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Visualizza Versione Completa : 11 settembre 2001 COLPO DI STATO IN USA



Der Wehrwolf
06-07-02, 11:51
capitolo sei : LE COSIDDETTE INDAGINI

Fbi e Cia negano con forza fin dal principio di aver avuto il minimo sentore di quel che si preparava l'11 settembre. Nessun informatore aveva detto niente, nessun indizio, nessun sospetto. Le due più celebri e costose agenzie americane brancolavano nel buio. E' quindi una bella impresa per il Federal Bureau of Investigation, partito da quell'asserito zero assoluto, appurare in pochi giorni: l'identità di tutti e sedici i terroristi dirottatori, il loro passato, i loro spostamenti in USA, le scuole di volo presso cui s'erano addestrati. Foto segnaletiche, biografie, resoconti tempestivi vengono forniti generosamente ai media. I problemi cominciano quando i giornalisti si precipitano a vedere le scuole di volo, in Florida, dove secondo la polizia i terroristi sarebbero diventati provetti piloti. Il padrone della Huffman Aviation di Venice (Florida) mostra volentieri i suoi piccoli aerei-scuola nell'hangar. Ma alla domanda: l'addestramento che date qui è utile per pilotare grossi aerei commerciali? Risponde gioviale: ma no, si tratta di "sistemi completamente differenti".

Gli addestratori se li ricordano, quegli arabi. Mohamed Atta e Marwanal AI-Shehhi, che l'FBI indica come i piloti che hanno dirottato il Volo 11? "Né l'uno né l'altro sono stati capaci di superare la prova di primo livello" (Washington Post, 19 settembre). E Nawaq Alhazmi e Kahil Al-Midhar, gli accertati dirottatori del Volo 175? "Il loro inglese era pessimo, e le loro conoscenze meccaniche anche peggio ... per me, a malapena potevano guidare un'auto", rispondono gli istruttori del Sorbis Flyng Club: "Sull'aereo, erano Stanlio e Ollio" (Washington Post, 24 settembre).

L'addestratore Marcel Bemard, istruttore del Bowies Maryland Airport, si ricorda bene anche di Hani Hanjour, quello che secondo l'FBI pilotò l'aereo sul Pentagono compiendo la straodinaria acrobazia. "L'abbiamo fatto volare sul Cessna 172, io al suo fianco", racconta il maestro di volo: "tre volte. Lui aveva intenzione di affittare un aereo qui. Ma dopo tre volte, non me la sono sentita difarlo volare da solo". "E sì che dal suo libretto risultava che aveva 600 ore di volo. C'era da stupirsi, con quella esperienza, che non sapesse pilotare meglio" (The Prince George Journal, Maryland, 18 settembre).

Ad un'attività gli aspiranti piloti suicidi sembrano essersi applicati con tenacia: nel lasciarsi dietro tracce vistose, nel dare nell'occhio, nel farsi ricordare. Tutti i giornali hanno raccontato come questi musulmani integralisti, e imminenti martiri di Allah, abbiano trascorso la loro ultima notte a bere alcolici in un locale di spogliarelli, insomma a commettere un doppio sacrilegio.

"Hanno speso 200-300 dollari a testa in ballerine e drink", racconta il padrone dello strip-bar a decine di giornalisti. "Parlavano di come è orrenda l'America, dicevano: aspettate domani, l'America sarà nel sangue". Come non bastasse, "hanno pagato con le carte di credito" le consumazioni. Il padrone del locale ha infatti consegnato prontamente all'FBI "le ricevute delle carte di credito, fotocopie delle patenti di guida, un biglietto da visita" (i morituri hanno distribuito persino biglietti da visita) "e, stupefacente, una copia del Corano che uno degli uomini aveva lasciato nel bar". Chi vuole avere un resoconto completo dell'ultima notte dei suicidi, lo cerchi nel sito whatreallyhappened.com.

L'Associated Press (13 settembre) è invece la fonte di quel che Mohamed Atta e i suoi tre complici nel dirottamento del Volo 11 hanno fatto il mattino dell'11 settembre. Arrivano all'aeroporto Logan di Boston a bordo di un'auto noleggiata (perché non un taxi? Il viaggio, dopotutto, era di sola andata); nel parcheggio, hanno un piccolo incidente con un'altra auto; litigano, gridano. Cosi, dopo la tragedia, un testimone si ricorderà di quel litigio di quattro uomini dalla faccia da arabi, e prontamente condurrà gli agenti all'auto che hanno lasciato nel parcheggio dell'aeroporto. I terroristi hanno lasciato in macchina un Corano (in una valigetta) e "manuali di volo in arabo" (un rapido ripasso, prima dell'impresa; e su un'edizione rara, visto che i manuali di volo sono di solito in inglese), nonché un manoscritto in arabo vergato, secondo gli inquirenti, da Atta. Un grafomane, perché l'FBI trova un secondo manoscritto di Atta nella stessa auto, dentro una valigia. Copia dello stesso manoscritto, che evidentemente uno dei dirottatori s'era portato dietro, è stata trovata - così assicura l'FBI - anche fra i detriti del Volo 93. Un ritrovamento miracoloso, visto che i cronisti accorsi sul luogo dell'impatto nella campagne della Pennsylvania attestano che i pezzi più grossi dell'aereo sfasciato, pezzi metallici, "erano grandi come una guida telefonica". Questi documenti indistruttibili, che insieme configurano un testamento spirituale, sono così strani, che il Washington Post del 28 settembre affida la loro interpretazione al migliore dei suoi giornalisti investigativi, Bob Woodward (l'uomo che incastrò Nixon, l'eroe dello scandalo Watergate).

Bob riferisce i pareri di diversi docenti di cultura islamica. "A parte la sezione dove si parla di salire sull'aereo, il resto è quello che si può trovare in certi manuali di devozione medievali", assicura John Voll,della Georgetown University. Per Richard Martin, docente di studi islamici alla Emory University, il testo "si riferisce alla purificazione che il martirio porta". Tuttavia, gli arabisti non possono fare a meno di segnalare alcune "incongruenze". Per esempio, l'incipit del testamento di Atta, che recita: "In nome di Dio, di me stesso e della mia famiglia", è una formula inaudita nell'Islam, per non dire sacrilega (i musulmani pregano "in nome di Dio clemente e misericordioso", non nel proprio nome; ancor meno nel nome dei parenti: e l'invocazione a Dio è invariabilmente seguita dal nome del profeta, Maometto).

Inoltre, l'invito di Atta ai suoi complici di essere "ottimisti", nonché l'uso di altre espressioni moderne ("cento per cento" e così via) non è, annota Woodward, qualcosa che "si trova nei vecchi libri di preghiere". Così, è incongrua la richiesta di perdono a Dio, da parte di un martire di Allah. "La traduzione fornita dall'FBI [che non ha diffuso l'originale arabo] suggerisce una visione quasi cristiana nei dirottatori: chiedono perdono dei peccati, dicono che la paura della morte è naturale, che il credente è sempre tormentato da dubbi - - - ", si meraviglia su The Independent (29 settembre) Robert Fisk, giornalista esperto del Medio Oriente. Secondo Fisk, gli autori dei manoscritti "sembrano sorprendentemente a digiuno della loro religione". Gli investigatori si trovano in mano una strana scelta di reperti: la reiterata confessione scritta di Atta, ma non - poniamo - le scatole nere degli aerei. Ogni aereo ne ha due: il registratore dei dati di volo (FDR), e il registratore di voci nella cabina di pilotaggio (CVR). Sono apparecchi progettati per "sopravvivere" agli incidenti più disastrosi. Né le scatole nere degli aerei lanciati sulle torri, né di quello lanciato sul Pentagono sono stati trovati. Si sono rintracciate solo le scatole nere del volo caduto in Pennsylvania: ma, secondo gli inquirenti, una è "inutilizzabile", e l'altra "blank" (non ha registrato nulla). Insomma: otto scatole nere, e nessuna intatta e utile alle indagini.

Una sfortuna, e un caso eccezionalmente raro negli annali degli incidenti aerei.


In compenso, il 16 settembre, la CNN annuncia: "A New York, a diversi isolati di stanza dalle rovine del World Trade Center, è stato scoperto il passaporto che le autorità dicono appartenuto ad uno dei dirottatori. Lo ha reso noto il commissario di polizia Bernard Kerik. LFBI ha perciò ampliato l'area di ricerca ben oltre l'immediato luogo dell'impatto".



Le scatole nere di metallo non si sono salvate. Ma un passaporto, che un dirottatore portava con sé (a,quale scopo? Era un volo interno), gli è schizzato di tasca negli attimi roventi in cui il Boeing s'infilava nella torre tutto distruggendo, ha superato la prova del fuoco - una temperatura di almeno mille gradi, come ci è stato spiegato - e la caduta da mezzo chilometro fra tonnellate di macerie che hanno ridotto ogni altra cosa a un tritume irriconoscibile; ed è planato, intatto, "a diversi isolati di distanza". Le scatole nere, così necessarie per capire che cosa sia veramente successo a bordo negli ultimi minuti, sono scomparse o rotte; documenti di carta, utili solo a ben identificare i terroristi, sono miracolosamente intatti.

Ma poi l'FBI ha davvero identificato i terroristi? Dei sedici nomi subito diramati dopo la tragedia, due sono poi risultati di persone che vivono ancora da qualche parte in Medio Oriente, e uno di un defunto due anni prima.

In realtà, l'identità dei colpevoli non sembra affatto così sicura. Almeno sette passeggeri hanno telefonato dai quattro aerei dirottati: in nessuna di quelle chiamate disperate si accenna alla faccia araba o mediorientale dei dirottatori. Eppure tra coloro che hanno telefonato negli ultimi minuti di vita c'era Barbara Olsen, nota giornalista nonché moglie del "Solicitor Generar' (avvocato dello Stato) degli Usa: è credibile che abbia trascurato quel particolare?

Può essere credibile, si capisce: l'angoscia, il terrore. Del resto, i terroristi possono essersi mossi sotto falsa identità. I passaporti, le patenti di guida e i biglietti da visita che si sono lasciati dietro, vistosa traccia, possono essere tutti falsi. Anzi, è quasi certo. Ne esiste un indizio indiretto ma pesante. Apprendiamo da Go Memphis del 14 febbraio 2002 (è un giornale locale) che in quella città è stato aperto un processo contro Katherine Smith, anni 49, esaminatrice di una scuola guida, accusata di aver fornito "patenti di guida del Tennessee usando false informazioni a uomini di origine medio-orientale abitanti a New York". Purtroppo, il processo non ha avuto luogo: la signora Smith è morta domenica, il giorno prima della sua convocazione in tribunale per l'audizione.

La sua Acura Legend del '92 è stata vista, alle ore 12.45, deviare mentre percorreva a bassa velocità (20 miglia all'ora) la strada federale 72 e finire contro un palo della luce. Sei testimoni asseriscono al processo che "l'intemo dell'auto era in fiamme quando urtò contro il palo". La poliziotto Suzanne Nash dell'FBI, interrogata dal giudice Brennan, testimonia: "Il serbatoio dell'auto pieno di benzina era intatto". il fuoco s'era sviluppato solo dentro l'abitacolo: "E' stata trovata benzina sui vestiti di Katherine Smith".

L'agente Nash è recisa: "No, non è stato un incidente. E' stato un incendio doloso (arson)". "C'era una sostanza accelerante all'interno dell'auto", (un accelerante del fuoco, par di capire).

Insomma, Katherine Smith è stata deliberatamente resa "blank" un giorno prima che parlasse al suo processo sui documenti falsi. Il giornale di Memphis cita un avvocato, Karen Cicala: "Karen Smith evidentemente viveva una doppia vita, forse di più". Frase sibillina. Karen Smith forniva documenti falsi; non per fare soldi, visto che guidava un'auto vecchia di dieci anni. Forse, per compiere un dovere patriottico.

Fossimo in Italia, si parlerebbe di "servizi deviati" e delle loro opere tenebrose. In America, dopo l'11 settembre, simili dubbi non sono concessi dal corale, duro conformismo patriottico. La grande stampa si attiene alla versione ufficiale, riporta i dati sulle indagini in corso (sempre meno col passare del tempo) dalle fonti autorizzate. Le smagliature, se ci sono, sono occasionali.

Così il 15 settembre Newsweek, uno dei settimanali più ufficiosi degli Usa, accenna di sfuggita al fatto che cinque dei sospetti terroristi "got some training at American military bases". Dunque non hanno ricevuto l'addestramento solo nelle scuole per dilettanti della Florida, ma in basi militari americane? Ma è solo un blip. Una debole traccia sul radar. Subito scomparsa.

Der Wehrwolf
06-07-02, 11:51
capitolo otto: QUELLE SPIE ISRAELIANE.



Quei cinque uomini che l'11 settembre, piazzati sul tetto di un edificio ad Hoboken, New Jersey, osservavano le due torri del World Trade Center in fiamme al di là del fiume Hudson, dovevano avere un atteggiamento sospetto. "Si congratulavano" e "saltavano su e giù". Qualcuno telefonò alla polizia locale, che li fermò e identificò.

Si trattava di Paul Kurtzberg, Oded Ellner, Omer Gavriel Marmari, Sivan Kurzberg e Yaron Shmuel. Tutti cittadini israeliani. Tutti con il visto d'entrata in Usa largamente scaduto. Tutti lavoravano per un'azienda di traslochi del posto. Almeno alcuni di loro, agenti del Mossad o dell'apparato d'intelligence dell'esercito d'Israele.

I cinque sono stati espulsi dopo interrogatorio. Il New York Times del 21 novembre, nel dare brevemente la notizia dell'espulsione, ha scritto che l'interrogatorio di Paul Kurtzberg (l'individuo che sembrava il capo del gruppo) era durato sette ore. Ai fermati era stato chiesto di sottoporsi al poligraph, la "macchina della verità": un test a cui per legge ogni imputato può rifiutarsi, anche perché non ha valore legale di prova. Kurtzberg si rifiutò adducendo il rischio di "dire troppo sul suo ruolo nell'armata israeliana". Il New York Times notava che altri due israeliani, detenuti in quel momento a Cleveland, erano appena stati dimessi dalla Israeli Defence Forces, l'esercito israeliano.

La realtà è che gli israeliani arrestati in collegamento con l'attentato dell'11 settembre, hanno raggiunto, nelle prime settimane di indagini, il ragguardevole numero di 60 o più. Sparsi in vari luoghi di custodia a New York, Cleveland, Kansas City, Saint Louis, Houston, San Diego. Nell'immensa caccia scatenata alla reti terroristiche di AI-Qaida negli Stati Uniti, insieme a centinaia di sospetti islamici, l'Fbi s'è trovata nelle reti anche pesci ebraici.

Questi pesci formavano a loro volta una "rete". Una rete parallela e fino ad allora sconosciuta alle autorità americane. Non si sa se questa rete sia stata stesa nell'imminenza dell'attentato aereo alle Twin Towers. Ma "se non ci sono prove che gli israeliani siano coinvolti nell'attacco dell'11 settembre, gli inquirenti sospettano che costoro possano aver raccolto informazioni sull'attacco prima che avvenisse, e non le abbiano comunicate [alle autorità Usa]". Queste parole sono di Carl Camerson, giornalista della Fox News Channel ("Suspected Israeli Spies held by US", telegiornale del 12 dicembre 2001), il solo media che abbia cercato di condurre un'indagine sul caso, nel silenzio di tutta l'altra grande stampa americana. Indagine difficile. Una alta fonte investigativa che Carmerson ha interrogato ha ammesso che fra gli arrestati ebraici e l'attentato islamico esistono "collegamenti" (tie-ins), ma ha rifiutato di fornire altre precisazioni. "Gli indizi sono coperti da segreto. Sembra tuttavia, a quanto ha appurato il giornalista, che la Cia o l'Fbi abbiano messo sotto controllo un appartamento abitato da arabi sospetti in California, scoprendo che l'alloggio era già pieno di "cimici" per intercettazioni: piazzate, pare, da "un gruppo di israeliani notato per l'ultima volta in North Carolina". Da qui, gli investigatori americani avrebbero puntato la loro attenzione su "israeliani che, presentandosi come studenti d'arte della Università di Gerusalemme o dell'Accademia Bezazel, hanno ripetutamente cercato contatti con funzionari del governo Usa, con la scusa di vendere oggetti artistici e artigianali".

Costoro hanno "preso di mira e penetrato basi militari, la DEA (Drug Enforcement Administration), l'FBI, decine di luoghi governativi e anche uffici segreti e abitazioni private riservate di agenti investigativi e di intelligence".

Un'altra indagine ha condotto all'arresto di "decine" di israeliani che "avevano negozietti in vari centri commerciali americani, dove vendevano giocattoli chiamati Puzzlecar e Zoomcopter.- attività difacciata secondo gli inquirenti".


Il 13 dicembre, Carl Camerson forniva altre notizie nel telegiornale della Fox delle sei pomeridiane. Stavolta, oggetto del servizio erano i contatti che "decine" di arrestati israeliani avevano con l'AMDOCS: una ditta privata di telecomunicazioni, con sede in Israele, che negli Stati Uniti gestisce "la guida telefonica, la registrazione delle chiamate e la fatturazione" per le "25 maggiori compagnie telefoniche Usa". Un mestiere molto utile per raccogliere informazioni: chi deve contabilizzare le bollette telefoniche degli utenti, sa come minimo chi ha telefonato a chi, e per quanto tempo. Come scrive Camerson, il suo business dà alla Amdocs "accesso immediato ad ogni telefono nel Paese", oltreché ai record delle chiamate in partenza e in arrivo da ogni apparecchio.

Camerson ha ricordato che nel 1997 la AMDOCS "fu accusata di aver registrato le telefonate fra il Presidente Clinton e Monica Lewinski (la ditta aveva un contratto per fornire servizi telefonici a una parte della Casa Bianca)" , e che "è stata inquisita a pi@ riprese dall'Fbi per sospetti collegamenti con la mafia ebraica".Come si ricorderà, la moglie di Clinton, Hillary, benché addolorata delle vergognose rivelazioni sulla relazione dei marito con Monica, accusò pubblicamente "un complotto di estrema destra" che cercava di condizionare col ricatto la politica del presidente.

Nel 1999 la National Security Agency emise un rapporto top secret avvertendo che tutte le registrazioni telefoniche stavano cadendo nelle mani di "un governo straniero". Tuttavia, la ditta israeliana continua a svolgere indisturbata il suo delicato lavoro.


In un seguente reportage, Carl Camerson ha parlato delle indagini riguardanti la Comverse Infosys: la sussidiaria americana di una ditta israeliana hi-tech (un'altra), specializzata in "apparecchiatura da intercettazione telefonica per gli organi d'ordine pubblico". Dal '94, in Usa, è la Comverse che tecnicamente compie le intercettazioni telefoniche ordinate dalla giustizia americana. Gestisce i computer e il software che controllano i commutatori telefonici del Paese, coglie le telefonate "sospette" sulla base di parole-chiave, e allerta gli organi di polizia autorizzati alle intercettazioni.

Un lavoro delicato, che consente l'accesso a informazioni su indagini in corso, coperte dal segreto istruttorio. Affidato a una ditta straniera che - notava la Fox ha intime relazioni con il Ministero dell'Industria israeliano (in passato guidato da Sharon), al punto che detto Ministero "copre il 50% dei costi di ricerca e sviluppo della Comverse".


E' la direzione centrale dell'Fbi a Quantico, Virginia, ad avere sottoscritto i contratti che affidano il lavoro d'intercettazione alla Comverse: una bella prova di fiducia.

E ciò nonostante molti funzionari ed agenti abbiano avanzato più di un dubbio. Ma, come parecchi di quegli agenti hanno confidato a Camerson, "provare a perseguire, o anche solo a sollevare la questione, dello spionaggio che Israele conduce attraverso Comverse significa distruggersi la carriera".

Parecchi altri agenti e funzionari di organi di polizia, nota ancora Camerson, "dimessi dal servizio a quanto pare in circostanze equivoche, sotto inchiesta amministrativa", oggi lavorano per la ditta israeliana.

Le rivelazioni del giornalista suscitano una tempesta di proteste e smentite ufficiali; le comunità ebraiche scrivono ai giornali; alcuni lettori spiegano che i fermati possono essere musulmani, palestinesi, con passaporto israeliano; l'ambasciata israeliana bolla il tutto come "bubbole che non meritano risposta", e così il ministero degli Esteri di Tel Aviv. Ci sono anche delle pressioni: la trascrizione dei servizi di Camerson viene tolta dal sito Intemet della Fox.

In America non se ne parla più. Ma la notizia non vuol morire: e riappare in Francia.

Totila
06-07-02, 16:52
Poi ci sarebbe il mistero dell'aereo fantasma schiantatosi sul Pentagono...:cool:

Johnny Buleghin
06-07-02, 22:00
schiantatosi contro il "Pirellone"?

Non bisogna pensare o illudersi che non vi sia assolutamente nessun nesso fra le due vicende.

Ma questo chiariremo un'altra volta ...

H.V.B.:mad:

Der Wehrwolf
08-07-02, 20:31
L'inganno politico: l'anello mancante del'11 settembre
di Michel Chossudovsky

Il tema della previa conoscenza incentrato sugli "errori dell'FBI" è un ovvia cortina fumogena. Mentre del ruolo delle amministrazioni USA (fin dai tempi di Carter) a sostegno della "Base Militante Islamica" non se ne parla.
Le prove confermano che al Qaeda è sostenuta dai servizi segreti militari del Pakistan, lo Inter-Services Intelligence (ISI). E' ampiamente documentato che l'ISI deve la propria esistenza alla CIA.
I dirottatori suicidi erano gli strumenti di un'operazione di intelligence accuratamente pianificata.
L'argomento della previa conoscenza è una diversione: "Una diversione è una fallacia con la quale un fatto irrilevante viene presentato allo scopo di deviare l'attenzione dal tema principale".

Il 16 maggio il New York Post pubblicò quella che appariva una bomba: "Bush sapeva . . ." Sperando in un vantaggio politico, i Democratici saltarono sul carro, premendo sulla Casa Bianca perché desse spiegazione di due "documenti top secret" disponibili per il Presidente Bush prima dell'11 settembre, riguardanti la "previa conoscenza" degli attacchi di al Qaeda. Nel frattempo i media USA avevano già coniato una serie di nuovi ritornelli: "Si, vi sono stati avvertimenti" ed "indizi" di possibili attacchi terroristici, ma "non vi era modo che il Presidente Bush avesse potuto sapere" ciò che stava per accadere. I Democratici furono d'accordo nel "tenere il gatto nella borsa" dicendo: "Osama è in guerra con gli USA" e che l'FBI e la CIA sapevano che qualcosa stava bollendo in pentola ma "fallirono nel collegare i punti". Nelle parole del capo della minoranza alla Camera, Richard Gephardt:

"Questo non è addossare colpe. . . . Noi abbiamo sostenuto e sosterremo il Presidente nella guerra al terrorismo. Ma dobbiamo fare di più per prevenire gli attacchi terroristici".1

Il riflettore dei media sulla "previa conoscenza" ed i cosiddetti "errori dell'FBI" sono serviti a distrarre l'attenzione del pubblico dal più vasto tema dell'inganno politico. Non è stata spesa una parola riguardo al ruolo della CIA, che, attraverso tutto il periodo post guerra fredda, ha aiutato ed assistito la al Qaeda di Osama bin Laden, come parte delle proprie operazioni segrete. Naturalmente sapevano! Il tema della previa conoscenza è una diversione. Le "Brigate Islamiche" sono una creatura della CIA. Nel comune gergo CIA, al Qaeda è classificata come una "attività di intelligence". Il sostegno alle organizzazioni terroriste è una parte integrale della politica estera USA. Al Qaeda continua fino ad oggi (2002) a partecipare alle operazioni segrete della CIA in diverse parti del mondo.2 Questi "collegamenti CIA-Osama" non appartengono al passato, come suggerito dai media ufficiali. Il Congresso USA ha documentato in dettaglio i collegamenti di al Qaeda alle agenzie del governo USA durante la guerra civile in Bosnia-Herzegovina, come anche in Kosovo.3

Più recentemente in Macedonia, appena pochi mesi prima dell'11 settembre, consiglieri militari USA si mescolavano ai mercenari mujahideen finanziati da al Qaeda. Entrambe i gruppi combattevano sotto gli auspici dell'Esercito di Liberazione del Kosovo (KLA), nelle stesse formazioni paramilitari terroriste.4 La CIA tiene d'occhio le sue "attività di intelligence". E' ampiamente documentato che i nascondigli di Osama bin Laden sono sempre state note.5 Al Qaeda è infiltrata dalla CIA.6

In altre parole, non vi è stato nessun "fallimento dell'intelligence"! Nella natura di un'operazione di intelligence ben guidata, l'"attività di intelligence" opera (consapevolmente o inconsapevolmente) con un certo grado di autonomia, in relazione ai suoi sponsor del governo USA, ma come risultato agisce sistematicamente nell'interesse dello Zio Sam. Mentre singoli agenti dell'FBI spesso non sono a conoscenza del ruolo della CIA, la relazione tra CIA e al Qaeda è nota agli alti livelli dell'FBI. I membri dell'amministrazione Bush e del Congresso USA sono pienamente a conoscenza di questi collegamenti.

