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Visualizza Versione Completa : L'applicazione delle leggi razziali in Italia



Free
04-04-02, 13:48
Ad imitazione delle leggi razziali naziste, anche nell'Italia fascista furono decretati, nel 1938, una serie di provvedimenti che limitavano gravemente i diritti della dignità della minoranza ebraica, che contava a quell'epoca circa 45 mila persone.
Nonostante la loro impopolarità, restarono in vigore anche dopo il 25 luglio 1943, poiche' la caduta del regime fascista non portò alcuna modifica allo stato giuridico degli Ebrei, in quanto le leggi razziali non vennero abrogate dal governo Badoglio costando la vita a circa 8 mila Ebrei italiani: questi furono catturati da fascisti o nazisti, o denunciati da spie, e successivamente deportati nei campi di sterminio, da cui solo qualche centinaio fece ritorno.

Della politica razziale ed antisemita del fascismo si possono individuare due momenti salienti:

1) La politica razziale interna (1939-1943)
2) La persecuzione nazi-fascista (1943-1945)

Il primo atto pubblico fu il "MANIFESTO DELLA RAZZA", pubblicato il 14 luglio del 1938; il punto 9 stabiliva che "gli Ebrei non appartengono alla razza italiana". Segui' la prima legge antisemita che espulse tutti gli Ebrei (sia alunni che insegnanti) dalle scuole di ogni ordine e grado (R.D.L. 5 settembre 1938 n.1390).
Per questi primi provvedimenti viene considerato di razza ebraica "colui che è nato da genitori di razza ebraica, anche se professa religione diversa da quella ebraica dei genitori.

Con la "CARTA DELLA RAZZA", in data 6 ottobre 1938, in sintesi si stabilisce che:

A) e' di razza ebraica colui che nasce da genitori entrambi Ebrei;

B) e' considerato di razza ebraica colui che nasce da padre ebreo e da madre di nazionalita' straniera;

C) e' considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da matrimonio misto, professa religione ebraica;

D) non e' considerato di razza ebraica colui che e' nato da matrimonio misto, qualora professi altra religione all'infuori dell'ebraica.
Alla data del 1 ottobre XVI (1938) con la legislazione, si arriva alla proibizione dei matrimoni misti, vengono espulsi gli Ebrei dalle forze armate, dalle industrie, dai commerci,dalle professioni, dagli enti pubblici. Si pone un limite alle proprietà im mobiliari, si diminuisce la capacità nel campo testamentario, in materia di patria potestà, di adozione, di tutela, di affiliazione. Viene vietato qualsiasi tipo di la voro e addirittura, il 6 maggio del 1942 viene decisa la "PRECETTAZIONE CIVILE A SCOPO DI LAVORO". La burocrazia molto precisa e puntuale, infatti, aggiornando i dati del censimento, verifica, "DISCRIMINA", allontana dalla vita attiva gli Ebrei, che vengono completamente emarginati e trattati senza alcun ritegno e rispetto per la stessa vita umana.

Il manifesto programmatico della R.S.I. del 17 novembre 1943 al punto 7 stabilisce: "Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalita' nemica".
Al manifesto segue il bando del Duce del 13 dicembre 1943, che ordina a tutti gli ebrei di presentarsi per essere internati nei campi di concentramento. In teoria nei campi sono esclusi gli ultra-settantenni, i malati gravi e i "misti" (i figli nati da matrimonio tra un ebreo e una cattolica o viceversa); invece i Tedeschi deportarono anche i vecchi dagli ospizi e i "misti".
All'atto pratico la R.S.I. si vide costretta non solo a tollerare ed assistere agli arresti indiscriminati, ai massacri, alle deportazioni pra ticate dai Tedeschi in spregio alle sue leggi, ma, in moltissimi casi, a collaborare con essi.

Sir Demos
04-04-02, 19:52
:eek:

Free
05-04-02, 12:25
[La dichiarazione sulla razza fu approvata da Gran Consiglio del Fascismo
il 6 ottobre 1938, e venne pubblicata sul Foglio d'ordine del Partito Nazionale Fascista, il 26 ottobre 1938]



Il Gran Consiglio del Fascismo, in seguito alla conquista dell'Impero, dichiara l'attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale.
Ricorda che il fascismo ha svolto da sedici anni e svolge un'attività positiva, diretta al miglioramento quantitativo e qualitativo della razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente compromesso, con conseguenze politiche incalcolabili, da incroci e imbastardimenti.

