, viene risucchiato nell'estremismo.
Le sconfitte in Francia , in Spagna non bastano a scuoterlo dal torpore classista in cui sembra fasciato.
Questo dimostra che i vari PDS e Ds con innesti di riformisti , non sono riusciti a riformarlo, nonostante gli sforzi di D'Alema e gli investimenti miliardari del gruppo di "italiani europei", e la collaterità proprio di questi ultimi giorni di Repubblica.
Il cammino sarà lungo sia per la sinistra che per il centro sinistra, spetta al cd mantenere la calma e sperare che lo stesso cd non approfitti della debolezza dell'opposizione.
Fraterni saluti a tutti.
P.S. In questo periodo storico cosa può fare il PRI?

la_pergola2000
15-07-02, 14:31
Giorgio La Malfa in una intervista sul Corriere di ieri, ha proposto di ragionare sul capitalismo prossimo venturo, frenandolo, perchè se si mette il turbo ad una economia l'aumento di velocità porta ad un incontrollato sviluppo.
Parole coraggiose e profetiche.
Un argomento questo che potrà sicuramente animare il dibattito al prossimo congresso di ottobre.
Dopo il libro di Dahrendorff "Oltre la democrazia" il PRI potrebbe sicuramente gettare il seme per oltrepassare la democrazia come la conosciamo noi e andare verso un discorso di pacificazione universale,con la distribuzione del reddito globale.
Molti passi avanti deve fare la democrazia nel mondo, specialmente nei paesi del terzo e quarto mondo, ma non è detto che le cosiddette democrazie avanzate non rivedano il loro modello di sviluppo, non in senso negativo come lo vedono gli antiglobal, ma in senso positivo, tale che dovrebbe sempre produrre reddito per la distribuzione globale non solo circoscritta nel paese di produzione, sarebbe insensato ridurre la produzione del reddito, perchè poi non si avrebbero mezzi per distribuirlo nel mondo.
A Galgary, dopo Genova, si è iniziato il discorso della distribuzione, ma secondo me accanto alla distribuzione e alla cancellazione del debito, bisognerebbe fare anche opera di avanzamento della democrazia in quei paesi.
Ecco questi potrebbero essere dei temi per il prossimo congresso.
Ciao a tutti.

nuvolarossa
15-07-02, 19:09
Riportiamo, dal Corriere della Sera" del 14 luglio 2002, citato da La Pergola......:

La Malfa: bisogna rallentare il capitalismo

Assetti più stabili, meno potere ai dirigenti

MILANO _

"Credo che oggi si possa ben dire una cosa: bisogna rallentare il capitalismo. Va premiata la stabilità degli assetti e dei risultati piuttosto che la contendibilità e la rotazione del management". Giorgio La Malfa, presidente della Commissione finanze della Camera, ha avviato da febbraio un'indagine conoscitiva sul testo unico, la cosiddetta legge Draghi, che tre anni fa ha introdotto nuove regole di corporate governance, e cioè di governo societario. Il tema in questi mesi è diventato "caldo", visti i tracolli e gli scandali americani, e i lavori di ricognizione sono proseguiti oltre i tempi previsti. Sono stati ascoltati gli operatori e le Authority (l'ultima è stata Bankitalia), e il prossimo appuntamento è con il ministro dell'Economia. In settembre, dopo una "missione" negli Stati Uniti, i lavori verranno chiusi da una relazione.

Cosa intende per "rallentare il capitalismo"?

"Tornare a premiare il valore della stabilità. E cioè il cosiddetto modello renano, con imprese i cui assetti proprietari sono costituiti da nuclei stabili di capitalisti con capitali. Mi vengono in mente alcuni articoli scritti da Bruno Visentini negli anno Ottanta, nei quali si sottolineavano i pericoli del capitalismo manageriale. Oggi questi pericoli sono una realtà sotto gli occhi di tutti. Ebbene, per recuperare la stabilità occorre scoraggiare in qualche misura una eccessiva contendibilità delle imprese".

Significa togliere mercato?

"Significa piuttosto ragionare su tempi più lunghi. Alcuni considerano la contendibilità necessaria a "liberare" gli assetti ingessati del nostro capitalismo familiare. Ebbene, se liberare gli assetti significa consegnare le chiavi delle aziende a dirigenti che rispondono solo a se stessi, preferisco non procedere in questa direzione. Il rischio che, come ha sottolineato bene l'ex presidente della Consob Guido Rossi, il conflitto d'interessi diventi il fattore dominante e devastante è davvero troppo alto".

In che senso?

"Vede, il capitalismo automatico nel quale cioè l'azione collettiva degli attori è orientata da parametri automatici come il rapporto debito-patrimonio o i rating, voti attribuiti senza conoscere davvero le aziende, rappresenta una "tentazione" troppo grossa per i manager".

Tentazione?

