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Der Wehrwolf
08-07-02, 18:01
Rai, debutta la tv federalista


Al Nord viene interrotto un film di Totò e va in onda la diretta del festival musicale celtico. Piovono le critiche, ma la tv di Stato si difende: "Iniziativa annunciata da un mese".


ROMA- I film di Totò sulle tv di Centro e Sud. Al Nord va invece in onda Celtica 2002, kermesse di musica e arte druida che si celebra sotto il Monte Bianco. Annunciata da tempo, la tv federalista ha fatto il suo debutto, e le proteste non sono mancate. Fatto sta che ieri mattina, gli spettattori del Nord Italia, che si stavano godendo "Risate all'italiana", humour nostrano con Totò, De Sica e altri, si sono visti interrompere il film per dare spazio al festival valdostano, evento che dal 1997 si tiene sopra Courmayeur.

La diretta può essere considerata una sperimentazione federalista del servizio pubblico Rai, infatti è stata trasmessa su tutto il territorio italiano dal nord-ovest a nord-est ed ha interessato un bacino di 22 milioni di telespettatori di Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Dalle 9,30 alle ore 10,50 sono stati proposti i momenti più significativi della rassegna che vede impegnati oltre 500 musicisti, artisti e gruppi provenienti da diverse nazioni (tra cui Hevia).

''La vocazione territoriale del servizio radiotelevisivo pubblico ha trovato spazio in una iniziativa che è di fatto, un passo concreto sulla strada del raccontare il servizio pubblico'', ha spiegato Renzo Canciani, direttore della sede regionale Rai della Valle d'Aosta. Sarebbe dunque sbagliato vedere, come qualcuno ha fatto, dietro questa sperimentazione qualsiasi carattere leghista-sessionista.


"Questa iniziativa - chiosa Canciani - annunciata un mese fa, vuole solo valorizzare le sedi regionali, offrendo un tema unificante ma non troppo localistico".


(8 LUGLIO 2002, ORE 10:45

Der Wehrwolf
08-07-02, 18:19
Dall'Unita' di oggi:

08.07.2002
E' Toto' a fare le spese della prima prova di tv leghista?
di Maria Novella Oppo


Toto' contro i druidi? Diciamo la verita', messi a scegliere da che parte stare, in Italia sarebbero in pochi ad avere dei dubbi, anche tra quel 4% scarso che ha votato per la Lega. Fatto sta che, ieri mattina, gli spettatori del Nord Italia che si stavano godendo su Raitre le "Risate all'italiana" e si sono visti interrompere il film per dare spazio a "Celtica", manifestazione che si svolgeva sopra Courmayeur e sotto il Monte Bianco, hanno dovuto subire. E il messaggio era questo: niente Toto', sopra il Po si festeggiano usi e costumi celtici, perche' quella e' la macroregione, praticamente la Padania di invenzione bossiana, in cui quegli usi e costumi hanno una tradizione (rubando il termine a Toto') "verace". E questo anche se l'organizzatore di questa prima, clamorosa rottura dell'unita' d'Italia virtuale, che e' il direttore della sede Rai della Valle d'Aosta, Renzo Canciani, nega qualsiasi carattere leghista a quella che definisce invece "una sperimentazione di televisione territoriale". Una sperimentazione partita molto prima che la Lega mettesse piede in Rai e mettesse mano (scusando il bisticcio) alla programmazione, insediando un suo esponente alla direzione di Raidue. La prova di estraneita' della "sperimentazione" al progetto leghista sarebbe anche nel fatto che la manifestazione Celtica non ha alcun carattere politico, si svolge da parecchi anni e raccoglie espressioni artistiche di diversi paesi europei (dalla Scozia alla Spagna) che hanno la fortuna di non avere niente a che fare con Bossi.
Resta il fatto che per la prima volta nella storia Rai un evento e' stato giudicato degno di vedere televisivamente unite (e divise dal resto d'Italia) le regioni dell'arco alpino (compresa la Liguria), raccolte sotto una presunta identita' linguistica e culturale che in realta' non esiste affatto. Sostiene Canciani: "La somma dei localismi non produce programmazione nazionale. Il problema e' trovare temi capaci di unire pezzi di territorio che hanno storia comune. L'evento non lo abbiamo creato: c'era gia'. Per realizzarlo non ho speso una lira, ho solo raccolto forze interne Rai, come il direttore della sede regionale dell'Emilia Romagna, Fabrizio Binacchi, che ha condotto la diretta da questa festa popolare, tra l'altro molto poco commerciale".
Alle 9,45 ecco la bionda annunciatrice di Raitre dare la notizia della interruzione del film nelle regioni dell'arco alpino. Appariva il bellissimo scenario naturale dove sorgeva quello che poteva sembrare un accampamento indiano. Invece era un accampamento celtico, nel quale si aggirava Fabrizio Binacchi facendo domande a persone in costume. Primo fra tutti il druido (cosi' si e' definito) Guido Crossard, esperto di astronomia celtica. Seguivano altre figure notevoli, per look e serieta', come il direttore artistico della manifestazione Riccardo Teraglio o un impiegato di Trezzo d'Adda con collana di denti di cavallo, che si interessa di costruzioni celtiche. Piu' altri individui, sempre in costume e truccati, che agitavano con impaccio grandi spade mimando un combattimento o si dedicavano alla costruzione di strumenti e attrezzi.