Il problema ebraico non è che l'aspetto metropolitano di un problema di carattere generale. Il gran consiglio del fascismo stabilisce:
a) il divieto di matrimoni di italiani e italiane con elementi appartenenti alle razze camita, semita e altre razze non ariane;
b) il divieto per i dipendenti dello Stato e da Enti pubblici - personale civile e militare - di contrarre matrimonio con donne straniere di qualsiasi razza;
c) il matrimonio di italiani e italiane con stranieri, anche di razze ariane, dovrà avere il preventivo consenso del Ministero dell'Interno;
d) dovranno essere rafforzate le misure contro chi attenta al prestigio della razza nei territori dell'Impero.


Ebrei ed ebraismo

Il gran consiglio del fascismo ricorda che l'ebraismo mondiale, specie dopo l'abolizione della massoneria, è stato l'animatore dell'antifascismo in tutti i campi e che l'ebraismo estero o italiano fuoruscito è stato, in taluni periodi culminanti come nel 1924,25 e durante la guerra etiopica unanimemente ostile al fascismo.

L'immigrazione di elementi stranieri, accentuatasi fortemente dal 1933 in poi, ha peggiorato lo stato d'animo degli ebrei italiani, nei confronti del regime, non accettato sinceramente, poiché antitetico a quella che è la psicologia, la politica, l'internazionalismo d'Israele. Tutte le forze antifasciste fanno capo ad elementi ebrei; l'ebraismo mondiale è, in Spagna, dalla parte dei bolscevichi di Barcellona.


Il divieto d'entrata e l'espulsione degli ebrei stranieri

Il gran consiglio del fascismo ritiene che la legge concernente il divieto d'ingresso nel regno, degli ebrei stranieri, non poteva più oltre essere ritardata, e che l'espulsione degli indesiderabili, secondo il termine messo in voga e applicato dalle grandi democrazie, è indispensabile. Il gran consiglio del fascismo decide che oltre ai casi singolarmente controversi che saranno sottoposti all'esame dell'apposita commissione del ministero dell'interno, non sia applicata l'espulsione nei riguardi degli ebrei stranieri i quali:
a) Abbiano un'età superiore agli anni 65;
b) Abbiamo contratto un matrimonio misto italiano prima del 1Ì ottobre XVI.


Ebrei di cittadinanza italiana

il gran consiglio del fascismo, circa l'appartenenza o meno alla razza ebraica, stabilisce quanto segue:
a) E' di razza ebraica colui che nasce da genitori entrambi ebrei;
b) E' considerato di razza ebraica colui che nasce da padre ebreo e da madre di nazionalità straniera;
c) E' considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da un matrimonio misto, professa la religione ebraica;
d) Non è considerato di razza ebraica colui che è nato da un matrimonio misto, qualora professi altra religione all'infuori della ebraica, alla data del 1Ì ottobre XVI.


Discriminazione fra gli ebrei di cittadinanza italiana

Nessuna discriminazione sarà applicata, escluso in ogni caso l'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado, nei confronti di ebrei di cittadinanza italiana, quando non abbiano per altri motivi demeritato, i quali appartengono a:
1) famiglie di Caduti nelle quattro guerre sostenute dall'Italia in questo secolo; libica, mondiale, etiopica, spagnola;
2) famiglie dei volontari di guerra nelle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola;
3) famiglie di combattenti delle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola, insigniti della croce al merito di guerra;
4) famiglie dei Caduti per la Causa fascista;
5) famiglie dei mutilati, invalidi, feriti della Causa fascista;
6) famiglie di Fascisti iscritti al Partito negli anni 19- 20- 21- 22 e nel secondo semestre del 24 e famiglie di legionari fiumani.
7) famiglie aventi eccezionali benemerenze che saranno accertate da apposita commissione.


