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Visualizza Versione Completa : DPEF - Documento di Programmazione Economica e Finanziaria



G. Oberdan
23-05-02, 13:07
http://www.nuvolarossa.org/modules/xgallery/cache/albums/01-Album-di-Enzo/LOGOFORUM03BIG.sized.gif
http://xoomer.virgilio.it/francesco.rinaldi29/KAR_ITALIANE/A.Fierro/A._Fierro_-_Chella_lla'.mid

Cosa ne pensate del DPEF ?

hussita
10-07-02, 17:34
Il DPEF presentato varato ieri dal Consiglio dei Ministri ha registrato il pieno consenso degli industriali italiani. Guidalberto Guidi, consigliere confindustriale per le relazioni industriali, rilascia al Messaggero stamattina un'intervista piena di entusiasmo per "la modernizzazione del paese".
Come mai tanto entusiasmo per questo DPEF? Semplice: perché il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria del governo Berlusconi l'ha scritto Confindustria! E' l'opinione faziosa del Cofferati di turno? Non proprio. Stamattina è stato pubblicato sul sito ufficiale del governo la sintesi del DPEF, insieme alla presentazione PowerPoint che Berlusconi ha utilizzato in Consiglio dei Ministri:




Aprite la presentazione con PowerPoint, andate sul menu File, voce Proprietà: si apre una finestra con molti dati interessanti. Ad esempio, nel campo Autore c'è scritto bello chiaro: g bargag, società: Confindustria...

dopo lo svarione dei CV ministeriali tradotti in italiese da babelfish, sorge il dubbio che il webmaster del sito del governo sia una V colonna CGIL...verificate prima che lo tolgano


http://www.governo.it/sez_dossier_n...F2003_2006b.ppt

lucifero
10-07-02, 18:09
Non c'è più.

C'è una copia pdf creata alle 10:32 e modificata alle 13:30...:5

hussita
10-07-02, 18:13
segno che questo forum è ben frequentato

echiesa
10-07-02, 19:14
:D :D :D :D :D carina pure questa.
saluti
echiesa:fru

hussita
10-07-02, 19:19
carina? far fare una figuraccia ed esporre confindustria, il tuo sparring partner, ad attacchi da parte di un webmaster avventato...

e poi, diamine, copiato pedissequamente....

echiesa
10-07-02, 19:23
Infatti, una figura di quelle da ricordarsi, giuro non lo sapevo.
saluti
echiesa:fru

nuvolarossa
25-07-02, 22:09
Dichiarazione di voto dell'on. Giorgio La Malfa sul Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) 2003/2006

Signor Presidente, nel dichiarare il voto favorevole del gruppo Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI, sulla risoluzione Alberto Giorgetti n. 6-00027, vorrei svolgere alcune brevissime considerazioni di carattere generale suggerite dall'esame del documento di programmazione economico-finanziaria. Ancora pochi anni fa - i colleghi lo ricorderanno - noi votavamo, con il documento di programmazione economico-finanziaria, la legge finanziaria ed il bilancio, il CIPE stabiliva i flussi monetari e creditizi ed il Governo e la Banca d'Italia decidevano le politiche del cambio. Quindi, il Parlamento era investito dell'insieme degli strumenti di politica economica e finanziaria: il cambio, la politica monetaria e quella del credito, le politiche di bilancio e fiscali.

Oggi, siamo entrati - e sembra quasi che non ce ne rendiamo conto - in una fase completamente diversa, nella quale sono venuti meno tutti, o quasi, quegli elementi che davano concretezza e sostanza all'esame della politica economica da parte del nostro Parlamento. Forse, signor Presidente della Camera, dovremmo chiederci se sia ancora opportuno questo tipo di discussione o se, invece, non sia il caso di aggiornare, in qualche maniera, gli strumenti di impostazione di questi documenti. Oggi, il tasso di cambio non ci appartiene più poiché, all'interno dei quindici paesi europei (che rappresentavano e rappresentano metà del nostro commercio internazionale), il cambio è fisso per definizione e nemmeno ci appartiene la politica monetaria, stabilita dalla Banca centrale in totale autonomia dai Parlamenti nazionali, dal Parlamento europeo e dai singoli Governi, mentre il patto di stabilità limita al 90 per cento del PIL il debito (nel caso dei paesi con un forte debito pregresso, al 110 per cento) e, in tal modo, non ci dà neanche il fiato per respirare! In questa situazione, il documento di programmazione economico-finanziaria riguarda i dettagli di una politica economica, mentre ciò di cui abbiamo bisogno è l'impostazione della politica economica, che non appartiene più, dobbiamo prenderne atto, all'ambito nazionale dei Parlamenti, ma a quello internazionale dei Governi.

Però, vorrei aggiungere, procedendo per sintesi estreme, allo scopo di non superare il brevissimo tempo concessomi, che da questo dibattito sarebbe dovuta emergere anche qualche indicazione al Governo (se ci fosse il ministro dell'economia e delle finanze ad ascoltare, come sarebbe suo dovere, gli interventi per dichiarazione di voto).

Ci sarebbe, ad esempio, l'indicazione di porre ai colleghi ministri dell'economia e delle finanze europei il seguente tema: se non sia necessario, oggi, porre agli Stati Uniti ed al Giappone il problema di una sorveglianza multilaterale del cambio. Non possiamo pensare che il tasso di cambio tra l'euro e il dollaro possa portare il dollaro molto in basso e l'euro molto in alto quando in Europa vi è un'alta percentuale di disoccupazione! Dobbiamo esaminare, ministro Tremonti, una gestione internazionale delle zone di cambio tra yen, dollaro ed euro. Vogliamo parlare di questo problema?

In secondo luogo, vogliamo affrontare con serietà, a livello europeo, il problema dei mercati finanziari e dei riflessi che la crisi nel mercato finanziario americano potrà avere in Europa? Vogliamo apprestare meccanismi europei di sorveglianza della stabilità e della trasparenza dei mercati finanziari prima che questa crisi che riguarda l'America (ma temo possa riguardare anche l'Europa) arrivi da noi?

Vi è, poi, il problema della revisione del patto di stabilità, non soltanto nel senso che voi ministri dell'economia e delle finanze avete stabilito a Siviglia, dove avete affermato che bilancio in equilibrio equivale a bilancio più o meno in equilibrio (che è già qualcosa): occorre anche stabilire che gli investimenti pubblici produttivi non possano essere soggetti alle stesse regole di equilibrio di bilancio che, giustamente, si applicano alle spese correnti.

Per esempio, io accetterei una regola per la quale fosse la Commissione economica europea a giudicare se un progetto di investimento infrastrutturale di un Governo possa essere sottratto al vincolo del pareggio di bilancio in base a una valutazione dell'utilità, ai fini delle infrastrutture europee, del progetto medesimo. Cioè immaginerei l'ipotesi di un bollino europeo sugli investimenti.

Il senso degli obiettivi del DPEF, il 2,9 crescita, e l'1,4 di inflazione, rappresenta oggi più che mai un traguardo programmatico. Non è una previsione che richiede uno sforzo molto ampio di politica sociale. In questo senso, e concludo, è politicamente cruciale il fatto che un gran numero di organizzazioni economiche sociali e sindacali abbiano convenuto su questa impostazione di carattere generale.

Roma, 25 luglio 2002
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tratto da
http://www.pri.it

nuvolarossa
25-07-02, 22:14
Pubblichiamo il testo definitivo del documento messo a punto dal Partito Repubblicano Italiano a commento del DPEF 2003-2006.
Il documento, elaborato da una commissione di esperti coordinata dall'amico Italico Santoro, capo della segreteria politica, è stato ampiamente discusso in Direzione Nazionale e approvato a larghissima maggioranza.
Il testo conclusivo è stato poi trasmesso al Presidente del Consiglio, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le attività produttive, ai Presidenti delle competenti Commissioni di Camera e Senato, ai partiti, alle forze economiche e sociali.

La Direzione Nazionale del PRI, dopo aver esaminato e discusso il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003 - 2006, ritiene di poterne condividere gli obiettivi di massima e la strategia di fondo ad essi sottesa.

Ritiene peraltro che il documento debba tenere maggiormente conto dei rilievi formulati nei confronti di tale strategia dagli organismi internazionali, e in particolare dall'Unione Europea, e debba approfondire o modificare alcuni punti specifici che sono parte integrante della politica economica del governo.

°°°°°°°

La Direzione Nazionale del PRI condivide il giudizio - contenuto nel Documento - secondo cui "il processo di risanamento finanziario, che aveva consentito all'Italia di entrare nella moneta unica, si era dapprima fermato - sul finire del 1999 - e poi invertito - a partire dall'anno 2000". Giudizio condiviso peraltro implicitamente dal commissario europeo Pedro Solbes, per il quale gli attuali problemi di bilancio di alcuni paesi sono dovuti al fatto che non sono state colte le opportunità di risanamento dei conti pubblici offerte dal periodo di alta crescita 1998-2000. D'altro canto considerazioni analoghe, tempestivamente formulate, non furono certo estranee alla decisione assunta dal PRI di abbandonare l'alleanza di centrosinistra in cui il partito si era riconosciuto nella precedente legislatura proprio in ragione della forte scelta europea che la coalizione aveva fatto e sulla quale si era particolarmente impegnato l'allora Ministro del Tesoro Azeglio Ciampi. E' perciò verosimile ritenere che, sulla base del deficit accumulato alla metà di luglio del 2001, "il rapporto indebitamento netto/PIL si sarebbe azzerato non prima del 2006".

E' giusto di conseguenza - a giudizio del PRI - collocare al centro dell'azione di governo una politica di riforme strutturali destinata per un verso a correggere l'andamento tendenziale della finanza pubblica e per altro verso ad accelerare lo sviluppo economico, in modo da poter raggiungere entro il 2004 l'auspicato pareggio di bilancio e da ridurre sensibilmente quel tasso di disoccupazione che in Italia continua ad essere ancora troppo elevato. Il recente "patto per l'Italia" sottoscritto con le parti sociali offre la cornice entro cui collocare tale politica e ne definisce alcuni aspetti significativi.

°°°°°°°

La Direzione Nazionale del PRI rileva, in tema di previsioni macroeconomiche, come gli obiettivi generali fissati dal DPEF per il prossimo quadriennio potranno essere raggiunti solo se il tasso di crescita del PIL si manterrà effettivamente intorno al 3%, come previsto dal documento, a partire dal prossimo anno. Il che sarà realisticamente possibile solo in presenza di una stabile ripresa dell'economia internazionale a partire da quella americana.

E' vero che le recenti dichiarazioni rilasciate dal Presidente della FED Alain Greenspan - per il quale l'incremento del PIL sarà negli USA pari al 3,5% nel 2002 e al 4% nel 2003 - nonché i risultati ottenuti da alcune grandi imprese operanti nel settore strategico dell'alta tecnologia, potrebbero autorizzare un certo ottimismo. Ma la volatilità delle borse, le difficoltà di altri gruppi, i recenti scandali finanziari e la generale inquietudine dei mercati rendono ancora incerte tali previsioni.

Da questo punto di vista si pone il problema di stimolare in Italia una politica di investimenti e a tal fine la Direzione Nazionale del PRI suggerisce al governo di avviare una consultazione urgente con le forze imprenditoriali, economiche e sociali per valutare e concordare le iniziative da assumere.

°°°°°°°

La Direzione Nazionale del PRI considera essenziale il riferimento all'Europa quale parametro determinante per la definizione delle linee di politica economica, sia nel breve che nel medio periodo. A tal fine è necessario, innanzitutto, che i livelli di indebitamento ex post non siano superiori a quelli degli altri partner europei con pari caratteristiche socio _ economiche. Occorre quindi avviare quelle riforme che tendano a ridurre le differenze strutturali che impediscono all'Italia di partecipare, a pieno titolo, alla costruzione di un area monetaria ottimale e più in generale a ridurre il divario di competitività tra il nostro sistema produttivo e quello degli altri paesi industrializzati.

In particolare:

va completata - anche a seguito di un'intesa con le forze sociali che hanno sottoscritto il patto per l'Italia - la riforma del sistema previdenziale, che rappresenta un nodo irrisolto per la finanza pubblica italiana e che continua ad assorbire, secondo le recenti rilevazioni dell'Istat, circa il 15% del prodotto interno lordo;

vanno definite forme più stringenti di partecipazione delle Regioni e degli Enti Locali al patto di stabilità, per evitare che una loro inadeguata responsabilizzazione comprometta gli sforzi di risanamento del governo centrale e che l'avvio del federalismo possa compromettere seriamente i conti pubblici;

va rapidamente ristrutturato il mercato del lavoro e vanno riviste tipologia e modalità dei contratti, anche cogliendo gli spunti che al riguardo sono stati formulati dalla CISL e dalla UIL nei recenti incontri;

va rilanciata e intensificata - sia pure tenendo conto delle condizioni del mercato - la politica delle privatizzazioni, anche in considerazione della necessità strategica di accentuare il livello di competitività e di integrazione dell'economia italiana.

°°°°°°°

La Direzione Nazionale del PRI ritiene infine di doversi soffermare in particolare su quattro aspetti del DPEF: il progetto Mezzogiorno; la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica; la politica dell'energia; la politica dei beni culturali.

Il progetto Mezzogiorno - La Direzione Nazionale del PRI sottolinea positivamente l'impegno assunto con il DPEF nei confronti del Mezzogiorno, impegno che rappresenta anch'esso una significativa applicazione del patto per l'Italia. Rileva in particolare il positivo coordinamento tra intervento comunitario, intervento nazionale e intervento regionale; lo sforzo finanziario definito nel documento e le forme di monitoraggio previste al riguardo; l'approccio per alcuni aspetti innovativo al problema del dualismo territoriale.

La Direzione Nazionale del PRI sottolinea peraltro come l'intervento pubblico debba essere coerente e coordinato, per evitare il rischio di opere che - pur utili sulla carta - finiscano per risolversi in cattedrali nel deserto, secondo una vecchia logica che i repubblicani non hanno mai condiviso. Al riguardo, e in riferimento alla costruzione del ponte sullo Stretto, il PRI sollecita la predisposizione di un programma - già richiesto in passato - che coordini il costruendo ponte con la rete infrastrutturale ferroviaria e stradale esistente in Sicilia e Calabria, per evitare che le attuali strozzature rimangano di fatto inalterate.

La Direzione Nazionale del PRI si riserva peraltro di vigilare sulla concreta attuazione - a cominciare dalla prossima legge finanziaria - del "progetto Mezzogiorno", sia per evitare che le scelte strategiche del progetto rimangano sulla carta, sia per impedire che si verifichi quanto lo stesso DPEF ipotizza, e cioè che "a dotazioni finanziarie formali non "corrisponda" una effettiva capacità di utilizzo", magari anche per l'inerzia delle amministrazioni locali.

Più in generale la Direzione Nazionale del PRI ritiene che, anche in previsione dell'allargamento dell'Unione Europea a paesi con più basso reddito, l'intera questione del Mezzogiorno debba essere impostata e affrontata - in primo luogo nella trattativa europea - come la questione della nuova frontiera dello sviluppo italiano, anche in vista di una politica mediterranea della quale la UE dovrà prima o poi dotarsi.

La ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica _ La Direzione Nazionale del PRI sottolinea che la minore competitività del nostro Paese in termini di avanzamento scientifico e tecnologico deriva certamente non solo da un insufficiente impegno di risorse finanziarie, da parte sia dello Stato che del settore produttivo privato, ma anche dalla mancanza di coordinamento degli strumenti disponibili per il trasferimento e la diffusione delle nuove tecnologie.

La Direzione Nazionale del PRI sottolinea perciò, in aggiunta a quanto già previsto dal governo, l'importanza e l'urgenza di:

considerare scelta prioritaria, e quindi non subordinata agli equilibri di finanza pubblica, l'aumento dei finanziamenti assegnati nel prossimo quadriennio al sistema pubblico di ricerca (che comporta anche il potenziamento della ricerca industriale) dall'attuale 0,6% all'1% del PIL;

verificare l'organizzazione dell'insieme di strutture e di attività di sperimentazione precompetitiva pubblico-privata su tecnologie di interesse industriale operanti in Italia e nei paesi assimilabili all'Italia;

individuare il potenziale di sperimentazione in Italia, le aree di sofferenza e le barriere che ostacolano il processo di innovazione soprattutto delle PMI;

favorire la crescita di imprese high-tech capaci di rendere i prodotti della ricerca immediatamente utilizzabili dalle PMI, anche impegnandovi ricercatori del mondo della ricerca pubblica, come accade in altri paesi della UE;

favorire la destinazione degli incentivi alle istituzioni che più proficuamente utilizzano i fondi della ricerca, in modo da consentire lo sviluppo nelle Università delle competenze necessarie per le nuove frontiere della scienza (biotecnologie, ICT, nanotecnologie, etc.);

stimolare la nascita delle condizioni per lo sviluppo di un processo virtuoso in grado di creare un sostanziale adeguamento delle conoscenze tecnologiche alle necessità derivanti dalla competizione internazionale.

La politica dell'energia - La Direzione Nazionale del PRI sottolinea positivamente l'impegno del Governo volto a:

favorire una pluralità di offerenti e un rafforzamento dell'offerta, da un lato accelerando le procedure di vendita delle centrali di generazione (Genco) per giungere alla cessione da parte dell'Enel di centrali per complessive 15mila MW, dall'altro predisponendo il decreto sbloccacentrali;

accelerare il processo di apertura del mercato elettrico, destinando al mercato l'energia derivante dalla produzione incentivata con fonti rinnovabili, fino al 60% circa della domanda;

favorire la realizzazione in tempi brevi di nuove linee di interconnessione della rete elettrica con l'estero e di nuovi elettrodotti interni.

Ciononostante, la Direzione Nazionale del PRI:

esprime il dubbio che queste misure, ancorché realizzate pienamente e in tempi tecnicamente ragionevoli, siano sufficienti a conseguire l'obiettivo di ridurre significativamente il costo dell'energia elettrica per le famiglie e per il settore produttivo, così da annullare il divario che separa l'Italia dagli altri paesi industrializzati e - anche in considerazione della posizione storica del PRI favorevole all'uso civile del nucleare, espressa in particolare nel referendum svolto nella seconda metà degli anni '80 - avanza la proposta di riprendere gli studi nel campo dell'energia da fonte nucleare e di allinearsi alla specifica frontiera tecnologica sulla quale già oggi competono i maggiori paesi industrializzati;

sottolinea per di più che in campo mondiale tutti i maggiori paesi stanno svolgendo studi e ricerche su nuovi reattori nucleari a sicurezza intrinseca e che è generalmente previsto che tali studi nell'arco temporale di un decennio daranno risultati industrializzabili e richiede che il Governo voglia predisporre un programma in tal senso.

La politica dei beni culturali - La Direzione Nazionale del PRI sottolinea positivamente l'impegno del Governo volto a dismettere porzioni di patrimonio pubblico salvaguardando al tempo stesso l'integrità del patrimonio culturale nazionale. Raccomanda peraltro la massima cautela nella gestione di quest'ultimo, che deve continuare a rappresentare un bene assoluto, non disponibile, da valorizzare e non da alienare o dismettere. A questo scopo - e anche per favorire l'utilizzazione per il pubblico di quella parte purtroppo cospicua del patrimonio artistico tuttora conservata dai Musei pubblici in locali di deposito non accessibili e/o perché bisognosa di restauro difficile e costoso - ritiene che debba essere orientato anche in questa direzione l'impegno delle Fondazioni bancarie, peraltro accogliendo le sollecitazioni in tal senso del governatore della Banca d'Italia.

Per tutte queste ragioni la Direzione Nazionale del PRI avanza la proposta che la porzione del patrimonio artistico attualmente conservata in depositi inaccessibili al pubblico, previamente valutata:

venga posta in vendita mediante gara;

la partecipazione alla gara sia riservata alle Fondazioni bancarie italiane;

il regolamento di gara contenga l'esplicito duplice vincolo da un lato al mantenimento perenne della proprietà da parte delle Fondazioni acquirenti, dall'altro all'obbligo di finanziamento del restauro (da eseguire sotto la vigilanza delle autorità ministeriali competenti) e di successiva esposizione esclusivamente all'interno dei confini italiani.
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tratto da
http://www.pri.it

nuvolarossa
10-10-02, 22:46
http://www.frangipane.it/archivio/settembre2002/20020912.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/archiviox.gif (http://www.frangipane.it/archivio.htm)

lucifero
11-10-02, 08:48
A proposito di DPEF fatto da Confindustria, mi sembra di aver capito che ad un fax dei DS sia arrivato per errore qualcosa, relativo alla legge Cirami, dal fax dello studio legale di Previti.

Risponde a verità anche questa?

Garibaldi
11-10-02, 11:22
...

nuvolarossa
21-10-02, 00:02
http://www.frangipane.it/archivio/luglio2002/20020717.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/archiviox.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
30-10-02, 18:58
...

nuvolarossa
21-07-03, 09:41
http://62.110.253.162/images/home_logonew.gif
La Malfa boccia il Dpef 2003: non serve più

Dal documento di programmazione economico e finanziaria trasmesso dal governo al Parlamento sono saltati i capitoli relativi all’energia e all’Autorità per i mercati finanziari, così come il riferimento ai nuovi interventi fiscali e a quelli previdenziali. Un Dpef che ha perso per strada parecchi pezzi rispetto alla bozza originaria e che per questo è stato battezzato come “super-light”. In realtà la polemica intorno al documento e alle manovre di finanza pubblica che dovrebbe per legge contenere ripropongono la questione della validità dello stesso strumento. Ad esprimere riserve sull’utilità del Dpef è Giorgio La Malfa, presidente della commissione Finanze della Camera. La questione, spiega la Malfa, «non è se il documento approvato sia light o super-light. Il punto è un altro: la decisione del governo, assolutamente legittima, di collocare la trattativa con le parti sociali dopo il Dpef e prima della Finanziaria e dunque di rinviare le questioni di merito a una discussione successiva, di fatto svuota di significato la discussione parlamentare sul Dpef e lo stesso documento di programmazione come strumento in se stesso».
Insomma il Dpef non serve più? «Certamente bisogna chiedersi se è ancora utile avere un documento di programmazione economica che il Parlamento approva quando il negoziato con le regioni le parti sociali viene dopo e dunque la preparazione delle Finanziaria non avviene nella preparazione del Dpef ma più avanti». Inoltre i contenuti della Finanziaria vengono decisi dal governo dopo aver raggiunto l’accordo con le parti sociali.
Ma la Finanziaria deve essere presentata anche se l’accordo con le parti sociali non c’è. La manovra di bilancio si può discutere con le parti sociali ma non deve essere concertatata, altrimenti la sovranità si trasferirebbe dal governo al tavolo con le parti sociali scavalcando a tutti gli effetti il Parlamento».

Da Il Velino (http://nuvolarossa.ilcannocchiale.it/)

nuvolarossa
25-07-03, 04:57
Nucara sul Dpef

Dare al Documento il carattere di una relazione programmatica

Il DPEF prosegue il suo percorso parlamentare tra approfondimenti e polemiche. I punti fermi sono rappresentati dai 16 miliardi di valore complessivo della manovra, con "una tantum" per 10 miliardi e tagli alle spese per 5,5, e dalla scelta di puntare sulle grandi opere e sugli investimenti nelle infrastrutture per rilanciare l'economia. Spesa di circa 32 miliardi, di cui 11 destinati al Sud.

Nel dibattito di questi giorni è intervenuto anche, nella sua funzione istituzionale di Sottosegretario all'Ambiente e tutela del territorio, il Segretario del PRI Francesco Nucara. Due aspetti dell'intervento vanno qui sottolineati. Il primo, di ordine generale, riguarda la funzione stessa del DPEF, che in futuro deve assumere sempre più - a giudizio del Segretario repubblicano - il carattere di vera e propria relazione programmatica di accompagnamento alla legge finanziaria annuale.

Il secondo aspetto riguarda i contenuti della politica infrastrutturale, con particolare riferimento al settore dei trasporti. Allo stato esiste un rapporto ancora insufficiente fra reti autostradali e ferroviarie per veicoli circolanti ed abitanti che il paese registra rispetto alla media europea, con particolare riguardo alla Francia. Nucara ha quindi insistito sulla "importanza strategica di un organico potenziamento delle infrastrutture e dell'intermodalità per il rilancio dell'economia e lo sviluppo del Mezzogiorno, anche in considerazione del fatto che una moderna ed efficiente rete di trasporti potrà attrarre il turismo nelle aree meno avanzate del paese".

Si è venuta delineando in questo modo non solo una possibile strategia del governo, ma anche una piattaforma politica dei repubblicani rispetto alla manovra di politica economica.

In primo luogo, rigore finanziario: che ci è stato riconosciuto anche dal Fondo Monetario. In secondo luogo, investimenti per lo sviluppo: materiali e immateriali.

Aggiungiamo, infine, la riforma del sistema previdenziale. E un DPEF nato fra tante polemiche potrebbe tradursi, magari con la finanziaria, in una indovinata manovra di politica economica.

Roma, 24 luglio 2003
(http://nuvolarossa.ilcannocchiale.it/)
tratto dal sito
http://www.pri.it/immagini/da%20inserire%20pri/logosinistra.jpg (http://www.pri.it)

nuvolarossa
25-07-03, 21:11
Sud e Infrastrutture

E' necessario liberare altre risorse per il sistema stradale

Il DPEF all'esame del Parlamento è impostato quasi esclusivamente sulla infrastrutturazione del Paese. Già prima, anche noi avevamo indicato nella modernizzazione del sistema infrastrutturale una delle poche opportunità utili al rilancio dell'economia, sia con risultati immediati per una accelerazione dei consumi sia come prospettiva per il rilancio di settori importanti come il turismo e il sistema industriale.

Non avendo però lo Stato risorse sufficienti per realizzare tali interventi, il documento propone con insistenza la finanza di progetto.

Ci troviamo di fronte a un "dilemma". Gli investitori privati finanzieranno le infrastrutture che danno redditività al capitale investito; e per la maggior parte saranno infrastrutture di project financing che saranno collocate nelle zone più sviluppate del Paese.

Nel Mezzogiorno, dove mancano infrastrutture di base, sarà difficile trovare investitori privati. Cosa fare? Parte della redditività che si realizzerà in alcune zone del Paese deve essere utilizzata per le zone meno sviluppate.

In proposito potrebbe venire in aiuto il rinnovo della convenzione tra ANAS e Società Autostrade.

La convenzione è scaduta il 31 dicembre del 2002 e non è stata ancora rinnovata. Secondo le indicazioni del Ministro delle Infrastrutture, se tale convenzione venisse rinnovata, tramite un atto aggiuntivo si libererebbero risorse per circa 9 miliardi di euro che la Società Autostrade sarebbe impegnata a reinvestire nel sistema stradale e autostradale italiano.

Naturalmente non si tratta di fare "regali" alla Società Autostrade. Ma fino a quando la Società Autostrade non firma l'atto aggiuntivo, che proroga e modifica la concessione, essa non è impegnata a reinvestire un bel niente e quindi tramuta in solo profitto parte dei ricavi tariffari.

Naturalmente devono essere ben valutati gli elementi dell'eventuale intesa, anche nei suoi aspetti econometrici, perché il CIPE possa esprimere alla fine una valutazione chiara e puntuale.

Roma, 25 luglio 2003
(http://nuvolarossa.ilcannocchiale.it/)
tratto da --->
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI205.gif (http://www.pri.it)

nuvolarossa
29-07-03, 10:54
http://62.110.253.162/images/home_logonew.gif
Esce con le ossa rotte il Dpef di Tremonti

Una bocciatura vera e propria, no.
Sarebbe stato troppo, con il clima che in queste settimane sta vivendo il governo di Silvio Berlusconi. Però dall’esame delle commissioni di merito il Dpef di Giulio Tremonti è uscito piuttosto malconcio, con buona parte delle ossa rotte. Raramente si ricordano pareri favorevoli con osservazioni lunghe dettagliate che di fatto riscrivono da capo e farciscono di tutti altri elementi il libro dei sogni del ministro dell’Economia. C’è andata giù pesantina la commissione Finanze della Camera guidata da Giorgio La Malfa (quattro pagine fitte di condizioni). Che a Tremonti chiede di ridisegnare totalmente il sistema degli incentivi alle imprese, reintroducendo il credito di imposta per gli investimenti. E soprattutto di procedere su quel piano di riduzione fiscale che era stato il perno della campagna elettorale della Casa delle Libertà e che ora sembra misteriosamente scomparso dai pensieri di Tremonti.
Riscritto da cima a fondo dalle commissioni Lavori pubblici dei due rami del Parlamento il capitolo sulle grandi opere infrastrutturali, scendendo in quei dettagli che erano stato omessi dal documento originario. Tiratina d’orecchi anche da una commissione tranquilla come quella cultura della Camera, guidata da Fernando Adornato: qui si chiede di stabilire nuove regole per la dotazione del FOndo ordinario sulla ricerca, e di dare «pronta attuazione alla riforma scolastica, attesi peraltro l’assenza di oneri aggiuntivi relativi almeno al primo ciclo».
Staffilate dalla commissione Attività produttive di Bruno Tabaccci, che impegna Tremonti a «definire una politica industriale funzionale allo sviluppo», ad attuare «la normativa di riordino del settore energetico», a rilanciare le pmi, proteggendole da Basilea 2, a rifare i servizi pubblici locali. A scrivere, insomma, un Dpef tutto diverso...

Fosca Bincher
(http://nuvolarossa.ilcannocchiale.it/)

nuvolarossa
31-07-03, 19:34
Dichiarazione di voto di Antonio Del Pennino al Senato sul Dpef

Signor Presidente, colleghi Senatori,

il voto favorevole che i repubblicani esprimeranno sul Documento di Programmazione Economico - Finanziaria, presentato dal Governo, trova conforto anche nella valutazione offerta dal Fondo Monetario Internazionale sui conti pubblici del nostro Paese.

L'istituto di Washington ha rilevato, infatti, che l'Italia è l'unico tra i grandi Paesi della zona euro ad avere rispettato i parametri previsti dal patto di stabilità. Appare quindi ingiustificata la critica alla politica economica del Governo fatta dall'opposizione, considerando che riserve ben più significative sono state sollevate dal Fondo sulle politiche economiche e finanziarie dei nostri partners europei, a cominciare dalla Germania.

In una difficile congiuntura internazionale che vede i principali Paesi dell'Unione Europea in una situazione di affanno, l'Italia ha dunque fatto meglio degli altri.

Ora il documento presentato dal Governo risponde sicuramente a quelle esigenze di rigore finanziario che sono per il nostro Paese un'esigenza primaria dato l'elevato debito pubblico accumulato negli anni passati.

La scelta di una linea di rigore non può non essere condivisa dai repubblicani, che hanno sempre sottolineato la necessità di una tale politica.

Ma da solo il rigore non basta.

È necessario che siano liberate nuove risorse per finanziare lo sviluppo e l'occupazione, su cui si gioca la partita del futuro. Occorre una strategia di fondo capace di sostenere gli investimenti produttivi: la ricerca scientifica in primo luogo.

Negli ultimi anni, in Italia, la ricerca è stata molto trascurata sia dall'industria sia dai Governi, ed oggi il declino di alcune grandi imprese è proprio figlio di quella trascuratezza.

Sappiamo peraltro che le disponibilità attuali non sono sufficienti per finanziare una politica di sviluppo. Una boccata d'ossigeno può derivare dalle risorse stanziate l'anno precedente e non utilizzate. Altra fonte può essere quella degli stanziamenti relativi alle partite finanziarie che sono al di fuori della tagliola del Patto di stabilità.

Ma ciò da solo non risole il problema.

Si devono affrontare le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno, dal sistema previdenziale alla spesa sanitaria.

Non a caso lo stesso Fondo Monetario Internazionale, pur esprimendo un giudizio positivo sulla legge delega per le pensioni attualmente in esame, ritiene siano necessarie modifiche più penetranti dirette, sia ad elevare l'età pensionabile, sia ad accelerare il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo. E per la sanità richiede una maggiore compartecipazione alla spesa da parte degli utenti del servizio.

Il richiamo del Fondo alla necessità di rivedere il sistema pensionistico non può essere ulteriormente ignorato.

Parole d'ordine, come "Le pensioni non si toccano", che sono echeggiate negli scorsi giorni a sinistra, sono prive di ogni ancoraggio alla realtà.

Non possiamo continuare a rinviare un problema che si aggrava ogni anno di più, e che dovrà comunque prima o poi essere affrontato con decisione.

La popolazione italiana invecchia rapidamente: con l'attuale regime pensionistico, presto pochi giovani avranno sulle spalle il carico di un'infinità di vecchi, e non potranno contare, proprio per loro, su una pensione.

Occorre trovare il coraggio che ha avuto il Primo Ministro francese che su questo tema si è scontrato con forti resistenze di piazza, ma alla fine l'ha avuta vinta.

Certo la questione è complessa e le soluzioni vanno attentamente meditate, ma l'ipotesi peggiore per l'esecutivo sarebbe quella di trascinarlo all'infinito in una lunga estenuante trattativa per poi accantonarlo di nuovo.

Si avrebbero, intanto e subito, contraccolpi negativi, a cominciare dall'effetto annuncio, e non si raccoglierebbe alcun risultato, perché non si creerebbero le condizioni per sostenere finanziariamente una politica di ammodernamento del Paese, che è poi il terreno su cui questa maggioranza gioca la sua credibilità.

Ecco perché, nel ribadire il voto favorevole al Documento di Programmazione Economico - Finanziaria, i repubblicani sollecitano il Governo ad avviare, nella prossima finanziaria o in un collegato alla stessa, quella riforma delle pensioni che da troppo tempo è in lista d'attesa nell'agenda parlamentare.

In politica, come nella vita, vi sono scommesse che non sono azzardi, perché nascono dalla consapevolezza che i rischi che si affrontano oggi sono indispensabili per non conoscere disastri futuri.

Roma, 30 luglio 2003
(http://nuvolarossa.ilcannocchiale.it/)

http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI164.JPG (http://www.pri.it)

nuvolarossa
02-08-03, 20:20
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI312.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/frangibanner234.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
25-08-03, 00:56
Berlino sforacchia Maastricht

deficit tedesco al 3,7%
Il deficit della Germania è salito al 3,7 per cento del pil nel primo semestre del 2003. Lo ha rivelato il quotidiano economico tedesco Handelsblatt (http://www.handelsblatt.com/hbiwwwangebot/fn/relhbi/sfn/buildhbi/index.html) riportando le dichiarazioni di un portavoce del ministro delle Finanze tedesco Hans Eichel (http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=132406&chId=14&artType=News&back=0). Nel periodo da gennaio a giugno il deficit tedesco ha raggiunto i 38,45 miliardi di euro.
Esilarante, anche se a scoppio ritardato, la dichiarazione di Hans Eichel (http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=132406&chId=14&artType=News&back=0), ministro del centro-sinistra tedesco, rilasciata l'anno scorso, clicca per leggerla (http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=132406&chId=14&artType=News&back=0) ... al confronto il Ministro Tremonti (http://www.finanze.it/comunicare/ministero/ilministro/) e' un mago della finanza statale.

Maastricht auf wiedersehen

nuvolarossa
17-12-03, 21:15
Il sì di Giorgio La Malfa alla legge Finanziaria 2004

Intervento dell'onorevole Giorgio La Malfa sulla Finanziaria 2004 (17 dicembre 2003).

Signor Presidente, onorevoli colleghi, la componente liberal-democratica, repubblicana e socialista, che qui rappresento, annunzia il proprio voto favorevole all'approvazione della legge finanziaria 2004-2006. Riteniamo che tale provvedimento legislativo si iscriva nello sforzo di risanamento della finanza pubblica del nostro paese che prosegue da molti anni e che rappresenta un aspetto positivo nell'azione di questo Governo, che può essere misurato e ben compreso quando si raffronti la situazione italiana, quale emerge dalla legge finanziaria, con quella di altri grandi paesi europei. Mi riferisco, per esempio, al fatto che, in questo stesso anno finanziario 2004 - al quale si riferisce la nostra legge - mentre l'Italia riesce a contenere il suo disavanzo al di sotto del limite del 3 per cento fissato dalle regole del trattato di Maastricht, non avviene lo stesso per due grandi paesi come la Francia e la Germania che pure, tradizionalmente, avevano avuto una conduzione dei bilanci pubblici e della finanza pubblica migliore della nostra e che, qualche volta, avevano criticato l'Italia per il disordine dei suoi conti. Sarebbe molto curioso sottovalutare il fatto che, in anni di bassa congiuntura economica, mentre le grandi economie dell'Europa mostrano condizioni di bilancio che si vanno aggravando, fino a rischiare le riserve, le critiche e addirittura le penalizzazioni della comunità europea, l'Italia riesce a restare sotto il 3 per cento E vi riesce, onorevoli colleghi, evitando misure di aggravamento del prelievo fiscale e delle aliquote fiscali ma facendo ricorso - e lo considero un fatto positivo - a misure che incidono una volta tanto sulle condizioni dei contribuenti o di coloro i quali pagano le tasse.

La critica che viene mossa a questa finanziaria - quella di contenere misure che si dicono una tantum - è considerata da me un aspetto positivo in quanto, nel momento in cui vi sarà una ripresa economica, le aliquote più basse che abbiamo potuto mantenere rappresenteranno un elemento di forza. Naturalmente, io personalmente e il mio gruppo, abbiamo delle riserve su alcune di queste misure una tantum. Avremmo fatto volentieri a meno del condono edilizio che a noi sembra creare problemi molto gravi per il futuro dell'ambiente nel nostro paese. Tuttavia, nel complesso questa è un'impostazione che può essere difesa con autorità anche nel quadro europeo al quale l'Italia appartiene. Aggiungo due elementi, Presidente. Bisognerà che, nei prossimi mesi, il Governo si concentri su due grandi problemi. Il primo è il rilancio dello sviluppo, perché ci sono segni di ripresa modesti in Europa ed in Italia. Bisogna fare uno sforzo più forte, concentrando l'attenzione sul rilancio degli investimenti privati e sugli investimenti pubblici. Bisogna affrontare i problemi del risparmio del nostro paese. Quello che è successo in questi anni di crisi economica è che molta parte del nostro risparmio è stata persa in operazioni speculative molto negative. Il Parlamento dovrà rivedere la legislazione nel campo della vigilanza sulle banche, a tutela del risparmio - che è un valore tutelato dalla Costituzione - e dei risparmiatori. Su questi temi, nei prossimi mesi, vi saranno iniziative che crediamo vadano nella direzione necessaria. (http://utenti.lycos.it/nuvolarossa44/modules/news/)

nuvolarossa
02-03-04, 21:08
la nota politica
.................................................. ................................................
Puntare sullo sviluppo

Dai dati sull'economia emerge con forza la necessità delle riforme

Gli ultimi dati forniti dall'Istat non contengono grandi novità rispetto a quanto già si sapeva. Di positivo ci sono i dati sul debito pubblico. Il deficit è fermo al 2,4 per cento, il disavanzo consolidato si è ridotto - tra il 2002 e il 2003 - dal 108 al 106,2 per cento. L'aumento della pressione fiscale è dovuto ai condoni: che, se sono misure temporanee ai fini del risanamento, lo sono anche ai fini dell'impatto sui contribuenti.

La crescita è stata bassa, ma comunque superiore a quella di Francia e Germania. Tra i grandi paesi europei, solo Spagna e Gran Bretagna registrano tassi di sviluppo sostenuti (più del triplo rispetto alla media) e in aumento. Anche questo era già noto e bisognerebbe riflettere sulle politiche riformatrici e sostanzialmente convergenti praticate sia dal laburista Blair che dal popolare Aznar.

Commentando i dati, il premier Silvio Berlusconi ha detto che bisogna "puntare con decisione al rilancio dell'economia", riducendo le tasse e rilanciando consumi e investimenti. Ricetta di per sé ineccepibile. Ma la riduzione delle tasse e il rilancio degli investimenti, a cominciare da quelli pubblici, passano per una contemporanea riduzione della spesa pubblica corrente e per la rimozione di molti dei vincoli che bloccano la crescita delle imprese. In altre parole, attraverso una politica di riforme.

E qui vorremmo fare due considerazioni. La prima è che intanto c'é una riforma, quella del sistema previdenziale, annunciata da tempo e che sembra ormai in frigorifero. Una riforma, a nostro giudizio, troppo blanda e quindi inadeguata. Ma ogni giorno che passa, diventa sempre più blanda e sempre meno adeguata. Cominciamo a nutrire il sospetto che stia per essere riposta definitivamente nel cassetto, con il rischio di deprimere ulteriormente la credibilità del paese sui mercati internazionali. Perché, allora non cominciare subito di qui, approvando una riforma che sembrava già fatta?

La seconda considerazione riguarda la politica economica di cui il paese ha bisogno. Forse è il caso di dirlo con chiarezza. L'Italia - come in genere l'Europa continentale - non ha bisogno di "più welfare", ha bisogno di "più sviluppo". E quindi di ridurre le tasse e le spese correnti, non di aumentare le une e le altre. Il contrario - lo ha fatto notare con efficacia il senatore diessino Franco Debenedetti sul Corriere della Sera di domenica scorsa - di quanto ha proposto Fassino e di quanto accade nei paesi ai quali il segretario dei Democratici di sinistra ha fatto riferimento. Bisogna praticare, insomma, le politiche che da tempo perseguono Spagna e Gran Bretagna, dove non a caso si registrano alti tassi di sviluppo. E che, sempre non a caso, sono ostili ad una armonizzazione europea delle politiche fiscali: temono, appunto, di essere imbrigliati in quel modello renano che pesa ormai come un macigno sullo sviluppo dei principali paesi dell'Europa continentale. Paesi dove invece il welfare è insostenibile, la crescita inesistente, la disoccupazione in aumento. E le riforme, quando ci sono, sono troppo blande.

Il premier italiano ha trovato spesso motivi di sintonia con i governi di Spagna e Gran Bretagna. Li ha trovati sulla politica estera e su molte scelte di politica europea. Sicuramente ne condivide lo spirito liberale che ha animato e continua ad animare le loro riforme, spesso attuate anche a costo di sfidare l'impopolarità. Di iniziative analoghe ha bisogno il nostro paese ed è venuto il momento di avviarle con decisione, anche forzando una maggioranza riottosa e accettando lo scontro con le corporazioni che oggi frenano lo sviluppo della nostra economia. Come ha fatto Blair, come ha fatto Aznar.

Non c'é più tempo da perdere. Altrimenti finirebbe per avere ragione il professor Francesco Giavazzi, che in un'intervista radiofonica ha sostenuto la necessità di riforme liberali, ma anche che di queste riforme il governo sembra aver smarrito le tracce dopo la prima settimana di vita. Cerchiamo, presidente, di non dargli ragione. Per assicurare una speranza al paese.

Roma, 2 marzo 2004 (http://www.nuvolarossa.org)

brunik
02-03-04, 21:54
Originally posted by nuvolarossa
La prima è che intanto c'é una riforma, quella del sistema previdenziale, annunciata da tempo e che sembra ormai in frigorifero. Una riforma, a nostro giudizio, troppo blanda e quindi inadeguata. Ma ogni giorno che passa, diventa sempre più blanda e sempre meno adeguata. Cominciamo a nutrire il sospetto che stia per essere riposta definitivamente nel cassetto :D :D

Non deve essere un sospetto, ma una certezza, amici pollisti. E' da mesi che lo dico, che siete dei beveroni, questi qua non si sognano neanche di fare una riforma delle pensioni, non vorrete fargli perdere degli altri voti agli imbranati, no?

Ma voi no, cocciuti come muli, "vedrai Brunik che farà di qua, farà di là, ora che si è sistemato lui farà su, farà giù..."

NON FARA' UN CAZZO, VE LO DICO IO.

Ma dico, dopo tre anni di Berlusca, ancora non lo avete capito come funzionano le cose sotto il pollismo?

Guardate cosa ci ha combinato, il Berlusca: 68 MILIARDI DI EURO, 130.000 MILIARDI DI LIRE DI NUOVE TASSE.

E quegli aumentoni in spese del personale e consumi della PA (+8,8%, scusa se è poco), non vi puzzano di grandi magnate alla facciaccia nostra?

POLLISTI., ANDARSI A NASCONDERE, MAI VISTA MASSA DI POLLISTI COME VOI.

http://utenti.lycos.it/brunik2/CONTO.gif

brunik
03-03-04, 15:23
Vedo che quando si parla di cifre c'è uno spreco di materia cerebrale pollista, i nostri famosi ANTIKOMUNISTI SENZA KOMUNISMO.

Sullo sfascio dei conti pubblici magari un repubblicano di una volta si sarebbe perlomeno informato, avrebbe cercato di capire, qua IL DESERTO.

A me risultano 68 miliardi i più di tasse e 90 mliardi in più di spese rispetto all'Ulivo.

Le spese in più sono in gran parte dipendenti statali (+20 miliardi l'anno, da 123 a 143, quasi i 20% in più) e spese correnti (+ 11 miliardi, da 27 a 33, un bell'aumentino del 20%, gnam-gnam).

Ma una volta non si dovevano tagliare le tasse riducendo le spese?

le spese statali prima degli interessi sono passate dal 40 al 43,5% del PIL. Le tasse sono aumentate di 20 miliardi di euro l'anno, da 345 a 365 miliardi


E nel 2006 arrivano le elezioni, chissà di quanti soldi hanno bisogno i nosrtri pollisti per dar da mangiare ai raccomandati.


Le pensioni passano da 195 a 224, 29 in più (+15%), compensate dall'aumento dei contributi (da 144 a 167, +16%)

Per fortuna che c'è l'euro, che grazie alla riduzione dei tassi di interesse ha fatto risparmiare allo stato 10 miliardi l'anno, sennò erano kazzi acidi.

Ma tra poco ci abbassano il rating, i 10 miliardi di risparmio sugli interessi qualcuno dovrà ricacciarli dentro.

Qualcuno ha qualche idea a tal proposito?

http://utenti.lycos.it/brunik2/CONTO.gif

brunik
05-03-04, 15:55
Scusate se insisto tanto con questo thread che pare non interessi nessuno, ma leggendo la tabellina mi sono reso conto di una cosa: che noi italiani avevamo eletto voi pollisti perchè ci avevate promesso di tagliarci le tasse nella misura di 70.000 miliardi annui.

Ora io osservo che invece le imposte dirette ed indirette sono aumentate di 30 miliardi annui, per un ammontare complessivo di circa 60.000 miliardi di lire.

In pratica voi POLLISTI ci avete fregato 130.000 MILIARDI DI LIRE l'anno. Che per tre fanno circa 390.000 miliardi di lire fregati agli italiani in tre anni, la bellezza di lire 6.500.000 a testa, bimbi compresi.

Moltiplicateli per i componenti della vostra famiglia avrete una idea, seppur approssimativa, di quanti soldi vi ha truffato Berlusconi.

Non mi pare truffa di poco conto.

Una domanda: secondo voi, è stato un errore in buona fede oppure erano menzogne consapevoli quelle che ci propinavano Berlusconi & Tremonti, magari un artifizio o raggiro per conseguire il potere e guiadagnare in altri campi?

Recenti stime dicevano che Berlusconi nel solo 2003 avesse guadagnato personalmente qualcosa come 5.000 miliardi di lire, correggetemi se sbaglio.

brunik
08-03-04, 11:47
Rileggendo il bilancio ho notato che i "Consumi intermedi" sono passati in 3 anni da 58 a 69 miliardi di di euro.

Trattasi di un aumento consistente quasi come l'aumento dei trattamenti pensionistici.

Qualcuno mi sa indicare i motivi di tale esplosione della spesa pubblica?





http://utenti.lycos.it/brunik2/CONTO.gif

http://www.radicalparty.org/photos/micciche.jpg
VICE-MINISTRO ITALIANO DEL TESORO

brunik
10-03-04, 10:06
Ringrazio gli amici repubblicani per i fecondi contributi alla discussione.

A tal proposito, vorrei porre alla vostra interessata attenzione un bell'articolo del Coriere della Sera di oggi, che pare si sia accorto che qualcosa nei conti pubblici non quadra. Quindi i nostri sospetti avevano un qualche fondamento.

Buona lettura.

Ci troviamo poi tutti assieme a parrlarne, come al solito, amici del PRI.



Riforme e ripresa in un Paese poco competitivo
IL CASO ITALIANO ANNUNCI E REALTA’
di FRANCESCO GIAVAZZI


dal Corriere - 10 marzo 2004


«Il governo Berlusconi parla ogni giorno della necessità di riforme radicali, ma le condizioni economiche dell’Italia stanno via via deteriorandosi, almeno così appare ad un osservatore esterno». È quasi impietoso, nel giorno in cui il presidente del Consiglio proclama ottimismo e annuncia meno tasse per tutti, leggere il rapporto sulle economie europee del Centre for European Reform ( www.cer.org.uk ), settanta pagine che raccolgono non le opinioni degli estensori, un centro di studi di Londra, ma i dati di Ocse e Commissione europea, le due istituzioni incaricate di tenere sotto controllo il cosiddetto «processo di Lisbona», grazie al quale l’Europa punta a diventare, entro il 2010, la regione più competitiva e dinamica al mondo. Dai risultati dello studio emerge che, su parametri quali la ricerca e sviluppo e l’ambiente, i servizi finanziari e gli assetti regolamentari che non impongano troppi costi alle imprese, l’Italia risulta tra gli ultimi in 6 casi su 13, in arretramento rispetto ad un analogo esercizio condotto un anno fa. E nella valutazione complessiva finisce addirittura in coda, mentre in testa figurano Irlanda e Svezia, due Paesi con governi di segno politico opposto.
Molte delle riforme di cui ci sarebbe bisogno non costano nulla. Il governo Berlusconi ha dedicato grande attenzione ai problemi della giustizia, ma l’Italia rimane il Paese con la durata complessiva più lunga dei processi civili: oltre 9 anni e mezzo per i tre gradi di giudizio, contro 5 nella media europea e 4 in Germania. Arrivato a ben oltre metà legislatura, sui temi della giustizia civile il governo non è andato al di là delle proposte della Commissione Vaccarella che (spiega Daniela Marchesi nel sito www.lavoce.info), sottraendo al tribunale la fase di istruzione delle cause per trasferirla negli studi dei difensori, rischia di amplificare ulteriormente le possibilità di dilatare i tempi delle cause in quella fase, senza accelerarli nelle successive. Perché tanta resistenza al cambiamento? Una giustizia più rapida intaccherebbe le rendite degli avvocati, una corporazione potente che finora è riuscita a bloccare ogni riforma. Basterebbe, in un altro campo, una legge di due righe per eliminare l’obbligo di un atto notarile per il passaggio di proprietà di un’automobile usata, ma i notai lo hanno sempre impedito: nemmeno a quella piccola rendita di pochi euro per atto sono disposti a rinunciare.
«Sono problemi che abbiamo ereditato dai governi passati - dice Berlusconi -, pian piano li stiamo risolvendo: abbiamo iniziato a ridurre le spese inutili e questo ci ha consentito di ridurre le tasse e il debito pubblico». Ma è proprio così? Secondo i dati dell’Istat, la spesa pubblica corrente è cresciuta (al netto degli interessi sul debito) del 4,9 per cento nel 2002, del 5,8 nel 2003, oltre 2 punti più dell’inflazione. Nell’elenco delle spese dello Stato una sola voce si è ridotta: gli interessi sul debito pubblico, 73 miliardi nel 2002, 69 nel 2003, ma il merito è dell’euro che ci ha consentito di risparmiare 4 miliardi di interessi. E’ vero che la pressione fiscale per molti contribuenti a basso reddito è diminuita, ma in media nel 2003 essa è stata di quasi un punto (0,9) superiore all’anno precedente. E’ vero che il debito è sceso di quasi 2 punti, ma solo perché si è scoperto che un anno fa esso era più alto di quanto il governo avesse dichiarato: per un investitore internazionale, il rapporto debito-prodotto interno lordo è rimasto sostanzialmente invariato, scendendo dal 106,7 che appariva nei dati ufficiali del 2002 al 106,2 di oggi

Texwiller (POL)
10-03-04, 11:08
Da parte mia Brunik finora non ho risposto perchè sono convinto che, eufemisticamente parlando, abbiamo la dissenteria col centro destra.
La proposta prevalente nel centro sinistra per guarire è propinare del lassativo (ho assistito alla conferenza programmatica dei DS).
Io preferirei qualcosa di astringente, in attesa di prendere degli energetici.
Ciao. Tex Willer

nuvolarossa
10-03-04, 11:10
...

nuvolarossa
10-03-04, 11:35
http://www.nuvolarossa.org/modules/xgallery/cache/albums/01-Album-di-Enzo/LOGOFORUM03BIG.sized.gif
http://xoomer.virgilio.it/francesco.rinaldi29/KAR_ITALIANE/A.Mingardi/A._Mingardi_-_Canto_per_te.mid


Originally posted by Texwiller
Da parte mia Brunik finora non ho risposto perchè sono convinto che, eufemisticamente parlando, abbiamo la dissenteria col centro destra.
La proposta prevalente nel centro sinistra per guarire è propinare del lassativo (ho assistito alla conferenza programmatica dei DS).
Io preferirei qualcosa di astringente, in attesa di prendere degli energetici.
Ciao. Tex Willer
... da una parte stanno a "tirarsi" il problema delle pensioni come se fosse l'angolo delle carte a poker .... e dall'altra parte stanno solo a litigarsi, in anticipo, le ceneri della strega-berluska .... e noi in mezzo, a reiterare, inascoltati, soluzioni pragmatiche ai problemi del paese !

www.nuvolarossa.org

brunik
10-03-04, 11:54
Vedo che è un pressing asfissiante, il La Malfa sta ottenendo grandi successi.
A proposito, com'è che la sua sponda a tremotni per detronizzare Fazio è miseramente fallita per lo stop di Berlusconi? Non ha niente a che fare col finanziamento di 600 milioni di euro chiesto da Mediaset?

brunik
10-03-04, 11:57
l'altro "pollo" di centrosinistra ha già risanato il bilancio una volta, ha troncato l'inflazione, ha portato il deficit pubblico all'1% e ci ha portato nell'euro, mi pare di ricordare.
Certo, se voi cercate, a colpi di Telekom Serbia, di mantenervi a tutti i costi il vostro Berlusca siulla poltroncina a fare i suoi porci comodi ai danni nostri non è certo colpa mia.

nuvolarossa
10-03-04, 12:12
... non so che film hai visto .. ma a me risulta che ...:

1) Il csx non ha risanato alcun bilancio ... ma ha procrastinato nel tempo (anche sull'oggi) effetti e escamotage.
2) l'inflazione e' da parecchi anni che e' attestata sotto al 3% ed alcuni anni fa, in vigenza di csx, con situazioni favorevoli della congiuntura economica interna ed internazionale ... (non quelle di oggi) ... non si e' riusciti ad abbassarla.
3) il deficiti pubblico non e' stato assolutamente abbassato nella realta' ... sono solo stati fatti trucchi di bilancio (come ha fatto la Germania) ... quel poco che si e' risparmiato, in funzione della situazione favorevole che c'era in quel momento, e' misera cosa.
4) per l'entrata nell'Euro si devono ringraziare i Repubblicani che, un giorno si ed un giorno no, non facevano altro che "tirare" per la giacca Prodi e i suoi amici ... che si sono riscoperti europeisti a scoppio ritardato.

www.nuvolarossa.org

brunik
10-03-04, 14:35
Santa pazienza, questo qua è tanto POLLISTA DENTRO che spara menzogne pure sul governo che il PRI ha appoggiato.

http://www.ilsole24ore.com/SoleOnLine2/Economia/Congiuntura/osservatorio_economia_italiana/inflazione/11b.gif

http://www.ilsole24ore.com/SoleOnLine2/Economia/Congiuntura/osservatorio_economia_italiana/finanza_pubblica/24.gif

http://www.ilsole24ore.com/SoleOnLine2/Economia/Congiuntura/osservatorio_economia_italiana/finanza_pubblica/35.gif

FATEMI VEDERE I VOSTRI RISULTATI, POLLISTI CHIACCHERONI

nuvolarossa
10-03-04, 14:51
... i grafici vanno letti nella loro intierezza .. ad esempio quello sull'inflazione fa vedere che dal '97 al 2001 c'e stato un quasi costante aumento dei fenomeni inflattivi ... anche se leggeri ... poi ci si e' attestati intorno al 2,5-3% ... e tutt'ora, pur nella attuale congiuntura sfavorevole, si e' intorno a quella cifra .. anzi su cifre che sembrerebbero tendere a leggeri miglioramenti ... (osserva il 2004 che punta all'ingiu') ... insomma la Laurea che ti hanno regalato con i punti dell'Olandesina, dovresti, per onesta' intellettuale, riconsegnarla al rettore dell'Universita' dove l'hai presa.
Per ulteriori analisi sugli altri grafici o su altri ancora che posterai ... se mi dici a chi mandare la fattura ... te le faro' volentieri ...

brunik
10-03-04, 16:43
:D :D

hey, Nuvolarossa, siamo un po' scarsi in economia, vedo.

Io vedo solo che prima di Prodi l'inflazione puntava dritta all'insù ed era il doppio di quella degli altri paesi (sul grafico non lo vedi ma fidati del Brunik, una volta, crapone), poi è andata in picchiata, adesso è ancora il doppio degli altri paesi, pur con una crescita zero, tassi di interesse al minimo da sempre e con una moneta molto forte che, tu mi insegni, dovrebbe in teoria deprimere l'inflazione.

E poi non mi sembri molto aggiornato: negli altri paesi UE cala, da noi sale.


http://www.ilsole24ore.com/SoleOnLine2/Economia/Congiuntura/osservatorio_economia_italiana/inflazione/42.gif
GUARDALA MEGLIO, LA PUNTA, POLLISTA.

brunik
10-03-04, 16:49
Tra un frizzo e un lazzo antiprodiano intanto mica ne trovo uno che, come me, è in grado di apprezzare il quadro Horror raffigurato da questa specie di bilancio tracciato con mano sapiente dagli Uomini del Fare:

http://utenti.lycos.it/brunik2/CONTO.gif

brunik
14-04-04, 00:27
Vebbeh, se aspettiamo che qualcuno del "new Liberal-Sgarbi- PRI" mi sappia leggere un bilancio, stiamo fritti. Uhei, ma non lo ha visto nessuno come mi spandete e spandete le mie tasse, amici pollisti?