"Ho sempre guardato con sospetto alle stock-option, che legano i comportamenti dei manager all'andamento della Borsa. Se tutto, compresa la ricchezza di chi guida l'azienda, dipende da parametri automatici, in fondo basta "truccare" i parametri e il gioco è fatto. Ed è alto il rischio che a questo gioco partecipino i banchieri, che finanziano, consigliano, attribuiscono valori, danno le pagelle, indicano i parametri-bussola e così via. Insomma, banche universali con conflitti d'interessi universali. No, a un simile quadro ne preferisco un altro, nel quale capitalisti-imprenditori stabilmente lagati all'attività che svolgono si confrontano con i banchieri che fanno soltanto i banchieri, conoscono bene le aziende, sanno che cosa significa davvero il rapporto fra debito e patrimonio sul medio-lungo periodo. Non è possibile che il debito Fiat rischi di essere considerato alla stregua di un junk-bond, di una obbligazione spazzatura. Questa è la distorsione del capitalismo automatico".

Scandali e conflitti d'interessi hanno riportato il dibattito sulla vigilanza. Come si orienta la commissione?

"Per il momento non esiste ancora un orientamento definito. Sul tavolo ci sono i diversi modelli: quello dell'authority all'inglese che vigila su banche, assicurazioni, finanza e quello delle autorità separate. Tuttavia una cosa va detta: l'autorità non può esercitare la vigilanza in modo monocratico".

Si riferisce a un'autorità speciale?

"Penso, per esempio, alla Banca d'Italia".

la_pergola2000
16-07-02, 14:07
Oggi Sergio Romano nell'articolo di fondo del Corriere insiste sull'effetto che le storture del capitalismo possano portare sulle economie locali e mondiali.
Quindi si inserisce sul filone che Giorgi La Malfa ha inaugurato domenica sullo stesso giornale.
Ciao a tutti.
Un momento di riflessione dovrebbero farlo anche tutti i repubblicani in vista del congresso di ottobre.

nuvolarossa
16-07-02, 18:10
Ecco sotto riprodotto l'articolo citato da pergola2000..............
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Scandali americani, una lezione

IL CAPITALISMO GIU’ DI MORALE

di SERGIO ROMANO

Dopo il caso Enron (un colosso dell’energia che ha vistosamente truccato i suoi bilanci), un economista, Paul Krugman, scrisse che lo scandalo sarebbe stato più grave, per gli Stati Uniti, degli attacchi terroristici dell’11 settembre. Ciò che è accaduto da allora sembra confermare questo giudizio. Il catalogo delle malefatte commesse dal capitalismo americano è impressionante. I conti delle aziende sono stati spudoratamente alterati. I revisori hanno nascosto al mercato il risultato dei loro controlli e lautamente approfittato del loro silenzio. Una grande impresa ha «gonfiato» con una vendita fittizia la colonna degli attivi. Alcuni consiglieri d’amministrazione (fra i quali l’attuale inquilino della Casa Bianca) hanno accettato prestiti, a condizioni di favore, dalle aziende su cui dovevano vigilare. Altri (fra cui lo stesso Bush) avrebbero sfruttato notizie riservate per sbarazzarsi tempestivamente di azioni che erano condannate a perdere, di lì a poco, una buona parte del loro valore. Pensavamo che in materia di insider trading , conflitto d’interessi e diritto societario vi fossero negli Stati Uniti le migliori leggi del mondo. Ci accorgiamo che non sono riuscite a evitare le peggiori manipolazioni contabili commesse sin dall’epoca in cui i «baroni con i denti di acciaio» costruivano le loro enormi fortune. E’ probabile che la sinistra alternativa e il «popolo di Seattle» vedano in questi avvenimenti la conferma delle loro tesi. Farebbero bene, prima di pronunciare giudizi definitivi, a tener conto di almeno due considerazioni.
La crisi morale del capitalismo americano (che ieri è stato costretto ad accettare la parità tra dollaro ed euro) è almeno in parte una conseguenza del suo dinamismo. Molte imprese hanno creduto che le straordinarie innovazioni tecnologiche degli ultimi anni avrebbero conquistato i mercati e creato rapidamente nuove abitudini. Quando si sono accorte che i consumatori, in molti casi, reagivano più lentamente del previsto e che il valore delle azioni ne avrebbe sofferto, hanno cercato di mascherare le loro difficoltà. Le bugie, gli inganni e l’ingordigia di molti dirigenti sono un attentato alla fiducia, chiave di volta di ogni economia capitalista, e vanno sanzionati. Ma sono anche la conseguenza di una coraggiosa e frenetica «corsa alla modernità».
Seconda considerazione. L’America ha dimostrato ancora una volta una straordinaria capacità di reazione. La stampa ha indagato, i risparmiatori si sono organizzati per meglio difendersi, alcuni dirigenti si sono immediatamente dimessi, gli uomini politici hanno riconosciuto l’esistenza del problema e garantito che si sarebbero impegnati a evitare la ripetizione di quanto era accaduto. Ciò che maggiormente colpisce, alla fine della giornata, è la prontezza con cui l’America si è messa immediatamente al lavoro. I mezzi d’informazione hanno avuto nella vicenda un ruolo decisivo. I giornalisti hanno aperto cassetti, svuotato armadi, ritrovato il filo di vecchie vicende, esposto panni sporchi. E non hanno esitato a chiamare in causa il passato del presidente e del vicepresidente.
A me sembra che questa storia americana contenga due lezioni, strettamente collegate. In primo luogo dimostra che la realtà, soprattutto in una fase di grandi mutamenti, «inventa» trasgressioni e deviazioni che nessuna legge aveva previsto. In secondo luogo conferma che la moralità di un Paese dipende, in ultima analisi, dalla rapidità delle sue reazioni e dall’indipendenza della sua stampa.
In ultima analisi l’America non sarà giudicata dai suoi scandali, ma dalla fermezza e dalla rapidità con cui avrà saputo affrontarli. Per un Paese come l’Italia, dove le reazioni sono lente, i responsabili inamovibili e le leggi oscure o tardive, questa, non gli scandali, è la notizia più importante che viene oggi dall’America.