Gli altri ebrei

I cittadini italiani di razza ebraica, non appartenenti alle suddette categorie, nell'attesa di una nuova legge concernente l'acquisto della cittadinanza italiana, non potranno:
a) essere iscritti al Partito Nazionale Fascista;
b) essere possessori o dirigenti di aziende di qualsiasi natura che impieghino cento o più persone;
c) essere possessori di oltre cinquanta ettari di terreno;
d) prestare servizio militare in pace e in guerra.

L'esercizio delle professioni sarà oggetto di ulteriori provvedimenti.
Il gran consiglio del fascismo decide inoltre:
1) che agli ebrei allontanati dagli impieghi pubblici sia riconosciuto il normale diritto di pensione;
2) che ogni forma di pressione sugli ebrei, per ottenere abiure, sia rigorosamente repressa;
3) che nulla si innovi per quanto riguarda il libero esercizio del culto e l'attività delle comunità ebraiche secondo le leggi vigenti;
4) che, insieme alle scuole elementari, si consenta l'istituzione di scuole medie per ebrei.


Immigrazione di ebrei in Etiopia

Il gran consiglio del fascismo non esclude la possibilità di concedere, anche per deviare la immigrazione ebraica dalla Palestina, una controllata immigrazione di ebrei europei in qualche zona dell'Etiopia.
Questa eventuale e le altre condizioni fatte agli ebrei, potranno essere annullate o aggravate a seconda dell'atteggiamento che l'ebraismo assumerà nei riguardi dell'Italia fascista.


Cattedre di razzismo

Il gran consiglio del fascismo prende atto con soddisfazione che il ministro dell'educazione nazionale ha istituito cattedre di studi sulla razza nelle principali università del regno.


Alle camicie nere

Il gran consiglio del fascismo, mentre nota che il complesso dei problemi razziali ha suscitato un interesse eccezionale nel popolo italiano, annuncia ai fascisti che le direttive del partito in materia sono da considerarsi fondamentali e impegnative per tutti e che alle direttive del gran consiglio devono ispirarsi le leggi che saranno sollecitamente preparate dai singoli ministri.


http://www.olokaustos.org/archivio/documenti/italia/dichiarazionerazza-38.htm

Sir Demos
05-04-02, 17:41
Cio che è sconcertante è che questo è avventuo non più di 6o anni fa...

Bah! :(

Sir Demos
05-04-02, 17:42
Mi piacerebbe poi sapere dai fascitelli che girano qua su Pol, in base a quale perversa logica continuino a giustificare barbarie di questo tipo...

Bye.

Free
05-04-02, 18:59
Secondo me molti giovani non conoscono questi fatti storici perchè a scuola si parla del fascismo, della seconda guerra mondiale ma i fatti più odiosi, le leggi razziali, sono messi in secondo piano, la costituzione vieta la ricostituzione del partito fascista perchè riconosce pari diritti a tutti i cittadini senza distinzione di razza e sesso. Quindi quanto sento delle mostruosità come il connubio "fascismo e libertà" non posso che mettere in evidenza queste contraddizioni.

PINOCCHIO (POL)
05-04-02, 19:10
la costituzione vieta la ricostituzione del partito fascista perchè..fascista.
Per fortuna vale solo sul piano teorico ed anche i fascisti si possoono organizzare in partito, che sia forza vuona piuttosto che latri.
saluti padani

Alberich
05-04-02, 19:28
Originally posted by PINOCCHIO
la costituzione vieta la ricostituzione del partito fascista perchè..fascista.


Ce ne vuole per affermare queste cose. La nostra Costituzione -democratica- è tra le più avanzate al mondo.

Sir Demos
05-04-02, 20:23
Caro Pinocchio, perchè per una volta non scrivi con un pochino più di calma, così che noi avremo il piacere di leggere e capire cosa intendi senza dover continuamente interpretare???

Grazie.