Insomma, una festa tradizionale, se dobbiamo dire la verita', tra le meno allegre che ci sia capitato di vedere, ma senza alcuna ostentazione di bandiere o citazione di argomenti leghisti. Molto meno folcloristica delle adunate bossiane e, nel complesso, di una straordinaria pallosita'. A parte alcune schede di documentazione, come quella sulla storia dei Celti, con la citazione di Diodoro Siculo, che li descrisse con estrema precisione per i loro "corpi immani", le loro capigliature rossicce, le espressioni minacciose ed esaltate, ma anche per il loro "ingegno acuto" (e qui la prova evidente che Borghezio non viene da li'). Ora, tra le migliaia di tradizioni e culture che hanno fatto l'Italia e che continueranno a farla nonostante Bossi, sicuramente ci saranno stati anche i Celti. Ma resta il fatto singolare e unico al mondo che il capo della Lega, dopo aver visto Mel Gibson (un australiano!) che interpretava l'eroe celtico William Wallace, passato alla storia come Braveheart, ha deciso per simpatia la comune origine celtica di tutto il Nord Italia. Fornendo cosi' una comoda identita' in celluloide a tutta la sua padania e incentivando a dismisura la produzione di gadget, corna, bicorna (direbbe Toto') e altri orpelli barbarici, per far divertire le comitive di guerrieri del sabato leghista. Tutte invenzioni di cui, certo, non hanno alcuna colpa i cultori di vere tradizioni culturali, ma che comunque, tramite la diretta Rai, se non altro appaiono strumentalizzate per vellicare umori leghisti. Infatti, se la manifestazione "Celtica" e' cosi' interessante da giustificare il coinvolgimento di tante sedi regionali, perche' non estenderla a tutto il paese? E se invece rappresenta la direzione in cui muoversi per vitalizzare le sedi locali, allora non ci sono dubbi: aridatece Toto'!