nuvolarossa
13-08-02, 00:43
Michael Novak, Questo emisfero di libertà. Una filosofia delle Americhe, Macerata, Liberlibri, 1996, pp. 204

Riproponiamo questo testo di Novak, scritto nel 1992 e pubblicato in Italia nel 1996, perché ci sembra un utile riferimento per comprendere i grandi problemi di questa epoca. L’esigenza di una morale che riporti a dimensione umana la “logica del profitto”. Un testo quindi che anticipa molte riflessioni contemporanee in tema di etica d’impresa, nella coscienza che se la società attuale ha separato la sfera politica da quella economica e culturale (morale) “Per vivere da uomini e donne liberi, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità in tutti e tre i campi”.
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tratto dal sito web del
http://www.domusmazziniana.it/ami/
PENSIERO MAZZINIANO

nuvolarossa
05-02-03, 00:42
... le letture estive di Democrazia Repubblicana sono divenute autunnali ... ed ora immerse nel rigido inverno dei "giorni della merla"... dal maggio del 2002 ad oggi ... quasi un anno di attesa per il tanto favoleggiato evento ... che mai si manifesta.
Crediamo con cio' di poter dire che il pensatoio laico, aperto con il pomposo nome di "Centro di elaborazione civica per la democrazia repubblicana", nell' ormai lontano ottobre 1999, ci appaia come non piu' operativo ... o almeno questa e' la semplice constatazione che si possa fare.
Dopo la defenestrazione degli ex-repubblicani da tutte le stanze che contano nella casa diessina, anche il "pensatoio" viene meno alla sua prima e piu' importante azione che si era proposta e cioe' quella di «superare la frammentazione dell'attuale sistema favorendo il bipolarismo» ... non resta quindi che considerare conclusa questa vicenda sul piano politico.
Certo rimangono gli uomini, questo si ... ma il risultato che si accompagna a questi e' una ulteriore frammentazione di uomini e di idee proprio sul lato dello scacchiere politico da loro scelto ... con ulteriore perdita da parte loro di "agganci" e visibilita'.
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NUVOLAROSSA website (http://utenti.lycos.it/nuvola_rossa/)
Un fraterno saluto agli amici del Forum.

nuvolarossa
22-12-03, 12:22
Roberto Casadei, del Centro culturale democrazia repubblicana di Forlì: "Noi da sempre impegnati per la Sinistra"

