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Visualizza Versione Completa : Giorgio Bogi sulla procreazione assistita



Alberich
29-06-02, 00:45
Seduta del giorno 11 giugno 2002
Intervento dell’on. Giorgio Bogi



Signor Presidente, voglio svolgere solamente alcune osservazioni prevalentemente metodologiche prima di giungere al voto sugli emendamenti. Spero, come del resto auspicato dall'onorevole Gerardo Bianco, che il nostro confronto avvenga senza pregiudizi, e che sia basato su elementi di fatto ricavati dalla realtà sociale o dalla ricerca scientifica.
Penso, e mi sembra cosa abbastanza ovvia, che il nucleo fondamentale del problema posto dalla procreazione medicalmente assistita derivi dall'ampliamento della possibilità di scelta che la ricerca scientifica offre all'uomo nell'ambito della procreazione. Nessuno di noi sottovaluta la grande rilevanza e la delicatezza della questione; è anche evidente come la modificazione, soprattutto in quest'ambito, di pratiche e costumi antichi apra problemi di orientamento etico e spirituale e possa generare emozione sociale. Il problema rispetto all'emozione sociale non è farsene travolgere, ma fornire elementi di guida del comportamento, se la dirigenza politica vuole, ovviamente, essere tale. Abbiamo di fronte la possibilità di superare terapeuticamente lesioni corporee o funzionali, ben identificate, che generano sterilità.
La rilevanza del problema è oggettiva, tenendo conto che la razza umana è tra le meno fertili al mondo. Penso sia noto a tutti coloro che hanno una laurea in medicina o in biologia che il 70 per cento degli zigoti si perde nel percorso tra il padiglione dell'ovaia e l'utero (ripeto, il 70 per cento). In questo momento la sterilità è in aumento: si calcola che annualmente siano almeno cinquantamila le nuove coppie sterili, sia per causa femminile sia maschile. Il saldo demografico, solo recentemente tende alla parità, ma è stato per lungo tempo negativo (non voglio sottolineare qui l'importanza dell'invecchiamento della popolazione, con le conseguenze economiche, sociali ed anche umane che esso determina).
Possiamo restituire la possibilità di procreare a cittadini che ne sono oggi privi, consentendo loro una realizzazione personale non egoistica, bensì tendente alla costituzione di nuclei familiari complessi. È possibile non affrontare con pienezza e, come dire, oggettività un problema di questo genere? È immaginabile, peraltro, da parte di qualcuno di noi, che la ricerca scientifica si possa applicare senza normazione? Lo dico con convinzione pienamente laica: la ricerca scientifica pretende in determinati casi una normazione per la sua applicazione: non tutto quello che si potrebbe fare si deve fare. Il problema è quali sono i principi ai quali si ispira la normazione che ci apprestiamo a definire. Credo che in proposito si possa fare molto e bene: ciò che non è auspicabile è che questa normazione rechi una ferita alla concezione dello Stato di diritto, che è uno degli elementi basilari della nostra democrazia. Ricordo solo questo: come sappiamo tutti, lo Stato di diritto prevede la coesistenza di principi non compromissibili.
Allora, quali sono i riferimenti di principio? La natura? Spesso si dice: è naturale o non è naturale; ma vi è qualcuno di noi che ignori che il progresso scientifico ha incessantemente modificato i cosiddetti limiti naturali? In questo momento, che riferimento di principio rappresenta allora la natura? È il principio religioso che può informare la nostra normazione? Non v'è dubbio di sorta che il principio religioso è un elemento di orientamento personale e collettivo molto importante, ma possiamo estenderlo, renderlo normativamente cogente per tutti i cittadini italiani? È questo che immaginiamo sia lo stato di diritto? È importante agevolare l'espressione della propria convinzione culturale, ma immaginare di renderla cogente, quando il principio è di natura religiosa, è una ferita allo Stato di diritto, le conseguenze della quale ferita andrebbero ben oltre la normazione che in questo momento ci apprestiamo a definire.
Il riferimento fondamentale è il diritto di libertà, configurato come diritto alla definizione della propria personale individualità. Naturalmente nella previsione di non recare danno ad altri.
Dunque, l'elemento nobile e nodale del fenomeno della procreazione è il costituirsi del corredo genico. Il fatto che quest'ultimo si formi casualmente è l'elemento che caratterizza la potenzialità della diversità individuale di ognuno di noi. Questo è il dato fondamentale. Possiamo concedere a qualcuno il dominio sul dato iniziale dell'individualità del cittadino o il costituirsi del genoma deve conservare rilevanti elementi di casualità? A questo principio consegue il rifiuto della clonazione, perché in tal modo conferiremmo a qualcuno il potere di definire un elemento di partenza del configurarsi dell'individualità del cittadino. Questo è il nucleo essenziale del ragionamento e comporta un divieto: in modo subordinato a questo principio possiamo definire gli elementi normativi. Teniamo conto del fatto che la società moderna si struttura sempre meno per comandi particolari e sempre più per numerose assunzioni di responsabilità individuale. Mi colpisce che nel centrodestra emergano atteggiamenti di comando, diciamo così, a fronte di assunzione di responsabilità individuali: è un omaggio alla concezione dell'individualismo che sarebbe così rigogliosa nella destra?