Basta che magniate un po' di meno vedete che non abbiamo problemi a rientrare nei parametri.

Pensate un po' voi che mi tocca leggere Libero su queste cose, mica la voce Repubblicana.

Naturalmente anche qua riescono a dare la colpa all'Ulivo, ma si sa, sono pollisti.


Libero, 13.4.04

Questo Stato costa troppo. Ecco i numeri

di FRANCESCO FORTE
Una notizia buona ed una cattiva, circa la promessa di Berlusconi di ridurre le tasse. La buona è che il Fondo monetario internazionale non crede che l'Italia, nel 2004 possa superare il tetto del 3 per cento del deficit in rapporto al Pil, il prodotto interno lordo. Il deficit del bilancio complessivo, che racchiude quello dello Stato, dell'Inps, delle Regioni, degli enti locali e dei soggetti collaterali si fermerebbe al 2,9 per cento. Ma c'è una notizia cattiva. La nostra spesa pubblica nel 2003 è cresciuta in modo anomalo. E ciò comporta la necessità di darsi da fare nel 2004 (si è ancora in tempo) per evitare che l'anomalia prosegua. È strano, ma a Bruxelles, per sostenere che il deficit italiano supera il 3 per cento e che non c'è margine per la riduzione dell'Irpef, l'imposta personale sul reddito, si è puntato l'indice sull'andamento delle entrate, che andrebbero meno bene del previsto, a causa della insoddisfacente dinamica del nostro Pil, il cui aumento in effetti è stato ridotto anche dal Fondo monetario all'1,2 per cento contro l'1,8 precedentemente stimato. Ma come ho fatto notare in un precedente articolo, da questo dato non si ricava certo una diminuzione di entrate dell'1 per cento. Dunque, l'argomento era fuori luogo. Ora però emerge dai conteggi provvisori che nel 2003 abbiamo avuto un aumento della spesa (...) ( segue a pagina 4) (...) per retribuzioni della pubblica amministrazione (che sono una delle voci maggiori della spesa pubblica, un quarto del totale) del 5,3 per cento. E questa spesa stava già galoppando perché era aumentata del 4,2 per cento nel 2002 e addirittura del 6,2 per cento nel 2001: anno in cui la spesa si è gonfiata in modo anomalo a causa delle spese elettorali fatte dall'Ulivo con la finanziaria varata a fine 2000. Si dice, a giustificazione della eccessiva crescita della spesa in questione nel 2003, che gli aumenti ai pubblici dipendenti furono stabiliti con il rinnovo contrattuale di tre anni fa che si basava su tassi di crescita del prodotto nazionale superiori a quelli che si sono poi realizzati, a causa di eventi imprevisti, come l'attentato alle Torri gemelle che ha innescato una crisi economica che gli Usa stanno ora superando e in cui l'Europa è ancora immersa. E dagli aumenti concessi ai dipendenti pubblici non si può far macchina indietro, anche se le risultanze economiche sono meno buone. Vero. Si aggiunge che l'inflazione da euro ha in parte giustificato questi aumenti, eccessivi alla luce della riduzione della crescita del nostro prodotto nazionale. Vero anche questo, anzi verissimo. Ma in questi anni il governo Berlusconi poteva cercare di attuare un contenimento del personale pubblico, per ridurre questa spesa, evitando di sostituire il personale andato in pensione e impiegando contratti part time e altre formule. E poteva cercare di stimolare gli enti locali, le Regioni a farlo. Lo poteva fare, dato che nel frattempo, per suo merito, l'occupazione è aumentata, nonostante la cattiva congiuntura, e - a parte il Sud - la disoccupazione non morde più come un tempo. Certo, ci vuole un po' di tempo per ottenere economie rilevanti nell'impiego del personale. Ma di tempo ne è passato, da quando il nuovo governo è in carica. E questa operazione non è stata fatta oppure non in misura significativa. C'è una seconda preoccupazione sul fronte della spesa, quella per l'aumento anomalo della spesa per l'acquisto di beni e servizi, che nel 2003 è cresciuta addirittura dell'8 per cento. In cifre c'è un aumento di oltre 5 miliardi di euro. Si era detto che, con nuove procedure di acquisto, questa spesa pubblica avrebbe avuto un contenimento. Ma non lo si vede. Dunque, la riduzione dell'Irpef di 6 miliardi di euro rischia di essere resa molto difficile dall'aumento della spesa. Le uscite correnti al netto della spesa per interessi sono aumentate, nel bien- nio, in percentuale sul Pil dal 36,9 al 39,4, di quasi due punti percentuali. Una parte di questa crescita riguarda le prestazioni sociali, su cui si focalizza la riforma delle pensioni. Ma di questo capitolo non voglio discutere, è materia infuocata, su cui muoversi con cautela, come si sta facendo, fronteggiando un comportamento dei sindacati ottusamente corporativo e basato sulla sistematica disinformazione. Mentre Prodi fa il doppio gioco, a Bruxelles invoca le riforme strutturali, in Italia capeggia chi le avversa. Ma ci sono le altre spese. Quelle che ho segnalato. Riducendo le imposte si dà una spinta all'economia e da ciò si ricavano nuove entrate. Ma bisogna anche agire sulla spesa. E non si tratta di "tagliare" ma di rallentarne la crescita, concetto diverso, specie per quella anomala. Se si segue questo principio, si può attuare una consistente riduzione di tasse, anche in parte finanziata con una crescita del deficit, tenuta in limiti modesti, rispetto al sacro parametro di Maastricht e il più possibile controbilanciata, sul fronte del debito, da proventi di privatizzazioni. Bisogna chiarire bene, anche ai ministri e agli amministratori delle Regioni e degli enti locali, che una buona spesa pubblica non consiste in una alta percentuale del Pil o in una crescita di questa percentuale, ma in buoni servizi, ottenuti con una azione più efficiente ed efficace.

brunik
16-04-04, 16:52
Amici, me lo ha dovuto spiegare il Ragioniere Generale.
Pare sia colpa di Fini, non di Tremonti.

Gnam-gnam.

Il tempo, 15.4.04
Il buco 2003? Un regalo da Fini economista

IL DIPARTIMENTO economico di palazzo Chigi alle dirette dipendenze del vicepremier Gianfranco Fini (foto) non ha ancora visto i suoi discussi natali. Ma ha già fatto più di un danno a Giulio Tremonti e ai suoi progetti di risistemazione dei conti pubblici. Prima di chiedere poteri più diretti Fini ha giocato due volte sole un ruolo di primo piano sui temi di politica economica. La prima, gestendo direttamente la trattativa per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. E sono state accolte in sostanza tutte le rivendicazioni salariali dei sindacati di settore, causando a Tremonti i primi maldipancia. La seconda, durante la penultima legge finanziaria, facendo smontare dai suoi il sistema centralizzato degli acquisti di beni dello Stato. A conti fatti proprio nelle ultime settimane ci si è resi conto che il nuovo buco nei conti pubblici ha origine proprio in quella doppia scelta. Nelle uniche prove del Fini economista. Lo hanno rivelato in Parlamento con la freddezza delle cifre (e quindi senza alcuna polemica politica o personale) due economisti di provata fedelatà al governo, come il Ragioniere Generale dello Stato, Vittorio Grilli e il presidente dell’Isae, Alberto Majocchi. A fare andare in tilt i conti dello Stato, secondo quest’ultimo, sono state anche le spese per i consumi intermedi dei ministeri (+8,8% a fronte del +1,7% del 2002): «In particolare, è da sottolineare il notevolissimo aumento dei consumi ascrivibili allo Stato che, dopo una riduzione del 12,1 per cento, sono cresciuti del 21,3 per cento nel 2003». Secondo l’Isae poi «in accellerazione sono risultate anche le spese per redditi da lavoro, in relazione ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego. In particolare per il personale dei comparti scuola e dei Ministeri, degli enti pubblici non economici e per il personale della carriera diplomatica e prefettizia, che hanno determinato il forte incremento (+7,9 per cento) registrato dall’aggregato statale».


Fosca Bincher

nuvolarossa
11-05-04, 10:45
Meno tasse, più governo

di Davide Giacalone

Ridurre le tasse non è solo una promessa elettorale dell’attuale governo, è anche un’ottima idea. Serve ad incentivare la produzione di reddito ed i consumi, così spingendo l’economia verso il sentiero della crescita, evitando che si ripieghi su se stessa ... (continua) ... al link ...
http://www.nuvolarossa.org/modules/news/article.php?storyid=209

nuvolarossa
12-05-04, 18:58
La nota politica
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Nucara al vertice sul fisco

Per rilanciare l'economia il taglio delle imposte va fatto in deficit

Il Pri ha partecipato con il suo segretario nazionale, Francesco Nucara, al vertice di maggioranza indetto sulla manovra economica di rilancio dell'economia.

Andiamo in stampa prima di questo incontro e diamo atto della nostra posizione in merito.

Noi abbiamo difeso e continuiamo a difendere l'idea che una riduzione del carico fiscale sia uno strumento efficace per sostenere la ripresa. In realtà si tratta di uno dei punti del programma che venne esposto da Berlusconi al momento della campagna elettorale del 2001 e sul quale concordammo in pieno. Se quindi oggi il governo si prepara a realizzare questo punto del suo programma non possiamo che essere soddisfatti.

Naturalmente dicemmo subito, non appena si parlò di questo problema, qualche mese fa, che un taglio delle imposte deve avere una certa consistenza per avere efficacia, e subito indicammo come ordine di grandezza quello di almeno un punto percentuale del pil. Se quindi si trattasse oggi di proporre una riduzione del 12 -13 miliardi di euro, noi saremmo d'accordo. Fissate le cifre, si pone poi il problema di stabilire come tale riduzione fiscale si ripartisce fra le diverse classi di reddito.

Ci pare di capire che su questo le idee siano molto diverse fra i componenti della coalizione. E' evidente che dal punto di vista della giustizia sociale sia necessario cominciare dai redditi medio bassi, anche se è ovvio che la stessa riduzione delle imposte spalmata sui redditi medio bassi ha un effetto molto meno consistente, anche se socialmente più equo, di un taglio concentrato sui redditi medi o medio alti. E' evidente che il governo non potrà che iniziare dai redditi medio bassi e, non potendo avere le risorse per un taglio più importante sui redditi medio bassi, questo inevitabilmente limiterà l'efficacia, ai fini della ripresa economica, del taglio fiscale.

Il punto però sul quale intendiamo dire le cose con chiarezza è che, per essere efficace sulla domanda, il taglio delle imposte deve essere fatto in deficit. Dire, come leggiamo, che esso sarà coperto da tagli più o meno equivalenti di spese - utili o inutili che siano - sostanzialmente significa rendere la manovra quasi completamente inutile se non controproducente sul piano macroeconomico. In realtà, per sapere se un taglio di spese accompagnato da una equivalente riduzione delle entrate abbia sul reddito un effetto positivo, nullo, o negativo, bisogna sapere esattamente quali redditi vengono colpiti dal taglio delle spese e quali sostenuti dalla riduzione del gettito fiscale. Ma per grandi linee una manovra neutra sul piano del deficit è priva di effetti sul piano macroeconomico.

Ovviamente l'aumento del deficit dovuto a una manovra non compensata dalla riduzione delle imposte porta con sé altri problemi, ed in particolare quelli che derivano dai limiti fissati dal Trattato di Maastricht. Può l'Italia aumentare il deficit senza vedersi inviato l'avviso che il ministro del Tesoro ha ottenuto di vedere posticipato di qualche mese? Un eventuale aumento del deficit potrebbe provocare giudizi negativi delle società di rating sul debito pubblico italiano, che a loro volta determinerebbero un aumento dei tassi di interesse tale da frustrare l'effetto positivo della manovra sulle tasse o ulteriormente aggravare il deficit. Queste sono valutazioni che non possiamo fare dall'esterno del governo e che solo il ministro dell'Economia può fare, nella conoscenza che egli ha dei dati effettivi dell'economia italiana e dei rapporti politici con la commissione e l'Ecofin da un lato, e le società di rating dall'altro.

La conclusione di queste nostre osservazioni è dunque che la strada che il governo dichiara di volere perseguire è da noi condivisa se vi sono le condizioni per realizzarla effettivamente. Se queste condizioni non vi fossero e se il governo invece ritenesse ugualmente di fare un annunzio di riduzione delle imposte compensato da un taglio delle spese, dovremmo concludere che si tratta di una soluzione non economica, ma politico-elettorale.

Come tale essa non ci convincerebbe affatto e speriamo, sinceramente, che non si tratti di un'ipotesi di questo genere.

Roma, 12 maggio 2004

brunik
13-05-04, 09:12
Originally posted by nuvolarossa

La nota politica
.................................................. ........
Nucara al vertice sul fisco

Per rilanciare l'economia il taglio delle imposte va fatto in deficit


Il punto però sul quale intendiamo dire le cose con chiarezza è che, per essere efficace sulla domanda, il taglio delle imposte deve essere fatto in deficit. Dire, come leggiamo, che esso sarà coperto da tagli più o meno equivalenti di spese - utili o inutili che siano - sostanzialmente significa rendere la manovra quasi completamente inutile se non controproducente sul piano macroeconomico.

NUN CE POSSO CREDE.

VOLETE MANDARCI IN ROVINA PER FAR VINCERE LE ELEZIONI AL BERLUSCA.
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/ZEROOSTINATOAMORE.mid

Texwiller (POL)
13-05-04, 14:57
grande l'intuizione economica:
taglio tasse ai più ricchi
nessun taglio alle spese
nessuna attenzione al bilancio.

Una perfetta sintesi del pensiero repubblicano (quello americano).

Tex Willer

brunik
13-05-04, 15:04
Amici, ditelo pure che l'unica cosa che adesso preme al partito ultracentenario è che Berlusconi rivinca le elezioni, costi quel che costi.

Tagliare le tasse facendo i debiti da lasciare ai figli, come se non ne avessimo già pochi di debiti.

Dovremmo già essere il paese più ricco del mondo, se la ricchezza dipendesse dal deficit statale, il nostro bel 106%, il nostro debito più alto in Europa, il nostro bel doppio di Germania e Francia.

Pregate a mani giunte che i tassi di interesse non tornino a salire, se no' facciamo la fine dell'Argentina.

DOVE SEI, PRODI? SALVACI DA QUESTI QUA, PRESTO !!

VIVA L'ITALIA !!

nuvolarossa
24-06-04, 22:43
Irap e incentivi

Attenzione a non ridurre le possibilità di sviluppo delle imprese nel Sud

Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ha avanzato una precisa proposta al governo, quale quella di "un euro in meno di spesa per incentivi, a fronte di un euro in meno di Irap". L'atteggiamento del presidente di Confindustria è costruttivo e per questa ragione va certamente apprezzato. La Confindustria è consapevole dei problemi di finanza pubblica e conosce da un lato la necessità di tagli alla spesa pubblica, mentre dall'altro vuole evitare che le esigenze di risanamento della finanza pubblica aggravino la condizione delle imprese e quindi pesino sulla competitività generale del Paese, rischiando così di compromettere la possibilità di agganciare la ripresa economica internazionale. Parte degli esponenti della maggioranza insiste da tempo sulla necessita di ridurre l'Irap, e da questi è venuto un immediato apprezzamento per la proposta di Montezemolo.

La nostra posizione, pur riconoscendo l'intento costruttivo di Confin-dustria, è tuttavia quella che, prima di precipitarsi a sostenere questa tesi, siano necessari altri dati e altri calcoli che vorremmo fossero forniti dal ministero dell'Economia.

Perché è sicuramente vero quello che sostiene Montezemolo, e cioè che gli incentivi favoriscono alcune imprese mentre la riduzione dell'Irap le favorirebbe tutte; si tratta però di sapere dove sono collocate le imprese sostenute dagli incentivi. Poniamo questa domanda in quanto è ovvio che la riduzione dell'Irap è un incentivo anch'esso, tale da avere, oltretutto, delle caratteristiche territoriali molto precise: le imprese sono sostanzialmente concentrate nel Nord e dunque ridurre l'Irap significa migliorare le condizione delle imprese del Nord. Se invece gli incentivi fossero stati disposti su imprese operanti nel Sud, la modificazione del sistema degli incentivi, secondo la formula proposta da Montezemolo, forse sarebbe neutrale sul sistema imprenditoriale in quanto tale, ma non lo sarebbe certo sul rapporto Nord - Sud.

Richiamiamo l'attenzione su questo, perché non sarebbe la prima volta nella centenaria storia dell'Italia unitaria, in cui si proclama una politica di sostegno al Mezzogiorno e poi si opera concretamente per ridurre le sue possibilità di sviluppo.

Roma, 24 giugno 2004

nuvolarossa
23-07-04, 10:00
Dpef: Nucara, Convocazione Parti Sociali Puo' Arrivare Per Sabato

(ASCA) - Roma, 22 lug - Il governo potrebbe convocare le parti sociali sul Dpef ''gia' da sabato'' o lunedi' 26 luglio. Lo ha riferito Francesco Nucara, del Pri, interpellato a margine del vertice di maggioranza di Palazzo Chigi. I tempi delle consultazioni con le parti sociali e della definizione ultima del Dpef, ha spiegato ancora Nucara, dipendera' da quanto verra' deciso dal presidente della Camera Casini sui lavori parlamentari. ''Se Casini dice che la Camera lavorera' fino al 7-8 agosto - ha specificato l'esponente del Pri - allora il confronto potra' slittare qualche giorno piu' avanti''.

nuvolarossa
23-07-04, 10:06
Dpef: Nucara, Deficit Tendenziale 2005 Al 4,4%

(ASCA) - Roma, 22 lug - Il deficit tendenziale per il 2005 e' ''al 4,4% del pil. Con la manovra scendera' al 2,7%''. Lo ha riferito il segretario del Pri, Francesco Nucara, interpellato a margine del vertice di Palazzo Chigi che ha discusso sul Dpef. Nucara ha cosi' anticipato il dato che verra' portato domani all'attenzione del Consiglio dei Ministri. Sulla base di queste dichiarazioni, la manovra correttiva per il 2005 dovrebbe essere pari all'1,7% del pil, corrispondente approssimativamente a 20 miliardi di euro. A questa cifra vanno poi aggiunte le ulteriori risorse necessarie per la riduzione fiscale.

nuvolarossa
23-07-04, 10:11
Sì alla manovra, ora Finanziaria da 24 miliardi

Via libera al decreto tagliaspese. Deficit a quota 4,4% del Pil, la nuova Irpef potrebbe slittare

ROMA - Ventiquattro miliardi di euro di risparmi per portare il deficit pubblico del 2005, che viaggia verso il 4,4%, in zona di assoluta sicurezza. Senza considerare quel che servirebbe per ridurre le tasse, che farebbe aumentare sensibilmente quel conto: da un minimo di 8 a 12 miliardi. Sempreché, come appare probabile, la parte più consistente degli sgravi in programma non sia spostata sul 2006, limitando l’intervento sul prossimo anno. Nel giorno in cui il governo incassa con la fiducia alla Camera il primo sì al decreto di correzione dei conti 2004, tra i mal di pancia della Lega e le proteste dell’opposizione, sembra sbloccarsi anche la manovra di finanza pubblica per il 2005 da definire con il Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria), oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri per una prima valutazione.

IL DPEF - «Il deficit tendenziale per il 2005 è al 4,4% del prodotto interno lordo, ma con la manovra che ci è stata prefigurata scenderebbe al 2,7%» ha spiegato il segretario del Pri, Francesco Nucara, al termine del vertice dei segretari di maggioranza ai quali il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, ha presentato il suo piano. Ricevendo un sostanziale via libera, visto che oggi stesso passerà al vaglio dei ministri. La correzione netta dei conti sarà pari a 24 miliardi di euro, se non qualcosa in più (le ipotesi di Siniscalco arrivano fino a 27 miliardi), con misure di carattere strutturale (in primo luogo la trasformazione degli incentivi alle imprese da contributi a fondo perduto in prestiti), ma anche qualche nuova «una tantum». Il deficit, però, si porterebbe lontano dalla soglia critica del 3% rispetto al prodotto interno lordo. E soprattutto, con le dismissioni e una serie di operazioni finanziarie, Siniscalco ha garantito la possibilità di ridurre il rapporto tra il debito e il pil sotto il 100% entro 4 anni. Quanto alle tasse, si ragiona ormai non più sul 2005, ma sul «biennio 2005-2006». Il che significa che nel 2005 ci sarà solo un taglio dell’Irap per le imprese e qualcosa per le famiglie meno abbienti, soprattutto con figli e anziani a carico.
VIA AL DIALOGO - Berlusconi e Siniscalco potrebbero illustrare il Dpef a sindacati e Confindustria già domani. È già fissato, invece, per domani un incontro tra il premier e alcuni sindaci per discutere dei tagli ai Comuni operati con la manovra di metà anno. Ci saranno i diessini Leonardo Domenici e Walter Veltroni, molto critici contro i tagli, ma anche Osvaldo Napoli, di FI, che sostiene di «averne viste di peggio negli ultimi dieci anni».
L’approvazione definitiva del Dpef potrebbe avvenire a metà della prossima settimana. Il governo è pronto a chiedere al presidente, Pier Ferdinando Casini, un prolungamento dell’attività della Camera ai primi giorni di agosto. Ieri, intanto, l’aula ha votato la fiducia sul decreto tagliaspese, con 317 voti favorevoli (194 i no), tra cui quelli della Lega, che ha digerito molto male l’aumento delle tasse sulla casa. Molto dura, e non poteva essere altrimenti, l’opposizione, che in aula ha esposto cartelli contro la «Casa delle Liber-tasse». Il decreto, che ora dovrà passare al Senato, dovrebbe garantire, grazie a una correzione del deficit 2004 di 5,6 miliardi, di mantenere il rapporto deficit/pil al 2,9%.

Mario Sensini

nuvolarossa
23-07-04, 10:16
In arrivo una Finanziaria tutta stile Amato

Potrebbe toccare i 40 miliardi di euro, quasi quanto quella del 1992. Nessuna decisione sulle tasse

Sul Fisco Siniscalco avverte: è la politica che deve decidere. Senza riduzione l’intera operazione sarà di almeno 24 miliardi

di GIANNI DI CAPUA

POTREBBE essere una Finaziaria da quasi 40 miliardi di euro quella che ci attende a settembre. Insomma, potrebbe essere una Manovra che nelle cifre si avvicina a quelle che varò Giuliano Amato quando fu presidente del Consiglio nel 1992.
Le linee guida infatti sono state presentate dal ministro dell’Economia Domenico Siniscalco al vertice di maggioranza. Per ora le cifre di cui ha parlato il titolare dei dicastero di via XX settembre prevedono la crescita del prodotto interno lordo al 2%, il deficit/pil al 4,4%. A questo putno l’ipotesi di Manovra è pari a 24 miliardi di euro. Queste cifre, però, come ha spiegato Siniscalco, non tengono conto dell’operazione di riduzione fiscale e, specificano alcuni partecipanti alla riunione, potrebbero cambiare ancora oggi, ad esclusione naturalmente dei dati macroeconomici. Infatti, in Consiglio dei ministri di stamattina verranno presentate le linee guida per elaborare la vera e propria bozza di Dpef (che comunque è pronta, manca la relazione introduttiva) da sottoporre alle parti sociali. Se venisse confermata l’ipotesi di manovra da 24 miliardi, a quanto si apprende, 17 riguarderebbero interventi strutturali (dunque tagli) e 7 una tantum (si parla di dismissioni di patrimonio pubblico). Il neominitro ha tenuto a sottolineare che alla politica è affidata la scelta di decidere sul taglio delle tasse: se si deciderà la riduzione, la manovra di riduzione verrebbe «spalmata» in due anni (in uno solo, avrebbe spiegato, non è possibile). Per il 2005 varrebbe 6 o più probabilmente 8 miliardi portando così il valore complessivo della manovra a 30-32 miliardi. Che può ancora aumentare. Se infatti si decidesse, come vorrebbe Berlusconi, nel taglio drastico per provocare la scossa all’Economia, potrebbe essere pari a 12 miliardi. In questo caso la Finanziaria toccherebbe quota 36 miliardi.
Cifre che in parte coincidono con i primi calcoli resi noti ieri dall’Isae, l’istituto del Tesoro: per la correzione del rapporto deficit-Pil al di sotto del 3% il Governo dovrebbe varare «una manovra pari all’1,3% del pil, ovvero di circa 18 miliardi di euro». Ma nell’ipotesi che il deficit si attesti intorno al 4,4% (come previsto dal ministro nel pomeriggio al vertice di maggioranza) la Manovra, tasse escluse, potrebbe lievitare fino a circa 25 miliardi di euro. Inclusa anche la rimodulazione delle aliquote Irpef e la riduzione dell’Irap la manovra 2005 teoricamente arriverebbe intorno ai 37 miliardi.
Siniscalco avrebbe anche detto, nel corso del vertice, di aver effettuatto sondaggi preventivi con le agenzie di rating e con l’Unione Europea. Soprattuto nel primo caso, il vero punto sul quale si concentrano le attenzioni è quello relativo al rapporto deficit/pil, in particolare per la tendenza verso il 100%, per scendere sotto questa cifra nel 2007. Proprio per questo non è possibile escludere nuovi ritocchi verso il rialzo del valore complessivo della Manovra.
Se per i conti pubblici son dolori, almeno sul fronte politico è possibile registrare che la coesione della maggioranza tiene. Almeno sule questioni economiche sembra quindi reggere un clima di collegialità tanto che il vicepremier, Gianfranco Fini, a margine del vertice parla di «clima buono». Il percorso intanto è già stato delineato sempre dal ministro dell’Economia: dopo il via libera alle linee generali del Consiglio dei ministri si passerà al confronto con le parti sociali e, a quanto ha detto il segretario del Pri, Francesco Nucara, gli incontri potrebbero partire già domani. Il varo è previsto entro giovedì prossimo.

nuvolarossa
27-07-04, 09:42
Attorno al solito tavolo, dove siedono troppe persone perché si possa
parlare seriamente e costruttivamente, governo e sindacati confrontano le
opinioni sul Dpef. Il sindacato chiede che non si taglino le spese per lo
Stato sociale ed il ministro Siniscalco rassicura che non ci saranno
riduzioni per settori come la sanità.

Bella intenzione, ma che non tiene conto della realtà. Intanto perché la
spesa pubblica andrebbe, prima che tagliata, controllata. Nel settore della
sanità, per restare all¹esempio, vi sono impressionanti sprechi nel
pagamento del personale, che si accompagnano a salari troppo bassi per chi
fa il proprio dovere. I bilanci delle aziende sanitarie e degli ospedali
sono tutti malandati, e non si risolve il problema continuando a pompare
soldi in una barca piena di buchi. Quindi, contrariamente a quel che
chiedono i sindacati ed il governo assicura, quella spesa va rivista, e
profondamente.

Secondo alcune anticipazioni nel piano del ministro Siniscalco ci sarebbe
anche la reintroduzione dei ticket per i medicinali. Vale a dire che il
cittadino che gode di assistenza sanitaria è comunque tenuto al pagamento di
una parte del prezzo del farmaco.

I ticket furono introdotti dal ministro De Lorenzo, ed ebbero un effetto
positivo. Quando furono eliminati la spesa sanitaria cominciò a correre ed
anche il prezzo dei farmaci aumentò. La demagogia ed il pressapochismo,
allora come sempre, contribuirono a scassare i conti pubblici.

Davide Giacalone
Www.davidegiacalone.it


27 luglio 2004

.............................
tratto dal Gruppo "I Repubblicani"
http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/

nuvolarossa
27-07-04, 19:24
Calma e gesso

Una finanziaria in grado di coniugare rigore e ripresa economica

A fronte dei dati sull'economia presentati dal neo ministro Siniscalco, occorre mostrare innanzitutto calma e gesso. E' da tempo che eravamo preoccupati nel merito, ed è un bene un'informazione esaustiva della situazione. Il governo deve porsi due obiettivi immediati. Il primo di contenere il rapporto deficit - pil all'interno delle stime previste, il secondo non rinunziare alla possibilità di accelerare la ripresa. Come ha scritto Giavazzi sul "Corriere della Sera", con una formula efficace, coniugare rigore e crescita. E' possibile? E' necessario. Sarà bene innanzitutto non rinviare l'approvazione del testo di riforma della previdenza. Abbiamo capito che non piace ai sindacati, ma abbiamo capito solo questo. Gli eventuali elementi modificativi, per rendere compatibile con le loro esigenze una riforma di questo genere, non ci sono affatto chiari. Un semplice affossamento della riforma, invece, non è ammissibile, considerando l'allarme che gli stessi sindacati riconoscono per quanto riguarda il fronte della spesa pubblica.

L'opposizione non può scherzare su questo tema, perché il legittimo desiderio di vedere una sconfitta del governo in queste condizioni produrrebbe una sconfitta del Paese, alla quale nessuno saprebbe poi dare una risposta adeguata. E' invece questo il momento di mostrare le potenzialità liberali di questa maggioranza e di puntare sull'ammodernamento del Paese. Bisogna procedere con le privatizzazioni per avere denaro fresco ed investire rapidamente nell'impresa e ridare competitività sui mercati. La politica di tagli fiscali resta perseguibile, nonostante tutto, e bisogna dimostrare l'equilibrio sufficiente perché essa non vada solo a favore del Nord, ampliando così il divario con il Mezzogiorno. Il governo ritiene che si possa fare una riduzione fiscale dal 2005 e per i prossimi due anni? Benissimo, ma si inizi a metterla in cantiere, soprattutto se ora sarà necessario agire sulle entrate. L'importante è dimostrare respiro e prospettive per non schiacciarsi su una finanziaria che potrebbe contenere aspetti molto sgradevoli, soprattutto al netto delle promesse fatte. Per cui occorre aprire il mercato bancario alla concorrenza internazionale, abolire gli albi professionali, liberalizzare le licenze, dare nel complesso un segnale tangibile che si pensa davvero al futuro e al rilancio possibili. E' finito il tempo dei rinvii.

Roma, 27 luglio 2004

brunik
12-08-04, 16:15
Eurolandia/ Il Pil francese batte le attese, quello tedesco cresce ma resta indietro. Italia pecora nera
Affari Italiani 12 agosto 2004


La Francia si candida ad essere la locomotiva d'Europa: crescita del Pil nel 2° trimestre a +0,8%. Maggiore delle attese (+0,5%). Anche la Germania accellera il passo, con un rialzo dello 0,5% rispetto ai primi tre mesi dell'anno. Periodo in cui il tasso di crescita era stato dello 0,4%. L'Italia, pecora era dell'area euro con lo 0,3%, continua a rincorrere l'economia di Eurolandia, trainata da Parigi, che controbilancia così le performance deludenti del nostro Paese. Dove l'economia viaggia ancora a due velocità: esportazioni con segnali di ripresa, ma consumi interni che non ripartono ancora.

La situazione, nonostante le cifre siano migliori, è simile in Germania dove a sostenere la ripresa, come nel primo trimestre, è stato ancora una volta il buon andamento delle esportazioni, cresciute più dell'import, a fronte di una domanda interna che, però, continua a ristagnare. Motivo per cui alcuni economisti iniziano a pensare che l'economia tedesca, nel caso in cui non si risveglino i consumi interni, nel secondo trimestre possa avere toccato il picco. Le esportazioni, infatti, nei prossimi mesi potrebbero iniziare a rallentare sulla scia dei rincari petroliferi e dell'affievolirsi della crescita negli Stati Uniti.

Decisamente più rosea, invece, la situazione dei transalpini, per i quali, secondo l'istituto statistico nazionale, l'aumento del Pil nel 2004 potrebbe addirittura arrivare al 2,2%.

http://brunik.altervista.org/foto/308979578.jpg
GLI ABBRONZATISSIMI UOMINI DEL FARE SORRIDONO MOLTO MA RENDONO POCO: LICENZIARE!

PiZeta
20-08-04, 11:04
non lontana, come importo complessivo della manovra, da quella varata da Amato nel 1992.

Stiamo a vedere quali soluzioni proporrà Siniscalco alla maggioranza ed al Consiglio dei Ministri, al rientro dalla pausa estiva. E' facile prevedere scintille, alla vigilia del voto regionale della prossima primavera.

nuvolarossa
04-10-04, 19:08
Il decreto sul federalismo fiscale e i dati Istat sull'occupazione al Sud/Il varo della Finanziaria e le critiche della Confindustria e del Pri sulle proposte del Governo

Misure riduttive rispetto agli obiettivi del Dpef

di Pino Vita*

Mentre continua alla Camera il dibattito sulle riforme costituzionali, le conseguenze negative che la Devolution produrrebbe sul piano finanziario nei confronti del Mezzogiorno sono state già anticipate dalla polemica attorno al decreto 56 sul federalismo fiscale. Quelle norme, che alcuni governatori del Sud chiedono, oggi, di revocare sono state varate dal governo dell'Ulivo nel 2000 e Berlusconi è stato costretto a deciderne l'applicazione. Il decreto 56 fu salutato dalla maggioranza di centro-sinistra dell'epoca come il primo passo verso il federalismo fiscale: si tratta in sostanza di un passaggio di fondi alle Regioni sulla base di meccanismi innovativi. Infatti. una volta messo da parte per mancanza di equità il vecchio criterio della spesa storica, si stabilì di agganciare la distribuzione delle risorse all'andamento delle entrate fiscali, con l'introduzione di un fondo perequativo per quelle Regioni con minore capacità contributiva. I risultati sono stati definiti da esponenti della stessa maggioranza ed in ultimo dal vice presidente del Consiglio come causa di "iniquità e di esiti sperequativi tra le stesse regioni", per cui se n'è chiesto il "blocco" in attesa delle conclusioni cui perverrà l'Alta Commissione per il Federalismo fiscale che, nel frattempo, ha invece ottenuto dal Senato la proroga al 30 settembre 2005, per cui la polemica continuerà su dati non ancora certi.

Le polemiche sulla Finanziaria e sugli effetti negativi per il Mezzogiorno possono essere , invece,valutati anche sulla base di dati più certi: quelli pubblicati dall'Istat sulle forze lavoro nel periodo aprile- giugno 2004 che evidenziano un'Italia ancora divisa in due, con la crescita dell'occupazione concentrata nel centro del Paese, mentre nel Mezzogiorno il tasso scende dal 16,4 al 15% con una perdita di 14.000 posti di lavoro.

Nello stesso periodo gli occupati crescono complessivamente di 163.000 unità e il calo del Sud è compensato dalla crescita di 33.000 occupati al Nord e dai 144.000 in più al centro, raggiungendo i 22.438.000, con un aumento dello 0,7%.

L'occupazione nel meridione, con un calo di 14 mila posti, si ferma a 6.443.000 unità, segnando una flessione in percentuale dello 0,2 (-0,8 gli uomini, +1% le donne)

Al Sud il tasso di occupazione è al 46,2%, oltre 10 punti sotto la media nazionale, mentre nel Nord è al 64,9% e nel Centro a 61,2%.

Sui 163.000 posti in aumento, cresce soprattutto la componente femminile che registra un più 112.000 rispetto a quella maschile che si ferma a 51.000.

L'incremento più rilevante dei posti di lavoro si è registrato nel settore delle costruzioni (+85.000 pari al 4,8%) e nell'agricoltura i cui occupati sono aumentati di 42.000 unità pari al 4,7%. L'industria, in senso stretto, perde 23.000 posti ( 0,5%) mentre il terziario registra un aumento dello 0,4%, con 59.000 unità in più.

Rispetto a questa situazione la Finanziaria presentata in questi giorni prevede che il 30% della spesa ordinaria in conto capitale debba essere destinata al Mezzogiorno e che a questo principio si devono adeguare le società a prevalente partecipazione pubblica diretta o indiretta. Ma su tali obiettivi, per citare solo l'organizzazione degli industriali lasciando da parte i sindacati e le forze politiche d'opposizione, la Confindustria ha già espresso le sue riserve in quanto il provvedimento "penalizza le imprese meridionali" ed ha evidenziato il timore degli industriali del Mezzogiorno per le conseguenze che "il blocco della spesa al 2% potrà avere sull'applicazione della legge 488 e sulla realizzazione delle infrastrutture".

A queste considerazioni va aggiunta per il Mezzogiorno l'antica immodificabile incapacità delle Regioni di quell'area di mobilitare la spesa, superando gli ostacoli e le resistenze burocratiche.

Al di là delle polemiche che ogni anno accompagnano la Finanziaria, sicuramente negativa per il Mezzogiorno e riduttiva rispetto agli obiettivi indicati nel Dpef, i recenti dati dell'Istat dimostrano che il Sud continua ad arrancare. Comunque il Pri non tralascia occasione, come ha fatto anche nell'ultima riunione di Direzione dedicata all'esame della Finanziaria, per sottolineare la necessità di intervenire sul Mezzogiorno con misure adeguate alla profondità di una crisi che viene da lontano e che gli strumenti utilizzati nel tempo non sono riusciti a risolvere.

*Responsabile nazionale Pri Enti locali

PiZeta
05-10-04, 10:07
Dopo aver visto Siniscalco da Vespa, ieri sera, do ragione all'amico Oscar Giannino: dopo Tremonti, ministro liberista-colbertista, abbiamo ora il ministro dell'Armonia!

nuvolarossa
13-10-04, 19:22
Finanziaria: in quindici punti le richieste formulate dai sindaci/I chiarimenti dell'Agenzia del territorio sulle novità relative alle varie categorie delle abitazioni

Vanno evitate forzature e speculazioni di parte

di Pino Vita*

Sono quindici i punti formulati dal direttivo dell' Anci nei quali sono concentrate le richieste di modifica per le misure della Finanziaria nei confronti dei comuni, e sono inseriti nel documento che ha concluso la riunione tenuta dai sindaci nei giorni scorsi al Campidoglio.

Nei punti formulati i Comuni chiedono l'esclusione del patto di stabilità per gli enti inferiori ai cinque mila abitanti; l'introduzione delle tasse di "scopo"; lo sblocco delle spese per investimenti; l'eliminazione dal blocco delle spese degli oneri dovuti per il pagamento di interessi sui debiti. Ed inoltre, sollecitano l'agevolazione per la formazione di società comunali finalizzate alla realizzare di infrastrutture per opere pubbliche; il decentramento del catasto a cominciare dalle grandi metropoli, il rifinanziamento dei fondi a sostegno delle abitazioni in affitto e maggiori risorse per l'edilizia scolastica. Un'attenzione particolare è dedicata ai comuni del Mezzogiorno per i quali è richiesto un "Patto agevolato per il Sud".

Al di là delle richieste formulate, tra i provvedimenti varati dalla Finanziaria per i comuni, alcuni stanno suscitando, come era prevedibile e come succede ogni anno, forti polemiche. Un esempio significativo di questa tendenza riguarda la possibilità per i comuni di chiedere all'Agenzia del territorio di modificare, ai fini dell'applicazione dell'Ici, i valori catastali di immobili risultanti inferiori a quelli di mercato. Questa normativa, prevista nei commi 4/9 dell'articolo 32 del disegno di legge, ha suscitato le resistenze della Confedilizia che ha, addirittura, minacciato di ricorrere alla Corte costituzionale contro quella che ha definito " una patrimoniale aggiuntiva."

L'Agenzia del Territorio ha dovuto redigere una nota, che sintetizziamo, per chiarire le novità contenute nella manovra riguardanti il settore immobiliare e gli obiettivi reali della stessa. Nella circolare è evidenziato che in base alle norme approvate i comuni potranno assumere l'iniziativa di procedere alla revisione dei " classamenti", vale a dire all'attribuzione della categoria e classe a immobili, singoli o a gruppi, situati in particolari aree territoriali.

Gli interventi promossi dagli enti sono finalizzati al recupero dell'evasione e al conseguimento di una maggiore perequazione tra gli immobili, per cui i comuni avranno a disposizione una particolare procedura per poter intervenire su unità immobiliari mai dichiarate e su unità immobiliari censite come rurali, ma che allo stato hanno perso quei requisiti. In questi casi l'Agenzia del territorio provvederà ad attribuire all'unità immobiliare la classe e la categoria delle quali sono prive o a variare quella esistente per adeguarla alla situazione di fatto. Non sono pertanto previste- revisioni generalizzate delle tariffe d'estimo , che rimangono quelle fissate con l'ultima revisione del 1990, per cui - sottolinea la nota - "sono prive di fondamento tutte quelle interpretazioni che fanno pensare ad un incremento generalizzato della pressione fiscale sugli immobili".

Non si tratta di un'operazione di poco conto, in quanto il totale delle abitazioni comprese nelle varie categorie sono, secondo la relazione tecnica della Finanziaria, 17,4 milioni di cui 1,8 passibile di revisione. Il grosso delle abitazioni è di tipo economico ed è contenuto nella categoria ( A3 ) e tocca i 10,4 milioni di unità e 312 mila potranno essere spostate nella categoria di tipo civile (A2), salirà pertanto la base imponibile ai fini dell'Ici. Le abitazioni di tipo ultrapopolare (categoria A5) risultano 1,3 milioni e di queste 655 mila sono suscettibili di revisione.

Le norme non si fermano alla classificazione delle unità immobiliari ma riguardano anche l'applicazione da parte dei comuni della tassa dei rifiuti solidi urbani (Tarsu): al comma 9 sempre dell'articolo 32,è specificato che il parametro della superficie cui è si riferisce l'importo della stessa tassa non può essere inferiore all'80% della superficie catastale , così come definita nel Dpr 138 del ‘98. In questo modo, per ridurre l'elusione e l'evasione, si è cercato di rendere univoco a livello nazionale il contenuto del parametro riguardante la superficie immobiliare, che è una delle componenti principali per il calcolo della tassa.

Come si evince da queste note si tratta di una discussione complessa che va affrontata con enorme cautela e lasciando da parte le semplificazioni e le speculazioni di parte.

Il presidente dell'Associazione Domenici ha detto che "l'obiettivo dell'associazione è riaprire il confronto tra Governo e Comuni con una logica propositiva e non di contrapposizione" Questo dovrebbe essere l'obiettivo da perseguire se si vogliono difendere realmente gli interessi dei cittadini e il ruolo dei comuni.

*Responsabile nazionale Pri Enti locali

nuvolarossa
14-10-04, 12:55
In un certo senso, potrei essere soddisfatto. Il governatore della Banca d’Italia ha convenuto sulla legittimità ed importanza del 2 per cento, fissato quale tetto all’incremento della spesa, ma aggiungendo che per essere utile occorre che sia rispettato; ed ha sostenuto che l’idea di cambiare intestazione ......

(continua al link sottostante)
(http://www.nuvolarossa.org/modules/news/article.php?storyid=412)
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brunik
14-10-04, 13:43
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO PER TUTTI I FORUMISTI: SE
QUALCUNO DI VOI, ENTRO IL 30 SETTEMBRE 2004, HA COSTRUITO DEGLI ANFITEATRI E DEI PORTICCIOLI IN ZONE PAESAGGISTICHE PROTETTE , POTRA' CONDONARE CON UNA MODICA PENA PECUNIARIA.


dal Corriere - 14 ottobre 2004



Ecomostri via, ma condono nelle zone protette
Maxiemendamento, oggi la fiducia. Reato estinto nelle aree tutelate, demolizione per Punta Perotti. Residenza del premier salva

ROMA - Rispunta, anche se limitato ad abusi minori, il condono edilizio in aree paesaggistiche tutelate. E’ contenuto nel maxiemendamento che assorbe tutto il disegno di legge di delega per l’ambiente sul quale oggi il governo porrà la fiducia al Senato. «E dopo presto in calendario alla Camera» ha detto in serata il premier Silvio Berlusconi. Nel nuovo testo è prevista anche una misura speciale per giungere alla demolizione «certa» degli ecomostri come Punta Perotti a Bari: se non provvederà il Comune o la Regione, ci penserà l’esercito. A Palazzo Madama scoppia la polemica. L’opposizione, Verdi in testa, grida allo scandalo perché il provvedimento sembra fatto su misura per sanare le opere realizzate dal presidente del Consiglio Berlusconi a villa Certosa in Sardegna. Anche Italia nostra si dice «perplessa e preoccupata perché si rischia l’ennesimo condono» e chiede al governo di stralciare quella parte sulla depenalizzazione in quanto «risulta contraddittoria, poco chiara, fortemente discrezionale e in contrasto con le direttive comunitarie».

IL NUOVO CONDONO - In sostanza nel testo si prevede «che per i lavori compiuti su beni paesaggistici entro e non oltre il 30 settembre 2004 senza autorizzazione» sia possibile con «l’accertamento di compatibilità paesaggistica» ottenere l’estinzione del reato a fronte però del pagamento di una sanzione pecuniaria. La sanzione corrisponde alla stima del maggior importo tra il danno arrecato e il profitto conseguito mediante la trasgressione «maggiorata da un terzo alla metà». A questa se ne aggiunge una determinata dall’amministrazione competente tra un minimo di tremila e un massimo di 50 mila euro. Per il senatore dei Verdi Sauro Turroni «in pratica si tratta della riproposizione del vecchio comma 32 con la sostanziale unica differenza della individuazione di una data entro la quale i lavori abusivi su beni paesaggistici devono essere completati».


GLI ECOMOSTRI - Nel testo si prevede l’abbattimento solo di Punta Perotti in Puglia con relativa «riqualificazione paesaggistica dell’area». Il termine è di 60 giorni, dopo interverranno «strutture tecniche del ministero della Difesa». Ma il provvedimento prevede che il governo, con uno o più decreti, individui analoghi mostri ambientali e si comporti di conseguenza. I successivi interventi riguarderanno: Fuenti sulla Costa Amalfitana, uno scheletro alberghiero a Baia Alimuri, una strada abusiva con residence a Monte San Biagio (Maratea), Pizzo Sella (Palermo) e un «gigante di cemento» a Torre del Greco (Campania), l’ultima delle tre «vele» di Secondigliano (Caserta), il «serpentone» di Corviale a Roma.
Ci saranno anche sette chilometri di costa con insediamenti abusivi tra Roma e Latina e un blocco di case abusive a Begato (Genova). Per l’orribile scheletro di un vecchio residence all’isola Palmaria (La Spezia) è invece prevista una riqualificazione. «Una vergogna, si tratta dell’ennesimo schiaffo al Senato della Repubblica, con questa mossa il governo introduce il quarto condono edilizio dopo che la Corte costituzionale ha demolito il terzo». Gavino Angius, presidente dei senatori diessini, reagisce duramente alla decisione arrivata all’improvviso - «un vero e proprio blitz», lo definisce Turroni - di porre la fiducia su un nuovo testo nemmeno discusso tra i capigruppo. Il senatore verde ha ribattezzato il provvedimento «una depenalizzazione e una sanatoria perpetua». Per il Fausto Giovannelli, capogruppo ds in Commissione ambiente, «si trasformano le Soprintendenze in agenzie del condono». A loro, infatti, spetta la decisione se un’opera infrange o meno la compatibilità ambientale.


MAGGIORANZA DIVISA - Il senatore di An Giuseppe Specchia, relatore della delega ambientale, pur riconoscendo che il nuovo testo è meglio di quello uscito dalla Camera, ammette che lui non avrebbe inserito il condono sulle aree paesaggistiche. Per Maurizio Lupi, Forza Italia ed ex assessore al Bilancio al Comune di Milano, il nuovo testo si limita a risolvere abusi di tipo «formale».
Roberto Bagnoli

nuvolarossa
14-10-04, 13:52
... per i porticcioli devi sentire il
leader catto-comunista ... e' lui che li frequenta ...

brunik
14-10-04, 13:55
Le solite scemenze polliste.

SIETE SERVI DI BERLUSCONI.

nuvolarossa
14-10-04, 14:01
... abituato come sei .... a commentare ... non quello che scrivono gli altri .... ma solo quello che ti passa per la testa ... finisci spesso con il non vedere che molte domande che ti poni trovano risposta negli scritti che ... critichi in modo aprioristico.

http://www.nuvolarossa.org/
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/NINUCCIA.mid

brunik
14-10-04, 14:38
Veramente qua c'abbiamo una personcina che prima si fa gli abusi edilizi nelle zone protette e poi se li condona allegramente, vedi te se il commento che tira in ballo D'Alema è pertinente.

Siamo diventati un paese di 57 milioni di persone a servizio di uno solo.

Texwiller (POL)
14-10-04, 15:02
Brunik, abbiamo il nostro segretario nazionale sottosegretario all'ambiente.
Se lo approva lui il provvedimento, E LO DICE AL PARTITO, dobbiamo essere tutti d'accordo.
Tex Willer

brunik
14-10-04, 17:43
Amici,

ho in anteprima per voi le foto di tutti i lavori coperti da segreto di stato, eseguiti per motivi di sicurezza personale di berlusconi entro e non oltre il 30 settembre 2004.



Villa Certosa vista dall'alto
http://brunik.altervista.org/foto/segreto1.jpg

L’atrio di ingresso, pavimentato in rovere americano e delimitato da cornici di granito fantasy fiammato.
http://brunik.altervista.org/foto/segreto2.jpg

Laghetto creato dalla conca di liquami depurata.
http://brunik.altervista.org/foto/segreto3.jpg

Oltre duemila varietà di cactus, provenienti da tutto il mondo, circondano la piscina a forma di anfiteatro.
http://brunik.altervista.org/foto/segreto4.jpg

La sala da pranzo della dépendance per gli ospiti, in granito sardo.
http://brunik.altervista.org/foto/segreto5.jpg

brunik
14-10-04, 17:47
Uno dei tanti angoli di conversazione ricavati all’interno della villa di Porto Rotondo
http://brunik.altervista.org/foto/segreto6.jpg

La jacuzzi decagonale e, separata da una parete di specchi, la sauna
http://brunik.altervista.org/foto/segreto7.jpg

La stanza da bagno con i vetri a cristalli liquidi, nella torretta a forma di Nuraghe
http://brunik.altervista.org/foto/segreto8.jpg

Mappa della villa condonata con la Legge Finanziaria dello Stato
http://brunik.altervista.org/foto/segreto9.jpg

trifoglio
14-10-04, 18:49
Sembri invidioso
:fru :fru :fru

brunik
14-10-04, 21:45
Sembri felice di avere un boss per capo che si condona da solo le ville abusive.

:K :K

Signùr, questi piccoli pollisti senza alcuna dignità sarebbero tutti da prendere a calci nel sedere.

Ma ci pensa il professore a mandarvi a casa, tutta la vostra banda con il capo in testa, amici.

UN ANNO E MEZZO ALL'ALBA.

E poi spero che facciano una commissione d'inchiesta sui crimini del pollismo e trasmettano in prima serata in diretta i processi con i pollisti con la bavetta alla bocca che chiedono pietà.

nuvolarossa
15-10-04, 15:19
Gran bagarre, ieri al Senato, in occasione del voto sul (presunto) condono edilizio, questa volta riguardante le aree protette. A sentir parlare di condoni, ancora condoni, viene l’orticaria, ma, prima di scalmanarsi, varrebbe la pena di guardar dentro al discusso provvedimento. ..........

(continua al link sottostante)
(http://www.nuvolarossa.org/modules/news/article.php?storyid=414)
http://www.nuvolarossa.org/modules/news/article.php?storyid=414

nuvolarossa
15-10-04, 20:10
Berlusconi rifletta

La riduzione delle tasse va subito inserita nella manovra economica

Abbiamo detto all'indomani dell'audizione del Governatore della Banca d'Italia alle Commissioni Bilancio sulla legge finanziaria, che il governo doveva riflettere seriamente su quei dati e su quelle osservazioni. Oggi siamo a un nodo cruciale della manovra di politica economica. Il presidente del Consiglio insiste sulla necessità e sull'impegno di ridurre il prelievo fiscale. Abbiamo detto molte volte che noi siamo d'accordo e saremmo d'accordo anche se la riduzione delle imposte dovesse aggravare provvisoriamente il debito pubblico. Ma è necessario chiarirsi le idee sia sull'obiettivo, sia su questo problema. Se il governo ritiene che vi siano le condizioni per una riduzione delle imposte, esso deve comunicarlo subito al Parlamento e includere questa manovra nella legge finanziaria. Se possibile con un emendamento o con un apposito disegno di legge che possa essere esaminato dal Parlamento contestualmente alla legge finanziaria. Se la riduzione delle imposte deve essere efficace sull'economia italiana nel 2005, essa va decisa e discussa subito. Se invece il Governatore della Banca d'Italia o il ministro del Tesoro e dell'Economia ritengono che non ci siano le condizioni, e il presidente del Consiglio se ne fa convincere, allora è inutile dire: ne parliamo fra un mese. Ne dobbiamo parlare subito e dare subito le indicazioni al Paese che non ci sono le condizioni per il taglio delle tasse.

Insomma, se ci sono le condizioni per fare l'aumento del deficit (o senza l'aumento, o con tagli della spesa, o con l'aumento delle altre entrate) lo si faccia o lo si dica subito; se invece non ci sono queste condizioni, lo si sappia, ma deve essere chiaro che la riforma fiscale, si faccia o non si faccia per questa materia, è parte integrante della manovra economica oggi all'esame del Parlamento, e quindi bisogna dirimerla immediatamente. Noi riteniamo che una riunione della maggioranza possa essere utile, anzi indispensabile, e ci permettiamo di dire al presidente del Consiglio che prima la fa, e meglio è. Anche perché, non avendo il piacere di essere fra quelle forze politiche con le quali il ministro Siniscalco illustra e discute la manovra, riterremmo utile una sede in cui imbastire il confronto con coloro che hanno almeno una conoscenza diretta di questa illustrazione e di questa discussione.

Roma, 15 ottobre 2004

brunik
19-10-04, 00:09
Competitività, analisi di un crollo


MARCO PANARA


La Finlandia ha una pressione fiscale pari al 46 per cento del prodotto interno lordo, l’Italia pari al 42 per cento. Eppure nella classifica dei paesi più competitivi elaborata dal World Economic Forum la Finlandia è al primo posto e l’Italia al quarantasettesimo. Nelle prime posizioni della classifica ci sono Svezia e Danimarca che hanno una pressione fiscale vicina al 50 per cento, e ci sono anche Stati Uniti e Giappone che ce l’hanno sotto il 30 per cento del pil, nonché il Regno Unito, l’Olanda e la Germania che l’hanno tra il 37 e il 40. Un po’ più avanti nella classifica della competitività troviamo al ventitreesimo posto la Spagna con una pressione fiscale del 35 per cento e, al ventisettesimo, la Francia, con una pressione fiscale del 45 per cento.
Diversi sono anche i trasferimenti per la sicurezza sociale in percentuale del prodotto interno lordo: la Finlandia, prima per competitività, trasferisce il 16,8 del pil e l’Italia, quarantasettesima, il 17 per cento, come Svezia (terza per competitività) e Danimarca (quinta), meno di Germania (tredicesima) e Francia (ventisettesima), assai di più del 12 per cento di Stati Uniti e Olanda e del 13,5 del Regno Unito.
Se utilizziamo la pressione fiscale e i trasferimenti sociali sul pil come parametri semplificati del modello sociale, ne possiamo dedurre che la competitività di ciascun paese non dipende dal modello adottato. Si può essere competitivi all’americana così come all’europea o alla giapponese: quello che conta non è il modello ne la pressione fiscale, ma la qualità del modello e come vengono spesi i soldi dei cittadini. Messo da parte il problema del modello, che spesso viene portato avanti come uno scudo per difendere le proprie inadempienze, entriamo un po’ più in profondità nell’analisi della competitività e delle sue componenti. Il World Economic Forum arriva alla classifica generale attraverso quattro indici: del livello tecnologico, della qualità delle istituzioni, della situazione macroeconomica e della competitività del business. La Finlandia è nelle prime tre posizioni in tutti e quattro gli indici, gli Stati Uniti sono primi nel livello tecnologico e nella competitività del business ma sono assai più indietro nella qualità delle istituzioni e nella situazione macroeconomica. Il miglior piazzamento dell’Italia è il trentaquattresimo posto nell’indice di competitiva del business.
Dietro ciascuno di questi indici ci sono una serie di parametri che vengono analizzati e confrontati paese per paese. Si va dal rating del paese al numero di cellulari per abitante, dal peso dei monopoli alla fuga di cervelli, dall’indipendenza dei giudici all’accesso a internet dalle scuole, dal trattamento salariale delle donne alla tutela degli azionisti di minoranza. In parte sono dati pubblicati dalle fonti ufficiali, in parte le valutazioni sono il risultato di un sondaggio effettuato tra i business leaders di ciascun paese (96 gli italiani).
In quasi tutte le voci la posizione dell’Italia è scoraggiante. Siamo nei primissimi posti solo per l’utilizzo dei telefoni cellulari, per tutto il resto siamo dal ventesimo in giù, con posizioni imbarazzanti (oltre l’ottantesimo posto) nella qualità delle leggi e dei regolamenti, nelle pari opportunità, nella qualità e quantità del prelievo fiscale e della spesa pubblica, nelle pratiche contabili e di auditing, nella trasparenza dell’azione di governo, nella criminalità organizzata, nell’accesso al mercato del lavoro e nel rapporto tra salario e produttività.
Non ne esce bene nessuno: né il governo né il parlamento, non le imprese e non i sindacati, non la pubblica amministrazione e neanche la magistratura.
Nessuno dei problemi e delle difficoltà che questa indagine sulla competitività mette in evidenza è nato ieri, ma c’è un fatto che deve far riflettere: in quella stessa classifica nel 2001 l’Italia era al ventiseiesimo posto e in tre anni è scivolata velocemente al quarantaseiesimo, con un peggioramento che non ha paragoni non solo tra i paesi del G7 ma anche tra quelli Ocse. Il crollo è stato simultaneo in tutti gli indici, quello tecnologico (dal 31° al 50° posto), quello della qualità delle istituzioni (dal 27° al 48°), quello della situazione macroeconomica (dal 23° al 38°).
L’analisi di questi dati ha due facce. La prima riguarda la tecnologia: è evidente che il livello tecnologico dell’Italia è oggi migliore rispetto a quello di tre anni fa, ma mentre noi camminavamo piano molti altri paesi correvano e ci hanno superato. Poiché la competitività si misura in rapporto agli altri, muoversi non basta se gli altri vanno assai più veloce. La seconda faccia dell’analisi riguarda le istituzioni e la situazione macroeconomica: in questi settori non è una questione di velocità relativa ma di peggioramento netto.
L’indice della competitività dovrebbe bastare a costringerci a riflettere seriamente sui rischi che il benessere degli italiani sta correndo, ma vale la pena di dedicare un po’ di attenzione anche a un altro indice altrettanto istruttivo, elaborato anch’esso dal World Economic Forum, che misura l’adeguamento agli obiettivi di Lisbona (fissati dal Consiglio dell’Unione Europea nel marzo del 2000).
I paesi sono 15 (non ci sono ancora i nuovi entrati) e, per citare alcune posizioni, la Finlandia è prima anche qui, seguita da Danimarca, Svezia e Regno Unito. La Germania è sesta, la Francia ottava, la Spagna dodicesima. Poi c’è l’Italia e, dopo l’Italia, Portogallo e Grecia. I parametri utilizzati sono la società dell’informazione, l’innovazione e la ricerca e sviluppo, la liberalizzazione del mercato, le industrie a rete, i servizi finanziari, le aziende, l’inclusione sociale e lo sviluppo sostenibile. In nessuno di questi parametri siamo vicini a Francia o Germania, stiamo appena meglio della Spagna nella società dell’informazione e nello sviluppo sostenibile, meglio dell’Irlanda (ma peggio del Portogallo) nelle industrie a rete.
Essendo difficile sostenere che il World Economic Forum sia un covo di faziosi e i 96 capo azienda italiani che hanno risposto alle domande sulla competitività un drappello di sovversivi, forse sarebbe il caso di prendere questi campanelli di allarme sul serio, perché in gioco non c’è l’orgoglio nazionale ma il tenore di vita dei cittadini e la qualità non solo della nostra economia ma anche della nostra democrazia.
Ci sono tempi nei quali pochi anni di malgoverno lasciano delle tracce, e ce ne sono altri nei quali i danni risultano assai più profondi e le chine da risalire terribilmente più ripide.
I tempi nostri sono questi ultimi.

http://brunik.altervista.org/eco/competitivita2004.gif

PiZeta
19-10-04, 07:48
E' per questa ragione che ritengo prioritario destinare risorse a ricerca, innovazione, formazione, piuttosto che alla riduzione delle imposte.