FORLI' - Roberto Casadei, responsabile del Centro culturale democrazia repubblicana di Forlì, afferma che sono stati "importanti e positivi" gli incontri che si sono svolti a Roma il 22 e a Forlì il 28 novembre e non di meno lo è stato quello dello scorso sabato 13 dicembre. Gli esponenti di tre realtà politiche - il Movimento dei Repubblicani Europei, l'Associazione "Giovane Europa" e la Sinistra Repubblicana aderente ai Ds - si sono confrontati ed hanno concordemente espresso un giudizio di convinta adesione al progetto di Romano Prodi per dare vita a una lista unitaria delle forze riformiste in occasione delle prossime elezioni europee.
"C'è di più - aggiunge Casadei - : nell'incontro a Roma hanno portato il loro contributo tre figure assai rappresentative del Centro-sinistra (Enrico Boselli, Segretario dello Sdi; Francesco Tempestini, a nome dei Ds; Arturo Parisi, vicepresidente della Margherita) e nei loro interventi è stata sottolineata l'importanza che può avere il contributo della cultura politica repubblicana per il successo del progetto Prodi - un progetto nato e concepito per l'Europa - e per lo sviluppo delle prospettive che l'affermazione di tale progetto potrà aprire anche nello scenario politico italiano. E' certamente così. Il presidente della Commissione Europea ha lanciato un progetto politico forte che vuole "ridare fiducia a chi guarda con preoccupazione ai grandi cambiamenti del nostro tempo". Si tratta in definitiva di "una risposta nuova alla crisi della politica e della democrazia". Dunque un progetto rivolto, in Italia, al mondo dell'Ulivo ma anche oltre il mondo dell'Ulivo. La sfida è raccogliere un consenso vasto attorno ad alcune idee strategiche, lucidamente espresse".
E Casadei aggiunge: "Per conseguire questo obiettivo è decisivo unire tutte le diverse "storie" che hanno animato - per più di mezzo secolo - l'area riformatrice dello schieramento politico italiano, nella quale i Repubblicani hanno sempre occupato un posto di rilievo sia per le idee che hanno saputo proporre sia per le scelte che hanno saputo compiere. Il fatto che ciò sia stato compiutamente riconosciuto (la lista unitaria non avrà come motore un "triciclo" ma, dopo il 22 novembre, dispone di una "quarta ruota" repubblicana) è un primo, importante risultato. Esso premia la costanza e la tenacia del MRE guidato da Luciana Sbarbati e la lealtà, a lungo dimostrata, verso l'Ulivo. Ma è stata determinante anche, a questo fine, l'opera paziente svolta da chi, fra i repubblicani, ha scelto di impegnarsi nei Democratici di Sinistra. Così come prezioso, soprattutto in questa fase difficile per l'economia italiana, risulta il contributo di quanti - proprio partendo dalla concezione repubblicana del lavoro, come la "Giovane Europa" presieduta da Adriano Musi - operano per valorizzare l'azione sindacale e per aiutare a sottrarre il movimento dei lavoratori dalla tenaglia, da cui rischia di essere stretto, fra antagonismo a tutto campo e ripiegamento corporativo". "E' utile - aggiunge Casadei - , in primo luogo, tener presente che la lista unitaria per le Europee è destinata ad aver riflessi importanti sia nella vita futura dell'Ulivo sia nell'evoluzione interna delle forze politiche interessate, Democratici di Sinistra inclusi. Ciò a me pare che offra una prospettiva di rilievo per nuove, convergenti iniziative delle tre espressioni dell'anima riformatrice dei Repubblicani, che si sono appena incontrate a Roma e a Forlì. Nasce da qui l'esigenza di dare vita a un Coordinamento, così come stabilito il 22 novembre e confermato il 13 dicembre, ma anche di compiere approfondimenti nelle diverse realtà locali così come si è cominciato con la nostra realtà forlivese. Ciò potrà assicurare una condotta coerente di forze che hanno operato, e che intendono continuare a operare, in modo distinto e che tuttavia avvertono l'urgenza di rendere vitale un patrimonio storico e ideale che hanno in comune. Lungo questa strada il 22 novembre ha segnato l'inizio di un percorso che, per essere fecondo, dovrà prevedere nuove tappe. A gennaio, con l'elezione dei coordinamenti regionali, ne raggiungeremo una particolarmente importante. Vogliamo comunque tutti insieme ribadire un punto fermo: essere Repubblicani, oggi, significa in primo luogo impegnarsi per la Sinistra". (http://utenti.lycos.it/nuvolarossa44/modules/news/)

la_pergola2000
22-12-03, 16:24
Ho letto attentamente il Vangelo secondo casadei, ho letto anche il cosiddetto manifesto di Prodi e non ho visto quello che vede Casadei ma non ho visto neanche quello che Prodi vuol far credere .
Un importante documento dove non si parla se non marginalmente di economia, come possa essere centro di coagulamento di varie e diverse forze politiche, qualcuno me lo deve spiegare.
Mi dispiace che Casadei, a meno che non lo informi qualcuno, possa rispondere ai miei distinguo, da quello che capisco il signor Casadei ex repubblicano ha creato il centro studi per sostenere i ds e probabilmente iscriversi ai ds, ora se qualcuno che legge, mi può informare che sia veramente così, capirebbe benissimo che essere iscritto ai ds vuol dire essere automaticamente iscritto all'internazionale socialista, e cosa ha a che fare un repubblicano con l'internazionale socialista?
Perchè questi signori che hanno abiurato continuano a dichiararsi repubblicani? Non voglio insinuare più niente ma andare avanti nel discorso, ora dopo che i ds li hanno sbeffeggiati, usati, non servono più e trovano modo di accasarsi con la Sbarbati, almeno lei è rimasta repubblicana e forse ha il merito di riunirli, anche con la complicità di Prodi.
Casadei è orgoglioso di costituire un carrozzino a quattro ruote, buon per lui, ma da quel che si vede in giro, l'unità è lungi da raggiungere, solo l'odio per Berlusconi li unisce e non una sana alternativa al PPE nel parlamento europeo, o lavorare per l'Eldr.
Qualcuno mi mandi l'indirizzo di Casadei, non vorrei indirizzare gli interventi in una Chiesa.
Ciao a beuon natale e buon anno.

la_pergola2000
23-12-03, 16:21
L'attivissimo Casadei due anni fa faceva un appello ai compagni di Forli per organizzare qualcosa sulla sicurezza. Inoltre dialoga con i ds, quindi........
Ora vuol organizzare i re di Forlì.
Auguri Casadei continua nel tuo girovagare.
Ti manderò per Natale un libro di Verne:
" I figli del Capitano Grant"
Così fra latitudini e longitudini forse troverai la tua casa.