Vorrei anche notare che alcuni colleghi che sono seccamente contrari all'immigrazione sono poi anche contrari a sostenere la lotta alla sterilità, che in alcuni casi è possibile solo mediante la procreazione medicalmente assistita e quindi rinunciano ad una ripresa della natalità. Possiamo accettare molto, ma non che il nostro confronto diventi strumentale per motivi politici e ferisca gli elementi essenziali del nostro tessuto unitario.
Il corredo genico è, dunque, il nucleo fondamentale il cui sostanziale costituirsi non possiamo immaginare affidato che al caso per i motivi che ho illustrato. Tutto il resto - e sottolineo: tutto il resto - è funzionale a ciò. Ragionare di modificazioni dei vari passaggi che precedono il costituirsi del genoma può generare emozione sgradevole ma sono convinto che questi passaggi non sono nodali ma funzionali alla costituzione del genoma dato che tuteliamo come elemento prioritario del costituirsi della personalità individuale del cittadino.
Del resto un fatto abbastanza recente ha inciso sulle caratteristiche del legame della coppia e che scientificamente, ha portato ad un uso condiviso e largamente diffuso della separazione fra l'attività produttiva e l'attività sessuale. La coppia non è più strutturata, cioè, dal fatto che essa, con un cerimoniale consolidato nel tempo, conduce una attività sessuale vincolata alla procreazione. Non è più così. Ma quanti figli avete? Quanti figli avete e come avete fatto a mantenere un numero così basso di essi, se non sfruttando queste conoscenze scientifiche? (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e di deputati della Margherita, DL-l'Ulivo).
Così nella coppia si avvalora sempre di più l'esigenza di reciproco riconoscimento, di decisioni responsabilmente e comunemente convenute, come si dice di un comune progetto di vita. E questo elemento entra nella struttura della famiglia come elemento fondamentale.
In natura è notoria la lotta per trasmettere il corredo genico: il maschio forte si impone, nel rapporto con la femmina, su quello più debole; in altri casi quello ritenuto più bello, magari per principio, viene scelto dalla femmina. Noi abbiamo democratizzato questo passaggio: il meccanismo di scelta non è basato sulla violenza né sull'apparenza, ma su un complesso reciproco riconoscimento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Subordinatamente al principio della salvaguardia del corredo genico la tecnica è neutra. Noi normativamente la orientiamo. Tale tecnica di cui molto si parla nella procreazione medicalmente assistita non crea alcuna nuova fattispecie sociale: le coppie di fatto generano, la donna singola genera. La cosiddetta fecondazione eterologa è un dato socialmente non certo eccezionale! Sapete che una ricerca di una quindicina d'anni fa dimostrava che, in uno Stato oggi entrato nell'Unione europea, l'esame del DNA del secondo nato in almeno il 10 per cento dei casi non corrispondeva a quello del genitore giuridico? Che voi sappiate, c'è un'eterologa più consolidata della gravidanza adulterina?
E però c'è una novità nella fecondazione medicalmente assistita: l'assunzione di responsabilità. Non è un rapporto sessuale connotato dalla passione travolgente, magari in presenza di un tasso alcolemico elevato, che produce una gravidanza, ma una scelta deliberatamente consapevole. Dunque, non vengono determinate nuove fattispecie sociali e si tratta di un fenomeno più responsabile. A cosa vi opponete? Ce lo volete spiegare? Vi opponete ad una tecnica? Esprimete un giudizio morale sulla tecnica?
Si dice: chi si interessa del nascituro? Ma avete notizia del fatto che il 6 per cento dei nati è considerato naturale? Sapete che l'8 per cento dei figli sta in famiglie monoparentali dove, magari, è subentrata la morte di un coniuge? Identificate un fenomeno socialmente minore e pretendereste di governare la società con posizioni arretrate rispetto a quello che sta già accadendo e da molto. A cosa vi opponete? Non riusciamo a capire il perché di quella sottile ferocia che mettete nel proporre di assicurare il diritto alla nascita del concepito. Si intenda comunque! Anche a fronte di grave malattia. Cosa vi induce a questa sottile ferocia verso la madre?
Vorrei richiamarvi ad un ultimo fatto. Si ragiona di come definire l'inizio della vita: è una cosa di una delicatezza estrema. La scienza non dà una definizione comunemente accettata. Perché volete definire quello che la scienza non riesce ancora a definire? Immaginate che un voto parlamentare possa sciogliere un quesito che la scienza non riesce ancora a sciogliere? (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani). Immaginate il degrado dell'autorevolezza di un Parlamento smentito dalla scienza tra qualche anno!
Spero, come il collega Gerardo Bianco ci diceva, che ci si confronti sui fatti della realtà sociale e sui dati scientifici e che nessuno, per strumentalità o per pregiudizio mal coltivato, possa schierarsi in maniera non corretta su questa legge (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e dei deputati Biondi, Bimbi e Giuseppe Drago - Congratulazioni).