PINOCCHIO (POL)
06-04-02, 12:49
hai ragione, vado sempre di fretta.
Intendo dire che il motivo per il quale la costituzione del '48 vietò la ricostituzione del partito fascista è che se nelle elezioni si fosse potuto presentare il partito fascista probabilmente non sarebbe stato un fiasco.
Col passare degli anni il divieto è rimasto solo sulla carta e il partito fascista si è ricostituito sotto vaire forme, msi,forza nuova, ecc ecc. perchè l'effetto di venti anni di governo era andato scemando.
Sarebbe ora, al di là delle ipocrisie, di abolire questo articolo della costituzione.
saluti padani

Sir Demos
06-04-02, 15:54
Non sarebbe molto meglio vietarne la ricostituzione anche sotto altre forme? Il Fascimo ha delle idee inconciliabili con la Democrazia e di turbamento alla stessa; permetterne la ricostituzione sarebbe un controsenso oltre che pericolo.

Ciao.

RAIXE
06-04-02, 18:39
Anche il comunismo e le altre ideologie totalitarie se è per questo. Bisognerebbe quindi secondo questa logica impedire al 15% della popolazione (tanti sono i comunisti e i fascisti di questo paese) di partecipare alla vita democratica del paese, impedendo loro di scegliere quello che realmente vogliono, una forte limitazione della loro e della altrui libertà.
Ma se accettassimo questa logica allora sarebbe davvero una nostra sconfitta, perchè di fatto sarebbe violato uno dei principi nel quale crediamo.
Un altro sistema sarebbe lasciare loro la libertà di dare spazio alle loro assurde teorie e farle scomparire con quello che lor temono di più, il dibattito e il dialogo sulle idee.
saluti padani

Alberich
06-04-02, 19:24
Originally posted by Sir Demos
Non sarebbe molto meglio vietarne la ricostituzione anche sotto altre forme? Il Fascimo ha delle idee inconciliabili con la Democrazia e di turbamento alla stessa; permetterne la ricostituzione sarebbe un controsenso oltre che pericolo.

Ciao.

La logica democratica prevede la possibilità dell'esistenza di partiti che ideologicamente si pongano in antitesi ad essa; purchè nelle azioni non infrangano la legge. E' l'azione che va inibita, non l'idea.
Se mi ricordo ti riporto dei passi di Calamandrei illuminanti a tal proposito.
saluti

Sir Demos
09-04-02, 20:09
Anche il comunismo e le altre ideologie totalitarie se è per questo. Bisognerebbe quindi secondo questa logica impedire al 15% della popolazione (tanti sono i comunisti e i fascisti di questo paese) di partecipare alla vita democratica del paese, impedendo loro di scegliere quello che realmente vogliono, una forte limitazione della loro e della altrui libertà.

Si ma il partito Fascista in Italia si è servito del Potere per costruire un Regime, quello Comunista, sempre in Italia, malgrado un potere lo abbia avuto, non ha lavorato per distruggere i diritti dei cittadini.

P.S. Concordo che forse il mio ragionamento non regga in pieno, ma credo comunque che un mite senso di vendetta per quello che l'deologia fascista ha provocato in Italia, sia salutare o almeno comprensibile.

Sir Demos
09-04-02, 20:13
La logica democratica prevede la possibilità dell'esistenza di partiti che ideologicamente si pongano in antitesi ad essa; purchè nelle azioni non infrangano la legge. E' l'azione che va inibita, non l'idea.

Questo si che è ragionare, concordo in pieno con te anche se in pratica contraddico quello che ho detto un secondo fa.

Continuo invece a pensare che forse un sano sentimento di vendetta stia alla base di questo divieto...

Alberich
10-04-02, 01:14
"È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista".
Si noti che è tra le disposizioni transitorie e finali: a mio parere è da intendere come un tentativo di difendere la neonata Repubblica contro pericoli di una ricaduta autoritaria. Più che un sentimento di vendetta, sembra una norma di buonsenso. Ora, tuttavia, difficilmente si può riproporre il PNF, come era al tempo, e quindi sembra cadere la necessità di una norma simile. Di fatto è stata abrogata dalla storia.
Come l'esilio per i Savoia, questa disposizione, passato un numero congruo di anni può essere rivista (a patto che la sua abrogazione sia usata per affermare con forza le idee democratiche e per indicara la maturità democratica del paese).