nuvolarossa
24-01-04, 20:08
“Un partito unico dei riformisti”

FORLI’ - Stelio De Carolis, presidente della Fiera, fiero di rivendicare l’appartenenza alla Sinistra repubblicana dentro ai Ds, dopo una lunga stagione come parlamentare del Pri, avanza critiche e suggerisce condizioni nell’attuale congiuntura politica nazionale e locale.“Dal 1996 - ricorda De Carolis - insieme ad un gruppo di amici provenienti dal Pri - siamo iscritti ai Ds condividendo il percorso delle scelte avviato da Massimo D’Alema e proseguito da Piero Fassino. Nonostante le sollecitazioni di Giuliano Pedulli, segretario della federazione forlivese dei Ds, assisto con preoccupazione ai ritardi con cui si prende atto della nuova realtà insita in un partito pluralista. E forse non si riflette abbastanza che gli iscritti al partito, nella realtà nazionale, incidono sulle fortune elettorali dei Ds solo nella misura del 28%”. E sulla realtà locale che cosa si sente di giudicare? “Fra conferme e novità le forze politiche che si richiamano al Centrosinistra - ricorda De Carolis - sembrano più attratte dalla conquista del 51% che dagli scenari nazionali capaci di costruire il percorso per edificare il partito unico dei riformisti per Prodi. Mi chiedo se il tormentone sulla massime responsabilità sia propedeutico al partito dei riformisti o se invece non si stiano ripercorrendo strade vecchie e disagevoli”. La passione per la politica a tutto tondo, persino le asprezze e l’irritazione che De Carolis sa suscitare in alcuni ambienti, non solo politici, non gli fanno velo d’ipocrisia.“Prodi dovrà essere a capo non di una fazione - spiega De Carolis - ma del partito unico del riformismo, una formazione capace di essere il motore del riformismo europeo e la sinistra repubblicana ha il compito di lavorare per questo progetto”. “A quanti ostentano - conclude De Carolis - solamente sigle con una consistenza elettorale inferiore ai comunicati stampa diffusi, rispondiamo ribadendo che siamo in grado di eleggere nostri rappresentanti in tutte le istituzioni locali non solo della città di Forlì...persino senza chiedere aiuto alle unità di base dei Ds”.“A giorni - sostiene Stelio De Carolis - chiederemo un in contro ufficiale al segretario forlivese dei Ds confermando la disponibilità per la prossima campagna elettorale riconoscendo il nostro ruolo e l’importanza che rivestiamo nell’ambito del partito che finora non è mancato, un impegno concreto per andare alla costituzione del partito unico dei riformisti e il rifiuto anticipato, a tutti i livelli, di imporci candidati non graditi, anche se venissero espressi dalla coalizione”.

Pietro Caruso
(http://www.nuvolarossa.org)

Lincoln (POL)
24-01-04, 20:19
De Carolis,ha ragione!Il posto suo e dei suoi amici è nei DS.Senza se e senza ma.

nuvolarossa
06-02-04, 13:44
Elezioni 2004, nelle case del popolo di Forlì la cultura repubblicana e lo spirito "rivoluzionario" del 9 febbraio con il senatore De Carolis (Ds)

(Sesto Potere) - Forlì - 4 febbraio 2004 - Il Segretario del Centro di Azione Civica per la democrazia repubblicana di Forlì, Roberto Casadei, comunica che anche quest'anno i rappresentanti emiliano-romagnoli degli ideali e della cultura repubblicana nei Democratici di Sinistra s'incontreranno a Forlì nella serata di lunedì 9 febbraio per celebrarne il ricordo.
La riunione è fissata presso il Circolo ARCI di Barisano alle ore 20 circa.
L’incontro per la prima volta organizzato in una “casa del popolo”, avrà come principale relatore il senatore Stelio De Carolis.
Hanno assicurato la loro presenza l’On.le Giorgio Bogi Vice presidente gruppo Ds. alla Camera dei Deputati e leader storico della sinistra Repubblicana, il Senatore Andrea Manzella del collegio di Forlì e Faenza e il segretario regionale dei Ds, Roberto Montanari.
La manifestazione, sarà introdotta dal segretario del Centro di Democrazia Repubblicana Roberto Casadei.

All'una di notte del 9 febbraio di centocinquantacinque anni fa, con un decreto approvato dalla prima Assemblea Costituente eletta a suffragio universale che dichiarava il papato "decaduto di fatto e di diritto dal governo temporale dello Stato romano", iniziava la vicenda della Repubblica Romana. Una data fondamentale per la democrazia italiana. Quattro articoli più sessantanove con dentro già tutto quello che l'Italia otterrà solo un secolo dopo: diritto di sovranità del popolo, democrazia come forma di governo, eguaglianza e obbligo per la repubblica di promuovere il miglioramento delle condizioni morali e materiali dei cittadini, suffragio universale, fratellanza dei popoli, rifiuto della pena di morte e dei tribunali speciali, inviolabilità del domicilio, libertà d'insegnamento, l'affermazione che "dalla credenza religiosa non dipende l'esercizio dei diritti civili e politici", inviolabilità delle persone.

