PDA

Visualizza Versione Completa : Riaprite le case chiuse!!!



Il Patriota
06-07-02, 13:44
Le «belle di notte» sono sempre più numerose e sfrontate: consumano sotto le finestre degli abitanti i rapporti con i clienti, se li contendono urlando e abbandonano di tutto sui marciapiedi

Borgo Roma sotto l’assedio della prostituzione

E i residenti che si lamentano trovano spiacevoli sorprese davanti a casa, escrementi compresi



di Chiara Tajoli
Subire e tacere. Altro non possono fare i residenti di Borgo Roma, sempre più assediati dalle prostitute. E se provano a ribellarsi sono guai. Chi ha tentato di allontanarle o di boicottare la loro attività si è trovato la serratura della porta bloccata dal silicone e l’ingresso coperto di escrementi. I protettori non gradiscono le interferenze, neppure se a protestare sono persone che ne hanno tutti i diritti.
Dalle 22 in poi sotto le finestre di molti abitanti va in onda una versione hard-core del «Grande Fratello». Chi si affaccia può assistere in diretta al «lavoro» di africane e slave che esercitano direttamente sui marciapiedi.
E il peggio è che il fenomeno si sta allargando a macchia d’olio, penetrando sempre più all’interno del quartiere. Se prima le prostitute «battevano» in viale del Lavoro, in zona Tombetta, in via dell’Artigianato e in via dell’Industria, ora si sono spinte in via San Giacomo, in via Golino, sotto il ponte dell’Alpo e in via Copernico.
«Siamo nauseati da quanto sta avvenendo nel nostro quartiere», si sfoga Sergio Mantovani, attivista del comitato «Insieme per Borgo Roma». «E’ inaccettabile che il fenomeno si allarghi in questo modo. Significa che c’è troppa tolleranza e ciò è preoccupante, perché dietro la prostituzione ci sono la violenza e la schiavitù. Realtà che non si gestiscono certo con le buone maniere».
Se la maggior parte delle prostitute sono di colore, nella zona ci sono anche le ragazze dell’Est. Alcune giovanissime, secondo i residenti minorenni. Il viavai dei clienti è continuo, in molti casi c’è addirittura la fila. Anche perché le africane costano poco: per una prestazione chiedono in media dai 15 ai 20 euro.
«La gente è esasperata», prosegue Mantovani. «Di notte le prostitute urlano, litigano, consumano i rapporti sotto le case dei residenti. Sono spudorate, come i loro clienti».
Per liberarsi da questa presenza Mantovani aveva organizzato un corteo, poi soppresso perché le prostitute sembravano sparite. «Purtroppo non è stato così», riprende sconfortato. «Erano scomparse perché la polizia cercava una prostituta ritenuta complice di un omicidio avvenuto nel Bresciano. Una volta trovata, le sue colleghe sono ricomparse tutte».
E la pace non è più tornata, come testimonia una residente di via Copernico.
«Avere le prostitute sotto casa è un disastro», spiega. «Non solo si trovano i preservativi usati e i fazzoletti sporchi che usano per pulirsi, ma bisogna anche sopportare i loro comportamenti: quando passo davanti a loro, anche se sono una donna, mi fanno sempre gesti osceni, tirano fuori la lingua, fischiano. E poi di notte le sento che si picchiano e urlano contendendosi i clienti. Io mi chiudo dentro, tiro giù le tapparelle e cerco di dormire, ma chi ha i figli che escono di sera non credo riesca a fare sonni tranquilli».
Se tanti subiscono le conseguenze negative del fenomeno, c’è anche chi se ne avvantaggia. E’ il caso, ad esempio, di un anziano che arrotonda la pensione facendo il tassista alle belle di notte.
«Ogni sera porta al lavoro con un pulmino cinque africane», spiega la signora. «Si dice che per questo servizio prenda l’equivalente di mezzo milione di lire al mese per ogni ragazza. Ciò significa che guadagna circa 1300 euro al mese, mentre io che sono vedova per vivere devo fare le pulizie e la stagione dei pandori. Mi dica lei se è giusto».
Che la sopportazione sia giunta al limite lo si percepisce subito. Basta girare nelle zone «calde» del quartiere e dire ai residenti che si sta scrivendo un articolo sulla prostituzione per ottenere una collaborazione a dir poco sorprendente. Soprattutto in via Golino, dove in poche settimane le prostitute sono passate da due a dieci.
«Non ce la facciamo più», spiega tra l’arrabbiato e il disperato una delle abitanti della strada. «Avevamo scritto anche all’ex sindaco Michela Sironi: non riusciamo più a dormire, perché purtroppo il luogo di lavoro delle lucciole è proprio davanti a casa nostra».
Di fronte all’abitazione c’è un campo. Dovrebbe essere «zona militare», come è scritto su un cartello, ma da qualche tempo è diventata «zona a luci rosse». Le dieci prostitute qui si cambiano e consumano i rapporti con i clienti, in piedi o sdraiate su una sudicia coperta stesa sull’erba. Sotto una pianta di more, seminascosto, c’è anche un sacchetto bianco. L’apriamo: dentro ci sono due scatole di preservativi nuovi. Peccato siano scaduti nel ’99. Attorno, una distesa di fazzoletti sporchi, pacchetti di sigarette, bottiglie d’acqua e lattine. Il regno ideale per i topi, grandi frequentatori della zona, insieme ai clienti delle lucciole.
«Una volta consumavano i rapporti davanti a casa nostra», racconta la signora. «Poi mio marito e mio cognato hanno alzato la voce, «invitandole» a spostarsi. Si sono allontanate di qualche metro, ma ogni volta che passano di qui ci insultano e poi ridono. Quanto alla polizia passa, a volte le porta via, ma la sera dopo sono di nuovo qui e la situazione non cambia». «C’è poco da fare, abbiamo le mani legate. Facciamo le retate, le identifichiamo, le fotosegnaliamo, ma dopo dodici ore dobbiamo rilasciarle. E anche se hanno il decreto di espulsione, se non cambia la legge, non possiamo accompagnarle alla frontiera». Gianpaolo Trevisi, dirigente del Commissariato di Borgo Roma, conferma l’espansione del fenomeno della prostituzione nel quartiere, ma spiega anche che frenarlo è quasi impossibile.
«E’ vero», ammette, «prima le prostitute erano soprattutto in viale del Lavoro e nelle zone limitrofe, mentre ora purtroppo stanno iniziando ad entrare nei centri abitati. Rispetto al passato è cambiato anche il loro atteggiamento: una volta quando ci vedevano passare scappavano, ora non dico che ci ridano in faccia, ma quasi. E il motivo è che sanno che non possiamo fare quasi nulla contro di loro. Per fortuna la nostra presenza resta un deterrente per i clienti».
Se la polizia ha poche chance di rispedirle a casa, il motivo è che ad ogni retata le «belle di notte», sempre prive di documenti, danno generalità diverse. Impossibile, quindi rimpatriarle se non si riesce a conoscere la loro esatta provenienza.
«Da qualche tempo però c’è una novità», sottolinea Trevisi. «L’ufficio stranieri della questura ha stretto un accordo con alcune ambasciate, come quelle nigeriana, marocchina e albanese: a rotazione arrivano alcuni funzionari dei rispettivi consolati che le interrogano, riuscendo ad accertarne la provenienza. Così riusciamo a rimpatriarle. E’ un escamotage che sta dando buoni risultati: ogni quindici giorni dalle cinque alle dieci persone vengono rimpatriate». (c