Sir Demos
10-04-02, 02:37
Non me lasento di contraddirti Alberich... Hai ragione in pieno. :)

Felix (POL)
10-04-02, 03:06
Originally posted by PINOCCHIO
hai ragione, vado sempre di fretta.
Intendo dire che il motivo per il quale la costituzione del '48 vietò la ricostituzione del partito fascista è che se nelle elezioni si fosse potuto presentare il partito fascista probabilmente non sarebbe stato un fiasco.
Col passare degli anni il divieto è rimasto solo sulla carta e il partito fascista si è ricostituito sotto vaire forme, msi,forza nuova, ecc ecc. perchè l'effetto di venti anni di governo era andato scemando.
Sarebbe ora, al di là delle ipocrisie, di abolire questo articolo della costituzione.
saluti padani

concordo: è ormai anacronistico. Inoltre i vari partitini neo-fascisti non rappresentano certo un "pericolo" per la democrazia. Mi stupisce che Sir Demos invochi ancora un "sano sentimento di vendetta" nei confronti di un'esperienza storica conclusasi mezzo secolo fa...

Felix (POL)
10-04-02, 03:09
Originally posted by Alberich


La logica democratica prevede la possibilità dell'esistenza di partiti che ideologicamente si pongano in antitesi ad essa; purchè nelle azioni non infrangano la legge. E' l'azione che va inibita, non l'idea.
Se mi ricordo ti riporto dei passi di Calamandrei illuminanti a tal proposito.
saluti

sarebbe bello che anche i legislatori indaffarati a limitare le libertà dei cittadini la pensassero come te, caro Alberich.
Anche se la democrazia non mi piace come sistema politico, ne apprezzo purtuttavia la disponibilità teorica -non sempre applicata- ad ammettere espressioni di dissenso radicale ad essa.

saluti

Free
10-04-02, 22:09
Originally posted by Felix


sarebbe bello che anche i legislatori indaffarati a limitare le libertà dei cittadini la pensassero come te, caro Alberich.
Anche se la democrazia non mi piace come sistema politico, ne apprezzo purtuttavia la disponibilità teorica -non sempre applicata- ad ammettere espressioni di dissenso radicale ad essa.

saluti



Non credo che in Democrazia in nome di un liberismo spinto all'ecceso sia possibile legalizzare la diffusione di qualsiasi pensiero politico, esistono norme nella costituzione ben chiare, che garantiscono parità di diritti a tutti i cittadini senza distinzione di razza o di sesso, se un partito o un movimento politico anche non agendo in maniera diretta con azioni violente comincia a diffondere teorie come quelle delle leggi razziali oppure tesi che mettono in discussione la democrazia e la costituzione, quindi i diritti fondamentali dell'individuo, lo stato non può permetterne la partecipazione alle elezioni, con "ricostituzione del partito fascista" penso si intende tutti quei movimenti politici che hanno come idea il rovesciamento del sistema democratico. Un movimento che richiami ad ideali del fascismo ma che non metta in discussione la democrazia e i diritti fondamentali dell'individuo non dovrebbe avere alcun problema a partecipare alla vita politica.

Alberich
10-04-02, 22:27
Beh, la dottrina democratica -non il liberismo- sostiene il contrario.
Ti dirò di più: è incompatibile con la democrazia un'organo che indichi l'ortodossia o meno delle dottrine politiche, questo, anzi, è uno delle caratteristiche dei progetti totalitari.

Free
10-04-02, 23:15
Originally posted by Alberich
Beh, la dottrina democratica -non il liberismo- sostiene il contrario.
Ti dirò di più: è incompatibile con la democrazia un'organo che indichi l'ortodossia o meno delle dottrine politiche, questo, anzi, è uno delle caratteristiche dei progetti totalitari.

Se si presenta un partito col simbolo delle brigate rosse lo stato può accettarlo? Infatti non lo accetta, quindi cosa dobbiamo affermare che la nostra non è una democrazia?

Alberich
10-04-02, 23:30
Originally posted by Free


Se si presenta un partito col simbolo delle brigate rosse lo stato può accettarlo? Infatti non lo accetta, quindi cosa dobbiamo affermare che la nostra non è una democrazia?