Il Patriota
08-07-02, 20:15
ottimo!!!!..siamo uomini o caporali???:D

Il Patriota
09-07-02, 13:09
POLITICA







Rai, record di ascolti al Nord per il festival celtico

L’esperimento di «rete macroregionale» voluto da dirigenti vicini all’Ulivo. Protestano le emittenti locali


ROMA - È stato un successo in metà del Nord il primo esperimento di «Rai federalista» di domenica scorsa: su Raitre, dalle 9.45 alle 10.45, è andata in onda in diretta dai boschi della Val Veny in Val D’Aosta la cronaca della festa internazionale di musica e cultura «Celtica 2002». Lo speciale ha «cancellato» un film con Totò («Risate all’italiana») ed è stato trasmesso in Liguria, Piemonte, Val D’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. La media nazionale di ascolto in quella fascia (ma il dato può cambiare da regione a regione) è del 9-10%. Domenica in Val D’Aosta l’ascolto è stato del 21,36%, in Friuli del 24%, in Liguria del 17%. Meno bene è andata in Lombardia (11%), in Piemonte (8,64%) e in Veneto (4,13%). La media in Trentino è del 3% ma domenica è salita al 4,46. L’esperimento di «Rai macroregionale» ha provocato un esposto all’Autorità per le comunicazioni. La Federazione radio e tv (emittenti locali) sostiene che «la diversificazione del segnale è una palese violazione degli obblighi di concessione che impongono alle tv nazionali di trasmettere lo stesso programma su tutto il territorio nazionale». E i vertici Rai? Ieri il presidente Antonio Baldassarre non mostrava di saperne granché («non sono a conoscenza di questo fatto, se è importante verrà portato all’attenzione del Consiglio») ma ha ricordato che il Cda «ha già votato un indirizzo per adeguare organizzazione e la produzione al principio federalistico, che è costituzionale». Sulla produzione i piani Rai sono chiari: Raiuno resterà a Roma, Raidue graviterà su Milano e Torino, Raitre su Napoli. Il consigliere Ettore Albertoni (area Lega), intervenendo a un convegno a Venezia (nel quale è stato presentato un sondaggio Cirm secondo il quale il 71% dei veneti è favorevole a una tv pubblica regionale), ha fatto sapere che tra gli obiettivi della «nuova Rai» c’è «la creazione di un’autentica tv federalista, a servizio delle realtà regionali». Mentre il direttore generale Agostino Saccà, presiedendo la riunione dei direttori delle sedi regionali della Rai, ha ricordato come sia obbligo della Rai diversificare la programmazione tenendo conto delle realtà locali. A Viale Mazzini si guarderebbe all’esperienza di France 3 che da tempo pratica con successo il metodo del «Decrochage»: palinsesto-base nazionale e fasce realizzate per macroregioni.
Al Nord per la Rai la griglia è pronta: ogni domenica dalle 9.45 alle 10.45 Trentino, Friuli e Valle D’Aosta da sempre si «distaccano» e propongono propri programmi. Per «Celtica 2002» le altre Regioni hanno chiesto il collegamento: metodo che può ripetersi, basta ottenere il via libera dei vertici aziendali.
Una curiosità. Per uno di quei casi politici tipici della Rai, il prototipo di tv federalista non nasce all’ombra della Lega o del centrodestra ma dell’Ulivo. Il «sì» all’iniziativa (ampiamente annunciata dai giornali e presentata a giugno in una conferenza stampa nella sede Rai di Milano) è venuto dal direttore della Divisione tv 2, Giuseppe Cereda (ex direttore di Raitre). L’ideatore, il direttore della sede valdostana Renzo Canciani, è un ex socialista con un passato alla Uil. E gli altri direttori che hanno chiesto, con una lettera a Cereda, di aderire all’iniziativa? La sede friulana è diretta da Roberto Collini, cattolico, mancato candidato dell’Ulivo a sindaco di Gorizia. In quell’area gravita anche Giovanni Puppo, sede provinciale di Trento. E se il suo collega di Bolzano, Carlo Corazzola, è considerato un tecnico, anche il direttore ad interim del Veneto, Giovanni Girolimetto, è un cattolico con simpatie uliviste. Ennio Chiodi, responsabile del centro di produzione di Milano, è l’ex direttore del Tg3 già candidato a Bolzano contro Frattini per l’Ulivo. Uomo di centro è Victor Balestrieri (Liguria) mentre filo-Ulivo è Maurizio Ardito, che guida il centro di produzione di Torino.
In fondo, dicono alla Rai, a parlare di macroregioni con programmi diversificati fu il Cda di Roberto Zaccaria: il piano venne seguito dal consigliere Stefano Balassone, uomo ds. E c’è chi ricorda un bel progetto per un «magazine della montagna», pensato per le regioni del Nord dall’ex direttore della Divisione 2 nonché ex direttore di Raiuno e Raitre Giovanni Tantillo, cattolico molto stimato nell’Ulivo.
Renzo Canciani difende il «test federalista»: «Iniziativa leghista? Non scherziamo, chi ha seguito la cronaca sa che non c’erano vessilli ma solo musicisti europei. La festa "Celtica 2002" è alla sua sesta edizione. Nessuno pensa di aver vinto l’Oscar della tv, ma per una volta c’è stato un intrattenimento legato a un capitolo della cultura europea. Abbiamo integrato risorse e idee: la ripresa è stata affidata alla troupe esterna di Torino che ha inviato quindici persone con quattro telecamere».
C’è chi fa due conti: le sedi regionali sono 17, in media ciascuna occupa 150 persone, ogni gestione costa tra i 15 e i 20 milioni di euro l’anno. Molte lamentano una sotto-occupazione. Una volta tanto le esigenze politiche (il federalismo) potrebbero sposare le necessità di una buona gestione (evitare sprechi). Ma cosa accadrà nel centro e nel sud? Questo è un capitolo non solo da scrivere ma tutto da progettare.