"Forse non sarebbe male - dice Casadei - se, con il tricolore e l'inno nazionale, si riproponesse anche una rilettura non più fra parentesi dei principi per cui Mameli, e tanti insieme a lui, sono caduti. Dunque Mazzini, Armellini e Saffi non sono solo delle pagine nei libri della nostra storia: sono le fondamenta della moderna democrazia e dell'immortale senso di fratellanza e d'equità sociale che caratterizzano l'essere repubblicano ovunque esso sia collocato. Ora più che mai s’impone infatti l’urgenza di definire con maggior precisazione la nostra collocazione politica nel senso più alto del termine, quell’idealità che ci contraddistingue dalla politique politicienne dei “cacciatori di poltrone”, fenomeno legittimo e necessario nella sua sfera propria, ma non in quella della nostra cultura politica e della ricerca di una prospettiva e di un orientamento al di là della contingenza".

"Come rappresentanti la cultura Repubblicana nei democratici di Sinistra - aggiunge Casadei - ci riconosciamo nell’alveo del movimento laico europeo e ci proponiamo di contribuire alla rielaborazione del suo patrimonio culturale e ideale in relazione alle profonde trasformazioni della realtà mondiale. Ciò impone l’abbandono di categorie interpretative la cui pretesa totalizzante è stata definitivamente smentita dalle cose. Al tempo stesso richiede al centrosinistra l’impegno a conservare il proprio radicamento sociale e la propria capacità di rappresentanza degli interessi vitali del mondo del lavoro e i diritti di cittadinanza, di autonomia e di libertà di ogni individuo. Queste sono le condizioni per più larghe alleanze sociali, per una più diffusa partecipazione democratica. Non si deve aver paura di denunciare ciò che è morto della vecchia tradizione, ma con la stessa decisione bisogna rivalutare ciò che ne resta ancora vivo almeno come principio ispiratore. Per la sinistra, ad esempio, rimane vivo il principio repubblicano, che noi vogliamo continuare a rappresentare, secondo il quale è compito dello Stato garantire lo sviluppo e il riequilibrio delle disuguaglianze sociali, l’assistenza dei gruppi sociali esclusi. Lo stato sociale ha in passato avuto effetti importanti nella redistribuzione delle risorse a vantaggio dei più deboli. Come del resto ha contribuito enormemente alla coscienza civile del Paese il fatto che alla rinascita materiale e morale di tanta parte della società italiana abbiano partecipato, congiuntamente allo Stato, le stesse forze sociali organizzate e la cultura della solidarietà. Elementi fondanti e caratterizzanti che fanno parte dell'agire quotidiano dei rappresentanti la cultura repubblicana nei Democratici di Sinistra". (WWW.NUVOLAROSSA.ORG)

nuvolarossa
06-02-04, 14:07
“Troppe inesattezze da parte di Valbonesi”

FORLI’ - “Tra le inesattezze di Vidmer Valbonesi alcune sono di poco conto, come quella che avrei lasciato il partito - precisa Fernanda Missiroli - da 20 anni, mentre sono stata iscritta alla sezione Nomentano-Italia di Roma sino al 1990 e in seguito al trasferimento a Bruxelles, insieme a mio marito Giorgio Liverani, abbiamo aderito alla sezione Pri di Bruxelles guidata dal dottor Gussetti e sempre in Belgio mi sono iscritta alla sezione locale dell’Ami insieme a mio marito e proprio in un’occasione culturale organizzammo la presentazione della biografia di Mazzini curata dallo storico Denis Mack Smith”. “Consiglio a Valbonesi - continua Missiroli - proprio la lettura di quel testo, dal quale potrebbe verificare la inesattezza della sua bizzarra affermazione che Mazzini non era nè di centrodestra, nè di centrosinistra. Infatti il nostro maestro era un rivoluzionario, impegnato nella lotta per la libertà dei popoli, l’indipendenza delle patrie, la creazione della Repubblica...se conoscesse meglio la lunga storia del Pri, sarebbe meno orgoglioso di invitare il sotto-segretario Nucara, che fa parte di un Governo intento a modificare 35 articoli della Costituzione della Repubblica italiana, ispirata a quella Romana, come annunciato nella relazione introduttiva che, nel 1948, per tre volte, richiama Giuseppe Mazzini”.

nuvolarossa
27-02-04, 22:29
la nota politica
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La solitudine dei riformisti

A sinistra ha sempre vinto l'egemonia del fronte massimalista

Il dibattito sul ruolo degli intellettuali di sinistra, avviato da Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera, si è arricchito, sullo stesso giornale, di due autorevoli contributi, quelli di Giuseppe Vacca e di Biagio De Giovanni. L'uno e l'altro, come è noto, sono appunto intellettuali "di sinistra", il primo è addirittura presidente della Fondazione Istituto Gramsci; tutti e due, sia pure con accenti diversi, ribadiscono gli argomenti di Galli della Loggia.