Condivido al riguardo la posizione della Confindustria.

Garibaldi
20-10-04, 11:34
Sono sempre stato sospettoso di tutte le ricette della Confindustria.
Saro' sospettoso perche', come lavoratore, ho sempre la sensazione che mi vogliano accostare la canafra gigante tra le pieghe dei glutei !!!!
Che venga la riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti, che sono la massa del paese, ed anche la riduzione al ceto medio, poi ce la vediamo noi come spendere questi quattrini.
Se le aziende voglio fare "ricerca" e iinovazione lo facciano con i soldi loro e dsappiano che sono obbligate a fre cio' se non vogliono essere fuori mercato !!
C'e un modo invece semplice per fare ricerca e tecnologia avanzata: passare al nucleare ad esempio, sarebbe un grosso atout economico e un grosso rilancio della ricerca !!!
E' inutile piangere sul latte versato, cosa vogliamo ricercare se lasciamo che siano i nostri vicini a farci da esattori sull'energia che e' la fonte principale,di ogni aspetto e fenomeno economico ????''
Quindi, anche se non sembra, sono d'accordo con te !!!
Ricerca si, ma nel modo giusto e pero' anche riduzione delle tasse !!

Garibaldi
20-10-04, 11:36
PS
----------
lavoro in una azienda che produce energia elettrica (tanto per spiegarmi) e lo facciamo ancora in modo molto poco pulito !!!
Quando arrivi a Spezia, guarda le ciminiere (camini) che vedi sulla tua sinistra, allora potrai capire cosa significa risolvere il problema della produzione dell'energia in un paese industrializzato !!!

nuvolarossa
21-10-04, 11:47
Ricerca: Come sostenerla con l'8 per mille

HO LETTO l'editoriale: sono perfettamente d'accordo di versare l'otto per mille alla ricerca. Cosa dovremmo fare per chiedere al governo questo cambiamento?
Anna Maria Panella, Roma

Molti lettori si sono dichiarati d'accordo con questa proposta che, va chiarito, non è del sottoscritto. Da molti anni se ne parla e una larga parte di cittadini sarebbe sicuramente d'accordo. E non tanto perché non si vuole donare soldi alle confessioni religiose, bensì proprio per dare un contributo ad un settore produttivo per il presente e il futuro, troppo penalizzato. L'attuale governo non può investire le somme necessarie alla ricerca, però può dare un segnale: accogliendo questa proposta. Andando alla richiesta della lettrice, che fare? Per esempio si può aderire alla petizione lanciata dal circolo culturale Bertrand Russell e dall'Associazione Mazziniana Italiana (sede di Treviso, per informazioni: 347/9250409-0422/591852), impegnate a raccogliere le firme di una petizione popolare(in base all'articolo 50 della Costituzione tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti). Va ricordato che nel '97 su un totale di 1700 miliardi di vecchie lire di gettito Irpef destinato alla ricerca, 1400 sono andati alla Chiesta cattolica, 230 allo Stato e circa 70 alle altre confessioni. Solo il 37,31 per cento, nella dichiarazione dei redditi, aveva l'indicazione del destinatario. Pertanto il "resto" viene distribuito secondo la percentuale di adesioni ricevute dai beneficiari. Di recente il deputato Giuliano Pisapia ha presentato una proposta di legge per inserire Telethon tra i beneficiari dell'8 per mille. Sostenendo l'iniziativa delle due associazioni si appoggia sia la legge Pisapia sia la proposta di estendere l'8 per mille ad altri enti o istituti che fanno ricerca bio-medica. Così facendo tutti possiamo dare una spinta al progresso del nostro paese.
(g. pe.)

nuvolarossa
25-10-04, 01:39
Promuovere la legge per dare l’otto per mille alla ricerca
Il Circolo Culturale Beltrand Russell e l'Associazione Mazziniana Italiana (sede di Treviso, Tel. 347-9259409/0422-591852) sono impegnate a raccogliere firme di una petizione popolare (in base all'art. 50 della Costituzione) per devolvere ... l'otto per mille non alle confessioni religiose ma alla ricerca scientifica.
In un paese come il nostro dove la ricerca riceve solo briciole e il Governo è impegnato a reperire danaro per le ripetute Finanziarie, ci sembra doveroso che il danaro dei cittadini vada a finanziare la ricerca e non le chiese.
Si ricorda che nel ’97 su un totale di 1.700 miliardi (vecchie lire) di gettito Irpef, 1.440 miliardi sono andati alla chiesa cattolica, solo 230 miliardi allo Stato e circa 70 miliardi ad altre confessioni.
Solo il 37,31% nella dichiarazione dei redditi aveva indicato il destinatario. Non tutti sanno che, allorquando manca l’indicazione, il totale (in miliardi) viene ripartito agli altri destinatari stampati sul modulo, secondo la percentuale di adesioni ricevute dai beneficiari.

Invitiamo tutti a prendere contatto con le due associazioni per ulteriori ragguagli.

L I A C
LEGA ITALIANA ABROGAZIONE CONCORDATO
Via Castellana 70/d-31100 Treviso – e-mail: vicentini@libero.it
Telefax 0422-231268 * 0422-591852 * 0422-22411
Sito internet: www.liac.cjb.net

PETIZIONE

Articolo 50 della costituzione italiana
“Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”.

CHIEDIAMO L’ABOLIZIONE DEL CONCORDATO STIPULATO TRA LO STATO ITALIANO E LA S.SEDE NEL 1929, DELLE MODIFICHE AD ESSO APPORTATE NEL 1984 E DI CONSEGUENZA DELL’ART. 7 DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA-

Il Concordato fra lo Stato Italiano e la Chiesa cattolica inficia il principio di eguaglianza dei cittadini affermato dalla Costituzione ( art.3 :- Tutti i cittadini…sono eguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione…). Il Concordato è inoltre in contrasto con gli art. 8 e 19 relativi all’eguaglianza e alla libertà delle diverse confessioni religiose. Le esenzioni tributarie a favore degli enti ecclesiastici e dei beni della Chiesa, la devoluzione alla stessa dell’8 per mille, gli stipendi agli insegnanti di religione scelti dai vescovi e le corresponsioni alla scuola privata, in massima parte proprietà di enti cattolici, in netto contrasto con l’art. 33 della Costituzione, configurano una situazione di palese contrasto con i principi laici di eguaglianza e di separazione tra l’ordinamento statale e la coscienza religiosa.

aggiungere in calce, Nome e Cognome in stampatello, Luogo e Data di Nascita, Indirizzo di residenza e Firma

......................................
tratto dalla pagina web
http://www.nuvolarossa.org/modules/news/article.php?storyid=433

nuvolarossa
30-10-04, 12:23
20:27 GOVERNO: LA MALFA, SE BERLUSCONI BIS CHIEDERO' MINISTERO ECONOMICO

(ASCA) - Roma, 29 ott - Giorgio La Malfa chiede un ministero
economico per i repubblicani in caso di berlusconi bis.
La Malfa lo fa con una intervista al settimanale del
partito ''L'Opinione''.
D - Cosa chiederebbe oggi, mentre siamo in aria di
rimpasto, ad un nuovo assetto del governo?.
LA MALFA - ''Sul tema dell'economia non ha inciso come
avrebbe voluto, e quindi ci riserviamo una posizione autonoma
di giudizio. Critica. Perche' dove non siamo consultati non
possiamo che essere critici, l'assenza di un partner non e'
mai positiva per la tenuta di una coalizione''.
D - Ad un Berlusconi bis chiederebbe piu' spazio?.
LA MALFA - ''Vogliamo essere presenti nel gabinetto a
livello ministeriale, e con una responsabilita' economica''.
D - Un ministero dell'economia, come quello che ebbe Ugo
La Malfa?.
LA MALFA - ''Non voglio entrare nel problema del ridisegno
complessivo del governo, del rimpasto o del Berlusconi-bis.
Dico solo che fino a sei mesi fa la partecipazione dei
repubblicani era nulla e solo da poco siamo rappresentati con
un sottosegretariato. Pochissimo, quando poi chiedono ai
repubblicani di essere cerniera, di rappresentare i laici, di
recuperare il voto degli scontenti ed arginare la sinistra.
Mi sembrano cose che non possiamo fare senza un dicastero di
grande visibilita'''.

nuvolarossa
01-11-04, 21:19
Governo/Pri: per risolvere problemi andare oltre Siniscalco

All'Economia serve un politico e non un funzionario

Il Partito repubblicano di Giorgio La Malfa chiede la sostituzione del ministro dell'Economia Domenico Siniscalco e lo fa con un editoriale pubblicato dal quotidiano del partito, 'La voce repubblicana'. ''Mentre aspettiamo ancora di conoscere il pensiero del ministro dell'Economia sul disegno di legge sul risparmio - si legge - cio' che abbiamo compreso del professor Siniscalco sulla politica economica, non ci piace, in particolare ci preoccupa la carenza di impegni seri e concreti per il Mezzogiorno''. ''Crediamo - continua la nota - che la timida elaborazione del ministro risenta anche delle differenze di umori interne alla maggioranza, tali che sarebbe servita una caratura politica per fronteggiare le folate di vento che vi provengono, mentre sicuramente non serve un funzionario in piu' a via XX Settembre, visto che vi abbondano. Ci stupisce anche l'idea di collegialita' del ministro, che e' indirizzata principalmente alle parti sociali, a Confindustria e a qualche vecchio (?) amico a cena''. ''In questa maniera - si legge poi - e' ancora piu' difficile maturare un'idea esatta dell'azione del suo dicastero. Se nemmeno ci si spiega, e' molto difficile essere condivisi. Infatti allo stato non condividiamo. Il ministro e' nuovo del suo incarico e possiamo sperare che ancora debba orientarsi e comprendere che e' essenziale coinvolgere tutte le parti politiche della coalizione, senza differenze''. ''Purtroppo - conclude l'editoriale - abbiamo pero' anche maturato, come l'opinione pubblica del resto, un qualche scetticismo sulla piena adeguatezza dei componenti dell'esecutivo Berlusconi, indipendentemente dalle qualita' professionali o personali che pure essi avevano, tanto che abbiamo visto spesso mutare nomi e volti in piu' di una circostanza, cominciando dal consideratissimo Ruggero. Per questo temiamo di dover concludere che per risolvere i problemi occorra andare oltre Siniscalco o che lo stesso ministro vada oltre se stesso''.

Roma, 1 novembre 2004 (ANSA)

nuvolarossa
11-11-04, 19:22
[11:40 RISPARMIO: LA MALFA, IL 18/11 SEDUTA COMMISSIONE CON SINISCALCO

(ASCA) - Roma, 11 nov - Giovedi' 18 novembre le Commissioni
finanze e attivita' produttive della Camera si riuniranno per
decidere sull'adozione del testo base sul risparmio messo a
punto dai due relatori, Gianfranco Conte (Fi) e Stefano
Saglia (An). Alla seduta sara' presente anche il ministro
dell'economia, Domenico Siniscalco. Lo ha riferito il
Presidente della Commissine finanze, Giorgio La Malfa.
''Sara' una riunione importante - ha detto La Malfa -
perche' si verifichera' se c'e' la volonta' di mandare avanti
il provvedimento o meno. Il ddl e' calendarizzato in Aula il
22 novembre, ed e' evidente che non sara' possibile
rispettare il termine. Ma dobbiamo comunque informare
l'Assemblea se il provvedimento proseguira' il suo iter''.

nuvolarossa
16-11-04, 22:04
Bernard Shaw e le bugie della statistica

Nel corso di un recente seminario internazionale, un alto funzionario del ministero dell'Economia ha presentato una serie di dati di un certo interesse sull'economia mondiale. Che finalmente vi siano esponenti della nostra pubblica amministrazione che parlino correntemente le lingue straniere e possano svolgere interventi di qualche contenuto, ci fa certamente piacere. Ma alcuni di questi dati non ci hanno persuaso e soprattutto non ci sono sembrati ben coordinati con le posizioni politiche del Governo.

Ci riferiamo in particolare a due grafici nei quali viene istituita una correlazione fra il livello del deficit di bilancio di un certo numero di Paesi e l'andamento del loro reddito nazionale nel biennio 2003-2004. La correlazione indica che laddove vi sono deficit elevati, la crescita del reddito è stata più bassa: per esempio, Francia e Germania, che hanno deficit nel biennio dell'ordine del 3-4% in rapporto al PIL crescono fra lo 0 e il 2%, mentre l'Irlanda, che non ha deficit, cresce del 5-6%. La correlazione statistica è abbastanza evidente, ma in quanto tale essa non indica ancora un rapporto di causalità. Ma quale sia per l'autore la direzione della causalità è reso chiaro dal titolo con il quale i due diagrammi sono presentati: "Più elevati deficit di bilancio non implicano più alta crescita".

Questa presentazione ci ha sorpreso e non poco. Intanto chiunque sa che di per sé una correlazione statistica non vuol dire nulla. Uno potrebbe ad esempio ritenere che i Paesi che hanno una forte crescita del reddito abbiano anche un tale volume di incassi fiscali da avere bilanci pubblici sani, come avviene ad Irlanda e, nell'era di Clinton, agli Stati Uniti, mentre Paesi con crescita bassa, come la Francia, la Germania e l'Italia si ritrovino anche con problemi di bilancio a seguito del rinsecchirsi delle entrate fiscali.

Come diceva George Bernard Shaw, nella graduatoria delle bugie la statistica occupa il posto più elevato. Nei manuali di statistica vi sono infiniti esempi di correlazioni spurie: se si accerta che nei protagonisti di incidenti stradali si registra un grado alcolico elevato si potrebbe sostenere che la gente che subisce un incidente si precipita in un bar a bere qualcosa per rimettersi. La correlazione di per sé potrebbe essere utilizzata per dar forza a questa stupidaggine.

A parte il fatto che, se davvero uno volesse correlare il deficit alla crescita dovrebbe quantomeno correlare la variazione del deficit alla variazione del tasso di crescita, e questo probabilmente darebbe un'indicazione più incerta, fa un po' sorridere l'idea che questi esercizi, utilizzati come la dimostrazione che il deficit di bilancio non produce crescita, siano presentati da un esponente della pubblica amministrazione di un governo il quale, fino a prova del contrario, sostiene che il Patto di stabilità dovrebbe essere attenuato. Se davvero il deficit non serve a nulla, anzi è controproducente, il governo italiano farebbe bene a sostenere l'immutabilità del Patto ed anzi il suo rafforzamento.

In fondo, in quelle tabelle vi è la risposta al declino dell'Italia: basta portare il deficit pubblico a 0 ed immediatamente ci ritroveremo a crescere dell'8% come l'Irlanda. A convincere i dubbiosi e soprattutto quelli che dovrebbero pagare più imposte o vedere tagliata la spesa pubblica, potremmo mandare il solerte funzionario.

nuvolarossa
18-11-04, 15:54
FINANZIARIA/LA MALFA:PREMIER DOVEVA ANDARE AVANTI ORA..(STAMPA)

18/11/2004 - 10:05

" Dopo 3 anni non capisco più la politica di questo governo"

Roma, 18 nov. (Apcom) - "Un premier quando è in difficoltà, specie se ha una convalida popolare come quella di Berlusconi, ha davanti a sé una via maestra: mettere gli alleati di fronte alle loro responsabilità. Li pone di fronte alla scelta di seguire la sua impostazione o di trovarsi qualcun altro". E' quanto afferma il presidente della Commissione Finanze e leader del Pri, Giorgio La Malfa, in una intervista a La Stampa a proposito del braccio di ferro in atto nella Cdl sulle tasse.

"Nel governo c'è il caos", aggiunge La Malfa. "Noi abbiamo appoggiato Berlusconi essenzialmente perché prometteva di voler rilanciare la nostra economia attraverso un grande sforzo per sostenerla. Dopo tre anni io non capisco più la politica del governo".

"Sono stato l'unico esponente della maggioranza ad aver dichiarato che se il premier per ridare fiato all'economia italiana riteneva necessaria una riduzione consistente delle imposte dirette noi eravamo d'accordo e che i nostri partner europei avrebbero accettato anche un disavanzo superiore al 3 per cento se questo avesse avuto come obiettivo quello di ridare respiro alla nostra economia", osserva La Malfa nell'intervista.

"A quel punto non ho capito più niente: si è trasformata - osserva La Malfa - una manovra di sostegno della domanda, in una manovra per l'equità riducendo un po' le tasse a questo, dando qualcosa alle famiglie e così via".

Dopo aver espresso un giudizio negativo sull'operato del ministero dell'Economia ("Berlusconi avrebbe dovuto mantenere l'interim"), La Malfa dice poi chiaro e tondo: "l'unica cosa che ci tiene in questa maggioranza è la politica estera in cui il governo ha fatto bene. Anche se ci stiamo avvicinando a grandi passi ad un giudizio complessivamebnte diverso" e cioè che "quando sarà annunciata la nuova compagine dei ministri sapremo se facciamo parte di questa coalizione oppure no. E ne trarrenmo le conseguenze".

copyright @ 2004 APCOM

nuvolarossa
18-11-04, 22:32
Intervista a Bruno Trezza/Questa legge Finanziaria contiene provvedimenti di tipo tradizionale

Sviluppo e Mezzogiorno: i grandi assenti

"E' necessario trovare risorse per il Mezzogiorno, per le famiglie e favorire la ripresa economica". Lo spiega alla "Voce Repubblicana" Bruno Trezza, responsabile economico del Partito repubblicano italiano. Trezza ha vinto il Premio Saint Vincent per l'Economia (1979), ed è autore, tra l'altro, di "Economia e moneta" (il Mulino, 1975) e "Origine e sviluppo delle teorie economiche" (CISU, 1993) ed è stato consulente economico con Ugo La Malfa e Giovanni Spadolini alla Presidenza del Consiglio. Trezza è stato inoltre capolista del Partito repubblicano alle ultime elezioni europee. Ecco cosa ci ha detto il docente sulla legge Finanziaria appena approvata alla Camera dei deputati e sulla posizione del Pri.

Professor Bruno Trezza, qual è il bilancio che è possibile fare dopo questo primo passaggio della Finanziaria alla Camera dei deputati? Come giudica la legge uscita da Montecitorio? Pensa che si tratti di un passo importante per rilanciare l'economia italiana?

"E' necessario sanare l'errore che ha riguardato l'articolo 1 della legge, quello sul saldo netto. Questo è il primo aspetto importante di cui tenere conto. Inoltre, questa finanziaria presenta ancora dei problemi perché non aiuta lo sviluppo. Ci troviamo di fronte ad una legge di tipo tradizionale. In questo documento vengono sistemati i conti pubblici e basta. Per lo sviluppo e il Sud si fa pochissimo.

Pensa che il sottosegretario all'economia Miccichè abbia fatto bene a sollevare il problema dei fondi e delle risorse da impiegare per il Mezzogiorno minacciando le proprie dimissioni?

"Sono d'accordo con Miccichè. In questa fase il Governo deve essere molto attento alla copertura prevista per ogni parte della Finanziaria. Questo aspetto non è stato analizzato con la dovuta sufficienza. Vogliamo evitare che queste coperture siano a scapito del Mezzogiorno".

Qual è la posizione del Partito repubblicano italiano sulla legge Finanziaria?

"La nostra posizione era di affrontare il tema della ‘Golden Rule' per evitare il computo degli investimenti produttivi nel computo del Patto di stabilità. La questione del rapporto tra Pil e debito pubblico rischia di mettere il nostro Paese in una condizione di inferiorità. Questo argomento doveva essere affrontato tempestivamente in sede europea. La nostra idea iniziale era quella di avere un pacchetto complessivo che contemplasse un'adeguata politica di rilancio, un'attenta difesa del Mezzogiorno. Invece ci siamo trovati di fronte ad una Finanziaria tradizionale, che cerca di riportare i conti nei parametri di Maastricht. Si tratta di una legge deflattiva. In un momento in cui la situazione complessiva della spesa pubblica, della spesa corrente e dei consumi pubblici e della condizione del reddito sta andando verso il deperimento dell'economia italiana. La manovra relativa alle tasse è rimasta fuori ed è stata spostata nel tempo. La situazione che si è venuta a creare per l'Irap con i fondi che dovrebbero essere destinati alle famiglie trova una difficile copertura. Questa situazione viene fatta a sfavore del Mezzogiorno. Non aver stabilito un impianto complessivo fin dall'inizio ha fatto in modo che l'esame della Finanziaria avvenisse per spezzoni. Questa situazione ha creato molte difficoltà".

Che problemi ci sono stati tra il Tesoro e il ministro dell'economia Siniscalco?

"I problemi nascono prima dell'insediamento di Siniscalco. Avevamo fatto delle riunioni del tavolo tecnico sull'Economia con il ministro ad interim Berlusconi nel periodo tra maggio e giugno. In queste occasioni si è delineata una scelta politica che vedeva l'accordo di tutte le componenti politiche. Il ministro avrebbe dovuto interpretare questo accordo tra le varie componenti della CdL. Il ministro ha fatto un'analisi relativa al mantenimento degli impegni di Maastricht. Siniscalco non ha tenuto presente l'esigenza dello sviluppo e il Mezzogiorno. Riportare una linea all'interno della maggioranza oggi è diventato difficilissimo".

Lei pensa che l'arrivo di Siniscalco abbia alimentato confusione perché il nuovo ministro non ha tenuto conto degli accordi raggiunti precedentemente tra le forze politiche della CdL?

"Ciò che ha fatto Siniscalco non era contemplato nella linea politica che avevamo discusso tra maggio e giugno. Quando le forze politiche si incontrano con il Tesoro si ritrovano in un quadro poco armonico e che non riescono a far funzionare. Nell'impianto della Finanziaria non c'è più la possibilità di aiutare lo sviluppo e il Sud. Da qui nasce il conflitto tra Grilli e Siniscalco e le forze politiche".

La scelta di imporre il tetto del 2% alla spesa dei ministeri è stata una scelta saggia?

"Queste sono chiacchiere. Ci sono delle leggi di spesa. Occorre che queste leggi siano adeguate. Altrimenti rischiamo di trovarci di fronte ad un problema esclusivamente di cassa con tutto quello che comporta".

Come giudica le critiche degli enti locali in più di un'occasione alla legge Finanziaria?

"Nella Finanziaria, Siniscalco ha spostato molti carichi sugli enti locali dicendo di arrangiarsi. Loro non hanno accettato questo metodo ed hanno risposto al ministro. Bisogna stare attenti perché la coperta è una sola".

Cosa auspica nel passaggio al Senato della Finanziaria che inizierà la prossima settimana?

"Il primo passo da fare è quello di ricostituire l'articolo 1. Si tratta di un incidente di percorso molto antipatico. Quando abbiamo fatto l'incontro al Tesoro, Miccichè ha detto che il Sud non deve essere penalizzato. Il vero problema da affrontare saranno le coperture, dove si prendono i soldi".

Erano necessari tagli maggiori in alcuni settori per reperire risorse utili per il bilancio dello Stato?

"Bisognava impostare i problemi diversamente. Stiamo affrontando oggi problemi che potevamo risolvere meglio prima. Andava fatto il quadro complessivo del problema. Andava affrontata la necessità del rilancio dell'economia. Il discorso che ha fatto il ministro ha tenuto conto soprattutto dei parametri di Maastricht".

La posizione complessiva del Partito qual è? Che cosa chiede il Pri?

"Dobbiamo usare i soldi della finanziaria nella maniera più efficace possibile per favorire la ripresa; dare fondi alle famiglie; la politica di copertura della spesa non può colpire il Mezzogiorno".

(intervista a cura di l. p.)

nuvolarossa
20-11-04, 01:29
L'approvazione della Finanziaria con i provvedimenti per Regioni ed Enti locali/Modificato il Patto di stabilità per i Comuni ai fini degli obiettivi europei. Stretta per le consulenze

Con il passaggio al Senato necessarie ulteriori modifiche

di Pino Vita*

La Camera ha approvato, dopo il ritiro degli emendamenti sia della maggioranza che dell'opposizione, la legge Finanziaria per il 2005 che modifica il Patto di stabilità per i Comuni, con regole che vincolano a nuovi parametri il bilancio degli enti locali in maniera da consentire al governo di centrare gli obiettivi europei.

Le misure contenute nella legge prevedono il blocco delle addizionali fino al 2006 per tutti gli enti locali, mentre nel triennio 2005-2007 i comuni che non si siano mai avvalsi della facoltà di applicare l'addizionale potranno fare ricorso alla leva fiscale, sia pure nei limiti dello 0,1%,

Viene stabilito, inoltre, che province e comuni con più di 3mila abitanti e le comunità montane con oltre 10mila abitanti, potranno incrementare la spesa annua dell'11,5% rispetto alla media del triennio 2001-2003. In particolare tale aumento interesserà gli enti locali che nel triennio hanno registrato una spesa corrente media pro-capite inferiore a quella media pro capite della classe demografica di appartenenza. Per gli altri enti locali l'incremento sarà' del 10%.

Per il 2005 la spesa corrente e in conto capitale delle Regioni non potrà essere superiore alla corrispondente spesa del 2003 incrementata del 4,8%. Per gli anni 2006 e 2007 sarà invece applicato un incremento del 2% alla spesa corrente e in conto capitale di tutti gli enti locali. Da questo calcolo resteranno escluse le spese per il personale, per la sanità, quelle derivanti dall'acquisizione di partecipazioni azionarie e di altre attività finanziarie, da conferimenti di capitale e dalla concessione di crediti. Saranno, inoltre, escluse le spese per trasferimenti destinate alle amministrazioni pubbliche e quelle connesse agli interventi a favore di minori sottoposti ai provvedimenti dell'Autorità giudiziaria e minorile.

Soltanto per l'anno 2005 il calcolo delle spese viene fatto al netto di quelle in conto capitale che siano state finanziate dai fondi Ue.

Gli enti possono superare il tetto di spesa solo per gli investimenti e nei limiti delle entrate derivanti da alienazione dei beni immobili, mobili e delle erogazioni a titolo gratuito e di liberalità.

Gli enti locali che non rispettano i vincoli del Patto di Stabilità interno non potranno, nel 2006, assumere personale a qualsiasi titolo; ricorrere all'indebitamento per fare investimenti ed effettuare spese per l'acquisto di beni e servizi in misura superiore a quanto speso nell'ultimo anno in cui e' stato rispettato il Patto. Nel caso in cui l'ente sia risultato sempre inadempiente non potrà andare oltre alle spese effettuate nel 2004 ridotte del 10%.

Viene inoltre istituito un Fondo ‘ad hoc' per il 2005 pari a 250milioni di euro presso la gestione separata della Cassa depositi e prestiti che dovrà anticipare le spese in conto capitale degli enti locali che eccedono il limite di spesa stabilito dalla Finanziaria. Le anticipazioni devono essere estinte dagli enti locali entro il 31 dicembre 2006 e i relativi interessi, valutati in 10 milioni di euro, sono a carico del bilancio statale. Le anticipazioni sono corrisposte dalla Cassa depositi e prestiti secondo le priorità fissate dal Cipe. Per il 2005 viene istituito, presso il Ministero dell'Interno, il Fondo di 10 mln di euro per il rimborso agli enti locali delle minori entrate che deriveranno dall'abolizione del credito di imposta.

Un'altra stretta riguarderà i nuovi mutui contratti dagli enti locali che per poter accedere ai prestiti ed altre forme di finanziamento dovranno ulteriormente ridurre il loro livello di indebitamento complessivo. In pratica, l'ente locale potrà contrarre nuovi mutui solo se l'importo annuale degli interessi, sommato a quello dei mutui precedentemente contratti, non supera il 12% della somma fra entrate proprie, tariffe e trasferimenti. In precedenza la percentuale fissata era pari al 25%. Gli enti che sfiorano il tetto del 12% dovranno riportare la spesa per interessi entro parametri precisi nell'arco dei prossimi 9 anni: non oltre il 20% per il 2008, entro il 16% nell'esercizio 2010 ed entro il 12% per la fine del 2013.

Viene infine autorizzata la spesa di 201,5 mln di euro per l'anno 2005, di 176,5 mln di euro per il 2006 e 170,5 mln per il 2007 per la concessione di contributi statali al finanziamento di interventi diretti a ‘'tutelare l'ambiente e i beni culturali''. Le risorse per le coperture saranno reperite tagliando di 15 milioni di euro il Fondo nazionale per il sostegno della progettazione delle Opere pubbliche di regioni ed enti locali; riducendo di 50 milioni di euro per l'anno 2005 i fondi nazionali per la realizzazione di infrastrutture di interesse locale ed anche utilizzando parte dei fondi già assegnati ai diversi Ministeri.

La Finanziaria ha rinviato l'esame degli estimi catastali e dei studi di settore e ha fatto sparire dal testo la Polizza obbligatoria anticalamità sulla casa, mentre ha, invece, dato via libera alla confezione "monodose" per i farmaci.

Non è passata la norma per Roma che doveva garantire finanziamenti speciali alla capitale, ed è stata accantonata quella che prevedeva il condono per i beni archeologici detenuti illegalmente da privati cittadini e sulla quale il comitato di segreteria del Pri aveva espresso la sua netta contrarietà.

Stretta del 10% sulle auto blu dei ministeri e giro di vite anche sulle consulenze per gli enti locali che dovranno essere, "adeguatamente motivate con specifico riferimento all'assenza di strutture organizzative o professionalità interne all'Ente''. L'atto di affidamento di incarichi di studio o ricerca dovrà inoltre essere corredato della valutazione dell'Organo di revisione economico-finanziario dell'ente locale e trasmesso alla Corte di Conti. Per l'anno 2005 i proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni comminate per illeciti in ambito edilizio potranno essere destinati al finanziamento di spese correnti entro il limite del 50%. Inasprite le sanzioni per le infrazioni al divieto di fumare che aumentano del 10% per cui si passa dall'attuale fascia che va da 25 euro a 27,50 ad un'altra che va da 250 a 275.

Si tratta di misure che seguiremo nel corso dell'iter della legge finanziaria 2005 he è ora passata all'esame del Senato.

*Responsabile nazionale Pri Enti locali

nuvolarossa
29-11-04, 23:04
Fondi destinati alla ricerca: le proposte dei repubblicani

Riproduciamo il testo del documento, a cura del Pri, sui fondi da destinare alla ricerca scientifica. Tale documento è stato presentato (come annunciato nel fondo di venerdì) durante l’ultimo vertice di maggioranza dedicato alla manovra economica.

Dalla manovra prevista per il 2005 sono stati eliminati i 600 milioni aggiuntivi per le università e che erano stati considerati certi sino all’ultimo momento.

Il PRI ritiene indispensabile che questa posta sia riattivata al fine di rendere possibile un rilancio delle Università ed in particolare della ricerca di base in esse svolta.

Adesso l’economia europea, e quella italiana in particolare, sono soggette ad una forte sfida competitiva che si gioca su più livelli. Accanto alla pressione congiunturale creata dalla caduta del dollaro, che potrà eventualmente rilassarsi con un diverso riallineamento delle valute, esiste una pressione strutturale data dai bassi costi di produzione dell’area asiatica, Cina ed India in particolare, e dall’immissione di nuovi prodotti da parte dei paesi più sviluppati, in particolare gli Stati Uniti.

È indispensabile prendere atto come i bassi costi di lavoro dell’area asiatica, connessi all’immissione sul mercato del lavoro di una nuova forza lavoro di ingente dimensione, sono tali da mantenere per lungo tempo un incolmabile vantaggio di competitività nelle produzioni mature. Va inoltre osservato come la produzione di tutta una serie di servizi per le imprese, connessi all’uso dei computer, è trasferibile, ed infatti è in corso di trasferimento, in questi paesi dalle aree più sviluppate come gli stessi Stati Uniti.

In questo quadro il futuro dell’economia europea, ed italiana in particolare, data la sua relativa debolezza in materia, sta nella capacità di sviluppare nuove tecnologie sia in termini di miglioramento di quelle attuali, sia, e soprattutto, in direzione di nuovi prodotti e nuove metodologie. I settori più rilevanti per il prossimo futuro sembrano essere quelli dei supercomputer, delle biotecnologie e dei nuovi materiali intelligenti, questi ultimi derivati dallo sviluppo delle nano tecnologie.

Tutti questi possibili sviluppi richiedono il realizzarsi della ricerca di base in forme forti e significative anche in termini di collaborazione internazionale, scambio di conoscenze mediante presenze di studiosi italiani all’estero e di studiosi stranieri in Italia, nonché un più stretto rapporto tra il mondo della ricerca e quello della produzione.

Tagliare i fondi all’Università ed alla ricerca in questo momento significa mettere in pericolo una significativa e concreta possibilità di sviluppo e difesa dell’economia italiana nel futuro prossimo ed anche più lontano con un atto di colpevole miopia. Per questo motivo il PRI ribadisce con forza la necessità di ripristinare le risorse aggiuntive dei 600 milioni (cifra già di per sé modesta) la cui eliminazione creerebbe un danno difficilmente riparabile.

brunik
17-12-04, 12:20
Originally posted by brunik
Amici,

ho in anteprima per voi le foto di tutti i lavori coperti da segreto di stato, eseguiti per motivi di sicurezza personale di berlusconi entro e non oltre il 30 settembre 2004.



Villa Certosa vista dall'alto
http://brunik.altervista.org/foto/segreto1.jpg

L’atrio di ingresso, pavimentato in rovere americano e delimitato da cornici di granito fantasy fiammato.
http://brunik.altervista.org/foto/segreto2.jpg

Laghetto creato dalla conca di liquami depurata.
http://brunik.altervista.org/foto/segreto3.jpg

Oltre duemila varietà di cactus, provenienti da tutto il mondo, circondano la piscina a forma di anfiteatro.
http://brunik.altervista.org/foto/segreto4.jpg

La sala da pranzo della dépendance per gli ospiti, in granito sardo.
http://brunik.altervista.org/foto/segreto5.jpg


Amici,

io sto provando un sottilissimo senso di nausea, ma se mi dite che tutto è OK in Italia allora mi fido di voi pollisti.


Corriere della Sera 17.12.04

MANOVRA

E spuntò il comma «Villa Certosa»


Nel mega-super-maxi-giga-emendamento alla Finanziaria su cui il governo ha messo la fiducia, tra un aiutino al calcio femminile, la celebrazione di Colombo e l'autofatturazione del tartufo, c'è un comma apparentemente imperscrutabile come un'incisione runica o il Disco di Festo. E dietro il quale, sorpresa, gli intenditori avrebbero scovato un ritocco che pare proprio ad personam: il via libera ai servizi segreti per i lavori edilizi alla Certosa, la villa sarda di Silvio Berlusconi. Cosa c'entra con la Finanziaria? Niente. Ma l'inserimento di cose «eccentriche» nella legge-base delle pubbliche casse non è una novità.
Spiegò un giorno l'allora ministro del Tesoro Giuliano Amato che «l'enfasi mitica che accompagna ha una spiegazione precisa: è l'unica legge ad approvazione certa da parte delle Camere. L'ultimo treno per Yuma. Dove chi non sale rischia di restare definitivamente a terra. Di qui le mille spinte per infilarci di tutto».
Dai soldi per il lago di Pergusa («il lago di Proserpina!») alla sagra del Polpo, dal carnevale di Putignano alla mozzarella doc, «formaggio fresco a pasta filata prodotto con latte bufalino». Lobby ricche e lobby straccione.
Ruotavano personaggi mitici, intorno alle Finanziarie. Come Wilmo Ferrari, detto per l'irruenza «Wilmo la clava». O i protagonisti di memorabili nottate quale quella della scazzottata tra i diccì e il socialista Tommaso Mancia che, passato un comma imposto dallo scudocrociato per le terme in liquidazione, sbottò: «Allora deve passare anche l'aumento dei fondi al Club alpino italiano». «Cos'è, un ricatto?». «No, ma se passa il vostro emendamento deve passare pure il nostro». «Che ti frega, il Cai è socialista?». «No, ma è giusto così». «Sono socialiste le Alpi?». «Guarda che vivo al mare».
Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Come non è nuova, alla faccia delle promesse prima del centrosinistra e poi del centrodestra di rendere più semplice il linguaggio, la scelta di continuare piuttosto ricordando l'antico monito lasciato nel Settecento da Ludovico Muratori: «Quante più parole si adopera in distendere una legge, tanto più scura essa può diventare». Detto fatto, tra le 58.538 parole per un totale di 591 commi che compongono il megaemendamento fatto votare l'altro ieri dal governo, prendere o lasciare, si può leggere al punto 245 questo capolavoro a metà tra il sanscrito e il cifrario di Vernam: «All'articolo 24, comma 6, della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni, dopo le parole: "comma 1-bis" sono aggiunte le seguenti: "e degli organismi di cui agli articoli 3, 4 e 6 della legge 24 ottobre 1977, n. 801, che sono disciplinati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, emanato su proposta del Comitato di cui all'articolo 2 della citata legge n. 801 del 1977, previa intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze"». In pratica, spiegano gli specialisti, si tratta di un «ritocco», proposto inizialmente con l'emendamento 35.158 da due senatori azzurri, Aldo Scarabosio e Mario Francesco Ferrara, alla «Merloni». La legge voluta nel 1994 dall'allora premier Carlo Azeglio Ciampi e dal ministro dei Lavori pubblici Francesco Merloni per rendere trasparenti gli appalti pubblici, che avevano visto l'esplodere di scandali indimenticabili. Quale quello del costruttore Edoardo Longarini, che secondo la Corte dei conti era arrivato ad applicare per gli scavi sovrapprezzi del 156% (fondazione sotto i 2 metri), 258% (sbancamento) e addirittura 477 (fondazione da 0 a 2 metri) per cento.
Diceva, dunque, la «Merloni» che per i lavori pubblici sono obbligatorie le gare europee, aperte e trasparenti, salvo rare e precise eccezioni. Dice la leggina fatta passare nel megaemendamento che, a quelle rare e precise eccezioni, vanno aggiunte quelle che toccano gli «organismi di cui agli articoli 3, 4 e 6 della legge 24 ottobre 1977, n. 801», vale a dire il Cesis, il Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza, il Sismi, cioè il Servizio informazioni sicurezza militare, e il Sisde, cioè il Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica. I quali, per quel che se ne sa, avevano già manifestato qualche insofferenza per la «Merloni» e hanno avuto a che fare negli ultimi tempi con vari lavori di edilizia pubblica (caserme, postazioni, infrastrutture varie...) ma uno solo nella proprietà privata di un cittadino, sia pure speciale: Villa Certosa a Portorotondo.
Dove oltre alle cinque piscine della talassoterapia (costruite abusivamente, descritte, fotografate e pubblicate in un libro prima della firma delle licenze), al lifting di una cabina elettrica diventata un finto nuraghe con vetrate trasparenti sul mare che «con un semplice scatto d'interruttore si polarizzano per garantire la massima privacy» e all'anfiteatro che miracolosamente ottenne il via libera della Regione allora forzista addirittura 56 giorni prima che fosse presentata la domanda (wow!), è stato appunto scavato nella tutelatissima roccia il celeberrimo imbarcadero stile 007.
Imbarcadero sul quale la magistratura di Tempio Pausania ha aperto un'inchiesta. Subito arginata, prima ancora di una contestatissima aggiustatina al decreto delega sull'ambiente e del comma di cui parliamo che potrebbe chiudere la faccenda, da due decreti varati ai primi di maggio da Pietro Lunardi e Beppe Pisanu, coi quali si dichiaravano tutti i lavori (non si è mai capito se era compreso, ad esempio, il «capanno di cantiere riattato a bungalow per gli ospiti» di cui scrive l'architetto) assolutamente top secret. Al punto che perfino i decreti, in mano agli avvocati del Cavaliere, vennero solo mostrati al Pm. Guardare e non toccare. Una scelta che destò perplessità. E qualche risatina: la mappa segretissima del posto, con tutti i dettagli comprese le altimetrie, era infatti pubblicata a pagina 232 del libro che della Certosa descrive le meraviglie. Top secret all'italiana.

di GIAN ANTONIO STELLA

nuvolarossa
30-12-04, 11:43
La Finanziaria taglia il traguardo

ROMA - Il Senato ha licenziato definitivamente la manovra, arrivata a Palazzo Madama in quarta lettura. Il premier Silvio Berlusconi, dopo 90 giorni di iter parlamentare, spesso non facile, e in alcuni casi accidentato, ha voluto esprimere tutta la sua soddisfazione. « E' una manovra che può essere definita epocale » , ha sottolineato riconoscendo alla Casa delle Libertà una grande compattezza e coesione. Il premier ci tiene anche ad evidenziare la presenza massiccia della « sua » maggioranza, ieri in Senato come martedí alla Camera, « in un periodo solitamente di vacanza e dopo un anno duro e impegnativo per tutti » . Fila dunque liscio l'ultimo giorno della Finanziaria e la manovra passa in una manciata di ore al Senato, tra Commissione e Aula, senza neanche bisogno del voto di fiducia. Ieri sera il presidente del Consiglio si è recato al Quirinale con la lista dei nuovi sottosegretari. Poi riunione del Consiglio dei ministri e varo delle nomine: tre nuovi viceministri e undici sottosegretari. I viceministri sono Antonio Martusciello ( FI), Stefano Caldoro ( Nuovo Psi) e Francesco Nucara ( Pri). I sottosegretari sono Michele Saponara, Luigi Vitali, Roberto Rosso, Giampaolo Bettamio ed Elisabetta Casellati per Forza Italia, Giuseppe Drago dell'Udc, Silvano Moffa di An, Stefano Stefani, Giampaolo Gobbo e Roberto Cota della Lega, Giovanni Ricevuto del Nuovo Psi. I presidenti del Senato e della Camera, Marcello Pera e Pierferdinando Casini, hanno nominato componenti dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato Giorgio Guazzaloca e Antonio Pilati. I servizi a pagina 5

nuvolarossa
29-06-05, 16:55
Manovra 2006 di circa 13-14 mld, per la metà netta - Brancher

ROMA (Reuters) - La manovra prevista dalla prossima Finanziaria 2006 dovrebbe essere di circa 13-14 miliardi dei quali oltre la metà di manovra netta.

Lo ha detto, nel corso di un colloquio con Reuters, il sottosegretario alle Riforme Aldo Brancher (Forza Italia), aggiungendo che però il tendenziale 2006 non è stato ancora definito poiché "ci sono ancora delle cifre ballerine".

Il sottosegretario ed il ministro per le Politiche comunitarie Giorgio La Malfa (Pri), nel corso di un altro colloquio con Reuters, hanno detto anche che il governo sta lavorando per definire il piano per lo sviluppo e gli investimenti che, però, non sarà presentato nei prossimi giorni ma solo a metà ottobre.

Alla domanda se la manovra per il prossimo anno sarà di circa 13-14 miliardi dei quali oltre la metà di manovra netta, Brancher ha risposto: "Sì, si dovrebbe essere in quell'ordine di cifre".

Circa il deficit tendenziale 2006, che la commissione Ue nelle sue ultime previsioni indicava al 4,6%, Brancher ha detto di non conoscere la cifra "perché ci sono ancora delle cifre ballerine e bisogna aspettare i rilievi tecnici del documento della Commissione Ue sull'Italia".

Alla stessa domanda ha risposto nello stesso modo anche il ministro La Malfa. La Malfa ha aggiunto che "il Dpef sarà essenzialemnte un piano poliennale di rientro finanziario, recependo le indicazioni che verranno dalla commissione Ue per il rispetto dei parametri di Maastricht per il deficit. Inizieremo poi subito il confronto con le parti sociali per il piano sugli investimenti e lo sviluppo che sarà presentato a Bruxelles il 15 ottobre con le linee italiane sull'agenda di Lisbona".

L'agenda di Lisbona è il documento dell'Unione europea per aumentare la competitività del continente con riforme strutturali, investimenti infrastrutturali e nel capitale umano.

Anche Brancher conferma che si sta lavorando sul piano di rilancio e di investimenti: "So che al ministero delle Infrastrutture si è lavorato tutto il giorno perché ci sono alcune grandi opere aggiuntive per il 2006 da pianificare. Un lavoro da fare tenendo presenti però le indicazioni tassative del ministero dell'Economia che ha chiesto a tutti di non uscire dai propri budget già previsti".

Sull'agenda di Lisbona, oggetto oggi anche di un'audizione del ministro dell'Economia Domenico Siniscalco al Senato, La Malfa ricorda che "entro il mese di luglio dovremo sentire le parti sociali, dopo avere concordato con esse il Dpef, su questo secondo documento. Avremo poi il mese di agosto per riflettere ed in settembre e ottobre scriveremo questo piano per lo sviluppo sulle 24 linee indicate da Lisbona. Dovremo ovviamente scremare le 24 linee per identificare quelle iniziative che riteniamo prioritarie per il nostro Paese, tenendo presente che il piano per le grandi opere è già stato fatto".

Anche Siniscalco al Senato ha oggi detto che le 24 linee indicate dall'agenda dovranno essere scremate da ogni Stato per individuare le proprie priorità, ma Siniscalco si è detto anche piuttosto scettico sugli strumenti offerti da Lisbona: "L'agenda di Lisbona era lo strumento per rendere l'Europa il posto più dinamico del mondo" ma "sul piano della crescita l'Europa ha fallito".

PiZeta
29-06-05, 17:10
Rinnovo a Giorgio gli auguri di buon lavoro.

nuvolarossa
05-07-05, 19:59
Nucara a Palazzo Chigi per il Dpef

Martedì 5 luglio Palazzo Chigi il segretario del Partito repubblicano e viceministro dell'Ambiente, Francesco Nucara, ha partecipato ad un incontro sul Dpef. Presenti, insieme al premier Berlusconi, Letta, Maroni, Calderoli, Caldoro, Matteoli, Baccini, Siniscalco.

Francesco Nucara ha posto l'accento, durante i colloqui, sulla Strategia di Lisbona.

brunik
06-07-05, 16:31
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nuvolarossa
27-07-05, 19:36
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http://xoomer.virgilio.it/francesco.rinaldi29/KAR_ITALIANE/A.Minghi/Minghi_-_Cantare_e'_d'amore.mid

Del Pennino: sì al Dpef, ma servono le riforme

Intervento del senatore Antonio Del Pennino sul Dpef, 26 luglio 2005.

Signor Presidente, Colleghi Se-natori, abbiamo esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2006-2009, che offre al Parlamento e, attraverso di esso, all'intero Paese, il quadro delle tendenze e degli indirizzi nel quale si iscrive la manovra di bilancio per il prossimo quadriennio.

Come repubblicani ne abbiamo apprezzato, da un lato la coerenza rispetto al sentiero stretto di aggiustamento credibile e strutturale del deficit al netto delle "una tantum", in conformità alla raccomandazione all'Italia approvata dall'Ecofin il 12 luglio scorso, dall'altro la finalizzazione ad una politica di crescita economica e di perseguimento degli obiettivi del processo di Lisbona 2000.

Dobbiamo, peraltro, sottolineare alcuni aspetti che a nostro avviso sono di particolare rilevanza.

In premessa dobbiamo considerare tre dati significativi:

1) negli scorsi quattro anni la spesa per interessi della Pubblica Amministrazione è diminuita di quasi 4 punti percentuali, passando dal 6,5% al 5,1% del Pil, una diminuzione questa più importante dell'altra di pari entità realizzata nel precedente e ben più favorevole quadriennio (dall'8% del 1998 al 6,5% del 2001);

2) negli ultimi tre anni la spesa netta in conto capitale in rapporto al Pil è passata dal 3,9% al 4,4%;

3) la spesa corrente primaria è cresciuta dal 37,9% al 39,3% del Pil.

La sovrapposizione degli effetti di questi tre fattori ha consentito di mantenere l'incidenza della spesa totale sul Pil al di sotto del 50%, mentre il debito pubblico continua a diminuire lentamente, ma costantemente.

Certo, anche il tasso di disoccupazione è diminuito di oltre un punto percentuale e, quindi, di oltre il 10% del suo livello rispetto all'inizio di legislatura.

Ma ciò nonostante, non possiamo tacere il fatto che vi è un indebolimento molteplice e strutturale dell'economia reale del nostro Paese (produttività del lavoro, quota del commercio mondiale, competitività), che trova origine in una mancanza di preparazione al brusco cambio di modello strategico imposto dalla introduzione della moneta unica europea, in ogni caso preziosa per la stabile appartenenza dell'Italia all'Europa.

L'esigenza di attuare una correzione reale e non più semplicemente monetaria, esige finalmente l'adozione, da parte di tutti, di quelle politiche economiche, finanziarie e industriali che sono state proprie delle forze minoritarie, laiche e repubblicane, nella seconda metà del secolo scorso.

In questa logica, va apprezzato il fatto che alla consapevolezza del carattere strutturale dei problemi, che pervade tutto il Documento di programmazione economico-finanziaria 2006-2009, corrisponda l'indicazione di politiche per la crescita (maggiori investimenti in infrastrutture e in aree strategiche, liberalizzazione dei mercati e semplificazione amministrativa, alleggerimento del carico tributario e sostegno alle famiglie, aggiustamento strutturale dei conti pubblici).

Certo, il cosiddetto scenario Dpef mira per il prossimo quadriennio a una drastica riduzione dell'indebitamento netto e a una forte crescita dell'avanzo primario. E la combinazione di politiche economiche e industriali dispiegherà importanti e relativamente rapidi benefici sul rilancio dell'economia e della competitività del Paese, ma presenta margini molto scarni di elasticità.

Per questo crediamo che il Governo dovrà profondere ogni attenzione e cura affinché le politiche di riforma indicate, segnatamente quelle finalizzate al conseguimento degli obiettivi di Lisbona 2000 vengano intraprese e attuate con decisione.

nuvolarossa
29-07-05, 21:35
Dpef, via libera. Risorse per il Sud e più investimenti

di Aldo Torchiaro

Mantenere il fabbisogno di cassa del settore statale entro il limite del 4,7% del Pil previsto per il 2005, del 3,9% per il 2006, del 2,3% per il 2007 e dell'1,8% per il 2008; aumentare il prelievo fiscale sulle plusvalenze da rendite finanziarie; rendere il Patto di stabilità interno più flessibile privilegiando le spese di investimento; organizzare il testo della legge finanziaria in parti omogenee, evitando norme di carattere localistico o microsettoriale; presentare, ove necessario, una nota di aggiornamento al Dpef con le misure specifiche della manovra 2006, inclusi sia gli interventi correttivi ed espansivi, che le risorse per il Sud. Questi, e non solo, sono gli impegni a cui l'Aula della Camera richiama il governo, approvando la risoluzione di maggioranza sul Dpef.
L’esecutivo, inoltre, dovrà anche impegnarsi a comunicare tempestivamente le conclusioni dell'Alta Commissione sul federalismo fiscale; a tutelare i soggetti più deboli “eventualmente mediante l'inserimento dei sistemi di tassazione già adottati in altri paesi”, in altre parole il sistema del quoziente familiare; a dare “rapida attuazione” agli interventi già posti in essere per il miglioramento della crescita e della competitività del Sud, a partire dalla riforma del sistema degli incentivi e dalla revisione del credito di imposta; a creare le condizioni per destinare al Mezzogiorno nel medio e lungo termine il 30% delle risorse ordinarie in conto capitale e un volume consistente di risorse aggiuntive, da impiegare “prioritariamente nel potenziamento delle infrastrutture, delle reti, soprattutto idriche, e del turismo”. E novità giungono anche dal ministro del welfare, Roberto Maroni: “Non è escluso che il quoziente familiare, come meccanismo diverso di calcolo di tassazione che avvantaggia i nuclei più numerosi, venga approvato in finanziaria quando approderà in Parlamento”, ha fatto sapere ieri. Nel caso in cui il Governo non lo inserisca nel testo, il Ministro del Welfare Roberto Maroni promette che comunque si tenterà di attuare questa misura. Il quoziente familiare, infatti, è una delle priorità della prossima legge finanziaria, che rappresenterebbe una “conclusione degna” di questa legislatura. “Siniscalco ha già detto che non si può fare - ha detto Maroni - ma noi fino all'ultimo tenteremo di metterlo nel testo, anche se nel Dpef si è scelto di no. Non escludo così - ha aggiunto - che in Finanziaria si formi una maggioranza in Parlamento che faccia passare questa proposta”.
http://www.valenteweb.com/download/Roba%20da%20scaricare/Gli%20angeli.mid

brunik
08-09-05, 13:37
Ormai manca poco alla tradizionale scadenza di fine mese, e come sempre accade il piatto forte di Settembre è costituito dalle accese discussioni relative al saldo da finanziare ed alle linee guida della finanziaria.

Berlusconi e Siniscalco sono impegnatissimi e stanno lavorando per noi con la consueta alacrità tipica degli Uomini del Fare.

Questo thread è destinato ad accogliere il ponderoso materiale finora emerso dal dibattito politico.

Buon lavoro a tutti.

Texwiller (POL)
08-09-05, 14:29
Berlusconi è appena tornato dalle vacanze e sta già pensando alle prossime (Tahiti); Siniscalco ha peparato una lettera di dimissioni da ministro se non se ne va Fazio; in più sembra fra l'altro che bisognerà recuperare fra i 4 e i 14 miliardi di euro per riprendere il controllo della Banda d'Italia.......(si tratta di un errore involontario ma sono più in grado di correggerlo) dopo la privatizzazione degli istituti bancari nazionali........

Troppa fretta Brunik.
Pensa piuttosto che si potrebbe ancora acquistare Del Piero con un apposito decreto legge....

Tex Willer

nuvolarossa
09-09-05, 19:51
CdL/Pri: presidente Berlusconi, se ci sei batti un colpo!

Silenzio e confusione in Cdl, Finanziaria in alto mare

Se ''nel centro-sinistra il grado di confusione e' elevato'' esso e' ''purtroppo bilanciato dalla confusione che ''regna sovrana'' nella Casa delle liberta'. E' il caso di dire, ''Presidente Berlusconi se ci sei batti un colpo'' o, come disse Michelangelo al suo Mose', ''perche' non parli!''.''. Lo scrive il giornale del Partito Repubblicano Italiano ''La Voce Repubblicana'', in un editoriale sul numero di domani. ''C'e' un silenzio assordante nella Cdl - e' scritto nell'articolo - ci si parla molto attraverso la stampa e non si parla per nulla dei problemi della coalizione e soprattutto di quelli del Paese. Pure il Presidente del Consiglio tace''. ''La legge finanziaria - scrive il notista - che non e' un grande strumento programmatico ma comunque un adempimento obbligatorio, non si sa che fine abbia fatto, e sembrerebbe che ancora non sia stata nemmeno impostata. L'unica cosa certa e' il seminario di Gubbio per i dirigenti di Forza Italia, dove tra l'altro pare non ci sia grande entusiasmo nemmeno da parte dei leader che dovrebbero galvanizzare i quadri di quel partito''. ''Noi crediamo - si legge nell'editoriale - che sia possibile condurre una campagna elettorale che abbia speranze di successo e tuttavia avvertiamo una rilassatezza e un a-decisionismo che non promettono nulla di buono''. ''E' un peccato - secondo l'organo del Pri - che Berlusconi non ascolti i suoi alleati, e soprattutto quelli che, non avendo necessita' di ''accontentare'' una platea elettorale piu' o meno vasta, hanno come patrimonio l'indipendenza di giudizio''.

Roma, 9 settembre 2005 (ANSA)

nuvolarossa
09-09-05, 19:53
Perché non parli?

Silenzio assordante all'interno della CdL

C'è un silenzio assordante nella CdL.

Più precisamente, ci si parla molto attraverso la stampa e non si parla per nulla dei problemi della coalizione e soprattutto di quelli del Paese.

Pure il Presidente del Consiglio tace.

La legge finanziaria, che non è un grande strumento programmatico ma comunque un adempimento obbligatorio, non si sa che fine abbia fatto, e sembrerebbe che ancora non sia stata nemmeno impostata nelle sue macro-linee.

L'unica cosa certa è il seminario di Gubbio per i dirigenti di Forza Italia, dove tra l'altro pare non ci sia grande entusiasmo nemmeno da parte dei leader che dovrebbero galvanizzare i quadri di quel partito.

E' possibile in questo clima politico autunnale trovare la forza necessaria per impostare, iniziare e condurre una campagna elettorale che abbia speranze di successo?

Noi crediamo sia possibile e tuttavia avvertiamo una rilassatezza e un a-decisionismo che non promettono nulla di buono.

E' un peccato che Berlusconi non ascolti i suoi alleati, e soprattutto quelli che, non avendo necessità di "accontentare" una platea elettorale più o meno vasta, hanno come patrimonio l'indipendenza di giudizio.