:lol :lol ...adesso è diventata una iniziativa ulivista...dopo che hanno guardato i dati auditel...uli-vaiolosi fate pena!!!

Der Wehrwolf
09-07-02, 18:10
LA DIRETTA
FEDERALISTA


DEBUTTO L’esperimento
Domenica mattina Totò ( nella foto ), Peppino De Filippo e Tognazzi, protagonisti di Risate all’Italiana del 1964, hanno lasciato lo schermo al primo esperimento di Rai federalista: il film è stato interrotto per mandare in onda dalla Val Veny la diretta della festa internazionale di musica e cultura «Celtica 2000». Lo speciale è stato trasmesso dalle 9.45 alle 10.45 in sette regioni del nord Italia
NUMERI
Gli ascolti
Secondo i dati della Rai domenica mattina in Val D’Aosta l’ascolto della diretta di «Celtica 2000» è stato del 21,36%: la media nazionale, per quella fascia oraria, è del 9-10%. Il record è andato al Friuli: 24%. In Liguria share del 17%, in Lombardia dell’11%, in Piemonte dell’8,64% e in Veneto del 4,13%
GLOSSARIO
Cos’è lo share
Lo share è la quota percentuale di pubblico che si è sintonizzata su un determinato programma rispetto al totale del pubblico presente davanti al televisore nello stesso intervallo di tempo. I dati di share vanno sempre letti e valutati in relazione alle diverse fasce orarie del giorno a cui si riferiscono



Politica

Der Wehrwolf
09-07-02, 18:11
CELTI
LA STORIA


LA STORIA Oltre 5.000 anni
I Celti, keltoi , dal greco «eroi» o «uomini in alto», sono popolazioni indoeuropee che tra il III e il II millennio avanti Cristo si insediano nell’Europa occidentale: Spagna, Francia, Inghilterra, Belgio, Irlanda, Germania. In Bretagna, Galles, Irlanda e Cornovaglia sopravvivono fino al X secolo dopo Cristo
IN ITALIA
Lombardia e laghi
Arrivano in Italia, tra il VII e il V secolo avanti Cristo e si insediano in Lombardia, attorno ai grandi laghi alpini. Nel IV secolo, con le migrazioni invadono la Pianura Padana, raggiungendo anche Roma e le Marche
GUERRIERI
Spirito bellicoso
In battaglia, si lanciano all'assalto correndo su carri a due ruote trainati da una coppia di cavalli e lanciando urla selvagge. Decapitano i loro prigionieri: le teste vengono issate su aste di legno per spaventare il nemico durante la battaglia
RELIGIOSI
I Druidi e l’anima
I Druidi sono i sacerdoti che regolano la vita religiosa dei Celti, basata sull’immortalità dell’anima. Sono anche astrologi e indovini, praticano sacrifici umani e celebrano riti nelle foreste