L'editorialista del Corriere, nel suo fondo di mercoledì scorso, toccava un nervo scoperto della sinistra, il rapporto tra riformisti e massimalisti. Ogni volta che "un leader del centrosinistra ... prende una posizione ragionevole ascrivibile al miglior riformismo", di qualunque argomento si tratti, "subito ... è costretto a vedersela con gli attacchi massicci della sinistra radicale, e subito, regolarmente, intorno a lui si fa il vuoto, diventa una sorta di appestato". Con la conseguenza che lo scontro tra riformisti e massimalisti, per l'ignavia dei primi e la virulenza dei secondi, si risolve sempre con la vittoria di questi ultimi.

Galli della Loggia va oltre e centra le ragioni profonde di questo processo. "Ciò che colpisce - scrive - non è tanto la solitudine politica del riformismo quanto la sua solitudine sociale". Ogni volta che si apre lo scontro tra riformisti e massimalisti, fatta qualche rara e consueta eccezione, "non si vede una sola personalità del mondo della scienza e della ricerca, un solo letterato, un solo uomo o donna di spettacolo, un solo intellettuale" schierarsi dalla parte dei primi. I quali, alla fine, rinunciano anche ad affrontare quella battaglia politica dura che sarebbe necessaria per "smuovere ... il loro retroterra sociale" e "farlo uscire dagli equivoci che tuttora lo paralizzano".

Sia Vacca che De Giovanni consentono, come si è detto, con l'analisi di Galli della Loggia. Per il primo, è prevalsa nella sinistra italiana "l'inclinazione verso il massimalismo invece che verso il riformismo", tra gli intellettuali "c'è una preponderanza di radicalismo". Fenomeno evidente in particolare sui temi della guerra e della pace, sulle analisi degli equilibri internazionali valutati esclusivamente "come scontro tra unilateralismo e multilateralismo riferito in particolare alla guerra preventiva". Ancora più esplicito Biagio De Giovanni, che parla di un "antagonismo corporativo di fondo che si scontra con qualunque tentativo di assunzione di responsabilità politica, dalla magistratura ai sindacati", di un conformismo intellettuale che rifugge dall'etica della responsabilità e da un serio confronto con la realtà. E aggiunge, per quanto riguarda la guerra in Iraq, che un governo "legittimato a farlo" ha deciso di inviare le truppe: "andare via, oggi, sarebbe un atto di irresponsabilità internazionale".

Fin qui tutto bene, è difficile non consentire con queste analisi. Ma vorremmo aggiungere, di nostro, due osservazioni. Che ci sentiamo legittimati a fare soprattutto perché dalla sinistra storicamente proveniamo ma in questa sinistra politicamente non ci riconosciamo. La prima riguarda il modo in cui "questa sinistra" si è venuta strutturando dopo la caduta del muro di Berlino. C'è stata forse qualche analisi approfondita, qualche serio sforzo intellettuale o, soprattutto, qualche duro scontro politico e qualche serio confronto con il proprio "retroterra sociale" per spiegare con serietà e decisione che gran parte del bagaglio culturale e delle posizioni politiche ereditate andavano buttati al macero?

Che non era superato qualche libro, ma andava rinnovata l'intera libreria? Non basta certo il pianto della Bolognina per chiudere i conti con il passato; soprattutto se dopo il pianto si ha pure la sicumera di voler guidare una "gioiosa macchina da guerra".

C'è semmai da rammaricarsi che uomini provenienti dal campo democratico, comportandosi con colpevole leggerezza, abbiano archiviato per buone conversioni avvenute solo in superficie e che mai avevano toccato in profondità quel "retroterra sociale" da cui la sinistra trae la sua forza e la sua ispirazione. E che questi autorevoli democratici abbiano continuato a coltivare "icone" del passato, responsabili quanto meno di omertosi silenzi o di analisi settarie. Come non ricordare invece, per converso, la delusione di Ugo La Malfa - poco prima della sua morte - nei confronti di un Berlinguer che a Genova aveva chiuso la festa dell'Unità rivendicando con orgoglio il suo "essere comunista"? Ed era il 1978, non i lontani anni cinquanta.

La seconda osservazione si proietta nel futuro. Fino a quando la sinistra riformista si limiterà ad essere rappresentata sul piano intellettuale da un Salvati, da un Cafagna e dal manipolo del Riformista (per riprendere Galli della Loggia), e magari anche da Vacca e da De Giovanni; fino a quando si sostanzierà sul piano politico nelle rare incursioni di qualche temerario, prontamente rintuzzate dal massimalismo egemone; fino a quando, insomma, i riformisti non saranno in grado di affrontare con decisione e in campo aperto lo scontro con la sinistra antagonista, accettando di fare i conti con il passato e di rompere definitivamente con essa (anche in questo caso venendo meno all'aurea massima del PCI, per cui a sinistra non dovevano mai esserci avversari); bene, fino a quando tutto questo non sarà avvenuto, quale credibilità potrà avere la sinistra per governare il paese? E, per quanto ci riguarda, per collaborare con essa? La risposta, purtroppo, è nei fatti.