Il tema della previa conoscenza incentrato sugli "errori dell'FBI" è un ovvia cortina fumogena. Mentre gli informatori servono per sopravvalutare le debolezze dell'FBI, del ruolo di successive amministrazioni USA (fin dai tempi della presidenza di Jimmy Carter) a sostegno della "Base Militante Islamica" semplicemente non se ne parla.

La campagna di paura e disinformazione

L'amministrazione Bush -- attraverso l'iniziativa personale del Vicepresidente Dick Cheney — ha scelto non solo di precludere la possibilità di una pubblica inchiesta, ma ha anche dato il via alla campagna di paura e disinformazione:

"Penso che le prospettive di attacchi futuri negli USA siano quasi una certezza. . . . Potrebbe accadere domani, potrebbe accadere la prossima settimana, potrebbe accadere il prossimo anno, ma continueranno a provarci. E noi dobbiamo essere preparati".7

Quello che realmente Cheney ci sta dicendo è che la nostra "attività di intelligence", quella che abbiamo creato, colpirà ancora. Ora, se questa "creatura della CIA" stava progettando nuovi attacchi terroristici, vi aspettereste che la CIA sia la prima a saperlo. Con tutta probabilità la CIA controlla anche i cosiddetti "avvertimenti" su "futuri attacchi terroristici" sul suolo americano che arrivano da altre fonti della CIA.

Un'operazione di intelligence accuratamente pianificata
I terroristi dell'11/9 non hanno agito secondo una loro decisione. I dirottatori suicidi erano gli strumenti di un'operazione di intelligence accuratamente pianificata. Le prove confermano che al Qaeda è sostenuta dai servizi segreti militari del Pakistan, lo Inter-services Intelligence (ISI). E' ampiamente documentato che l'ISI deve la propria esistenza alla CIA:

"Con sostegno della CIA e l'invio di un massiccio ammontare di aiuti militari USA, l'ISI si è sviluppato [sin dai primi anni '80] in una struttura parallela che esercita un potere enorme su tutti gli aspetti del governo.... L'ISI ha uno staff composto di ufficiali militari e dell'intelligence, burocrati, agenti sotto copertura ed informatori stimato in 150.000 unità".8

L'ISI collabora attivamente con la CIA. Continua a recitare il ruolo di "tramite" in numerose operazioni di intelligence per conto della CIA. L'ISI sostiene direttamente e finanzia diverse organizzazioni terroriste, inclusa al Qaeda.

L'anello mancante
Alla fine di settembre l'FBI ha confermato, in un intervista con ABC News (passata praticamente inosservata) che il capobanda dell'11/9, Mohammed Atta, era stato finanziato da fonti non nominate in Pakistan:

"Riguardo all'11 settembre le autorità federali hanno riferito alla ABC News che ora hanno la pista seguita da più di 100.000 dollari provenienti da banche in Pakistan fino a due banche in Florida, in conti detenuti dal sospetto capobanda dei dirottatori, Mohammed Atta. Anche . . . il "Time Magazine" riporta che qualcosa di quel denaro arrivò nei giorni immediatamente precedenti l'attacco e può essere rintracciato direttamente fino a gente collegata a Osama bin Laden. Tutto questo è parte di quello che è stato fino ad ora un riuscito sforzo dell'FBI per individuare l'alto comando dei dirottatori, i cassieri, i pianificatori e la mente".9

L'FBI aveva informazioni sulla pista del denaro. Sapevano esattamente chi finanziava i terroristi. Meno di due settimane più tardi, le scoperte dell'FBI vennero confermate dall'Agenzia France Presse (AFP) e dal Times of India, che citava un rapporto ufficiale dell'intelligence indiano (che era stato inviato a Washington). Secondo questi due servizi, il denaro utilizzato per finanziare gli attacchi dell'11/9 si sostiene essere stato "trasferito al dirottatore del WTC Mohammed Atta dal Pakistan, da Ahmad Umar Sheikh, dietro richiesta del Generale [capo dell'ISI] Mahmoud [Ahmad]".10 Secondo l'AFP (citando una fonte dell'intelligence):

"La prova che abbiamo fornito agli USA ha un'ampiezza ed una profondità molto più vaste di un semplice pezzo di carta che collega un generale fellone a qualche atto di terrorismo isolato".11

Il capo delle spie pakistane visita Washington
Ora quello che è accaduto è che proprio il Generale Mahmoud Ahmad, il presunto "cassiere" dietro l'11/9, era negli USA quando si sono verificati gli attacchi. Arrivò il 4 settembre, una settimana prima dell'11/9, per quella che è stata descritta come una visita di routine per consultazioni con le controparti USA. Secondo il giornalista pakistano Amir Mateen (in un profetico articolo pubblicato il 10 settembre):

"La presenza a Washington, durata una settimana, del capo dell'ISI Ten.Gen. Mahmoud ha scatenato speculazioni sull'agenda dei suoi misteriosi incontri al Pentagono ed al Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Ufficialmente egli è in una visita di routine in ritorno di quella fatta in precedenza a Islamabad dal Direttore della CIA George Tenet. Fonti ufficiali confermano che ha incontrato Tenet questa settimana. Ha anche tenuto lunghi negoziati con non specificati funzionari della Casa Bianca e del Pentagono. Ma l'incontro più importante è stato quello con Marc Grossman, Sottosegretario di Stato USA agli Affari Politici. Si può tranquillamente supporre che le discussioni sono state centrate sull'Afghanistan . . . e Osama bin Laden. Quello che ha aggiunto interesse alla visita è la storia di tali visite. L'ultima volta che Ziauddin Butt, il predecessore di Mahmoud, è stato qui, durante il governo di Nawaz Sharif, la politica interna è diventata turbolenta in pochi giorni".12

Nawaz Sharif venne rovesciato dal Generale Pervez Musharaf. Il Generale Mahmoud Ahmad, che divenne capo dell'ISI, giocò un ruolo chiave nel colpo di stato militare.

La conferenza stampa di Condoleeza Rice
Durante la conferenza stampa di Condoleeza Rice del 16 maggio (che ebbe luogo appena poche ore dopo la pubblicazione del titolo "Bush sapeva" sul The New York Post), un giornalista indiano accreditato fece una domanda sul ruolo del Generale Mahmoud Ahmad:

Q: Dr. Rice?

Ms RICE: Si?

Q: Siete a conoscenza dei rapporti che rivelano che il capo dell'ISI era a Washington l'11 settembre, e che il 10 settembre 100.000 vennero trasferiti dal Pakistan a questi gruppi qui, in questa area? E perchè era qui? Si doveva incontrare con Lei o con qualcuno dell'amministrazione?

Ms RICE: Non ho visto quel rapporto, e non era certamente qui per incontrarsi con me.13

Sebbene non vi sia alcuna conferma ufficiale che il Generale Mahmoud Ahmad abbia incontrato la Dr. Rice, questa deve avere avuto piena conoscenza del trasferimento di 100.000 a Mohammed Atta, che è stato confermato dall'FBI. Perduta nello sbarramento dei rapporti dei media sulla 'previa conoscenza', questa informazione cruciale sul ruolo dell'ISI nell'11/9 coinvolge membri chiave dell'amministrazione Bush, compresi: il Direttore della CIA George Tenet, il Vicesegretario di Stato Richard Armitage, il Sottosegretario Marc Grossman, come anche il Sen. Sam Biden, Presidente del potente Comitato del Senato per gli Affari Esteri (che ha incontrato il Generale Ahmad il 13 settembre).14

Non solo l'amministrazione Bush ha fornito un trattamento di riguardo al supposto "cassiere" dietro gli attacchi dell'11/9, ma ha anche richiesto la sua 'cooperazione' nella "guerra al terrorismo". I termini precisi di tale 'cooperazione' sono stati concordati tra il Generale Mahmoud Ahmad, in rappresentanza del governo pakistano ed il Vicesegretario di Stato Richard Armitage durante incontri al Dipartimento di Stato il 12 ed il 13 settembre. In altre parole, immediatamente dopo l'11/9 l'amministrazione ha deciso di richiedere la 'cooperazione' dell'ISI pakistano per "prendere Osama", nonostante il fatto (documentato dall'FBI) che l'ISI finanziava ed assisteva i terroristi dell'11/9. Contraddittorio? Si potrebbe dire che è come "chiedere al diavolo di prendere Dracula".

La dichiarazione della Dr. Rice riguardo al capo dell'ISI alla sua conferenza stampa del 16 maggio è ovviamente una copertura. Mentre il Generale Ahmad discuteva con i funzionari USA alla CIA ed al Pentagono viene asserito che egli fosse anche (attraverso un terzo) in contatto con i terroristi dell'11 settembre. Ciò che questo suggerisce è che personaggi chiave all'interno dell'apparato militare e di intelligence USA sapevano di questi contatti dell'ISI con il "capo" dei terroristi dell'11 settembre, Mohammed Atta, e non agirono. Ma questa conclusione è, nei fatti, ironica. Tutto indica che il Direttore della CIA George Tenet ed il capo dell'ISI Generale Mahmoud Ahmad abbiano istituito una stretta collaborazione. Il Generale Mahmoud era arrivato una settimana prima dell'11 settembre per consultazioni con George Tenet. Ricordatevi che George Tenet della CIA ha anche una stretta relazione personale con il Presidente Bush. Prima dell'11 settembre Tenet incontrava per circa mezz'ora il Presidente quasi ogni mattina alle 8.00 in punto.15 Un documento, noto come il Briefing Giornaliero del Presidente, ovvero il PDB, "viene preparato a Langley dalla direzione analisi della CIA, ed una bozza va a casa con Tenet ogni notte. Tenet la corregge personalmente e la consegna verbalmente durante il suo incontro mattutino con Bush".16 Questa pratica di "rapporto verbale di intelligence" non ha precedenti. Il predecessori di Bush alla Casa Bianca ricevevano un rapporto scritto:

"Con Bush, cui piacevano i rapporti verbali e la presenza del direttore della CIA, si è sviluppata una forte relazione. Tenet poteva essere diretto, perfino irriverente e crudo".17

La decisione della guerra
E' stato un 'fallimento dell'intelligence' dare un trattamento con tappeto rosso al 'cassiere' dietro i terroristi del 9/11, o è stata semplicemente una 'routine'? Il Direttore della CIA George Tenet ha avuto un ruolo chiave nel guadagnare l'approvazione del Comandante in capo per il lancio della "guerra al terrorismo" durante gli incontri del Consiglio per la Sicurezza Nazionale e del cosiddetto "Gabinetto di guerra" dell'11, 12 e 13 settembre.

Sequenza atti di George W. Bush -- 11 settembre (dalle 9.45 dopo gli attacchi al WTC-Pentagono fino a mezzanotte)

9:45 circa: la carovana di Bush lascia la scuola elementare Booker di Sarasota, Florida.

9.55: il President Bush si imbarca sull' "Air Force One" diretto a Washington.18 In seguito a quello che era un "falso rapporto" che l'Air Force One sarebbe stato attaccato, il Vicepresidente Dick Cheney ha insistito per telefono con Bush (10.32) di non atterrare a Washington. Dopo questa conversazione l'aeroplano venne deviato (10.41) (su ordini provenienti da Washington) verso la base aerea di Barksdale in Louisiana. Un paio d'ore più tardi (13.30) dopo una breve apparizione in TV, il Presidente venne trasportato alla base aerea di Offut Nebraska al Quartier Generale del Comando Strategico USA.

15.30: Venne convocato un incontro chiave del Consiglio per la Sicurezza Nazionale (NSC), con membri dell'NSC che comunicavano con il Presidente da Washington in video riservato.19 Nel corso di tale videoconferenza dell'NSC, il Direttore della CIA George Tenet comunicò al Presidente delle informazioni non confermate. Tenet dichiarò che "era quasi certo che dietro gli attentati vi fossero bin Laden e la sua rete...."20

Il Presidente rispose a queste dichiarazioni, abbastanza spontaneamente e senza cuffie, con poca o nessuna discussione e con apparente incomprensione delle loro implicazioni. Nel corso di questa videoconferenza (che durò meno di un'ora), venne dato mandato all'NSC dal Comandante in capo di prepararsi per la "guerra al terrorismo". Proprio come proiezione del momento, la "luce verde" venne data per videoconferenza dal Nebraska. Nelle parole del Presidente Bush: "Troveremo quella gente. Pagheranno. Non voglio che abbiate alcun dubbio su questo".21

16.36: (Un'ora e sei minuti più tardi . . .) l'Air Force One partì per Washington. Nuovamente alla Casa Bianca, quella sera stessa (21.00) ebbe luogo un secondo meeting con l'NSC al completo, assieme al Segretario di Stato Colin Powell che era tornato a Washington dal Perù. La riunione dell'NSC (che durò mezz'ora) venne seguita dal primo incontro del cosiddetto "gabinetto di guerra". Quest'ultimo era formato da un più piccolo gruppo di alti ufficiali e di importanti consiglieri.

21.30: Al gabinetto di guerra: "La discussione verteva sul fatto se al Qaeda di bin Laden ed i Talebani fossero la stessa cosa. Tenet disse che lo erano".22 Alla fine di quella storica riunione del gabinetto di guerra (23.00) l'amministrazione Bush aveva deciso di imbarcarsi in un'avventura militare che ora minaccia il futuro collettivo dell'umanità e la nostra civiltà.

Bush sapeva?
Bush, con la minima comprensione che ha dei temi di politica estera, conosce tutti i dettagli riguardanti il Generale Mahmoud e la "ISI connection"? Tenet e Cheney hanno distorto i fatti, così da ottenere il "pollice alto" del Comandante in capo per un'operazione militare che era già in cantiere? Con amara ironia, un incontro tra il Vicesegretario di Stato Richard Armitage ed il Generale Mahmoud, il "cassiere" dell'11/9, venne programmato per discutere la loro strategia per il mattino seguente al Dipartimento di Stato.


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Note
1. Citato dall'AFP, 18 maggio 2002.

2. Vi sono numerosi documenti che provano oltre ogni dubbio i collegamenti tra al Qaeda e successive amministrazioni USA. V. See Centre for Research on Globalisation, Foreknowledge of 9-11: Serie di articoli chiave e documenti, http://globalresearch.ca/articles/CRG204A.html maggio 2002, sezione 3.

3. Congresso USA, I trasferimenti di armi iraniane approvati da Clinton aiutarono a far diventare la Bosnia una base islamica militante, Comitato del Partito Repubblicano, Ralazione stampa del Congresso, Congresso, 16 gennaio 1997, http://globalresearch.ca/articles/DCH109A.html . V. pure Michel Chossudovsky, ‘Osamagate', Centre for Research on Globalisation, http://www.globalresearch.ca/articles/CHO110A.html , 9 ottobre 2001.

4. V. Centre for Research on Globalisation, Foreknowledge of 9-11: Serie di articoli chiave e documenti, op. cit. sezione 3. V. gli articoli di Isabel Vincent, George Szamuely, Scott Taylor, Marina Domazetovska, Michel Chossudovsky, Umberto Pascali, Lara Marlowe e dei quotidiani macedoni.

5. V. I nascondigli di Bin Laden prima dell'11/9, CBS Evening News con Dan Rather; CBS, 28 gennaio 2002, Centre for Research on Globalisation (CRG) http://www.globalresearch.ca/articles/CBS203A.html Alexandra Richard, La CIA incontrò bin Laden mentre era all'Ospedale Americano di Dubai lo scorso luglio, Le Figaro. http://www.globalresearch.ca/articles/RIC111B.html

6. The Boston Globe, 5 giugno 2002.

7. Fox News, 18 maggio 2002.

8. Ahmed Rashid, I Talebani: Esportare l'etremismo, Foreign Affairs, novembre-dicembre 1999. V. pure Michel Chossudovsky, Chi è Osama bin Laden, Global Outlook, No. 1, 2002.

9. Dichiarazione di Brian Ross che riferisce su informazioni comunicategli dall'FBI, ABC News, This Week, 30 settembre 2001. 10. The Times of India, Delhi, 9 ottobre 2001. 11. AFP, 10 ottobre 2001.

12. Amir Mateen, A Washington continua il negoziato del capo dell'ISI, News Pakistan, 10 settembre 2001. 13. Federal News Services, 16 maggio 2002. 14. New York Times, 14 settembre 2002,"Secondo Biden, [Ahmad] ha promesso la cooperazione del Pakistan".

15. The Commercial Appeal, Memphis, 17 maggio 2002.

16. Washington Post, 17 maggio 2002.

17. Washington Post 29 gennaio 2002. 18. Washington Post, 27 gennaio 2002.

19. Ibid.

20. Ibid.

21. Ibid.

22. Ibid.

Copyright .© Michel Chossudovsky and Global Outlook 2002 .

Reprinted for fair use only

Fonte: http://freebooter.da.ru

Der Wehrwolf
08-07-02, 20:33
Quello che la CIA non vuole si sappia

pubblicato su Indymedia - 5 Aprile 2002


[Nota editoriale: appena prima di pubblicare questo articolo il sito web di FTW è stato attaccato per la seconda volta in un mese. Questo attacco – compiuto con metodi sofisticati – era probabilmente teso ad impedirci di pubblicare la seguente intervista. Come temporanea misura di emergenza si prega di inviare la corrispondenza e-mail di emergenza a mikeruppert@earthlink.net.. FTW tornerà in funzione in maniera più sicura nel prossimo futuro. – MCR]

4 Aprile 2002, 1:00 PM PST (FTW) – Se dovesse essere esplorato in tutti i suoi angoli oscuri, il caso di Delmart Edward Joseph “Mike” Vreeland sarebbe degno di finire in un libro che rivaleggerebbe con Guerra e Pace. E’ un caso che ha causato zelanti attacchi sia a FTW che a me personalmente, ed è un caso che ha dato molto fastidio a parecchi ufficiali a Washington. Questi attacchi sono un’indicazione della minaccia che Vreeland costituisce per la credibilità del governo USA. C’è una domanda importante da porsi. Come poteva quest’uomo descrivere nei dettagli gli eventi di 11/9 mentre era rinchiuso in una prigione, un mese prima che gli attacchi avvenissero?

E’ di poca importanza per una casalinga del Kansas se Mike Vreeland possiede una fedina penale poco chiara – per una serie di piccoli reati tra cui frode- ma può essere una questione della massima importanza per la stessa casalinga se quest’uomo avesse avuto accurate informazioni sugli attacchi, avesse tentato di avvisare sia il governo USA che quello Canadese, e fosse stato ignorato. Se un pazzo corre da voi e vi dice che una casa sta andando a fuoco con dei bambini chiusi dentro, e voi sentite odore di fumo, chi dei due è pazzo se voi decidete di non investigare?

La Marina USA afferma che Vreeland, arrestato in Canada il 4 dicembre 2000, e al momento in lotta contro un ordine di estradizione USA, venne rifiutato per insufficienza nelle prestazioni fornite dopo appena quattro mesi di servizio nel 1986. Ma una serie di prove, molte delle quali archiviate come atti processuali e non messe in discussione da parte delle autorità Canadesi o USA, stabiliscono chiaramente come Vreeland fosse esattamente ciò che diceva di essere –una spia.

In tre storie precedenti, FTW ha descritto come la sua documentazione militare, riconosciuta in eccesso di 1200 pagine, sia stata manomessa. Abbiamo descritto come, al microfono in una seduta aperta, il suo avvocato ottenne conferma diretta dal Pentagono che lui fosse un militare della Marina. Riportammo inoltre che, al 14 di marzo, tutte le accuse contro Vreeland da parte canadese vennero annullate. Venne rilasciato su cauzione e garantito un temporaneo status di rifugiato dal governo Canadese sino a quando la sua contesa col governo Usa riguardo l’estradizione non si fosse risolta.

Una cosa che le autorità canadesi non hanno mai messo in discussione è che Vreeland scrisse il suo sinistro e frettoloso monito un mese prima di settembre, e che l’avvertimento venne sigillato dai suoi custodi, fuori dalla sua portata, sino al 14 settembre, tre giorni dopo l’attacco.

Se dovesse perdere la sua battaglia contro l’estradizione, sia Vreeland che i suoi avvocati sono convinti che verrebbe ucciso nel giro di pochi giorni dal suo ritorno su suolo USA.

Mike Vreeland non è un santo. Gli agenti segreti non sono fatti così, e i governi non reclutano o visionano candidati in base a criteri quali santità. Per sua stessa ammissione in documenti dei tribunali canadesi e in diverse conversazioni con FTW, Vreeland ha affermato di aver compiuto azioni deprecabili. E’ stato in libertà vigilata per piccoli reati, e si è comportato nel modo in cui agenti segreti si comportano nel mondo reale – non a Hollywood.

Ho studiato, ho interagito e parlato con agenti segreti per più di 25 anni. E’ per questa ragione che evito alcune delle domande poste da dilettanti e giornalisti neofiti che seguono tutti i fili delle storie sino a portarle a lande desolate dalle quali nessun giornalista professionista può emergere in maniera credibile. Sì, l’ho sentito parlare del cosiddetto ‘mercurio rosso’, bombe atomiche grandi quanto mazze da baseball, e sistemi di armamento da Guerre Stellari. Sì, l’ho sentito parlare di un sacco di cose, e credo che ciò che mi ha detto sia vero per quanto concerne la sua conoscenza degli eventi e i documenti che ha portato con sé da Mosca nel dicembre 2000.

Per sua stessa ammissione, Vreeland, ora 35enne, era un ufficiale di basso livello e un agente sul campo. Mai nella storia delle covert operations un governo ha fornito agli agenti sul campo una completa conoscenza strategica, perché questa conoscenza, posseduta da coloro che redigono il piano viene compartimentata e rinchiusa. Forse l’80% di tutto il lavoro di intelligence è disinformazione, e i governi sanno che i loro ufficiali sul campo rischiano la cattura, l’interrogatorio, e la tortura. Spesso gli stessi ufficiali sul campo sono disinformati, di modo ché, se parlano, diffondono comunque bugie, utili per il più ampio fine strategico. Spesso portano con sé documenti deliberatamente inaccurati e la loro cattura è organizzata per fornire a quei documenti credibilità.

Per il governo USA Vreeland è totalmente dispensabile. E coloro che vanno in giro con le informazioni che egli ha fornito passerebbero, essi stessi, come folli in un gioco folle.

Ma una domanda resta. Ed è una domanda alla quale gli eventi e il tempo hanno fatto giustizia. Lui sapeva qualcosa di terribilmente accurato riguardo gli attacchi dell’11/9 prima che questi avvenissero. E se lui sapeva qualcosa, basato su documenti fornitigli da ufficiali Russi indicanti conoscenze degli USA, e se il governo USA si è dato un gran da fare per discreditarlo, piuttosto che ‘scongelarlo’ – allora vi è molta carne al fuoco per giornalisti, il governo Americano, e tutta l’umanità.

Gli ho posto 35 domande, e ora potrete leggere le risposte di Mike Vreeland. Le prime 32 domande vennero sottoposte sia a Vreeland che in visione al suo avvocato Paul Slansky. Le restanti tre domande vennero poste dopo il primo attacco al sito di FTW, che noi crediamo essere stato perpetrato dalla CIA. Questo rende la pubblicazione di questo articolo una questione urgente e un grido di allarme per la sopravvivenza della libertà di stampa in America:

1. per quale organo del governo USA lavoravi? Era la CIA?

Lavoravo per I servizi di intelligence della Marina. Ciò su cui la CIA ci indirizza a lavorare è affar loro, così per noi non c’è modo di sapere se stiamo lavorando per loro o no.

2. era il tuo incarico direttamente connesso con terrorismo e petrolio?

Si, con entrambe le questioni, in parte.

3. perché ti trovavi in Russia e a Mosca sul finire del 2000?

Venni inviato laggiù dal governo USA e dall’ONI [Ufficio di Intelligence Navale]. Ricevetti i miei ordini tra il 4 e il 7 settembre 2000.

Marc Bastien partì per la Russia il 7 settembre 2000. avevo ordini di incontrarlo. Bastien avrebbe lavorato all’ambasciata canadese riguardo diagrammi e progetti per un sistema di difesa. Il governo USA esercitava una influenza diretta sulla sua missione. Il nome del sistema di difesa è SSST [Stealth Satellite System Terminator]. Vi sono cinque diverse modalità di attacco e difesa del sistema.