Politica

Der Wehrwolf
09-07-02, 18:25
"Rai federalista? E' solo l'inizio"


La Lega è molto soddisfatta della trasmissione del festival celtico al Nord, e prevede da settembre palinsesti più flessibili per dare spazio alla programmazione locale. Caparini: "Così batteremo Mediaset".


ROMA - La Rai federalista è ai nastri di partenza, e si pone l'obiettivo di sbaragliare la concorrenza di Mediaset. Quello del festival di musica celtica, che tante polemiche ha creato per l'interruzione - nelle regioni del Nord - di un film di Totò, è stata solo la prima tappa di un processo che da oggi in poi diventerà sempre più frequente.

A spiegare qual'è in proposito la posizione della Lega, la formazione politica che cioé ha voluto più delle altre questa trasformazione, è Davide Caparini, capogruppo del Carroccio nella cammissione di vigilanza sulla Rai: "Il festival celtico è stato un test ben riuscito sulla possibilità di riattivare un circuito delle sedi regionali attraverso una programmazione macroregionale, ma potrà anche valere per le singole regioni. Quando tracciammo le linee guida della nuova Rai - continua il parlamentare - indicammo Raidue come la rete più adatta a questa funzione macroregionale, mentre Raitre dovrebbe dare un'informazione più vicina alle singole realtà".

"La Lega - questo il programma di Caparini - ha ben visto questo esperimento perché offre la possibilità di percepire quale tipo di ascolti può esserci nella programmazione territoriale. Il festival celtico è un prodotto costato obiettivamente poco, con un alto contenuto storico e culturale e che ha portato un notevole successo di pubblico". E quello di puntare sul locale potrebbe essere anche un modo, per l'emittente pubblica, di recuperare audience. "Negli altri Paesi - argomenta il rappresentante della Lega - la strada dell'informazione locale ha costretto le reti commerciali a fare concorrenza alla rete pubblica. Si parla di fare concorrenza a Mediaset e a Berlusconi, questa credo sia la strada giusta, quella che chiede il pubblico".

Ma non basterà modificare solo la programmazione quotidiana. Anche sui Tg, secondo Caparini, bisognerà mettere mano: "Occorre una maggiore identità - continua - quelli regionali che ci sono hanno traslato i vizi di alcuni telegiornali nazionali, con la cronaca del Palazzo portata nella realtà regionale. Credo che un Tg regionale debba contenere maggiore informazione e maggiori servizi per i cittadini''. Più nello specifico, il futuro del Tg3 è illustrato da Romano Bracalini, vicedirettore della testata: "Ci sarà uno sforzo per proiettare il territorio locale su scala nazionale. Il Tg3 delle 12, in onda da Milano, in questa nuova prospettiva dovrà dare un segnale di recupero di valori, tradizioni e patrimoni di realtà locali portate in sede nazionale. Sarà un tg necessariamente diverso da quelli trasmessi da Roma, con un occhio alla politica più distaccato, servizi di attualità e di interesse comune come la spesa e i problemi delle famiglie".

"Non vedo cosa ci sia di male - continua il vicedirettore del Tg3 - nel fatto che ciascun territorio recuperi quanto più possibile esiste nelle proprie tradizioni. Dare della sagra di paese a manifestazioni che per certi luoghi sono molto importanti credo sia sbagliato. Il Palio di Siena, per fare un esempio, è una tradizione locale che diventa di interesse nazionale. Occorre dare voce a tutte le diversità e alle differenze culturali, alle storie e alle tradizioni - conclude Bracalini - L'obiettivo è che la realtà di Milano o del Veneto sia conosciuta al sud e viceversa".