Alberich
29-06-02, 00:46
Seduta del giorno 12 giugno 2002
Intervento in aula dell’on. Giorgio Bogi



Signor Presidente, mi sembra che il tempo a mia disposizione sia di un minuto, essendo già intervenuto un deputato del mio gruppo sull'articolo e sul complesso degli emendamenti.
Non mi è mai è accaduto di sentire usare l'aggettivo laico tanto spesso come nella seduta di questa mattina, e devo dire usato anche esprimendo il tormento del laicismo, il tormento della constatazione della complessità della situazione, della difficoltà di affrontarla. Gli argomenti esposti: l'eterologa non va bene, non per motivi pregiudiziali, perché ferisce, per esempio, la sacralità della coppia, non va bene perché squilibra la coppia. Ma perché volete decidere voi dell'equilibrio di una coppia? Il nascituro avrà problemi per l'inseminazione eterologa: non importa che sia stato voluto e quindi sia accettato. Vi voglio dire che sul laicismo avete idee imprecise. Non siete in grado di delegare la responsabilità di scelta anche quando questa attiene alla sfera privata più intima. Perché dovete stabilire voi che cos'è l'equilibrio fra due persone? Perché dovete stabilire voi che cosa conferisce l'accettabilità del figlio? La voce del sangue? Credete a questo? Vi ricordate di Lorenz? L'imprinting, l'anatroccolo che lo segue perché l'ha visto nei primi momenti dalla nascita e pensa che sia sua madre. Questa difficoltà a deferire la libertà di scelta in ambito privato non ha nulla a che fare con il laicismo. E che cosa ve lo impedisce, secondo me? Voi sapete che cos'è il bene privato di quelle due persone; voi lo sapete e nel loro interesse glielo imponete per legge. Credetemi, non avete nulla a che fare con il laicismo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e di deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

Alberich
29-06-02, 00:47
Seduta del giorno 18 giugno 2002
Intervento in aula dell’on. Giorgio Bogi



Signor Presidente, intervengo per confermare, a titolo personale, il voto contrario a questo articolo 13 non solo per le argomentazioni su aspetti particolari già spese dai componenti il mio gruppo, ma per un principio di fondo che attiene al cosiddetto inizio della vita. Vorrei fosse chiaro che a noi non interessa l'inizio della vita umana, dato molto generico che in sé non fa riferimento neppure alla fecondazione, ma l'inizio della vita dell'individuo umano che è quella, appunto, che potrà avere rilevanza giuridica. Vorrei dimostrarvi che non è definito che cosa è «concepito», come inizio della vita dell'individuo umano. Non si sa se questo «concepito» si configuri prima o dopo la fusione dei due pronuclei, c'è una fase iniziale in cui la guida della evoluzione del «concepito» è affidata solo al corredo genico femminile. Voglio dire, in sostanza, che non vi è un momento istantaneo in cui inizia la vita dell'individuo umano, ma ciò avviene per fasi successive. Ciò significa, quindi, che la definizione di vita dell'individuo umano che si dà qui, sarà giuridicamente impercorribile perché la scienza non l'ha ancora definita mentre, con questo dibattito scientifico ancora aperto, il Parlamento fissa, con norma legislativa, la definizione di concepito e di embrione creando oggettivi problemi giuridici (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e di Rifondazione comunista).