L’unica parte della quale io abbia pubblicamente parlato è un pezzo riguardante dei satelliti, attualmente in orbita, che non sono di proprietà del governo USA. Su consiglio dell’avvocato non posso discutere gli altri componenti.

Questo componente è un sistema satellitare. Dentro il sistema vi sono molti missili spazio/orbitali EMP (Electromagnetic Pulse) che non sono diretti a terra. Sono diretti ai satelliti di tutti gli altri. Distruggerebbero le comunicazioni in tutto il mondo. I satelliti di alcune nazioni, che sono protetti col titanio, sono al riparo da queste armi. Le nazioni protette sono Russia e Cina, ma i satelliti americani sono vulnerabili a Putin ha detto a Bush che il sistema di difesa missilistico non funziona, e Bush lo sa.

La ragione per cui sono andato in Russia è che avevo necessità di incontrare Bastien e un altro individuo del Ministro della Difesa Russo di nome Oleg, per portare via i disegni dall’ufficio Ricerca & Sviluppo del ministero. Questo venne fatto. Copiammo l’intero libro. Poi prendemmo certi documenti, e alterammo seriamente i disegni di difesa di modo ché il programma non funzionasse. Loro lo sanno ora.

Inoltre dovevo prendere documenti da un altro agente e riportarli indietro.

4. Quando comunicasti alle autorità canadesi che Bastien era stato ucciso?

Non gli ho mai detto che era stato ucciso. Scrissi una lettera a Bastien intorno al giugno 2000 dal carcere. La inviai al CSIS (Servizio di Sicurezza e Intelligence Canadese) a Ottawa, al direttore come documento confidenziale. Avevo ristrutturato il diagramma rimettendolo nella sua condizione originaria. Ma non dissi mai a nessuno come costruirlo e accenderlo. Il CSIS sapeva già che Bastien era morto. Morì 6 giorni dopo il mio arresto il 6 di dicembre. Venni rilasciato il 9, lui venne ucciso il 12.

Il CSIS inviò il RCMP (Royal Canadian Mounted Police) (sergente Mabe e caporale Kispol) a visitarmi in prigione l’8 agosto 2001, …e mi avvisarono che era morto. Non dissero che era stato ucciso. Mi dissero che era morto. Gli dissi che se Bastien era morto, allora era omicidio, e che avrebbero dovuto procurarsi un rapporto tossicologico. E gli avrei detto come era stato compiuto, e da chi.

5. Quando ammisero che Bastien era stato assassinato?

Ammisero che avevo ragione a metà gennaio.

6. Quando ricevesti le prime notizie dell’attacco che sarebbe avvenuto l’11 settembre?

Nelle prime settimane del dicembre 2000.

7. Come apprendesti dei dettagli?

Un documento era scritto in inglese da un agente USA, che prese una copia di un documento che era stato mandato a Putin da K. Hussein, il figlio di Saddam Hussein. Questo è ciò che la traduzione del documento indica. Gli iracheni sapevano dal giugno 2000 che sarei arrivato. Io non ricevetti i miei ordini prima dell’agosto. La lettera diceva che Bastien e Vreeland sarebbero stati trattati ‘in una maniera appropriata a noi’. La lettera affermava esplicitamente a pagina 2, ‘i nostri Ufficiali americani lo garantiscono’.

8. Chi mise le informazioni riguardanti l’attacco nella borsa, e quale avrebbe potuto essere il loro motivo per fare ciò?

Non sono autorizzato a rispondere a questa domanda. Metterebbe a repentaglio la vita di agenti in servizio, e violerebbe la Legge sulla Sicurezza Nazionale del 1947.

9. Dopo aver appreso dei dettagli dell’incombente attacco contro il WTC e il Pentagono quanto a lungo attendesti prima di tentare di notificare le autorità canadesi e americane con l’informazione?

Il 6 dicembre del 2000 dissi faccia a faccia alle autorità canadesi che avevo bisogno di contattare le autorità militari canadesi immediatamente. Lo scrissi. Lei (l’ufficiale canadese) stava cincischiando, così scrissi che ero una spia russa e un esperto di sistemi missilistici, e che volevo parlargli immediatamente. Gli dissi che ero russo perché pensai che avrebbe attratto la loro attenzione. Il nome con il quale ero registrato presso loro era Mikhail Cristianov (Michael Christian), perché avevo una carta d’identità con quel nome.

10. Quale fu la loro reazione?

I canadesi diventarono blu, andarono via, e non li ho mai più rivisti.

11. Come ti fece sentire?

Ero arrabbiato. E’ nel video (si riferisce a una normale CCTV camera)

12. La risposta americana e canadese ti portò a qualche conclusione? E se si quale?

Ho pensato che avevo a che fare con degli idioti che non avevano la più pallida idea di ciò che stava per accadere. Mi è stato detto che c’erano alcuni ufficiali che volevano che l’attacco avvenisse. Nessuno ebbe mai nessuna intenzione di costruire il sistema dietro il quale stavo io perché avrebbe reso il budget di difesa obsoleto. Una cosa che avvenne dopo l’11 settembre fu che il budget del Pentagono crebbe alle stelle.

13. Il tuo avviso scritto contiene la frase ‘lasciatene accadere uno, fermate gli altri’. Chi doveva lasciarne accadere uno? Chi doveva fermare gli altri?

Non posso commentare su suggerimento dell’avvocato.

14. Quella frase implica che gli USA o qualche altro servizio di intelligence aveva raggiunto completa penetrazione nelle cellule terroriste?

Su questo non c’è dubbio. A volte certi governi costituiscono, creano networks come Al’Qaeda, che era il reale governo in Afghanistan. Queste entità creano problemi specifici alle direzioni del governo che le ha create.

15. Sai chi ha raggiunto completa penetrazione?

Non posso commentare su questo.

16. E’ possibile che le cellule terroristiche fossero ‘gestite’ senza sapere da chi?

Assolutamente.

17. La scusa più comune che la gente usa per screditarti è che hai precedenti arresti per frode

e ci sono diversi pezzi giornalistici che ti mettono in relazione a presente attività criminali. Come lo spieghi?

Le accuse della American Express sono stronzate, e la Amex ha dichiarato su nastro che le specifiche accuse in questione erano approvate. Ammettono che non c’è stata nessuna frode su quella carta. Quella carta è stata emessa a nome di Lt. Delmart Michael Vreeland. La gente alla Amex ha ammesso che la carta era una carta per la Marina Militare USA. Della gente mi ha accusato di furto di identità. Se qualcuno controllasse nei dipartimenti di polizia degli USA, constaterebbe che non vi è un singolo rapporto di polizia in tutti gli USA che asserisca che io mi sono appropriato di qualche identità. Non vi è una singola vittima identificata, da nessuna parte. Tre giudici in Canada mi hanno negato la possibilità di avere accesso a queste supposte imputazioni.

Le storie di stampa che sono circolate sul mio passato sono false. I pezzi delle storie che insinuano frodi e furti di carte d’identità sono bugie. Ho minacciato di denunciare questi giornali, e le storie sono state ritratte. Lavoro con ONI. Certi ufficiali del governo – politici, papaveri, e alti gradi militari – possiedono l’immunità derivante dall’11° emendamento e non possono essere denunciati

Un’altra agenzia governativa deve investigare attività connesse col contrabbando di armi, il crimine organizzato e il traffico di stupefacenti. Usano il proprio potere per infrangere la legge, e noi non siamo autorizzati ad investigare su di loro. Perciò alcuni settori del governo USA costituirono un’entità denominata UID (Divisione Investigativa e di Intelligence Non-Ufficiale). Venne costituita dall’Ammiraglio Jeremy Michael Borda, che apparentemente ha commesso suicidio. Borda costituì quest’unità prima di diventare CNO (Capo Operazioni Navali). Non era un cattivo ragazzo.

Gli agenti dell’intelligence sono talvolta posti in posizioni per le quali gli viene affidato l’incarico di infiltrare organizzazioni specifiche che sono potenti abbastanza da poter verificare il retroterra di un nuovo arrivato. Pag. 335 della Carta Applicativa nelle Corti Canadesi mostra una copia degli ordini dal Commando Sud. Questi ordini sono datati 18 aprile 2000, e riguardano un’operazione anti-droga che stavamo approntando. Approssimativamente alla stessa ora i media rilasciarono ovunque servizi che affermavano che io ero un criminale ricercato. Questo era un mezzo per fornirmi copertura e credibilità con le persone presso le quali mi stavo infiltrando.

18. Quante volte sei stato arrestato per reati penali?

Forse tre. Alcune di queste le ho commesse, come una Guida in Stato d’Ebbrezza a New York. Ero stato all’ONU, e avevo sicuramente bevuto.

19. Quante volte sei stato condannato?

Non sono mai stato legalmente condannato per nessun reato grave da nessuna parte. La guida in stato d’ebbrezza è ancora pendente, e io ho ammesso davanti alla corte di averlo commesso.

20. Il mandato dal Michigan per frode con la carta di credito si basa sull’uso della tua stessa carta di credito. Come lo spieghi.

E’ una montatura.

21. La tua carta di credito era autorizzata dalla Marina o da qualunque altro organo del governo?

Sì.

22. E’ possibile che il governo o qualcuno dei suoi servizi di intelligence abbiano ‘inserito’ le accuse tramite servizi locali e statali?

Sì.

23. Tu eri in custodia a New York alla data in cui il presunto reato del Michigan sarebbe avvenuto. Qual’era l’accusa, e quale fu la disposizione di quel caso?

Quella era l’accusa per la guida in stato d’ebbrezza.

24. Tra i tuoi compiti presso la Marina, vi era anche lavorare con famiglie del crimine organizzato?

Sì.

25. Vi era alcuna famiglia del crimine organizzato in Michigan?

Sì.

26. Per quale ragione stavi lavorando col crimine organizzato?

Avevo ordine di fare così per il 90% del tempo. Il crimine organizzato fornisce le armi e la droga alla gente sulla quale investighiamo.

27. Hai paura di venire ucciso se dovessi essere estradato negli USA? Perché?

Sì. Perché ho parlato.

28. Puoi spiegare perché I tribunali canadesi non autorizzano I tuoi avvocati a presentare prove che verifichino la tua posizione nella marina USA?

Sì. I canadesi sono totalmente sottomessi agli interessi di intelligence degli USA. Hanno paura dello Zio Sam. Proverebbe inoltre che il CSIS ha insabbiato la morte di Marc Bastien, e che vi è stato l’insabbiamento riguardante un membro di una grande organizzazione dedita allo spaccio che aveva pianificato degli assassini contro personaggi di spicco canadesi. Infatti, un tizio venne trovato morto in un tino pieno d’acido. Era un killer.

29. Cosa vuoi?

Voglio indietro la mia uniforme, la mia paga di $4.210.90 al mese e il mio onore. Voglio il Presidente Bush di fornirmi un perdono completo e l’amnistia del governo USA. Me lo devono. Voglio che Bush in persona sappia tutto ciò che so io, e quali minacce incombono sugli USA. Non succederà mai, sto quindi cercando di ottenere status di rifugiato permanente in Canada e la protezione delle Nazioni Unite.

30. Cosa credi che succederà adesso per il tuo caso?

Non lo so. Il mio avvocato è in corte cercando di ottenere una proroga della decisione sulla mia estradizione, perché il governo canadese non mi consentirà di chiamare a testimonio personale di alto livello del Pentagono o di altri posti.

31. E’ la guerra al terrorismo qualcosa di diverso da ciò che viene detto alla gente in tutto il mondo?

Quale guerra al terrorismo?

32. Quale credi che sarà la prossima cosa a succedere nella guerra al terrorismo?

Alla Fine qualcuno dovrà dire la verità. Una volta che questa gente sarà trattata secondo la legge, non ci sarà più falso terrore diffuso attraverso il globo.

33. Hai recentemente avuto a che fare con un giornalista americano di nome Rick Wiles. Qual è la tua opinione di Wiles e qual è stata la tua esperienza?

La mia opinione di Wiles è che è uno psicopatico, che stamperebbe qualunque cosa gli porti un po’ di soldi. La mia esperienza con lui è stata che io ho avuto con lui delle conversazioni private che lui ha registrato, senza dirmi che le avrebbe messe sull’internet e vendute in giro per il mondo. Poi quando l’ho contattato per dirgli di non farlo, lui disse che le avrebbe ritirate. Invece di ritirarle ha piazzato un avviso pubblicitario più grande. Ha fatto un avviso più grande!

Secondo me non è né una persona onorabile né professionale. Ha piazzato la mia storia a fianco a quella di uno che ha parlato con gli alieni 25 anni fa. Già, ecco dove voglio che la mia storia stia, proprio a fianco a qualche stupido che parla agli alieni. Che idiota!

Quindi, ora sta vendendo questa finta intervista esclusiva con me per $20 e sta facendo i soldi. Non ha mai avuto il mio permesso per farlo.

34. Hai recentemente avuto a che fare con un giornalista americano di nome J.R. Nyquist. Qual è la tua opinione di Nyquist e qual è stata la tua esperienza?

Non farmi neanche iniziare. La mia opinione: penso possa lavorare per il governo. Non sapevo che stesse scrivendo un pezzo su di me. Mi ha fatto delle domande. Ho fornito delle risposte. L’ho registrato, e poi è partito per la tangente a proposito di fesserie psicologiche, e io non ho neppure letto tutto il pezzo perché ero troppo arrabbiato.

E’ venuto fuori con i Russi, e sono tutte stronzate. Mi ha mandato questo fax a proposito di te dicendo che Ruppert non era mia amico. Diceva che i russi mi avevano messo in trappola. La verità è, il governo americano mi sta mettendo in trappola. Quel tipo è uno stronzo.

35. sono tutte queste affermazioni utilizzabili per l’intervista?

Sì!

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Der Wehrwolf
08-07-02, 20:36
http://www.asile.org/citoyens/numero13/pentagone/erreurs_it.htm

Der Wehrwolf
08-07-02, 20:40
Gli attentati dell'11 settembre erano già stati pianificati 2 anni fa

Tratto da Il tempo di Domenica 3 Febbraio 2002

Un tenente della marina Usa, ora in carcere in Canada, aveva ottenuto
informazioni top-secret in Russia

11 settembre, la spia che sapeva troppo Indicò in anticipo i
bersagli. «Il piano: consentire un attentato, impedire gli altri»

di STEFANO MANNUCCI

«VOSTRO onore, mi permette di chiamare il Pentagono?». Il 10 gennaio
scorso, con una trovata degna di Perry Mason, l'avvocato Paul Slansky
è riuscito a dimostrare che il suo cliente, Delmart Vreeland, non è
un pazzo, come sostengono i governi di Stati Uniti e Canada.
Attraverso il "viva voce", tutti i presenti nell'aula giudiziaria di
Toronto hanno ascoltato ciò che diceva, da Washington, l'ignaro
centralinista del Dipartimento della Difesa: «Il tenente Vreeland è
identificato dalla sigla 0-3, questo è il suo diretto, questo il
numero della sua stanza». Non è vero, dunque, come hanno tentato di
dimostrare gli alti comandi militari, che l'uomo sia stato congedato
per scarso rendimento nell'86. Ha ragione Vreeland: è tuttora un
ufficiale della marina americana, da anni impegnato in missioni di
intelligence. E ora, in carcere dal dicembre 2000 per reati connessi
a frodi con le carte di credito, teme per la sua vita, sopratutto se
si dovesse decidere l'estradizione negli Usa. In molti potrebbero
avere interesse a tappare la bocca alla spia che sapeva troppo.
I guai di Vreeland iniziano quando, nell'autunno di due anni fa,
viene inviato in trasferta a Mosca con due compiti: investigare su un
traffico intercontinentale di droga e acquisire documenti russi e
cinesi che provino l'intenzione dei due Paesi di contrastare il
progetto statunitense per lo scudo spaziale. Tra i suoi interlocutori
all'ombra del Cremlino c'è un sedicente "analista di sistemi
informatici", il 35enne Marc Bastien, dipendente dell'ambasciata
canadese e agente del Csis, il servizio segreto di Ottawa. Il tenente
Vreeland entra in possesso di una carta che forse non avrebbe voluto
mai vedere: i russi scrivono che sono stati decisi attentati
devastanti su una serie di obiettivi che comprendono il World Trade
Center, il Pentagono, la Casa Bianca, le Sears Towers di Chicago, il
Parlamento canadese, sedi di banche a Toronto, Ottawa e Montreal,
centrali idroelettriche. L'informazione suggerisce che Osama Bin
Laden ne è solo l'esecutore materiale, agli ordini di qualcuno più in
alto, e il messaggio finale è di quelli che gelano il
sangue: «Consentire solo un attacco. Impedire gli altri».
A quel punto Vreeland tenta di avvertire i suoi superiori, e di
segnalare la faccenda al Csis e alle Guardie a Cavallo della sede
diplomatica canadese. Anche Bastien capisce che per lui le cose si
mettono male: «Non mi fido di nessuno, qui a Mosca», confida. Nel
frattempo, il tenente di marina lascia la Russia e viene arrestato
non appena il suo aereo atterra a Toronto. Sul suo capo pende un
mandato di cattura internazionale emesso dallo Stato del Michigan:
l'accusa è di aver falsificato e utilizzato carte di credito a suo
nome. È il 6 dicembre 2000. Sei giorni più tardi, Bastien viene
trovato morto nel suo appartamento moscovita, «per cause naturali»,
dichiarano i medici. Ma sei mesi dopo, i risultati sulla salma
tornata in patria dimostrano che Bastien era stato con ogni
probabilità avvelenato. Qualcuno, forse una donna, aveva versato nel
suo drink dosi massicce di un antidepressivo.
In carcere, Vreeland tenta in ogni modo di far filtrare la "soffiata"
sugli imminenti attentati. Ma non ha successo. Gli 007 statunitensi e
canadesi continuano a ripetere che si tratta delle bugie di un
ciarlatano, di un truffatore incallito. Così, l'11 o il 12 agosto
2001 (l'unica incertezza è sulla data esatta) l'ufficiale scrive
tutto ciò che sa e lo chiude in una busta, consegnandola alla
direzione del penitenziario. La lettera viene riaperta il 14
settembre, quando troppe cose sono già accadute: scattano
immediatamente gli allarmi in Nord America, a protezione dei bersagli
segnalati.
Il processo contro di lui, che vede agli atti l'affidavit con la
missiva top-secret, è ancora in corso: la marina militare di
Washington ha inviato alla Corte 1200 pagine di documenti in
cui "risulterebbe" che Vreeland è stato congedato sedici anni fa. «È
una prova della loro malafede - ripete un altro degli avvocati
difensori, Rocco Galati - Tutto questo materiale è stato manomesso in
modo persino grossolano: non sono riusciti a cancellare i dati di
alcune visite mediche sostenute dal mio assistito nel 1990». Anche
dopo la telefonata al Pentagono, l'accusa continua a seguire la pista
del "pazzo", dell'"impostore", e i legali temono che qualcuno possa
tentare di ucciderlo anche in cella, figurarsi una volta estradato
negli Usa. I segnali non mancano, del resto, neppure per Slansky e
Galati: con gatti impiccati alla veranda di casa, o auto danneggiate
in apparenti atti di vandalismo.

Altri siti internet con articoli dove viene smentita la
versione ufficiale:
http://www.nexusitalia.com/settimana.htm
http://www.nexusitalia.com/commenti.htm
http://www.disinformazione.it/11settembre2001.htm
http://www.disinformazione.it/quesitiattacchil.htm

Con tutti questi documenti, fatti e testimonianze, si può ormai
dimostrare che la versione ufficiale sugli attentati dell'11
settembre non è attendibile, e ho inoltrato il presente articolo per
farla conoscere a quante più persone possibile.
Il problema è che l'opinione pubblica, continua a rimanere all'oscuro
di questi fatti e segue ciecamente la versione ufficiale che a
portato alla guerra in Afghanistan, il cui regime dei Talebani era
stato istaurato dal Pakistan, USA e Arabia Saudita. Ora con la scusa
della lotta al terrorismo, si può fare la guerra anche al'Iran, Iraq,
Somalia, Corea. E necessario portare ha conoscenza dell'opinione
pubblica di tutte le circostanze che smentiscono la versione
ufficiale, affinché essa non sia disposta a seguire, tutto ciò che i
governi propongono con la scusa di fare la guerra al terrorismo.

Johnny Buleghin
09-07-02, 20:29
Originally posted by Der Wehrwolf
Gli attentati dell'11 settembre erano già stati pianificati 2 anni fa

Tratto da Il tempo di Domenica 3 Febbraio 2002

Un tenente della marina Usa, ora in carcere in Canada, aveva ottenuto
informazioni top-secret in Russia

11 settembre, la spia che sapeva troppo Indicò in anticipo i
bersagli. «Il piano: consentire un attentato, impedire gli altri»

di STEFANO MANNUCCI

«VOSTRO onore, mi permette di chiamare il Pentagono?». Il 10 gennaio
scorso, con una trovata degna di Perry Mason, l'avvocato Paul Slansky
è riuscito a dimostrare che il suo cliente, Delmart Vreeland, non è
un pazzo, come sostengono i governi di Stati Uniti e Canada.
Attraverso il "viva voce", tutti i presenti nell'aula giudiziaria di
Toronto hanno ascoltato ciò che diceva, da Washington, l'ignaro
centralinista del Dipartimento della Difesa: «Il tenente Vreeland è
identificato dalla sigla 0-3, questo è il suo diretto, questo il
numero della sua stanza». Non è vero, dunque, come hanno tentato di
dimostrare gli alti comandi militari, che l'uomo sia stato congedato
per scarso rendimento nell'86. Ha ragione Vreeland: è tuttora un
ufficiale della marina americana, da anni impegnato in missioni di
intelligence. ... omissis ...

Che dire?

In estrema sintesi, c'è un solo possibile giudizio su tutti coloro che, da vicino o da lontano, sono stati gli artefici o i complici degli orrendi crimini concretatisi con l'annientamento delle torri gemelle, l'11 settembre scorso:

PAZZI SATANICI

ossia fedelissimi figli prediletti di JehovvaMavallah.

E non tutti, anzi pochi, parlavano inglese!

Hans Von Buleghinen :mad: :mad: :mad: :mad: :mad:

Johnny Buleghin
09-07-02, 20:38
Originally posted by Johnny Buleghin


Che dire?

In estrema sintesi, c'è un solo possibile giudizio su tutti coloro che, da vicino o da lontano, sono stati gli artefici o i complici degli orrendi crimini concretatisi con l'annientamento delle torri gemelle, l'11 settembre scorso:

PAZZI SATANICI

ossia fedelissimi figli prediletti di JehovvaMavallah.

E non tutti, anzi pochi, parlavano inglese!

Hans Von Buleghinen

Haahhh...

Hans, ci sei cascato in pieno!

Pochi parlavano arabo.

Quasi tutti parlavano israelamerikano.

Di quali stati?

Te lo dirò un'altra volta, gonzo.

J.B.:D :D :D

Der Wehrwolf
10-07-02, 18:08
http://www.mail-archive.com/

Der Wehrwolf
10-07-02, 18:11
http://copvcia.com/index.html

Der Wehrwolf
10-07-02, 18:21
Washington sta spingendo India e Pakistan sull'orlo della guerra

di Michel Chossudovsky - Centre for Research on Globalisation (CRG) - http://globalresearch.ca/

Washington sta armando e consigliando entrambe le parti attraverso concessioni militari e d' intelligence approvati dal Congresso degli Stati Uniti. "Divide et impera": consigliare entrambe le parti sulla condotta di guerra. Armare entrambe le parti in conflitto e nutrire il complesso militar-industriale statunitense. Sviluppare cooperazioni militari congiunte e d'intelligence con entrambi i paesi, ponendo gli Stati Uniti in condizioni tali da sorvegliare il teatro di una eventuale guerra. Disgregare ed impoverire entrambi i paesi. Ripristinare l'Impero.
Il piano non dichiarato è di estendere la sfera d'influenza americana non solo nell'Asia Centrale, ma anche nel subcontinente indiano.

