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Roderigo
23-06-02, 16:17
Europa divisa, tra l'asse americano Aznar-Blair-Berlusconi e la vecchia alleanza franco-tedesca
Il "compromesso" di Siviglia

Salvatore Cannavó

Siviglia - nostro inviato

Si profila un compromesso tra i Quindici paesi dell'Unione europea riuniti a Siviglia per il vertice che chiude il semestre di presidenza spagnola. Aznar, infatti, ha presentato ieri mattina una nuova proposta dopo aver registrato l'indisponibilitá della Svezia, ma soprattutto della Francia, al testo che prevede di "punire" i paesi terzi che non collaborano con l'Unione europea nel controllo dei flussi migratori. Nel nuovo testo proposto dal governo spagnolo, scompare il riferimento alle "sanzioni" che lasciano spazio a una eventuale decisione assunta dalla Ue, nel suo complesso e "all'unanimitá", che affronti in modo adeguato il rapporto con il paese considerato non collaborativo. Ampio accordo dovrebbe esserci invece sul resto del provvedimento: accelerazione delle iniziative legislative Ue in tema di immigrazione ed asilo; attuazione delle varie misure indicate nel Piano d'azione contro il traffico dei clandestini; misure per una gestione integrata delle frontiere esterne; e, appunto, relazioni con i paesi terzi. In realtá qualche perplessitá nel primo giro di incontri è stata posta anche sull'eventuale istituzione di una polizia di frontiera comune che affianchi la polizia nazionale. Anche in questo caso le suscettibilitá nazionali hanno la meglio sul tentativo di disegnare un quadro comune organico.
Comunque, l'obiettivo della presidenza spagnola di disegnare un nuovo volto all'Unione europea recettivo dei cambi politici degli ultimi mesi, con le vittorie elettorali della destra in Portogallo, Olanda, Francia, sembra stia andando in porto. Blair e Berlusconi sostengono senza esitazioni il premier spagnolo, mentre Chirac e Schroeder, cioé il vecchio asse franco-tedesco, sembrano piú sofferenti del nuovo equilibrio.

Il progetto non si limita a indicare una rotta di corto respiro ma ha ambizioni piú strategiche. Non a caso collima con l'atteggiamento che il governo spagnolo ha tenuto in relazione allo sciopero generale del 20 giugno. Nonostante l'evidenza - nel pomeriggio di giovedí hanno manifestato circa 400mila persone sia a Madrid che a Barcellona, mentre il quotidiano El Pais ieri pubblicava i dati del consumo di energia elettrica, ridottisi del 20%, molto piú di una normale domenica - gli esponenti dell'esecutivo hanno continuato a parlare di "fallimento" e pedissequamente la stessa linea hanno adottato i giornali piú filogovernativi come El Mundo e ABC.

Si tratta della dichiarata volontá di adottare un profilo politico marcatamente liberista e di innescare una nuova fase di attacchi al lavoro e ai diritti sociali. E' l'Europa del dopo 11 settembre: blindata e repressiva, antisociale, ansiosa di corrispondere agli imperativi della globalizzazione militarizzata, diretta da governi che non hanno esitazioni a offrire ai propri elettori quello di "spirito di guerra" che traspare dal voto xenófobo alla destra populista. Non è un caso che l'asse di riferimento di questa política, il trio anglo-italo-spagnolo, sia l'alleato piú fedele degli Stati Uniti.


Non è tutto liscio
Ovviamente in questo tentativo non mancano contraddizioni e controindicazioni. Intenti a costruire un'Europa fondata sulla "sicurezza" i Quindici stanno perdendo per strada il processo di allargamento a est che dovrebbe scattare nel 2004. Il processo di ampliamento del mercato europeo - con un'Europa a 27 paesi si raggiungerebbe l'obiettivo di 528 milioni di cittadini "europeizzati" e quindi legati da vincoli economici piú solidi - si scontra infatti con il desiderio di garantire maggiore sicurezza alle frontiere. Giá è difficile convincere un'opinione pubblica "in guerra" della capacitá di controllare le attuali frontiere, figurarsi quando il problema si sposterá alla Polonia o all'Ungheria. E poi c'è la crisi economica che non va assolutamente sottovalutata. Il cancelliere Schroeder, ad esempio, ha chiaramente esplicitato l'indisponibilitá del proprio governo a farsi carico di un aumento dei sussidi agricoli per sostenere gli aiuti all'Est e, significativamente, ha chiesto di valutare uno spostamento della conferenza dell'ottobre prossimo sull'allargamento perché troppo ravvicinata alle elezioni politiche tedesche che si svolgeranno il 21 settembre.


Due paroline...

Il nodo dell'economia si sovrappone anche a quello del rispetto dei criteri del patto di stabilitá che tutti hanno firmato e che nessuno intende rispettare (senza peró avere il coraggio di chiederne la derubricazione o la cancellazione). Con un accordo raggiunto a tarda notte, i ministri dell'Economia e delle Finanze (Ecofin) hanno approvato il documento sui Grandi orientamenti di politica economica (Gope) aggirando abilmente il nodo del rispetto dei parametri. Secondo i vecchi accordi, infatti, i Quindici dovrebbero raggiungere una situazione di pareggio di bilancio, se non di eccedenza, alla fine del 2004. Ma la Francia si è opposta spiegando che per raggiungere quell'obiettivo i paesi europei dovrebbero conseguire una crescita economica del 3% annuo, una cifra astronomica di questi tempi. Ma l'obiezione di Parigi stavolta ha fatto tirare piú di un sospiro di sollievo a tutti i governi, Italia in testa, bisognosi di maggiori margini di manovra economica. E così si è giunti a una bozza di accordo che, come al solito, si regge su due paroline magiche. I bilanci nazionali, per essere in regola, non dovranno essere in pareggio, ma "close to" vicini a quello. Per l'Italia questo vuol dire uno sforamento possibile dello 0,5% che gli uomini di Tremonti hanno giá calcolato in sei miliardi di euro.

Un'Europa quindi pronta a recepire i dettami della guerra globale e quindi a farsi fortezza, ma allo stesso tempo piena di contraddizioni insanabili che le impediscono di farsi pienamente soggetto político, come si puó desumere dal comportamento sulla guerra. Sulla crisi in Medioriente i Quindici sono riusciti a dire per l'ennesima volta che appoggiano la convocazione di una Conferenza di pace, senza peró specificare come e quando e, soprattutto, senza prendere parola sull'orrore infinito che si sta consumando in queste ore. Il vértice si conclude oggi con le conferenze stampa, le foto e tutto il rituale tradizionale. Compreso quello calcistico. Blair e Schroeder hanno infatti sospeso i lavori per seguire le partita dell'Inghilterra e della Germania. Altrettanto non potrá fare oggi Aznar in occasione di Spagna-Corea.

Liberazione 22 giugno 2002
http://www.liberazione.it