I giudizi, per noi, possono essere più o meno centrati, ma non saranno mai, come non lo sono stati per il passato, subordinati.

In un momento in cui il centro-sinistra non sembra godere di buona salute sarebbe il caso di incalzare gli avversari politici e cominciare fin da ora una strategia e una tattica per un loro indebolimento.

Se Rutelli si preoccupa di affermare che vi sono due poli, uno di "centro-sinistra" e uno di "destra", è evidente il timore che la CdL, secondo Rutelli, possa essere polo di attrazione per un elettore moderato.

Se Rosanna Rossanda sostiene che non andrà a votare alle primarie organizzate dall'Unione _ disunita, e che inviterà a non andare a votare poiché non accetta l'assunto di Prodi: "chi vince le primarie farà il programma"; e se la stessa Rossanda sostiene che non può votare una persona senza sapere che idee ha in testa, vuol dire che anche nel centro-sinistra il grado di confusione è elevato.

Purtroppo bilanciato dalla confusione che "regna sovrana" nella CdL.

E' il caso di dire, "Presidente Berlusconi se ci sei batti un colpo" o, come disse Michelangelo al suo Mosè, "Perché non parli?".

Roma, 9 settembre 2005

nuvolarossa
14-09-05, 21:36
La Malfa: rilanciare il Paese con liberalizzazioni e hi-tech

Quando manca un mese dall'approvazione del piano nazionale per Lisbona da parte del Cdm del 14 ottobre, il ministro delle politiche comunitarie, Giorgio La Malfa, ha illustrato a "Italia Oggi" (14 settembre) i contenuti della strategia di politica economica che i governi europei proporranno a Lisbona per il 2006 - 2008. "L'obiettivo – ha detto La Malfa – è trasformare quello italiano in un sistema economico ad alta competitività".

Quali le cause di questa tendenza al declino?

L'affievolirsi della libera iniziativa, con la conseguente perdita di competitività e produttività. Dai tassi di sviluppo del 6% annuo degli anni '50, si è passati allo 0 degli ultimi tempi.

Come spiega il rallentamento dell'ultimo quinquennio?

Con l'ingresso nell'euro è diventato impossibile l'uso di sussidi alle imprese e di svalutazioni competitive. Ora è tutto più difficile, per la concorrenza dei paesi emergenti e per i rincari di energia e di materie prime.

Una sorta di tenaglia. Come se ne esce?

E' qui che l'Europa ci aiuta, perché ci chiede un programma triennale di rilancio.

E questo piano è pronto?

A metà ottobre lo approveremo e qualche giorno prima il testo sarà disponibile per il confronto con ministri e forze politiche. Il comitato tecnico presieduto da Paolo Savona, comunque, si è tenuto in stretto contatto con i ministri interessati, in particolare con quello dell'economia.

Su quali basi ha lavorato?

L'Ue ha chiesto di indicare gli obiettivi che ciascuno stato si assegna per il periodo 2006 - 2008 e di spiegare le ragioni delle scelte. Che parte da 24 linee guida proposte dalla Commissione. Noi ne abbiamo individuate 5.

Che cosa propone l'Italia?

Interventi orizzontali come le liberalizzazioni. Sono provvedimenti senza costi, ma politicamente impegnativi. Poi progetti per spostare il paese verso la frontiera delle nuove tecnologie.

Per questi progetti dove troverete i soldi?

Con incassi una tantum, con una trasformazione degli asset.

In parole chiare?

Per esempio, cedere immobili pubblici che non servono e utilizzare le risorse per rendere più efficiente la dotazione di asset.

Pensa che un tale sistema otterrà il via libera dall'Europa?

Trasmetteremo il nostro piano a Bruxelles con allegato l'accordo tra l'Italia e l'Ecofin che ha stabilito i tempi di rientro del deficit. Ciò per dire che Maastricht non si tocca.

Quanto prevedete di incassare con questa trasformazione degli asset?

In questi anni sono entrati miliardi di euro con operazioni simili. In ogni caso per finanziare i progetti pensiamo di mettere a punto iniziative che richiedono importi superiori a quelli disponibili e di farle partire man mano che arriveranno i soldi.

Tra le liberalizzazioni ci sarà anche quella delle professioni?

Sarà uno dei temi più delicati della direttiva servizi che il piano affronterà.

Come si collega il piano per Lisbona con la Finanziaria?

Il primo conterrà le misure straordinarie di sostegno all'economia, la seconda le ordinarie.

La manovra sarà più vicina a 17,5 miliardi o si avvicinerà a 25?

Se 11,5 miliardi serviranno a ridurre il deficit per aumentare la somma complessiva bisognerà trovare altri risparmi. Non sarà facile.

nuvolarossa
16-09-05, 19:51
Finanziaria: sono iniziati gli incontri per definire la manovra/I risultati di due indagini che offrono dati differenti sulla spesa sociale dei comuni

Ma questo è il gioco che si ripete ogni anno

L'iter della Finanziaria 2006 che è stata definita "una coperta troppo corta che viene tirata da tutte le parti", si è avviato e l'importo complessivo della manovra è previsto in 21,3 miliardi di cui 11,500 a correzione del deficit.

Quest'anno, per gli enti locali, si prevede una stretta alla crescita delle spese correnti e una revisione delle regole del patto di stabilità interno, con premi e sanzioni da definire. Un altro importante capitolo della prossima manovra finanziaria sarà, negli intenti del governo, la lotta all'evasione con il coinvolgimento dei comuni: iniziative che saranno passate al vaglio delle forze sociali e delle associazioni di categoria.

A questo proposito, un'indagine della Spi-Cgil sui bilanci degli enti locali ha messo in evidenza come, negli ultimi anni, via sia stato un netto crollo nell'offerta del welfare ed un conseguente calo nella qualità della vita degli italiani. Invece, un monitoraggio della Corte dei Conti, ,degli inizi di agosto, ha evidenziato che i Comuni, pur rispettando il Patto di stabilità, hanno incrementato in modo notevole le loro entrate, non ostante i limiti posti dalle ultime Finanziarie.

Due analisi con conclusioni antitetiche: la prima si conclude con l'ipotesi di un aumento delle tasse locali, di meno servizi, di una riduzione degli investimenti e di un divario sempre più crescente tra Nord e Sud. Questi sono - per l'indagine della Spi-Cgil- i risultati del taglio ai trasferimenti da una parte e dei vincoli del Patto di stabilità dall'altra, che i municipi, per fare quadrare i conti, hanno dovuto mettere in atto. Questi dati, esaminati in maniera più specifica evidenziano che gli investimenti per interventi sociali nel Sud, fra il 2003 e il 2004, hanno subito riduzioni sino al 20%. Questo vuol dire che se per assistenza, beneficenza, servizi all'infanzia i comuni nel 2002 investivano mediamente 168,36 euro, nel 2004 la quota ha raggiunto appena 162 euro; nel Sud questa cifra scende da 124 a 100 euro.

La spesa sociale nel Sud era già bassa: ad Avellino, Crotone, Taranto e Reggio Calabria raggiungeva i 60 euro annui pro-capite contro i 200 di Firenze, Udine, Bologna, Modena, Pordenone, mentre per la scuola la spesa nel Sud era di 35 euro contro una media nazionale di 50, per cui il calo nel sud si traduce in meno cultura e meno assistenza scolastica. Una tendenza al ribasso difficile da invertire, se si considera che dal 2003 al 2005 i trasferimenti agli enti locali hanno subito un taglio del 17%. Ma a fronte dei tagli i comuni, per chiudere i bilanci, sono stati costretti ad aumentare la pressione fiscale locale che nel 2000 era di 416,26 euro pro-capite e nel 2003 era arrivata a 574,40. D'altronde, gli stessi dati forniti dal ministero dell'Interno, relativi alla competenza gennaio – maggio 2005, confermano la tendenza all'aumento delle entrate, messa anche in evidenza dal monitoraggio della Corte dei Conti e accertano un incremento del 2,9 al netto dei condoni e del 5, 7 sui versamenti effettivi.

Nelle conclusioni della ricerca Cgil Spi viene lanciato l'allarme di come di fronte all'emergenza economica lo scollamento del Paese anziché tendere a ricomporsi, vada aumentando. Il welfare, dappertutto in crisi, rischia così di procedere a due velocità e questo anche per effetto dei ritardi storici delle amministrazioni locali, incapaci per la loro lentezza burocratica, a spendere ma ancora di più a saper riscuotere i crediti.

Conclusioni quasi obbligate, per cui a fronte di ulteriori tagli di risorse previsti nel 2005 i comuni meridionali non avranno la forza e la capacità di recuperare le entrate locali.

Questo il quadro che risulta dall'indagine della Cgil-Spi, dati di altre indagini ci hanno, invece, fornito indicazioni opposte: sarebbe stato semplice formulare ipotesi diverse.

Ogni anno prima del varo della Finanziaria circolano i risultati di analisi e di ricerche sui bilanci degli enti locali che hanno solo il fine di mettere in risalto i tagli compiuti dal Governo sui trasferimenti e le ripercussioni che questi produrranno nel campo dell'assistenza e della spesa sociale. E' un gioco già visto.

Pino Vita Responsabile nazionale enti locali Pri

brunik
17-09-05, 23:23
Originally posted by brunik
Ormai manca poco alla tradizionale scadenza di fine mese, e come sempre accade il piatto forte di Settembre è costituito dalle accese discussioni relative al saldo da finanziare ed alle linee guida della finanziaria.

Berlusconi e Siniscalco sono impegnatissimi e stanno lavorando per noi con la consueta alacrità tipica degli Uomini del Fare.

Questo thread è destinato ad accogliere il ponderoso materiale finora emerso dal dibattito politico.

Buon lavoro a tutti.

Amici, pare che il Presidente Ciampi la pensi proprio come il vostro amico Brunik.

PENSATE A LAVORARE, CIALTRONI, MICA A ESCOGITARE TRUCCHETTI PER VINCERE COL LA TRUFFA.

Il presidente della Repubblica critico con la proposta di riforma elettorale
Ciampi: affrontare problemi più urgenti
Il capo dello Stato al governo: «Occorre impiegare gli ultimi mesi di legislatura per problemi più urgenti»

Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a Teramo (Ansa)
ROMA - Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi interviene nuovamente sul tema politico del momento: vale a dire la riforma elettorale. Per Ciampi: «Occorre impiegare gli ultimi mesi di legislatura per problemi più urgenti»
E’ questo l’appello che il presidente della Repubblica ha lanciato da Chieti, sostenendo che il Paese ha bisogno di fiducia. «E infondere fiducia significa a livello nazionale - ha spiegato Ciampi - impiegare i pochi mesi che ci separano dalla fine della legislatura per dare risposta ai problemi più urgenti della società».
Il capo dello Stato ha rivolto questo appello nella parte conclusiva di un intervento di dieci minuti. «Soprattutto, abbiate fiducia in voi stessi - ha affermato - e sforzatevi di trasmettere fiducia. Senza fiducia i vostri padri non avrebbero trasformato questa terra antica, e povera, in una provincia dove esiste un diffuso benessere. Spesso mi vien fatto di pensare che quello che più d'ogni altra cosa manca oggi alla nostra Italia per rimettersi più rapidamente in cammino, sia la fiducia: occorre più fiducia dei consumatori; più fiducia dei risparmiatori, che esitano a investire i loro soldi; più fiducia degli imprenditori nelle loro stesse capacità e nel futuro delle loro imprese, nel futuro dell'Italia, nel futuro dell'Europa». In questo contesto, parlando delle urgenze della nostra economia, Ciampi ha aggiunto l'invito al Parlamento e alle forze politiche a fare la loro parte, a fare la loro iniezione di fiducia dando l'esempio di un buon uso delle poche decine di sedute che restano a Camera e Senato prima della fine naturale della legislatura, che scade a giugno, ma probabilmente si chiuderà con un anticipo tecnico a febbraio, come proposto prima dell'estate dallo stesso Ciampi e accettato a grandi linee da entrambi gli schieramenti.

Corriere 17 settembre 2005

nuvolarossa
18-09-05, 10:02
Originally posted by brunik
.... Il capo dello Stato al governo: «Occorre impiegare gli ultimi mesi di legislatura per problemi più urgenti» ...
... intervistata su questo argomento la leader de catto-comunisti ha dichiarato alle televisioni di mezza Europa:
"Berlusconi venga subito in Parlamento a dire come stanno veramente le cose" ...

nuvolarossa
20-09-05, 19:47
Finanziaria 2006: aumentano le polemiche di Regioni ed Enti locali/Sotto tiro la sanità e il pacchetto anti-evasione dei comuni. Incertezza nelle misure per lo sviluppo

Numerose e confuse ipotesi sui tagli da apportare

Dopo la presentazione da parte del ministro dell'Economia Siniscalco di una prima bozza della Finanziaria 2006, mentre crescono le ipotesi sui tagli da apportare non si ferma la polemica delle Regioni e degli Enti locali contro la manovra del Governo.

Questo anno il fronte regionalista si presenta molto più agguerrito, avendo le liste di centro-sinistra conquistato, alle ultime elezioni, una larga vittoria in moltissime regioni a statuto ordinario del Paese.

L'impianto delle Finanziaria prevede un ammontare complessivo di 21 miliardi e mezzo, di cui circa 11,500 serviranno a colmare il deficit 2006.

La Ragioneria generale ha stilato un elenco delle coperture possibili e le cifre ipotizzate sono al centro di verifiche ma soprattutto di polemiche.

Particolare rilievo è assegnato al pacchetto anti-evasione che dovrebbe prevedere misure specifiche per rendere operativa l'Anagrafe dei conti correnti bancari, il ripristino dell'elenco dei clienti e fornitori Iva e il coinvolgimento dei comuni nell'attività di accertamento dell'evasione fiscale. Per l'omissione di versamenti Iva, superiori a 50 mila euro, sono previste ipotesi di forti sanzioni penali. In via di studio anche la riforma della riscossione, il potenziamento dell'accertamento e un ulteriore intervento sugli studi di settore e l'aumento per giochi e concorsi; complessivamente, da questa manovra, si pensa di recuperare 5,35 miliardi.

Nella sanità, ha suscitato forti riserve, anzi una netta opposizione, il possibile contenimento della spesa del settore che dovrebbe portare al recupero forzato di 2,5 miliardi di euro. Il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani ha manifestato "forti preoccupazioni" per i possibili tagli alla sanità e ha detto: "I numeri che leggo in questi giorni sulla stampa sono singolari e astratti. E si è domandato: "cosa significa tagliare 2 miliardi e mezzo sulla spesa tendenziale della sanità", precisando che "il punto da chiarire è sapere se la spesa sanitaria è finanziata oppure no."

Ma la sanità è solo uno dei punti di contestazione in quanto Errani aggiunge che sono mancati fino ad ora "un discorso e una strategia a lungo termine per dare una prospettiva al Paese". Ed a questo proposito il presidente della Conferenza ricorda che "non si è fatta alcuna politica industriale, non si è investito nel sapere, nella ricerca e nella scuola, e la riforma di questo settore ha avuto un esito negativo. Per non parlare- continua - della politica fiscale sbagliata e dei condoni fiscali ed edilizi che hanno dato al Paese un messaggio di permissivismo". Chiede, poi, che sia inserita nella manovra l'accordo sul decreto legislativo 56, definito dai presidenti delle regioni nello scorso luglio a Villa S. Giovanni. Critiche di fondo che toccano la stessa strategia economica del Governo.

Le Regioni e gli Enti locali si preparano, pertanto, allo scontro con il Governo al quale hanno chiesto un "incontro urgentissimo" su un ordine del giorno che comprende i tagli alla sanità, l'introduzione della tassa di scopo, la revisione del patto di stabilità interno, ma anche la verifica del ruolo delle Regioni sulla politica industriale.

I tagli agli enti locali e al pubblico impiego dovrebbero portare nelle casse dello Stato 4.140 milioni di euro ma il presidente dell'Anci Leonardo Domenici dice: "Chi siede nell'Esecutivo non capisce che i comuni, più delle regioni e delle Province, sono delle vere e proprie famiglie. Dove a fine mese si fanno i conti delle bollette della luce, del gas, dove si acquistano beni di prima necessità, magari per servire le mense scolastiche. Il Governo ci tratta alla stregua di Ministeri, pensa a tagli e al blocco assunzioni". La Finanziaria prevede a questo proposito di recuperare 6.120 milioni di euro con i tagli alle spese dei Ministeri, (anche una riduzione di 100 milioni di euro sulle consulenze e sulle auto blu). Ma ciascuno pensa a sé, per cui il sindaco di Firenze e presidente dell'Anci, di fronte all'ipotesi di tagli per tre miliardi di euro sottolinea che "un intervento del genere avrebbe gravissime conseguenze sui beni e servizi forniti ogni giorno ai cittadini. Mi riferisco-dice- alla manutenzione delle strade e dei marciapiedi, dell'illuminazione pubblica, delle mense, del trasporto dei disabili e dell'assistenza agli anziani e degli asili nido. Ora ci viene chiesto di ridurli al disotto della sufficienza".

Poco ancora si sa sulle misure per lo sviluppo per il quale 8 miliardi di euro dovrebbero andare al Fondo aree sottoutilizzate, mentre altri 2,7 miliardi per compensare i tagli Irap potrebbero venire dal ritocco alla tassazione delle rendite finanziarie, ma specie per questo intervento non c'è alcuna certezza. Possibili aiuti per 250 milioni sarebbero previsti per il settore aeronautico e per Fondo unico per incentivi e per i fondi alla ricerca nei distretti, mentre è in discussione l'ipotesi sulle "fiscalità di vantaggio per il Sud".

Nella stessa maggioranza il dibattito è ancora aperto e nel Governo si discute per costruire "il cuore" della Finanziaria 2006: un vertice di maggioranza dovrebbe tenersi per la fine di questa settimana. Per ora siamo ancora alle ipotesi e tutto rimane aperto.

Pino Vita responsabile nazionale enti locali Pri

brunik
21-09-05, 18:13
Originally posted by brunik
Ormai manca poco alla tradizionale scadenza di fine mese, e come sempre accade il piatto forte di Settembre è costituito dalle accese discussioni relative al saldo da finanziare ed alle linee guida della finanziaria.

Berlusconi e Siniscalco sono impegnatissimi e stanno lavorando per noi con la consueta alacrità tipica degli Uomini del Fare.

Questo thread è destinato ad accogliere il ponderoso materiale finora emerso dal dibattito politico.

Buon lavoro a tutti.

Amici, manca una settimana alla scadenza della presentazione della finanziaria, e gli Uomini dl Fare sono impegnatissimi.

Ad escogitare trucchetti per vincere le elezioni.


FINANZIARIA/ DA UDC SEVERA BOCCIATURA, E' DA RIFARE
"Manovra non è né elettorale, né strategica. Coperture aleatorie"


Roma, 21 set. (Apcom) - Da parte della direzione dell'Udc arriva una "severissima bocciatura" alle linee guida della Finanziaria 2006 illustrata nei giorni scorsi dal ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco. Lo afferma il responsabile economico del partito il senatore, Ivo Tarolli, conversando con i giornalisti al Senato.

"L'Udc - ha detto Tarolli - ha ritenuto che questa Finanziaria non è né elettorale né strategica. Le coperture sono aleatorie: è da rifare sui tre capitoli pricipali: deficit, sviluppo e potere d'acquisto delle famiglie".

Sul deficit "Siniscalco ha fatto lo stretto necessario senza darci rassicurazioni sul contenimento del tendenziale. Sullo sviluppo ci sono tagli da 4 miliardi alla tabella F che è quella sugli investimenti. Sul potere d'acquisto - dice - 200 milioni fanno ridere".

Golia
23-09-05, 13:24
Se non ci fosse stato l'euro oggi staremmo molto meglio. Altro che targa d'oro. Ci vorrebbe semmai quella per il ricordo. Purtroppo, però, gli italiani oggi ricordano i danni dell'euro.

Texwiller (POL)
23-09-05, 14:23
che quello che più ha rotto le balle, pardon, tirato per la giacca Prodi, sulla necessità dell'entrata nell'Euro è stato Giorgio....
Ed io sono ancora fra quelli che sono contenti che ci siamo entrati.

Tex Willer

Golia
23-09-05, 14:53
Originally posted by Texwiller
che quello che più ha rotto le balle, pardon, tirato per la giacca Prodi, sulla necessità dell'entrata nell'Euro è stato Giorgio....
Ed io sono ancora fra quelli che sono contenti che ci siamo entrati.

Tex Willer

La Malfa dice che bisognerebbe fargli una targa d'oro per l'euro? Perfetto, mi impegno personalmente a dare seguito alla sua richiesta e garantisco una targa alla memoria sua e dell'euro, finalmente sepolti dalla storia!.

nuvolarossa
23-09-05, 21:41
Conti pubblici/Pri: no a modifiche ulteriori patto stabilita'

Fondi per investimenti si trovino tagliando spese correnti

''E' dannoso proporre alla Commissione Ue di modificare l'accordo sul patto di stabilita' raggiunto nel luglio scorso escludendo dal computo del deficit, 3 miliardi di euro di spese per investimenti: non solo si rischia di sentirsi dire di no, ma si compromette anche lo sforzo fatto in questi mesi, nel rapporto con l'Europa, di confermare che l'Italia rispetta leggi e impegni europei''. E' quanto si legge in una nota che sara' pubblicata domani sulla 'Voce Repubblicana'. ''Certo - scrive il quotidiano del Pri - siamo, come e' ovvio, assolutamente convinti che le spese di investimento siano indispensabili per rilanciare l'economia italiana. Ma proprio perche' e' cosi', merita tagliare le spese correnti per fare spazio a quelle di investimento. Non e' - si legge ancora - possibile inserire nella Finanziaria le spese correnti illudendosi, come si illuse il centrosinistra a suo tempo nel predisporre la Finanziaria 2001, che esse facciano vincere le elezioni, per poi dire che la rinuncia alle spese di investimento e' 'colpa' del rifiuto che opporra' la Comunita' europea a superare il deficit concordato. La base della Finanziaria - si conclude la nota - c'e' gia', ed e' il Dpef approvato dal Cipe presieduto da Berlusconi e a cui ha partecipato il governatore Fazio, che ne aveva condiviso l'impostazione''.

Roma, 23 settembre 2005 (ANSA)

nuvolarossa
26-09-05, 22:14
Finanziaria/La Malfa: Tremonti ha autorevolezza, risorse per Lisbona

''Il Ministro Giulio Tremonti ha l'autorevolezza politica per fare una buona finanziaria''. Lo ha affermato il ministro delle politiche comunitarie, Giorgio La Malfa, che da canto suo spinge per l'introduzione nella manovra di ''risorse adeguata'' per l'attuazione della strategia di Lisbona. ''Il fatto che Tremonti sia un esponente di primo piano di Forza Italia - ha aggiunto La Malfa - rafforza il ministro del Tesoro nel difficile compito di preparare la finanziaria. E' un elemento di rassicurazione. Penso che sia nelle condizioni di fare una manovra convincente e di difenderla politicamente''. Quanto alla strategia di Lisbona, la bozza precedente preparata da Domenico Siniscalco, prevedeva 3 miliardi di euro, una cifra considerata ''adeguata'' da La Malfa. ''Affronteremo il tema con Tremonti. La parte qualificante di una finanziaria - ha concluso La Malfa - sono le misure per gli investimenti e l'innovazione''.

Roma, 26 set. (Asca)

nuvolarossa
28-09-05, 18:59
Originally posted by Texwiller
... che quello che più ha rotto le balle, pardon, tirato per la giacca Prodi, sulla necessità dell'entrata nell'Euro è stato Giorgio....
Ed io sono ancora fra quelli che sono contenti che ci siamo entrati .... ... Caro Texwiller ... quoto e confermo ... Il Partito Repubblicano Italiano ... scocciava i maroni a tutti un giorno si ed un giorno si ... per entrare nell'euro facendo una manovra finaziaria adeguata ... e chi governava nicchiava ed ha poi finito col farne piu' di una .. ed anche carte false ... per entrare ...
Ora si tratta di fare una finanziaria credibile ... ma sempre in prospettiva di rimanere ben saldi ed agganciati all'Europa ... non possiamo demagogicamente far finta (come fanno gli sfascisti) di non far parte della alleanza europea ... i patti europei sottoscritti ... la moneta unica ... sono li' a ricordarcelo ...
Occhio quindi alla necessita' di aiutare la crescita dell'economia .... ma non con interventi assistenziali ... ma con snellimento delle burocrazie che ammorbano questo Paese ... favorendo l’innovazione tecnologica e la ricerca ... ma soprattutto con regole di contenimento delle spese improduttive .... come da sempre i Repubblicani sono andati sostenendo ... ridurre la spesa pubblica e' non soltanto utile ... ma e' doveroso ... nel momento in cui assistiamo ad una esplosione della spesa nei Comuni, Provincie e Regioni ... fatta ad arte anche per dare poi la colpa al Governo ed alla Freedom House ... in migliaia di realta' locali aumentano le bollette del gas ... dell'acqua ... dell'ICI ... della spazzatura ... dei servizi pubblici ... e poi naturalmente ... tramite gli apparati tipo soviet ... danno la colpa al Governo centrale ....
Spero proprio vivamente che uno dei cardini della finanziaria che a giorni verra' presentata contenga proprio quelle direttive volte a ridurre "drasticamente" la spesa pubblica improduttiva .... sparsa a pioggia in tutta la penisola ... solo a pro dei nipoti e degli amici degli amici ....

nuvolarossa
28-09-05, 20:41
...

Lampo
28-09-05, 20:44
Siamo alla fine di settembre...


Dov'è la Finanziaria ?

nuvolarossa
28-09-05, 20:47
Lampo ... come al solito sbagli ... oggi ne abbiamo 28 .... la "finanziaria" va presentata entro fine mese ... quindi entro dopodomani ... abbi pazienza ancora un paio di giorni ....
La micina furiosa ... fece i gattini ciechi ....

http://www.nuvolarossa.org/

Lampo
28-09-05, 20:49
Originally posted by nuvolarossa
... come al solito sbagli ... oggi ne abbiamo 28 .... la "funanziaria" va presentata entro fine mese ... quindi entro dopodomani ... abbi pazienza ancora un paio di giorni ....
La micina furiosa ... fece i gattini ciechi ....

http://www.nuvolarossa.org/

Mancano due giorni ....

E non si sente la parola Finanziaria....

Lampo
28-09-05, 20:52
In Origine Postato da Pericle
Amici, ecco un altro grande risultato del nostro amato cavalier Silvio Patacca, che ieri alla camera ci ha raccontato che l'Italia va a gonfie vele e che è ai primi posti nel mondo per numero pro-capite di telefoni cellulari.

Nei rapporti del World Economic Forum sulla competività nel 2001 l'Italia era al 26° posto, nel 2003 al 41° e nel 2005 al 47°.

Insomma, l'irresistibile discesa del cavalier patacca e dei suoi fidi alleati e colleghi di governo.

Per gli anni 2005, 2004 e 2003 vi posto i links al sito del WEF.

http://www.weforum.org/pdf/Global_Competitiveness_Reports/Reports/GCR_05_06/GCI_Rankings_pdf.pdf

http://www.weforum.org/pdf/Gcr/Growth_Competitiveness_Index_2003_Comparisons

Per il 2001 visto che il sito del WEF dati più vecchi del 2003 non il contiene, o io non li trovo, ci fidiamo dei siti di Repubblica e del Corriere della Serva.

http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/economia/competitivita/competitivita/competitivita.html

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2005/09_Settembre/28/classifica.shtml

http://www.socialpress.it/IMG/3169748_berlusconi_02_320.jpg
http://english.epochtimes.com/news_images/2005-3-8-fini.jpg
http://www.smokingpermitted.net/sp/images/tremonti.jpg

jmimmo82
28-09-05, 20:58
Originally posted by Lampo
Mancano due giorni ....

E non si sente la parola Finanziaria.... Capito nuvola? Digli a Tremonti che gli rimangono solo 183600 secondi per fare la finanziaria. Se sgarra, scatta l'ammonizione di Lampo.

nuvolarossa
28-09-05, 21:06
Nucara: "Il governo colga i segnali di ripresa"

''Il premier ha appena illustrato la Finanziaria nei suoi indirizzi generali alle camere. Essa non sara' elettorale e si manterra' in linea con gli impegni presa con l'Unione Europea. Noi contiamo sull'elaborazione di un piano di sviluppo e di crescita che consenta di realizzare la ripresa economica. Ci sono dei segnali. Se il governo sapra' coglierli ed incoraggiarli, gli italiani avranno di che essere soddisfatti''. Lo afferma il segretario del Pri Francesco Nucara in un'intervista al giornale online diario21. Nucara interviene anche sul tema della riforma elettorale affermando di ritenere non adeguata l'attuale legge, ma: "Se dovessi fare una previsione sarei molto scettico a riguardo della possibilita' di mutare la legge elettorale, anche per il clima di scontro che si e' instaurato''. Nucara si definisce poi agnostico sul tema delle primarie: "Non siamo certo noi ad avere chiesto le primarie nel centrodestra. C'e' un partito di maggioranza relativa che ha vinto le elezioni ed il suo leader guida il governo. Ma se esse sono una richiesta di democraticita' all'interno della coalizione non solleviamo obiezioni. I repubblicani voteranno Silvio Berlusconi''.

Roma, 28 settembre 2005 (il Velino)

Lampo
28-09-05, 21:26
Originally posted by jmimmo82
Capito nuvola? Digli a Tremonti che gli rimangono solo 183600 secondi per fare la finanziaria. Se sgarra, scatta l'ammonizione di Lampo.

In teoria se il Governo non fa la Finanziaria entro il 30 settembre dovrebbe dimettersi....

jmimmo82
28-09-05, 21:33
Originally posted by Lampo
In teoria se il Governo non fa la Finanziaria entro il 30 settembre dovrebbe dimettersi.... E se riesce a farla in ritardo di un'ora?

brunik
28-09-05, 22:31
Originally posted by jmimmo82
E se riesce a farla in ritardo di un'ora?

Questo lo scusa sempre, il governo.

Perchè sulle cose importanti sono sempre in ritardo e per dimezzare le prescrizioni non sono mai in ritardo di un'ora sulle sentenze di Berlusconi?

Non si puo' mica andare avanti così, perfino tu ne converrai.

jmimmo82
29-09-05, 08:59
Quando c'era da criticare il governo, ho sempre cercato di farlo nella misura giusta. Il leghismo anti-italiano, i fasci di AN, i democristiani nostalgici in Fi e Udc, il patetico Bondi, le illiberalità cidielline ed ultima la deriva teocon di Pera. Questi sono alcuni esempi della mia critica verso la destra.

Se un ministro del tesoro (tecnico) si dimette alla vigilia della finanziaria, lasciando l'onere ad un nuovo ministro (politico) che non va d'accordo con il governatore di Bankitalia e che deve accontentare sindacati e confindustria sempre sul piede di guerra; posso dire: siamo in ritardo! Sbrighiamoci!

Ma non

se il Governo non fa la Finanziaria entro il 30 settembre dovrebbe dimettersi....


PS
Forse hai ragione. Sono troppo buono. Se al governo ci fosse Prodi, Fassino o D'Alema sarei ugualmente comprensivo.

nuvolarossa
29-09-05, 12:17
Originally posted by Lampo
In teoria se il Governo non fa la Finanziaria entro il 30 settembre dovrebbe dimettersi .... Lampo ... oggi e' il 29 ... e immagino che il Governo varera' oggi la Legge finanziaria ... per presentarla entro domani ... e mi immagino altresi' la solita sceneggiata dell'opposizione unita solo dalla schiamazzo e dall'urlo da curva sud ... che si scagliera' contro la finanziaria .... mesi sono serviti per prepararla ... e quelli dell'Unione pretendono di capirla e contestarla in 24 ore ... addirittura ancor prima che venga presentata domani in Parlamento.
Si vede che per analizzare il testo della finanziaria si sono avvalsi del pendolino catto-comunista .... oppure fanno semplicemnete il loro mestiere di sfascisti ... del fronte del NO !
Ma ormai e' chiaro e lampante ... la "sedicente" sinistra dei bischeri sciolti si conferma sempre piu' piazzaiola .... vociferante ... ultras della violenza verbale ... ma priva di qualsiasi capacità di proposta.

Lampo
29-09-05, 14:36
http://www.nuvolarossa.org/modules/xgallery/cache/albums/01-Album-di-Enzo/LOGOFORUM03BIG.sized.gif


Originally posted by jmimmo82
E se riesce a farla in ritardo di un'ora?

Se non viene fatta entro il 30 dovrebbe dimettersi....

Lampo
29-09-05, 14:38
Originally posted by nuvolarossa
mesi sono serviti per prepararla

DOV'E' ?

brunik
29-09-05, 14:49
Originally posted by nuvolarossa
Lampo ... oggi e' il 29 ... e immagino che il Governo varera' oggi la Legge finanziaria ... per presentarla entro domani ...http://www.nuvolarossa.org/

Immagini male. Gli Uomini del Fare sono ancora in alto mare, i questi giorni dovevano pensare alla legge elettorale.

FINANZIARIA/ BERLUSCONI: ENTITA' MANOVRA NON ANCORA DEFINITA
Alcune cose saranno discusse ancora in Cdm
29-09-2005 12:27

Roma, 29 set. (Apcom) - La Finanziaria non è ancora chiusa. E nemmeno la sua entità complessiva è ancora stata definita. A rivelarlo è lo stesso presidente del Consiglio che, conversando con i giornalisti poco prima di salire al Quirinale per illustrare a Ciampi i punti fondamentali della manovra, ha spiegato che "anche sull'entità stiamo ancora vedendo. E' tutto aperto, abbiamo lavorato fino a tarda notte. Posso dirvi - ha quindi concluso - che alcune cose saranno ancora discusse in Consiglio dei ministri".

Evergreen
29-09-05, 15:46
Chi e' che sa cosa c'e' in finanziaria?
Per grosse linee i giornali gia' l'hanno scritto.
Ma secondo me il Governo se ne sta abbottonato perche' non vuole dare argomenti agli scariolanti e vuol eevitare che comincino a battersi il petto gia' stasera al telegiornale.
Secondo me domani, in Parlamento, ci verra' spiegato tutto e gli scariolanti avranno un giorno di meno da lamentarsi.
Grazie.

brunik
29-09-05, 15:56
Minchia, i bananas sono sempre i soliti maestri di astuzia, non vogliono far sapere all'opposizione cosa stanno combinando.

Guarda che l'opposizione in teoria rappresenta un 55% buono degli italiani, secondo i dati delle elezioni 2001, figuriamoci adesso.

nuvolarossa
29-09-05, 21:27
Nucara: un piano di sviluppo per realizzare la ripresa

Il segretario nazionale del Partito Repubblicano Italiano Francesco Nucara ha rilasciato a "Diario21.it" la seguente intervista.

Allora, si va verso le primarie anche nella CdL?

"Siamo agnostici a riguardo. Non siamo certo noi ad avere chiesto le primarie nel centrodestra. C'è un partito di maggioranza relativa che ha vinto le elezioni ed il suo leader guida il governo. Ma se esse sono una richiesta di democraticità all'interno della coalizione non solleviamo obiezioni. I repubblicani voteranno Silvio Berlusconi".

Silvio Berlusconi si è dato 10 e lode per come ha governato. Lei, come giudica questi 4 anni e mezzo di governo del centro-destra?

"Mi ricordo un professore di italiano che dieci lo avrebbe dato solo a Dante. Credo che il governo abbia dovuto fronteggiare una situazione difficile e che abbia fatto la sua parte. Un otto abbondante lo merita in politica estera e conto ancora su questa ultima fase di legislatura per superare la sufficienza in economia".

Il ritorno di Giulio Tremonti al Ministero dell'Economia metterà fine all'animosità interna della coalizione di centro-destra?

"Il ritorno di Tremonti all'Economia deve essere funzionale all'elaborazione di una buona legge finanziaria. Tremonti ha l'autorità politica e la credibilità internazionale per riuscirvi e tuttavia è la politica economica del governo che ci interessa".

Che Finanziaria dovranno attendersi gli italiani?

"Il premier l'ha appena illustrata nei suoi indirizzi generali alle Camere. Essa non sarà elettorale e si manterrà in linea con gli impegni presi con l'Unione Europea. Noi contiamo sull'elaborazione di un piano di sviluppo e di crescita che consenta di realizzare la ripresa economica. Ci sono dei segnali. Se il governo saprà coglierli ed incoraggiarli, gli italiani avranno di che essere soddisfatti".

La riforma della legge elettorale della CdL si scontra con l'ostruzionismo del centro-sinistra: seguiterete con la riforma oppure no?

"La maggioranza ha dimostrato l'intenzione di andare avanti. Noi crediamo che l'attuale legge elettorale non sia adeguata. Per la verità abbiamo l'impressione che lo stesso pensi il centrosinistra. Ma se dovessi fare una previsione sarei molto scettico a riguardo della possibilità di mutare la legge elettorale, anche per il clima di scontro che si è instaurato".
http://pinoulivi.com/midi/inte2.mid

nuvolarossa
01-10-05, 13:14
Il testo della finanziaria 2006
E' stato approvato dal Consiglio dei ministri il 29 settembre

Una manovra di circa 20 miliardi di euro, con l’obiettivo di ridurre l’indebitamento netto di circa 11,5 miliardi, pari circa all’0,8% del PIL, con il finanziamento delle spese incomprimibili di circa 4,5 miliardi a cui si aggiungono 4 miliardi per lo sviluppo e la solidarietà. E’ in poche cifre la finanziaria per il 2006, approvata dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 29 settembre 2005. Più in particolare gli interventi più salienti sono: il contenimento del 50% sullo stanziamento iniziale del 2004 per le spese per consulenze, per rappresentanza e per auto di servizio; l’autofinanziamento dal 2007 delle Authorities (Consob, Vigilanza LL.PP., TLC, COVIP, ANTITRUST) e delle Agenzie fiscali; 600 milioni di euro per le missioni di pace; limitazioni per le amministrazioni di avvlersi di personale a tempo determinato, nel limite del 60% della spesa sostenuta per le stesse finalità nel 2003; rivisitazione completa del sistema dei giochi a premio; la cosiddetta tassa sul tubo, cioè un’addizionale erariale al canone e alla tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche per le grandi reti di trasmissione di energia; assegno di 1000 euro per ogni secondo figlio nato tra il 1 gennaio del prossimo anno e il 31 dicembre 2006; 5 per mille per la ricerca e il volontariato. Il testo è soggetto a modifiche e all'integrazione delle cifre iniziali.

Disegno di legge finanziaria
DISEGNO DI LEGGE

TITOLO I

PARTE ORDINARIA-DISPOSIZIONI PER LA CORREZIONE DEI CONTI PUBBLICI

CAPOI

Articolo 1

(Risultati differenziali del bilancio dello Stato)

1. Per l'anno 2006, il livello massimo del saldo netto da finanziare resta determinato in termini di competenza in XXXXX milioni di euro, al netto di XXX milioni di euro per regolazioni debitorie. Tenuto conto delle operazioni di rimborso
di prestiti, il livello massimo del ricorso al mercato finanziario di cui all'articolo 11 della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, ivi compreso l'indebitamento all'estero per un importo complessivo non superiore a XXXX milioni di euro relativo ad interventi non considerati nel bilancio di previsione per il 2006, resta fissato, in termini di competenza, in XXXXXX milioni di euro per l'anno finanziario 2006.

2. Per gli anni 2007 e 2008 il livello massimo del saldo netto da finanziare del bilancio pluriennale a legislazione vigente, tenuto conto degli effetti della presente legge, è determinato, rispettivamente, in XXXX milioni di euro ed in
XXXX milioni di euro, al netto di XXXX milioni di euro per gli anni 2007 e 2008, per le regolazioni debitorie; il livello massimo del ricorso al mercato è determinato, rispettivamente, in XXXX milioni di euro ed in XXXX milioni di euro. Per il bilancio
programmatico degli anni 2007 e 2008, il livello massimo del saldo netto da finanziare è determinato, rispettivamente, in XXXX milioni di euro ed in XXXX milioni di euro ed il livello massimo del ricorso al mercato è determinato, rispettivamente, in XXXX milioni di euro ed in XXXX milioni di euro.

3. I livelli del ricorso al mercato di cui ai commi 1 e 2 si intendono al netto delle operazioni effettuate al fine di rimborsare prima della scadenza o ristrutturare passività preesistenti con ammortamento a carico dello Stato.

4. Per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008, le maggiori entrate rispetto alle previsioni derivanti dalla normativa vigente sono interamente utilizzate per la riduzione del saldo netto da finanziare, salvo che si tratti di assicurare la copertura finanziaria di interventi urgenti ed imprevisti necessari per fronteggiare calamità naturali, improrogabili esigenze connesse con la tutela della sicurezza del Paese, situazioni di emergenza economico-finanziaria ovvero riduzioni della pressione fiscale finalizzate al conseguimento degli obiettivi indicati nel Documento di programmazione economico-finanziaria.

CAPO II

LIMITAZIONE AGLI INCREMENTI DI SPESE DELLE AMMINISTRAZIONI CENTRALI

Articolo 2

(Fondi di riserva)

1. A decorrere dall'anno 2006, le dotazioni del fondo di riserva per le spese obbligatorie e d'ordine di cui all’articolo 7 della legge 5 agosto 1978, n. 468, e del fondo di riserva per le spese impreviste di cui all’articolo 9 della legge medesima, stabilite dall'articolo 2, comma 7, della legge 30 dicembre 2004, n. 312, sono rideterminate, rispettivamente, in 1.200 milioni di euro e in 600 milioni di euro annui.

Articolo 3

(Contenimento degli incrementi di spesa per consumi intermedi, per consulenze,

per spese di rappresentanza e per auto di servizio )

1. A decorrere dal 2006 le dotazioni delle unità previsionali di base degli stati di previsione dei Ministeri, concernenti spese per consumi intermedi, escluso il comparto della sicurezza pubblica, sono rideterminate secondo gli importi indicati nell'allegato 1. I conseguenti adeguamenti degli stanziamenti sono operati, in maniera lineare, sulle spese non aventi natura obbligatoria.

2. Fermo quanto stabilito dall'articolo 1, comma 11, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, la spesa annua per studi ed incarichi di consulenza conferiti, a soggetti estranei all’amministrazione, dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, esclusi le università, gli enti di ricerca e gli organismi equiparati, a decorrere dall'anno 2006, non potrà essere superiore al 50 per cento di quella sostenuta nell'anno 2004.

3. A decorrere dall'anno 2006 le pubbliche Amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, non possono effettuare spese di ammontare superiore al 50 per cento della spesa sostenuta nell'anno 2004 per relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità e per spese di rappresentanza.

4. Per l'acquisto, la manutenzione, il noleggio e l'esercizio di autovetture, le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, con esclusione di quelle operanti per l'ordine e la sicurezza pubblica, a decorrere dall'anno 2006 non possono effettuare spese di ammontare superiore al 50 per cento della spesa sostenuta nell'anno 2004.

Articolo 4

(Contenimento degli incrementi di spesa per investimenti fissi lordi discrezionali)

1. A decorrere dal 2006 le dotazioni delle unità previsionali di base degli stati di previsione dei Ministeri, concernenti spese per investimenti fissi lordi, escluso il comparto della sicurezza pubblica, sono rideterminate secondo gli importi indicati nell'allegato 2. 1 conseguenti adeguamenti degli stanziamenti sono operati, in maniera lineare, sulle spese non aventi natura obbligatoria.

Articolo 5

(Fondo per i trasferimenti correnti alle imprese)

1. A decorrere dall'anno 2006, nello stato di previsione della spesa di ciascun Ministero è istituito un fondo da ripartire, nel quale confluiscono gli importi rideterminati nell'allegato 3 delle dotazioni di bilancio relative ai trasferimenti correnti alle imprese, con esclusione dei contributi in conto interessi" delle spese determinate con la Tabella C della presente legge e di quelle classificate spese obbligatorie.

2. I Ministri interessati presentano annualmente al Parlamento, per l'acquisizione del parere da parte delle Commissioni competenti, una relazione nella quale viene individuata la destinazione delle disponibilità di ciascun fondo, nell'ambito delle autorizzazioni di spesa e delle tipologie di interventi confluiti. Il Ministro dell'Economia e delle Finanze è autorizzato ad apportare con appositi decreti le occorrenti variazioni di bilancio tra le unità previsionali di base interessate, su proposta del Ministro competente.

Articolo 6

(Flessibilità del bilancio)

1. Per il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica ed al fine di assicurare la necessaria flessibilità del bilancio, le dotazioni iniziali delle unità previsionali di base degli stati di previsione dei Ministeri per l'anno finanziario 2006 concernenti spese direttamente regolate per legge sono ridotte del 10 per cento. La disposizione non si applica alle autorizzazioni di spesa aventi natura obbligatoria, alle spese in annualità ed a pagamento differito, agli stanziamenti indicati nelle tabelle C ed F della presente legge, nonché a quelli concernenti i fondi per i trasferimenti correnti alle imprese ed i fondi per gli investimenti di cui, rispettivamente, all'articolo 5 ed al comma 8 del penultimo articolo della presente legge. In ciascuno stato di previsione della spesa sono istituiti un fondo di parte corrente e uno di conto capitale da ripartire nel corso della gestione per provvedere ad eventuali sopravvenute maggiori esigenze di spese oggetto della riduzione, la cui dotazione iniziale è costituita dal 10 per cento dei rispettivi stanziamenti come risultanti dall'applicazione del primo periodo del presente comma. La ripartizione del fondo è disposta con decreti del Ministro competente, comunicati, anche con evidenze informatiche, al Ministero dell'economia e delle finanze, tramite gli Uffici centrali del bilancio, nonché alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti.

Articolo 7

(Esigenze finanziarie per la tutela pubblica della sicurezza)

1. Nello stato di revisione del Ministero dell'interno è istituito un Fondo da ripartire per le esigenze correnti connesse all'acquisizione di beni e servizi dell'amministrazione, con una dotazione per l'anno 2006, di 100 milioni di euro. Con decreti del Ministro dell'interno, da comunicare, anche con evidenze informatiche, al Ministero dell'economia e delle finanze, tramite l'Ufficio centrale del bilancio, nonché alle competenti commissioni parlamentari, e alla Corte dei Conti, si provvede alla ripartizione del Fondo tra le unità revisionali di base interessate del medesimo stato di previsione.

2. Per le esigenze infrastrutturali e di investimento delle forze dell'ordine, è autorizzata la spesa di 100 milioni di euro per l’anno 2006, iscritte in un Fondo dello stato di previsione del Ministero dell'interno, da ripartire nel corso della gestione tra le unità revisionali di base da comunicare, anche con evidenze informatiche, al Ministero dell'economia e delle finanze, tramite l'Ufficio centrale del bilancio, nonché alle competenti commissioni parlamentari, e alla Corte dei Conti.

Articolo 8

(Limitazione dei pagamenti)

1. Per l’anno 2006 i pagamenti per spese di investimento di ANAS S.p.a., ivi compresi quelli a valere sulle risorse derivanti dall'accensione dei mutui, non possono superare complessivamente r ammontare di 1.700 milioni di euro.

Per l’anno 2006 le erogazioni alle imprese a titolo di contributo a fondo perduto, relative all'articolo 1, comma 2, del decreto legge n. 415 del 1992, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 488 del 1992, all'articolo 2, comma 203, della legge
del 23 dicembre 1996, n. 662, alla legge 1 Marzo 1986, n. 64, e alla legge 17 febbraio 1982, n. 46, non possono superare l'importo complessivo di 1.900 milioni di euro. Ai fini del relativo monitoraggio il Ministero delle Attività produttive comunica mensilmente al Ministero dell'economia e delle finanze i pagamenti effettuate.

Per L’anno 2006, con riferimento a ciascun ministero, i pagamenti per spese relative a investimenti fissi lordi non possono superare il 95 per cento del corrispondente importo pagato nell'anno 2004.

Per L’anno 2006, al fine di contribuire al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, i soggetti titolari di contabilità speciali aperte presso le sezioni di tesoreria statale ai sensi degli articoli 585 e seguenti del Regio decreto 23 maggio 1924, n. 827, non possono dispone pagamenti per un importo complessivo superiore all' 80 per cento di quello rilevato nell'esercizio 2005.

La disposizione di cui al comma 4 non si applica alle contabilità speciali intestate agli organi periferici delle Amministrazioni Centrali dello Stato, alle contabilità speciali di servizio istituite per operare girofondi di entrate contributive e fiscali, alle
contabilità speciali aperte per interventi di emergenza e alle contabilità speciali per interventi per le aree depresse e per l'innovazione tecnologica.

6. I soggetti interessati possono richiedere al Ministero dell'Economia e delle Finanze deroghe al vincolo di cui al comma 4 per effettive, motivate e documentate esigenze. L'accoglimento della richiesta, ovvero l'eventuale diniego totale o parziale, è disposto con decreto dirigenziale.

Articolo 9

(Conti di tesoreria non movimentati)

Fermo restando il disposto del comma 5 dell’articolo 10 del D.P.R. 367 del 94, per L’anno 2006 una quota non inferiore al sessanta per cento delle somme giacenti sulle contabilità speciali, di cui all'articolo 585 del Regio decreto 23 maggio 1924, n. 827, comunque costituite presso le sezioni di tesoreria, e sui conti correnti aperti presso la Tesoreria Centrale, alimentati anche parzialmente con fondi del Bilancio dello Stato, con esclusione di quelli accesi ai sensi degli articoli 576 e seguenti del predetto Regio Decreto, non movimentati da oltre un anno, deve essere versata ad apposito capitolo dell'entrata del Bilancio dello Stato, entro il mese di gennaio 2006, assicurando maggiori entrate per il bilancio dello Stato, al netto dell'importo di cui al comma successivo, per un ammontare non inferiore a 1.600 milioni di euro per L’anno 2006.

Un importo pari ad un sesto delle somme versate ai sensi del comma 1 è contestualmente iscritto in un apposito Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, per la eventuale restituzione parziale alle
Amministrazioni interessate su loro richiesta.

Articolo 10

(Riassegnazioni di entrate)

1. A decorrere dall'anno 2006 l'ammontare complessivo delle riassegnazioni di entrate, previste da specifiche disposizioni legislative, non potrà superare, per ciascuna Amministrazione, l'importo complessivo delle riassegnazioni effettuate nell'anno 2005. La limitazione non si applica alle riassegnazioni per le quali l'iscrizione della spesa non ha impatto sul conto economico consolidato delle pubbliche amministrazioni, nonché a quelle riguardanti l'attuazione di interventi cofinanziati dall'Unione Europea.

2. All'art. 1, comma 309, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, dopo le parole: "degli uffici giudiziali", sono inserite le seguenti "e allo stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, per le spese riguardanti il funzionamento del Consiglio di Stato e dei Tribunali amministrativi regionali".

Articolo 11

(Versamento accantonamenti enti pubblici)

Le somme di cui all'art. 2, commi 1 e 2, del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 29 novembre 2002, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 282 del 2 dicembre 2002, in attuazione dell'art. 1, comma 4, del decreto
legge 6 settembre 2002, n. 194, convertito dalla legge 31 ottobre 2002, n. 246, nonché le somme di cui all'art. 1, comma 8 del decreto-legge 12 luglio 2004, n. 168, convertito dalla legge 30 luglio 2004, n. 191, sono versate da ciascun ente, entro il 30 giugno 2006, all'entrata del bilancio dello Stato, con imputazione al capo X, capitolo 2961.
E' fatto divieto alle Autorità vigilanti di approvare i bilanci di Enti ed Organismi pubblici in cui gli Amministratori non abbiano espressamente dichiarato nella relazione sulla gestione di aver ottemperato alle disposizioni di cui al comma 1 del presente articolo.
Articolo 12

(Debiti pregressi delle amministrazioni centrali dello Stato)

1. Ferma restando la disposizione di cui all'articolo 23, comma 5, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, al fine di provvedere all'estinzione dei debiti pregressi contratti dalle amministrazioni centrali dello Stato nei confronti di enti, società, persone fìsiche, istituzioni ed organismi vari, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze è istituito un Fondo con una dotazione finanziaria pari a 170 milioni di euro per l'anno 2006 e a 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008. Alla ripartizione del predetto Fondo si provvede con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze su proposta del Ministro competente.

Articolo 13

(Autofinanziamento delle Authorities)

1. A decorrere dall'anno 2007, gli stanziamenti in favore della CONSOB, dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici, dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, determinati dalla tabella C della legge finanziaria ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni ed integrazioni, sono soppressi

2. A partire dall'anno 2006 i predetti enti sono finanziati dal mercato di competenza. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri interessati, da adottare entro il mese di gennaio 2006, sono fissate le quote di contribuzioni a carico degli utenti in misura tale da assicurare la funzionalità degli enti medesimi.

In via transitoria, per L’anno 2006, nelle more dell'attivazione della modalità di finanziamento prevista dal comma 2, le risorse per il funzionamento dei predetti organismi restano determinate, a titolo di anticipazione, dalla tabella C della presente legge.

Entro il mese di ottobre dell’anno 2006 gli organismi di cui al presente articolo provvedono a versare, all'entrata del bilancio dello Stato, le somme anticipate di cui al comma 3.

Dopo il comma 7 dell'articolo 10 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, è aggiunto il seguente: "7-bis. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ai fini della copertura dei costi relativi al controllo delle operazioni di
concentrazione, determina annualmente le contribuzioni dovute dalle imprese tenute all'obbligo di comunicazione ai sensi dell'articolo 16, comma 1. A tal fine, l'Autorità adotta criteri di parametrazione dei contributi commisurati ai costi complessivi relativi all'attività di controllo delle concentrazioni, tenuto conto della rilevanza economica dell'operazione, sulla base del valore della transazione interessata e comunque in misura
non superiore all' 1,2 % del valore stesso, stabilendo soglie minime e massime della contribuzione."

All'articolo 32, comma 2 bis, della legge 11 febbraio 1994, n. 109, inserito dall'articolo 5, comma 16 sexies, della legge 14 maggio 2005, n. 80, la parola "diecimila" è sostituita con "mille."

Gli importi dei corrispettivi dovuti alla Camera arbitrale per la decisione delle controversie di cui all'articolo 32 della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modifiche ed integrazioni, sono direttamente versati all'Autorità per la vigilanza sui
lavori pubblici.

Articolo 14

(Autofinanziamento delle Agenzie fiscali)

1. Il comma 2 dell'articolo 70 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, è sostituito dal seguente:

"2.1 finanziamenti di cui al comma 1, lettera a), vengono determinati in modo da tenere conto dell'incremento dei livelli di adempimento fiscale e del recupero di gettito nella lotta all'evasione.

I finanziamenti vengono accreditati a ciascuna Agenzia su apposita contabilità speciale soggetta ai vincoli del sistema di tesoreria unica"

2. Per l'anno 2006 le dotazioni da assegnare alle Agenzie fiscali, escluso l'ente pubblico economico "Agenzia del Demanio", sono determinate con la legge di bilancio negli importi risultanti dalla legislazione vigente.

3. A decorrere dall'esercizio 2007 le predette dotazioni sono rideterminate applicando alla media delle somme incassate nell'ultimo triennio consuntivato, rilevata dal rendiconto generale delle Amministrazioni dello Stato, relativamente alle unità previsionali di base dello stato di previsione dell'entrata, indicate nell'elenco 1 allegato alla presente legge, le seguenti percentuali e comunque con una dotazione non superiore a quella dell'anno precedente incrementata del 5 per cento:

a) Agenzia delle entrate 0,65 per cento;

b) Agenzia del territorio 0,13 per cento;

c) Agenzie delle dogane 0,15 per cento.

4. Le dotazioni determinate ai sensi dei commi 2 e 3, considerato l'andamento dei fattori della gestione delle Agenzie, possono essere integrate, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di un importo calcolato in base all'incremento percentuale dei versamenti relativi alle unità previsionali di base dell'ultimo esercizio consuntivato di cui all'elenco 1 allegato alla presente legge, raffrontati alla media dei versamenti risultanti dal rendiconto generale delle Amministrazioni dello Stato dei tre esercizi finanziari precedenti, a normativa invariata, al netto degli effetti prodotti da fattori normativi ed al netto della variazione proporzionale del prodotto interno lordo in termini nominali, e comunque entro il limite previsto dal comma precedente.

5. Restano invariate le disposizioni di cui all'articolo 3, comma 165 della Legge 24 dicembre
2003, n. 350.

Annualmente il Ministro dell'economia e delle finanze, in relazione al livello degli incassi risultanti dall'ultimo esercizio consuntivato sulle unità previsionali di base di cui all'elenco 1 allegato alla presente legge e alla verifica dei risultati dell'esercizio precedente conseguiti in attuazione delle convenzioni di cui all'articolo 59 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, può con proprio decreto, da emanare entro il mese di luglio dell'anno precedente a quello in cui dovranno determinarsi le nuove dotazioni, modificare le percentuali di cui ai commi precedenti ed aggiornare il predetto elenco 1.

Articolo 15

(Rifinanziamento della legge 1 agosto 2002, n. 166)

1. E' autorizzata la spesa annua di 200 milioni di euro per quindici anni a decorrere dal 2007, per il finanziamento degli interventi di realizzazione delle opere strategiche di preminente interesse nazionale di cui all'articolo 13 della legge 1° agosto 2002, n. 166 nonché del programma nazionale degli interventi nel settore idrico relativamente alla prosecuzione degli interventi infrastrutturali di cui all'articolo 141, commi 1 e 3 della legge 23 dicembre 2000, n. 388.

Articolo 16

(Modifiche all’articolo 75 della legge 27 dicembre 2002, n. 289)

1. All'articolo 75 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, dopo la parola "prioritariamente" sono inserite le seguenti: "fino al 31 dicembre 2005";

b) dopo il comma 5 è inserito il seguente: "5 bis. Per la prosecuzione degli interventi relativi al "Sistema alta velocità/alta capacità", sono concessi a Ferrovie dello Stato o a società del gruppo contributi quindicennali in conto impianti di 100 milioni di
euro a decorrere dal 2006 e di ulteriori 100 milioni di euro dal 2007.".