L'India ed il Pakistan sono attualmente all'orlo di una guerra. Mentre è stato presentato dai media come un conflitto legato allo status del Kashmir, è stato invece costantemente trascurato il ruolo della politica estera statunitense. Fin dalla fine della Guerra Fredda, Washington ha contribuito intenzionalmente - attraverso operazioni d'intelligence - ad accendere il conflitto indo-pakistano. In seguito all'undici settembre, tra nuovi attentati terroristici e ribellioni etniche in India, si sono sviluppate le condizioni utili allo scoppio di una guerra tra i due paesi. Il conflitto indo-pakistano deve essere visto anche nel più vasto contesto regionale.
Gli Stati Uniti sono attualmente coinvolti in numerosi teatri di guerra tra loro connessi che si estendono dal Medio Oriente all'Asia Centrale:
1) la guerra in Afghanistan che ha segnato la militarizzazione dell'intera regione centro-asiatica con truppe statunitensi stanziate in molto delle vecchie Repubbliche Sovietiche.
2) l'amministrazione Bush ha sostenuto Israele nell'occupazione della Palestina attraverso un Piano Segreto denominato "Operation Justified Vengeance". Israele sta cercando di distruggere l'Autorità Palestinese.
3) Washington ha annunciato la sua intenzione di intraprendere una guerra totale contro l'Iraq che potrebbe potenzialmente estendersi all'intera regione del Medio Oriente. Lo scoppio di una guerra tra l'India ed il Pakistan, non solo aumenta lo spettro di un olocausto nucleare in una regione che ospita pressoché un quarto della popolazione mondiale, ma aumenta anche la possibilità di un conflitto di maggior scala che potrebbe potenzialmente coinvolgere una regione più vasta, con implicazioni di grande portata per il futuro dell'umanità. Entrambi i paesi detengono armi nucleari ed un sofisticato sistema missilistico. Questa settimana, il Pakistan ha schierato i suoi missili Shaheen, secondo quanto riportato, che hanno un raggio di 750 chilometri... Il governo pachistano ha dichiarato che il "paese potrebbe esercitare l'opzione nucleare se la sua sopravvivenza fosse messa in pericolo". Il generale Pervez Musharraf, presidente del Pakistan, aveva avvisato il governo degli Stati Uniti "che di fronte ad una qualsiasi mossa, il Pakistan userà tutti i mezzi per garantire la sicurezza del paese. In questo caso, sarà una guerra illimitata". Anche l'arsenale nucleare indiano è in stato di massima allerta. Gli analisti militari e d'intelligence statunitensi hanno analizzato senza dubbio i collegamenti tra questi vari teatri di guerra. In tutta la regione vengono attentamente coordinate operazioni dei servizi segreti. L'evidenza conferma che la stessa CIA ha aiutato delle ribellioni, collegate con i gruppi islamisti, in un gran numero di paesi, utilizzando l'ISI pakistana come tramite. Gli Stati Uniti hanno effettuato operazioni d'intelligence nel subcontinente indiano.
È importante comprendere i retroscena del conflitto indo-pakistano e la storia delle operazioni dei servizi segreti statunitensi nel subcontinente indiano, attuati tramite la pakistana ISI (Inter-Services Intelligence). Appoggiata dalla CIA, l'ISI ha fornito, fin dagli anni ottanta, l'appoggio a molte insurrezioni secessionistiche islamiche nel Kashmir indiano. Anche se ufficialmente condannate da Washington, queste operazioni segrete dell'ISI furono intraprese col tacito accordo del governo degli Stati Uniti. In concomitanza con l'accordo di pace di Ginevra del 1989 ed il ritiro sovietico dall'Afghanistan, l'ISI è stata lo strumento per la creazione dello JKHM (Jammu and Kashmir Hizbul Mujahideen). Gli attacchi terroristici al Parlamento indiano del dicembre 2001 - che hanno contribuito a rendere ancora più instabili i rapporti tra India e Pakistan - furono realizzati da due gruppi ribelli appoggiati dal Pakistan, il Lashkar-e-Taiba ("Armata del Puro") e lo Jaish-e-Muhammad ("Esercito di Maometto"), entrambi sostenuti segretamente dall'ISI. Il potente "Council on Foreign Relations" (CFR), che svolge un importante ruolo dietro le quinte nella formulazione della politica estera statunitense, conferma (in un suo documento informativo) che i gruppi ribelli Lashkar e Jaish siano sostenuti dall'ISI: "attraverso la sua Inter-Services Intelligence (ISI), il Pakistan ha fornito fondi, armi, strutture per l'addestramento ed aiuta il Lashkar e lo Jaish nell'attraversare i confini. Questa assistenza - un tentativo di replicare in Kashmir la "guerra santa" della brigate internazionali islamiche contro l'Unione Sovietica in Afghanistan – ha aiutato l'introduzione dell'integralismo islamico nell'annoso conflitto per il destino del Kashmir… "Questi gruppi hanno ricevuto fondi da altre fonti, oltre che il governo pachistano? Sì. Membri delle comunità pakistane e Kashmir in Inghilterra inviano milioni di dollari l'anno, ed anche i simpatizzanti Wahhabi nel Golfo Persico offrono appoggio. "I terroristi islamisti in Kashmir hanno collegamenti con al-Qaeda? Sì. Nel 1998, il leader di Harakat, Farooq Kashmiri Khalil, ha firmato la dichiarazioni di Osama bin Laden che incitava ad attacchi agli americani, incluso i civili ed i loro alleati. Bin Laden è sospettato anche di finanziare lo Jaish, secondo gli ufficiali statunitensi ed indiani. E Maulana Masood Azhar, colui che fondò lo Jaish, si è recato diverse volte in Afghanistan per incontrare bin Laden. "Dove sono stati addestrati questi guerriglieri islamisti? Molti hanno seguito un addestramento ideologico nelle stesse madrasa, o seminari musulmani, in cui studiarono i Taliban e i combattenti stranieri in Afghanistan. Hanno ricevuto l'addestramento militare nei campi in Afghanistan o nei villaggi nel Kashmir controllato dal Pakistan. Dei gruppi di estremisti hanno recentemente aperto alcune nuove madrasa ad Azad Kashmir. Il CFR si è dimenticato però di menzionare i collegamenti tra l'ISI e la CIA. Mentre negli scritti di Zbigniew Brzezinski (che si dà il caso sia un membro del CFR) si conferma come la "brigata internazionale islamica" fosse una creazione del CIA. Attacco al Parlamento indiano L'attacco al Parlamento indiano del dicembre 2001, seguito dagli attentati terroristici e dalle rivolte etniche in Gujarat all'inizio del 2002, sono stati il culmine di un processo iniziato negli anni ottanta, finanziato dai proventi della droga e spalleggiato dai servizi segreti militari del Pakistan.
Questi attacchi terroristici sostenuti dall'ISI servono agli interessi geopolitici degli Stati Uniti. Loro non solo contribuiscono all'opera di indebolimento e di frammentazione dell'Unione Indiana, ma creano anche le condizioni favorevoli allo scoppio di una guerra regionale tra il Pakistan e l'India. Alleanze militari trasversali Nel tardo 1998, la Russia firmò un "accordo di cooperazione militare a lungo termine" con l'India che fu seguito, all'inizio del 1999, da un accordo di difesa tra l'India e la Francia. L'accordo tra Delhi e Parigi includeva il trasferimento di tecnologia militare francese così come degli investimento delle multinazionali francesi nell'industria indiana della difesa. Vi erano incluse anche delle installazioni per la produzione di missili balistici e teste nucleari, campi nei quali le società francesi hanno una certa esperienza. Questo accordo franco-indiano ha un effetto diretto sulle relazioni indo-pachistane. Urta inoltre contro gli interessi strategici statunitensi nell' Asia Centrale e Meridionale. Mentre Washington stava pompando aiuto militare al Pakistan, l'India era sostenuta da Francia e Russia. Durante i bombardamenti del 2001 all'Afghanistan, la Francia e l'India condussero delle esercitazioni militari congiunte nel Mare Arabico. Perfino subito dopo l'undici settembre l'India prese in consegna una grande quantità di arma russe grazie all'accordo di cooperazione militare tra India e Russia. Mentre Francia e Stati Uniti sembrano essere sui lati opposti della contesa indo-pakistana, la Francia garantisce forniture militare anche al Pakistan, in competizione con i produttori statunitensi di armamenti. Più generalmente, questo conflitto significa miliardi di dollari di profitto per i fornitori d' armi dell'Occidente e della Russia. A questo riguardo, la politica estera degli Stati Uniti è indirizzata all'assicurazione di un mercato per i Cinque Grandi produttori di armamenti, ora alleati con la British Aerospace Systems, contro i loro concorrenti francesi e russi. All'inizio di maggio, la Francia ha spedito il proprio ministro della Difesa Michele Alliot-Marie in Pakistan a causa di un attacco terroristico che costò la vita ad 11 francesi della "Direction des Constructions Navales" (DCN), impegnati nella costruzione di tre sottomarini Agosta per conto della marina militare pakistana. L'attentato, che con ogni probabilità fu motivato politicamente, potrebbe condurre alla sospensione della consegne di armamenti dalla Francia al Pakistan. Questa sospensione servirebbe agli interessi dei produttori di armamenti statunitensi...

Sull'orlo di una guerra
Questa settimana, il primo ministro indiano Vajpayee ha affermato che l'India è preparata ad una guerra in risposta agli attacchi terroristici. Delhi ha annunciato ad Islamabad una "battaglia decisiva" contro il terrorismo ed "ha detto ai suoi soldati sull'irrequieto confine del Kashmir di tenersi pronti per il sacrificio". Il Pakistan ha risposto "che qualsiasi azione intrapresa dall'India sulla linea di confine potrebbe provocare delle ritorsioni" che potrebbero provocare chiaramente "un conflitto più vasto tra i due confinanti dotati di armi nucleari." Nel frattempo alcune navi da guerra indiane si sono posizionate nel Mare Arabico, in prossimità della linea costiera pachistana. Un rapporto del Jane Defense Weekly conferma che lo Strategic Nuclear Command indiano (SNC) sarebbe pronto per giugno. L'SNC sarà comandato dall'Aeronautica Militare Indiana (IAF). Si dice che l'India abbia all'incirca 60 testate nucleari, contro le 25 del Pakistan. L'uso di armi nucleari non può essere ignorato. Entrambi i paesi hanno allertato i riservisti.

Il ruolo degli Stati Uniti
Il generale Pervez Musharraf è un burattino degli Stati Uniti. Fin dall'inizio dei bombardamenti sull'Afghanistan, l'aviazione militare statunitense controlla lo spazio aereo del Pakistan come molti altre installazioni militari pakistane. I consiglieri militari e dell'intelligence statunitense stanno lavorando a stretto contatto coi pachistani: Gli Stati Uniti ora sono pesantemente presenti nella regione. Detengono il pieno uso di due basi aeree pakistane e fin dall'inizio della guerra hanno preso il controllo di circa un terzo dello spazio aereo del paese per facilitare le proprie operazioni militari sull'Afghanistan. Più di 35.000 soldati pakistani sono impegnati nella protezione delle forze Stati Uniti presenti sul territorio. In aggiunta, altri 60.000 pakistani sono stati inviati sulla Durand Line, ovvero i 1.400Km di confine tra il Pakistan e l 'Afghanistan, per catturare ogni agente al-Qa'ida, incluso Osama bin Laden, che starebbero per attraversarlo. Con queste condizioni, il Pakistan non potrebbe praticamente intraprendere alcuna guerra senza il via libera di Washington. Il segretario di stato Richard Armitage è stato inviato da Washington nella regione per tenere delle consultazioni con entrambi i governi. Armitage è stato uno degli architetti principali durante l'amministrazione Reagan dell'appoggio segreto degli Stati Uniti ai Mujahedin e al partito islamista, sia durante la guerra afgano-sovietica così come nella sue conseguenze. L'appoggio segreto fu finanziato dal traffico di stupefacenti. "Armitage, al quale fu negata una nomina come assistente al segretario di stato nel 1989 a causa dei legami con l' affare Iran-Contra e ad altri scandali, è stato assistente al segretario alla Difesa negli anni di Reagan. Gli accordi del governo statunitense nell'affare Oliver North indicavano specialmente Armitage come uno degli ufficiali del Dipartimento della Difesa responsabile per i trasferimenti illegali di armi all' Iran ed ai Contras". In altre parole, Richard Armitage è in " missione di pace" o è parte di un'operazione di intelligence attualmente in corso, che consisterebbe nell'accrescere l'instabilità politica della regione spingendo un paese contro l'altro? La manovra di Washington: armare entrambe le parti Gli Stati Uniti hanno accordi di cooperazione militari sia con l'India, sia con il Pakistan. L'America vende armamenti ad entrambi i paesi (come anche la Francia). Allo stesso tempo, Washington controlla i sistemi avanzati disponibili in entrambi i paesi. Ironicamente, mentre l'America è il principale alleato del Pakistan, la cooperazione militare tra Stati Uniti ed India è stata bloccata dopo l'undici settembre. A novembre, il segretario di stato Donald Rumsfeld in una visita ufficiale in India, ha affermato la necessità di "rafforzare i legami militari e difensivi tra i nostri due paesi" nel contesto della guerra al terrorismo. Una delegazione inviata dal ministro indiano alla difesa Yogendra Narain è stata al Pentagono questa settimana, per "discutere un'eventuale cooperazione militare, incluso l'allargamento delle finalità, delle dimensioni e della frequenza di esercitazioni congiunte tra le rispettive forze armate" Nel frattempo, Washington stava rafforzando il proprio appoggio militare al Pakistan. L'amministrazione Bush, attraverso la CIA, sorveglia anche le operazioni segrete dell'ISI in appoggio ai ribelli islamici che operano in India. Paese dopo paese, queste insurrezioni sono usate da Washington per destabilizzare le strutture nazionali. La procedura standard è molto simile a quella usata recentemente in Macedonia, dove l'azione militare dell'UCK è stata sostenuta dagli aiuti militari della Nato e degli Stati Uniti. Nel frattempo, gli Stati Uniti stringevano un accordo di cooperazione militare, attualmente in corso, con il ministero macedone della Difesa nel contesto della Coordinazione del Programma di Pace. Mentre Washington sta armando il Pakistan, è in atto anche un accordo di cooperazione militare con l'India destinata a scongiurare un'aggressione armata ed a difendere il territorio indiano. Inoltre, dietro alle quinte - usando l'ISI pakistana come un tramite - la CIA sta fornendo sostegno (soldi ed armamenti) alle forze separatiste del Kashmir.
Con una crudele ironia, Washington sta armando e consigliando entrambe le parti attraverso concessioni militari e d' intelligence approvati dal Congresso degli Stati Uniti. "Divide et impera": consigliare entrambe le parti sulla condotta di guerra. Armare entrambe le parti in conflitto e nutrire il complesso militar-industriale statunitense. Sviluppare cooperazioni militari congiunte e d'intelligence con entrambi i paesi, ponendo gli Stati Uniti in condizioni tali da sorvegliare il teatro di una eventuale guerra. Disgregare ed impoverire entrambi i paesi. Ripristinare l'Impero. Il piano non dichiarato è di estendere la sfera d'influenza americana non solo nell'Asia Centrale, ma anche nel subcontinente indiano.

Der Wehrwolf
10-07-02, 18:24
L'anthrax e la C.I.A.

Pensare l'impensabile

di Wayne Madsen



Ora che il Federal Bureau of Investigation (FBI) ha ufficialmente terminato di investigare sull'anthrax, per gli americani è tempo di pensare l'impensabile: che l'FBI non sia mai stato molto impegnato a ad identificare il colpevole perché questi potrebbe essere il governo USA stesso. Vi sono crescenti prove che la fonte dell'anthrax era un laboratorio top secret dell'esercito USA in Maryland e che tra i colpevoli vi sono funzionari ai più alti livelli dell'infrastruttura militare e di intelligence degli USA.

L'FBI ridicolizza il collegamento anthrax-dirottatore

Gli attacchi all'anthrax al Congresso USA, ai principali media ed al sistema postale, arrivati poco tempo dopo gli attacchi a New York and Washington con gli aerei di linea dirottati, vennero dapprima attribuiti dall'amministrazione Bush ad Al Qaeda ed all'Iraq. Comunque il 23 marzo l'FBI annunciava ufficialmente che "esaurienti esami non supportavano la voce che l'anthrax fosse presente in qualsiasi luogo dove erano stati i dirottatori". Tale dichiarazione arrivava dopo che una storia piuttosto debole basata su congetture era apparsa sul The New York Times. L'articolo riportava che nel giugno 2001 un pronto soccorso di Fort Lauderdale aveva medicato il dirottatore saudita Ahmed Alhanzawi per una lesione cutanea da anthrax ad una gamba. Sebbene il medico, Christos Tsonas, al tempo in cui pulì e medicò la ferita non pensava che la lesione fosse causata dall'anthrax, più tardi cambiò idea quando si accorse che Alhanzawi era uno dei dirottatori.

Sebbene la teoria di Tsona fu rifiutata dall'FBI, venne sostenuta dal Centro per le strategie di biodifesa della Johns Hopkins University. La Johns Hopkins ha un particolare collegamento all'anthrax. Recentemente il Presidente Bush ha nominato come Direttore dell'Istituto Nazionale della Sanità (NIH) il Dr. Elias Zerhouni, un professore della Johns Hopkins University nato in Algeria e noto sostenitore del Pentagono riguardo alle biodifese contro l'anthrax. Come membro dell'Istituto di Medicina dell'Accademia Nazionale delle Scienze, Zerhouni ed i suoi colleghi del comitato speciale hanno dato luce verde all'uso da parte del Pentagono di un discutibile vaccino per l'anthrax sul personale militare. Secondo il Dr. Meryl Nass, un membro della Federazione degli Scienziati Americani che ha passato tre anni a studiare la più grande epidemia nota di anthrax al mondo in Zimbabwe dal 1979 al 1980, il rapporto redatto da Zerhouni e dai suoi colleghi "poggia sull'ignoranza di molte informazioni cruciali, e le sue raccomandazioni danno al dipartimento della Difesa tutto ciò che potessero desiderare. Pare che il rapporto sia "preparato" per sostenere varie iniziative del DoD, e procura le giustificazioni necessarie per riprendere le vaccinazioni obbligatorie all'anthrax contro l'obiezione di molti nel Congresso".

Il collegamento USA-anthrax non è una teoria della cospirazione

Dimenticatevi di infondate teorie della cospirazione. E' schiacciante la prova che l'FBI he sistematicamente evitato di eseguire e indagini sull'anthrax, proprio allo stesso modo nel quale ha evitato di seguire le piste negli attentati alla nave Cole, alle ambasciate USA in Africa Orientale ed alle Khobar Towers.

Il 4 aprile il reporter investigativo della ABC News Brian Ross ha trasmesso a ABC World News Tonight che dopo sei mesi l'FBI non aveva ancora indizi o sospetti colpevoli nell'indagine anthrax. Un disertore sovietico, l'ex primo vicedirettore del Biopreparat dal 1988 al 1992 ed esperto di anthrax Ken Alibek (già Kanatjan Alibekov), ora consulente del governo USA, fece la sorprendente affermazione che che la persona dietro gli attacchi anthrax potrebbe in effetti essere un consulente del governo USA. Dopo aver passato il test della macchina della verità Alibek è stato scagionato da ogni sospetto.

E' interessante che Alibek è il presidente della Hadron Advanced Biosystems. Il 2 ottobre 2001, proprio due giorni prima che il primo caso di anthrax venisse riportato a Boca Raton, Florida ed una settimana e mezza prima che l'anthrax venisse spedito per la prima volta a mezzo posta alla NBC News di New York, la Advanced Biosystems ricevette un sussidio di 800.000 dollari dal NIH per per individuare un'efficace difesa contro l'anthrax. Da lungo tempo la Hadron è collegata alla CIA. I collegamenti includono le accuse di molti ex funzionari governativi, incluso l'ex ministro della giustizia Elliot Richardson, che l'ex presidente della società, Earl Brian, si procurò illegalmente un sistema di database chiamato PROMIS (Prosecutors' Management Information System) dalla Inslaw, Inc. ed usò i suoi contatti alla CIA ed ai servizi informazione israeliani per distribuire illegalmente il software a diversi governi stranieri.

Ross riportò che i militari ed i servizi informazione USA si sono rifiutati di procurare all'FBI una lista completa degli impianti segreti e delle persone che lavorano ai progetti relativi all'anthrax. A causa di questa omertà sono state trattenute delle prove cruciali. La Prof.ssa Jeanne Guilleman del MIT's Biological Weapons Studies Center ha detto all'ABC: "Stiamo qui parlando di laboratori dove effettivamente potrebbe essere stato prodotto il materiale che sappiamo essere stato nella lettere a Daschle e a Leahy. Ed io penso che questo sia ciò che l'FBI stia ancora cercando di scoprire".

Ma non sembra che l'FBI voglia seguire queste importanti piste.

La CIA collauda l'anthrax e le poste USA

Il primo mezzo d'informazione importante ad accusare l'FBI di frenare è stata la BBC. Il 14 marzo il programma della BBC Newsnight mise in rilievo un'intervista con la Dott.ssa Barbara Rosenberg della Federazione degli scienziati americani. Dopo aver affermato che la CIA era coinvolta, attraverso fornitori della difesa, in collaudi segreti di invio di anthrax per posta, la Rosenberg, che ha stretti legami con l'ambiente della guerra biologica, è stata attaccata dalla Casa Bianca, dall'FBI e, cosa che non sorprende, dalla CIA.

La BBC ha intervistato anche il Dr. Timothy Read dell'Istituto Ricerche sul Genoma e principale esperto delle caratteristiche genetiche dell'anthrax. Read disse dei due ceppi, "Essi sono assolutamente collegati l'uno all'altro ... strettamente collegati l'uno all'altro". Comunque, Read non si spinse così lontano da suggerire che il ceppo della Florida, conosciuto come ceppo Ames, e quello sviluppato del laboratorio top secret di guerra biologica dell'esercito USA a Fort Detrick - conosciuto ufficialmente come Istituto Medico di Ricerca sulle Malattie Infettive dell'Esercito - erano una cosa sola.

William Capers Patrick III prese parte al programma di sviluppo iniziale dell'anthrax a Fort Detrick, che "ufficialmente " terminò nel 1972 quando il Presidente Nixon firmò, assieme all'Unione Sovietica ed al Regno Unito, la Convenzione sulle Armi Biologiche, Nixon aveva in realtà ordinato al Pentagono di terminare la produzione di armi biologiche nel 1969. Sembra ora probabile che i militari ed i servizi informazione non eseguirono gli ordini di Nixon ed infatti violarono sistematicamente un trattato in vigore firmato dagli Stati Uniti.

Durante gli anni '70 Cuba accusò fermamente gli Stati Uniti di usare contro di essa armi biologiche. Malcolm Dando, nel suo libro La guerra biologica nel 21° secolo, racconta degli attacchi biologici USA contro l'isola caraibica. La campagna segreta americana bersagliò il raccolto di tabacco con la peronospera tabacina, il raccolto di canna da zucchero con il fungus usrilaginales, il bestiame con la febbre suina africana e la popolazione cubana usando un ceppo emorragico della febbre gialla.

Lo scorso dicembre il New York Times affermò che Patrick scrisse un documento segreto sugli effetti della spedizione per posta di anthrax, rapporto che egli nega. Comunque, Patrick disse alla BBC che come esperto di anthrax (negli anni '90 egli era membro del gruppo di ispezione guerra biologica dell'ONU) era sorpreso che l'FBI non l'avesse intervistato subito dopo i primi attacchi con l'anthrax.

La BBC riportò che all'inizio dello scorso settembre il Battelle Memorial Institute (uno dei fornitori preferiti del Pentagono e della CIA e per il quale Alibek lavorò come direttore del programma di guerra biologica nel 1998) condusse un test segreto di guerra biologica nel deserto del Nevada usando anthrax modificato geneticamente, appena prima degli attacchi terroristici. La BBC riportò che il documento di Patrick sull'invio dell'anthrax per posta faceva anche parte del lavoro segreto del fornitore sul letale agente batteriologico.

Ma il governo USA avrebbe consapevolmente sottoposto la sua cittadinanza ad un pericoloso test sulle armi biologiche? Le prove di test passati suggeriscono che ciò è già stato fatto. Secondo Dando, negli anni '50 i militari rilasciarono zanzare femmine non infette in un'area residenziale di Savannah, Georgia. Poi controllarono quante entravano nelle case e quanta gente veniva punta. Nel 1956 600.000 zanzare vennero rilasciate da un aeroplano in un raggio da bombardamento. In un giorno le zanzare avevano viaggiato per due miglia ed avevano punto molte persone. Nel 1957, nel poligono di Dugway nello Utah, venne scaricata da un aereo F-100A la tossina della febbre Q. L'esercito concluse che se fosse stata usata una dose più potente sarebbero stati infettati il 99% degli esseri umani dell'area. Negli anni '60 gli obiettori di coscienza della Chiesa degli Avventisti del Settimo Giorno, che servivano in reparti non combattenti dell'esercito vennero esposti alla turalemia aeropropagata. In aggiunta alle rivelazioni di Dando, un alto funzionario civile a riposo dell'esercito riferì che nei primi anni '60 l'esercito usava forme di influenza in aerosol per infettare i sistemi della metropolitana di New York, Chicago e Filadelfia.