Roma, 27 febbraio 2004 (http://utenti.lycos.it/nuvolarossa44/modules/news/)

nuvolarossa
12-03-04, 00:03
la nota politica
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L'opposizione e l'Iraq

Lista unitaria dell'Ulivo divisa e nel caos: addio all'impegno atlantico

Non vorremmo infierire sul centosinistra dilaniato dai contrasti sulla politica estera o, come ha detto uno dei suoi esponenti più responsabili, Clemente Mastella, " in preda ad una grande confusione". Non vorremmo infierire ma siamo costretti a farlo, ricordando l'insegnamento di Ugo La Malfa, per il quale la politica estera rappresentava "il contenitore" della politica interna; e rilevando che invece l'attuale opposizione aspira a governare il paese senza una benché minima piattaforma comune proprio sulla politica estera.

Alla Camera dei Deputati, nel voto conclusivo sul decreto che rifinanziava le missioni militari all'estero, l'opposizione si è frantumata addirittura in tre tronconi. L'Ap-Udeur di Martinazzoli e Mastella ha deciso di astenersi; il "triciclo" ha preferito abbandonare l'aula; la sinistra "antagonista" - Rifondazione, Comu-nisti Italiani e Verdi - ha votato contro. Quanto poi al "triciclo", che evidentemente è unito su Prodi (questione, francamente, di scarsa rilevanza) ma diviso sulle scelte politiche (che a noi sembrano un tantino più importanti), si è a sua volta disarticolato, con trentotto deputati (quelli del "correntone") che hanno votato con la sinistra antagonista, di cui ormai sono idealmente una costola.

In queste condizioni, ci dispiace doverlo ricordare per l'ennesima volta, non si va da nessuna parte. Si possono vincere le elezioni, ma si sfascia il Paese. E lo si priva di ogni credibilità all'estero. E' su questo che dovrebbero riflettere quanti, all'interno di quello schieramento, avvertono le difficoltà di una convivenza tra forze politiche non semplicemente divergenti ma totalmente contrapposte; e trarne, con coraggio, le conseguenze.

Infine un'ultima considerazione. Tra i parlamentari che hanno disertato il voto ce ne sono alcuni, già repubblicani, con i quali abbiamo condiviso a lungo un comune impegno atlantico e occidentale. Nella diserzione di mercoledì ci è sembrato di intravedere un malinconico "addio alle armi" che ci riempie di tristezza. Per loro e per il loro passato, naturalmente.

Roma, 11 marzo 2004 (http://www.nuvolarossa.org)

nuvolarossa
21-05-04, 11:11
i distinguo sotto la Quercia E il gruppo «liberal» diessino vota «sì» soltanto per disciplina

ROMA - I liberal Ds e la sinistra ex-repubblicana marcano la loro distinzione al Senato sulla questione del ritiro dei soldati italiani dall'Iraq chiesta dal centrosinistra, spiegando che hanno votato la mozione unitaria unicamente «in ossequio alla regola di maggioranza». In aula Giorgio Tonini, a nome di altri sei colleghi (Enrico Morando, Franco Debenedetti, Lanfranco Turci, Claudio Petruccioli, Stefano Passigli e Giuseppe Ayala) ha spiegato le ragioni del gruppo: «Le curve sulla strada di Brahimi sono molte e insidiose e tuttavia non tutto è perduto: non esistono quindi, per fortuna, le condizioni per dare per rassegnarsi a chiedere il ritiro italiano».
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/ZEROLISTRIONE.mid

nuvolarossa
30-10-04, 13:03
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nuvolarossa
13-04-05, 21:49
... a distanza di tempo si e' palesato abbastanza chiaramente il disegno di "liberare" la sigla "Democrazia Repubblicana" da parte degli ex-repubblicani ideatori .. in considerazione anche del fatto che, in ambito Ds, tale sigla non aveva piu' alcuna visibilita' e alcun significato di richiamo per ex-repubblicani.
Ecco allora la strategia di renderla disponibile per altri ex-repubblicani ... magari in zone come quella campana o quella toscana dove subito d'acchito ... non avrebbero capito ed accettato ... l'omologazione con il partito dei diessini.
Un favore fatto agli ex-repubblicani in Campania ed ad altri ormai anonimi ex-repubblicani toscani che si sono accodati in questi ultimi mesi ... e che si apprestano, una volta consolidate le posizioni, a diventare funzionali alle strategie diessine .... visto che a livello nazionale ormai il referente degli ex-repubblicani nell'Unione e' la Segretaria del Mre.
A quando l'ufficializzazione dell'entrata di Democrazia Repubblicana nell'omonima corrente dentro ai Ds ? e' questione di settimane o di mesi ? ...

nuvolarossa
15-06-05, 15:40
... qualcosa si sta appalesando ... che sia questo il fantomatico progetto ... dietro al quale il burattinaio ... cerca di tirare i fili ?

nuvolarossa
03-02-06, 20:55
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