Articolo 17

(Contratto di programma Poste)

1. Ai fini dell'applicazione del contratto di programma 2003-2005 tra il Ministero delle comunicazioni, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze per quanto attiene gli aspetti finanziari, e Poste Italiane S.p.A., in relazione agli obblighi del servizio pubblico universale per i recapiti postali, il Ministero dell'economia e delle finanze è autorizzato a

corrispondere a Poste Italiane S.p.A., l'ulteriore importo di 40 milioni di euro per ciascuno degli anno 2006, 2007 e 2008.

Articolo 18

(Missioni di pace)

1. Per L’anno 2006 il Fondo di riserva per provvedere ad eventuali esigenze connesse con la proroga delle missioni internazionali di pace è stabilito in 600 milioni di euro. Il Ministro dell'economia e delle finanze provvede ad inviare al Parlamento copia delle deliberazioni relative all'utilizzo del Fondo e di esse viene data formale comunicazione alle competenti Commissioni parlamentari.

Articolo 19

(Protezione civile)

1. Il Dipartimento della protezione civile è autorizzato ad erogare ai soggetti competenti contributi quindicennali per gli interventi e le opere di ricostruzione nei tenitori colpiti da calamità naturali per i quali è intervenuta la dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225. Alla ripartizione dei contributi si provvede con ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri, adottate ai sensi dell'articolo 5, comma 2, della citata legge n. 225 del 2992, Per le finalità di cui al presente comma è autorizzata la spesa annua di 50 milioni di euro per quindici anni, a decorrere dall'anno 2006.

Articolo 20

(Proroghe agevolazioni fiscali)

1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge e fino al 31 dicembre 2006, si applicano:

a) le disposizioni in materia di riduzione di aliquote di accisa sulle emulsioni stabilizzate, di cui all'articolo 24, comma 1, lettera d), della legge 23 dicembre 2000, n. 388, nonché la disposizione contenuta nell'articolo 1, comma I-bis, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 452, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n. 16, e, per il medesimo periodo, l'aliquota di cui al numero 1) della predetta lettera d) è stabilita in euro 256,70 per mille litri;

b) le disposizioni in materia di aliquota di accisa sul gas metano per combustione per uso industriale di cui all'articolo 4 del decreto-legge 1° ottobre 2001, n. 356, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2001, n. 418;

c) le disposizioni in materia di accisa concernenti le agevolazioni sul gasolio e sul GPL impiegati nelle zone montane e in altri specifici tenitori nazionali, di cui all'articolo 5 del decreto-legge 1° ottobre 2001, n. 356, convenite, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2001, n. 418;

d) le disposizioni in materia di agevolazione per le reti di teleriscaldamento alimentate con biomassa ovvero con energia geotermica, di cui all'articolo 6 del decreto-legge 1° ottobre 2001, n. 356, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2001, n. 418;

e) le disposizioni in materia di aliquote di accisa sul gas metano per combustione per usi civili, di cui all'articolo 27, comma 4, della legge 23 dicembre 2000, n. 388;

f) le disposizioni in materia di accisa concernenti le agevolazioni sul gasolio e sul GPL impiegati nelle frazioni parzialmente non metanizzate di comuni ricadenti nella zona climatica E, di cui al comma 2 dell'articolo 13 della legge 28 dicembre 2001, n. 448;

g) le disposizioni in materia di accisa concernenti il regime agevolato per il gasolio per autotrazione destinato al fabbisogno della provincia di Trieste e dei comuni della provincia di Udine, di cui al comma 6 dell'articolo 21 della legge 27
dicembre 2002, n. 289;

h) le disposizioni in materia di accisa concernenti le agevolazioni sul gasolio utilizzato nelle coltivazioni sotto sena, di cui all'articolo 2, comma 4, della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

2. All'articolo 19, comma 3, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, le parole: "31 dicembre 2005" sono sostituite dalle seguenti: "31 dicembre 2006".

3. All'articolo 45, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, le parole da: "per i sei periodi d'imposta successivi" fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: "per i sette periodi d'imposta successivi l'aliquota è stabilita nella misura dell'I,9 per cento; per il periodo d'imposta in corso al 1° gennaio 2006 l'aliquota è stabilita nella misura del 3,75 per cento".

4. Per l'anno 2006 sono prorogate le disposizioni di cui all'articolo 11 della legge 23 dicembre 2000, n. 388.

Il termine del 31 dicembre 2005, di cui al comma 571 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, concernente le agevolazioni tributarie per la formazione e l'arrotondamento della proprietà contadina, è prorogato al 31 dicembre 2006.

5. Sono prorogate per L’anno 2006, nella misura e alle condizioni ivi previste, le agevolazioni tributarie in materia di recupero del patrimonio edilizio relative:

a) agli interventi di cui all'articolo 2, comma 5, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, per le spese sostenute dal 1° gennaio 2006 al 31 dicembre 2006;

b) agli interventi di cui all'articolo 9, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, nel testo vigente al 31 dicembre 2003, eseguiti entro il 31 dicembre 2006 dai soggetti ivi indicati che provvedano alla successiva alienazione o
assegnazione dell'immobile entro il 30 giugno 2007 .

6.All'articolo 2, comma 11, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, le parole: "Per gli anni 2003, 2004 e 2005"sono sostituite dalle seguenti: "Per gli anni 2003, 2004, 2005 e 2006"

7. Per l'anno 2006 il limite di non concorrenza alla formazione del reddito di lavoro dipendente, relativamente ai contributi di assistenza sanitaria, di cui all'articolo 51, comma 2, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, è fissato in euro 3.615,20.

8. I contribuenti, in sede di dichiarazione dei redditi per l'anno 2006, possono applicare le disposizioni del testo unico delle imposte sui redditi in vigore al 31 dicembre 2002 ovvero quelle in vigore al 31 dicembre 2004, se più favorevoli.

9. Sono prorogate per L’anno 2006, nella misura e alle condizioni ivi previste, le agevolazioni tributarie in materia di recupero del patrimonio edilizio relative alle prestazioni di cui all'articolo 7, comma 1, lettera b), della legge 23 dicembre 1999, n. 488, fatturate dal 1° gennaio 2006.

10. All'articolo 30, comma 4, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, le parole: " 31 dicembre 2005" sono sostituite dalle seguenti: " 31 dicembre 2006".

11. Il termine previsto dall'articolo 43, comma 3, della legge 1° agosto 2002, n. 166, prorogato, da ultimo, al 31 dicembre 2005 dall'articolo 1, comma 507, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è ulteriormente prorogato al 31 dicembre 2006.

CAPO III

PATTO DI STABILITA’ INTERNO

Articolo 21

(Patto di stabilità interno)

1. Ai fini della tutela dell'unità economica della Repubblica e a modifica di quanto stabilito per il patto di stabilità interno dall'articolo 1, commi da 21 a 41, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano, le province, i comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti e le comunità montane con popolazione
superiore a 50.000 abitanti concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2006-2008 con il rispetto delle disposizioni di cui ai seguenti commi, che costituiscono principi fondamentali del coordinamento della finanza pubblica ai sensi degli articoli 117, terzo comma, e 119, secondo comma, della Costituzione.

2. Il complesso delle spese correnti, con esclusione di quelle di carattere sociale, per ciascuna regione a statuto ordinario, determinato ai sensi del comma 4, non può essere superiore, per l'anno 2006, al corrispondente ammontare di spese correnti dell'anno 2004 diminuito del 3,8 per cento e, per gli anni 2007 e 2008, non può essere superiore al complesso delle corrispondenti spese correnti dell'anno precedente aumentato, rispettivamente, dello 0,4 per cento e del 2,5 per cento. Per gli stessi enti il complesso delle spese in conto capitale, determinato ai sensi del comma 5, non può essere superiore, per L’anno 2006, al corrispondente ammontare di spese in conto capitale dell'anno 2004
aumentato del 6,9 per cento e, per ciascuno degli anni 2007 e 2008, al complesso delle corrispondenti spese in conto capitale dell'anno precedente aumentato del 4 per cento.

3. Il complesso delle spese correnti, con esclusione di quelle di carattere sociale, per ciascuna provincia, per ciascun comune con popolazione superiore a 3.000 abitanti e per ciascuna comunità montana con popolazione superiore a 50.000 abitanti, determinato ai sensi del comma 4, non può essere superiore, per l'anno 2006, al corrispondente ammontare di spese correnti dell'anno 2004 diminuito del 6,7 per cento, per l'anno 2007, al complesso delle corrispondenti spese correnti dell'anno 2006 diminuito dello 0,3 per cento e, per l'anno 2008, al complesso delle corrispondenti spese correnti dell'anno 2007 aumentato dell' 1,9 per cento. Per gli stessi enti il complesso delle spese in conto capitale, determinato ai sensi del comma 5, non può essere superiore, per L’anno 2006, al corrispondente ammontare di spese in conto capitale dell'anno 2004 aumentato del 10 per cento e, per ciascuno degli anni 2007 e 2008, al complesso delle corrispondenti spese in conto capitale dell'anno precedente aumentato del 4 per cento.

4. Il complesso delle spese correnti di cui ai commi 2 e 3 deve essere calcolato, sia per la gestione di competenza che per quella di cassa, al netto delle:

a) spese di personale, cui si applica la specifica disciplina di settore;

b)spese per la sanità per le sole regioni, cui si applica la specifica disciplina di settore;

c) spese per trasferimenti correnti destinati alle Amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato e individuate dall'Istituto nazionale di statistica nell'elenco annualmente pubblicato in applicazione di quanto stabilito dall'articolo 1, comma 5, della legge 30 dicembre 2004, n. 311;

d) spese di carattere sociale quali risultano dalla classificazione per funzioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 gennaio 1996, n. 194.

5. Il complesso delle spese in conto capitale di cui ai commi 2 e 3 deve essere calcolato, sia per la gestione di competenza che per quella di cassa, al netto delle:

a) spese per trasferimenti in conto capitale destinati alle Amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato e individuate dall'Istituto nazionale di statistica nell'elenco annualmente pubblicato in applicazione di quanto stabilito dall'articolo 1, comma 5, della legge 30 dicembre 2004, n. 311;

b) spese derivanti dall'acquisizione di partecipazioni azionarie e altre attività finanziarie, da conferimenti di capitale e da concessioni di crediti.

6. Gli enti di cui al comma 1 possono eccedere i limiti di spesa stabiliti dai commi 2 e 3 per le spese in conto capitale nei limiti derivanti da corrispondenti riduzioni di spesa corrente aggiuntive rispetto a quelle stabilite dagli stessi commi 2 e 3.

7. Per gli anni 2006, 2007 e 2008, le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano concordano, entro il 31 marzo di ciascun anno, con il Ministero dell'economia e delle finanze il livello delle spese correnti e in conto capitale, nonché dei relativi pagamenti, in coerenza con gli obiettivi di finanza pubblica per il periodo 2006 - 2008, anche con riferimento, per quanto riguarda le spese di personale, a quanto previsto ai punti 7 e 12
dell'accordo sottoscritto tra Governo, Regioni e autonomie locali in sede di Conferenza Unificata il 28 luglio 2005; in caso di mancato accordo si applicano le disposizioni stabilite per le regioni a statuto ordinario. Per gli enti locali dei rispettivi tenitori provvedono, alle finalità di cui al presente articolo, le regioni a statuto speciale e le province
autonome di Trento e di Bolzano ai sensi delle competenze alle stesse attribuite dai rispettivi statuti di autonomia e dalle relative norme di attuazione. Qualora le predette regioni e province autonome non provvedano, entro il 31 marzo di ciascun anno, si applicano, per gli enti locali dei rispettivi tenitori, le disposizioni previste per gli altri enti locali. Resta ferma la facoltà delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano di estendere le regole del patto di stabilità interno nei confronti degli enti ed organismi strumentali.

8. Gli enti di nuova istituzione nell'anno 2006, o negli anni successivi, sono soggetti alle regole del patto di stabilità interno dall'anno in cui è disponibile la base annua di calcolo su cui applicare dette regole.

9. Le disposizioni di cui all'articolo 3, commi 2, 3 e 4, al fine di realizzare le riduzioni di spesa corrente di misura non inferiore a quelle ivi indicate, costituiscono obiettivi prioritari di contenimento della spesa pubblica nell'ambito dell'obiettivo generale individuato dal patto di stabilità interno per le regioni e gli enti locali.

10. Continuano ad applicarsi le disposizioni recate dall'articolo 1, commi 30, 31, 32, 33, 34, 35 e 37, della legge 30 dicembre 2004, n. 311.

11. I limiti di spesa per gli enti locali sono determinati in misura più favorevole o sfavorevole rispetto a quelli previsti dal comma 3 a seconda che l'ente presentì un livello di spesa annua pro capite, rispettivamente inferiore o superiore alla spesa media pro capite della fascia demografica di appartenenza. I limiti sono determinati con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza Stato città, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, in misura tale che venga comunque conseguito l'obiettivo complessivo di finanza pubblica stabilito per gli enti locali dal presente articolo.

Articolo 22

(Compartecipazione locale all’ IRPEF e trasferimenti per gli enti locali)

1. Le disposizioni in materia di compartecipazione provinciale e comunale al gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche di cui all'articolo 31, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n.289, già confermate, per l'anno 2004, dall'articolo 2, comma 18, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 e, per l'anno 2005, dall'articolo 1, comma 65, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono prorogate per l'anno 2006.

2. I trasferimenti erariali per l'anno 2006 di ogni singolo ente locale sono determinati in base alle disposizioni recate dall'articolo 1, comma 63, della legge 30 dicembre 2004, n. 311.

3. I contributi e le altre provvidenze in favore degli enti locali di cui all'articolo 1, comma 64, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 sono confermati nello stesso importo per l'anno 2006.

Articolo 23

(Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici-SIOPE)

1. Sono tenute alla codificazione uniforme di cui all'articolo 28, commi 3, 4 e 5, della legge 27 dicembre 2002, n. 289 le amministrazioni inserite nel conto economico consolidato e individuate nell'elenco annualmente pubblicato dall'Istituto nazionale di statistica in applicazione di quanto stabilito dall'articolo 1, comma 5, della legge 30 dicembre 2004, n. 311.

Articolo 24

(Imposta sostitutiva sui proventi obbligazionari)

1. All'articolo 1 del decreto legislativo 1° aprile 1996, n. 239, il comma 2 è sostituito dal seguente:

"2. Per i proventi dei titoli obbligazionari emessi dagli enti territoriali ai sensi degli articoli 35 e 37 della legge 23 dicembre 1994, n. 724, si applica l'imposta sostitutiva di cui all'articolo 2. Tale imposta spetta agli enti territoriali emittenti ed è agli stessi versata con le modalità di cui al capo III del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.".

CAPO IV

ONERI DI PERSONALE

Articolo 25

(Adeguamento delle risorse contrattuali biennio 2004-05 a seguito protocollo d'intesa del 27 maggio 2005)

1. Ai fini di quanto disposto dall'articolo 48, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le risorse per la contrattazione collettiva nazionale previste per il biennio 2004-2005 dall'art. 3, comma 46, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, e dall'art. 1, comma 88, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, a carico del bilancio statale, sono
incrementate, a decorrere dall'anno 2006, di 390 milioni di euro da destinare anche all’incentivazione della produttività.

2. Le risorse previste dall'art. 3, comma 47, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, e dall'art. 1, comma 89, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, per i miglioramenti economici e per l'incentivazione della produttività al rimanente personale statale in
regime di diritto pubblico riferite al biennio 2004- 2005 sono incrementate di 155 milioni di euro a decorrere dall'anno 2006 con specifica destinazione di 136 milioni di euro per il personale delle forze armate e dei corpi di polizia di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195.

3. In deroga a quanto stabilito dall'articolo 48, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, i maggiori oneri di personale del biennio contrattuale 2004-2005 derivanti dall'attuazione del Protocollo di intesa sottoscritto dal Governo e le
Organizzazioni sindacali il 27 maggio 2005, per il personale dipendente da amministrazioni, istituzioni ed enti pubblici diversi dall’amministrazione statale, sono posti a carico del bilancio dello Stato per un importo complessivo di 220 milioni di euro a decorrere dall'anno 2006. La presente disposizione non si applica alle Regioni a statuto speciale, alle province autonome di Trento e Bolzano nonché agli enti locali ricadenti sul territorio delle Regioni Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta e delle Province autonome di Trento e Bolzano. Per gli enti del Servizio sanitario nazionale si applica il comma 6.

4. Al riparto delle risorse indicate al comma 3 tra le amministrazioni dei comparti interessati si provvede, dopo la sottoscrizione dei rispettivi contratti collettivi nazionali di lavoro, sulla base delle modalità e dei criteri che saranno definiti, entro 180 giomi dall'entrata in vigore della presente legge, con Decreto del Ministro dell'economia e delle finanze e concerto con il Ministro per la funzione pubblica.

5. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le necessarie variazioni di bilancio.

6. Le somme indicate ai commi 1,2e 3, comprensive degli oneri contributivi e dell'IRAP di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, concorrono a costituire l'importo complessivo massimo di cui all'articolo 11, comma 3, lettera h)
della legge 5 agosto 1978, n. 468 e successive modificazioni.

7. Per le finalità indicate al comma 3 del presente articolo, in deroga a quanto stabilito dall'Intesa tra Governo, regioni e le province autonome di Trento e Bolzano del 23 marzo 2005, il concorso dello Stato al finanziamento della spesa
sanitaria è incrementato, in via aggiuntiva, di 213 milioni di euro a decorrere dal 2006.

Articolo 26

(Risorse rinnovi contrattuali biennio 2006-2007)

Per il biennio 2006-2007, in applicazione dell'articolo 48, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, gli oneri posti a carico del bilancio statale per la contrattazione collettiva nazionale, sono quantificati complessivamente in 230 milioni di euro per l'anno 2006 e in 335 milioni di euro a decorrere dall'anno 2007.
2. Per il biennio 2006-2007, le risorse per i miglioramenti economici del rimanente personale statale in regime di diritto pubblico sono determinate complessivamente in 100 milioni di euro per L’anno 2006 e in 170 milioni di euro a decorrere dall'anno 2007 con specifica destinazione, rispettivamente, di 70 e 105 milioni di euro per il personale delle forze armate e dei corpi di polizia di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195.

3. Le somme di cui ai commi 1 e 2, comprensive degli oneri contributivi e dell'IRAP di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, concorrono a costituire l'importo complessivo massimo di cui all'articolo 11, comma 3, lettera h)
della legge 5 agosto 1978, n. 468 e successive modificazioni.

4. Per il personale dipendente da amministrazioni, istituzioni ed enti pubblici diversi dall'amministrazione statale, gli oneri derivanti dai rinnovi contrattuali per il biennio 2006-2007, nonché quelli derivanti dalla corresponsione dei miglioramenti economici al personale di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sono posti a carico dei rispettivi bilanci ai sensi dell'articolo 48, comma 2, del medesimo decreto legislativo. In sede di deliberazione degli atti di indirizzo previsti dall'articolo 47, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, i comitati di settore provvedono alla quantificazione delle relative risorse, attenendosi ai criteri previsti per il personale delle amministrazioni dello Stato di cui al comma 1.

Articolo 27

(Limiti all'utilizzo di personale a tempo determinato)

1. A decorrere dall'anno 2006 le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie, incluse le agenzie fiscali di cui agli articoli 62, 63, e 64 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni, gli enti pubblici non economici, gli enti di ricerca, le università e gli enti pubblici di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni possono avvalersi di personale a tempo determinato o con convenzioni
ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nel limite del 60% della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2003. Per il comparto scuola e per quello delle istituzioni di alta formazione e specializzazione artistica e musicale trovano applicazione le specifiche disposizioni di settore. Il mancato rispetto dei limiti di cui al presente comma costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale.

2. Per gli enti di ricerca, l'Istituto superiore di sanità, l'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, l'Agenzia per i servizi sanitari regionali, l'Agenzia italiana del farmaco, l'Agenzia spaziale italiana, l'Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente, il CNIPA, nonché per le università e le scuole superiori ad ordinamento
speciale, sono fatte comunque salve le assunzioni a tempo determinato e la stipula di contratti di collaborazione coordinata e continuativa per l'attuazione di progetti di ricerca e di innovazione tecnologica ovvero di progetti finalizzati al
miglioramento di servizi anche didattici per gli studenti, i cui oneri non risultino a carico dei bilanci di funzionamento degli enti o del Fondo di finanziamento degli enti o del Fondo di finanziamento ordinario delle università.

Articolo 28

(Interventi in materia di risorse destinate alla contrattazione integrativa e di lavoro straordinario)

1. A decorrere dall'anno 2006 l'ammontare complessivo dei fondi per il finanziamento della contrattazione integrativa delle amministrazioni dello Stato, delle agenzie, incluse le Agenzie Fiscali di cui agli articoli 62 63 e 64 del D.L.vo 30 luglio 1999, n. 300 e successive modificazioni, degli Enti pubblici non economici, inclusi gli enti di ricerca e quelli pubblici indicati all'alt. 70, comma 4, del medesimo decreto legislativo 31 marzo 2001 n. 165 e delle Università, determinato ai sensi delle rispettive normative contrattuali, non può eccedere quello previsto per l'anno 2004 come certificato dagli organi di controllo di cui all'ari 48, comma 6, del d.lgs. 31 marzo 2001, n. 165 e, ove previsto, all'art. 39, comma 3-ter della legge 27.12.1997, n. 449 e successive modificazioni.

2. E' fatto divieto di costituire i fondi in assenza di certificazione, da parte degli organi di controllo di cui al comma 1, della compatibilità economico finanziaria dei fondi relativi al biennio precedente.

3. L'ammontare complessivo dei fondi può essere incrementato degli importi fissi previsti dai contratti collettivi nazionali, che non risultino già confluiti nei fondi dell'anno 2004.


4. A decorrere dal 1° gennaio 2006, al fine di uniformare i criteri di costituzione dei fondi, le eventuali risorse aggiuntive ad essi destinate devono coprire tutti gli oneri accessori, ivi compresi quelli a carico delle amministrazioni, anche se di pertinenza di altri capitoli di spesa.

5. Gli importi relativi alle spese per le progressioni all'interno di ciascuna area professionale o categoria continuano ad essere a carico dei pertinenti fondi e sono portati, in ragione d'anno, in detrazione dai fondi stessi per essere assegnati ai capitoli stipendiali fino alla data del passaggio di area o di categoria dei dipendenti che ne hanno usufruito, o di cessazione dal servizio a qualsiasi titolo avvenuta. A decorrere da tale data i predetti importi sono riassegnati, in base alla vigente normativa contrattuale, ai fondi medesimi.

6. A decorrere dal 1° gennaio 2006, le amministrazioni pubbliche, ai fini del finanziamento della contrattazione integrativa, tengono conto dei processi di rideterminazione delle dotazioni organiche e degli effetti delle limitazioni in materia di assunzioni di personale a tempo indeterminato.

7. I risparmi derivanti dall'applicazione del presente articolo costituiscono economie di bilancio per le amministrazioni dello Stato, e concorrono, per gli enti diversi dalle amministrazioni statali, al miglioramento dei saldi di bilancio. Tali somme non possono essere utilizzate per incrementare i fondi negli anni successivi.

8. Il collegio dei revisori di ciascuna amministrazione, o in sua assenza Porgano di controllo interno equivalente, vigila sulla corretta applicazione della normativa del presente articolo anche ai fini di quanto previsto dall'art. 40, comma 3, ultimo periodo, del decreto legislativo 31 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, in ordine alla nullità ed inapplicabilità delle clausole contrattuali difformi.

9. Per il triennio 2006 - 2008, gli stanziamenti relativi alla remunerazione delle prestazioni di lavoro straordinario del personale delle Amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo e delle Agenzie fiscali di cui agli articoli 62, 63 e 64 del
decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, sono ridotti del 10 per cento rispetto alle somme assegnate allo stesso titolo nell'anno 2004 alle singole Amministrazioni con esclusione degli stanziamenti relativi all'amministrazione della pubblica sicurezza per i servizi istituzionali di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, al personale del Dipartimento della Protezione civile alle Forze armate per il personale impegnato nei settori operativi ed all'amministrazione della giustizia per i servizi istituzionali a turno di custodia e sorveglianza dei detenuti e degli internati e per i
servizi di traduzione dei medesimi nonché per la trattazione dei procedimenti penali relativi a fatti di criminalità organizzata.

Articolo 29

(Concorso delle regioni e degli enti locati al contenimento degli oneri di personale)

1. Le amministrazioni regionali e gli enti locali di cui all'articolo 2, commi 1 e 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nonché gli enti del servizio sanitario nazionale, fermo restando il conseguimento delle economie di cui all'articolo 1, commi 98 e 107, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, della presente legge, concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica adottando misure necessarie a garantire che le spese di personale, al lordo degli oneri riflessi a carico delle amministrazioni e dell'IRAP, non superino per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008 il corrispondente ammontare dell'anno 2004 diminuito dell'1%. A tal fine si considerano anche le spese per il personale a tempo determinato, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, o che presta servizio con altre forme di rapporto di lavoro flessibile o con convenzioni.

2. Ai fini dell'applicazione del comma 1 le spese di personale sono considerate al netto:

a) per L’anno 2004 delle spese per arretrati relativi ad anni precedenti per rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro;

b) per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008 delle spese derivanti dai rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro intervenuti successivamente all'anno 2004 e delle spese per assunzioni di personale a tempo indeterminato consentite ai sensi dell'articolo 1, commi 98 e 107, della legge 30 dicembre 2004, n. 311.

3. Gli enti destinatali del presente articolo, nella loro autonomia, possono fare riferimento, quali indicazioni di principio per il conseguimento degli obiettivi di contenimento della spesa di cui al comma 1, alle misure della presente legge riguardanti il
contenimento della spesa per la contrattazione integrativa, limiti all'utilizzo di personale a tempo determinato e le altre specifiche misure in materia di personale.

4. Gli enti locali di cui all’art. 2. commi 1 e 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 possono altresì concorrere al conseguimento degli obiettivi di cui al comma 1 attraverso interventi diretti alla riduzione dei costi di funzionamento degli organi istituzionali, da adottare ai sensi dell'art. 82, comma 11, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e delle altre disposizioni normative vigenti.

5. Al finanziamento degli oneri contrattuali del biennio 2004-2005 concorrono le economie di spesa di personale riferibili all'anno 2005 come individuate dall'articolo 1, comma 91, della legge 30 dicembre 2004, n. 311.

6. Per gli enti del servizio sanitario nazionale le disposizioni del presente articolo costituiscono strumento di rafforzamento dell'Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005, attuativa dell'articolo 1, comma 173, della legge 30 dicembre 2004, n. 311. Gli effetti di tali disposizioni sono valutati nell'ambito del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti di cui all'art. 12 della medesima Intesa, ai fini del concorso da parte dei predetti enti al rispetto degli obblighi comunitari ed alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica di cui all'articolo 1, comma 164, della legge 30 dicembre 2004, n. 311.

7. Alla verifica del rispetto degli adempimenti previsti dalla presente norma si procede, per le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, le province e i comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti e le comunità montane con popolazione superiore a 50.000 abitanti, attraverso il sistema di monitoraggio di cui all'articolo 1, comma 30, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e per altri enti destinatali della norma attraverso apposita certificazione, sottoscritta dall'organo di revisione contabile, da inviarsi al Ministero dell'Economia e delle Finanze, entro 60 giorni dalla chiusura dell'esercizio finanziario di riferimento.

8. Le disposizioni del presente articolo costituiscono principi fondamentali del coordinamento della finanza pubblica ai sensi degli articoli 117, comma 3 e 119, comma 2, della Costituzione.

Articolo 30

(Disposizioni per il contenimento degli oneri di personale)

L'articolo 18, comma 1, della legge 11 febbraio 1994, n. 109 che prevede la possibilità di ripartire una quota percentuale dell'importo posto a base di gara tra il responsabile unico del progetto e gli incaricati della redazione del progetto, del piano
della sicurezza, della direzione dei lavori, del collaudo nonché tra i loro collaboratori si interpreta nel senso che tale quota percentuale è comprensiva anche degli oneri previdenziali e assistenziali a
carico dell’Amministrazione.

2. Le somme finalizzate alla corresponsione di compensi professionali comunque dovuti al personale dell'avvocatura interna delle amministrazioni pubbliche sulla base di specifiche disposizioni contrattuali sono da considerare comprensive degli oneri riflessi a carico del datore di lavoro.

3. L'art. 13 della legge 2 aprile 1979, a 97, sostituito dall'art. 6 della legge 19 febbraio 1981, n. 27, si interpreta nel senso che ai fini del mutamento di sede la domanda o la disponibilità o il consenso comunque manifestato dai magistrati per il
cambiamento della località sede di servizio è da considerare, ai fini del riconoscimento del beneficio economico previsto dalla citata disposizione, come domanda di trasferimento di sede.

4. Nei confronti dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche di cui all'art. 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni, per la determinazione dell'equo indennizzo spettante per la perdita
dell'integrità fisica riconosciuta dipendente da causa di servizio si considera l'importo dello stipendio tabellare in godimento alla data di presentazione della domanda, con esclusione di tutte le altre voci retributive anche aventi carattere fìsso e continuativo.

5. La disposizione di cui al comma 4 non si applica ai dipendenti che abbiano presentato domanda antecedentemente alla data del 1° gennaio 2006.

6. L'art. 36 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, cosi come interpretato dall'art. 3, comma 73, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, continua ad applicarsi anche nel triennio 2006-2008.

7. L'indennità di trasferta di cui agli articoli 1, comma 1, della legge 26 luglio 1978, n. 417 e del D.P.R. 16 gennaio 1978, n. 513, l'indennità supplementare prevista dai commi 1 e 2 dell'art. 14 della legge 18 dicembre 1973, n. 836 nonché
l'indennità di cui all'art. 8 del decreto legislativo luogotenenziale 7 giugno 1945, n. 320 sono soppresse. Sono soppresse le analoghe disposizioni contenute nei contratti collettivi nazionali e nei provvedimenti di recepimento degli accordi sindacali, ivi compresi quelli relativi alle carriere prefettizia e diplomatica nonché alle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare, ed in quelli di recepimento dello schema di concertazione per il personale delle Forze annate.

8. Le amministrazioni pubbliche di cui all'art. 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 e gli enti di cui all'art. 70, comma 4, del medesimo decreto legislativo n. 165, non riguardate direttamente dal comma 7, adottano anche in deroga alle specifiche disposizioni di legge e contrattuali, le conseguenti determinazioni sulla base dei rispettivi ordinamenti nel rispetto della propria autonomia organizzativa.

9. Tutte le indennità collegate a specifiche posizioni d'impiego o servizio o comunque rapportate all'indennità di trasferta, comprese quelle di cui alla legge 29 marzo 2001, n. 86, all'art. 13 della legge 2 aprile 1979, n. 97, come sostituito
dall'art. 6 della legge 19 febbraio 1981, n. 27 e dall'art. 2 della legge 4 maggio 1998, n. 133, restano stabilite nelle misure spettanti anteriormente alla data di entrata in vigore della presente legge.

10. Il comma 8 dell'ari 68 del T.U. approvato con D.P.R. 10 gennaio 1957, n. 3 è sostituito dal seguente: "Per le infermità riconosciute dipendenti da causa di servizio è a carico dell'Amministrazione la spesa per la corresponsione di un equo indennizzo per la perdita dell'integrità fisica eventualmente subita dall'impiegato".

11.Sono conseguentemente abrogate il Capo III, articoli da 42 a 47 del D.P.R. 3 maggio 1957, n. 686 nonché la legge 1 novembre 1957, n. 1140, la legge 27 luglio 1962 n. 1116 ed i decreti concernenti norme per l'applicazione delle leggi stesse.

12. Sono contestualmente soppresse tutte le disposizioni che, comunque, pongono le spese di cura a carico dell'Amministrazione, contenute nei contratti collettivi nazionali e nei provvedimenti di recepimento degli accordi sindacali, ivi comprese quelle relative alle carriere prefettizie e diplomatiche nonché alle forze ad ordinamento civile e militare, ed in particolare quelli di recepimento dello schema di concertazione per il personale delle Forze Armate.

13. Le disposizioni del presente articolo, escluso il comma 3, costituiscono norme non derogabili dai contratti o accordi collettivi.

Articolo 31

(Vicedirigenza)

1. Ai fini di quanto disposto dall'articolo 17-bis, comma 1, del decreto legislativo 31 marzo 2001, n. 165, per il personale del comparto Ministeri è stanziata la somma di 15 milioni di euro per L’anno 2006 e 20 milioni di euro a decorrere dall'anno 2007.

Articolo 32

(Mobilità)

1. Al fine di potenziare l'attuazione della mobilità, è costituito un fondo nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze con uno stanziamento annuale pari a 20 milioni di euro a decorrere dall'anno 2006. Tale fondo è destinato alle amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, alle agenzie, incluse le agenzie fiscali, agli enti pubblici non economici, agli enti di ricerca e agli enti di cui all'art. 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, che attivino mobilità di personale di livello non dirigenziale attraverso bandi e avvisi o per mobilità collettiva con il vincolo della destinazione a sedi che presentano vacanze di organico superiori al 40%.

2. La ripartizione del fondo per la mobilità è approvata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. Lo stanziamento a favore delle singole amministrazioni è risolutivamente condizionato all'effettiva attuazione delle relative mobilità, nonché alla condizione che i dipendenti trasferiti permangano nella sede per almeno cinque anni. Con decreto del Ministro per la funzione pubblica emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 400/1988, sono definiti i criteri e le modalità per l’attribuzione dello stanziamento alle singole amministrazioni.

3. Le pubbliche amministrazioni destinatarie del finanziamento trasmettono per ciascuno degli anni 2006, 2007, 2008 e 2009 un resoconto volto a dimostrare la sussistenza delle condizioni di cui ai commi 1 e 2. Nel caso di mancato avveramento delle
condizioni l'amministrazione restituisce il relativo finanziamento, secondo modalità individuate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, per la destinazione ad assunzioni di nuove unità in relazione alle richieste pervenute ai sensi dell'art. 39, comma 3 ter della legge 27 dicembre 1997, n. 449.

4.All'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, dopo il comma 5, inserire il seguente comma: "5-bis. I vincitori dei concorsi devono permanere nella sede di prima destinazione per un periodo non inferiore a cinque anni. La presente disposizione costituisce norma non derogabile dai contratti collettivi".

Articolo 33

(Proroga contratti a tempo determinato)

1. I Ministeri per i beni e le attività culturali, della giustizia, della salute e l'Agenzia del territorio sono autorizzati ad avvalersi, fino al 31 dicembre 2006, del personale in servizio con contratti di lavoro a tempo determinato, prorogati ai sensi dell'articolo 1, comma 117, della legge 30 dicembre 2004, n. 311. Il Ministero dell'economia e delle finanze può continuare ad avvalersi fino al 31 dicembre 2006 del personale utilizzato ai sensi dell'art. 47, comma 10, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni.

2. Il Ministero della giustizia, per le esigenze del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, può continuare ad avvalersi, fino al 31 dicembre 2006, del personale assunto con contratto a tempo determinato ai sensi dell'alt. 3, comma 66, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, entro il limite di spesa di 6 milioni di euro.

3. Possono essere prorogati fino al 31 dicembre 2006 i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati dagli organi della magistratura amministrativa nonché i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati dall'INPS, dall'INPDAP e
dall'INAIL già prorogati ai sensi dell'articolo 1, comma 118, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, i cui oneri continuano ad essere posti a carico dei bilanci degli enti predetti.

4. L'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT) può continuare ad avvalersi, fino al 31 dicembre 2006, del personale in servizio nell'anno 2005 con contratto a tempo determinato o con convenzione o con altra forma di flessibilità e di collaborazione nel limite massimo di spesa complessivamente stanziata per lo stesso personale nell'anno 2005 dalla predetta Agenzia. I relativi oneri continuano a fare carico sul bilancio dell'Agenzia. Il Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA) è autorizzato a prorogare, fino al 31 dicembre 2006, i rapporti di lavoro del personale con contratto a tempo determinato in servizio nell'anno 2005. I relativi oneri continuano a fare carico sul bilancio del Centro.

5. L'Ente nazionale di previdenza e assistenza per i lavoratori dello spettacolo (ENPALS) può continuare ad avvalersi, fino al 31 dicembre 2006, del personale in servizio nell'anno 2005 con contratto di lavoro a tempo determinato, nel limite
massimo di spesa complessivamente stanziato per lo stesso personale nell'anno 2005. I relativi oneri continuano ad essere posti a carico del bilancio dell'Ente.

6. Il Corpo forestale dello Stato è autorizzato ad avvalersi, fino al 31 dicembre 2006, del personale a tempo determinato assunto ai sensi della legge 5 aprile 1985, n. 124, nei limiti della spesa sostenuta per lo stesso personale nell'anno 2005.

7. Le procedure di conversione in rapporti di lavoro a tempo indeterminato dei contratti di formazione e lavoro, di cui all'art. 1, comma 121 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, possono essere effettuate unicamente nel rispetto delle limitazioni e
delle modalità previste dalla normativa vigente per l'assunzione di personale a tempo indeterminato. I rapporti in essere instaurati con il personale interessato alla predetta conversione sono comunque prorogati al 31 dicembre 2006.

8. I comandi del personale della società Poste italiane Spa e dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, di cui all'art. 1, comma 123, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono prorogati al 31 dicembre 2006.

9. Per la proroga delle attività di cui all'articolo 78, comma 31, della legge 23 dicembre 2000, n. 388 è autorizzata per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008 la spesa di 370 milioni di euro.

Articolo 34

(Assunzioni di personale)

1. Per L’anno 2006, a valere sul fondo di cui all'art. 1, comma 96 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è assicurata l'assunzione di 2500 unità di personale da impiegare direttamente in compiti di ordine e sicurezza pubblica. Alla ripartizione di tali unità si provvede con le procedure di cui allo stesso comma 96, ultimo periodo, su proposta del Ministro dell'Interno di concerto con il Ministro della Funzione pubblica e dell'Economia e delle Finanze.

2. Al fine di assicurare con carattere di continuità la prosecuzione delle attività svolte dal personale di cui all'art. 33, le amministrazioni ivi richiamate possono avviare, in deroga all'articolo 34- bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165,
procedure concorsuali per titoli ed esami per il reclutamento di un contingente complessivo non superiore a 7.000 unità di personale a tempo indeterminato. Nella valutazione dei titoli vengono considerati prioritariamente i servizi effettivamente svolti presso pubbliche amministrazioni, con particolare riguardo a quelli prestati presso le
amministrazioni che bandiscono i concorsi nei profili professionali richiesti dalle citate procedure di reclutamento, inclusi quelli per i quali è richiesto il solo requisito della scuola dell'obbligo. Alla ripartizione del predetto contingente fra le varie amministrazioni si provvede con le modalità di cui al comma 4 dell'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni previa richiesta delle amministrazioni interessate, corredata dall'atto di programmazione triennale del fabbisogno di personale, da inoltrare entro il 31 gennaio 2006 alla Presidenza del Consiglio dei Ministri -
Dipartimento della Funzione Pubblica ed al Ministero dell'Economia e delle Finanze.

3. Le amministrazioni di cui al comma precedente sono tenute a trasmettere previamente al Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell'economia copia del bando dei concorsi autorizzati.

4. Le conseguenti assunzioni a tempo indeterminato sono disposte per gli anni 2007 e 2008 in deroga al divieto di cui all’art. 1, comma 95, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 e, secondo le modalità previste dal comma 3. Per i medesimi anni
2007 e 2008, le amministrazioni di cui al comma 1 possono continuare ad avvalersi del personale ivi indicato, fino al completamento della progressiva sostituzione dello stesso con i vincitori delle procedure concorsuali di cui al presente articolo.

5. Ai fini di quanto previsto dal comma 1 le amministrazioni predispongono piani di sostituzione del personale a tempo determinato con i vincitori dei concorsi a tempo indeterminato indicando, per ciascuna qualifica, il numero e la decorrenza delle assunzioni a tempo indeterminato nel limite del contingente complessivo di cui al comma 1. I predetti piani, corredati da una relazione tecnica dimostrativa delle implicazioni finanziarie, sono approvati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per la funzione pubblica.

6. Per consentire le assunzioni a tempo indeterminato di cui al comma 3, nonché la temporanea prosecuzione dei rapporti di lavoro diretti ad assicurare lo svolgimento delle attività istituzionali nelle more della conclusione delle
procedure di reclutamento previste dai precedenti commi, a decorrere dall'anno 2007 è istituito presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze un fondo per un importo pari a 180 milioni di euro. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze si provvede, sulla base dei piani di cui al comma 4, al trasferimento alle amministrazioni interessate alle procedure di reclutamento previste dal presente articolo delle occorrenti risorse finanziarie. Gli enti con autonomia di bilancio provvedono all'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo nell'ambito delle risorse dei relativi bilanci.

7. A decorrere dall'avvio delle procedure di assunzione dei vincitori dei concorsi di cui al comma 1, le amministrazioni di cui al presente articolo non possono avvalersi di personale a tempo determinato per le funzioni di cui ai comma l. La Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica ed il Ministero dell'Economia e delle Finanze procedono al monitoraggio dell'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo.

CAPOV

INTERVENTI IN MATERIA PREVIDENZIALE E SOCIALE

Articolo 35

(Gestioni previdenziali)

1. L'adeguamento dei trasferimenti dovuti dallo Stato, ai sensi rispettivamente dell'articolo 37, comma 3, lettera e), della legge 9, marzo 1989, n. 88, e successive modificazioni, e dell'articolo 59, comma 34, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, è stabilito per L’anno 2006:

a) in 440,84 milioni di euro in favore del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, delle gestioni dei lavoratori autonomi, della gestione speciale minatori, nonché in favore dell'Ente nazionale di previdenza e di assistenza per i lavoratori dello
spettacolo (ENPALS);

b) in 108,93 milioni di euro in favore del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, ad integrazione dei trasferimenti di cui alla lettera a), della gestione esercenti attività commerciali e della gestione artigiani.

2. Conseguentemente a quanto previsto dal comma 1, gli importi complessivamente dovuti dallo Stato sono determinati per l'anno 2006 in 16.181,23 milioni di euro per le gestioni di cui al comma 1, lettera a), e in 3.998,46 milioni di euro per le gestioni
di cui al comma 1, lettera b).

3. I medesimi complessivi importi di cui ai commi 1 e 2 sono ripartiti tra le gestioni interessate con il procedimento di cui all'articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, al netto, per quanto attiene al trasferimento di cui al
comma 1, lettera a), della somma di 1.006,21 milioni di euro attribuita alla gestione per i coltivatori diretti, mezzadri e coloni a completamento dell'integrale assunzione a carico dello Stato dell'onere relativo ai trattamenti pensionistici liquidati anteriormente al 1° gennaio 1989, nonché al netto delle somme di 2,43 milioni di euro e di 56,31 milioni di euro di pertinenza, rispettivamente, della gestione speciale minatori e dell’ENPALS.


4. Ai fini del finanziamento dei maggiori oneri a carico della Gestione per l'erogazione delle pensioni, assegni e indennità agli invalidi civili, ciechi e sordomuti di cui all'articolo 130 del decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112, valutati in 369 milioni di euro per l'esercizio 2004 ed in 300 milioni di euro per l’anno 2005:

a) per l’anno 2004, sono utilizzate le seguenti risorse:

1) le somme che risultano, sulla base del bilancio consuntivo dell’INPS per L’anno 2004, trasferite alla gestione di cui all'articolo 37 della legge 9 marzo 1989, n. 88, in eccedenza rispetto agli oneri per prestazioni e provvidenze varie, per un ammontare complessivo pari a 228,69 milioni di euro;

2) le risorse trasferite all'INPS ed accantonate presso la medesima gestione, come risultanti dal bilancio consuntivo dell'anno 2004. del predetto Istituto, per un ammontare complessivo di 140,31 milioni di euro, in quanto non utilizzate per i rispettivi scopi;

b) per l’anno 2005, sono utilizzate le seguenti risorse:

1) le risorse trasferite all’INPS ed accantonate presso la sopra citata gestione, come risultanti dal bilancio consuntivo dell'anno 2004 del predetto Istituto, per un ammontare complessivo di 117,95 milioni di euro, in quanto non utilizzate per i rispettivi scopi;

2) le somme trasferite dal bilancio dello Stato all'INPS ai sensi dell'articolo 35, comma 3, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, a titolo di anticipazione sul fabbisogno finanziario delle gestioni previdenziali risultate, nel loro complesso, eccedenti sulla base dei bilanci consuntivi per le esigenze delle predette gestioni, evidenziate nella contabilità del predetto Istituto ai sensi dell'articolo 35, comma 6, della predetta legge 448 del 1998, per un ammontare complessivo pari a 182,05 milioni di euro.

5. Il contributo a carico dello Stato a favore dell’ENPALS previsto dall'articolo 2, comma 6, del decreto-legge 1 ottobre 1996, n. 510, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, è soppresso.

CAPO VI

INTERVENTI NEL SETTORE SANITARIO

Articolo 36

(Risorse finanziarie per il Servizio sanitario nazionale)

1. Nell'ambito del settore sanitario, al fine di garantire il rispetto degli obblighi comunitari e la realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, restano fermi:

a) gli obblighi posti a carico delle regioni, nel settore sanitario, con l'Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005, in attuazione dell'articolo 1, comma 173, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, finalizzati a garantire l'equilibrio economico
finanziario, a mantenere i livelli essenziali di assistenza, a rispettare gli ulteriori adempimenti di carattere sanitario previsti dalla medesima intesa e a prevedere, ove si prospettassero situazioni di squilibrio nelle singole aziende sanitarie, la
contestuale presentazione di piani di rientro pena la dichiarazione di decadenza dei rispettivi direttori generali;

b) l'obbligo di adottare i provvedimenti necessari di cui all'articolo 1, comma 174, della legge 30 dicembre 2004, n. 311.

2. Al fine di agevolare la realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica di cui al comma 1, il livello complessivo della spesa del Servizio sanitario nazionale, al cui finanziamento concorre lo Stato, di cui all'articolo 1, comma 164, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 è incrementato di 1.000 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2006. Tale incremento è da ripartirsi tra le regioni, secondo criteri e modalità concessive definiti con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, che prevedano comunque, per le regioni interessate, la stipula di specifici accordi diretti all'individuazione di obiettivi di contenimento della dinamica della spesa al fine della riduzione strutturale del disavanzo.

Articolo 37

(Concorso dello Stato al ripiano disavanzi )

1. Lo Stato, in deroga a quanto stabilito dall'articolo 4, comma 3 del decreto legge 18 settembre 2001, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2001, n. 405, concorre al ripiano dei disavanzi del servizio
sanitario nazionale per gli anni 2002,2003 e 2004. A tal fine è autorizzata, a titolo di regolazione debitoria, la spesa di 2.000 milioni di euro per l’anno 2006.

2. L'accesso al concorso di cui al comma 1 è subordinato all'espressione, entro il termine del 31 marzo 2006, da parte della Conferenza Unificata, di cui all'articolo 8, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, dell'Intesa sullo schema di Piano sanitario nazionale 2006-2008, nonché, entro il medesimo termine, alla stipula di una Intesa tra Stato e Regioni, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, che preveda la realizzazione da parte delle Regioni degli interventi previsti dal Piano nazionale di contenimento dei tempi di attesa, da allegarsi alla medesima Intesa e che contempli:

a) l'elenco di prestazioni diagnostiche, terapeutiche e riabilitative di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza ospedaliera, di cui al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 novembre 2001 e successive modificazioni, per le
quali sono fissati nel termine di 90 giorni dalla stipula dell'Intesa, nel rispetto della normativa regionale in materia, i tempi massimi di attesa da parte delle singole regioni;

b) la previsione che, in caso di mancata fissazione da parte delle regioni dei tempi di attesa di cui alla lettera a), nelle regioni interessate si applicano direttamente i parametri temporali determinati, entro 90 giorni dalla stipula dell'Intesa,
in sede di fissazione degli standard di cui all'articolo 1, comma 169 della legge 30 dicembre 2004, n. 311;

c) fermo restando il principio di libera scelta da parte del cittadino, il recepimento, da parte delle unità sanitarie locali, dei tempi massimi di attesa, in attuazione della normativa regionale in materia, nonché in coerenza con i parametri temporali determinati in sede di fissazione degli standard di cui all'articolo 1, comma 169 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, per le prestazioni di cui all'elenco della lettera a) con l'indicazione delle strutture pubbliche e private accreditate presso le quali tali tempi sono assicurati nonché delle misure previste in caso di superamento dei tempi stabiliti;

d) la determinazione della quota minima delle risorse di cui all'articolo 1, comma 34 della legge 23 dicembre 1996, n. 662, da vincolare alla realizzazione di specifici progetti regionali ai sensi dell'articolo 1, comma 34-bis della medesima legge, per il perseguimento dell'obiettivo del Piano Sanitario Nazionale di riduzione delle liste di attesa, ivi compresa la realizzazione da parte delle Regioni del Centro Unificato di Prenotazione (CUP), che opera in collegamento con gli ambulatori dei medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e le altre strutture del territorio, utilizzando in via prioritaria i medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta;

e) l'attivazione nel Nuovo Sistema Informativo Sanitario di uno specifico flusso informativo per il monitoraggio delle liste di attesa,
che costituisca obbligo informativo ai sensi dell'articolo 3, comma 6 dell'Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005;

f) la previsione che, a certificare la realizzazione degli interventi in attuazione del Piano nazionale in materia di liste di attesa, provveda il Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei LEA, di cui all'articolo 9 dell'Intesa Stato- Regioni del 23 marzo 2005.

3. E' fatto divieto di sospensione da parte delle aziende sanitarie ed ospedaliere delle attività di prenotazione delle prestazioni di cui al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001 e successive modificazioni. Le Regioni e le Province autonome adottano, sentite le associazioni a difesa dei consumatori e degli utenti,
operanti sul proprio territorio e presenti nell'elenco di cui all'articolo 5 della legge 30 luglio 1998, n. 281, disposizioni per regolare i casi in cui la sospensione dell'erogazione delle prestazioni è legata a motivi tecnici, informando successivamente, con cadenza semestrale il Ministero della salute secondo quanto disposto dal decreto del Presidente
del Consiglio dei Ministri del 16 aprile 2002.

4. Con decreto del Ministro della salute, entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, è istituita, senza ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato, la Commissione Nazionale sull’appropriatezza delle prescrizioni, cui sono affidati compiti di promozione di iniziative formative e di informazione per il personale medico
e per i soggetti utenti del Servizio sanitario, di monitoraggio, studio e predisposizione di linee-guida per la fissazione di criteri di priorità di appropriatela delle prestazioni, di forme idonee di controllo dell’appropriatezza delle prescrizioni medesime, nonché di promozione di analoghi organismi a livello regionale e aziendale. Con detto decreto del Ministro della salute è fissata la composizione della Commissione, che comprende la partecipazione di esperti in medicina generale, assistenza specialistica ambulatoriale e ospedaliera, di rappresentanti del Ministero della salute, di
rappresentanti designati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano e di un rappresentante del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti. Le linee-guida sono adottate con decreto del Ministro della salute, d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni, entro centoventi giorni dalla costituzione della Commissione. Alla Commissione è altresì affidato il compito di fissare i criteri per la determinazione delle sanzioni amministrative previste dal comma 5. Ai componenti della Commissione non spetta alcun compenso, né rimborso spese.

5. Ai soggetti responsabili delle violazioni al divieto di cui al comma 3 è applicata la sanzione amministrativa da un minimo di mille euro ad un massimo di seimila euro. Ai soggetti responsabili delle violazioni all'obbligo di cui all'articolo 3, comma 8 della legge 23 dicembre 1994, n. 724, è applicata la sanzione amministrativa da un minimo di cinquemila euro ad un massimo di ventimila euro. Spetta alle Regioni e alle Province Autonome l'applicazione delle sanzioni di cui al presente comma, secondo i criteri fissati dalla Commissione prevista dal comma 6 del presente articolo.

Articolo 38

(Modificazioni al decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56)

1. Per gli anni dal 2002 al 2005 il decreto di cui all'articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56 può apportare le modifiche alle specifiche tecniche di cui all'Allegato A) del medesimo decreto, al fine di rispettare le quote annuali come determinate ai sensi del comma 2.

2.Per l'anno 2002 la quota di cui all'articolo 7, comma 3, del citato decreto legislativo n. 56 del 2000 è ridotta del 5% e per gli anni 2003-2005, è ridotta di un ulteriore 1,5% per ogni anno. Le risorse rivenienti dalle predette riduzioni annuali sono
ripartite in base ai parametri di cui al predetto allegato A). A decorrere dall'anno 2003 la somma delle differenze positive fra gli importi attribuiti ai sensi dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 56 del 2000 e l'ammontare dei trasferimenti soppressi ai
sensi dell'articolo 1 del medesimo decreto non può essere superiore a quella riscontrata nel 2002 incrementata per ciascun anno di un importo pari alla suddetta somma.

3. Al decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56 sono apportate le seguenti modifiche:

a) all'articolo 6, commi 1 e 2, le parole "1° gennaio 2006" sono sostituite dalle parole "1° gennaio 2007";

b) all'articolo 13, comma 3, le parole: "Per il periodo 2001-2004" sono sostituite dalle parole: "Per il periodo 2001 - 2005";

c) all'articolo 13 aggiungere al comma 3 il seguente periodo: "Per gli anni 2004 e 2005 l'aliquota dell'addizionale è commisurata allo 0,9 per cento.";

d) all'articolo 13, comma 4, le parole: "relativi al periodo 2001-2004" sono sostituite dalle parole: "relativi al periodo di cui al precedente comma 3" e dopo le parole "addizionale regionale all'IRPEF" aggiungere le seguenti: ", commisurata all'aliquota dello 0,5 per cento per il periodo 2001- 2003 e dello 0,9 per cento per gli anni 2004 e 2005";

e) all'articolo 13, comma 7, dopo le parole: "commisurata ali ' aliquota dello 0,5 per cento" aggiungere le seguenti: "per il periodo 2001-2003 e dello 0,9 per cento per gli anni 2004 e 2005.".

4. Le risorse finanziarie dovute alle Regioni a statuto ordinario in applicazione delle disposizioni recate dai commi 1 e 2 sono corrisposte secondo un piano graduale definito con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze da adottare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro il 31 marzo 2006.

5. La determinazione delle aliquote e compartecipazioni definitive di cui agli articoli 2, 3 e 4 del decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56 è effettuata con riferimento all'anno 2006 con le modalità previste dall'articolo 5, comma 3, del
predetto decreto legislativo n. 56 del 2000.

6. All'articolo 1, commi 58 e 59, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 le parole "ai fini dell'aliquota definitiva"' sono sostituite dalle parole "ai fini dell'aliquota provvisoria".

CAPO VII

ENTRATE

Articolo 39

(Indeducibilità di minusvalenze inerenti a dividendi non tassati)

1. All'articolo 109 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il comma 3, sono aggiunti i seguenti commi:

"3-bis. Le minusvalenze realizzate ai sensi dell'articolo 101 sulle azioni, quote e strumenti finanziari similari alle azioni che non possiedono i requisiti di cui all'articolo 87 non rilevano fino a concorrenza dell'importo non imponibile dei dividendi percepiti nel periodo d'imposta di realizzo e in quello precedente. Tale disposizione si applica anche alle differenze negative tra i ricavi dei beni di cui all'articolo 85, comma 1, lettere e) e d) e i relativi costi.

3-ter. Con riferimento alle azioni, quote e strumenti finanziari similari alle azioni che soddisfino i requisiti per l'esenzione di cui alle lettere e) e d) dell’articolo 87, le disposizioni del comma 3-bis si applicano limitatamente a quelli acquisiti nei ventiquattro mesi precedenti il realizzo.

3-quater. Resta ferma l'applicazione dell'articolo 37-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, anche con riferimento ai differenziali negativi di natura finanziaria derivanti da operazioni iniziate nel periodo d'imposta o in quello precedente sulle azioni, quote e strumenti finanziari similari alle azioni di cui al comma 3-bis.". 2. Le disposizioni di cui al comma 4 hanno effetto dal periodo d'imposta che ha inizio a decorrere dal 1° gennaio 2006.

Articolo 40

(Grandi reti di trasmissione di energia)

1. A decorrere dal 1° gennaio 2006, per la tutela ambientale e per la salvaguardia dell'ecosistema, è istituita l'addizionale erariale al canone e alla tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche con grandi reti di trasmissione dell'energia.

2. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle attività produttive e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, sentita l'Autorità per l'energia e il gas, sono determinati l'importo dell'addizionale, commisurato anche all'estensione della rete, dovuto dai proprietari delle condotte di cui al comma 1, le
modalità di versamento della predetta addizionale e le altre disposizioni occorrenti per l'attuazione del presente articolo.

3. Dall'attuazione del presente articolo devono derivare maggiori entrate per il bilancio dello Stato non inferiori a 800 milioni di euro per ciascuno degli anni 2006 e 2007 e 900 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008.

Articolo 41

(Aggiornamento sanzioni)

1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri da adottare entro il 28 febbraio 2006 sono aggiornati gli importi fìssi delle sanzioni civili, amministrative e penali pecuniarie. L'attuazione del presente comma assicura entrate non inferiori a 100 milioni di euro per ranno 2006 e 200 milioni di euro a decorrere dall'anno 2007.

TITOLO II

CAPO I

SOSTEGNO AL REDDITO E ALLE FAMIGLIE

Articolo 42

(Assegno per ogni secondo figlio)

1. Per ogni figlio nato dal 1° gennaio 2005 e fino al 31 dicembre 2006, secondo od ulteriore per ordine di nascita, e, comunque, per ogni figlio adottato nel medesimo periodo è concesso alle donne residenti, cittadine italiane o comunitarie, rassegno di cui all'articolo 21, comma 1, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni con legge 24 novembre 2003, n. 326.

2. Per le finalità di cui al comma 1, confluisce, nell'apposita gestione in ambito dell'INPS, una dotazione finanziaria pari a 520 milioni di euro.

3. L'assegno è concesso dai comuni. I comuni provvedono ad informare gli interessati invitandoli a certificare il possesso dei requisiti all'atto dell'iscrizione all'anagrafe dei nuovi nati.

4. L'assegno, ferma restando la titolarità in capo ai comuni, è erogato dall'INPS sulla base dei dati forniti dai comuni medesimi, secondo modalità da definire nell'ambito dei decreti cui al comma 5.