Da Fort Detrick con amore

Lo scorso gennaio Hartford Courant riportò che venne rilevata la scomparsa di 27 confezioni di esemplari di tossine biologiche da Fort Detrick dopo l'inventario redatto nel 1992. Il giornale riportava che tra gli esemplari scomparsi vi era il ceppo Ames dell'anthrax. Un ex tecnico del laboratorio di Detrick di nome Eric Oldenberg disse al Courant che mentre era a Detrick maneggiò solamente il ceppo Ames, lo stesso mandato al Senato e ai media. Lo Hartford Courant rivelò pure che erano spariti altri esemplari, inclusi Ebola, lo hantavirus, l'AIDS simian, e due etichettati come "sconosciuti", un termine di copertura per la ricerca classificata su agenti biologici segreti.

Steven Block della Stanford University, un esperto di guerra biologica, disse al The Dallas Morning News che, "Il procedimento americano per preparare l'anthrax è segreto nei dettagli, ma gli esperti sanno che produce una polvere estremamente pura. Un grammo (appena un 28° di oncia) contiene un trilione di spore . . . Un trilione di spore per grammo è una spora essenzialmente solida . . . Appare in tutti i rapporti fatti finora che questa era una polvere fatta con la c.d. ricetta ottimale USA . . . Ciò significa che essi dovevano avere le informazioni dagli Stati Uniti o forse essi erano gli Stati Uniti". (enfasi dell'autore).

Block inoltre disse al giornale di Dallas, "Dopo tutti questi mesi l'FBI non ha ancora arrestato nessuno . . . E' possibile, come è stato suggerito, che se ne stiano tenendo alla larga perché la persona coinvolta potrebbe avere informazioni segrete che il governo degli Stati Uniti non vorrebbe venissero divulgate".

E quello che il governo non vorrebbe fosse divulgato è il fatto che gli Stati Uniti violano apertamente la Convenzione sulle Armi Biologiche del 1972. L'Articolo 1 della Convenzione dichiara espressamente: "Ogni Stato parte di questa Convenzione non intraprende in qualsiasi circostanza lo sviluppo, produzione, immagazzinamento o l'acquisto e la detenzione di: 1. Microbi od altri agenti biologici, o tossine di qualunque origine o metodo di produzione, di tipi ed in quantità che non hanno alcuna giustificazione per scopi di profilassi, protettivi od altri scopi pacifici. 2. Armi, equipaggiamenti o mezzi di lancio progettati per l'uso di tali agenti o tossine per scopi ostili od in conflitti armati".

La morte del Dr. Wiley: un omicidio annunciato

L'unica persona che era nella condizione di sapere dell'origine dell'anthrax spedito con il Servizio Postale USA morì in maniera molto sospetta appena un mese dopo l'inizio degli attacchi.

Il riportato "suicidio" e poi "morte accidentale" del famoso scienziato biofisico ed esperto di anthrax, Ebola, AIDS, herpes ed influenza di Harvard, Dr. Don C. Wiley, sul Ponte Hernando De Soto della Interstate 55 che collega Memphis a West Memphis, Arkansas, probabilmente è stato un omicidio ben architettato, secondo i funzionari locali di polizia del Tennessee ed Arkansas.

Il 15 novembre l'auto di Wiley, una Mitsubishi Galant del 2001 presa a noleggio, venne ritrovata abbandonata stranamente nella corsia sbagliata, ad ovest nella corsia diretta ad est del ponte. Le chiavi erano ancora nell'accensione, il serbatoio era pieno, mancava il copricerchione della ruota anteriore destra e vi erano segni gialli di abrasioni dalla parte del guidatore del veicolo che indicavano una possibile strisciata laterale.

Wiley era stato visto per l'ultima volta quattro ore prima, a mezzanotte circa, prima che la sua auto venisse trovata sul ponte attorno alle 4 del mattino. Fu visto per l'ultima volta nella lobby del Peabody Hotel di Memphis, mentre lasciava un banchetto del St. Jude Children's Research Hospital del quale era consigliere. La polizia "concluse" rapidamente che Wiley si era suicidato saltando giù dal ponte nel fiume Mississippi. Risulta che le prime conclusioni della polizia, decise senza una completa indagine, furono progettate dell'FBI. Il 20 dicembre il corpo di Wiley venne recuperato dal fiume a Vidalia, in Louisiana, 320 miglia a sud di Memphis. Dopo che gli amici e la famiglia di Wiley scartarono la tesi del suicidio, il medico legale di Memphis concluse il 14 gennaio 2002 che Wiley era caduto "accidentalmente" dal bordo del ponte dopo un piccolo incidente d'auto.

Gli esperti funzionari locali di polizia che assegnarono originariamente il caso ad investigatori della omicidi dissero che non era andata così. La polizia di Memphis affermò che passarono solamente 15 minuti dall'ultima volta che la polizia aveva controllato il ponte ed l'ora alla quale essi scoprirono il veicolo abbandonato di Wiley. Essi sospettarono che Wiley fosse stato ucciso. Comunque, il locale ufficio dell'FBI di Memphis rimase fermo sulla propria versione che la morte di Wiley non era il risultato di un "atto ostile". Un investigatore della polizia di Memphis disse, "il resoconto dei giornali sull'incidente di Wiley secondo me non spiegava niente", e aggiunse, "tutto quello che veniva attribuito all''incidente' poteva venire attribuito anche a qualcos'altro".

Comunque, secondo fonti dell'intelligence USA, Wiley potrebbe essere stato la vittima di un'esecuzione di un servizio informazioni. Ciò è consistente con i commenti della polizia locale che l'FBI ed "altre" agenzie USA sono entrate nel caso per impedire che la locale polizia di Memphis potesse esaminare attentamente il caso stesso. I dipendenti del St. Jude's Childrens' Hospital in Memphis, nel cui consiglio d'amministrazione sedeva Wiley, vennero improvvisamente sommersi dalle voci infondate che Wiley fosse un grande bevitore e senza speranza.

Questa è una classica manovra dei servizi segreti per spargere disinformazione sulle vittime di "suicidio" dopo i loro omicidi. Le voci favorite che vengono diffuse includono quelle di presunto alcolismo, depressione, omosessualità, asfissia autoerotica, dipendenza da droghe ed ossessione con la pornografia, specialmente pornografia infantile.

Secondo la polizia locale sarebbe stato facile determinare se Wiley era un grande bevitore e ciò sarebbe risultato dall'autopsia. La polizia ritiene pure che se Wiley lasciò il Peabody sotto influsso dell'alcol, quattro ore più tardi doveva essere abbastanza sobrio da non cadere dal bordo del ponte. Inoltre, il passamano del ponte è abbastanza alto da escludere che Wiley, alto 6 piedi e 3 pollici, non sarebbe potuto cadere giù accidentalmente senza assistenza. Aggiungete ciò al fatto che nella storia del ponte nessuno è mai caduto dal bordo.

La polizia ritiene anche che alle 4 del mattino sul ponte ci doveva essere qualcun altro che avrebbe chiamato la polizia per segnalare una persona che guidava sulla strada nella corsia sbagliata. A causa del fatto che l'accesso al ponte è limitato uno avrebbe dovuto guidare a lungo dalla parte sbagliata. Qualche poliziotto è dell'opinione che Wiley sia stato colpito con un ago e la ragione per la quale venne gettato nel veloce Mississippi è che per tutto quel tempo nell'acqua (un mese) la prova del colpo con l'ago sarebbe in gran parte scomparsa.

Ed in un altro non meno strano sviluppo, il 14 marzo allo Shelby County Regional Forensic Center, che ospita l'obitorio e l'Ufficio di Medicina Legale che condusse l'autopsia di Wiley, vennero ritrovati una bomba e due più piccoli congegni esplosivi. Il Dr. O.C, Smith, il medico legale, disse al Commercial Appeal di Memphis, "Abbiamo avuto diversi casi importanti, da quello del Dr. Wiley a quello di Katherine Smith (una impiegata del Dipartimento della Motorizzazione trovata misteriosamente bruciata nella sua auto dopo essere dopo essere stata accusata in un'inchiesta federale di cospirazione per ottenere patenti fasulle per uomini di origine mediorientale), ma non vi è stata alcuna indicazione che avessimo infastidito nessuno . . . proprio non sappiamo se eravamo oppure no i bersagli previsti".

Fonti informate dei servizi informazione USA e stranieri hanno rivelato che Wiley potrebbe essere stato messo a tacere per avere scoperto che il governo USA opera ancora con agenti per la guerra biologica dopo che gli USA, assieme all'Unione Sovietica ed alla Gran Bretagna, nel 1972 firmarono la Convenzione sulle Armi Biologiche.

La connection sudafricana

La morte di Wiley potrebbe essere collegata anche alle rivelazioni recentemente arrivate dal Sud Africa. La sua esperienza sulle impronte genetiche per vari ceppi può averlo condotto a particolari paesi ed ai loro progetti di guerra biologica.

I media sudafricani recentemente sono stati rumorosi con i dettagli un vecchio programma di guerra biologica della nazione e dei suoi collegamenti con la CIA. Il programma di guerra biochimica sudafricano aveva il nome in codice di progetto Costa ed aveva il suo centro ai Laboratori di Ricerca Roodeplat a nord di Pretoria. Il laboratorio manteneva collegamenti con l'impianto per la bioguerra di Fort Detrick e con il Porton Down Laboratory britannico. Al capo del programma sudafricano, il Dr. Wouter Basson, dopo la caduta del regime dell'apartheid, secondo le informazioni, venne offerto un lavoro alla CIA negli Stati Uniti. Secondo l'ex vicedirettore del Servizio Nazionale Informazioni sudafricano Michael Kennedy, si dice che quando Basson rifiutò l'offerta la CIA minacciò di ucciderlo. Nondimeno, gli USA fecero pressioni sul nuovo presidente Nelson Mandela perché gli venissero consegnati i documenti ed i frutti del lavoro di Basson. Si ritiene che gran parte di questo lavoro sia stato trasportato a Fort Detrick.

Basson dichiarò pure di essere stato coinvolto in un progetto chiamato Operazione Banana che, con base a El Paso, in Texas, con la benedizione della CIA, era designato per il trasporto della cocaina dal Perù in Sud Africa. La cocaina, nascosta nelle banane, doveva essere usata per sviluppare una nuova droga paralizzante.

Uno dei progetti segreti dei sudafricani comprendeva l'invio di anthrax per posta. Tra le tecniche che caddero nelle mani degli americani vi era un metodo con il quele le spore di anthrax venivano incorporate, con effetto letale, nei risvolti gommati delle buste.

Altre armi biochimiche sudafricane presumibilmente trasferite alla CIA includevano, oltre l'anthrax, il colera, il vaiolo, la salmonella, la botulina, laturaremia, il thallium, lo E.coli, il racin, gli organofosfati, la necrotising fasciitis, l'epatite A, lo HIV, il paratifo, il gas nervino Sarin VX, Ebola, Marburg, i virus della febbre emorragica della Rift Valley, la febbre gialla, il virus del Nilo Occ., gas lacrimogeno CR ad alto potenziale, ecstasy allucinogeno, Mandrax, BZ, cocaina, droghe anticoagulanti, le droghe Scoline da iniezione letale e la Tubarine, ed il cianuro.

Molti della famiglia e degli amici del Dr. Wiley dubitano che egli abbia commesso suicidio. Il fatto che egli fosse certamente nella posizione per sapere dell'origine di diversi virus e batteri - che avrebbero potuto portare al governo USA - potrebbe averlo reso un bersaglio primario per il governo in cerca di coprire il proprio lavoro illegale nella guerra biologica.

Le ricerche sull'anthrax di Wiley

Wiley aveva una relazione significativa con le ricerche sull'anthrax. Wiley non era solamente un professore di Harvard ma conduceva anche ricerche al Chevy Chase, Maryland Howard Hughes Medical Center, che lavora per l'Istituto Nazionale della Sanità. Il 1° ottobre 2001, appena tre giorni prima del primo caso riportato di anthrax in Florida, lo Hughes Center annunciò che una squadra comune Harvard-Hughes aveva identificato un gene di topo che rendeva i topi resistenti ai batteri dell'anthrax. Sebbene i media più tardi non lo rilevarono, quella ricerca utilizzò l'esperienza di Wiley sul sistema immunitario. Il nuovo gene, chiamato Kif1C, localizzato nel cromosoma 11 di un topo, aumentava i sistemi di difesa di speciali cellule immuni, chiamate macrophages, contro gli effetti distruttivi dei batteri dell'anthrax.

Quella di Wiley non è stata l'unica morte sospetta di uno scienziato con conoscenze sulle difese biologiche. Appena tre giorni prima della morte di Wiley, il Dr. Benito Que, un biologo cellulare del Miami Medical School specializzato in malattie infettive, morì per una violenta aggressione. Il Miami Herald riportò che Que morì dopo che "quattro uomini armati di mazze da baseball lo aggredirono nella sua auto". Una settimana dopo la morte di Wiley, il Dr. Vladimir Pasechnik, un ex scienziato del Biopreparat, la fabbrica per la produzione di armi biologiche dell'Unione Sovietica, venne trovato morto per un presunto infarto nel Wiltshire, non lontano dal centro per la guerra biologica britannico di Porton Down. Pasechnik aveva disertato dall'Unione Sovietica nel 1989 ed era un esperto dei programmi su anthrax, vaiolo, peste tularemia dell'URSS. Mentre era al Biopreparat, Pasechnik lavorava per Alibek, che disertò tre anni più tardi. Quando morì Pasechnik stava collaborando agli sforzi del governo britannico per procurare biodifese contro l'anthrax.

L'anthrax e l' Operazione Northwoods

Per coloro che non credono alla possibilità che il governo USA sia il sospettato numero uno per gli attacchi con l'anthrax, si rinvia al libro di James Bamford sulla National Security Agency, Body of Secrets. Il libro rivela che nel 962 il capo degli Atati Maggiori Riuniti Lyman Lemnitzer, assieme ad altri membri dello stesso, stava progettando un virtuale colpo di stato contro il Presidente Kennedy usando atti terroristici eseguiti dai militari ma dei quali si sarebbe incolpato il governo Castro a Cuba. Il piano segreto, nome in codice Operazione Northwoods, implicava militari USA che sparavano a persone innocenti nelle strade delle città americane, affondare battelli che portavano rifugiati cubani in Florida, condurre attentati terroristici facendo esplodere bombe a Washington, a Miami ed in altre città. Gente innocente sarebbe stata arrestata per attentati e dirottamenti aerei. Se il decollo di John Glenn da Cape Canaveral nel febbraio del 1962 fosse finito in un'esplosione sarebbe stato incolpato Castro. Vennero fatti piani per abbattere aerei civili sulla rotta dagli Stati Uniti alla Giamaica, al Guatemala, a Panama, o al Venezuela e poi data la colpa a Cuba. I militari USA pianificarono anche di attaccare la Giamaica e Trinidad and Tobago, entrambe colonie britanniche, e far figurare che l'avessero fatto i cubani per costringere la Gran Bretagna ad una guerra contro Cuba.

Finora l'amministrazione Bush si è rifiutata di sostenere una completa ed indipendente inchiesta del Congresso sugli eventi dell'11 settembre e su quelli successivi riguardanti l'anthrax. Pare che esso e le agenzie a tre lettere per le quali è così prodigo di lodi e finanziamenti, sappiano di più di quanto ammettono sulla provenienza degli attacchi con l'anthrax. Se il detto "dove c'è fumo c'è fuoco" ha qualche base di verità, gli Stati Uniti sono nel mezzo di un furioso inferno. Chi risponderà all'allarme antincendio?

Wayne Madsen è un giornalista investigativo di Washington, DC. Può essere contattato a: WMadsen777@aol.com

Der Wehrwolf
10-07-02, 18:25
Guardian
6 Aprile 2002


Bioterrorismo americano

Se il Presidente Bush è serio nel dichiarare guerra agli strumenti di distruzione di massa, dovrebbe iniziare a casa.



George Monbiot




Caro Presidente Bush,
in commemorazione delle vittime degli attacchi contro New York e Washington la scorsa settimana lei ha chiesto che le controversie siano "ricondotte entro i termini della ragione". Ha insistito sul fatto che "ogni nazione nella nostra coalizione deve considerare seriamente la crescita della minaccia" di armi biologiche e chimiche. Lei ci ha assicurato che su questo punto "non ci sono margini di errore, e nessuna possibilità di imparare dagli errori... l'inattività non è un'alternativa." E' un modo di sentire con cui la maggior parte della gente nel mondo concorderebbe.




Mentre molti di noi credono che attaccare l'Iraq accrescerebbe piuttosto che ridurre la possibilità che siano usate armi di distruzione di massa, pochi potrebbero contestare il fatto che gli agenti chimici e biologici rappresentino una grave minaccia per il mondo.

Così quelli che pensano come noi nelle altre nazioni che hanno ascoltato questa dichiarazione sono sconcertati. Perché lei che pretende di voler costruire "un mondo pacifico dopo la guerra al terrore" ha fatto tutto il possibile per minare i tentativi di controllare queste armi mortali? Perché i membri del congresso del suo partito hanno ripetutamente sabotato i tentativi di assicurare che gli agenti chimici e biologici siano eliminati?

A dicembre, i suoi negoziatori hanno fatto a brandelli la Biological Weapons Convention (Convenzione per le Armi Biologiche). La convenzione del 1972, come ben sa, non si poteva mettere in pratica. Sebbene il trattato vietasse lo sviluppo e la produzione di armi biologiche, non includeva alcun meccanismo per assicurare che le sue regole fossero rispettate. Così per sei anni, i 144 firmatari hanno sviluppato un "protocollo di verifica" per permettere alle Nazioni Unite di ispezionare impianti sospettati di produrre armi biologiche.
In luglio, il suo governo ha rifiutato di firmare il protocollo. A dicembre, avete deliberatamente fatto affondare i negoziati insistendo, all'ultimo momento, perché la delibera fosse riscritta. Un delegato europeo, riferendosi agli impegni che la sua delegazione aveva preso prima dell'incontro, ha commentato: "Sono bugiardi. In decenni di negoziati multilaterali non abbiamo mai visto un tipo di comportamento così offensivo." Le vostre azioni hanno reso inutile il convegno, lasciando il mondo indifeso proprio dalle armi che lei dice di voler eliminare.

Quattro anni fa, membri repubblicani del Congresso, che lavoravano accanto al governo Clinton, votarono per arrecare un danno simile alla Chemical Weapons Convention (Convenzione per le Armi Chimiche). Questo accordo già aveva i mezzi per costringere le nazioni ad aprire i propri laboratori alle ispezioni, cosa che costituisce la chiave determinante per il controllo reale sulle armi. Ma nel 1998 il suo partito ha deciso che gli Stati Uniti non dovevano essere soggetti agli stessi provvedimenti. Con l'approvazione di una legge che vieta il trasferimento di campioni chimici al di fuori degli Stati Uniti su richiesta degli ispettori internazionali delle armi; limitando il numero di laboratori che gli Stati Uniti devono denunciare e consentendo al presidente degli Stati Uniti di rifiutare "ispezioni a sorpresa" dei suoi impianti chimici, i membri repubblicani del Congresso hanno completamente azzoppato la convenzione in tutto il mondo.
Sotto la sua presidenza, persino le verifiche di routine sono state viziate, visto che i funzionari del governo hanno detto agli ispettori quali parti di un impianto potevano o non potevano visitare, proprio come Saddam ha fatto in Iraq. Altri paesi hanno usato la sua intransigenza per indebolire a loro volta la convenzione.

Gli Stati Uniti hanno anche rifiutato sia il denaro richiesto da parte dell'ispettorato per le armi chimiche sia i fondi necessari per rimuovere e mettere fuori uso il vasto arsenale di testate chimiche nella Siberia occidentale, alcune delle quali giacciono in magazzini protetti solo da lucchetti per biciclette alle porte. E' stato il suo senatore Pat Roberts a spiegare che i fondi promessi non sarebbero stati elargiti col pretesto che queste armi "costituiscono più una minaccia ambientale per la Russia che una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti." Tuttora la sicurezza nei depositi militari è così trascurata che nessuno sa nemmeno quante testate esplosive contengano.
Non dovrebbe essere sorpreso nell'apprendere che molti di noi si stiano chiedendo perché le sue intenzioni dichiarate e la sua politica divergano in modo così ampio. E nemmeno dovrebbe essere sorpreso che qualcuno di noi sospetti che gli Stati Uniti possano avere qualche proprio segreto mortale, che il nostro governo spera di proteggere dalla pubblica vista.

Nel settembre dello scorso anno, il New Yourk Times ha riportato che "il Pentagono ha costruito uno stabilimento batteriologico che potrebbe produrre microbi letali sufficienti a spazzar via intere città." Lo scopo dello stabilimento era difensivo: i vostri impiegati volevano vedere quanto possa esser facile per i terroristi fare la stessa cosa. Ma è stato costruito senza la supervisione del Congresso e senza una dichiarazione alla Biological Weapon Convention, in palese trasgressione delle leggi internazionali. Forse potremmo convenire che se gli Stati Uniti hanno scoperto un simile impianto segreto in una nazione povera, allora il governo di quella nazione, se dovesse sopravvivere alla vostra reazione iniziale, avrebbe molte giustificazioni da dare.

Ma di preoccupazione ancora maggiore è la recente scoperta che il suo governo ha programmato di testare le testate chimiche che contengono microbi vivi in grandi camere pressurizzate presso l'Edgewood Chemical Biological Center dell'esercito americano, nel Maryland. Gli esperti di questo settore dicono che la proporzione degli esperimenti suggerisce che non siano a scopo difensivo ma destinati a contribuire allo sviluppo di nuove armi biologiche.

E' anche chiaro che qualche elemento del suo attuale programma di difesa stia violando entrambi i trattati che il suo governo ed il suo partito hanno sabotato. Il fungo costruito geneticamente che avete sviluppato da vaporizzare per via aerea in Columbia chiaramente lo qualifica come un'arma biologica non letale. E, poiché i vostri scopi strategici in quel paese si estendono oltre la semplice estirpazione della droga fino all'eliminazione delle forze ribelli di sinistra, gli sprays chimici che avete impiegato nelle regioni che loro controllano sono stati usati come armi in modo altrettanto chiaro, come lo è stato in Vietnam l'Agent Orange.
Le vostre officine militari stanno sviluppando una nuova gamma di "batteri che distruggono i materiali" costruiti geneticamente, allo scopo di distruggere rampe, motori e coperture anti-radar degli aerei da guerra. Sebbene non agiscano direttamente sugli esseri umani, sarebbe molto difficile negare che siano armi biologiche.

Il suo governo ha anche rifiutato di distruggere le sue scorte di vaiolo, ed ha insistito per sviluppare nuove e letali varietà di antrace. Avete detto che questo è esclusivamente a scopo difensivo: per studiare come possano essere usati dalle forze nemiche, o per sviluppare nuovi tipi di vaccini. Ma la Federazione degli Scienziati Americani avverte che qualcuna delle nuove ricerche su cui state investendo potrebbe essere classificata come " a doppio uso": potrebbe essere utilizzata altrettanto facilmente per scopo offensivo che per scopo difensivo. Anche se accettassimo le assicurazione del suo governo che questi programmi sono di esclusiva natura difensiva, è chiaro che stanno producendo proprio i rischi cui pretendono di opporsi. Gli attacchi di antracite dello scorso ottobre sembrano essere stati lanciati da uno scienziato dall'interno di uno dei vostri laboratori di guerra biologica, utilizzando una varietà sviluppata dal Medical Research Institute dell'Esercito americano.

Signor Presidente, lei dice di voler salvare il mondo dalle armi biologiche e chimiche. Con o senza l'aiuto dei nostri leaders, lei sembra pronto ad andare in guerra per quello scopo. Ma il primo passo per far fronte alle armi di distruzione di massa non è la distruzione di massa delle armi? E la sua campagna per la pace nel mondo non sarebbe più convincente se lei rispettasse le convenzioni stabilite per distruggerle?

Sinceramente suo
George Monbiot

Der Wehrwolf
10-07-02, 18:26
Il fronte dell'Asia orientale

di Joseph Gerson

Col pretesto della "guerra al terrorismo", gli Usa mirano a rinsaldare il loro dominio globale. In questo quadro pongono le basi per rafforzare la presenza nel Pacifico, possibile fronte della terza guerra mondiale. Filippine, Malesia, Indonesia e Giappone al centro della rinnovata politica Usa in Asia orientale

Sotto il fuoco di sbarramento dei titoli dei giornali dedicati a New York e all’Afghanistan, molti si sono distratti dalla profonda ristrutturazione del disordine mondiale gestita da Washington.

