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Visualizza Versione Completa : I Goti, questi “barbari” per scelta



Der Wehrwolf
04-07-02, 17:14
Sergio Rovagnati racconta imprese e caratteri
di un popolo da sempre bistrattato
di Laura Rangoni

Troppo spesso ancora oggi si sente parlare di “barbari”. Non si tratta di coloro che invadono adesso le nostre coste, che imperversano nell’impero decadente della nostra civiltà dei consumi, attratti dal falso paradiso del benessere, ma di quelle popolazioni che abbiamo studiato a scuola, e che ancora, nei libri di testo, vengono raffigurati come brutti, sporchi, truculenti, vestiti di pelli di animali, sanguinari, violentatori, razziatori.
Quelli che, come me, “tenevano per i Celti” e tutti coloro che cercavano di minare la tracotanza e l’arroganza dei romani, hanno perciò esultato quando hanno trovato in libreria un libro che veramente mancava nel nostro panorama culturale: “I Goti”, edito da Xenia nella serie tascabile, che costa appena 5,16 euro, e quindi è davvero alla portata di tutti.
Finalmente un testo che, nella semplicità e chiarezza dell’esposizione, getta un po’ di luce nell’oscurità del passato, e permette di conoscere una popolazione che tanta parte ha avuto nel determinare la nostra cultura. Quando poi dal titolo sono passata a leggere il nome dell’autore mi è venuto da sorridere: Sergio Rovagnati è un giovane dal grande talento e dalla risata aperta, dalle mani possenti e dalla voce baritonale, che canta meravigliosamente e insegna danze celtiche, che si interessa delle antiche usanze padane ed è laureato in antropologia. Insomma, una delle nuove leve di studiosi e ricercatori che non hanno paura a difendere, con coerenza e onestà intellettuale, le nostre origini. Origini che spesso affondano nella notte dei tempi, quando i “barbari” sono arrivati, in sella ai loro cavalli, guidati da Epona e da altri dèi stranieri, da terre lontane che nel nostro immaginario sono ricche di foreste o aride di steppe, ed hanno invaso Francia, Spagna e Italia.
L’onestà intellettuale dell’autore, che voglio ribadire, scevra da ideologie e molto scrupolosamente attenta alle fonti, riporta anche una caratteristica dei Goti meno conosciuta, e comune anche ad altri popoli invasori: così come i romani erano stati attratti irresistibilmente dalla cultura della Grecia che avevano conquistato, così i “barbari” furono sedotti dalla romanitas, cioè quell’insieme di cultura, fascino del potere, pratica militare e, perché no, lascivia e corruzione che caratterizzava l’Impero. Chi ha visto il bel film su Attila avrà notato che il grande condottiero, tornato in patria dopo avere soggiornato a Roma, di tutto il fasto dell’impero è rimasto colpito da… un bagno! E si fa ricostruire una vasca di acqua calda con marmi e altri accessori.
Così i Goti, giunti nel nostro Paese quando ormai il potere imperiale di Roma era in netta decadenza, hanno assimilato le tradizioni e la cultura romana, facendole proprie, interpretandole con il filtro della loro mentalità, e trasmettendole fino a noi. Quindi, che ci piaccia o no, anche noi abbiamo nel dna non solo i marmi e gli archi di trionfo, le crocifissioni e le pazzie di Nerone e Caligola, ma anche la fierezza e l’indomito spirito “barbarico” di coloro che si definivano “uomini liberi”. Non dimentichiamolo…
Sergio Rovagnati, “I Goti”, Xenia, 5,16 euro.