5. Con uno o più decreti di natura non regolamentare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono emanate le necessarie disposizioni per l'attuazione del presente
articolo.

Articolo 43

(Recupero potere d'acquisto per soggetti in condizioni disagiate)

1. Ai fini del recupero del potere d'acquisto in favore dei soggetti disagiati, beneficiari al 31 dicembre 2005, della misura di cui all'articolo 38, commi da 1 a 5, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, è concessa per L’anno 2006 una somma aggiuntiva pari a 535 euro. La somma aggiuntiva di cui al presente comma non costituisce reddito né ai fini fiscali né ai fini della corresponsione di prestazioni previdenziali ed assistenziali.

CAPO II

SOLIDARIETÀ

Articolo 44

(5 per mille per volontariato e ricerca)

1. Per L’anno finanziario 2006 una quota pari al cinque per mille dell'imposta sul reddito dovuta dalle persone fisiche è destinata a scopi di sostegno del volontariato e della ricerca, anche universitaria e sanitaria, a diretta gestione statale, nonché ad attività
sociali del comune di residenza, in base alle scelte espresse del contribuente. Resta fermo quanto previsto dalla legge 20 maggio 1985, n. 222.

2. Con decreto di natura non regolamentare del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze sono stabiliti i criteri e le modalità di utilizzo delle predette somme.

3. Le somme corrispondenti alla quota di cui al comma 1 sono determinate sulla base degli incassi in conto competenza relativi all’Ire, risultanti dal rendiconto generale dello Stato. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato a
provvedere, con propri decreti, alla riassegnazione ad apposite unità previsionali di base dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze delle somme affluite all'entrata per essere destinate ad alimentare il predetto fondo.

Articolo 45

(Indennizzi per i risparmiatori)

1. Al fine di assicurare la corresponsione di indennizzi a favore dei risparmiatori che, possedendo, In qualità di persone fisiche residenti In Italia, titoli obbligazionari circolanti presso il pubblico ed emessi da soggetti sovrani ovvero societari insolventi, hanno sofferto un danno ingiusto non altrimenti risarcito, è costituito, a decorrere dall'anno 2006, un apposito fondo nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze. Il fondo è alimentato con le risorse di cui al comma 2, previo loro versamento al bilancio dello Stato.

2. Spettano allo Stato i valori, il denaro e gli altri beni mobili depositati e giacenti da dieci anni presso istituti di credito o altre istituzioni bancarie e finanziarie presenti sul territorio nazionale, ed in particolare quanto presente e risultante dai saldi dei
conti correnti, dei deposito a risparmio nominativi, dei deposito titoli, dei libretti di deposito al portatore, e nelle cassette di sicurezza. I beni si considerano giacenti qualora, per dieci anni consecutivi dalla data di libera disponibilità, non sia stata compiuta alcuna operazione ad iniziativa del titolare o di terzi da questo delegati. A partire dal 2006, gli istituti depositari comunicano annualmente entro il 31 marzo al Ministero dell'Economia e finanze l'esistenza dei valori, denaro e beni relativamente ai quali il termine decennale sia già compiuto, e se ne da conto nelle relazioni dei revisori dei bilanci degli istituti medesimi. La medesima comunicazione è inviata al titolare del conto o del deposito, ovvero, qualora noti, ai suoi eredi. La Banca d'Italia verifica, mediante i suoi poteri ispettivi, il corretto e tempestivo adempimento di tali obblighi.

3. Con regolamento governativo, adottato, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'ari. 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, sono dettate le norme di attuazione ed esecuzione, ivi comprese le modalità di versamento dei valori, del denaro e dei beni al bilancio dello Stato, di gestione dei medesimi, anche mediante l’alienazione secondo il procedimento motivatamente ritenuto più idoneo, di utilizzo delle somme complessivamente risultanti al
fine dell’erogazione degli indennizzi di cui al comma 1, nonché i criteri per l'individuazione dei soggetti beneficiari.

Articolo 45 bis

(Privatizzazione)

(…)


CAPO III

SVILUPPO

Articolo 46

(Banca del Sud)

1. Con l'obiettivo di sostenere lo sviluppo economico del Mezzogiorno è costituita, in forma di società per azioni, la Banca del Mezzogiorno, di seguito denominata " Banca ".

2. In armonia con la normativa comunitaria e con il testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo lo settembre 1993, n. 385, e successive modificazioni, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono disciplinati:

a) lo statuto della Banca, ispirato ai principi già contenuti negli statuti dei banchi meridionali e insulari;

b) il capitale della Banca, in maggioranza privato e aperto, secondo le ordinarie procedure e con criteri di trasparenza, all'azionariato popolare diffuso, con previsione di un privilegio patrimoniale per i vecchi soci dei banchi meridionali. Stato, regioni, province, comuni, camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, altri enti e organismi hanno la funzione di soci fondatori.;

c) le modalità per provvedere, attraverso trasparenti offerte pubbliche, all'acquisizione di marchi e di denominazione, entro i limiti delle necessità operative della stessa Banca, di rami di azienda già appartenuti ai banchi meridionali e insulari;

d) le modalità di accesso della Banca ai fondi e ai finanziamenti internazionali, in particolare con riferimento alle risorse rese disponibili da organismi sopranazionali per lo sviluppo delle aree geografiche sottoutilizzate.

3. E' autorizzata la spesa di 5 milioni di euro per rapporto al capitale della banca da parte dello Stato, quale soggetto fondatore.

Articolo 47

(Investimenti in ricerca)

1. Le erogazioni liberali effettuate dalle società e dagli altri soggetti passivi all'IRES in favore di università, di enti di ricerca pubblici e di istituzioni universitarie sono integralmente deducibili dal reddito imponibile del soggetto erogante.

2. Gli atti relativi ai trasferimenti a titolo gratuito a favore di università, di enti di ricerca pubblici e di istituzioni universitarie sono esenti da tasse e imposte indirette diverse da quella sul valore aggiunto e da diritti dovuti a qualunque titolo e gli onorari notarili relativi agli atti di donazione fatti ai sensi del comma 1 sono ridotti del 90 per cento.

3. I proventi conseguiti dalle università, da enti di ricerca pubblici e da istituzioni universitarie nell'esercizio di attività commerciali, anche occasionali, svolte in conformità agli scopi istituzionali, ovvero di attività accessorie, sono esclusi dalle imposte sui redditi. Si considerano svolte in conformità agli scopi istituzionali le attività il cui contenuto oggettivo realizza direttamente uno o più degli scopi stessi. Si considerano accessorie le attività poste in essere in diretta connessione con le attività istituzionali o quale loro strumento di finanziamento.

4. Al comma 2 dell'articolo 100 del testo unico delle imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, la lettera e) è soppressa. All'articolo 14 del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, il comma 8 è abrogato.

Articolo 48

(Eliminazione della tassa sui brevetti)

1. Gli articoli 9 e 10 della tariffa delle tasse sulle concessioni governative, approvata con decreto del Ministro delle finanze 28 dicembre 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 303 del 30 dicembre 1995, sono abrogati.

2. Nella tabella di cui all'allegato B annessa al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 642, e successive modificazioni, relativa agli atti, documenti e registri esenti dall'imposta di bollo in modo assoluto, dopo l'articolo 27-ter è aggiunto il seguente: "27-quater. Istanze, atti e provvedimenti relativi al riconoscimento in Italia di brevetti per invenzioni industriali, di brevetti per modelli di utilità e di brevetti per modelli e disegni ornamentali.".

Articolo 49

(Distretti)

1. Con decreto del Ministro dell'Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro delle Attività Produttive, con il Ministro delle politiche agricole e forestali, il Ministro dell'università e la ricerca e il Ministro per l'innovazione e le
tecnologie, sono definite le caratteristiche e le modalità di individuazione delle Piattaforme produttive, quali libere aggregazioni di imprese articolate sul piano territoriale in Distretti produttivi e sul piano funzionale, con l'obiettivo di accrescere
lo sviluppo delle aree e dei settori di riferimento, di migliorare l'efficienza nell'organizzazione e nella produzione, secondo principi di sussidiarietà verticale ed orizzontale.

2.L'adesione alle piattaforme produttive da parte di imprese industriali, dei servizi, turistiche ed agricole è libera.

3. Le Piattaforme produttive individuate ai sensi della presente legge sono destinatane di disposizioni speciali in materia fiscale e finanziaria ai sensi degli articoli seguenti. Ulteriori disposizioni di promozione sono contenute in leggi statali, regionali
ed in provvedimenti del Ministro dell'Economia, del Ministro delle politiche agricole e forestali e delle finanze e del Ministro delle Attività produttive.

4. Le imprese appartenenti a Distretti di cui al comma 1 possono congiuntamente esercitare l'opzione per la tassazione di Distretto ai fini dell'applicazione dell'Imposta sul reddito delle Società.

5. Si osservano, in quanto applicabili le disposizioni contenute negli articoli 117 e seguenti del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, relative alla tassazione di
gruppo delle imprese residenti.

6. Tra i soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle società di cui all'art. 73, lettera b, del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, sono compresi i Distretti di cui al comma 1, ove sia esercitata l'opzione per la tassazione unitaria di cui al presente articolo.

7. Il reddito imponibile del Distretto comprende quello delle imprese che vi appartengono, che hanno contestualmente optato per la tassazione unitaria.

8. La determinazione del reddito unitario imponibile, nonché dei tributi, contributi ed altre somme dovute agli enti locali, viene operata su base concordataria per almeno un triennio, in base alle disposizioni degli articoli seguenti.

9. Fermo il disposto dei commi precedenti, ed anche indipendentemente dall'esercizio dell'opzione per la tassazione distrettuale o unitaria, i Distretti di cui al comma 1 possono concordare in via preventiva e vincolante con l'Agenzia delle Entrate per la durata di almeno un triennio il volume delle imposte dirette di competenza delle imprese appartenenti da versare in ciascun esercizio, avuto riguardo alla natura, tipologia ed entità delle imprese stesse, alla loro attitudine alla contribuzione e ad altri parametri oggettivi, determinati anche su base presuntiva.

10. La ripartizione del carico tributario tra le imprese interessate è rimessa al Distretto, che vi provvede in base a criteri di trasparenza e parità di trattamento, sulla base di principi di mutualità.

11. Non concorrono a formare la base imponibile in quanto escluse le somme percepite o versate tra le imprese appartenenti al Distretto in contropartita dei vantaggi fiscali ricevuti o attribuiti.

12. Gli elementi obiettivi per la determinazione delle imposte di cui al comma 9 vengono determinati dalla Agenzia delle Entrate, previa consultazione delle categorie interessate e degli organismi rappresentativi dei distretti.

13. Resta fermo da parte delle imprese appartenenti al Distretto l'assolvimento degli ordinali obblighi e adempimenti fiscali e l'applicazione delle disposizione penali tributarie. In caso di osservanza del concordato, i controlli sono eseguiti unicamente a
scopo di monitoraggio, prevenzione ed elaborazione dei dati necessari per la determinazione e l'aggiornamento degli elementi di cui al comma 12.

14.I Distretti di cui al comma 1 possono concordare in via preventiva e vincolante con gli enti locali competenti per la durata di almeno un triennio il volume dei tributi, contributi ed altre somme da versare dalle imprese appartenenti in ciascun anno.

15. La determinazione di quanto dovuto è operata tenendo conto della attitudine alla contribuzione delle imprese, con l'obiettivo di stimolare la crescita economica e sociale dei tenitori interessati. In caso di opzione per la tassazione distrettuale unitaria, l'ammontare dovuto è determinato in cifra unica annuale per il Distretto nel
suo complesso.

16. Criteri generali per la determinazione di quanto dovuto in base al concordato vengono determinati dagli enti locali interessati, previa consultazione delle categorie interessate e degli organismi rappresentativi dei distretti.

17. La ripartizione del carico tributario derivante dall’attuazione del comma 14 tra le imprese interessate è rimessa al Distretto, che vi provvede in base a criteri di trasparenza e parità di trattamento, sulla base di principi di mutualità.

18. In caso di osservanza del concordato, i controlli sono eseguiti unicamente a scopo di monitoraggio, prevenzione ed elaborazione dei dati necessari per la determinazione di quanto dovuto in base al concordato.

19. I Distretti, per il finanziamento delle proprie iniziative e delle imprese che ne l’anno parte, emettono strumenti finanziari che possono essere collocati sui mercati finanziari attraverso società veicolo appositamente costituite da intermediari finanziari. Con Decreto del Ministro dell'Economia e delle finanze, sentito il Ministro delle Attività produttive sono individuate le modalità di emissione, i controlli a tutela del mercato e dei risparmiatori, i soggetti responsabili della vigilanza e le garanzie da prestarsi da parte di soggetti qualificati pubblici e privati.

20. Il regime proprio degli strumenti finanziari di cui al comma 19 è equiparato a quello dei titoli di stato.

21. Le banche e gli altri intermediari finanziari che non procedono al collocamento sul mercato possono, in aggiunta agli accantonamenti previsti dalle disposizioni in vigore, accantonare in quote costanti negli esercizi di durata degli strumenti
emessi un ammontare pari a quello del credito erogato e dei relativi interessi. L'accantonamento è fiscalmente deducibile.

22. I Distretti di cui alla presente legge promuovono la costituzione, con apporti di soggetti pubblici e privati, di fondi di investimento in capitale di rischio per il sostegno alle imprese ad esse appartenenti ed ai relativi progetti di sviluppo ed innovazione.

23.I Distretti di cui al presente articolo possono verificare e attestare nei rapporti con le pubbliche amministrazioni il possesso nelle imprese associate dei requisiti richiesti per l’accesso a contributi pubblici, e possono avvalersi delle prestazioni di garanzia collettiva dei confidi, nel rispetto delle riserve di attività previste dalla legge.

24. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle attività produttive, il Ministro per le politiche agricole e forestali, il Ministro dell'università e la ricerca, il Ministro per rinnovazione e le tecnologie
e il Ministro della funzione pubblica sono dettate le disposizioni per l'attuazione del presente articolo.

25. Al fine di favorire il finanziamento dei Distretti e delle relative imprese, con regolamento del Ministro dell'economia, sentito [di concerto con] il Ministro delle attività produttive e la Consob, sono individuate, anche in deroga all'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, le semplificazioni, con le relative condizioni, alle disposizioni della legge 30 aprile 1999, n. 130, applicabili alle operazioni di cartolarizzazione aventi ad oggetto crediti concessi da una pluralità di banche o intermediari finanziari [ai Distretti e] alle imprese facenti parte del Distretto e ceduti ad un'unica società cessionaria.

26. Con il decreto di cui al comma 25 vengono individuate le condizioni e le garanzie a favore dei soggetti cedenti i crediti di cui al comma 25 in presenza delle quali tutto o parte del ricavato dell'emissione dei titoli possa essere destinato al finanziamento delle iniziative dei Distretti e delle imprese dei Distretti beneficiane dei crediti oggetto di cessione.

27.Le disposizioni di cui all'articolo 7-bis della legge 30 aprile 1999, n. 130, si applicano anche ai crediti delle banche nei confronti [dei Distretti e] delle imprese facenti parte dei Distretti, alle condizioni stabilite con il decreto di cui al comma 25.

28. Le banche e gli altri intermediari che hanno concesso crediti ai Distretti o alle imprese facenti parte dei Distretti e che non procedono alla relativa cartolarizzazione o alle altre operazioni di cui alla legge 30 aprile 1999, n. 130, possono, in aggiunta agli accantonamenti previsti dalle norme vigenti, accantonare in quote costanti……

29. Al fine di favorire l'accesso al credito e il finanziamento dei Distretti e delle imprese che ne fanno parte, con particolare riferimento ai progetti di sviluppo e innovazione, il Ministro dell’economia [di concerto con il Ministro delle attività produttive] adotta o propone le misure occorrenti per:

a) assicurare il riconoscimento della garanzia prestata dai Confidi quale strumento di attenuazione del rischio di credito ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali degli enti creditizi, in vista del recepimento del nuovo accordo di Basilea;

b) favorire il rafforzamento patrimoniale dei Confidi e la loro operatività;

c) agevolare la costituzione di idonee agenzie esterne di valutazione del merito di credito dei Distretti e delle imprese che ne fanno parte, ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali delle banche nell'ambito del metodo standardizzato di calcolo dei requisiti patrimoniali degli enti creditizi, in vista del recepimento del nuovo accordo di Basilea;

d) favorire la costituzione, da parte delle Piattaforme, con apporti di soggetti pubblici e privati, di fondi di investimento in capitale di rischio delle imprese che fanno parte del Distretto.

30. Al fine di favorire la massima semplificazione ed economicità per le imprese che aderiscono ai Distretti, le imprese aderenti possono intrattenere rapporti con le pubbliche amministrazioni e con gli enti pubblici, anche economici, ovvero dare avvio presso gli stessi a procedimenti amministrativi per il tramite dei Distretti di cui esse fanno parte. In tal caso, le domande, richieste, istanze ovvero qualunque altro atto idoneo ad avviare ed eseguire il rapporto ovvero il procedimento amministrativo, ivi incluse, relativamente a questi ultimi, le fasi partecipative del procedimento, qualora espressamente formati dai Distretti nell'interesse delle imprese aderenti si intendono senz'altro riferiti, quanto agli effetti, alle medesime imprese; qualora il Distretto dichiari altresì di avere verificato, nei riguardi delle imprese aderenti, la sussistenza dei presupposti ovvero dei requisiti, anche di legittimazione, necessari, sulla base delle leggi vigenti, per l'avvio del procedimento amministrativo e per la partecipazione allo stesso, nonché per la sua conclusione con atto formale ovvero con effetto finale favorevole alle imprese aderenti, le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici provvedono senz'altro accertamento nei riguardi delle imprese aderenti. Nell'esercizio delle attività previste dal presente comma, i Distretti comunicano anche in modalità telematica con le pubbliche amministrazioni e gli pubblici che accettano di comunicare, a tutti gli effetti, con tale modalità. Le Piattaforme industriali i Distretti possono accedere, sulla base di apposita convenzione, alle banche dati formate e detenute dalle pubbliche amministrazioni e dagli enti pubblici. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della funzione pubblica, sono stabilite le modalità applicative delle disposizioni del presente comma.

31. Al fine di accrescere la capacità competitiva delle piccole e medie imprese e delle piattaforme industriali, attraverso la diffusione di nuove tecnologie e delle relative applicazioni industriali, è costituita l'Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l'innovazione.

32. L'Agenzia promuove l'integrazione fra il sistema della ricerca ed il sistema produttivo attraverso la individuazione, valorizzazione e diffusione di nuove conoscenze, tecnologie, brevetti ed applicazioni industriali prodotti su scala nazionale
ed internazionale.

33. L'Agenzia stipula convenzioni e contratti con soggetti pubblici e privati che ne condividono le finalità.

34. L'Agenzia è soggetta alla vigilanza del Ministero dell'istruzione, università e ricerca che, con propri decreti di natura non regolamentare, sentiti il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero delle Attività produttive, definisce criteri e modalità per lo svolgimento delle attività istituzionali. Lo statuto dell'Agenzia è soggetto all'approvazione del Ministero dell'istruzione, università e ricerca.

35. Fatta salva la compatibilità comunitaria, le disposizioni di cui al presente articolo trovano applicazione in via sperimentale nei riguardi di uno o più distretti individuati con il decreto di cui al comma 1. ultimata la fase sperimentale, l'applicazione delle predette disposizioni è in ogni caso realizzata progressivamente.

36. Le norme in favore dei Distretti produttivi di cui al comma 1 si applicano anche nelle more dell'emanazione del decreto do cui al comma l,ai distratti rurali ed agroalimentari di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, ai sistemi produttivi, ai sistemi produttivi locali, distretti industriali e consorzi di sviluppo industriale definiti ai sensi dell'articolo 36 della legge 5 ottobre 1991, n. 317, nonché ai consorzi per il commercio estero di cui alla legge 21 dicembre 1989, n. 83

Articolo 50

(Fondo Innovazione)

1. A decorrere dall'anno 2006 è istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Fondo Innovazione, la crescita e l'occupazione, destinato a finanziare i progetti individuati dal Piano per rinnovazione, la Crescita e l'Occupazione, elaborato nel quadro del rilancio della Strategia di Lisbona deciso dal Consiglio Europeo dei Capi di
Stato e di Governo del 17-18 giugno 2005, nonché interventi di adeguamento tecnologico nel settore sanitario.

2. Le erogazioni operate dal fondo sono operate esclusivamente sul presupposto dei maggiori proventi rispetto alle previsioni di bilancio per l'anno 2006 derivanti da operazioni di dismissione o alienazione di beni dello Stato nel limite massimo di 3.000 milioni di euro per l'anno 2006.

3. Il Fondo è ripartito esclusivamente tra gli interventi individuati dal Piano di cui al comma 1, con apposite delibere del CIPE, il quale stabilisce i criteri e le modalità di attuazione degli interventi.

4. Le risorse finanziarie assegnate dal CIPE costituiscono limiti massimi di spesa ai sensi del comma 6-bis dell'articolo 11-ter della legge 5 agosto 1978, n. 468.

Articolo 51

(Riduzione del cuneo contributivo)

1. Nell'ambito del processo di armonizzazione delle forme di contribuzione e della disciplina relative alle prestazioni temporanee a carico della gestione di cui all'articolo 24 della legge 9 marzo 1989, n. 88, nonché di riduzione del costo del lavoro, per ranno 2006 è riconosciuto ai datori di lavoro un esonero dal versamento dei contributi sociali alla predetta gestione nel limite massimo complessivo di un punto percentuale.

2.L'esonero di cui al comma 1 opera prioritariamente a valere sull'aliquota contributiva per assegni per il nucleo familiare e, nei confronti dei datori di lavoro operanti nei settori per i quali l'aliquota contributiva per assegni per il nucleo familiare è dovuta, tenuto conto dell'esonero stabilito dall'articolo 120 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, in misura inferiore ai limiti di cui al comma 1, a valere anche sui versamenti di altri contributi sociali dovuti dai medesimi datori di lavoro alla gestione di cui al comma 1, prioritariamente considerando i contributi per maternità e per disoccupazione e in ogni caso escludendo il contributo al fondo di garanzia di cui all'articolo 2 della legge 29 maggio 1982, n. 297, nonché il contributo di cui all'articolo 25, comma 4, della legge 21 dicembre 1978, n. 845.

Articolo 52

(Rideterminazione premi assicurativi INAIL)

1. La misura dei premi assicurativi dovuti all’INAIL è rideterminata, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, in misura corrispondente al relativo rischio medio nazionale tenuto conto dell'andamento infortunistico e dell'attuazione alla normativa in tema di prevenzione degli infortuni sul lavoro, nonché degli oneri che concorrono alla determinazione dei tassi di premio, in maniera da garantire comunque l'equilibrio finanziario complessivo delle gestioni senza effetti sui saldi di finanza pubblica.

2. La rideterminazione di cui al comma 1 è disposta in presenza di variazioni dei parametri di riferimento rilevate entro il 30 giugno di ciascun anno. In sede di prima applicazione, si provvede ai sensi del comma 1 con delibera dell'istituto,
approvata con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro il 28 febbraio 2006.

Articolo 53

(Trasferimento di autoveicoli)

1. L'autenticazione degli atti e delle dichiarazioni aventi ad oggetto l'alienazione o la costituzione di diritti di garanzia sugli autoveicoli è effettuata dai dirigenti del comune di residenza del venditore, ai sensi dell'ari 107 del decreto legislativo 18 agosto 2000 n.267, dai funzionali di cancelleria in servizio presso gli uffici giudiziali appartenenti al distretto di Corte d'appello di residenza del venditore, dai funzionari del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nonché dai funzionari incaricati dell'Automobile Club d'Italia o dai titolari delle agenzie automobilistiche autorizzate ai sensi della legge 8 agosto 1991, n. 264, o da un notaio iscritto all'albo.

2.Con decreto di natura non regolamentare adottato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, il Ministero dell'Economia e delle Finanze, il Ministero della Giustizia e il Ministero dell'Interno, sono disciplinate le concrete modalità applicative dell'attività di cui al comma 1 da parte dei soggetti ivi elencati anche ai fini della progressiva attuazione delle medesime disposizioni.

3.All'articolo 2 del decreto legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito con modificazioni nella legge 14 maggio 2005, n. 80, sono soppressi i commi 2, 3, 4, 5 e 6.

Articolo 54

(Incentivi agli investimenti e alle assunzioni)

1. Al fine di rendere più efficiente l'utilizzo degli strumenti di incentivazione per gli investimenti e le assunzioni, alla legge 27 dicembre 2002, n. 289 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) nell'articolo 62, comma 1 è inserito il seguente comma 1-bis: "l-bis. Le risorse derivanti da rinunce o da revoche di contributi di cui al precedente comma 1 lettera c) sono utilizzate dall'Agenzia delle Entrate per accogliere le richieste di ammissione all'agevolazione secondo l'ordine cronologico di presentazione, non accolte per insufficienza di disponibilità.".

b) nell'articolo 63, al comma 3, dopo il primo periodo, è aggiunto il seguente: "Ove il datore di lavoro presenti l'istanza di accesso alle agevolazioni prima di aver disposto le relative assunzioni, le stesse sono effettuate entro 30 giorni dalla comunicazione dell'accoglimento dell'istanza da parte dell'Agenzia delle Entrate. In tale caso, l'istanza è completata, a pena di decadenza, con la comunicazione dell'identificativo del lavoratore, entro i successivi trenta giorni.".

CAPO IV

DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ENTRATA

Articolo 55

(Contrasto all’evasione)

1. Al primo ed al secondo periodo, del numero 2), del secondo comma, dell'articolo 51 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, dopo le parole "o dell'articolo 63, primo comma", sono aggiunte le seguenti parole: ", o acquisiti ai sensi dell’articolo 18, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504".

2. Al primo ed al secondo periodo, del numero 2), del primo comma, dell'articolo 32 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, dopo le parole "terzo comma" sono aggiunte le seguenti parole: ", o acquisiti ai sensi dell’articolo 18, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504".

3. All'articolo 36-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) dopo il comma 2 è inserito il seguente: "2- bis. Se vi è pericolo per la riscossione, l'ufficio può provvedere, anche prima della presentazione della dichiarazione annuale, a controllare la tempestiva effettuazione dei versamenti delle imposte, dei
contributi e dei premi dovuti a titolo di acconto e di saldo e delle ritenute alla fonte operate in qualità di sostituto d'imposta.";

b) nel comma 3 dopo le parole "indicato nella dichiarazione," sono aggiunte le seguenti: "ovvero dai controlli eseguiti dall'ufficio, ai sensi del comma 2-bis, emerge un'imposta o una maggiore imposta,".

4. All’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, e successive modificazioni, dopo le parole "controlli automatici" sono inserite le seguenti: ", ovvero dei controlli eseguiti dagli uffici,".

5. Il quarto comma dell’articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, è abrogato.

6. Il comma 5 dell’articolo 6 del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle politiche agricole e forestali 14 dicembre 2001, n. 454, è sostituito dal seguente:

"5. Il libretto di controllo, tenuto nel rispetto dei principi fissati dall'articolo 2219 del codice civile, è detenuto dal titolare unitamente ai documenti fiscali a corredo ed è dallo stesso custodito per un perìodo di cinque anni dalla data dell'ultima scritturazione.".

7. Al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) nell’articolo 6, primo comma, lettera e), le parole "concessioni in materia edilizia e urbanistica rilasciate ai sensi della legge 28 gennaio 1977, n. 10, relativamente ai beneficiari delle concessioni e ai progettisti dell'opera", sono soppresse, e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole:
"immatricolazione e reimmatricolazione di autoveicoli, motoveicoli e rimorchi";

b) nell'articolo 7, quinto comma, dopo le parole: "attivata l'utenza" sono inserite le seguenti:
", dichiarati dagli utenti";

c) nell'articolo 7, sesto comma, dopo le parole "operazione di natura finanziaria" sono aggiunte le seguenti: "ad esclusione di quelle effettuate mediante conto corrente postale.";

d) nell'articolo 13, primo comma, lettera e), dopo le parole "codice fiscale", sono aggiunte le seguenti: "e i dati catastali di cui all'articolo 7 comma 5".

Articolo 56

(Rivalutazione IAS e aree edificabili)

1. La rivalutazione dei beni d'impresa e delle partecipazioni, di cui alla sezione II del capo I della legge 21 novembre 2000, n. 342, ad esclusione delle aree fabbricabili di cui al comma 4, può essere eseguita con riferimento a beni risultanti dal bilancio relativo all'esercizio chiuso entro la data del 31 dicembre 2004 ovvero, nel bilancio o rendiconto
dell'esercizio successivo per il quale il termine di approvazione scade successivamente alla data di
entrata in vigore del presente decreto.

2. Il maggiore valore attribuito in sede di rivalutazione si considera fiscalmente riconosciuto ai fini delle imposte sui redditi e dell'imposta regionale sulle attività produttive a decorrere dal terzo esercizio successivo a quello con riferimento al quale è stata eseguita.

3. L'imposta sostitutiva dovuta, nella misura indicata nella predetta sezione II, è versata entro il termine di versamento del saldo delle imposte sui redditi relative al periodo d'imposta con riferimento al quale la rivalutazione è eseguita.

4. Le disposizioni degli articoli da 10 a 15 della legge 21 novembre 2000, n. 342, si applicano, in quanto compatibili, limitatamente alle aree fabbricabili non ancora edificate, o risultanti tali a seguito della demolizione degli edifici esistenti, incluse quelle alla cui produzione o al cui scambio è diretta l'attività d'impresa. I predetti beni devono risultare dal bilancio relativo all'esercizio in corso alla data del 31 dicembre 2004 ovvero, per i soggetti che fruiscono di regimi semplificati di contabilità, essere annotati alla medesima data nei registri di cui agli articoli 16 e 18 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600. La rivalutazione deve riguardare tutte le aree fabbricabili appartenenti alla stessa categoria omogenea; a tal fine si considerano comprese in distinte categorie le aree edificabili aventi diversa destinazione urbanistica.

5. La disposizione di cui al precedente comma si applica a condizione che l'utilizzazione edificatoria dell'area, ancorché previa demolizione del fabbricato esistente, avvenga entro i cinque anni successivi all'effettuazione della rivalutazione; trovano applicazione le disposizioni di cui all'articolo 34, terzo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602. I termini di accertamento di cui all'articolo 43 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600 decorrono dalla data di utilizzazione edificatoria dell'area.

6.L'imposta sostitutiva dovuta, nella misura del 19 per cento e del 12 per cento per gli immobili, deve essere obbligatoriamente versata in tre rate annuali, senza pagamento di interessi, entro il termine di versamento del saldo delle imposte sui redditi, rispettivamente secondo i seguenti importi:

a) 40 per cento nel 2006;

b) 35 per cento nel 2007;

c) 25 per cento nel 2008.

7. Ai fini dell'attuazione delle disposizioni di cui ai commi 1 e 4 si fa riferimento, per quanto compatibili, alle modalità stabilite dai regolamenti di cui al decreto del Ministro delle finanze 13 aprile 2001, n. 162 e del Ministro dell'economia e delle
finanze 19 aprile 2002, n. 86.

Articolo 57

(Demanio)

1. Ai fini di contenimento della spesa pubblica i contratti di locazione stipulati dalle Amministrazioni dello Stato per proprie esigenze allocative con proprietari privati, sono prorogati, alla scadenza contrattuale, per la durata di sei anni a fronte di una riduzione, a far data dal 1° gennaio 2006, del 10 per cento del canone annuo corrisposto. In caso contrario le medesime Amministrazioni procederanno, alla scadenza contrattuale, alla valutatone di ipotesi allocative meno onerose.


2. Al fine di ottimizzare le attività istituzionali dell'Agenzia del demanio di cui all'articolo 65 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, è operante, nell'ambito dell'Agenzia medesima, la Commissione per la verifica di congruità delle valutazioni tecnico-economico-estimativa con riferimento a vendite, permute, locazioni e concessioni di immobili di proprietà dello Stato; acquisti di immobili per soddisfare le esigenze di Amministrazioni pubbliche nonché ai fini del rilascio del nulla osta per locazioni passive riguardanti pubbliche Amministrazioni nel rispetto della normativa vigente.

Articolo 58

(Giochi)

1. L'articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:

"6. Si considerano apparecchi idonei per il gioco lecito:

a) quelli che, obbligatoriamente collegati alla rete telematica di cui all'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, si attivano con l'introduzione di moneta metallica ovvero con appositi strumenti di pagamento elettronico definiti con provvedimenti del Ministero dell’economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, nei quali gli elementi di abilità o intrattenimento sono presenti insieme all'elemento aleatorio, il costo della partita non supera 1 euro, la durata minima della partita è di quattro secondi e che distribuiscono vincite in denaro, ciascuna comunque di valore non superiore a 100 euro, erogate dalla macchina in monete metalliche. Le vincite, computate dall'apparecchio in modo non predeterminabile
su un ciclo complessivo di non più di 140.000 partite, devono risultare non inferiori al 75 per cento delle somme giocate. In ogni caso tali apparecchi non possono riprodurre il gioco del poker o comunque le sue regole fondamentali;

b) quelli, facenti parte della rete telematica di cui all'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, che si attivano esclusivamente in presenza di un collegamento ad un sistema di elaborazione della rete stessa. Per tali apparecchi, con regolamento del Ministro dell'economia e delle finanze d'intesa con il Ministro dell'interno, da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono definiti, tenendo conto delle specifiche condizioni di mercato:

a) il costo e le modalità di pagamento di ciascuna partita;

b) la percentuale minima della raccolta da destinarsi a vincite;

c) l'importo massimo e le modalità di riscossione delle vincite;

d) le specifiche di immodifìcabilità e di sicurezza, riferite anche al sistema di elaborazione a cui tali apparecchi sono connessi;

e)le soluzioni di responsabilizzazione del giocatore da adottarsi sugli apparecchi;

le tipologie e le caratteristiche degli esercizi pubblici e degli altri punti autorizzati alla raccolta di giochi nei quali possono essere installati gli apparecchi di cui alla presente lettera.

2. Agli apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, lettera b), del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, si applica un prelievo erariale unico, fissato con regolamento del Ministro dell'economia e delle finanze da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto
1988, n. 400. L'aliquota del prelievo non può essere inferiore all'8 per cento né superiore al 12 per cento delle somme giocate.

3. All'articolo 39 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, il comma 13-bis è sostituito dal seguente:

"13-bis. Con provvedimenti del Ministero dell'economia e delle finanze-Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato sono definiti i termini e le modalità di assolvimento del prelievo erariale unico relativo agli apparecchi da intrattenimento previsti dall'articolo 110, comma 6, del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni ed integrazioni.".

4. All'articolo 38, commi 3 e 4, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni ed integrazioni, le parole "commi 6 e 7" sono sostituite dalle parole "commi 6, lettera a), e 7".

5. All'articolo 38 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni ed integrazioni, il comma 6 è sostituito dal seguente:

"6. Ai fini del rilascio dei nulla osta di cui ai precedenti commi, è necessario il possesso delle licenze previste dall'articolo 86, comma 3, lettere a) o b)."

6. Entro il 1° luglio 2006 e secondo modalità definite con provvedimenti del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato:

a) gli apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, lettera a) del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al Regio Decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni ed integrazioni, sono installati esclusivamente in esercizi pubblici, commerciali o punti di raccolta di altri giochi autorizzati dotati di apparati per la connessione alla
rete telematica di cui all'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni ed integrazioni, che garantiscano la sicurezza e l'immodifìcabilità della registrazione e della trasmissione dei dati di funzionamento e di gioco. I requisiti dei suddetti apparati sono definiti entro un mese dall'entrata in vigore della presente legge;

b) il canone di concessione previsto dalla convenzione di concessione per la conduzione operativa della rete telematica di cui al richiamato articolo 14-bis è fissato nella misura dello 0,8 per cento delle somme giocate;

c) l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato riconosce ai concessionari della rete telematica un compenso, fino ad un importo massimo dello 0,5 per cento delle somme giocate, definito in relazione:

1)agli investimenti effettuati in ragione di quanto previsto dalla lettera a);

2)ai livelli di servizio conseguiti nella raccolta dei dati di funzionamento degli apparecchi di gioco.

7. A partire dal 1° luglio 2006, il prelievo erariale unico sulle somme giocate con apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, lettera a), del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni ed integrazioni, è fissato nella misura del 12 per cento delle somme giocate. 8.

8. In relazione agli interventi previsti dal comma 6, necessari ad adeguare la rete telematica di cui all'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni ed integrazioni, il termine della concessione per la conduzione operativa della rete telematica è prorogato al 31 ottobre 2010.

9. Ai fini dell'applicazione dell'articolo 1, comma 497, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato definisce, entro il 31 gennaio 2006, i requisiti che devono possedere i terzi eventualmente incaricati della raccolta delle giocate dai concessionari della rete telematica di cui all'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni ed integrazioni. Entro il 31 marzo 2006, i concessionari presentano all’Amministrazione l'elenco dei soggetti incaricati.

10.L'articolo 86, terzo comma, del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al Regio Decreto 18 giugno 1931, n. 773 e successive modificazioni ed integrazioni, è sostituito dal seguente:

"3. Relativamente agli apparecchi e congegni automatici, semiautomatici ed elettronici di cui all'articolo 110, commi 6 e 7, la licenza è altresì necessaria:

a) per l'attività di produzione o di importazione;

b) per l'attività di distribuzione e di gestione, anche indiretta;

c) per l'installazione in esercizi commerciali o pubblici diversi da quelli già in possesso di altre licenze di cui al primo o secondo comma o di cui all'articolo 88 ovvero per l'installazione in altre aree aperte al pubblico od in circoli privati.".

11. Il Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, fermi i poteri dell'autorità e della polizia giudiziaria ove il fatto costituisca reato, comunica ai fornitori di connettività alla rete Internet ovvero ai gestori di altre reti telematiche o di telecomunicazione o agli operatori che in relazione ad esse forniscono servizi telematici o di telecomunicazione, i casi di offerta, attraverso le predette reti, di giochi, scommesse o concorsi pronostici con vincite in denaro in difetto di concessione, autorizzazione, licenza od altro titolo autorizzammo o abilitativo o, comunque, in violazione delle norme di legge o di regolamento o dei limiti o delle prescrizioni definiti dall'Amministrazione stessa.

12. I destinatali delle comunicazioni hanno l'obbligo di inibire l'utilizzazione delle reti, delle quali sono gestori o in relazione alle quali forniscono servizi, per lo svolgimento dei giochi, delle scommesse o dei concorsi pronostici, di cui
al comma 12, adottando a tal fine misure tecniche idonee in conformità a quanto stabilito con uno o più provvedimenti del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.

13. In caso di violazione dell'obbligo di cui al comma 13, si applica una sanzione amministrativa pecuniaria da 30.000 a 180.000 euro per ciascuna violazione accertata. L'autorità competente è l’Amministrazione autonoma dei monopoli di
Stato.

14.La Polizia postale e delle telecomunicazioni ed il Corpo della Guardia di finanza, avvalendosi dei poteri ad esso riconosciuti dal decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68, cooperano con il Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione
autonoma dei monopoli di Stato per l'applicazione delle disposizioni di cui ai commi 12 e 13, secondo i criteri e le modalità individuati dall'Amministrazione stessa d'intesa con il Ministero dell'interno - Dipartimento della
pubblica sicurezza.

15. All'articolo 4, comma 4-ter, della legge 13 dicembre 1989, n. 401, dopo le parole "apposita

autorizzazione", sono inserite le seguenti: "del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato".

16. Ferme restando le previsioni dell'articolo 1, commi 290 e 291, della legge del 30 dicembre 2004, n. 311, entro il 31 gennaio 2006 il Ministero dell'economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato definisce, con propri provvedimenti, misure per la diffusione del gioco a distanza attraverso Internet, televisione digitale, terrestre e satellitare, nonché attraverso la telefonia fissa e mobile. I provvedimenti, nel quadro di modalità di gioco atte a garantire la sicurezza del giocatore e la tutela dell'ordine pubblico, prevedono, in particolare:

a) l'estrazione giornaliera della ruota nazionale del Lotto, di cui all'articolo 1, comma 489, della legge del 30 dicembre 2004, n. 311, nonché l'effettuazione giornaliera del concorso pronostici Enalotto, con modalità di estrazione anche eventualmente non abbinate alle estrazioni del Lotto, finalizzate esclusivamente alla raccolta telematica;

b) l'estensione, nel caso in cui non sia già previsto dalle vigenti convenzioni di concessione, dell'oggetto delle concessioni del Lotto, del concorso pronostici Enalotto, dei concorsi pronostici su base sportiva, delle scommesse a totalizzatore di cui al D.M. 2 agosto 1999, n. 278, e successive modificazioni, e della nuova scommessa ippica di cui all'articolo 1, comma 498, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, al gioco raccolto con mezzi di partecipazione a distanza;

c) la possibilità di raccolta del gioco a distanza per il Lotto, il concorso pronostici Enalotto, i concorsi pronostici su base sportiva, le scommesse a totalizzatore di cui al D.M. 2 agosto 1999, n. 278, e successive modificazioni, e la nuova scommessa ippica dì cui all'articolo 1, comma 498, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, da parte dei soggetti titolari di concessione per l'esercizio di giochi, concorsi o scommesse riservati allo Stato ovvero per la conduzione operativa della rete per la gestione telematica del gioco lecito mediante apparecchi da divertimento ed intrattenimento, i quali dispongano di un sistema di raccolta conforme ai requisiti tecnici ed organizzativi stabiliti dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. I predetti concessionari raccolgono il gioco relativamente alle lotterie differite ed istantanee con partecipazione a distanza previste dall'articolo 1, comma 292, della legge 30 dicembre 2004 n. 311;

d) la definizione di requisiti di collegamento tra i sistemi dedicati alla raccolta del gioco a distanza ed i sistemi di concessionari di cui alla lettera b) che garantiscano la sicurezza delle transazioni e la possibilità di connessione a tutti gli altri operatori di cui alla lettera e), in possesso dei requisiti definiti;

e) l'aggio riconosciuto per le specifiche attività di raccolta a distanza in misura pari all'otto per cento della relativa raccolta;

f) la possibilità di attivazione, da parte dei concessionari per l'esercizio delle scommesse a quota fissa, di apparecchiature che consentono al giocatore, in luoghi diversi dai locali della sede autorizzata, l'effettuazione telematica delle giocate verso tutti i concessionari autorizzati all'esercizio di tali scommesse, nel rispetto del divieto di
intermediazione nella raccolta delle scommesse e tenendo conto delle specifiche discipline relative alla raccolta a distanza delle scommesse previste dal D.P.R. 8 aprile 1998, n. 169, e dal D.M. 2 giugno 1998, n. 174;

g) le modalità di estrazione centralizzata, di gestione gioco e di raccolta a distanza, affidata agli attuali concessionari, del gioco previsto dal decreto del Ministro delle finanze 31 gennaio 2000, n. 29. 17. L'articolo 110, comma 1, del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni ed integrazioni, è sostituito dal seguente:

"1. In tutte le sale da biliardo o da gioco e negli altri esercizi, compresi i circoli privati, autorizzati alla pratica del gioco o ali1 installazione di apparecchi da gioco, è esposta in luogo visibile una tabella, predisposta ed approvata dal questore e vidimata dalle autorità competenti al rilascio della licenza, nella quale sono indicati, oltre ai giochi d'azzardo, anche quelli che lo stesso questore ritenga di vietare nel pubblico interesse, nonché le prescrizioni ed i divieti specifici che ritenga di disporre. Nelle sale da biliardo deve essere, altresì, esposto in modo visibile il costo della singola partita ovvero quello orario.".

18. L'articolo 110, comma 3, del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni ed integrazioni, è sostituito dal seguente:

"3. L'installazione degli apparecchi di cui ai commi 6 e 7 è consentita esclusivamente negli esercizi commerciali o pubblici o nelle aree aperte al pubblico ovvero nei circoli privati ed associazioni autorizzati ai sensi degli articoli 86 od 88, nel rispetto delle prescrizioni tecniche ed amministrative vigenti.".

19. Air articolo 110 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni ed integrazioni, dopo il comma 8 è inserito il seguente comma:

"8-bis. Con la sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 3.000 euro e con la chiusura dell'esercizio per un periodo non superiore a quindici giorni è punito chiunque, gestendo apparecchi di cui al comma 6, ne consente l'uso in violazione del divieto posto dal comma 8.".

20. L'articolo 110, comma 9, del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 e successive modificazioni ed integrazioni, è sostituito dal seguente:

"9. Ferme restando le sanzioni previste per il gioco d'azzardo dal codice penale:

a) chiunque produce od importa, per destinarli all'uso sul territorio nazionale, apparecchi e congegni di cui ai commi 6 e 7 non rispondenti alle caratteristiche ed alle prescrizioni indicate nei commi 6 o 7 e nelle disposizioni di legge ed amministrative attuative di detti commi, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 6.000 euro per ciascun apparecchio;

b) chiunque produce od importa, per destinarli all'uso sul territorio nazionale, apparecchi e congegni di cui ai commi 6 e 7 sprovvisti dei titoli autorizzatoli previsti dalle disposizioni vigenti, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 3.000 euro per ciascun apparecchio;

c) chiunque, sul territorio nazionale, distribuisce od installa o comunque consente l'uso in luoghi pubblici od aperti al pubblico od in circoli ed associazioni di qualunque specie di apparecchi e congegni non rispondenti alle caratteristiche ed alle prescrizioni indicate nei commi 6 o 7 e nelle disposizioni di legge ed amministrative attuative di detti commi, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 6.000 euro per ciascun apparecchio. La stessa sanzione si applica nei confronti di chiunque, consentendo l'uso in luoghi pubblici od aperti al pubblico o in circoli ed associazioni di qualunque specie di apparecchi e congegni conformi alle caratteristiche e prescrizioni indicate nei commi 6 o 7 e nelle disposizioni di legge ed amministrative attuative di detti commi, corrisponde a fronte delle vincite premi, in danaro o di altra specie, diversi da quelli ammessi;

d) chiunque, sul territorio nazionale, distribuisce od installa o comunque consente l'uso in luoghi pubblici od aperti al pubblico od in circoli ed associazioni di qualunque specie di apparecchi e congegni per i quali non siano stati rilasciati i titoli autorizzatoli previsti dalle disposizioni vigenti, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 3.000 euro per ciascun apparecchio;

e) nei casi di accertamento di una delle violazioni di cui alle lettere precedenti, è preclusa all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato la possibilità di rilasciare all'autore della violazione titoli autorizzatoli concernenti la distribuzione o l’installazione di apparecchi da intrattenimento, per un periodo di cinque anni;

f) nei casi in cui i titoli autorizzatori per gli apparecchi od i congegni non siano apposti su ogni apparecchio, si
applica la sanzione amministrativa da 500 a 3.000 euro per ciascun apparecchio."

21. All'articolo 110 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni ed integrazioni, dopo il comma 9 sono inseriti i seguenti:

"9-bis. Per gli apparecchi per i quali non siano stati rilasciati i titoli autorizzatori previsti dalle disposizioni vigenti ovvero che non siano rispondenti alle caratteristiche ed alle prescrizioni indicate nei commi 6 o 7 e nelle disposizioni di legge ed amministrative attuative di detti commi, è disposta la confisca ai sensi dell'articolo 20, comma 4, della legge 24 novembre 1981, n. 689. Nel provvedimento di confisca è disposta la distruzione degli apparecchi e dei congegni, con le modalità stabilite dal provvedimento stesso."

"9-ter. Per la violazione del divieto di cui al comma 8 il rapporto è presentato al prefetto territorialmente competente in relazione al luogo in cui è stata commessa la violazione. Per le violazioni previste dal comma 9 il rapporto è presentato al direttore dell'ufficio regionale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato competente per territorio."

"9-quater. Ai fini della ripartizione delle somme riscosse per le pene pecuniarie di cui al comma 9 si applicano i criteri stabiliti dalla legge 7 febbraio 1951, n. 168."

22. All'articolo 110 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni ed integrazioni, il comma 10 è sostituito dal seguente:

"10. Se l'autore degli illeciti di cui al comma 9 è titolare di licenza ai sensi dell'articolo 86, ovvero di licenza ai sensi dell'articolo 3 della legge 25 agosto 1991, n. 287, le licenze sono sospese per un periodo da uno a trenta giorni e, in caso di reiterazione delle violazioni ai sensi dell'articolo 8-bis della legge 24 novembre 1981, n. 689, sono revocate dal sindaco competente, con ordinanza motivata e con le modalità previste dall'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, e successive modificazioni. Analoghi provvedimenti sono disposti dal questore nei confronti dei titolari della licenza di cui all'articolo 88.".

23. All'articolo 110 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni ed integrazioni, il comma 11 è sostituito dal seguente:

"11. Oltre a quanto previsto dall'articolo 100, il questore, quando sono riscontrate violazioni di rilevante gravita in relazione al numero degli apparecchi installati ed alla reiterazione delle violazioni, sospende la licenza dell'autore degli illeciti per un perìodo non superiore a quindici giorni, informandone l'autorità competente al rilascio. Il periodo di sospensione, disposto a norma del presente comma, è computato nell'esecuzione della sanzione accessoria."

24. Per le violazioni di cui all'articolo 110, comma 9, del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni ed integrazioni, commesse in data antecedente all'entrata in vigore della presente legge, si applicano le disposizioni vigenti al tempo delle violazioni stesse.

25. Dopo l'articolo 14-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, sono inseriti i seguenti:

"14-ter.

1. Avvalendosi di procedure automatizzate, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato esegue, entro il 31 dicembre del secondo anno successivo a quello di scadenza del termine per il pagamento dell'imposta, il controllo dei versamenti effettuati dai contribuenti per gli apparecchi e congegni previsti all'articolo 110, comma 7, del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, nonché per gli apparecchi meccanici od elettromeccanici.

2. Nel caso in cui risultino omessi, carenti o intempestivi i versamenti dovuti, l'esito del controllo automatizzato è comunicato al contribuente per evitare la reiterazione di errori. Il contribuente può fornire i chiarimenti necessari all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato entro i trenta giorni successivi al ricevimento della
comunicazione.

3. Con decreti del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono definite le modalità di effettuazione dei controlli automatici di cui al precedente comma 1."

"14-quater.

1.Le somme che, a seguito dei controlli automatici effettuati ai sensi dell'articolo 14- ter, comma 1, risultano dovute a titolo d'imposta sugli intrattenimenti, nonché di interessi e di sanzioni per ritardato od omesso versamento, sono iscritte direttamente nei ruoli, resi esecutivi a titolo definitivo nel termine di decadenza fissato al 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di scadenza del termine per il pagamento delle imposte. Per la determinazione del contenuto del ruolo,
delle procedure, delle modalità della sua formazione e dei tempi di consegna, si applica il decreto ministeriale 3 settembre 1999, n. 321.

2. Le cartelle di pagamento recanti i ruoli di cui al comma 1 devono essere notificate, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello di scadenza del termine per il pagamento dell'imposta."

3.L'iscrizione a ruolo non è eseguita, in tutto od in parte, se il contribuente provvede a pagare, con le modalità indicate nell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, le somme dovute, entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione prevista dall'articolo 14-ter, comma 2, ovvero della comunicazione definitiva contenente la rideterminazione, in sede di autotutela, delle somme dovute, a seguito dei chiarimenti forniti dal contribuente. In questi casi, l'ammontare delle sanzioni amministrative previste è ridotto ad un terzo e gli interessi sono dovuti fino all'ultimo giorno del mese antecedente a quello dell'elaborazione della comunicazione."

"14-quinquies.

1. Le disposizioni di cui agli articoli 14-ter e 14-quater possono essere applicate anche dagli uffici dell'Agenzia delle entrate per il recupero dell'IVA connessa con l'imposta sugli intrattenimenti. A tal fine, l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato comunica all’Agenzia delle entrate le violazioni constatate in sede di controllo dell'imposta sugli intrattenimenti. Per quanto non previsto dagli articoli 14-ter e 14-quater si applicano le disposizioni in materia di IVA."

26.All'articolo 8, comma 14, del decreto-legge 24 giugno 2003, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2003, n. 200, la parola "2005" è sostituita dalla parola "2007". Dopo la parola trimestre." è inserita la seguente frase: "La presente disposizione non si applica nei 365 giorni antecedenti la scadenza della convenzione di concessione.".

27.All'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 23 dicembre 1998, n. 504, e successive modificazioni, la lettera b) è sostituita dalla seguente:

"b) per le scommesse:

1) per la scommessa TRIS e per le scommesse ad essa assimilabili, ai sensi dell'articolo 4, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 8 aprile 1998, n. 169: 22,50 per cento della quota di prelievo stabilita per ciascuna scommessa;

2) per ogni tipo di scommessa ippica a totalizzatore ed a quota fissa, salvo quanto previsto dall'articolo 1, comma 498, della legge 30 dicembre 2004, n. 311: 15,70 per cento della quota di prelievo stabilita per ciascuna scommessa;

3) per le scommesse a quota fissa su eventi diversi dalle corse dei cavalli: dal 1° gennaio 2006, nella misura del 3 per cento per ciascuna scommessa composta fino a tre eventi e nella misura del 9,5 per cento per ciascuna scommessa composta da più di tre eventi; dal 1° gennaio 2007, nel caso in cui la raccolta dell'intero anno 2006 afferente alle
scommesse a quota fissa su eventi diversi dalle corse dei cavalli sia superiore a 1.850 milioni di euro, nella misura del 3 per cento per ciascuna scommessa composta fino a tre eventi e nella misura dell'8 per cento per ciascuna scommessa composta da più di tre eventi; dal 1° gennaio 2008, nel caso in cui la raccolta dell'intero anno 2007 afferente alle scommesse a quota fissa su eventi diversi dalle corse dei cavalli sia superiore a 2.150 milioni di euro, nella misura del 3 per cento per ciascuna scommessa composta fino a tre eventi e nella misura del 6,6 per cento per ciascuna scommessa composta da più di tre eventi:

4) per le scommesse a totalizzatore su eventi diversi dalle corse dei cavalli: 20 per cento di ciascuna scommessa.".

28. Il secondo comma dell'articolo 9 della legge marzo 1985, n. 76, come sostituito dal comma 6 dell'articolo 2 del decreto-legge 12 luglio 2004, n. 168, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2004, n. 191, in materia di imposizione fiscale sui tabacchi lavorati, è sostituito dal seguente:

"2. Per le sigarette, le tabelle di cui al primo comma sono stabilite con riferimento alle sigarette della classe di prezzo più richiesta, determinate ogni tre mesi, secondo i dati rilevati al primo giorno di ciascun trimestre solare.".

29. Con provvedimento direttoriale del Ministero dell'economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, tenuto anche conto dei provvedimenti di variazione delle tariffe dei prezzi di vendita al pubblico dei tabacchi lavorati, eventualmente intervenuti ai sensi dell'articolo 2 della legge 13 luglio 1965, n. 825, e successive modificazioni, può essere aumentata l'aliquota di base della tassazione dei tabacchi lavorati, di cui all'articolo 28, comma 1, del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, al fine di assicurare il mantenimento del gettito per L’anno 2006 e per gli anni successivi.

TITOLO III

NORME FINALI

Articolo 59

(Fondi speciali e tabelle)

1. Gli importi da iscrivere nei fondi speciali di cui all'articolo 1 I-bis della legge 5 agosto 1978, n. 468, introdotto dall'articolo 6 della legge 23 agosto 1988, n. 362, per il finanziamento dei provvedimenti legislativi che si prevede possano essere approvati nel triennio 2006-2008, restano determinati, per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008, nelle misure indicate nelle Tabelle A e B. allegate alla presente legge, rispettivamente per il fondo speciale destinato alle spese correnti e per il fondo speciale destinato alle spese in conto capitale.

2. Le dotazioni da iscrivere nei singoli stati di previsione del bilancio 2006 e triennio 2006-2008, in relazione a leggi di spesa permanente la cui quantificazione è rinviata alla legge finanziaria, sono indicate nella Tabella C allegata alla presente legge.

3. Ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera f), della legge 5 agosto 1978, n. 468, come sostituita dall'articolo 2, comma 16, della legge 25 giugno 1999, n. 208, gli stanziamenti di spesa per il rifinanziamento di norme che prevedono interventi di sostegno dell'economia classificati fra le spese di conto capitale restano determinati, per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008, nelle misure indicate nella Tabella D allegata alla presente legge.

4. Ai termini dell'articolo 11, comma 3, lettera e), della legge 5 agosto 1978, n. 468, le autorizzazioni di spesa recate dalle leggi indicate nella Tabella E allegata alla presente legge sono ridotte degli importi determinati nella medesima Tabella.

5. Gli importi da iscrivere in bilancio in relazione alle autorizzazioni di spesa recate da leggi a carattere pluriennale restano determinati, per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008, nelle misure indicate nella Tabella F allegata alla presente legge.

6. A valere sulle autorizzazioni di spesa in conto capitale recate da leggi a carattere pluriennale, riportate nella tabella di cui al comma 5, le Amministrazioni e gli enti pubblici possono assumere impegni nell’anno 2006, a carico di esercizi futuri nei limiti massimi di impegnabilità indicati per ciascuna disposizione legislativa in apposita colonna della stessa tabella, ivi compresi gli impegni già assunti nei precedenti esercizi a valere sulle autorizzazioni medesime.

7. In applicazione dell'articolo 11, comma 3, lettera i-quater della legge 5 agosto 1978, n. 468 e successive modificazioni ed integrazioni, le misure correttive degli effetti finanziari di leggi di spesa sono indicate nell'allegato n. 4 alla presente legge.

8. In applicazione dell'articolo 46, comma 4, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, le autorizzazioni di spesa e i relativi stanziamenti confluiti nei fondi per gli investimenti dello stato di previsione di ciascun Ministero interessato sono indicati nell'allegato 5.

Articolo 60

(Copertura finanziaria ed entrata in vigore)

1. La copertura della presenta legge per le nuove o maggiori spese correnti, per le riduzioni di entrata e per le nuove finalizzazioni nette da iscrivere nel Fondo speciale di parte corrente viene assicurata, ai sensi dell'articolo 11, comma 5, della legge 5 agosto 1978, n.. 468, e successive modificazioni, secondo il prospetto allegato.

2. Le disposizioni della presente legge costituiscono norme di coordinamento della finanza pubblica per gli enti territoriali.