Comprensibilmente, la nostra attenzione è rivolta alle sconfitte dei talebani e al ritorno al potere dei già noti signori della guerra afghani, con l’appoggio dei fulminei bombardamenti a bassa e ad alta tecnologia degli Stati Uniti. La possibile metastasi della guerra con un coinvolgimento del Pakistan come potenza nucleare e l’escalation del conflitto israelo-palestinese richiedono una riflessione per prevenire l’impensabile su numerosi fronti.

Intanto apprendiamo che all’interno dell’amministrazione Bush si è fatto più acceso il dibattito su quali, fra i sessanta paesi che "ospitano" organizzazioni terroristiche, saranno i prossimi a sperimentare la "dottrina Bush".

IL NUOVO "NUOVO ORDINE MONDIALE"

Gorge W. Bush ha usato il Giorno del Ringraziamento per chiamare a raccolta le truppe della 101° Divisione Aerea - e il popolo degli Stati Uniti - al grido di "l’Afghanistan è solo l’inizio della guerra contro il terrore". Condoleezza Rice è stata chiara sul fatto che Saddam Hussein "non dovrebbe essere indifferente a quanto sta accadendo in Afghanistan". A Sudan, Libia, Siria e Iran è stato ricordato che si può essere "o con noi o contro di noi" e sono stati lanciati avvertimenti alla Corea del Nord, che potrebbe essere la prossima nella lista delle priorità di Bush.

Il nuovo "Nuovo ordine mondiale" di Bush-Cheney-Rumsfeld ha molto in comune con i giorni più oscuri della guerra fredda. Entrambe le dottrine sono emerse, in parte, per difendere "la democrazia liberale". Ognuna è stata ben progettata per oscurare la mobilitazione popolare, la sperequazione nella distribuzione delle risorse e quello stato di guerra che è funzionale al proseguimento del progetto di espansione imperiale portato avanti da due secoli.

Gli attacchi criminali e indiscriminati dell’11 settembre "hanno azzerato", secondo le parole di Colin Powell, la politica militare ed estera degli Stati Uniti. L’amministrazione Bush ha ripreso l’uso che Bush padre aveva fatto degli attacchi dell’Iraq contro il Kuwait per rinsaldare il dominio globale Usa nell’era del dopo guerra fredda. Ha usato la "guerra contro il terrorismo" per consolidare le fresche alleanze con la Russia e l’India, per disorientare e sminuire le sfide regionali all’egemonia degli Stati Uniti da parte dell’Unione Europea e della Cina, per dare una regolata ai rapporti con l’Arabia Saudita, l’Egitto e gli altri clienti arabi, per espandere la presenza militare nei paesi petroliferi dell’Asia centrale, per allargare l’alleanza con il Giappone e rinsaldare il dominio sull’Oceano Pacifico.

L'ASIA ORIENTALE AL PRIMO POSTO

Fin dai primi di ottobre, l’amministrazione Bush ha dichiarato che "si è verificato un tentativo organizzato da parte di Bin Laden e dei suoi seguaci di estendere la loro presenza in Asia Orientale, non solo nelle Filippine ma anche in Malesia e Indonesia". Un numero crescente di consiglieri militari è stato inviato nelle Filippine per unirsi alla guerra trentennale contro i secessionisti islamici della lontana provincia di Mindanao. Strategie più complesse si stanno usando per contenere i fondamentalisti islamici in Malesia e Indonesia. La Corea del Nord e in misura minore la Cina sono state inserite nella lista.

Per contestualizzare il ruolo crescente di Washington nei conflitti di bassa intensità e nella gestione delle crisi nell’Asia del Pacifico, il Pentagono ha diffuso il 30 settembre una frettolosa revisione del suo Quadrennial Defence Review Report (vedi "G&P", n. 85, p. 9), passata quasi inosservata sulla stampa. Il Rapporto, coerentemente alla dottrina strategica degli Stati Uniti a partire dalla tarda era Reagan, identifica le "tre grandi" regioni essenziali al dominio globale degli Stati Uniti. Una significativa differenza è che l’Asia Orientale adesso viene per prima. Un altro cambiamento, sottolineato da Dennis C. Blair, comandante in capo nel Pacifico, è che il Rapporto "distingue, all’interno dell’Asia Orientale, tra i problemi dell’Asia nord orientale, incentrati sulla Corea, e il resto della regione. È la prima volta che la presenza nell’Asia orientale è riconosciuta esplicitamente come qualcosa di più di un deterrente verso la Corea".

LE FILIPPPINE SULLA VIA DEL PETROLIO…

Nelle Filippine si sta combattendo una lunga guerra contro il gruppo di Abu Sayyaf, una scheggia del Moro National Liberation Front (Mnlf), di cui si dice che i suoi leader abbiano combattuto in Afghanistan contro i sovietici. Abu Sayyaf ha perseguito la sua battaglia secessionista attraverso rapimenti e attentati terroristici, nonostante un accordo sull’autonomia della provincia di Mindanao tra il Mnlf e Manila (1996). Secondo anonimi "funzionari Usa" i rapporti di Al Qaeda nelle Filippine includono "scuole islamiche e istituzioni benefiche attraverso le quali sono affluiti milioni di dollari per supportare il gruppo e i suoi alleati in Asia orientale e meridionale". Come riferito dal "New York Times" all’inizio di ottobre, Washington è impegnata a sradicare il "principale centro operativo" delle forze islamiche legate a Bin Laden.

Non si tratta di una nuova preoccupazione di Washington. Mindanao, la provincia meridionale a maggioranza musulmana, non è mai stata completamente conquistata o integrata dagli eserciti "cristiani" di Madrid, Washington o Manila. E, tanto per rendere la situazione più interessante, le Filippine si trovano in mezzo al Mare Cinese Meridionale, ricco di risorse, sulle linee marittime che collegano le economie dell’Asia orientale con il petrolio del Medio Oriente e a poche ore dalla Malesia e dall’Indonesia. Persino mentre le truppe Usa erano state legalmente bandite dalle Filippine negli anni Novanta, Washington aveva usato l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale per costruire un potente base navale e aerea nel sud di Mindanao.

… E "SECONDO FRONTE" DELLA GUERRA INFINITA

La guerra a Mindanao e gli impegni di Washington nella zona sono nettamente cresciuti alla fine del 2001. In rapida successione, la Presidente Macapagal-Arroyo ha offerto agli Stati Uniti l’uso dello spazio aereo e l’accesso alle ex basi navali e aeree statunitensi di Subic e Clark. I combattenti di Abu Sayyaf sono stati ritenuti responsabili di un attentato terroristico nel distretto commerciale di Mindanao. Washington ha annunciato un aumento del numero dei consiglieri militari per l’addestramento dei reparti militari d’élites filippini. Bush e il segretario alla Difesa Rumsfeld hanno incontrato la Arroyo, promettendo 100 milioni di dollari di assistenza e rifiutando di escludere un impegno di truppe da combattimento statunitensi per questo "secondo fronte nella guerra al terrorismo guidata dagli Stati Uniti". E, alla fine di novembre, Nur Misauri, governatore di Mindanao ed ex leader del Mnlf, ha infranto l’accordo sull’autonomia del 1996 attaccando una base militare filippina. Misauri, dopo avere lasciato il paese, è stato poi subito catturato in Malesia.

MALESIA, UN NEONATO STATO ISLAMICO A FIANCO DEGLI USA

Il Primo ministro malese Maharathir Mohamad ha risposto agli attacchi dell’11 settembre rinsaldando i rapporti con Washington per marginalizzare successivamente il Pas, il partito malese di opposizione. Andando oltre la sua condanna agli attacchi dell’11 settembre Maharathir, con i governi del Pakistan e dell’Indonesia, ha offerto un sostegno acritico agli attacchi aerei statunitensi contro l’Afghanistan fino alle settimane immediatamente precedenti il Ramadan. Sebbene non sia stata resa ufficiale, deve esserci stata una collaborazione tra i servizi segreti di Washington e di Kuala Lumpur, perché stranamente è passato poco tempo tra il momento in cui i primi rapporti riferivano che Nur Misauri era scappato da Mindanao e la sua cattura avvenuta in Malesia.

Sul fronte interno Maharathir ha fatto una mossa inattesa per aggirare i suoi oppositori islamici e pacificare l’opinione pubblica a maggioranza islamica. Ha invitato i migliori studenti della prestigiosa università egiziana Al Azhar a certificare che la Malesia (in passato uno stato laico) è ora uno stato islamico! Se questa può essere stata una brillante mossa politica, ben altro sarà necessario per neutralizzare la paura e la rabbia dei manifestanti malesi inneggianti a Bin Laden.

INDONESIA. DALLA CRISI DEI RAPPORTI…

Gli interessi maggiori sono in Indonesia, la cui Presidente Megawati Sukarnoputri ha avvertito che il paese "potrebbe disintegrarsi e diventare i Balcani dell’Asia Orientale".

L’Indonesia è la quarta nazione più popolosa al mondo ed è il più grande stato islamico. Per i leader statunitensi, impegnati a controllare le risorse di petrolio mondiali, la posizione dell’Indonesia è strategicamente più importante persino delle sue risorse minerarie. Sumatra, una delle due maggiori isole indonesiane, domina lo Stretto di Malacca che collega l’Oceano Indiano con il Mare Cinese Meridionale, creando un potenziale punto di attrito per il flusso di petrolio tra il Golfo Persico e le economie del Giappone, della Corea del Sud, la Cina e Taiwan.

A cominciare con i bagni di sangue appoggiati dalla Cia nel 1965 che rimpiazzarono il Presidente Sukarno, leader dell’indipendenza nazionale indonesiana, con la dittatura di Suharto, gli Usa hanno esercitato la loro influenza direttamente attraverso i militari indonesiani (fino a poco tempo fa la sola vera istituzione nazionale).

Dopo un decennio difficile di critiche del Congresso statunitense alle violazioni dei diritti umani in Indonesia, il collasso dell’economia nel 1997-98, i diktat disastrosi del Fmi, il sostegno continuato degli Stati Uniti al regime di Suharto e l’isolamento internazionale (compresa la quasi interruzione dei rapporti militari tra Usa e Indonesia sulla scia del più recente genocidio a Timor Est), le relazioni tra Usa e Indonesia avevano raggiunto il loro punto più basso. Le dimostrazioni davanti all’ambasciata Usa e le minacce ai cittadini statunitensi sono diventate la regola, più che l’eccezione.

… AI TENTATIVI DI NORMALIZZAZIONE

Anche prima dell’11 settembre, la neoeletta Presidente Megawati (figlia di Sukarno) ha cercato di ricucire i rapporti con Washington, in parte per riattivare il flusso degli aiuti militari Usa ai militari indonesiani suoi alleati. Ma non ha molto spazio di manovra, dovendo destreggiarsi tra il desiderio di riavvicinarsi a Washington e il suo popolo affamato e arrabbiato.

Dopo il ritorno da Washington il suo Vicepresidente dichiarava che gli attacchi potevano aiutare gli Stati Uniti a "espiare i loro peccati". Per ricomporre la situazione, l’impopolare ambasciatore Usa a Jakarta aveva criticato i militari indonesiani per non avere preso l’iniziativa contro i militanti islamici che minacciavano di attaccare l’ambasciata e di cacciare i cittadini statunitensi dall’Indonesia.

Al di là degli arrabbiati dimostranti indonesiani e alle loro foto di Bin Laden fuori dell’ambasciata degli Stati Uniti a Jakarta, è sempre più evidente la presenza di Al Qaeda in Indonesia. La stampa asiatica ha riferito di cittadini afghani in volo verso la capitale delle Molucche, Ambon, dove sono stati calorosamente accolti dalla polizia locale e dai militanti musulmani e hanno riferito di essersi uniti alla campagna lanciata contro la terrorizzata comunità cristiana dell’isola dall’Islamist Laskar Jihad.

Nel frattempo, a partire dall’11 settembre, il Pentagono ha cercato una più stretta collaborazione con i militari indonesiani per la "guerra al terrorismo" e il Congresso ha mandato a Jakarta un doppio messaggio, da un lato incrementando simbolicamente gli aiuti e dall’altro richiedendo prove del fatto che i militari indonesiani stanno procedendo a una "riforma".

GIAPPONE, TESTA DI PONTE CONTRO LA CINA

Non sorprende che, mentre il governo giapponese infrangeva le limitazioni al dispiegamento in tempo di guerra del suo esercito incostituzionale, inviando navi e truppe verso l’Oceano Indiano e l’Asia meridionale, gli Usa (nella Quadrennial Defense Review) riaffermassero la centralità dell’alleanza militare con il Giappone. Nonostante i decenni di resistenza di Okinawa al colonialismo degli Usa, questa prefettura sta per diventare un sempre "più importante snodo". E l'isola di Guam (Usa), la più vicina alle Filippine, all’Indonesia e al Mare Cinese Meridionale è candidata a diventare un centro per le operazioni aeree e navali degli Stati Uniti.

Indipendentemente dalla guerra in Afghanistan e dalla sua possibile estensione al Pakistan, il Pentagono ha previsto che le sue portaerei trascorreranno molto più tempo nell’Oceano Indiano e nel Pacifico occidentale. Esse saranno raggiunte da navi riadattate per essere equipaggiate con missili da difesa, progettati in primo luogo per intimidire la Cina, ormai circondata.

Da "Peacework" <www.afsc.org/peacewrk.htm >, dic. 2001-genn. 2002 , in "Znet" <www.zmag.org/weluser.htm>. Trad. e adattamento di Domenico Avolio.

Der Wehrwolf
10-07-02, 18:27
http://www.clorofilla.it/articolo.asp?articolo=1628

Der Wehrwolf
10-07-02, 18:30
11 settembre 2001. Colpo di Stato in USA
a cura di Maurizio Blondet

edizioni EFFEDIEFFE - capitolo uno PROLOGO A MOSCA E A WALL STREET

"Benvenuti distruzione, eccidio, massacro! Io vedo, come su una carta, la fine di tutto". (Shakespeare, Riccardo III, 11,4)

Il 29 giugno 2001 alcuni ospiti importanti - anche statunitensi - incontrano membri della Duma, il Parlamento russo. Visitatori e ospiti parlano della bolla finanziaria americana, l'astronomico rialzo azionario alla Borsa di Wall Street, e si trovano d'accordo su questo: presto o tardi la bolla scoppierà, provocando una crisi finanziaria globale. Ma come? Quando? Qualcuno, scettico, osserva che il rialzo azionario a New York continua da dieci anni. Per interromperlo, dice, ci vorrebbe una guerra, un evento bellico, missili lanciati da qualcuno... La signora Tatyana Koryagina, economista, ritenuta molto vicina al presidente russo Vladimir Putin, replica vivacemente: "Missili e bombe a parte, esistono altre armi, molto più distruttive". E prosegue: "Gli Usa sono stati scelti come oggetto di attacco finanziario perché il centro finanziario del pianeta è lì. L'effetto sarà massimo. Le onde d'urto della crisi economica si spanderanno nel mondo all'istante come l'onda d'urto di una bomba atomica". La Pravda citerà queste parole in un articolo di prima pagina del 12 luglio, dedicato appunto alla bolla speculativa americana. Mancano meno di tre mesi al fatale 11 settembre, all'attacco megaterroristico del World Trade Center a New York, a due passi da Wall Street. Alla luce dell'orribile evento, la frase della dottoressa Koryagina sembra più che una premonizione involontaria. Gli USA sono stati scelti: pare il lapsus di qualcuno che sa in anticipo. Lo è? Sapevano, i russi?

Si guardi il lettore da correre alla più affrettata delle conclusioni, sospettando che i russi, "se sapevano", è perché "sono stati loro". Sapevano qualcosa, è certo. Il 20 agosto, meno di un mese prima dell'11 settembre, il presidente Putin ordinò ai servizi segreti russi di avvertire le loro controparti americane, "nei più forti termini possibili", di imminenti attacchi ad aeroporti ed edifici pubblici. Così almeno ha detto lo stesso Putin in un'intervista concessa alla rete televisiva americana MS-NBC (il 15 settembre, a tragedia avvenuta).

Del resto, una strana quantità di persone sembra che sapessero. Persone di condizione assai diseguale. Il 12 agosto, nella prigione di Toronto in cui è detenuto per frodi, un certo Delmart "Mike" Vreeland mette per iscritto quel che deve avvenire a New York, chiude i foglio in una busta e la consegna alle autorità carcerarie, perché lo protocollino.

Vreeland risulta tenente della Marina militare americana e sostiene di aver lavorato per l'intelligence della Us Navy. La sua lettera viene aperta il 14 settembre: Vreeland ha indicato in anticipo l'attacco alle Twin Towers e al Pentagono. Il curioso episodio è riportato sul Toronto Star del 23 ottobre 2001, che cita gli archivi della Toronto Superior Court dov'è traccia del fatto. La Marina americana nega che Vreeland sia mai stato addetto all'intelligence. Conferma che è stato arruolato negli anni '80, e dimesso per comportamento scorretto. A quale scopo Vreeland ha messo per iscritto in anticipo quel che sapeva, l'ha voluto far protocollare dalle autorità carcerarie perché ci fosse sul suo documento una data certa anteriore all'11 settembre, insomma ha voluto preconfezionare una prova da poter esibire in un tribunale? Perché Vreeland sta lottando per non farsi estradare negli Stati Uniti: sostiene, davanti ad ogni giudice canadese, che la CIA vuole ucciderlo. Uno strano tipo di complottista.

Ma già un mese prima di "Mike" Vreeland, personaggi molto più importanti si erano comportati come se già sapessero. Anzi di più: come se già sapessero quel che il governo americano avrebbe fatto dopo l'attacco al WTC.

Berlino, 11 luglio 2001. Tre alti funzionari statunitensi incontrano nella capitale tedesca membri dello spionaggio russo e britannico e li informano che gli Usa progettano un attacco militare contro l'Afghanistan. Quando? A ottobre. I tre alti personaggi sono Toni Simmons, ex ambasciatore Usa in Pakistan, Karl Inderfurth, già assistente segretario di Stato per gli affari dell'Asia meridionale, e Lee Coldren, che ha lavorato al Dipartimento di Stato come esperto del Sud Asia. Sappiamo i loro nomi e il genere d'informazione che hanno comunicato dal Guardian (22 settembre 2001), dalla BBC (18 settembre), e da Interpress Service (16 novembre).

E' anche probabile che i tre abbiano riferito quel che negli ambienti internazionali qualificati poteva essere già un segreto di Pulcinella. Ancora il britannico Guardian, il 26 settembre 2001, a firma Felicity Lawrence, rende noto che fin dall'estate 2001 "secondo informazioni non confermate, truppe speciali uzbeche e tagike erano in addestramento in Alaska e in Montana [..], mentre gli US Rangers stavano addestrando truppe speciali in Kirghizistan". Aggiunge che " l'alto funzionario del Dipartimento Difesa Usa, dottor Jeffrey Starr ha visitato il Tagikistan in gennaio".

C'era chi sapeva quel che stava per accadere con tale precisione, da puntarvi sopra denaro. Molto denaro. Fra il 6 e il 7 settembre 2001 (mancano quattro giorni all' attacco qualcuno, su mercato nanziano New York, acquista 4.744 opzioni "put" della United Airlines. Chi acquista opzioni "put" si impegna a vendere un determinato numero di azioni, a un prezzo convenuto, entro un termine stabilito; in pratica, scommette sul ribasso di quel titolo, per guadagnarci. Il 10 settembre, vengono parimenti acquistate 4.516 opzioni "put" della American Airlines. Ciò fa stranamente impennare i grafici delle compravendita giornaliere l'acquisto di opzioni "put" sulle due compagnie aeree in quei giorni è del 600 per cento superiore al normale. E nessun'altra compagnia aerea è oggetto di una simile speculazione al ribasso. Anche perché proprio il 10 settembre l'agenzia economica Reuters scrive che "si prevede un rialzo per le azioni delle compagnie di volo". Gli anonimi speculatori vanno sicuri contro la tendenza del mercato, perché sanno con certezza che solo la United e la American avranno i loro aerei dirottati e lanciati alla distruzione.

Dopo la tragedia, il New York Times e il Wall Street Journal hanno abbondantemente parlato di questo caso di insider trading della morte; e l'FBI si è affrettata a indagarlo. Anche perché risalire agli ignoti e ben informati speculatori, significava arrivare molto vicino alle menti organizzatrici della strage; e la certezza di tutti gli inquirenti era che l'inchiesta avrebbe portato a scoprire la rete finanziaria del miliardario saudita Bin Laden e di AI-Qaeda, la sua formazione di terroristi globali. Non c'era dubbio che gli autori dell'attentato coincidessero con gli autori della speculazione. Invece non è stato così. L' inchiesta sulle opzioni put ha portato gli investigatori su tracce assai lontane da Bin Laden, anzi in una direzione diametralmente opposta. Ne riparleremo, perché questo caso (e il silenzio sulle indagini che ne è seguito, dopo l'apertura di certe porte sorprendenti) mette gli eventi dell'11 settembre in una prospettiva completamente diversa da quella promossa dalle versioni ufficiali. Per intanto tenetelo a mente.

Noi dobbiamo correre, per darvi l'ultima notizia che annunciò il disastro in anticipo. 11 settembre: è l'alba a New York, solo due ore prima dell'evento. Negli uffici della Odigo, situati nelle immediate vicinanze delle Torri Gemelle, gli impiegati sono già al lavoro. La Odigo è un'azienda di "instant messages", Internet, posta elettronica, segnalazioni su cercapersone: si lavora 24 ore su 24 ai computer, al software, sui portali Internet. La Odigo è in rete con il mondo intero, e smista i messaggi elettronici che rimbalzano dai più lontani angoli del pianeta. A New York, la giornata si annuncia tersa, bellissima. Il primo sole comincia ad accendere le facciate a specchio dei grattacieli.

Due impiegati della Odigo ricevono sul loro computers un "messaggio di testo" che li avverte dell'imminente attacco al World Trade Center. Presto, fra poche decine di minuti, dice il messaggio.

Il testo completo del messaggio non ci è noto. Secondo il Washington Post - che pubblicò la notizia il 26 settembre 2001 - "l'azienda (Odigo) ha detto di non poter rivelare il contenuto del messaggio o l'identità chi lo ha spedito, dato che tutto è coperto da segreto istruttorio". Ciò che i giornalisti del Washington Post hanno potuto strappare al vicepresidente Alex Diamandis è che a ricevere il messaggio sono stati "due addetti dell'ufficio di ricerca e sviluppo e vendite internazionali" della Odigo, "che ha sede in Israele". Il messaggio è stato inviato da "un altro utente circa due ore prima del primo attacco".

"Subito dopo gli eventi tragici a New York, i due addetti hanno avvertito la direzione del messaggio ricevuto e questa ha allertato i servizi segreti di Israele. A sua volta, l'FBI è stata informata".Si può risalire a chi ha spedito il messaggio? "Colui che l'ha inoltrato non è personalmente conosciuto dagli impiegati della Odigo", è la obliqua risposta d vicepresidente della ditta. Dietro insistenza, viene fuori però almeno questo: "La ditta in genere protegge la privacy dei suoi utenti. Però gli impiegati hanno registrato il protocollo dell'indirizzo Internet dell'inoltrante il messaggio". Inoltre: "I servizi della Odigo comprendono un software chiamato People Finder (il Trovagente) che consente agli utenti contattarne altri".

Sembrerebbe un gioco da ragazzi risalire al bene informato. Specie per l'FBI e i servizi segreti israeliani. Ma se hanno scoperto qualcosa di concreto, non ne sappiamo nulla: anche su questa notizia è calato il silenzio. Un silenzio inspiegabile, a tanti mesi dalla tragedia. Che alimenta sospetti e lascia spazio alla disinformazione incontrollata, o a maligne leggende urbane.

Fra queste, una ha fatto il giro del mondo: migliaia (la voce dice quattromila) operatori ebrei, il cui posto di lavoro erano le due Torri, quell'11 settembre hanno preso le ferie. Questa voce - che mira chiaramente ad agitare lo spettro del complotto ebraico - pare aver origine da notizie di stampa su giornali arabi (fonti ben meno credibili del Washington Post) e non è stata né ripresa né verificata negli Stati Uniti. La sola notizia certa riguarda la ZIM: una grossa ditta di trasporti e navigazione israeliana, che aveva i suoi uffici al piano 47 della Torre Uno (la prima colpita) e che aveva traslocato due settimane prima dell'11 settembre, trasferendo i suoi 200 impiegati alla nuova e più economica sede di Norfolk, Virginia. "Zim workers saved by costcutting", titolava con sollievo il Jerusalem Post del 13 settembre 2001: "I lavoratori della ZIM salvati dalla riduzione dei costi". Del resto, anche la britannica Barcklay's Bank aveva gli uffici nelle Torri, ed aveva traslocato da poco .Il Wordl Trade Center,il più vasto spazio per uffici del mondo, era un porto di mare; aziende che vengono e vanno, che pagano l'affitto per qualche mese e poi cambiano sede.