E, a conclusione di questo quadro della Rai federalista che sarà, non potevano mancare le scuse, quelle che tutti si aspettavano: "Mi spiace - dice il leghista - che sia stato interrotto un film di Totò per trasmettere il festival celtico. Ma ciò è dovuto al fatto che ora la programmazione federalista si inserisce su palinsesti rigidi. In futuro, da settembre-ottobre, l'esperimento sarà adattato in modo tale che non ci siano interruzioni di programmi".

(9 LUGLIO 2002; ORE 14:03)

Der Wehrwolf
09-07-02, 18:29
Polemiche sull’esperimento di regionalizzazione
“Celtica”, la tele popolare non piace solo alla sinistra
di Alessandro Morelli

Eccoli che si presentano, tutti i grandi soloni del federalismo che, grazie alla Lega, hanno imparato una parola e un modello di società nuovi (almeno per loro), abituati com’erano allo statalismo e al centralismo. Eccoli qua, come dicevamo, il giorno dopo il primo vero esperimento della Rai veramente regionalizzata e decentrata che urlano allo scandalo per l’interruzione, annunciata da più di un mese, di un programma trasmesso su Raitre per lanciare via etere sull’area del Nord il Festival internazionale “Celtica 2002”. Per l’esattezza alle 9,30 di domenica il film di Totò “Risate all’italiana” è stato interrotto per dare spazio alla manifestazione, che ormai dal 1997 si svolge sopra Courmayeur, alle pendici del Monte Bianco, interessando oltre 500 gruppi culturali provenienti da tutta Europa. E così apriti cielo: malgrado ormai nessuno abbia il coraggio di definirsi non federalista, sono piovute le critiche, tanto che la tv di Stato si è dovuta difendere dalle accuse di eccessivo leghismo affermando più volte che: «L’iniziativa era annunciata da un mese».
La diretta può essere considerata una sperimentazione federalista del servizio pubblico Rai, infatti è stata trasmessa su tutto il territorio italiano dal nord-ovest a nord-est ed ha interessato un bacino di 22 milioni di telespettatori di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Dalle 9,30 alle ore 10,50 sono stati proposti i momenti più significativi della rassegna che vede impegnati musicisti, artisti e gruppi culturali. Il presidente dalla Tv di Stato, interpellato sulla vicenda, ha affermato: «Il cda ha già votato un indirizzo al fine di adeguare tutta la propria produzione al principio federalistico che è un principio costituzionale». Secondo il direttore della sede regionale Rai della Valle D’Aosta, Renzo Canciani: «La vocazione territoriale del servizio radiotelevisivo pubblico ha trovato spazio in una iniziativa che è di fatto, un passo concreto sulla strada del raccontare il servizio pubblico».
Sarebbe dunque sbagliato vedere, come qualcuno ha fatto, dietro questa sperimentazione qualsiasi carattere leghista. «Questa iniziativa - ha affermato ancora Canciani -, vuole solo valorizzare le sedi regionali, offrendo un tema unificante ma non troppo localistico».
Ma il direttore della sede Rai della Regione a Statuto autonomo (che quindi molto avrebbe da insegnare ai suoi denigratori) non si ferma, affermando che è necessario porre attenzione al fatto che: «La somma dei localismi non produce programmazione nazionale. Il problema è quello di trovare temi capaci di unire pezzi di territorio che hanno una storia comune. L’evento - continua il direttore - non lo abbiamo creato: c’era già. Per realizzarlo non ho speso una lira, ho solo raccolto forze interne Rai, come il direttore della sede regionale dell’Emilia Romagna, Fabrizio Binacchi, che ha condotto la diretta da questa festa popolare, tra l’altro poco commerciale». Popolare? Ecco scovato un altro tema che può aver dato molto fastidio: federale e popolare la Rai di oggi rischia veramente di diventare un ente di servizio pubblico.