3. La presente legge entra in vigore il 1° gennaio 2006.

.................................................. ...........
tratto da "Il Portale di Nuvola Rossa"
http://www.nuvolarossa.org/modules/sections/index.php?op=viewarticle&artid=36

nuvolarossa
01-10-05, 18:14
http://www.ilriformista.it/imagesfe/tremonti-mago1624_img.jpg

nuvolarossa
01-10-05, 21:56
.... Veltroni ... molto demagogicamente .... ha dichiarato che, a seguito della finanziaria, dovra' spengere migliaia di lampioni delle viuzze romane ...
Non dovra' spengere un bel nulla ... dovra' solo smettere di sollazzare con prebende miliardarie i suoi amici e gli amici dei suoi amici ... vedasi sotto l'estratto dalla Legge Finanziaria 2006 ... e dimezzare le spese per la propaganda indiretta al suo partito ed a quelli ad esso alleati ... con la scusa di convegni e quant'altro ... ed anche tagliare a meta' i viaggetti gratuiti di scarrozzamento in visita alle rovine dell'Urbe ....

2. Fermo quanto stabilito dall'articolo 1, comma 11, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, la spesa annua per studi ed incarichi di consulenza conferiti, a soggetti estranei all’amministrazione, dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, esclusi le università, gli enti di ricerca e gli organismi equiparati, a decorrere dall'anno 2006, non potrà essere superiore al 50 per cento di quella sostenuta nell'anno 2004.

3. A decorrere dall'anno 2006 le pubbliche Amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, non possono effettuare spese di ammontare superiore al 50 per cento della spesa sostenuta nell'anno 2004 per relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità e per spese di rappresentanza.

4. Per l'acquisto, la manutenzione, il noleggio e l'esercizio di autovetture, le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, con esclusione di quelle operanti per l'ordine e la sicurezza pubblica, a decorrere dall'anno 2006 non possono effettuare spese di ammontare superiore al 50 per cento della spesa sostenuta nell'anno 2004.

Per la lettura del testo completo della Legge Finanziaria 2006 approvata dal CdM del 29 settembre ... vedi al link sotto ...
http://www.nuvolarossa.org/modules/sections/index.php?op=viewarticle&artid=36

nuvolarossa
02-10-05, 11:26
Alla vigilia di una Finanziaria credibile rivolta al futuro una legge priva di misure demagogiche od elettorali

di Giancarlo Colombo

La Finanziaria e la misure di contorno di cui si ha notizia danno la percezione di come la serietà (non la gravità) della situazione italiana sia sotto stretta osservazione. Cominciamo dalla prima notizia: la possibilità di lavorare fino a settanta anni, ritardando così a propria decisione la messa a riposo di tante capacità ed esperienze. Un legame tra il passato prossimo e il futuro. La vita statisticamente dura di più e se le condizioni fisiche lo consentono perché mettere a riposo tutta una serie di persone che “sanno” che hanno il know how più importante: l’esperienza e i risultati acquisiti in tanti anni di lavoro. Eccetto i lavori usuranti, coloro che hanno esperienza con l’ausilio delle nuove tecnologie possono aiutare a traghettare l’Italia nelle nuove realtà economiche mondiali.

E senza forse possono aiutare a superare in politica e nelle comunicazioni quel fossato e quelle mentalità che sono il retaggio degli anni terrificanti della fine della prima repubblica e di un’orfana seconda repubblica, orfana per mancanza di ricambio generazionale gestito non dalla natura ma dalla cavalleria mediatico giudiziaria. Ma qualcosa sta cambiando sul serio e mi riferisco al fatto che per la prima volta un’indagine secretata è rimasta tale per almeno due mesi. E un’indagine per eventuale abuso d’ufficio, rimane un’indagine e non una condanna aprioristica di tipo giustizialista, dove si spaccia ancora la tecnica dell’inquisizione per realtà ultima cioè la sentenza definitiva, dopo la quale termina in caso di condanna, la presunzione di innocenza. Costituzione alla mano. Ed è la modifica del Dna inquisitorio per fortuna non presente nei laici su cui si deve (un must Kantiano) costruire la definitiva liberalizzazione della cultura dalla precostituita cultura egemone di stampo comunista.

Non a caso le due questioni che ho appena descritto, il tramonto del giustizialismo a buon mercato, (non certo il diritto dovere della magistratura di svolgere indagini mirate a trovare prove certe e non comodi capi di accusa con l’inversione dell’onere della prova) e la trasformazione dell’economia italiana marciano di pari passo. Anche in economia vige la necessità di percorsi come usa dire oggi che abbiano un addentellato serio con quanto già fatto e con la verifica preventiva dei rischi calcolati da affrontare nel futuro. E solo la solidità di uno Stato credibile senza misure demagogiche od elettorali ci (e ribadisco il ci) permetterà di affrontare il futuro nel migliore dei modi. Nel quadro degli impegni con l’Ue, certo ma nel quadro anche dei rapporti delle nostre alleanze ed amicizie con le democrazie occidentali ormai consolidate. I laici, se mettono da parte la fino ad ora inguaribile individualità possono dare molto al complesso del Paese ed essere un asse solido, una trave portante per il futuro.

nuvolarossa
03-10-05, 11:12
Originally posted by Lampo
... Se non viene fatta entro il 30 dovrebbe dimettersi .... ... come vedi ... il Governo e' in sella piu' saldo che mai ... ed ha tirato fuori dal cilindro da prestigiatore una finanziaria che la Company Catto-comunista manco se la sognavano .... prima di tutto e' stata invertita una tendenza con meno soldi alla politica e piu' soldi alle famiglie ... si e' dato uno schiaffone alla demagogia nazionalpopolare degli statalisti dell'Unione ... buona solo a fare delle piazzate .... si e' pensato anche al Sud ... cosa che i governi di centrosinistra ... non fecero ... e tutto questo in tempo di vacche magre ... se ci fossero oggi le vacche grasse di 5 anni fa ... sarebbero bistecche per tutti ...

nuvolarossa
03-10-05, 15:42
Finanziaria europea

Una ricetta organica per lo sviluppo del sistema produttivo

di Riccardo Gallo

Se ci sono le giuste condizioni di finanza pubblica, una Finanziaria di fine legislatura può essere l'occasione per consolidare lo sviluppo del paese o, in alternativa, per fare regali in funzione delle elezioni politiche. Se invece le condizioni non ci sono, può essere il momento per rientrare nei parametri e ripristinare i presupposti di un successivo sviluppo, o per fare regali elettorali ancor più colpevoli. Alla fine della passata legislatura, la Finanziaria 2001 varata dal governo Amato di centro-sinistra fu unanimemente classificata nella seconda categoria. L'economista Alberto Quadrio Curzio scrisse ("Il Sole 24 Ore", 25 novembre 2000): "La politica economica, da un lato, ha portato quasi a completamento il risanamento delle finanze pubbliche. Ma dall'altro non è riuscita a rilanciare la crescita e l'occupazione nella misura in cui l'hanno fatto altri paesi… Sembrano emergere tentazioni per una politica clientelare-parlamentare… mentre il governo non è stato capace di fare scelte nette per promuovere la crescita… lo stesso Amato ha definito la Finanziaria in corso di approvazione un vestito di Arlecchino perso per strada…". Francesco Forte ("Ideazione", settembre), commentando il Dpef 2001-04, segnalò: "Le spese, al netto degli interessi sul debito pubblico, non presentano alcuna riduzione nel rapporto con il Pil… il miglioramento del bilancio pubblico è avvenuto grazie all'aumento della pressione fiscale…". Gli effetti sull'economia italiana, registrati negli anni successivi sotto l'attuale governo, hanno avvalorato quei giudizi severi.

Sulla Finanziaria 2006 c'era la preoccupazione che finisse per rientrare nella quarta categoria, quella dei regali elettoralistici senza le necessarie condizioni delle finanze pubbliche.

Una prima lettura del ddl approvato dal Consiglio dei ministri fa ritenere, invece, che sia del terzo tipo, cioè è un terribile sforzo per rientrare nei parametri e ripristinare i presupposti per un successivo sviluppo. Invece che terribile si può dire duro, drastico, ma non iniquo. La Finanziaria è dura, perché va in fondo sulla spesa pubblica di parte corrente. Le spese di funzionamento dell'Am- ministrazione erano all'osso, ora con un taglio del 50% s'intacca l'osso, mentre alla stessa Amministrazione vengono affidate nuove incombenze. La misura del taglio si estende a Regioni, Province, Comuni.

Il presidente del Consiglio ha sottolineato che con questa Finanziaria vengono rispettate le condizioni dell'Ue. Il punto è proprio questo. Non dobbiamo sottovalutare la caduta di credibilità internazionale della nostra economia, come avvertì il ministro Siniscalco nel corso della riunione del Cicr di agosto, quando fu esaminata la posizione del governatore della Banca d'Italia. La situazione imponeva un aggiustamento duro e immediato. Così è stato. In questo senso la si può definire una Finanziaria "europea". L'Italia dimostra che i conti se li sa fare.

La Finanziaria non è iniqua, disciplina molti aspetti (sanità, agevolazioni fiscali, famiglie, cuneo contributivo). Forse, non è abbastanza equa per il Mezzogiorno, visto che lì la riduzione del cuneo contributivo è meno efficace perché il lavoro scarseggia, se non manca proprio.

La finalità per così dire europea della Finanziaria 2006 ripristina i presupposti delle finanze pubbliche per un successivo sviluppo, quelli che nel 2000 il governo Amato aveva e sprecò.

Questa Finanziaria, tuttavia, non ha potuto fare di più, non contiene misure di rilancio dell'economia reale del paese. L'unico punto è l'istituzione del Fondo per finanziare i progetti individuati dal piano per l'innovazione, la crescita e l'occupazione, elaborato dal ministro Giorgio La Malfa nel quadro del rilancio della Strategia di Lisbona, fondo dotato di risorse finanziarie iniziali e non si sa se immediatamente disponibili.

Una volta approvata la Finanziaria 2006, questa maggioranza potrà assolvere l'impegno di definire una ricetta organica per lo sviluppo del nostro sistema produttivo e potrà organizzarsi per realizzarla nella prossima legislatura.

Roma, 30 settembre 2005

Lampo
03-10-05, 15:49
Originally posted by nuvolarossa
... come vedi ... il Governo e' in sella piu' saldo che mai ...


Infatti ha già cambiato ben 8 ministri.....

Garibaldi
03-10-05, 16:49
Originally posted by Lampo
Infatti ha già cambiato ben 8 ministri ..... Guarda che se e' per questo voi avete cambiato tre governi: l'ex socialista Amato, l'ex-comunista Dalema e l'ex democristiano Prodi.
3 governi per 50 ministri circa l'uno: in pratica avete cambiato 150 ministri, belin che te 'nega.
:-0005F

nuvolarossa
11-10-05, 14:17
- Finanziaria: La Malfa, i condoni non li votero' (LA7)

Radiocor - Roma, 11 ott - "Io i condoni non li ho mai votati, e non lo faro'. Pur prendendomi la responsabilita' di una maggioranza che li ha fatti": parola del ministro Giorgio La Malfa, ospite questa mattina ad Omnibus, La7. Il leader repubblicano, parlando della Finanziaria e dei conti pubblici, ha dichiarato: "Non c'e' dubbio che l'Italia deve mettere a posto i conti, e lo deve fare facendo crescere il sistema produttivo, cosa che il centrodestra ha cercato di fare, e che puo' riuscire con il piano di Lisbona".

nuvolarossa
12-10-05, 15:25
Tremonti dice no ai condoni
- TREMONTI, ALEMANNO, LA MALFA, VEGAS: NO A CONDONI

Tassa tubo, possibili correzioni - Niente condoni in Finanziaria. L'impegno arriva dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che dice no a sanatorie fiscali. La promessa è stata pronunciata davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato alle audizioni sulla manovra. Mentre il numero uno di Via XX Settembre dice di essere disponibile a rivedere la cosiddetta "tassa sul tubo".

Il no secco di Tremonti all'ipotesi condoni è arrivato nonostante le ripetute richieste presentate da esponenti della maggioranza di "regolarizzare" e "sanare" anche per il 2003. E, se il ministro apre a una possibile modifica della tassa sulle reti energetiche, pone però due paletti: il gettito deve rimanere lo stesso, come anche la provenienza degli incassi.

Mentre Comuni, Regioni e sindacati scaldano i muscoli della protesta (previsto in giornata un loro incontro per iniziative comuni) Tremonti illustra la Finanziaria in Parlamento. E affronta molti dei nodi sul tappeto, come la fiscalità differenziata rispetto alle aree più sviluppate del Paese. Progetto di cui parla il ministro Gianfranco Miccichè dopo che già, nei giorni scorsi, il ministro Tremonti si era intestato il progetto e la possibilità di "spingerlo" a Bruxelles. "Dobbiamo superare" dice Tremonti "le barriere di Bruxelles sulla fiscalità di vantaggio".

Il ministro dell'Economia esclude poi l'idea di un deficit fuori controllo: "In questi giorni" spiega "si sono diffuse voci di un deficit al 5,1% che non corrispondono all'andamento dei conti". Tremonti aggiunge: "Tutto l'impianto della Finanziaria è coerente con il Dpef e con gli obiettivi concordati in sede di revisione del Patto di Stabilità". Si tratta insomma di "obiettivi raggiungibili".

La Finanziaria, intanto, si alleggerisce di alcune norme. Il presidente del Senato, Marcello Pera, ha stralciato quattro articoli della manovra: il più noto è quello che prevede che la carta d'identità elettronica sia pagata direttamente dai cittadini.

Ecco alcune novità emerse nella giornata di dibattio.

- TREMONTI, ALEMANNO, LA MALFA, VEGAS: NO A CONDONI

Sono quattro i rappresentanti del governo che si schierano contro il condono fiscale. Mentre i parlamentari di An fanno pressing in direzione opposta. Il ministro Tremonti dice che "per quanto riguarda il governo e la sua maggioranza posso dire che non ci saranno condoni". Il ministro Gianni Alemanno afferma: "Da questo punto di vista la strada è sbarrata lo era per Siniscalco e lo è anche per Tremonti". Il ministro Giorgio La Malfa rincara: "Io i condoni non li ho mai votati, e non lo farò. Pur prendendomi la responsabilità di una maggioranza che li ha fatti". Chiude il viceministro Giuseppe Vegas: "Io non sono a favore dei condoni ma comunque è una stagione che è chiusa". Nella stessa maggioranza c'è però chi fa notare: "E' il solito copione. Tutti dicono di no e poi arriva l'emendamento in Parlamento". Curto e Salerno (An) insistono: serve l'estensione al 2003, l'unico anno rimasto fuori dalla riforma fiscale.

- TASSA TUBO

Tremonti spiega che per la tassa sul tubo "sarà possibile formulare ipotesi di emendamento che, fermo l'importo e comunque nello specifico comparto, diano un effetto effetto di gettito equivalente". Il ministro però lancia anche una stoccata alle società elettriche. "Escludo in assoluto" dice "un effetto sulle tariffe e a questo proposito mi permetto di notare che la dinamica delle tariffe dovrebbe essere fatta oggetto di una riflessione approfondita perchè mi sembra stiano crescendo. Credo ci sia ampio spazio per contenerle".

- FORSE FONDI FISCALITA' SUD IN MANOVRA

Le risorse per la fiscalità differenziata del Sud potrebbero trovare risorse ad hoc già in Finanziaria. Questo se la Commissione europea darà il suo assenso. Ad affermarlo è il ministro per lo Sviluppo e la Coesione Territoriale Gianfranco Miccichè che ha incontrato il premier Silvio Berlusconi per porgli il problema di quelli che ha definito "veti ingiustificati". "Io e La Malfa" ha aggiunto Miccichè "siamo i ministri delegati su questo tema. Ma non abbiamo la forza di un ministero dietro le spalle. Abbiamo chiesto a Tremonti che si è dimostrato molto disponibile, anzi vorrebbe fare di questo tema una sua battaglia personale molto forte". E Tremonti dichiara: bisogna superare le barriere imposte dalla commissione Ue.

- OK MANOVRA PER COSTRUTTORI

Nonostante un taglio di oltre il 6% alle opere pubbliche i costruttori (Ance) giudicano positivamente la manovra: "Per noi è particolarmente positiva" ha detto il presidente Claudio de Albertis. "Riteniamo possa dare un rilancio all'economia, alcuni dei provvedimenti previsti sono molto significativi in una logica di politica industriale". I punti apprezzati dall'Ance riguardano in particolare la rivalutazione dei beni e delle aree fabbricabili, l'estensione a tutto il 2006 del provvedimento di agevolazioni fiscali, la riduzione del cuneo contributivo, il rinnovato tentativo di rilanciare la ricerca.

- RISCHIO SPACCATURA POLITICA PER COMUNI

Gli amministratori locali della Casa delle libertà saranno invitati dai responsabili dei rispettivi partiti e dai vice presidenti dell'Anci in quota Cdl a disertare l'assemblea annuale dell'associazione, in programma a Cagliari dal 19 al 22 ottobre.

- PERA STRALCIA QUATTRO ARTICOLI

Il presidente del Senato, Marcello Pera, ha deciso di stralciare quattro articoli della manovra sui 23 considerati a rischio dai tecnici del Senato. Tra questi salta quello sulla carta d'identità elettronica a pagamento.

nuvolarossa
08-12-05, 22:20
Finanziaria/Nucara: valuteremo lunedi' emendamento governo
Certi Santanchè modificherà sue proposte

"Il Pri è stato da sempre il partito del rigore e del contenimento della spesa, soprattutto corrente. A maggior ragione lo è oggi che l'Italia, come sostiene Tremonti, è sotto "amministrazione controllata", da parte della Commissione europea. Non saranno certamente i repubblicani a creare problemi.

Tuttavia come è stato concordato se e quando i conti saranno a posto e ci auguriamo nel corso del 2006 - qualunque governo ci sarà - gli investimenti sul piano di Lisbona anch'esso approvato dal Consiglio dei Ministri e condiviso dai ministri coinvolti direttamente (Tremonti, Stanca, Moratti, Scajola, Baccini, Maroni, Matteoli, Lunardi, Alemanno), dovranno essere prioritari". Lo sottolinea il segretario del Pri Francesco Nucara, all'indomani del vertice della Cdl "Siamo certi - afferma - che il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia, abbiano capito bene la posizione del Pri e siamo altresì sicuri che l'emendamento presentato alla Camera dei Deputati, dall'onorevole Santanchè, sarà modificato. Lunedì prossimo 12 dicembre valuteremo l'emendamento del governo sulla Finanziaria 2006".

Nucara, infine, dà anche il benvenuto nella CdL a Rotondi e si compiace "per la lealtà pregna di spessore culturale e politico nei confronti di un partito che dovrebbe essere suo alleato. I repubblicani che portano con loro la storia di Mazzini stanno nel Pri, condividendo la linea politica delle maggioranze congressuali o dissentendo da esse".

Roma, 8 dic. (Apcom)

nuvolarossa
27-05-06, 18:39
Padoa Schioppa nei guai nessuno scrive la Finanziaria

di Barbara Alessandrini

E’ sui conti di bilancio che, per ironica nemesi, Prodi, solerte quanto inflessibile catone delle manovre finanziarie di Berlusconi, ha già capitalizzato una prima brutta figura. Tutt’altro che innocua. Non avendo composto un esecutivo volto alla governabilità del paese ma soltanto in base alla lottizzazione delle poltrone, Prodi insieme al neoministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa si ritrova ad affrontare lo spinoso problema di chi scriverà la prossima finanziaria. Uno scivolone, quello di non essere ancora riusciti ad individuare nella propria scuderia un nome capace di un impegno al di sopra di quello richiesto ad un puro contabile che, in qualsiasi altro paese avrebbe immediatamente gettato il governo sulla graticola dei giornali. Per Prodi e compagnia, al contrario, finora nessun clamore mediatico. Un bel vantaggio, il solito dei soliti noti, poter sempre contare sulla stampa amica. Eppure, dopo aver fatto outing preelettorale in appoggio al centrosinistra per conto dei propri gruppi di riferimento, la stampa sta, seppur timidamente, lanciando l’allarme sul prezioso anello mancante del governo e ha iniziato lo spulcio dei papabili. Rigorosamente al di fuori dei ranghi dello stesso dicastero dell’Economia, il cui bacino è all’asciutto di nomi capaci di dare garanzie sulla stesura della prossima legge di bilancio.

Già, perché, a partire dallo stesso ministro Tommaso Padoa Schioppa, che di finanziaria non ha mai masticato nulla, nemmeno nella lista dei viceministri e dei sottosegretari, designati soltanto in base a logiche di stretta spartizione partitica, c’è chi si possa dire all’altezza tecnica e politica del ruolo. Di fronte all’interrogativo, tuttora senza risposta, su chi si occuperà della principale manovra economica del paese, i grandi gruppi che hanno accordato la fiducia al Professore e alla sua coalizione adesso pretendono che dal cilindro salti fuori qualcuno che sia in grado di ricalcare l’operato che finora era stato di Piero Giarda all’epoca del primo centrosinistra e poi di Giuseppe Vegas nei cinque anni della Cdl. Prodi e Padoa-Schipoppa lo sanno talmente bene che hanno dovuto repentinamente volgere lo sguardo ben al di là della fitta ridda dei prescelti dai partiti, in cerca di un Deus ex machina. E a ben poco approderanno gli ultimi scrupoli di Padoa Schioppa impegnato a scrutare possibili candidati interni alla compagine del ministero. Non è un caso che finora sia stata sondata la disponibilità di tre personaggi come l’ex sottosegretario al Tesoro, la diessina Laura Pennacchi, il Dl Paolo Giaretta e infine Enrico Morando capofila dell’area liberal dei Ds. Quest’ultimo sembra essere il più papabile. Sia perché sembra che la Pennacchi non rientri nella rosa dei nomi più graditi allo stesso ministro Padoa Schioppa, sia perché Giaretta pare refrattario a mescolarsi alla squadra del ministro dell’Economia per via di una eufemistica incompatibilità con il sottosegretario Visco.

Oltretutto il moderato Morando, pur dovendo superare l’ostilità dei suoi amici diessini, può contare sul supporto di Francesco Rutelli. Le contrattazioni che dovrebbero ridare al paese il suo pallottoliere è tuttavia ancora fitto di incognite. Per adesso Morando avrebbe risposto picche alla proposta informale fattagli da Prodi e Padoa Schioppa di un sottosegretariato all’Economia. E resterebbe in attesa di un ben più gradito incarico da Vice ministro che, però, dovrebbe giungere entro il sei giugno, quando con le elezioni dei presidenti delle commissioni Morando andrebbe alla guida della commissione Bilancio, di cui è già stato vicepresidente dal 2003 al 2006. Il viceministero sarebbe un buon risarcimento per l’ostracismo subito in occasione della spartizione delle poltrone di governo, ma soprattutto una garanzia per un compito così ingrato come quello di stendere e, soprattutto, difendere in Parlamento la prossima manovra finanziaria dai sicuri strali delle ali estreme alleate. E chissà che il pressing, crescente in questi giorni, della ‘stampa amica’, non porti Padoa Schioppa ad arrendersi alla cruda realtà che la via, sebbene a lui più gradita, di pescare nell’ambito della pattuglia ministeriale, non è nemmeno lontanamente pensabile. E che forse sarebbe molto saggio premiare le attese di Morando.

tratto da L'Opinione 27 maggio 2006

nuvolarossa
03-07-06, 21:04
Liberali e no
Il centrosinistra atteso dalla prova del Dpef

C'è un vecchio detto che recita più o meno così: "Quando l'albero è fronzuto e vigoroso tutti sotto all'ombra dell'albero, quando comincia a tremare e perde vigoria tutti a scappare, e quando è caduto tutti corrono a far legna dall'albero della cui ombra avevano goduto".

Leggendo i giornali di ieri e l'altro ieri apprendiamo il mea culpa generalizzato di tutti i componenti della coalizione del governo Berlusconi. Ci meraviglia che quasi tutti siano pentiti per non aver proceduto da soli o collettivamente a un più vasto sistema di liberalizzazioni.

http://www.repubblica.it/2006/06/ARCHIVE/homepage/images/sezioni/economia/conti-pubblici-8/taxi-disagi_HM/geno_8455735_59210.jpg

In verità, in quei vertici tra Palazzo Chigi e Palazzo Grazioli, gli unici che volevano procedere alle liberalizzazioni erano Silvio Berlusconi e i repubblicani.

Il Piano di Lisbona preparato dal ministro La Malfa aveva in programma ben altro che la pilloletta acida del decreto Bersani. Ad opporsi a questo piano non fu certamente Berlusconi, bensì An, e in particolare Alemanno, e l'Udc, con l'indifferenza della Lega e il cauto sostegno del Nuovo Psi.

Come si vede gli "illiberali" erano tanti, ma tra questi non c'era l'allora presidente del Consiglio.

Va ricordato il vigoroso intervento dell'on. Ignazio La Russa contro la liberalizzazione delle professioni.

Ovviamente non sono critiche né tantomeno accuse a chi sosteneva tesi diverse dalle nostre. Avrebbero potuto, gli stessi partecipanti ai vertici, sostenere anche oggi le loro tesi di allora.

Se hanno cambiato opinione ce ne compiacciamo, ma evitiamo, come diceva Spadolini, di acquistare "tre palle a un soldo" per tirarle addosso a chi colpa non ha. Anzi, se avessero ascoltato Berlusconi, l'avvio delle liberalizzazioni ci sarebbe già stato.

Gli alleati (?) della CdL stanno enfatizzando troppo il decreto del Governo. Come dice Panebianco sul "Corriere" di domenica e Polito sul "Riformista" di ieri, per ora è stata lasciata in pace la base sociale che orientativamente vota centrosinistra.

Ma è possibile procedere seriamente alle liberalizzazioni pensando che si possano "penalizzare" solo alcuni settori della vita economica? E la tanto conclamata concertazione di Prodi, dove è andata a finire?

Probabilmente la concertazione vale solo per Sindacati e Confindustria, mentre è abolita per tutti gli altri segmenti della società italiana.

La domanda ultima che ci poniamo è se l'attuale Governo ha in mente un piano che può realizzare in tempi diversi, secondo un programma cadenzato, oppure il programma è la "vendetta" contro categorie sociali che politicamente non gli appartengono.

Il prossimo appuntamento è il Dpef.

Roma, 3 luglio 2006

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nuvolarossa
13-07-06, 19:58
Dpef: c'è tutto e niente
Le vere ragioni degli allarmi lanciati da Padoa-Schioppa

di Gianfranco Polillo

Le oltre centosettanta pagine del DPEF, per dire tutto e dire niente, sono forse eccessive. In sedicesimo, il documento riflette lo stile già sperimentato nel ponderoso tomo che ha accompagnato la campagna elettorale dell'Ulivo. Il suo peso è minore, ma di questo passo ci vorranno degli anni prima di arrivare all'essenzialità che dovrebbe caratterizzare l'azione di un buon governo. Il "tutto" è dato dalla summa teorica di quanto già noto e conosciuto. Dove gli elementi di relativa novità * ad esempio i dati sulla finanza locale * sono annegati in un contesto di carattere più generale che ne riduce l'incisività ed il valore distintivo. Il "niente" è invece costituito dall'assenza di qualsiasi proposta concreta, che vada oltre l'indicazione dell'importo complessivo della manovra da realizzare: 35 miliardi di euro, di cui 20 destinati alla riduzione del deficit e 15 a misure di promozione della crescita, della competitività e dell'equità sociale. Come si legge nella lunga lettera di trasmissione inviata dal Ministro per l'economia ai presidenti delle due Camere. Elementi questi noti da tempo, perché rispondenti agli impegni presi, in sede europea, dal precedente Governo.

Crescita, risanamento, equità: sono queste le parole chiave del documento. Utili per una buona comunicazione istituzionale. Al tempo stesso preoccupate e tranquillizzanti. Un pizzico di pepe e tanta camomilla. Parole non certo adeguate per preparare gli italiani ad affrontare una situazione analoga a quella del 1992, come più volte ripetuto nello stesso documento. Tant'è che il Ministro Ferrero * il Che Guevara italiano * non l'ha bevuta e il documento non lo ha voluto né vedere né firmare. In termini di proposte, quindi, ci si aspettava altro. Specie dopo le dichiarazioni del Ministro dell'economia sullo stato dei conti pubblici e dopo una due diligence che, scoprendo l'acqua calda, ha confermato solo quello che già si sapeva. E che la Commissione europea aveva da tempo pubblicato sul web.

Resta, comunque, un interrogativo. Se dalle indagini effettuate non è emerso alcunché di nuovo, perché prodigarsi nell'evocare scenari che poco hanno a che vedere con la realtà esistente? I conti pubblici italiani sono in condizioni difficili. Ma su di essi non aleggia alcuno spettro. Nel 1992, il deficit di bilancio era pari al 10,2 per cento del PIL. Il debito pubblico, nei precedenti 5 anni, era salito del 15 per cento.

L'indebitamento previsto per il 2006 è pari a meno della metà (4 per cento). Il debito, nello stesso intervallo di tempo, è cresciuto di 3,5 punti di PIL. Non ne siamo, ovviamente, contenti. Ma nemmeno disperati. Il Ministro Padoa Schioppa ha invece ragione quando si preoccupa per il basso valore assunto dall'avanzo primario, specie nell'ottica di un aumento dei tassi di interessi. Nel 1992 esso era pari all'1,8 per cento del PIL. Oggi è sceso allo 0,4 per cento. Ma bisogna vedere tutto il bicchiere e non solo quello mezzo vuoto che interessa. Perché nel 1992 la spesa per interessi era pari all'11,3 per cento del PIL, nel 2006 sarà invece del 4,6 per cento. Nessuno allarmismo, quindi. Ma calma e gesso. L'eccesso di pressione fa male alle arterie ed all'economia.

Naturalmente comprendiamo le ragioni tutte politiche di questo atteggiamento. XX Settembre è un fortino assediato dalle richieste di una parte consistente della maggioranza.

Quella che vuole innanzitutto una maggiore equità. Che significa, nei fatti, maggiore assistenzialismo. Alcuni di questi esponenti hanno l'ufficio vicino a quella che fu la scrivania di Quintino Sella e da questa prossimità controllano il traffico delle norme e degli emendamenti. Il ministro deve difendersi. E per farlo è costretto a drammatizzare oltre misura la situazione italiana.

Così facendo alza tra sé e gli altri un ponte levatoio. Chissà se i mercati internazionali sapranno in grado di cogliere le sottigliezze machiavelliche di questa politica?

O non pretenderanno invece, per non saper né leggere né scrivere, il pagamento anticipato, sotto forma di maggiori interessi, per coprire il maggior rischio derivante da una drammatizzazione poco opportuna.

Roma, 13 luglio 2006

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nuvolarossa
18-07-06, 15:50
La Dn dell'Edera ha esaminato il Dpef

La Direzione Nazionale del Pri (17 luglio 2006) esaminato il Dpef 2007 - 2011 elaborato dal governo, constata che esso parte da analisi e diagnosi delle difficoltà di natura strutturale dell'economia italiana largamente condivisibili;

ritiene che esso, d'altro canto, non contenga linee di intervento sufficienti allo scopo e trascuri l'enorme potenziale di una valorizzazione del patrimonio dello Stato.

La Direzione Nazionale ritiene inoltre che il Dpef si fondi su misure ritenute urgenti di contenimento del disavanzo, ma che, in assenza di contestuali recuperi di competitività del sistema, darebbero effetti dubbi sul piano del necessario risanamento, con il rischio di aggravare le condizioni generali dell'economia del Paese.

La Direzione Nazionale auspica pertanto che la Finanziaria 2007 rappresenti la sede per colmare queste lacune e conseguentemente rinvia il giudizio a quel momento.

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nuvolarossa
20-07-06, 22:42
Dpef e decreto: corsa a ostacoli a Palazzo Madama

(Velino) - Di fronte ai numeri risicati della maggioranza, l'opposizione aveva promesso battaglia a Palazzo Madama e a oggi, sul campo, gli sconfitti appartengono tutti allo schieramento governativo. "Non credo che il governo cadra' su Kabul oppure sui Pacs, ma sulla Finanziaria". Cosi' il vicepresidente di Montecitorio e numero due di Forza Italia Giulio Tremonti ha detto ieri in un'intervista alla Repubblica. Una profezia da non sottovalutare dal momento che Tremonti ha tenuto per anni le redini della politica economica del governo Berlusconi e da ex ministro dell'Economia sa bene quali travagli comporti la gestazione di una Finanziaria. Non e' un caso che l'Unione stia inciampando proprio sui provvedimenti economici all'esame delle commissioni di Palazzo Madama. Provvedimenti che, per la loro complessita' e i sacrifici richiesti per recuperare risorse, sono suscettibili di maggiori critiche e attacchi da parte dei partiti che compono la maggioranza.

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È il caso del Dpef e del decreto che contiene le liberalizzazioni di Bersani e la manovrina elaborata da Visco. Oggi il Dpef ha registrato un ennesimo stop in commissione Difesa del Senato. La commissione ha votato un parere critico sul Documento di programmazione economico e finanziaria presentato dal presidente della commissione, Sergio De Gregorio, approvato con 13 voti a 11. A favore del parere hanno votato il presidente e i rappresentanti della Casa delle liberta'. Il parere era critico per i tagli imposti al settore della difesa. Che Palazzo Madama costituisse la via crucis di quella che e' stata definita una "nano-maggioranza" si e' capito subito dalla scorsa settimana quando i provvedimenti sono arrivati in Senato per il parere delle commissioni. In particolare la commissione Difesa aveva gia' mercoledi' scorso bocciato il parere sul Dpef steso dal relatore Nieddu dell'Ulivo che riteneva i tagli alla Difesa funzionali e coerenti con gli intenti. Il giorno dopo la maggioranza era stata nuovamente battuta: in commissione Industria con i voti della Cdl e del senatore eletto all'estero Luigi Pallaro era passato un parere favorevole al decreto Bersani-Visco con diversi suggerimenti e modifiche. Ieri si e' registrato un nuovo stallo in commissione Finanze dove la votazione sul decreto si e' conclusa con un pareggio. E ieri il nuovo stop nella commissione presieduta da Sergio De Gregorio dell'Italia dei Valori. E la commissione Bilancio dove hanno avuto l'avvio l'esame e la votazione degli emendamenti al decreto sara' un ulteriore banco di prova. Il testo dovrebbe arrivare in aula il 24 secondo calendario.

A due mesi dall'inizio della legislatura il governo Prodi ha fatto gia' ricorso due volte allo strumento della fiducia secondo una "sequenza decreto legge-fiducia che - ha denunciato Tremonti - sta umiliando il ruolo del Parlamento". Una sequenza, ancora, che lo stesso ministro per l'Attuazione del programma Giulio Santagata ha promesso di interrompere presto. Non troppo presto pero' da quello che si puo' intuire. Intanto occorre far passare la manovrina con le liberalizzazioni e poi c'e' Kabul. "Presto" ha garantito Santagata ma non ha specificato quando. Dopo il rush, prima della pausa estiva, con la ripresa ci sara' la Finanziaria da 35 miliardi.

tratto da
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nuvolarossa
26-07-06, 19:19
Dpef: è meglio ritirarlo nell'interesse del Paese

Intervento di Giorgio La Malfa a seguito della discussione del Dpef relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007 - 2011, Camera dei deputati, 25 luglio 2006.

Signor Presidente, nella lettera con la quale il Presidente del Consiglio ed il ministro dell'economia accompagnano la trasmissione del Documento di programmazione economico-finanziaria si dice, con molta forza e chiarezza, che la politica economica è chiamata ad agire su tre fronti: lo sviluppo, il risanamento e l'equità; obiettivi, dicono i due interlocutori, che devono essere affrontati simultaneamente perché sono inscindibili (e ne spiegano anche le ragioni).

Esaminando le cifre programmatiche del DPEF, ci si domanda come sia stato tradotto questo impegno così solennemente assunto addirittura dal Presidente del Consiglio e dal ministro, e la tavola n. IV.4, riportata nel documento, ci consente di esprimere un giudizio sullo stesso. Il dibattito, secondo me, è anche troppo esteso, perché si tratta di un punto centrale. Il contenuto degli interventi lo vedremo con il disegno di legge finanziaria, ma l'andamento tendenziale degli obiettivi programmatici è chiaro ed è indicato, in primo luogo, dall'andamento del PIL che, in termini reali, nel 2011 riesce a scardinare l'andamento negativo, quello dell'1,3 per cento di crescita tendenziale, portandolo - colleghi, è un risultato formidabile - all'1,7 per cento. È un Governo che ha cambiato la natura dell'economia italiana, perché laddove questa è stata stagnante per molti anni, invece di non fare nulla, mantenendo la crescita all'1,3 per cento, affronta un enorme programma che scomoderà gli enti locali, la sanità, la previdenza per sollevare dello 0,4 per cento il reddito tendenziale (è ciò che accade anche relativamente agli anni precedenti). La domanda che rivolgo al Governo è la seguente: si tratta di un programma serio? Pensate davvero che su questa base possiate raggiungere gli altri due obiettivi, vale a dire il risanamento e l'equità sociale? Quando il ministro Padoa Schioppa disse di voler raggiungere tre obiettivi, risanamento, equità e sviluppo, gli dissi che, nella storia italiana, è stato molto difficile coniugare il risanamento e lo sviluppo e che aggiungere un terzo obiettivo mi sembrava molto complicato. Si tratta di un vaste programme, come disse una volta il generale De Gaulle, a proposito di un'altra questione. Ma questo vaste programme si riduce al nulla, quando si scopre che la crescita del reddito è nulla; quindi, forse si raggiunge l'obiettivo del risanamento, perché il debito comincia a scendere, ma non c'è certamente lo sviluppo ed è molto difficile raggiungere anche l'obiettivo dell'equità. Se la torta non lievita, è molto difficile ridistribuire; è più difficile sottrarre a chi possiede qualcosa, piuttosto che aggiungere a chi ha meno, quando il reddito cresce. La conferma di questo problema si rinviene nell'andamento disperato della produttività e del costo del lavoro per unità di prodotto. Tendenzialmente, la produttività, che secondo Prodi e Padoa Schioppa rappresenta una problema italiano, nel 2011 crescerebbe dello 0,7 per cento. Dopo cinque anni di un Governo così virtuoso e così impegnato, crescerebbe dello 0,9 per cento: ma pensate davvero che questo sia il programma economico dell'Italia, di un Governo di legislatura? Il CLUP, vale a dire il costo del lavoro per unità di prodotto, da cui dipende la competitività, addirittura cresce dell'1,2 per cento. Quindi, invece di migliorare, come migliora in Francia, in Germania, peggiora ulteriormente. Questo è il programma di politica economica? La mia proposta - lo dico ai colleghi della maggioranza - e di fare ciò che avvenne nel 1996, quando il Presidente del Consiglio Prodi ritirò il Documento di programmazione economico-finanziaria e ne ripresentò un altro. Ritirate il Documento di programmazione economico-finanziaria, perché è stato costruito male! Non è un documento serio, non è un documento di legislatura e non vi consisterà di attuare una politica di risanamento. O affrontate seriamente le cause del basso tasso di crescita della produttività - e, ovviamente, il cuneo fiscale non c'entra niente, c'entra di più la legge Biagi - oppure, se non potete affrontare tali questioni, non potrete affrontare i problemi dell'economia italiana e la lascerete in una condizione di difficoltà la stessa, nella quale si dibatte da molti anni. Onorevole Ventura, non ci dite che tutto questo è prudenza, come ha detto qualche esponente di Governo, perché, quando il Governo "parla" al Parlamento con il DPEF, non può dire che i numeri sono stati inseriti ma pensa ad altro. Se voi pensate ad altro scrivete altro, se pensate che la vostra terapia sia in grado di far crescere l'economia del 2,5, del 3 o del 4 per cento avete l'obbligo di scriverlo. Per tali motivi, credo che il Documento di programmazione economico-finanziaria si debba riscrivere e, prima lo fate, meglio è!

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nuvolarossa
02-08-06, 19:29
La finanziaria del vampiro

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nuvolarossa
03-08-06, 14:31
Vado, succhio e torno

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nuvolarossa
26-09-06, 19:15
Per qualche euro in più
Il grido di dolore del ministro Mussi rimarrà inascoltato

In attesa di conoscere la qualità degli interventi della Finanziaria * dando per certa la quantità della stessa, fissata ormai nell'ordine del 30 miliardi - l'atteggiamento dei membri della maggioranza e del governo appare quasi serafico. Essi sembrano convinti che le questioni sorte sull'equilibrio della manovra saranno facilmente risolte, che il programma dell'Unione si imporrà tranquillamente, che il ministro dell'Economia Padoa - Schioppa saprà coniugare giustizia sociale e rigore, e questo in maniera tale che, né le parti sociali, né l'Unione europea, si possano mai lamentare del risultato raggiunto.

Se poi qualche rivista internazionale prestigiosa, come l'"Economist", ad esempio, inizia a parlare di una possibile "crisi confidenziale" del nostro Paese con i mercati, c'è già chi, come l'onorevole D'Antoni, alla trasmissione "Omnibus", per esempio, parla di pregiudizio anti - italiano da parte della stampa britannica. Invidiamo sinceramente D'Antoni, che dorme sonni tranquilli, contando sulla lotta spietata dell'onorevole Visco all'evasione. Perché, se mai l'infaticabile Visco fallisse in questa sua pugna furibonda, ci sarebbe davvero da chiedersi su quali entrate potrà mai continuare a mantenersi il sistema del welfare che D'Antoni tanto ama difendere.

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Per la verità vi è stata una sola voce tangibile del governo che ha lasciato trasparire un segno di inquietudine e preoccupazione. Ed è quella del ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi, giovedì scorso ad un convegno specifico della Confindustria sulla materia. I giornali se ne sono occupati nel lato più eclatante della vicenda: ossia un ministro che lamenta troppi soldi per la politica, quando gli studiosi sono alla fame. Leggendo tali parole verrebbe da pensare che il ministro Mussi, messo alle strette, si renda ben conto che gli stanziamenti previsti dal governo - pari allo 0,1 per cento del Pil per il settore di sua competenza - siano più o meno l'equivalente di una goccia d'acqua data ad un legionario nel deserto alla fine di una giornata di marcia.

Perché è chiaro anche ad uno sprovveduto che, se si vuole rilanciare la ripresa economica attraverso una ricostruzione del rapporto imprese - università - governo (cosa che noi riterremmo valida ed opportuna) occorrerebbe aumentare i finanziamenti pubblici e rafforzare quelli privati, oltre che ottimizzare quelli comunitari. C'è da dubitare che si possano ottenere i primi due obiettivi con il solo 0,1 per cento del Pil, tanto è vero che lo stesso Mussi, una volta sfogatosi, è rientrato presto nelle righe, per dire che comunque grazie alle meravigliose misure del Piano Bersani la cifra a disposizione del suo dicastero si impinguerebbe. Ora potremmo discutere di questo Piano Bersani che appare ogni volta messo lì apposta per risolvere i problemi, quando poi si scopre che invece li ha aggravati. Ma sorvoliamo, perché sappiamo per esperienza, e indipendentemente dalle fantasiose e seducenti trovate del ministro Bersani, che nulla impedisce al governo di vantare cifre a favore di questo o di quel provvedimento di intervento, come meglio crede e ritiene opportuno. Lo abbiamo visto, ahinoi, nella passata legislatura con il Piano di Lisbona. Il piano era perfetto, il problema semmai era la volontà da parte del governo di finanziarlo. Anche oggi il problema è di capire come procurarsi questi soldi, ossia se esistano davvero nella loro concreta possibilità di essere spesi o se siano solo iscritti in un bilancio ipotetico e privo di fondamenta. La nostra impressione è che, nelle attuali condizioni, siamo al libro dei sogni irrealizzabili, più che ad una agenda programmatica. E temiamo che il primo che se ne accorgerà, suo malgrado, sarà proprio il ministro Mussi.

E' vero che il governo agita la scure dell'aumento delle imposte e che dunque, a furia di agitarla, ad un certo punto dovrà pure menare un colpo. Non siamo gli unici però a dubitare che, nonostante intervenga sui redditi superiori ai 70.000 euro, possa riuscire a soddisfare le richieste giuste di Mussi, insieme a quelle di tutti gli altri dicasteri. E questo perché - lo diciamo all'onorevole D'Antoni - per quanto possa essere spietata la lotta all'evasione da parte del nuovo governo, i vecchi evasori sanno essere ancora più spietati. Tanto varrebbe iniziare a pensare una nuova strategia, invece di ventilare le solite promesse minacciose.

Roma, 26 settembre 2006

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nuvolarossa
03-10-06, 10:34
Non ci resta che il "Campo dei Miracoli"

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nuvolarossa
04-10-06, 14:53
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nuvolarossa
05-10-06, 21:16
LA FINANZIARIA DIMOSTRA LA NECESSITA’ DI UNA FORZA LAICA E RIFORMISTA

Il coraggio di Giuseppe Saragat di sfidare le piazze per spiegare che “non c’è socialismo senza libertà e non c’è libertà senza socialismo” e che pertanto l’Italia doveva schierarsi a fianco delle democrazie dell’Occidente. Il rigore di Luigi Einaudi nell’individuare nel controllo della spesa pubblica la ricetta per far quadrare il bilancio. La severità di Ugo La Malfa nell’ammonire contro le facili spese portatrici di inflazione e, pertanto, dannose soprattutto per le classi più povere. L’audacia e la modernità di Bettino Craxi nel raccogliere la sfida di Berlinguer e della CGIL e vincere il referendum contro il taglio della scala mobile e la battaglia contro l’inflazione a due cifre.
E’ quello che manca oggi in Italia e che ha determinato il varo di una legge finanziaria senza anima e senza obbiettivi: senza l’ambizione di tagliare le spese e balbettando di obbiettivi di ridistribuzione della ricchezza.
Saragat, Einaudi, La Malfa e Craxi non a caso appartenevano alla tradizione laica, liberale e riformista italiana. Che è stata determinante nelle scelte che hanno fatto crescere il Paese dal punto di vista economico, sociale e civile.
Si tratta della cultura che oggi in Italia non ha rappresentanza adeguata: né all’interno dei due poli, né autonomamente.
E sono stati questa cultura, questi partiti, questi uomini che sono stati capaci di scelte difficili e coraggiose nei momenti cruciali. Gli altri, i comunisti e i democristiani si preoccupavano piuttosto di organizzare il consenso. Spesso con successo, sempre a spese di noi tutti.
Oggi l’ossatura del governo è costituita dai suoi eredi, il PCI e la sinistra DC.
Il varo di leggi aberranti come la Finanziaria del governo Prodi ha anche questa spiegazione: manca la cultura laico-riformista; prevale quella cattocomunista.

tratto da http://www.pensalibero.it/

kid
06-10-06, 11:57
La malfa sulla finanziaria: "Voi avete programmato la stagnazione dell'economia italiana!"

Questo l’intervento in aula a Montecitorio di Giorgio La Malfa nella discussione di mercoledì 4 setembre sulla nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011



“Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, intanto vorrei intervenire sull'organizzazione dei lavori del Parlamento in questa materia. Ieri abbiamo discusso sull'opportunità di tenere un dibattito dopo l'esposizione del ministro. Signor Presidente, lei e l'onorevole Ventura, richiamandovi giustamente alla normativa di legge, avete affermato che non si sarebbe dovuto svolgere. Il Presidente della Camera, invece, ha affermato che il dibattito si sarebbe potuto tenere.
Tuttavia, se all'indomani dell'esposizione del ministro viene discussa con il rappresentante del Governo una nota di aggiornamento, allora questa diventa la sede di una discussione sull'impostazione.
Non mi riferirò quindi tanto al discorso, apprezzabile sul piano tecnico, del collega Ventura ed alle brevi osservazioni del sottosegretario, bensì mi riferirò all'impostazione di politica economica che ha dato ieri il Governo con l'esposizione del ministro, esprimendo dei primi commenti nel tempo brevissimo che mi è concesso. Penso sia giusto che il Parlamento riconsideri se non sia opportuna all'inizio della sessione di bilancio, dopo l'esposizione del ministro, una discussione seria ed approfondita, che duri il tempo necessario e che imposti poi l'esame da parte della Commissione bilancio. Altrimenti noi facciamo degli scampoli di dibattito!
Signor ministro Padoa Schioppa, signori del Governo, il problema centrale davanti al quale voi vi trovate nel giustificare la manovra e l'impostazione, ed al quale non potete fornire una risposta - non l'avete fornita nel DPEF, non la fornite nella nota di aggiornamento -, si chiama crescita. Non so se voi riuscirete a realizzare, con quelle enormi quantità di imposte, un'equità sociale, come dice la CGIL. Questo non lo so ed ho qualche dubbio che sarà così. Può darsi che ci siano al suo interno delle misure di equità sociale, tuttavia quello che non c'è, sia nel DPEF sia più in generale nella politica economica di questo Governo, è la crescita. Come risulta dai dati, voi prevedete al termine di questi cinque anni del vostro Governo - che forse non saranno cinque, e personalmente mi auguro proprio che non lo siano! - di arrivare ad una crescita straordinaria in termini reali dell'1,7 (nel 2011). Voi dite che la crescita programmata è l'1,7 per cento: cioè un paese che non cresce!
Il ministro Padoa Schioppa ieri ha affermato che è dalla metà degli anni novanta che l'Italia è stagnante. Se questo Governo seguirà la politica che vuole adottare con il DPEF, questa stagnazione si prolungherà da dieci anni, com'è stata, a quindici anni! Voi avete programmato la stagnazione dell'economia italiana! Ed è giusta l'osservazione che vi ha rivolto ieri l'onorevole Martino: è chiaro che una politica di pressione fiscale, che è enorme in questa vostra legge, non può che uccidere l'economia italiana.
E non parlo delle questioni redistributive. A parte il fatto che considero odiosa l'affermazione del ministro Padoa Schioppa, secondo cui gli evasori mettono le mani nelle tasche dello Stato! Questo rivela infatti una concezione molto curiosa, cioè che i redditi sono dello Stato e che lo Stato generosamente concede ai cittadini di tenersi in tasca una parte di quei redditi. È un brutto segno quello di considerare che lo Stato sia titolare del reddito di una società libera. È il contrario, onorevoli colleghi. I cittadini producono il reddito e lo Stato, se fa delle cose utili, può chiedere ai cittadini di contribuire, per fronteggiarne la spesa. Questo è l'atteggiamento corretto che va tenuto.
Tuttavia, indipendentemente da questo, il vostro problema è capire da dove viene la crescita. E come può venire la crescita in un sistema che voi volete strangolare attraverso l'imposizione? Non è il problema dei due tempi, dove c'è prima il risanamento da affrontare. Il risanamento per la verità c'è già stato, perché l'ultima finanziaria ha determinato un risanamento. Al riguardo, sentivo il collega Ventura dire: è migliorato questo, è migliorato quello. Ciò vuol dire che la «finanziaria elettorale» del Governo Berlusconi era una finanziaria seria, se oggi le cose vanno. Quindi cerchiamo di togliere di mezzo tutta questa polemica retrospettiva!
Il problema per il futuro, che voi non avete affrontato e che peraltro non siete in grado di affrontare, perché avete una coalizione in cui forti sono le idee di redistribuire, redistribuire, redistribuire, è quello della crescita. La redistribuzione non è la base della crescita! La crescita non viene dalla redistribuzione. La crescita non viene dalle tasse, bensì dalla loro diminuzione! Viene dalla diminuzione del ruolo dello Stato e non da un suo aumento! Se l'Italia vuole riprendere il cammino della crescita, deve andare in direzione esattamente opposta, onorevoli colleghi, a quella verso la quale il Governo ci vuole portare, che vede l'espansione dello Stato e l'aumento del prelievo fiscale. Bisogna andare esattamente nella direzione opposta: nella direzione di uno Stato più magro, che faccia meno cose, ma le faccia bene; di uno Stato che attenui la pressione fiscale.
Questa è la via della crescita e voi, onorevoli colleghi della maggioranza, non la potete seguire, poiché consegnerete - lo state confermando con i vostri dati: mi riferisco a quel misero 1,7 per cento del 2011 - cinque anni di depressione all'Italia. A quel punto, le previsioni così negative di The Economist, nel quale si sostiene che l'Italia non ce la farà e dovrà uscire dall'euro, diventeranno realtà.
La vostra impostazione mette in pericolo financo la presenza italiana nell'euro, un fatto politicamente fondamentale per il paese che sarà, invece, riaffermato. Ecco perché la vostra impostazione è sbagliata e vi è da augurarsi una svolta politica che ci consenta di impostare seriamente i problemi italiani.

nuvolarossa
07-10-06, 10:27
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La Finanziaria non piace ai Comuni (sti)

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nuvolarossa
08-10-06, 18:58
Manovre azzardate

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nuvolarossa
11-10-06, 20:55
Palazzo Chigi infastidito
Prodi si rassegni perché il Tavolo dei volenterosi potrebbe andare avanti

Le reazioni fra lo stizzito e l'infastidito che provengono dal presidente del Consiglio e dai suoi sodali nei confronti del Tavolo dei volenterosi, sono il segnale di una preoccupazione politica forte. E il successo di partecipazione al Tavolo, per correggere di comune accordo fra maggioranza ed opposizione la Legge Finanziaria, è indice di due cose in verità molto semplici. La prima è che la Finanziaria, così com'è, non sta in piedi, causa il suo atteggiamento vessatorio nei confronti del ceto medio. La seconda è che la maggioranza, in tali condizioni, non si sente di sostenerla. Possiamo prendere atto di questo o ignorarlo ed esorcizzarlo a bella posta, ma comunque si tratta della verità sgradita al professor Prodi. La cui linea è stata finora di modificare la Finanziaria a seconda delle proteste; meno male che c'è stata, per tutti questi mesi, la concertazione, perché altrimenti non osiamo pensare a quello che avremmo visto.

http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/politica/partito-democratico/prodi-avanti-veloce/ap_8459384_30220.jpg

Perché i Comuni hanno protestato: ed ecco soppressi 600 milioni di tagli annunciati. Un giorno la manovra è a 33 miliardi, un altro sopra i 34, poi si finisce di nuovo al ribasso. Non si stupisca, il governo, se non lo si prende seriamente. Financo il segretario della Cgil Epifani afferma che egli avrebbe scritto meglio la manovra rispetto a quanto hanno fatto i tecnici del ministero di via XX settembre: ci chiediamo perché Prodi non si sia preso direttamente Epifani al ministero dell'Economia. Perché mai fare ridicolizzare un tecnico stimato come Padoa Schioppa, proprio da chi gli dovrebbe essere più grato, appunto la Cgil?

Si rassegni, Prodi, perché il Tavolo andrà avanti, visto che su fisco, pensioni, finanza locale, pubblica amministrazione, controllo della qualità della spesa pubblica, non ce n'è una che i suoi partecipanti abbiano fatto passare. Può darsi benissimo che il presidente del Consiglio pensi di blindarsi, di ricorrere ad un voto di fiducia per resistere alla pioggia di emendamenti che si annuncia sulla manovra. Ma se nemmeno di fronte ad un contesto così articolato di critiche su una legge fondamentale dello Stato - provenienti oltretutto da parti importanti della sua maggioranza - il governo è in grado di reggere il confronto, c'è da pensare davvero che per la sua decadenza ufficiale sia questione ormai di poco tempo. Ed in effetti è durato fin troppo.

Roma, 11 ottobre 2006

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tratto dal sito del Partito Repubblicano
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nuvolarossa
12-10-06, 20:02
La sinistra condona lo sfruttamento dei lavoratori

Dopo aver tuonato contro l’immoralità dei condoni varati dal centro destra nella passata legislatura, anche il centro sinistra si macchia dello stesso peccato. Con l’aggravante di non rendere ufficiale l’operazione tesa a regolarizzare senza sanzioni penali di sorta il lavoro nero negli anni passati. E di mimetizzarlo, grazie ai media compiacenti, nelle pieghe delle ottocento pagine della manovra economica. Nel puerile tentativo di nasconderlo agli occhi dell’opposizione e dell’opinione pubblica.

tratto da http://www.opinione.it/

nuvolarossa
16-10-06, 19:05
Vittima di se stesso
Dopo soli cinque mesi il premier mostra di avere il fiato corto

L'alone di vittimismo con il quale il presidente del Consiglio ha deciso di presentarsi alla stampa spagnola è la controprova di una assoluta inadeguatezza alla guida del Paese.

Pochi mesi di governo sono bastati perché la maggioranza degli osservatori e, ci pare di capire, anche la maggioranza degli elettori, bocciassero l'operato di Prodi. C'è da credere che le considerazioni del Governatore della Banca d'Italia sulla Finanziaria abbiano chiuso il cerchio di quello che è stato un autentico Forte Apache per il suo ministro dell'Economia. E' vero che un ministro dell'Economia si distingue quando ha tutte le categorie sociali contro; in tal caso si può pensare che svolga un'azione equilibrata ed obiettiva nell'interesse dello Stato, ma allora dovrebbe avere per lo meno il conforto del principale referente istituzionale finanziario del Paese e non invece quello della sola Cgil.

http://www.lastampa.it/redazione/cmssezioni/politica/200610images/prodi_padoaschioppa01m.jpg

Potesse almeno il governo vantare un'azione volta alla salvaguardia dei lavoratori più poveri a sua difesa. Ma basta leggere Geminello Alvi per capire che qui si salvaguardano i diritti degli statali e dei prepensionati, non quelli degli operai. Altrimenti, invece di fare una gravosa politica di imposizione fiscale, che avrà l'effetto di diminuire il reddito disponibile delle famiglie, avrebbero fatto "una lotta salariale seria" per la ridistribuzione del profitto. Vale davvero la pena di essere ostaggio della sinistra radicale, quando questa sembra ripercorrere la politica economica di un Luigi XVI.

Oltre alle lacrime, il presidente del Consiglio ha un solo argomento, e glielo ha offerto il viceministro Visco: la lotta dura e senza quartiere all'evasione fiscale. Ci viene assicurato che nel giro di cinque anni agli evasori saranno spezzate le reni. Ora, per riuscirvi davvero, servirebbe un agente accanto ad ogni esercente, una spia per ogni privato lavoratore, un segugio dietro ogni conto bancario. Solo uno Stato di Polizia potrebbe infatti raggiungere questo eccellente proposito.