Il sospetto va esercitato a mente fredda, senza paranoia e controllando bene la credibilità delle fonti. Come stiamo facendo in queste pagine. Tutto ciò che possiamo dire è questo: qualche decina di persone hanno mostrato di sapere "prima". E FBI, CIA, servizi israeliani hanno tutti i mezzi per scoprire chi sono, e come mai sapevano. Se ci fosse, s'intende, la volontà di far luce.

Der Wehrwolf
10-07-02, 18:33
http://web.tiscali.it/gicis/pentagono.htm

Der Wehrwolf
10-07-02, 18:34
Quesiti sugli attacchi dell'11 settembre
di Jim Marrs - tratto da Nexus nr.36

Superficialmente tutto è sembrato abbastanza chiaro. Secondo la versione ufficiale, circa 19 terroristi mediorientali suicidi, col cuore gonfio di odio nei confronti della libertà e della democrazia americane, hanno dirottato quattro aerei di linea, ne hanno fatti schiantare due contro le torri gemelle del World Trade Center di New York ed un terzo contro il Pentagono. Il quarto a quanto viene riferito è precipitato nella Pennsylvania occidentale dopo che i passeggeri hanno tentato di contrastare i terroristi.
Tuttavia sono emersi molti quesiti inquietanti, fra cui:
- Perché i militari americani stavano predisponendo piani di guerra contro l'Afghanistan già da mesi prima degli attentati dell'11 settembre? Stavano soltanto cercando qualche evento che spingesse il pubblico americano, generalmente disinteressato, verso una guerra, come avvenuto in passato?

- Come è possibile che documenti cartacei che incriminavano bin Laden siano stati trovati infatti presso il WTC mentre le scatole nere degli aerei - progettate per resistere ad eventuali incidenti - erano danneggiate al punto da risultare inutilizzabili?

- Perché anche a distanza di giorni e persino di settimane dagli attentati al WTC agli operatori video è stato proibito di riprendere o fotografare le macerie da determinate angolazioni, così come lamentato dal corrispondente della CBS Lou Young, il quale ha chiesto: "Cos'hanno paura che vediamo?"

- Perché, come riferito dal New York Times del 16 ottobre, la relazione della polizia di New York al FBI è stata spedita con l'imballaggio "rischio per la sicurezza"? La sicurezza di chi è a rischio? Quella del FBI? Cos'è che il FBI non vuole che il Dipartimento di Polizia di New York sappia?

- Un piano terroristico palesemente sofisticato, che ha implicato almeno 100 persone e una preparzione di almeno cinque anni, come ha fatto a sfuggire ai nostri servizi di intelligence, in particolare CIA ed FBI? E perché, invece di destituire i responsabili di questo fallimento dell'intelligence e di ristrutturare completamente queste agenzie, stiamo raddoppiando il loro budget?

- Perché la Torre Sud del WTC è crollata per prima, quando non era così estensivamente danneggiata quanto la Torre Nord, che è bruciata per quasi un'ora e mezza prima di crollare?

- Perché molti testimoni affermano di aver sentito ulteriori esplosioni all'interno degli edifici? E perché la distruzione delle torri è sembrata più una implosione controllata che un tragico incidente?

- Perché il Direttore del FBI Robert Mueller ha ammesso che la lista dei nomi dei dirottatori potrebbe non contenere i loro nomi reali? Non deve forse chiunque mostrare una foto di identità per richiedere la carta d'imbargo? Che fine hanno fatto le normali misure di sicurezza?

- Perché c'è stata una discrepanza di 35 nomi fra le liste dei passeggeri pubblicate e il resoconto ufficiale dei morti su tutti e quattro i voli sfortunati? Il cronista di internet Gary North ha riferito che i "nomi pubblicati non collimano in nessun caso con il totale elencato per il numero delle persone a bordo". Qual è il motivo di questa discrepanza?

- Visto che nessuno di questi passeggeri elencati aveva un nome dal suono arabo coma ha fatto il governo a sapere quali erano i dirottatori?

- Perché i numeri dei sedili dei dirottatori, comunicati tramite una conversazione con cellulare dalla hostess di bordo Madeline Amy Sweeney al Controllo del Traffico Aereo di Boston, non coincidevano con i numeri dei sedili occupati dagli uomini che il FBI afferma siano stati i responsabili?

- Visto che il Mistero degli Esteri dell'Arabia Saudita ha comunicato che cinque dei presunti dirottatori non si trovavano a bordo degli aerei della morte e di fatto sono tuttora in vita, mentre è stato riferito che un sesto uomo della lista è vivo ed in buona salute in Tunisia, perché questi nomi si trovano ancora sulla lista del FBI?

- Perché su nessuna delle liste passeggeri non era riportato nemmeno uno dei nomi dei dirottatori citati? Se hanno usato tutti quanti degli pseudonomi, come ha fatto il FBI ad identificarli così in fretta?

- Perché uno dei dirottatori citati si è portato un bagaglio per un volo suicida e lo ha poi lasciato nella sua macchina all'aeroporto assieme ad un foglio che lo incriminava?

- Secondo il New York Times, per quanto riguarda le indagini complessive sugli attentati di settembre, verso la fine di ottobre le autorità americane hanno riconosciuto che la maggior parte dei loro promettenti indizi per scovare i complici e parte dei loro sospetti di lunga data relativi a svariati indiziati si sono chiariti; dal momento che sono state arrestate più di 800 persone e sono state ricevute da parte della popolazione più di 365 mila segnalazioni come mai, nella più grande indagine criminale nella storia degli USA, non è venuto fuori nulla di rilevante?

- Perché delle quasi 100 persone tuttora ricercate dal FBI nessuna viene considerata uno dei principali indiziati?

- Perché stiamo bombardando l'Afghanistan, quando apparentemente nessuno dei dirottatori elencati era afgano bensì erano arabi provenienti da vari paesi mediorientali? Visto che l'Iraq era coinvolto nell'attentato al WTC del 1993, perché non stiamo bombardando quello stato "canaglia"?

- Come hanno fatto i terroristi ad ottenere i segretissimi codici e segnali della Casa Bianca e dell' Air Force One - pretesto per sballottare il Presidente Bush per tutto il paese l'11 settembre? Ciò costituiva la prova del lavoro di un infiltrato oppure, come riportato da Fox News, la prova che l'ex dipendente del FBI ed agente doppiogiochista Robert Hanssen aveva consegnato una versione aggiornata del software trafugato Promis ai suoi manipolatori Russi i quali, a loro volta, lo hanno passato a bin Laden? Forse che questo software, che durante l'amministrazione Reagan venne sottratto ad una società americana da funzionari del Dipartimento di Giustizia presieduto dal Procuratore generale Ed Meese, permette ad esterni la libera penetrazione dei nostri computer più segreti?

- Se l'aereo del Volo 93 della United Airline è precipitato in seguito ad un'eroica lotta dei passeggeri con i dirottatori, perché dei testimoni hanno parlato di un secondo aereo che lo seguiva, di detriti infuocati che cascavano, di nessun cratere profondo e di relitti sparsi per un'area di sei miglia, cose che indicano un'esplosione in volo?

- Perché i notiziari hanno descritto passeggeri del Volo 93 mutilati e a cui è stata tagliata la gola con dei taglierini, mentre la rivista Time del 24 settembre ha riportato che uno dei passeggeri ha chiamato a casa col cellulare per riferire che "Siamo stati dirottati, ma ci stanno trattando gentilmente"?

Tratto da Nexus New Times edizione italiana nr.36 Gennaio-Febbraio 2002

Der Wehrwolf
10-07-02, 18:35
Bzrezinski ammette che l'islamismo afgano...
tratto da www.nexusitalia.com

Brzezinski ammette che l'islamismo afgano fu creato a Washington

Intervista con Zbigniew Brzezinski, consigliere sulla sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, su 'Le Nouvel Observateur' (Francia), 15-21 gennaio 1998, pag. 76. Notare che le copie di 'Le Nouvel Observateur' distribuite in America non includevano la seguente intervista; solo le edizioni distribuite al di fuori degli USA la riportavano. Questo la dice lunga sulla società statunitense.

Domanda: L'ex direttore della CIA Robert Gates, nelle sue memorie ["From the Shadows"] ha affermato che i servizi d'intelligence americani iniziarono ad aiutare i Mujahadeen in Afghanistan sei mesi prima dell'intervento sovietico. In quel periodo lei era consigliere sulla sicurezza nazionale del presidente Carter, pertanto ha giocato un ruolo in questa vicenda. È esatto?

Brzezinski: Sì. Secondo la versione ufficiale della storia, l'aiuto della CIA iniziò durante il 1980, vale a dire, dopo che l'esercito sovietico invase l'Afghanistan, il 24 dicembre 1979. Ma la realtà, custodita segretamente sino ad ora, è completamente diversa: in realtà, fu il 3 luglio 1979 che il presidente Carter firmò la prima direttiva per aiutare segretamente gli oppositori del regime filosovietico di Kabul. E quel giorno stesso, io scrissi una nota al presidente, nella quale gli spiegavo che secondo me questo aiuto avrebbe indotto i sovietici ad intervenire militarmente.

D: Malgrado questo rischio, lei era un sostenitore di questa azione coperta. Forse che lei stesso desiderava questa entrata in guerra dell'Unione Sovietica e ha cercato di provocarla?

B: Non è affatto così. Non abbiamo spinto i sovietici ad intervenire, ma incrementammo consapevolmente la possibilità che lo facessero.

D: Quando i sovietici giustificarono il loro intervento affermando che intendevano combattere contro un segreto coinvolgimento degli Stati Uniti in Afghanistan, la gente non ci credette. Tuttavia, c'era un fondo di verità. Oggi non si pente di nulla?

B: Pentirmi di cosa? Quell'operazione segreta fu un'idea eccellente. Ebbe l'effetto di trascinare i russi nella trappola afgana e lei vorrebbe che me ne pentissi? Il giorno che i sovietici attraversarono ufficialmente il confine, scrissi al presidente Carter: adesso abbiamo l'opportunità di dare all'Unione Sovietica la sua guerra del Vietnam. In effetti, per quasi dieci anni, Mosca dovette condurre una guerra insostenibile dal governo, un conflitto che contribuì alla demoralizzazione e infine al collasso dell'impero sovietico.

D: E lei non si pente neanche di aver appoggiato il fondamentalismo islamico, avendo fornito armi e addestramento ai futuri terroristi?

B: Cos'è più importante per la storia del mondo? I Talebani o il collasso dell'impero sovietico? Qualche musulmano fomentato o la liberazione dell'Europa centrale e la fine della guerra fredda?

D: Qualche musulmano fomentato? Ma è stato detto e ripetuto che il fondamentalismo islamico oggi rappresenta una minaccia mondiale.

B: Sciocchezze!Si sostiene che l'Occidente avesse una politica globale nei confronti dell'Islam. Questo è stupido. Non c'è un Islam globale. Guardi all'Islam razionalmente e senza demagogia o emotività. È la maggior religione del mondo, con un miliardo e mezzo di seguaci; ma cosa c'è in comune tra il fondamentalismo dell'Arabia Saudita, il Marocco moderato, il militarismo del Pakistan, l'Egitto filo-occidentale o il secolarismo dell'Asia centrale? Niente di più di ciò che unisce le nazioni cristiane.

(Tratto da una traduzione dal francese di Bill Blum)

Der Wehrwolf
10-07-02, 18:36
Spie israeliane arrestate sul tetto a Manhattan
di Sbancor - tratto da http://www.rekombinant.org

Sbancor aveva avvisato: quando si iniziano a delirare razze e religioni si aprono le porte dell'orrore. Le rivelazioni vengono da Fox News e Associated Press. Ci sono forze istituzionali USA impegnate a bloccare la corsa alla guerra in Medio Oriente? Rekombinant counter-intelligence per tutti.

[NdR. Anti-boatos system: la fonte e questo articolo vanno citati correttamente]

Mentre l'intero Occidente è ridotto a una platea di idioti teledipendenti che da casa tifano, chi per gli ebrei, chi per Arafat, con gran spreco di neuroni e adrenalina elettrotelevisiva, iniziano a filtrare notizie inquietanti. Ricordando a tutti i lettori che, nella società dello spettacolo integrale, "il vero è un momento del falso" le rispedisco così come le ho avute.

Da E.I.R (Executive Intelligence Revue) anno 10, n.51 20 dicembre 2001.

(...)

"Ora, a tre mesi di distanza, Sharon e i militari israeliani procedono a passo spedito verso la guerra. In questo contesto si collocano alcune rivelazioni esplosive sul conto delle unità dello spionaggio israeliano attive negli USA alla vigilia dei misfatti dell'11 settembre. Poiché le rivelazioni provengono da una rete televisiva affermata come la Fox News, e sono poi state riprese dalla Associated Press e da CHANNEL 11 di Houston ed altri, va ritenuto che dietro vi siano forze abbastanza istituzionali impegnate a bloccare la corsa verso la guerra in Medio Oriente.

In quel fatidico 11 settembre furono arrestate cinque spie israeliane, poi estradate. Stavano tutt'e cinque su di un tetto di Hoboken, e guardavano oltre il fiume Hudson, in direzione delle Torri Gemelle. Qualcuno ha chiamato la polizia ed è risultato che i cinque facevano parte delle forze armate israeliane e che avevano lavorato per una impresa di trasporti. I cinque, i cui visti erano scaduti, si sono rifiutati di dire di più.

Gli israeliani arrestati nelle retate successive all'11 settembre sono in tutto una sessantina. La Fox News riferiva l'11 dicembre che, sottoposti al test della "macchina della verità", alcuni di questi arrestati hanno mentito.

"Non ci sono indizi di una partecipazione israeliana negli attacchi dell'11 settembre; purtuttavia, gli investigatori sospettano che essi abbiano raccolto informazioni in anticipo attinenti a quei fatti, ma non le hanno riferite" alle autorità USA, ha detto Carl Cameron della Fox News. Le autorità americane hanno detto a Cameron che il silenzio è d'obbligo in questa fase dell'inchiesta, mentre i portavoce dell'ambasciata israeliana non ammettono niente di niente in merito allo spionaggio negli USA. Cameron ha continuato:

"Ma Fox News ha appreso che un gruppo di israeliani da poco individuato nel North Carolina si serviva di un appartamento in California per spiare un gruppo di arabi che le autorità statunitensi tengono sotto osservazione perché sospettati di collegamenti con il terrorismo.

"La Fox News ha raccolto documenti che indicano come anche prima dell'11 settembre almeno 140 altri israeliani siano stati arrestati nel corso di complesse indagini molto riservate sullo spionaggio israeliano negli USA."

I sospetti si appuntano su studenti dell'Università di Gerusalemme o dell'Accademia Bezalel: "I documenti mostrano che [gli israeliani] si sono concentrati nella penetrazione di basi militari, degli uffici della DEA, della FBI, e di diversi uffici governativi e ci sono riusciti, entrando persino in uffici segreti e abitazioni private appositamente non registrate, assegnate al personale che svolge attività speciali".

Un'altra parte dell'inchiesta riguarda l'arresto di decine di spie israeliane che operavano in strada, come venditori ambulanti. Cameron fa inoltre riferimento ad altre indagini condotte dalla Corte dei Conti e dai servizi militari (DIA) che definiscono le attività spionistiche israeliane negli USA rispettivamente "aggressive" e "voraci".

Il 12 e 13 dicembre Cameron è tornato sull'argomento con la storia della AMDOCS, impresa privata israeliana che opera nelle telecomunicazioni ed è appaltatrice presso le venticinque principali imprese telefoniche americane. Il tipo di servizio prestato le da accesso in tempo reale a gran parte delle linee telefoniche del paese, con la possibilità di fare tutte le intercettazioni telefoniche che vuole. Secondo la Fox TV, la AMDOCS è finita più volte sotto inchiesta: FBI e altre forze di polizia l'hanno ripetutamente sospettata di collegamenti con la mafia e di spionaggio.

Ci sarebbe poi un documento top secret della National Security Agency (NSA) che nel 1999 spiegava come tutte le telefonate in America fossero registrabili da parte di governi stranieri, in pratica quello israeliano. Quando nel 1997 scoppiò lo scandalo "MEGA", riguardante la talpa israeliana nell'amministrazione USA, AMDOCS fu accusata di aver intercettato le telefonate tra il Presidente Clinton e Monica Lewinsky. La Fox TV aggiungeva che il pericolo tutt'altro che remoto è che le informazioni riservate siano anche accessibili al crimine organizzato israeliano: "Non sarebbe la prima volta: nel 1997 si presentò un bel grattacapo quando le comunicazioni di FBI, Servizi segreti, DEA e LAPD furono completamente compromesse dal crimine organizzato israeliano che utilizzava i dati di cui dispone la AMDOCS".

Il 13 dicembre la Fox ha parlato della Converse Infosys, un'altra impresa high tech, sussidiaria di un'impresa israeliana, che con uffici in tutto il territorio americano "fornisce attrezzature per le registrazioni telefoniche alle forze dell'ordine". Gli enti preposti utilizzano il software della Converse nei propri computer per individuare le telefonate da intercettare e per lo smistamento delle registrazioni a seconda delle competenze. La casa madre della Converse, che ha accesso a questi dati, è tanto vicina al ministero dell'Industria e Commercio (di cui è stato titolare Sharon) che il 50% delle sue spese di R&D sono a carico del ministero.

Rompendo la prassi delle sue conferenze stampa, il 13 dicembre il Segretario di Stato Powell ha concesso la prima domanda al corrispondente dell'EIR. Interrogato in merito allo spionaggio israeliano negli USA, Powell ha risposto di essere al corrente della storia degli arresti -- quindi confermandone la notizia -- ma di occuparsi solo dell'aspetto diplomatico della questione, mentre per quanto riguarda l'aspetto spionistico, ha detto, "la domanda deve essere rivolta al ministero di Giustizia ed alla FBI"

Der Wehrwolf
10-07-02, 20:19
http://www.geocities.com/vialls/

Der Wehrwolf
10-07-02, 20:21
Israel Plans Blitzkrieg to Capture Arab Oil Fields
Operation Shekhinah, Part One
Joe Vialls, 30 January 2002






In early March 2001, a leading European intelligence agency received disturbing news from its most senior and trusted agent in Tel Aviv. Aware of growing international resistance to its ruthless and murderous suppression of the Palestinians, the Israeli Cabinet had met to discuss the limited ways in which it could proceed with its plans to annex the rest of Palestine, with or without the support of principal ally America, or the “International Community”. At the time, the Israeli Cabinet had no idea that the subject matter of its March meeting would later become one of the prime reasons for the September attack on the World Trade Center.
The Israeli Cabinet was seriously worried. Despite effective control of the western media by the Jewish-American lobby, risk assessment conducted in Tel Aviv showed there was still a high probability that continued ruthless Israeli activity in Palestine, would lead in turn to increased sanctions by the western nations. Initially the sanctions would take the form of decreased arms shipments to Israel, followed later by increasingly large cuts in overseas financial “aid”, still provided in the main by unwitting American taxpayers. Sooner or later financial aid might dry up completely, but this was not the worst case scenario.
Eventually, if western public opinion became strident enough, America and Europe might feel compelled to impose a complete oil embargo on Israel. With no natural resources of its own, and only limited strategic oil reserves in the country, Israel’s armed forces would grind to a complete standstill in only a few weeks. Aircraft and battle tanks have an almost insatiable thirst for petroleum products, and when those products run out, the aircraft and tanks are no more use to their owners than chunks of aluminum and steel waiting for the recycling smelters.
Clearly then, the Israeli Cabinet had to find an alternate source of oil, and find it quickly. Moreover, bearing in mind they would no longer be able to pay for the oil because of financial sanctions, the new source would have to be “free”. Back in the sixties, ambitious Israelis had made detailed plans to acquire just such an alternate source of oil by force, but the plans had to be shelved for geopolitical reasons. Those geopolitical restrictions no longer existed in 2001, so the old plans were taken out of storage, dusted off, and renamed Operation Shekhinah.
Stealing oil reserves from another nation is certainly not an original idea. The closest historical precedent for Operation Shekhinah was probably back in 1941, when Roosevelt imposed a total oil embargo on Japan during the first American “War on Terror”. Seeing conflict as inevitable and recognizing its desperate need for an alternate source of oil, the Japanese responded accordingly, acutely aware that in order to reach and utilize the oil reserves in the Dutch East Indies, it would first have to overwhelm the [then] vastly superior US Navy.
It was in this context that Admiral Isoroku Yamamoto, Commander-in-Chief of the Japanese Combined Fleet, suggested an air attack on the US Pacific Fleet, which had moved from its usual base at San Diego on the American west coast, to a mid-Pacific location at Pearl Harbor in May 1940. Yamamoto's plan was a development of the traditional Japanese defensive strategy. He gambled on a surprise attack to destroy the American naval capability in the Pacific, including its all-important aircraft carriers, and create enough time, perhaps six months, to enable Japan to complete its territorial conquests.
Simultaneous attacks by the Japanese army on Hong Kong, Malaya, the Philippines, Guam and the Dutch East Indies would capture the strategically important bases and areas rich in raw materials Japan felt was vital for its national survival and would also now be needed to sustain its war with America. The rest, as they say, is history.
Along much the same lines, and for similar strategic reasons in 2001, Israel intended to launch a surprise attack against southern Iraq, capture its southern oil fields, then use the old existing Trans Arabian Pipeline [“Tapline”], to pump the oil back to its own refineries at Haifa. Technical details of the operation will be provided later in this report, and in part two to follow, but first we need to examine the chances of the operation succeeding, and the subsequent reaction of the western nations and Russia.
Back in the sixties, when the operation was first planned by Israel, the British, Russians and Europeans had huge investments in the middle east, so an outraged backlash against Israel would have been immediate, and probably terminal for any ongoing “Jewish State” in Palestine. It was on this basis that the Iraqi plan was shelved and left to gather dust. However, during the years that followed, the entire geopolitical landscape changed. By March 2001, the Israeli Cabinet considered the risks to be minimal, and probably non-existent if Operation Shekhinah was handled correctly. What had changed the odds was the new status of Iraq.
During the late eighties and nineties, the fledgling “New World Order” and the media had spent millions of dollars demonizing President Saddam Hussein, to the point where he was eventually regarded by 95% of the western public as “The Butcher of Baghdad”. Not only was this Iraqi demon allegedly manufacturing weapons of mass destruction almost identical to those stored in America, he was also the tyrant who “gassed his own Kurds at Halabja”.
In fact President Hussein did no such thing. In February 1990 the US Army War College published a report titled “Iraqi Power & US Security in the Middle East”, which proved the Kurds of Halabja died as the direct result of an Iranian Phosgene gas attack. But the western media, firmly in the grip of the Jewish-American lobby, wasn’t going to let the hard truth get in the way of its frantic vilification campaign.
In light of Saddam Hussein’s new demonic status, the Israeli Cabinet reasoned in March 2001 that no one would now object to Israel taking strenuous action against this “known war criminal and killer of babies”. Instead, it was calculated that the action would be seen by the western public as daring. Once again the brave Jews would have taken a stand against a dictator in the sacred name of democracy; and hopefully the western public would not notice the millions of barrels of stolen Iraqi oil flowing back to its refineries in Haifa. And even if they did notice, what could they do about it with Israel already in occupation?
Before Operation Shekhinah could be launched, Israel needed its own “tame” Arabs on the ground in both northern Saudi Arabia and southern Iraq. Detailed plans of the area had to be drawn up or updated, and airfields and assembly points for incoming Israeli aircraft and ground troops arranged. In order to avoid suspicion or unwanted prying eyes, Israeli agents infiltrated the areas and started offering certain Shi’ite Muslims in the area “free passage” to other countries away from their enemy Saddam Hussein, plus spending money to take with them, in exchange for their ramshackle homes in the area.
Predictably there was no shortage of takers, and by mid April 2001 the preliminary operation was in full swing. Droves of Shi’ite Muslims quietly started departing the area for America, Europe and Australasia at enormous cost to the Israelis. Buying entire people smuggling operations was an incredibly expensive business, to which had to be added the ad hoc payments to the migrants and other significant expenses. Once again America unwittingly came to the rescue, with certain financial institutions in the World Trade Center laundering most of the massive funds needed. This activity was conducted with alacrity, because Israel had offered a dazzling quid pro quo to its financial juggernaut in New York City.
Once firmly established in southern Iraq, the new Israel would be at the crossroads of middle east oil, not only with direct control of the giant southern Iraqi fields, but also within easy striking distance of Kuwait, northern Iran, and the northern Iraqi pipeline routes. From this position of enormous strength, Israel would be able to either control or blackmail the local states into marketing their oil in an “organized way”, rather than allowing any old Tom Dick or Harry to buy the stuff on the Rotterdam Spot Market. Using sophisticated insider trading techniques, OPEC would be neutered, and world oil supplies would come under the exclusive de facto control of NYMEX and the New York Stock Exchange in the World Trade Center.
Concurrent with this activity, the Jewish-American Lobby was frantically urging the White House and US Department of State to step up its enforcement of the illegal “no fly” zones over northern and southern Iraq. The records show that attacks did indeed increase during this period, though the American and British pilots could not have known they were being deliberately used to “blind” the Iraqi air defenses, and ensure they stayed blinded in the run up to Israel’s Operation Shekhinah. When the Israeli surprise attack was finally launched, there would be not the slightest chance of detection by Baghdad until it was too late.
The possibility of military intervention by the United States seemed to trouble the Israeli Foreign Minister, but risk assessment came to the rescue and calmed his fears. Though a few US military aircraft based in Kuwait would probably have to be destroyed, either on the ground or in the air, it was calculated that this would not be a problem in technical or public relations terms.
Technically, the Israeli aircraft had home-grown fire control systems vastly superior to their American equivalents, and could be relied on to shoot down the US jets swiftly and with the minimum of fuss. In public relations terms the Israelis would later claim it was a case of “mistaken identity”, twist a few arms and grease a few palms in Washington, and the whole affair would be swept under the carpet. Once again the Israeli Cabinet had a sound precedent for this, in the form of the USS Liberty.
On 8 June 1967, during the Six Day War between Israel and the Arab States, the unarmed American intelligence ship USS Liberty was attacked for 75 minutes by Israeli aircraft and motor torpedo boats. Thirty-four men died and 172 were wounded. Despite the proven fact that the USS Liberty was far offshore in international waters, and flying a bright, clean American flag, Israel insisted it was all a terrible case of mistaken identity, which it most certainly was not. Israel attacked the USS Liberty in an attempt to “blind” the American intelligence ship and prevent it forwarding details of Israel’s pre-emptive strikes to the Pentagon.
The Jewish-American Lobby went to work with a vengeance in Washington, twisting arms and handing out pieces of silver. So effective was the lobbying that the murder of thirty four American sailors on the unarmed USS Liberty went largely unnoticed by the public, and the media was predictably silent on the matter. Though the Liberty’s Captain William Loren McGonagle was later awarded the Congressional Medal of Honor for conspicuous gallantry and intrepedity at the risk of his life above and beyond the call of duty, it was presented to him quietly at the Washington Navy Yard, rather than the White House as is customary.
American politicians had bent over backwards to avoid embarrassing the murderers of the thirty-four American sailors. The Israeli Cabinet thus knew full well that any American “collateral damage” during Operation Shekhinah could be swept under the carpet in exactly the same way.
By early June 2001 the trickle of Shi’ite “migrants” out of northern Saudi and southern Iraq had swelled to a flood, which came to the attention of at least two more European intelligence agencies. For reasons unknown but presumably acting on orders, the Shi’ites were all woodenly claiming they were Afghans, which was not a good move. Afghans speak Farsi but these people couldn’t speak a word of it, which is hardly surprising. The native language in both northern Saudi Arabia and southern Iraq is Arabic.
Around this time Russia also became aware of the pending Israeli operation, though it is not yet known whether the information was leaked by a European agency, or provided direct by one of its own agents in Tel Aviv. But what was known by all by this time, was the actual start date for Operation Shekhinah: 2 October 2001, the first day of a seven-day Jewish holiday, and thus a most unlikely period in which expect an attack by Israel.
Things then went very quiet for a few weeks until 12 July, when Pravda, still considered by many as the establishment voice of Russia's old guard communists who control the military and intelligence agencies, printed a story on its page one entitled “Will the Dollar and America Fall Down on August 19? That's the Opinion of Dr. Tatyana Koryagina”. Was Mother Russia using this expert, and deliberately citing the wrong date, in order to distance herself from involvement in the upcoming 11 September attack on the World Trade Center?