Le BR sono antidemocratiche nella prassi, non solo nell'ideologia.
Se si accettasse la possibilità di discriminare solo per le idee un partito o un gruppo si attiverebbe un circolo antidemocratico con caratteristiche prettamente totalitarie. Le discriminazioni ideologiche non possono avvenire. A meno che non ci siano riscontri oggettivi, come l'omicidio di Marco Biagi, per le BR, ad esempio. Come un attentato.
Perchè altrimenti bloccare le BR e non il PCI -quando esisteva-? Perchè non il movimento monarchico?
Spero di essere stato chiaro.

Free
10-04-02, 23:38
Originally posted by Alberich


Le BR sono antidemocratiche nella prassi, non solo nell'ideologia.
Se si accettasse la possibilità di discriminare solo per le idee un partito o un gruppo si attiverebbe un circolo antidemocratico con caratteristiche prettamente totalitarie. Le discriminazioni ideologiche non possono avvenire. A meno che non ci siano riscontri oggettivi, come l'omicidio di Marco Biagi, per le BR, ad esempio. Come un attentato.
Perchè altrimenti bloccare le BR e non il PCI -quando esisteva-? Perchè non il movimento monarchico?
Spero di essere stato chiaro.

Chiaro.. ma il confine tra legalità ed illegalità è sottile, potrebbe esserci un movimento politico che pur non avendo mai commesso reati si presenta alle elezioni con lo stemma nazista e col programma del partito di Hitler, per me con le leggi attuali non gli sarebbe consentito la partecipazione alle elezioni.

Alberich
10-04-02, 23:50
Originally posted by Free


Chiaro.. ma il confine tra legalità ed illegalità è sottile, potrebbe esserci un movimento politico che pur non avendo mai commesso reati si presenta alle elezioni con lo stemma nazista e col programma del partito di Hitler, per me con le leggi attuali non gli sarebbe consentito la partecipazione alle elezioni.

Sul fatto che il confine è sottile siamo d'accordissimo, ovviamente.
Non so quali siano le leggi attuali, ma credo che di fatto possa presentarsi, come si presentava il PCI.
Non credo serva sottolineare, comunque, che la democrazia è un organismo debole, e può rivelarsi impotente di fronte ad una avanzata dal suo interno di forze democratiche. L'esempio di Hitler è chiarissimo: eletto "democraticamente" in uno stato con una Costituzione tecnicamente perfetta.

Sir Demos
11-04-02, 20:03
Le discriminazioni ideologiche non possono avvenire.

Si ma non è necessario e non deve essere necessario arrivare ad un omicio per vietare la costituzione di un Partito che abbia finalità illegittime; deve essere sufficiente controllare i principi che reggono un movimento per vedere se è conciliabile con un ordinamento democratico e con i dettati costituzionali, sia che essi siano impliciti che espliciti.

Mi spiego meglio, non dovrebbe-potrebbe essere tollerato da un ordinamento democratico un partito ( il movimento Br, per rimanere nell'esempio ) che abbia come finalità dichiara o implicita, quello di scardinare i principi democratici, capitalistici ecc. ecc. ecc.

Ciao.

Alberich
11-04-02, 20:11
Anche il PCI lo proponeva, a livello teorico. Il Partito monarchico era in diretto contrasto con uno degli articoli fondanti della nostra costituzione, peraltro l'unico di fatto votato dalla cittadinanza.
E' ovvio che nei casi estremi ci si trova in una situazione di incertezza, ma il criterio di giudizio è, eventualmente, la modalità di azione proposta, non le finalità del movimento.
Esempio: il PCI proponeva la dittatura del proletariato, ma per giungere a ciò usava le istituzioni democratico-liberali. Le BR, al contrario, hanno una finalità analoga, ma propongono l'uso della violenza.
E' un discorso complicato, ambiguo, spero prossimamente, visto che sembra interessare molti, di aprire un Thread specifico.
saluti

Sir Demos
11-04-02, 20:22
E allora provvedi a farlo, ma comunque non so se attualmente è possibile che un Partito che abbia come obiettivo lo scardinamento dell'idea Democratica, possa Costituirsi, io credo che in linea di massima non dovrebbe esserlo.

Ma attendo il tuo nuovo treahds.

Ciao.