Der Wehrwolf
10-07-02, 20:24
In order to get a true feel for the importance of oil to Israel, it is necessary to take a stroll back through history, to a time when the sky was continually lit by the flashes of heavy artillery shells and exploding bombs, as nations around the globe struggled with World War Two. But as the two sides struggled with the other, an entirely separate third battle was being fought behind the scenes. While the Americans, the British and their allies fought savagely and died in their thousands for secular democracy, others were fighting a covert quasi-religious war.
Zionists worldwide were actively plotting to overthrow Palestine in order to provide a “haven” for poor dispossessed Jews from around the globe, especially those who had suffered at the hands of the Nazis in Germany. Naturally the Zionists insisted that they had no territorial ambitions, confirmed by Ben Gurion, who stated the easternmost Israeli border would be “the Syrian Desert, including the furthest edge of Transjordan.” So no real problem. Just relocate a few thousand Palestinians to make way for the Jews, and everyone would be happy.
As historical documents show, and modern Zionists freely admit, this was propaganda intended only for the gullible masses. The true intent of the Zionist elite was a smash and grab raid of staggering proportions, securing territory from the Mediterranean coast and the River Nile in the west, to the River Euphrates in the east, together forming the new Greater Israel.
By the end of the Second World War, the “new” Israel was shaping up as the biggest and most exciting game in town. Control of this vast block of territory would allow its new owners to completely dominate the crossroads of traditional world trading routes, regulate world oil shipping routes including the Suez Canal, and [effectively] control the Persian Gulf.

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In common with all 20th Century engagements, the battle for Greater Israel would require vast quantities of oil to drive the machines of war: Oil which the British and Iraqis had already piped into the port city of Haifa to serve the British naval and military bases in the Eastern Mediterranean. By 1946 two pipelines fed the refineries and loading terminals at Haifa: the first a ten-inch line running direct from Iraq to Palestine, and the second a sixteen-inch line running from Iraq to Palestine via Jordan. Also on the drawing board that year was a new mammoth thirty-inch line from Bahrain and Saudi Arabia to Palestine, nicknamed the “Tapline”.
Thus if the Zionists planned their attacks swiftly and efficiently, they would be able to sweep through Palestine, Jordan, and Iraq, using the existing refineries and pipelines to meet the needs of their war machine. Once the territory had been conquered, the newly created Greater Israel could and would charge the Saudi’s and Bahraini’s vast Tapline royalties, and massive fees for the use of “its” refineries in Haifa. It was heady stuff, but by the time the Jews had finished slashing and burning their way though western Palestine in 1948, unwisely killing British as well as Palestinian citizens on the way, someone somewhere had already blown the whistle on their overall strategic ambitions.
As if by magic, the ten-inch and sixteen-inch lines oil were cut at source, and the Arabs started to fight back. Because the Jews were not exactly the darlings of the western world in 1948, and were strapped for both cash and oil, they had to call a temporary halt in what was to become Israel up until the next aggressive expansionist attempt during 1967. But significantly, in 1948 the Zionists had established a firm “beachhead” for Greater Israel.
The need to sever the pipelines had dealt a severe blow to the Arabs, who were now faced with transporting most of their oil out through the Persian Gulf, a extra distance of more than 5,000 nautical miles on the way to market. True a small pipeline still ran from Iraq through Syria to the northern Lebanese port of Tripoli, but it carried only a tiny fraction of the oil. So in the end the thirty-inch Trans Arabian Pipeline (Tapline) was built, though not without significant difficulty. Syrian parliamentary objections necessitated the CIA-aided 1949 coup in Damascus to secure "right of way" over the Golan Heights. Two CIA agents, one of them Miles Copeland, simply installed a Syrian Government prepared to sign the new right of way agreement, and Tapline was re-routed around the northern tip of Israel to the southern Lebanese port of Sidon.
The psychological impact of Tapline on the Israelis from its opening during 1950, should not be underestimated. Robbed of what they believed to be their historical birthright, by a lack of oil to drive their war machine on to a Greater Israel, they were now forced to watch impotently as that very oil flowed by, tantalizingly close to their border on the Golan Heights. On any single day, when the wind was not blowing and the air was still, they could hear the muted hum and swishing as nearly 500,000 barrels of sweet black crude oil flowed straight past, on its way to Sidon and the export markets.

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Then in 1967 the Israelis launched their “Pearl Harbor” surprise attack on the Arab nations, blitzing the latter’s air forces on the ground, and expanding their own territory to include the Sinai in the south, and the extended Golan Heights in the north. The Israeli’s would have taken more if they thought they could get away with it, but once again international public opinion and limited pressure from America forced a halt. What went almost unnoticed was that for the first time since its opening back in 1950, the Tapline now ran through the Israeli-occupied part of the Golan Heights, rather than through Syria.
This incredibly important new strategic reality seemed to escape the attention of everyone, including the premier American Military Academy at West Point. Nowadays the maps in the West Point Reference Library show lots of interesting tidbits about Israeli advances, roads and other mundane geographical features in and around the Golan, but not a glimpse of Tapline. For sample map, click here. Clearly where American military strategy is concerned, a pair of cleverly-sited Israeli machine gun nests on a hill in the Golan facing Syria, are more important that an oil pipeline large enough to fuel Israel’s entire army on its journey to the River Euphrates in Iraq.
Due to the failed Syrian attempt to take back the Golan Heights in 1973, and a host of other destabilizing factors including Israeli pipeline sabotage and problems in the Lebanon, all oil transportation in the western [Syrian and Lebanese] portions of the line ceased in 1976. That portion of the line was evacuated of all crude oil and the installations in Lebanon were handed over to the Lebanese government in 1983, after the Israeli invasion of that country.
The western section of the Tapline was not destroyed, and currently sits idle, still capable of transporting up to 500,000 barrels of oil per day. Until 1991 the eastern section of the Tapline was used to supply Jordan, but Saudi Arabia terminated this arrangement to display displeasure with Jordanian support for Iraq during the Gulf War. Tapline was and remains a central feature of Israel’s strategic plans to take Greater Israel by force, despite western objections, and despite threatened western sanctions designed to moderate its behavior.
Much of the detailed current planning for Operation Shekhinah will be covered in Part Three of this report, because we first need to look at new geopolitical alliances in the area. After all, logic dictates that if the Israelis reasoned they could use Tapline back in 1967, why did they not do so then? The simple answer is that on top of the lethal problem of Iraq, they would have faced fierce resistance from just about every Arab nation in the Middle East, and from Iran. A spectacular defeat would have been inevitable.
But then along came the very convenient Gulf War and everything changed. Though the demonization of Saddam Hussein is known to every western television viewer, the more subtle aspects of Middle East politics are not. Because they felt threatened, three Arab states in particular were forced embrace America and American troops. Kuwait was obviously the first because its territory was occupied by Iraq, but was followed swiftly by Saudi Arabia and Bahrain, who rapidly found themselves overwhelmed by thousands of disrespectful British and American soldiers dropping empty Coco Cola cans and other assorted trash all over the sacred religious routes to Mecca.
The soldiers were supposed to go home after the Gulf War of course, but as we all know, the Americans and Brits like to “hang out” in their colonies for a little while after hostilities cease, normally for about fifty years. This quaint Anglo Saxon tradition swiftly led to tensions in the area so great, that by the mid 1990s the two smaller partners, Kuwait and Bahrain, were seriously worried about being left out in the cold.
If, as seemed likely, the Saudi’s were eventually obliged to remove the American soldiers from their sovereign territory, Kuwait and Bahrain might be forced to do the same under sustained pressure from their local populations. Huge problem: If you send the Americans and Brits home, then who will protect you from big bad Saddam Hussein? Certainly not Saudi Arabia, which has barely enough weapons to protect itself.
On hearing about this delicate problem, Israel held a series of secret talks with senior officials from Kuwait and Bahrain during late 1997, aimed at finding a mutually agreeable solution. It was agreed that both Emirates would be prepared to pump oil to Israel, provided the Israelis provided a defensive barrier between them and Iraq. Discreetly of course, because neither Emirate could possibly allow Israelis on its own territory.
Limited tactical requirements were discussed, including the expensive relocation of Shi’ite Muslims out of northern Saudi Arabia and southern Iraq, a process which as we already know continued to accelerate until a few days before the destruction of the World Trade Center in New York.
A year after the secret tripartite meetings, in what seemed at first to be an unconnected incident, the Jordanian Government found to its horror that a corrupt official had quietly dug up and sold more than fifty kilometers of disused sixteen-inch oil pipeline, originally used to pump oil between Iraq and Palestine. It transpired that this pipe was in perfect order, and carefully inspected as such by the mystery cash buyer. When interrogated, the official admitted his guilt but had no idea who the end user might be. Checks established the buyer was not Syrian, Saudi, Egyptian or Palestinian. So who?
Now this is a difficult one. Let me see… The buyer was secretive, meaning he did not wish to attract attention or arouse suspicion on the open market. In order to arouse suspicion on the open market in the first place, the buyer must have come from a country with no oil reserves of its own. Somebody jog my memory here: How far is it from the Golan Heights down to the refinery at Haifa?

Der Wehrwolf
10-07-02, 20:25
Israel Plans Blitzkrieg to Capture Arab Oil Fields
Operation Shekhinah, Part Three

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Before we start wallowing around in crude oil and pipelines, we need to briefly revisit the September 11 attack on the World Trade Center. Though it is obvious to most readers that the attack was driven at least in part by concern over control of the Middle East, it is not yet entirely clear whether this was the primary motivation, and if we reasonably exclude Arabs living in Afghan caves, we do not yet have the real villain. The coordination and precision of the attacks on New York and Washington, point to the direct involvement of one or more first-world government agencies. The resulting chaos was unquestionably as strategic as it was deadly.
The global impact of Operation Shekhinah cannot be overstated. Allowing Israel to position itself in southern Iraq, steal the oil and thereby place itself beyond sanction, would be grossly irresponsible. Not only would the “new” Israel directly threaten the remaining Arab States, it would indirectly also threaten Britain, Europe, Russia, Japan and China. We know that information about Operation Shekhinah was received by at least some of these countries by late March 2001, but we do not know how many. Operation Shekhinah could easily turn the global strategic balance upside down, a reality that one or more of the countries listed above might not be prepared to allow.
As noted in part one of this series, the only visible peripheral clue we have to the possibility of direct first-world involvement is the outspoken Dr. Tatyana Koryagina, who Pravda quoted on 12 July in its page-one article “Will the Dollar and America Fall Down on August 19?”. In fact this article was based on aa earlier meeting at the Russian Duma on 29 June, attended by leading figures including American presidential hopeful Lyndon Larouche, a self-styled economic “expert” who for years has advocated a complete change in the global economic structure.
All the participants at the Duma that day, agreed America was a huge financial pyramid due to crash soon, but some vigorously challenged Dr Koryagina on the method, i.e. how could this be done without a war, without missiles, or bomb strikes?
Tatyana Koryagina, known to be close to President Vladimir Putin, responded in a cryptic manner: “Besides bombs and missiles, there are other kinds of weaponry, much more destructive ones”. She went on to explain further: “The U.S. has been chosen as the object of financial attack because the financial center of the planet is located there. The effect will be maximal. The strike waves of economic crisis will spread over the planet instantly and will remind us of the blast of a huge nuclear bomb.” End quote. The US has been “chosen”? What an interesting Freudian choice of words, Tatyana!
Conspiracy or coincidence? Despite the curiosity value, on balance we are forced to settle for coincidence because we have no hard proof of guilt. Certainly in the aftermath of 9/11 Dr Koryagina has been proved unerringly correct, because massive economic shock waves are still spreading outwards across the planet, five months later. But direct involvement? To use this minimal information to claim the Russians were directly involved in the WTC attack, is as ridiculous as pointing the finger at Great Britain on the flimsy grounds that British-owned Barclays Capital, was the only company known to have closed its office in 1 WTC and moved its employees to 222 Broadway, shortly before the attack took place. Stirring stuff, but it was all part of larger relocation plan. On 5 September 2001, Barclays plc announced it would be moving all of its staff from the City and the West End of London, to Canary Wharf in Docklands, many miles to the east.
Put simply, we cannot really tell from pointing fingers at different people and different companies whether there is any tangible connection between the WTC attack and Shekhinah. . All we know for sure is that the resulting chaos slowed the operation down drastically. Quite apart from funding the huge bill for moving vast numbers of Shi’ite Arabs out of northern Saudi Arabia and southern Iraq, sympathetic financiers located in the World Trade Center were also funding and coordinating another critical part of the project, massive quantities of specialist lightweight pipeline.
By looking at the Tapline maps shown in parts 1 and 2 of this series, it is easy to see that the main prize of Operation Shekhinah, the 30/31 inch Aramco Tapline, runs primarily over Saudi territory, and obviously does not touch either Iraq in the east or Israel in the west. In the long term after the invasion, it will obviously be possible to construct proper 30/31” extensions of this large pipeline, but not in the short term with half the world likely calling for economic and oil sanctions against the Jewish State. Though Israel had significant stockpiles of smaller bore pipe, it was of the variety than has to be laid manually, and was extremely heavy. What was needed for use during the first few weeks or months after the pre-emptive strike on Iraq, was lightweight pipeline that could be laid in days.
At the time of the attack on the World Trade Center, financiers within were in the final phases of ordering this special lightweight pipeline, needed in the short term to “link” with the existing big-bore Aramco Tapline in Jordan, and pump a limited quantity of oil across the Israeli border to the refinery at Haifa. The lightweight pipeline was also needed for the eastern end, to connect pipelines in southern Iraq to the Tapline in northern Saudi Arabia..
Israel needed [and still needs] a total of more than 250 MILES of this special lightweight pipeline, carefully ordered in small lots through front companies from a variety of manufacturers, to avoid obvious questions being asked. The cost was so incredibly high that discreet major banking involvement was deemed essential. Moving the Shi’ites Muslims out of the immediate area was desirable though not essential to the operation, but the high pressure pipeline certainly was. Without the special pipeline Shekhinah might be terminally compromised, a problem the Israelis were desperately trying to rectify as recently as last week.
Selecting the correct type of pipe had been a long and difficult process. After much research into pipelines of every type, the Israeli planners settled on a modern, lighter, and larger bore version of “Pluto”, a top secret continuous pipeline laid across the English Channel by the Allies in the closing stages of World War II. Because the Allied planners knew nothing about the oil industry, they approached Mr. AC Hartley, a born problem-solver and Anglo-Iranian Oil’s chief Engineer. Hartley’s innovative proposal was, since you can’t assemble the pipe at sea, why not manufacture it in one continuous length, and deploy it rapidly off the back of a ship, in the way submarine telegraph cables had been laid.

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The pipeline had to be of small diameter, to keep size and weight manageable. Hartley remembered that a difficult pumping problem in Iran’s hills had been solved using a three-inch diameter pipe carrying fluid at 1,500 psi, which brought 100,000 gallons per day 40 miles between pumping stations. Finally, under Hartley’s direction, the British company Siemens developed the Hais (short for Hartley-Anglo-Iranian-Siemens) cable: a lead pipe swathed in insulation, reinforced by steel wire, and coated in tar and yarn. Before the war was over, several pipelines were laid across the English Channel, pumping a combined total of 1.35 million gallons per day. Though little known to members of the public, “Pluto” played a critical part in oiling the Allied war machine in western Europe.
Continuous pipe technology has come a very long way since World War II, so the pipe ordered by the Israelis is quite different to that used by the Allies. Remember also that there is no requirement for sub sea work in the eastern and western “extensions” of the Tapline. The Israeli pipe can be laid straight onto the ground, supported where necessary by special air bags originally designed for underwater work in the North Sea. To generate the required high pressure in the western pipeline, three prefabricated diesel-powered pumping stations have been ordered, with a fourth as backup. Planners are confident that pumping equipment for the eastern extension of the Tapline can be “borrowed” or “requisitioned” from the Iraqis.
With Kuwait and Bahrain tacitly in tow, and the Saudis sidelined, the main threats to Operation Shekhinah should theoretically be Jordan and Syria. After all, this plan calls for a large chunk of Jordanian territory to be “annexed”, a favorite Jewish pastime, but not one likely to meet with the approval of the Jordanian people. Obviously the main threat to Israel on Jordanian territory will come from the Jordanian military, which has been given some very strange orders these past few months after spending decades fiercely guarding its border with Israel. King Abdullah has now quietly confirmed he no longer regards Israel as a threat, and is ordering major units of the Jordanian Army to relocate south, in order to face possible threats from the largely fictional “Al Qaeda Network”.
Though no details are to hand, it is understood that a secret meeting has already taken place between Israeli and Jordanian government officials, intended to discreetly force King Abdullah’s hand in return for a “consideration”, namely oil. He may have little choice in the matter. Jordan is an exceedingly poor country with about $6 billion in external debt, and about half a million Palestinian refugees to care for. Until 1990 Saudi Arabia provided “grace and favor” oil to Jordan along the Aramco Tapline, but swiftly shut down the pumps in 1991 when King Hussein voiced support for President Hussein of Iraq. They were never turned back on.
After the Gulf War, Iraq started supplying Jordan with its critical oil, but what will happen post-Shekhinah when Israel has control of southern Iraq? It is understood that Israel has offered to continue Jordan’s oil supply provided it agrees not to “interfere” with Israeli operations in the north of the country. Because of recent inexplicable Jordanian military movements to the south, this information is considered reliable.
Syria will not be so easy to hold in check, because it has a history of fighting Israel at every twist and turn, and furthermore has a border in close proximity to the “hijacked” western end of the Tapline. To beef up this particular border and minimize the risk, Israel intends to extend some existing border minefields far to the east, in a bid to keep out the Syrian armor. Beyond that, Israeli air superiority will have to suffice. It should be noted very carefully though, that in every sense Syria is the wild card in the pack. If Israel seriously underestimates Syrian military equipment, skill and determination, that country can and will terminate not only Operation Shekhinah, but also the Jewish State. The same will apply if Israel sends too large an occupation force to southern Iraq, thereby leaving itself wide open to an attack on what it fondly regards as its “Home Land”, i.e. Palestine.
Saudi Arabia, the unwitting and unwilling host to Operation Shekhinah, is steadily being publicly and very deliberately undermined. By the time the Israeli strike aircraft hit their first targets in southern Iraq, Saudi Arabia will be so frightened of losing control of all its oilfields, no defensive action will be taken in the north of the country. The discreet threats always use the fictional Saudi “Al Qaeda” connection as an excuse, illustrated in this instance by the Wall Street Journal, the most powerful newspaper in New York, and possibly the world. On Friday 4 January 2002, Ralph Peters wrote:-
“Since Sept. 11, the Saudis have mounted a well-funded campaign to convince Americans that they bear no blame for anything. But they're worried. It long has been a Saudi assumption that they could buy whatever influence they needed in America, and they have, indeed, had many an influential American on their payroll, from lawyers and lobbyists to businessmen and out-of-work politicians. They joke about us as they would about prostitutes, and regard us as no better, if more enduringly useful. Their strategy worked as long as the rest of America slept. But the Saudis learned, after the attacks on New York and Washington, that the American people as a whole cannot be bought. Not even with cheap oil.
“The same voices that cautioned us to do nothing meaningful against terrorism now warn that any alternative to the current Saudi regime might be even worse. That is a coward's argument. The Saudi cancer will continue to metastasize if we shy away from treating it, and any new government on the Arabian peninsula is likelier to be scrutinized and contained than the checkbook terrorists of the royal family. Why not give change a chance, instead of supporting the most repressive and vicious monarchy remaining on this earth?
“We must begin by confronting the Saudis and giving them the clear choice President Bush offered the rest of the world: Either you are with us in the fight against terror, or you are against us. There can be no middle ground--especially not for terrorism's most enduring sponsors. We must work against the Saudis' campaign of religious hatred and subversion around the world. And we must begin looking for other regional partners, from a liberated Iraq to a future Iran.
“Finally, we must be prepared to seize the Saudi oil fields and administer them for the greater good. Imagine if, instead of funding corruption and intolerance, those oil revenues built clinics, secular schools and sewage systems throughout the Middle East. Far from being indispensable to our security, the Saudis are a greater menace to it than any other state, including China.
“Terrorism is not going to disappear, no matter how successful our military, diplomatic and economic efforts. Those efforts can, however, greatly reduce the appeal of terrorism to prospective acolytes and diminish dramatically its power and reach, while denying hard-core terrorists safe havens. Our efforts are off to a superb beginning, and there is much reason for optimism, so long as the strength of will of this and future administrations does not waver. ... “ End quote.

Der Wehrwolf
18-08-02, 14:48
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