Oppure bisognerebbe avere il buon senso che manca al nostro sottosegretario all'Economia e ai suoi tutori politici, per sapere che chi vuole battere davvero l'evasione fiscale impone una tassazione che non valga la pena di essere evasa. Invece assisteremo alla lotta titanica di Prodi e Visco contro i mulini a vento, poi udiremo i lamenti di Prodi perché i mulini a vento non si sconfiggono e infine gli strali di Visco contro i nemici della patria. Di buono c'è che - state sicuri - non assisteremo per 5 anni a tale pantomima. Si finisce prima.

Roma, 16 ottobre 2006

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tratto dal sito del Partito Repubblicano
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nuvolarossa
17-10-06, 19:08
Perniciosa e inutile
Se lo Stato considera il ceto medio come la mucca da mungere

Lo abbiamo scritto con sufficiente chiarezza, lo ribadiamo perché è ormai tema politico e polemico rilevante: questa Finanziaria non solo non ci piace, ma ci preoccupa.

Non c'è crescita economica, non ci sono riforme – ci sono promesse di riforme che è cosa diversa – non ci sono tagli o se ci sono colpiscono la scuola pubblica, mentre si finanzia la privata. Non c'è nemmeno ridistribuzione del reddito. In compenso c'è l'aumento della spesa pubblica e, cosa particolarmente odiosa, a vantaggio dei ceti sociali più protetti, nel pubblico impiego. E ci sono tasse per tutti indiscriminatamente.

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La legge Finanziaria è dunque rivelatrice del pensiero dominante di questa maggioranza: bisogna colpire la ricchezza, e non in nome dell'eguaglianza, ma in nome di un livellamento verso il basso. "I ricchi non si lamentino", ci dice il ministro Padoa-Schioppa dai banchi del Parlamento. Ma chi sarebbero i ricchi per il governo? A guardare la tassa di successione per i grandi patrimoni si parte da oltre un milione di euro. Il prezzo di un appartamento a Roma in zona Prati. Dunque il ceto medio è la mucca da mungere. Una visione inadeguata della società italiana, che dimostra come questo governo abbia parametri arcaici ideologici, inadatti ad un Paese moderno. Si è aperto il confronto con la Spagna, con la visita del premier a Zapatero. La prima cosa che salta agli occhi è che la Spagna socialista ha dato una scossa riformatrice al sistema.

L'Italia dell'Unione sembra ancorata ad una sinistra conservatrice e nostalgica.

Sergio Romano saluta come un passo avanti il semaforo verde alla fusione Autostrade - Albertis. Resta da capire il problema della concessione che il governo deve autorizzare. Ed è singolare che nel dubbio la commissione Ue resti al momento orientata ad aprire la procedura contro l'Italia. Un contenzioso con l'Europa sarebbe un'altra tegola per un governo che non ha certo poche gatte da pelare.

La principale è l'evasione fiscale. Il viceministro Visco, come un crociato, si è detto certo che in cinque anni sarà debellata. Anche qui non sembra essersi reso conto che nella passata legislatura la sola proposta di ridurre le tasse aveva portato ad un incremento significativo delle entrate, tale da migliorare i conti dello Stato. E' tutto da vedere che nuove gabelle e l'aumento dell'imposizione fiscale consolidino i risultati ottenuti, piuttosto che annullarli. In questo caso il castello costruito dalla maggioranza si rivelerebbe di sole carte, buono per saltare da un momento all'altro. E' quello che in fondo spera l'opposizione: limitare i tempi di vita del governo per tornare in gioco il prima possibile.

L'aspirazione è legittima e anche condivisibile. Ma i problemi restano. Perché è vero che la passata coalizione dimostrò maggior buon senso e si mosse in direzioni migliori, ma anche una incapacità organica ad affrontare i mali della società italiana, quelli che un tempo venivano chiamati i quattro Cavalieri dell'Apocalisse: pubblico impiego, pensioni, sanità, enti locali. In proposito la visione del segretario di Rifondazione comunista, Giordano, è molto simile a quella dell'ex ministro Alemanno, di buon parte dell'Udc, di alcuni ambienti della Lega. Si può cambiare la maggioranza di governo, ma si rischierebbe di ritrovare le stesse difficoltà della passata legislatura, aggravate dagli errori commessi nell'attuale. Per questa ragione i repubblicani devono chiedersi se non è questo il momento per cercare di costruire qualcosa di nuovo, che si rivolga ai riformatori dei due schieramenti, che forzi i confini di un bipolarismo che rischia di non essere adeguato a rilanciare il Paese. Abbiamo fatto un tentativo in questo senso con il Tavolo dei volenterosi, un'iniziativa che va ben oltre all'ipotesi di correzione della Finanziaria. Non è un caso che questo Tavolo abbia riscontrato molte ostilità e il desiderio di volerlo veder chiuso il prima possibile. Noi non abbiamo nessuna intenzione di chiuderlo.

Crediamo, al contrario, che sia una strada per dare una svolta vera all'ingessata situazione politica italiana e impiegheremo tutti i nostri sforzi per rilanciarlo.

La nostra impressione è che in questa istanza non resteremo soli e che sapremo andare avanti.

Roma, 17 ottobre 2006

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tratto dal sito del Partito Repubblicano
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nuvolarossa
20-10-06, 18:42
FINANZIARIA/ LA MALFA (PRI): ACCORDO SU TFR E' VERGOGNOSO
E' confisca del guadagno lavoratori a vantaggio ente pubblico

Roma, 20 ott. (Apcom) - "Vergognoso", così il repubblicano Giorgio La Malfa ha definito l'accordo raggiunto sul Tfr. "E' una vergogna - ha spiegato - che delle categorie sociali possano essere d'accordo con il governo per una confisca del guadagno dei lavoratori a vantaggio di un ente pubblico che finirà per dilapidare quelle risorse solo per autosostenersi".

"Non ci si può stupire - ha aggiunto la Malfa - se poi le agenzie di Rating declassano il nostro paese. Ed il fastidio e la riluttanza con le quali il governo ha accolto i giudizi negativi internazionali,che pure seguono quelli di tutti i principali interlocutori istituzionali, Banca d'Italia in testa, dimostra che ancora Prodi e Padoa Schioppa non hanno capito che la legge Finanziaria è sbagliata e va corretta".

tratto da http://notizie.alice.it/home/index.html

nuvolarossa
24-10-06, 18:29
Le bugie hanno le gambe corte oppure il naso lungo

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nuvolarossa
26-10-06, 19:24
Nucara e La Malfa: CdL ritiri mille emendamenti alla finanziaria

I deputati repubblicani, Giorgio La Malfa e Francesco Nucara, prendendo atto che sono stati presentati 2976 emendamenti sulla Finanziaria da parte della maggioranza contro i 3915 dell'opposizione, hanno invitato le forze politiche di riferimento della CdL a "far ritirare ai loro deputati 1.000 emendamenti, cosicché si veda che la maggioranza presenta più emendamenti dell'opposizione, creando un precedente unico nella storia della Repubblicana italiana".

Il segretario del Pri, Nucara, ha detto inoltre: "Evidentemente la stessa maggioranza è dell'idea che la Finanziaria vada ritirata e riscritta da capo".

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
31-10-06, 18:43
Piazze piene contro Prodi

Non è solo il centro destra a manifestare contro la finanziaria delle tasse senza riforme. La protesta è ormai generalizzata e riguarda anche i rappresentanti della sinistra. L’esempio dei sindaci come Massimo Cacciari e Sergio Cofferati non è rimasto isolato. Ieri la Confesercenti ha abbandonato il tradizionale collateralismo con i partiti dell’Unione ed ha manifestato a fianco della Confcommercio e delle organizzazioni degli artigiani, contro le misure dirette a criminalizzare e penalizzare gli autonomi. In queste condizioni per il governo diventa una impresa ardua arrivare fino a Natale. E già si parla del dopo-Prodi. Elezioni o governo istituzionale.

tratto da http://www.opinione.it/

nuvolarossa
06-11-06, 19:30
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nuvolarossa
07-11-06, 19:43
Il Calvario di Prodi

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nuvolarossa
13-11-06, 10:09
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Prodi raggira la Montalcini, Mussi lo smaschera
Per convincere il Premio Nobel a votare la manovra il governo annuncia «assunzioni di ricercatori». Il ministro: ma i soldi sono sempre quelli

di Fabrizio Ravoni

ROMA _ A un Premio Nobel per la Medicina (1986) non si può chiedere di addentrarsi nei meandri della Legge finanziaria. Nemmeno se si chiama Rita Levi Montalcini. Così, se qualcuno la informa che le agenzie di stampa hanno annunciato un «piano straordinario di assunzioni per l'università e i ricercatori», il Premio Nobel, e senatore a vita, può anche commentare: «Molto bene. Se è davvero così ritiro la minaccia di non votare la Legge finanziaria». E aggiunge: «Se è come spero, sarei molto contenta e ritirerei la minaccia di non votare la manovra. Si tratterebbe di una svolta». La buona fede del Premio Nobel viene accalappiata da un titolo di agenzia: altri 177 milioni stanziati per l'Università (in realtà, secondo l'emendamento, sono 207,5).
Al Premio Nobel, però, nessuno spiega che nella Finanziaria non ci saranno maggiori risorse per la ricerca. I nuovi stanziamenti altro non sono che tagli ad altrettanti capitoli della spesa per l'università e la ricerca, come regolarmente illustrato dall'emendamento firmato da Nicola Sartor, sottosegretario all'Economia. E in serata esce allo scoperto Fabio Mussi. «Al momento - sottolinea il ministro per l'Università e la Ricerca scientifica - non ci sono soldi aggiuntivi. Le somme di cui si parla erano già previste».
Insomma, al Premio Nobel per la Medicina e senatrice a vita della Repubblica, il governo ha applicato la «tattica Pallaro». Ha cioè fatto credere di aumentare le risorse pur di ottenere il voto favorevole al Senato. In realtà, ha soltanto spostato finanziamenti da un capitolo all'altro dello stesso Bilancio: quello dell'Università e della Ricerca scientifica. Senza aggiungere un solo euro in più.
Lo stesso gioco era stato fatto nei giorni scorsi per soddisfare le richieste del senatore argentino, Luigi Pallaro. Aveva chiesto 14 milioni di risorse in più. Pronto è arrivato un emendamento del governo che le stanziava. Ma precisava anche che i finanziamenti arrivavano sempre da capitoli di bilancio già destinati agli Italiani all'estero. «Insomma mi hanno preso per il culo», ha sintetizzato el senador. Che è rimasto fermo nella sua scelta di non votare la Finanziaria.
Analoga minaccia l'aveva fatta la senatrice se non venivano aumentati i fondi per la Ricerca. I fondi, apparentemente, sono cresciuti; e la Levi Montalcini ha subito dichiarato di essere pronta a votare la manovra. Con ogni probabilità, però, nessuno le ha spiegato da dove venivano le maggiori risorse. «Lunedì (cioè oggi, ndr) approfondiremo l'argomento», spiega un suo collaboratore. Basta prendere il fascicolo degli emendamenti del governo presentati sabato sera alla Camera, a pagina 63, per verificare se gli impegni sono stati o no assunti. Con le carte alla mano, forse i meandri della finanza pubblica saranno meno complicati anche per un Premio Nobel.
Così potrà scoprire che la «svolta» che intravedeva nell'emendamento del governo non scatterà nel 2007, ma solo a partire dal 2008 e 2009. E che il reclutamento straordinario di ricercatori potrà essere bandito solo nel 2008. A partire da quella data i concorsi terranno conto dei titoli didattici e dell'attività di ricerca svolta.
Il testo, con puntigliosità contabile, illustra i meccanismi di copertura delle nuove spese; pari a 7,5 milioni per il 2007 e di 30 milioni per il 2008 e 2009. Cioè, l'emendamento indica da dove verranno le risorse. E vengono tutte da tagli di capitoli del bilancio della Ricerca scientifica (3 milioni, a partire dal 2008); dai Piani e programmi di sviluppo dell'Università (57 milioni): altri 4,5 milioni arriveranno dai risparmi per la Scuola di formazione europea Jean Monet; e gli ultimi 3 milioni di tagli deriveranno da una sforbiciata agli stanziamenti per l'Università San Pio V di Roma. La maggiore spesa per l'assunzione di nuovi ricercatori (140 milioni) è già compresa nella Finanziaria.
Anche Mussi si sente vittima della «tattica Pallaro» applicata dal ministero dell'Economia. Le maggiori risorse messe a disposizione - spiega il ministro - fanno parte «della manovra già prevista dal governo». Infatti, l'emendamento non corregge i tagli, contro i quali si era scagliata nei giorni scorsi la Levi Montalcini. Quelli introdotti dall'articolo 53 della manovra che «taglia del 20% i consumi intermedi delle Università e degli enti di ricerca, che comporteranno tagli per 207 milioni», sottolinea Mussi.
E che colpiranno pesantemente anche il Cnr. Il presidente Fabio Pistella denuncia che il bilancio del Consiglio nazionale delle ricerche verrà tagliato dalla Finanziaria del 12,7%: da 540 a 470 milioni. Nemmeno sufficienti a pagare il personale, che incide sul bilancio per 510 milioni.

tratto da http://www.ilgiornale.it/

nuvolarossa
13-11-06, 20:58
Contro la Finanziaria cresce uno scontento generalizzato perché non sono credibili i provvedimenti adottati/Le misure si basano su dati artefatti della realtà italiana. I progetti di Padoa-Schioppa e Visco finiranno per avere effetti depressivi sull'economia
Come aumentare la burocrazia e trascurare le Regioni del Mezzogiorno

di Gianfranco Polillo

Criticare la "finanziaria", ormai, è come sparare sulla Croce rossa. Nessuno, salvo Eugenio Scalari e la CGIL, la difende. Nessuno ne sostiene le ragioni. Al contrario un coro di critiche ed un diluvio di rimproveri. Intere categorie in lotta. Professionisti bistrattati. Managers e dirigenti in profonda crisi di identità. Lo stesso popolo di sinistra guarda esterrefatto e inonda i propri santuari ideologici – "La Repubblica" in testa – di lettere, fax ed e-mail per esprimere il proprio disappunto. Mal comune mezzo gaudio: come cercano di giustificarsi Tommaso Padoa Schioppa e Vincenzo Visco? Non scherziamo. Un'opposizione così diffusa e generalizzata non si era mai vista. Essa abbraccia intellettuali e tecnici. Ceti popolari e semplici massaie. Giovani professionalizzati e disoccupati. Scalpita il Centro-nord, mentre il Mezzogiorno – la vittima principale del mancato sviluppo italiano – è costretto a fare i conti con le promesse, diffuse a piene mani nel programma elettorale dell'Ulivo, e già disattese nei primi atti del nuovo Governo.

Uno scontento così generalizzato richiede una qualche spiegazione. Eccesso di egoismo? Incapacità di vedere un barlume di primavera dopo il necessario inverno? Rifiuto di contribuire al risanamento del Paese? Indubbiamente questi sentimenti sono presenti, ma non è questa la chiave per comprendere le ragioni di fondo di una protesta così diffusa e radicale. Essa trae origine soprattutto nella non credibilità di una manovra costruita su dati artefatti della realtà italiana. Il teorema che doveva sorreggerla è la crisi del Paese. Un'economia allo stremo. Una crisi finanziaria senza prospettive. Un baratro in cui rischiava di perdersi gran parte della società italiana. Non era stato questo il leit motif che aveva accompagnato la campagna elettorale dell'Ulivo? E di questo schema ideologico il Governo è rimasto prigioniero. Come spiegare altrimenti il richiamo alla crisi del 1992, più volte evocata dal ministro per l'economia? O lo spettro del default argentino, di cui ancora qualche giorno fa ha parlato il Vice ministro Visco?

La ripresa economica

Quelle immagini erano e sono semplicemente il frutto di una costruzione retorica, incapace di cogliere gli elementi di novità di un Paese che, nonostante tutto, non si è seduto. Non ha tirato i remi in barca. Al contrario, nonostante una crisi strutturale profonda e dagli incerti approdi, si sta dando da fare per arginare il peggio e sperare in un domani migliore. Che non potrà arrivare se il processo non sarà guidato con intelligenza e determinazione. Se l'azione di Governo, invece di andare contro tendenza, non riuscirà a convogliare quella spinta verso obiettivi di riforma e di crescita economica. Eccesso di ottimismo? Sono i dati che ci danno ragione. A marzo pensavamo che il PIL, quest'anno, fosse cresciuto solo dell'1,3 per cento. A luglio abbiamo rivisto le previsioni all'1,5 per cento. Ora siamo già all'1,7. Domani non sappiamo. Anche se dovremo tener conto dell'azione poco felice del Governo e del suo impatto negativo sulle aspettative di crescita del Paese.

La crisi finanziaria

Altro dato drammatizzato oltre misura. A marzo avevamo previsto un deficit pubblico pari al 3,8 per cento. A luglio, a seguito di un'improvvida due diligence, le previsioni erano divenute più cupe, nell'indicare una soglia che avrebbe superato il 4,1 per cento. Poi il DPEF ha mitigato il pessimismo, riportando l'asticella al 4 per cento. Per poi farla scendere ancora, nella successiva nota di aggiornamento, al 3,6 per cento. Ultimo dato confortato dalle analisi della Relazione revisionale e programmatica. Nel frattempo, tuttavia, l'ISTAT certificava, andando quindi oltre il terreno scivoloso delle previsioni, per il primo semestre di quest'anno, un deficit pari al 2,8 per cento del PIL. Dato che dimostra la robustezza di un risanamento avviato, anche se non concluso. Merito soprattutto della capacità degli italiani di reagire positivamente ai morsi della crisi.

La manovra straordinaria

Di questo scenario in movimento, la manovra del Governo non ha tenuto alcun conto. Ci si è invece comportati come se fossimo al 1992, con un intervento che, anche nelle cifre, richiama quel lontano periodo. Ed ora come allora è stato un diluvio di tasse e di balzelli che avranno come unica conseguenza quella di far abortire una ripresa, anziché consolidarla. Un'azione ingiusta e poco rispettosa. Ingiusta perché i risultati, in termini di maggiore equità, sono risibili. Secondo i calcoli della Banca d'Italia, il beneficio per i redditi più bassi (9.000 – 15.000 euro) non supererà i 150 euro all'anno: poco più di 10 euro al mese. Al lordo tuttavia del maggior carico contributivo e del fiscal drag, che ogni anno riduce i redditi netti ed impingua le casse dello Stato. Poco rispettosa perché non tiene conto dello sforzo fiscale, sostenuto spontaneamente dalla stragrande maggioranza dei contribuenti. E' di circa 30 miliardi di euro il bonus che l'Erario si appresta ad incassare nel prossimo anno. Solo in minima parte (poco più di 6 miliardi) conseguenza del decreto legge Visco - Bersani, le maggiori entrate fiscali sono il frutto della ripresa economica e di una strategia volta a tratteggiare un fisco più amichevole e non animato da spirito di rivalsa. Un fisco che, negli anni passati, aveva dato molto, sotto forma di condoni. Ma preteso altrettanto. Spingendo il contribuente all'auto denuncia, l'aveva, al tempo stesso, portato ad emergere. E quindi a comportarsi di conseguenza nel successivo esercizio finanziario. Tutto questo rischia oggi di svanire come un miraggio nel deserto. Il fisco di domani somiglierà sempre più al grande fratello di Orwell. Regole minuziose e penetranti. Adempimenti amministrativi cervellotici. Costi di gestione sempre più elevati per districarsi nelle centinaia di norme varate dalla fertile fantasia dei nuovi burocrati di Stato.

Una contabilità schizofrenica

Sono 217 gli articoli del disegno di legge della Finanziaria. Ad essi si aggiungono i 48 del decreto legge. Quindi la delega fiscale, da cui scaturiranno pagine e pagine di norme nei successivi decreti legislativi. Un diluvio di disposizioni da far impallidire lo stesso Noè. Il Parlamento, a cominciare dai suggerimenti impropri dei singoli ministeri, ci metterà del suo moltiplicando i volumi legislativi come in un gioco di specchi. Il risultato faticoso di questo inutile – lo vedremo tra un attimo – processo saranno tomi di norme con relativi adempimenti amministrativi da richiedere eserciti di consulenti, fiscalisti, commercialisti. Ossia l'ausilio di quegli stessi soggetti contro i quali il Governo ha scatenato la Vandea dei propri supporters. Una giungla sempre più intricata ed inestricabile su cui far sventolare il finto bandierone della semplificazione amministrativa. Che una specifica commissione, sempre prevista in Finanziaria, dovrebbe disboscare. Il ridicolo, o meglio il tragico, della situazione è così evidente da non richiedere ulteriori commenti.

Ma qual è l'utilità di questa barocchismo? Le norme che contano, ai fini del risanamento finanziario, si contano sulle punta delle dita. Sono appena 6 gli articoli ai quali è affidato l'effettivo contenimento del deficit, che vale per Maastricht. Da essi derivano maggiori entrate per circa 10 miliardi di euro, che da soli fanno l'80 per cento circa dell'intera manovra. Sono le norme sulla previdenza quelle da considerare. Esse prevedono un forte aumento dei contributi sociali ed il trasferimento del TFR dalle imprese all'INPS. Da queste maggiori entrate, acquisibili con immediatezza, deriva il contenimento dello squilibrio previdenziale e con esso una corrispondente riduzione del disavanzo pubblico. Volendo, quindi, si poteva fare una finanziaria snella, com'era nell'auspicio del legislatore, quando modificò la legge 468 del 1978, che sorregge proceduralmente l'iter parlamentare della legge finanziaria. Si è seguita, invece, la strada opposta. E la scelta non è casuale.

Non è casuale, perché lo spirito effettivo della proposta governativa non è la riduzione della spesa, ma il suo aumento. Lo dimostra l'analisi attenta dei documenti di bilancio. Il Governo aveva ereditato dalla precedente legislatura un deficit dello Stato pari ad appena 3.886 milioni di euro. Un'inezia. Tant'è che il decreto Visco Bersani aveva potuto facilmente farvi fronte, trasformandolo in un surplus di 3.930 milioni. Il merito era stato soprattutto dei governi precedenti. Dal 1996 ad oggi, infatti, la spesa dello Stato centrale era diminuita di circa 2 punti di PIL, mentre era più che aumentata (+ 2,7 punti) quella degli Enti locali: regioni, province e comuni. Oggi questo andamento virtuoso si inverte. La finanziaria aumenta, infatti, la spesa dello Stato centrale di 26.371 milioni di euro, ricreando un deficit – il saldo netto da finanziare – di 22.400 milioni. E senza diminuire significativamente quella locale.

Insomma, la finanziaria, con una mano dà e con l'altra toglie. Riduce il deficit da contabilizzare ai fini di Maastricht, aumenta quello sommerso a carico del bilancio dello Stato. Va da sé che, nei prossimi anni, questa cambiale andrà comunque onorata. Ma saranno, forse, altri a gestirne le relative pene. Fosse almeno un deficit che dà forza alla ripresa. L'analisi dettagliata delle mille disposizioni di legge è, invece, un grande minestrone. Si va da una distribuzione erratica degli sgravi fiscali, all'incentivazione di alcuni consumi (la rottamazione dei frigoriferi e le palestre), al sostegno – questo giusto – degli investimenti. Il tutto, però, senza un'intima coerenza, ma con una distribuzione a pioggia sagomata sui presunti interessi del frastagliato blocco sociale che sostiene la maggioranza parlamentare. Ne risulta un gioco a somma zero. Anzi negativo, come dimostrano le proteste messe in atto dagli stessi presunti beneficiari delle striminzite provvidenze.

Alla base di tutto emerge con forza il limite, non solo politico ma culturale, di questa maggioranza. Un impianto normativo così esteso non vuole soltanto travolgere quanto realizzato nella passata legislatura. Ma rendere visibile una profonda discontinuità: parola magica usata per portare a termine uno spoil system radicale della precedente dirigenza pubblica. Una sorta di rivoluzione, che si risolve nel suo contrario ed assume le caratteristiche del Concilio di Trento e della sua controriforma. Errore tipico di ogni giacobinismo che vorrebbe cambiare il normale corso della vicenda storica con l'intuizione illuministica di un "meglio che è sempre nemico del bene". Sostituire la norma al mercato, imporre dall'alto modelli di vita e di consumo. Valga per tutti l'esempio dei SUV, che pure non amiamo. Far piangere i ricchi, senza aiutare i poveri. Questo è l'impianto culturale che giustifica ampiamente quel reticolo di norme che connota la legge finanziaria. Dove c'è tutto, ma manca l'essenziale.

Il grande assente

Luigi Spaventa, in un bell'articolo su "La "Repubblica", paragonava questa finanziaria ad un'autostrada a tre corsie: risanamento, equità, sviluppo. Salvo poi dover ammettere che l'ultima corsia era interrotta. E che di sviluppo si parlerà, forse, in una diversa occasione. Non è una critica da poco. Non lo è se consideriamo il quadro macro-economico da cui siamo partiti. Esiste una ripresa spontanea dell'economia italiana. Fragile ed incerta. Andava quindi sostenuta e rafforzata. La finanziaria tutto fa, di tutto si occupa, meno che di questo. Venendo meno, quindi, alla sua ispirazione originaria. Che, ancora oggi, dovrebbe giustificare i privilegi accordati dai regolamenti parlamentari a questa corsia preferenziale. Naturalmente, se non c‘è sviluppo; non c'è nemmeno benessere. Si può ridistribuire quello che si produce in più, non certo ritagliare sempre e solo la stessa torta. Perché alla fine le fettine più piccole andranno sempre a coloro che, nel Paese e nella società, hanno meno potere.

Questo è il caso, soprattutto, del Mezzogiorno. Dove le condizioni di vita sono quelle che sono. Dove la criminalità ha la forza che ha, fino a svolgere, quasi, un ruolo di supplenza. Dove le donne e le giovani generazioni sono costrette, pur di occuparsi, a lavorare in nero. Dove tutto rischia di regredire. Ebbene la chiave di emancipazione del Mezzogiorno è lo sviluppo, non l'elemosina del Centro. La finanziaria contiene norme specifiche, che ripropongono la fiscalità di vantaggio a favore di queste Terre. Sono sottoposte, tuttavia, ad una clausola sospensiva. Vale a dire il beneplacito della Commissione europea. Il responso sarà positivo? Ci auguriamo di sì, anche se non sottovalutiamo le difficoltà. Un conto sarebbe stato inserire questa proposta in una linea complessiva rivolta allo sviluppo. Un altro farne un fiore all'occhiello per dire che qualcosa si vuole fare per il Mezzogiorno. Con il retro - pensiero che saranno altri a negare anche questa piccola provvidenza.

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
16-11-06, 09:28
Il mago Romano: via una tassa qua eccone un'altra là

di Oscar Giannino

Diciassette anni fa, cadeva il socialismo reale. Con la Finanziaria "tassaespendi", la trimurti ProdiVisco-Padoa-Schioppa ha fatto nascere il socialismo irreale. In che cosa consista il socialismo irreale, è presto detto. Primo: sfornare i provvedimenti di legge in una versione originale a sorpresa, con decine e decine di aggravi di prelievo e nuovi strumenti di spesa che vengono sottaciuti al momento della presentazione; che spesso si rivelano malvalutati e malcompresi dagli stessi ministri e parlamentari dell'Unione che li redigono; che diventano evidenti solo a mano a mano che gli osservatori, gli analisti e gli esponenti dell'opposizione riescono a metterci gli occhi sopra. E che infine, a quel punto, intanto restano scritti - e nel caso del decreto fiscale immediatamente vigenti.

Poi, comincia il suk delle annunciate modifiche e delle mille riscritture, con pezzi della maggioranza in lotta l'uno contro l'altro, con ministri riottosi che si battono ciascuno per il proprio dicastero e che magari in Consiglio dei ministri votano no per ripicca, se le proprie richieste non sono state ancora soddisfatte. Alla fine, l'Unione annuncia la riscrittura finale, e finisce per vantare addirittura il merito di sgravi, rispetto alle norme esistenti. Et voilà, come fosse il mago Silvani, Prodi bastona nelle nostre tasche ma chiede l'applauso per il suo trucco.

È puro illusionismo. Perché gli aggravi di imposte e di tasse è stata l'Unione a scriverli, e dunque quando si giunge al voto finale su testi rivisti non di sgravi si tratta, ma di lievi attenuazioni che servono solo a distrarre l'opinione pubblica dal fatto che gli aggravi restano. Nel socialismo reale, le nomenklature vendevano al mondo la favola della piena occupazione, e nascondevano il gulag. Nel nostro socialismo irreale, l'Unione vende ai suoi elettori la fiaba degli alleggerimenti a chi ha meno e della maggior redistribuzione, nascondendo un punto e mezzo in più di pressione fiscale su tutti che si realizzerà nel 2007 grazie alle sue leggi. Il metodo Silvan - con tutto il rispetto per il grande prestigiditatore italiano - lo abbiamo visto nelle quattro riscritture delle cinque aliquote Irpef che hanno sostituito le quattro precedenti, e nelle cinque riscritture susseguitesi delle nuove detrazioni fiscali per numerosità del nucleo familiare per soglia di reddito. Ogni riscrittura era imposta a Visco dal fatto che saltavano fuori analisi sempre radicalmente smentitorie, della sua pretesa iniziale per la quale solo il 10% dei contribuenti avrebbe pagato di più. Ma la bastonata resta, alla fine.

Il metodo-Silvan lo abbiamo visto ieri in atto sul prelievo aggiuntivo locale disposto con la tassa di soggiorno inizialmente consentita ai Comuni fino ai cinque euro per giorno. E ieri il governo ha fatto marcia indietro innalzando però la soglia dell'addizionale Irpef che gli enti locali potranno chiederci: anche qui in maniera regressiva, visto che la percentuale è fissa a prescindere dalla soglia di reddito. Il metodoSilvan lo abbiamo visto in atto nei tagli inizial mente previsti al ministero degli Esteri di D'Alema e lo stiamo vedendo in quello dell'Università di Mussi, che di giorno in giorno ottiene riscritture in cambio della sua minaccia di continuare a votare no.

Il metodo-Silvan è in atto per quel che riguarda il pubblico impiego, al quale il governo ha risposto appostando i 2,8 miliardi per il nuovo contratto che inizialmente non erano previsti, ma testualmente riservandoli al biennio che scade al 2008. Il metodo-Silvan lo abbiamo visto in atto nelle diverse puntate della maxistangata riservata ad automobili e motocicli: prima un aggravio del bollo per tutti, poi una maxistangata solo per i veicoli sopra i 136 cavalli, poi la somma dei due criteri col risultato che a risultarne colpiti sono 9 auto su 10 tra quelle circolanti in Italia, poi con la stangata aggiuntiva degli aggravi sulle imposte dovute per ogni atto di compravendita e registrazione del veicolo, al di là della tassa di possesso, e poi ancora coi 50 milioni di più tasse per le sole motociclette.

Ora ci aspetta una rilimatura verso il basso del bagno di sangue complessivo: ma ci potete scommettere, come per l'Irpef e la tassa di soggiorno sarà pura apparenza e la stangata resterà. Anzi: la commedia finirà con un nuovo regalo alla Fiat, oltre alla mobilità lunga a spese nostre per alcune migliaia di suoi dipendenti, e cioè con la reintroduzione degli incentivi alla rottamazione dei vecchi veicoli non di standard Euro4,e dunque più inquinanti.

Talora il governo non riesce a metter la pezza a colori necessaria al gioco di prestigio. E allora, com'è avvenuto ieri sul taglio previsto per oltre 400 milioni degli incentivi al Sud, quando il centrodestra protesta, ecco che il sottosegretario alla Presidenza Letta dice che verranno reintrodotti, anche se per la loro copertura il governo non sa che dire e rimanda la soluzione al prossimo esame del provvedimento.

E ancora, il metodo-Silvan ha partorito le tre diverse versioni dell'esproprio del Tfr, fino alla versione attuale che lo limita a tutte le imprese che abbiano più di 50 dipendenti, compresi però i lavoratori sotto quella soglia per chi la supera: cosa in contrasto col buon senso, ma altrimenti il Tesoro ci perdeva un miliardo e mezzo di nuove entrate su 5,8 che conta di incassarne. Le imprese dovrebbero ringraziare, dice Prodi. Di che, visto che son 6 miliardi in meno nelle loro casse, e in più in quelle statali?

Certo, il decreto fiscale approvato ieri al Senato con 161 voti contro 154, dice che l'Unione degli illusionisti potrà forse veder approvata anche la sua finanziaria, a Palazzo Madama. Ma resta il fatto che il socialismo irreale distrugge ricchezza ed estende l'area del parassitismo di Stato. La parabola migliore del socialismo irreale è quella disegnata ieri dalle parole di Visco riservate all'Alitalia. Non solo abbiamo dilapidato 14 miliardi di euro sull'altare della compagnia di Stato negli ultimi vent'anni. Oggi Visco ci dice che l'unico rimedio è fonderla con AirOne, cioè l'unico concorrente italiano nato in questi anni. Grazie alle follie dispendiose della compagnia pubblica, invece di farla fallire come hanno fatto svizzeri e belgi dovremo ora farle mangiare il concorrente e tornare al monopolio. Le Ferrovie dello Stato si sono ieri prenotate per analogo trattamento, chiedendo altri 6 miliardi di euro dalle nostre tasche. Il metodo-Silvan può iludersi che gli italiani siano stupidi e ci caschino.

Ma i sondaggi dicono che ormai i contrari al governo superano il 60%. Figuriamoci quando gli italiani si renderanno conto dei denari in meno a ogni pagamento disposto dalla finanziaria.

Oscar Giannino
vicedirettore Finanza&Mercati

tratto da http://www.legnostorto.com

nuvolarossa
16-11-06, 19:49
Centrosinistra in pieno caos/E l'esecutivo attuale ricorda molto i peggiori reality show
Due velocità: quella del XXI secolo e quella del governo

di Gianni Ravaglia

Stanno facendo della legge Finanziaria un mercato, hanno presentato più emendamenti dell'opposizione, cambiano idea ogni giorno, si votano contro l'un l'altro in Consiglio dei ministri, manifestano in piazza contro il governo senza che nessuno tragga le conseguenze delle proprie gesta. Non si riesce a trovare un argomento serio, dall'immigrazione al Mose, dalle pensioni alle coppie di fatto, dalla giustizia alle liberalizzazioni, alla politica estera, sul quale la maggioranza sia concorde, nonostante le oltre duecento pagine di programma concordato. Il centrosinistra è un caos totale. Ed erano andati al governo dicendo che avrebbero portato serietà, etica della responsabilità, senso dello Stato Quanto alla credibilità internazionale: se Berlusconi poteva essere contestato per avere rapporti troppo amichevoli con Bush e con Putin, questi si arrabattano tra gli incontri di Prodi con Ahmadinejad e il sostegno di D'Alema al Venezuela di Chavez.

L'attuale caos nella maggioranza di governo non è però casuale. Il centrosinistra, infatti, ha avuto un solo grande, unificante obiettivo: battere Berlusconi. Obiettivo valido per tenere unita un'opposizione, del tutto insufficiente per governare un Paese nel bel mezzo di una trasformazione epocale delle ragioni di scambio internazionali. Battuto Berlusconi sono esplosi i conflitti, prima latenti, tra i duri e puri comunisti doc che, invece di stare nelle catacombe della storia, assieme a tutte tirannie, in Italia, sono ancora lì a volere imporre la propria egemonia al governo e i radical- catto- postcomunisti che qualche idea innovativa l'avrebbero anche ma, se vogliono tenere in piedi il governo Prodi, sono costretti a tenerla nel cassetto. Tale scontro, per i cittadini e le aspettative di crescita economica è tutto in perdita, in quanto, bloccate dai comunisti le proposte innovative, restano in campo sempre e solo quelle che intendono ridistribuire i margini sempre più esigui di una economia in declino ma, sul piano politico, nell'area della sinistra, esso ha una rilevanza decisiva. Margherita e Ds infatti hanno consegnato al rilancio della propria esperienza di governo anche la costruzione del nuovo partito democratico, al contrario dei comunisti che invece ne contestano il ruolo. Per cui i no del Ministro Ferrero ai provvedimenti del governo sono anche un no di Rifondazione alla nascita del partito democratico. Sullo sfondo di tale conflitto predomina ancora l'arretratezza culturale tipica di una sinistra classista e illiberale che non vuole fare i conti con la nuova divisione internazionale del lavoro imposta dai Paesi in via di sviluppo e con i processi di competitività indotti dalla globalizzazione dei mercati. Mentre gli investimenti internazionali, le produzioni, i mercati, i consumi hanno gli stimoli e la velocità del XXI secolo, la nostra sinistra gira ancora un film da anni Settanta. Anche allora, quando i costi del lavoro, dell'energia, delle materie prime ridussero radicalmente la competitività delle merci italiane, la sinistra e il sindacato risposero con il punto unico di contingenza, nuovo statalismo e nuovi vincoli per le imprese. Pur potendo utilizzare la svalutazione della moneta, oggi improponibile, si ebbe come conseguenza il decentramento industriale, l'avvio del processo di polverizzazione del tessuto industriale della nazione e la nascita dell'economia sommersa. Era il film degli equilibri più avanzati e del compromesso storico. Un vecchio film le cui scene, tra polverosi tappeti e mura scrostate, illustravano l'incontro tra una vecchia classe dirigente che aveva perso l'orgoglio della propria missione e una nuova classe, non ancora dirigente, che voleva piegare l'economia alle logiche della propria ideologia classista. Fu un disastro! La vecchia classe dirigente fini maciullata da Di Pietro. Quella presunta nuova, battuta più volte da Berlusconi, è passata a studiare Keynes quando era necessario scoprire Hayek e continua a credere di dover interpretare il film dell'opposizione anni Settanta. Non si accorge di dare al mondo, ogni giorno, l'immagine di un patetico, incredibile, irresponsabile reality show di una sinistra, quella italiana, che sta al governo senza però essere ancora classe dirigente. E' purtroppo un reality show, i cui protagonisti, nel caos generale di progetti incompatibili, solo su di un punto riescono a trovare sempre l'accordo: tassare, tassare, tassare. E, se il pubblico non capisce le ragioni di tale incoscienza, viene dato per matto. Non se ne può più. Per favore: toglieteci questo reality dal palinsesto!

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
17-11-06, 18:03
l'editoriale della voce di oggi

La Direzione del Pri, su proposta della segreteria, ha deliberato che al momento non vi sono le condizioni per partecipare alla manifestazione di piazza contro la Finanziaria il 2 dicembre prossimo. Non che non ci siano le ragioni per contestare una manovra che è stata indigesta in tutto e per tutto. Ma perché, come aveva già osservato il segretario Nucara, la legge Finanziaria per i repubblicani si contesta o si promuove nelle sedi istituzionali preposte: ed in questo caso si contesta e duramente, nei contenuti e nel metodo, visto che fino all’ultimo il governo ne ha corretto e ritirato capitoli dirimenti, e continuerà a farlo, fino ad un voto di fiducia che era già scontato. Tanto che, per maggiore esattezza, dovremmo dire che la contestazione è essenzialmente rivolta al metodo scorretto, visto che i contenuti di una legge fondamentale dello Stato cambiano di ora in ora. Chiaramente - per quello che si è capito - contestiamo la filosofia stessa della legge Finanziaria, visto che essa è improntata ad uno schema vessatorio dei cittadini, schema che appare destinato a soffocare la ripresa economica prima di poter risanare i conti dello Stato. Senza considerare, inoltre, che dubitiamo profondamente di un successo del governo sul fronte della lotta fiscale.
La segreteria del Pri sarebbe stata più incline a considerare l’ipotesi di una grande manifestazione di massa se non ci fossero stati i fischi all’inno nazionale a cui abbiamo assistito a Vicenza, o se l’opposizione si fosse preoccupata, per la manifestazione del 2 dicembre, di marcare meglio i suoi confini e la sua piattaforma politica.
Non l’ha fatto perché, evidentemente, c’è qualche problema nella Cdl, tant’è che l’Udc ha scelto di manifestare, per suo conto e contemporaneamente, in altra città. Non vorremmo che questa mancanza di coordinamento potesse avere un risultato controproducente. L’effetto boomerang è un rischio che bisogna considerare quando si decide di cavalcare la piazza. Per essere ancora più chiari a questo proposito, diamo notizia che la direzione del partito repubblicano aveva invitato a cena, giovedì scorso, il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi. C'era infatti il desiderio di ringraziarlo del suo operato come presidente del Consiglio del passato governo. Un governo in cui il Pri era rientrato a pieno titolo dopo oltre 12 anni, e non perché il partito disponesse di cifre tali da poter pretendere ministri e viceministri - anche se i nostri voti alle europee furono utili a consolidare una coalizione in difficoltà - ma per il riconoscimento che lo stesso Berlusconi faceva alla tradizione e agli uomini del Pri. Noi crediamo sia stata un’esperienza fruttuosa, e sul piano della politica internazionale, e per gli indirizzi di politica economica. Gli obiettivi che ci impegnammo a conseguire allora, sono oggi radicalmente messi in discussione: e questo ci preoccupa, perché temiamo di vedere un’Italia più debole economicamente e più marginale nell’Occidente democratico. Così come nei mesi di collaborazione al governo, anche in questi primi mesi di opposizione la dote che il partito repubblicano può offrire al leader della Cdl è un contributo di lealtà. E quindi abbiamo detto a Berlusconi che l’idea della “spallata” all’ esecutivo Prodi non ci convince. Perché si può sconfiggere l’attuale maggioranza sul piano politico con la battaglia in Parlamento. L’opposizione ha i numeri per farlo. Ma al momento non ha mostrato la testa, né l’organizzazione sufficiente. Si può anche ricorrere alla piazza, ma per esasperazione, perché crediamo che nessuno ritenga la piazza sufficiente a calmare le lacune di strategia parlamentare. Il nostro franco consiglio è quello di intensificare questo fronte politico, più importante, ai fini di un’evoluzione degli attuali precari equilibri, di quanto possa essere quello puramente movimentista e agitatorio.
Siamo convinti che Berlusconi sia sensibile ad un tale argomento e ci possa riflettere ancora. Qualche dubbio, semmai, l’abbiamo sul suo partito. Visto e considerato che l’attuale governo lo percepiamo come una sciagura nazionale, puntare a superarlo è una questione di vitale interesse. Allora ogni passo compiuto va misurato con estrema attenzione, perché se si scivola ora, alzarsi sarà più difficile.....

nuvolarossa
18-11-06, 10:42
FINANZIARIA: BERLUSCONI, IDEOLOGICA ED INSPIEGABILE

(AGI) – Roma, 17 nov. - "E' una Finanziaria del tutto ideologica". Silvio Berlusconi durante una cena con i repubblicani di Francesco Nucara e Giorgio La Malfa e' tornato a criticare la manovra del governo: "Ora voglio vedere le entrare dell'erario – ha osservato l’ex premier -, se son vere le voci che corrono hanno avuto un extrabudget positivo trai 15 e i 20 miliardi e quindi non avevano bisogno di fare una Finanziaria cosi' piena di tasse". "Il fatto e' che hanno dei fondamentalisti al governo che pensano di usare lo strumento fiscale come strumento di penalizzazione". Berlusconi, che ha annunciato un vertice della Cdl per la prossima settimana, ha rivelato che l'amarezza piu' grande e' stato "il no del centrosinistra al ponte di Messina". Su umberto Bossi: "e' stato lunedi' da me ad Arcore, abbiamo fatto dei ragionamenti anche sull'ipotesi di larghe intese". L'ex premier non si sbilancia sulle previsioni riguardo alla manifestazione di piazza San Giovanni: "A livello organizzativo si arrivera' a 200mila persone, tutto il resto sara' gente spontanea".

tratto da http://www.agi.it/

nuvolarossa
20-11-06, 19:27
Al limite dell'incoscienza
Nel futuro previsto da Prodi manca un'idea di sviluppo

Il voto di fiducia, sull'applicazione del quale non abbiamo mai avuto dubbi - nonostante le informazioni tendenziose e fasulle che ha fatto circolare il governo - era l'epilogo inevitabile di una legge Finanziaria composta da oltre 217 articoli. Una legge Finanziaria seria e rigorosa, quella che si dovrebbe dare un Paese degno di questo nome - l'Inghilterra ad esempio - è composta da 30 articoli. Ma il governo Prodi è arrivato alla legge Finanziaria senza aver fatto nemmeno un vero accordo nel corso del Consiglio dei ministri, con il risultato che gli emendamenti della maggioranza sono proliferati, e presentati per conto degli stessi ministri rimasti insoddisfatti. Mussi scontento per l'università; Di Pietro scontento per le strade, Mastella scontento a sua volta e così via, tutti a far presentare emendamenti.

http://www.lastampa.it/redazione/cmssezioni/politica/200611images/prodi01g.jpg

Il Parlamento è diventato così il Consiglio dei ministri. Questa situazione, da un parte, ha messo in evidenza che non c'è una guida politica per questo Governo.

Dall'altra abbiamo oggi una legge Finanziaria mostruosa, che Silvio Berlusconi ha definito correttamente "la peggiore della storia repubblicana".

E se si vuole credere che in fondo Berlusconi faccia il suo mestiere di oppositore, basta collezionare le dichiarazione degli istituti autonomi per avere un'idea più imparziale: dalla Banca d'Italia, alla Confindustria, fino alla Cgil, nessuno ha risparmiato critiche. Alle quali, con aria serafica, il presidente del Consiglio ha risposto messianicamente che si sbagliano tutti e che i fatti in futuro gli daranno ragione, a lui solo ed al suo ministro per l'Economia. Beato il presidente del Consiglio che vede un futuro!

Un futuro senza sviluppo, visto che la stessa Finanziaria, in base alle cifre ufficiali, prevede che l'anno prossimo il reddito dovrebbe crescere dell'1,3% e non del-l'1,55, come pure è indicato dalla tendenza economica. E nel 2011, alla fine di questa manovra, crescerebbe dell'1,7: cioè la metà di quanto cresce in Irlanda, in Spagna e in Inghilterra. E' il governo stesso che lo dice con candore. Cioè ci dice, senza rendersene nemmeno conto, che l'Italia viene messa ai margini dello sviluppo europeo. Questo è il futuro di Prodi.

Ma il Fondo monetario internazionale è favorevole, dice il governo. Il giudizio degli ispettori di Washington è semplicemente dovuto al rispetto dei parametri di Maastricht. Per cui, se l'Italia resta viva o morta, al Fmi non interessa. E se può darsi che con queste misure si vada sotto il 3%, è certo che con questa politica non c'è crescita, non c'è sviluppo, non c'è occupazione. Il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha detto che questa legge Finanziaria porta la pressione fiscale ai livelli più alti della storia. Le tasse non fanno crescere un Paese. La lotta all'evasione conclamata è una cosa che ucciderà il prelievo fiscale. I Paesi seri, quelli che vogliono combattere davvero l'evasione, abbassano le aliquote. Soltanto degli imbroglioni e degli incompetenti possono pensare che prima possono aumentare le tasse e poi, quando la gente ha pagato, le abbasseranno. Nel Paese c'è una profonda coscienza di questo scempio, e presto il governo se ne accorgerà più direttamente. Anche per questa ragione, restiamo dell'idea che, più che chiamare la gente in piazza, bisognerà preoccuparsi di contenere la protesta: e non sarà cosa facile, visto che il governo si muove come se fosse inconsapevole di quanto successo in questi giorni. Dunque, di avere una maggioranza risicata nei consensi degli italiani a maggio, e di averla già dispersa in soli sei mesi. Di più, inconsapevole che siamo un sistema democratico maturo, eccede in arroganza inviando il ministro dell'Economia ad una trasmissione televisiva. Là dove nella passata legislatura impazzavano i comici che il governo lo attaccavano, il nuovo esecutivo si auto - incensa davanti ad un conduttore compiacente. In un'altra occasione avremmo urlato che questa era la dimostrazione della prepotenza che può ostentare solo una dittatura sudamericana. Oggi ci sembra invece proprio il ritorno della satira in quel programma, dove finalmente abbiamo visto la caricatura di un ministro e la presa in giro di un giornalista stuoino. Entrambi rappresentano un regime che sarà presto cacciato - e su questo non ci piove. Ma saranno cacciati anche con il disprezzo ed il disonore da parte di un Paese che non aveva ragioni per subire tali e tante mortificazioni.

Roma, 20 novembre 2006

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
21-11-06, 19:31
Ravenna: dibattito sulla Finanziaria. Interventi di Nucara e Polillo/I lavori preparatori sono stati coordinati da UnionLavoro presieduta da Diego Moscheni
Se anche Rifondazione si astiene sulla manovra

Organizzata dall'Unione Centri Elaborazione Dati, Piccoli e Medi Imprenditori, Artigiani e lavoratori autonomi e dallo studio Roberto Garavini, si è svolto lunedì 20 novembre a Ravenna presso l'Hotel Romea, l'annunciato dibattito sulla legge Finanziaria appena approvata alla Camera dei Deputati, dopo il voto di fiducia di sabato 18 novembre al maxiemendamento del governo composto da 826 commi e di un unico articolo.

I lavori sono stati avviati dal presidente UNIONLAVORO, dr. Diego Moscheni, la cui organizzazione dallo stesso presieduta aveva coordinato i lavori preparatori al dibattito.

Nel suo saluto di avvio ai lavori il presidente Moscheni aveva sollevato i problemi che coinvolgono i piccoli imprenditori e i professionisti ad essi collegati, con una Finanziaria tesa a penalizzare il lavoro autonomo. Subito dopo è intervenuto Francesco Nucara (deputato eletto nel collegio emiliano-romagnolo). Nel suo intervento Nucara ha tracciato come previsto un'analisi dell'impostazione politica della Finanziaria, sostenendo che una legge, se è sgradita a tutte le forze produttive e a gran parte delle forze politiche - comprese quelle della maggioranza di governo - è "per tabulas" una legge sbagliata.

Rifondazione: un deputato si astiene

In proposito Nucara ha citato l'astensione del deputato di Rifondazione comunista Cannavò, che ha negato la fiducia al governo con la non partecipazione al voto, motivando con un intervento in Aula il suo atteggiamento negativo.

Infatti Nucara, leggendo il resoconto stenografico dell'intervento di Cannavò dimostra quanto affermato. Sostiene il deputato di Rifondazione: "La Finanziaria si distingue per un ingente trasferimento di risorse alle imprese in ossequio ad una consolidata logica liberista. (…) il riequilibrio fiscale viene vanificato da misure come l'addizionale IRPEF, l'aumento dei contributi, l'introduzione di ticket e tagli ai Comuni (sembra di ascoltare la dichiarazione di Giulio Tremonti, ndr)"; e più avanti: "Non voterò a favore di questo disegno di legge Finanziaria e non voterò la fiducia, non partecipando alla votazione".

Nucara ha svolto un'elencazione di quanti sgradiscono questa Finanziaria, citando anche alcuni ministri. A questi problemi si aggiunge il dilettantismo o il pressappochismo o la confusione del governo, tanto da indurre il sottosegretario Enrico Letta ad affermare, sempre in Aula, a proposito dei fondi sottratti al Mezzogiorno con il trasferimento di risorse al FAS (Fondo Aree Sottoutilizzate): "hanno visto da parte del governo, nell'ambito della transitorietà di cui parlava il relatore, l'utilizzo del FAS come fondo di copertura (….) essa si è resa necessaria in quanto alcuni passaggi hanno implicato scelte immediate". Ecco una maggioranza che arriva in Aula come una legge fondamentale come la Finanziaria ed è costretta a cambiarla minuto per minuto: il guaio è che non siamo in una radiocronaca calcistica.

Nucara, dopo aver citato e criticato aspramente la manifestazione del Pdci nel corso della quale si sono bruciati i manichini di soldati italiani, ha concluso ricordando l'intervento di Tremonti, e affermando che la Costituzione dice che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Questa maggioranza la vuole modificare aggiungendo, all'ultima parola, "dipendente". Secondo il segretario di Rifondazione Comunista, onorevole Giordano, l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro dipendente. E chi se ne importa del lavoro autonomo.

Imbroglio

E' seguita la relazione di Gianfranco Polillo, che ha illustrato, numeri e grafici alla mano, l'imbroglio su cui è stata impostata la legge Finanziaria che contraddice il DPEF approvato alla fine di luglio. Egli si è soffermato sul deficit pubblico e sul valore del PIL con numeri e tabelle ricavati da documenti governativi e quindi non sospettabili di manipolazione, passando poi, sempre sulla base di questi documenti governativi, all'analisi dell'andamento dell'economia reale e dell'andamento effettivo dei conti pubblici.

Naturalmente questi ultimi due temi sono stati sezionati, analizzati, ricomposti sulla base di dati reali che portano all'amara conclusione di trovarsi davanti ad una legge Finanziaria bugiarda.

Bugiarda per volontà o per incapacità. Di seguito Polillo ha affrontato il problema della Finanza Pubblica parlando del fabbisogno dello Stato, delle spese e delle entrate complessive e del deficit sul PIL, spiegando poi errori e incongruenze della manovra, il cui progetto non ha tenuto conto delle migliori entrate tributarie che, su base annua, sono di circa il 10% in più rispetto al 2005.

Le maggiori entrate ormai certe e non più prevedibili sono dovute – ha continuato il relatore - a questi fattori: andamento del ciclo economico, maggiore occupazione, attuazione della legge Finanziaria 2006, conseguenze dei condoni fiscali, una diversa concezione dei rapporti tra fisco e cittadino. Questi dati positivi sulle entrate avrebbero consentito l'attuazione di una manovra meno pesante, e cambiando radicalmente la struttura della manovra stessa, riducendo l'effetto recessivo sull'economia.

Concludendo, il professor Polillo ha affermato: "Esiste un'incertezza oggettiva derivante da una svolta negli andamenti ciclici dell'economia e dall'imprevista crescita delle entrate; sarebbe stato saggio non anticipare troppe decisioni di politica economica che hanno, comunque, un effetto depressivo sull'economia; bisognava ricercare i due tempi della politica economica (la seconda fase tanto avversata dalla sinistra antagonista, ndr)".

La bontà di questa relazione è stata sottolineata da un lungo e caloroso applauso. Dopo una serie di interventi-chiarimenti del pubblico, il confronto si è concluso. Il nostro viaggio per l'Italia continua. Prossimo appuntamento giovedì a Fiuggi tra i giovani repubblicani.

v. r.

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
01-12-06, 19:57
Conferenza stampa Pri-Nuovo Psi a Montecitorio

Conferenza stampa di Pri e Nuovo Psi sabato 2 dicembre, ore 11, 30, presso la sala stampa di Montecitorio. I due partiti non scendono in piazza ma, ribadendo la loro contrarietà a questa Finanziaria, presentano una proposta di legge per riscrivere le regole della struttura della Finanziaria. Sarà presente il segretario del Pri Francesco Nucara.

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
02-12-06, 14:55
CDL// NUCARA: IL PRI NON SFILA MA IL NOSTRO NON E' UN DISTACCO
Opposizione a Finanziaria si può fare anche in Aula

Roma, 2 dic. (Apcom) - Il Pri "non sarà alla manifestazione di San Giovanni ma il nostro non è un distacco dalla coalizione. Semplicemente non ci crediamo e pensiamo che l'opposizione alla Finanziaria si possa fare nelle aule parlamentari". Lo ha detto il segretario del Pri Francesco Nucara nel corso di una conferenza stampa alla Camera.

"Gli organizzatori fanno bene a crederci - ha aggiunto - ma noi non ci crediamo. Perché il nostro elettorato non è abituato a fare manifestazioni di massa". Ciò non vuol dire, ha precisato "che ci sia un distacco con la coalizione. E' solo un modo diverso di fare opposizione perché l'opposizione alla Finanziaria si può fare anche nelle aule parlamentari".

tratto da http://notizie.alice.it/home/index.html

nuvolarossa
03-12-06, 18:52
«Anche a noi andare in piazza non piace», Il Pri e il Nuovo Psi non vanno a S.Giovanni

ROMA - «Il nostro non è un distacco dalla coalizione del centrodestra ma un modo diverso di fare opposizione; noi non crediamo nella manifestazione di piazza e portiamo la nostra battaglia alla Finanziaria in Parlamento».
Francesco Nucara, segretario del Pri, spiega nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio le motivazione che hanno spinto il suo partito ed il Nuovo Psi di Gianni De Michelis a non scendere in piazza a fianco di Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega Nord, pur condividendone le ragioni. «La nostra proposta è quella di cambiare radicalmente il percorso della Finanziaria - aggiunge Nucara - e di ridare valore al ruolo del Parlamento».
Più netto nel distacco dalla manifestazione è Gianni De Michelis, che vede tra gli intenti dei leader promotori quello di «formalizzare l'avviarsi del Partito delle libertà, al quale - sottolinea il segretario del Nuovo Psi - non siamo interessati, nè ci interessa andare in direzione del Partito democratico». «Il sistema politico italiano è andato in malora, - aggiunge De Michelis - non servono nè manifestazioni di piazza nè spallate; noi lanciamo una proposta in positivo, un contributo per cambiare le regole che hanno reso ingovernabile il Paese, avviare un tavolo delle Regole dove maggioranza e opposizione saranno costretti a sfidarsi sui temi fondanti a partire dalla legge elettorale».
Punti cardinali della proposta presentata da repubblicani e socialisti sono l'abolizione del Dpef e una riforma della Finanziaria. Sostengono che al posto del Dpef «il Parlamento discuterà del Programma di stabilità, previsto dal trattato di Maastricht, che sarà successivamente trasmesso agli organi comunitari». Poi, dare una «nuova struttura della legge finanziaria, maggiore leggibilità e trasparenza dei documenti contabili».

tratto da http://www.ilmessaggero.it/

nuvolarossa
06-12-06, 14:39
Anche la polizia contro la Finanziaria

Dopo i professionisti, gli artigiani, i pensionati e l’intero popolo del centro destra scendono in piazza anche i sindacati della polizia per protestare contro la manovra dei sacrifici realizzata dal governo delle sinistre. Ma Romano Prodi insiste nel respingere le richieste della stragrande maggioranza dell'opinione pubblica nella convinzione di poter andare avanti a lungo. Magari contando sull’acquiescenza di Pierferdinando Casini che però deve incominciare a fronteggiare una robusta opposizione interna

tratto da http://www.opinione.it/

nuvolarossa
08-12-06, 16:41
Sulla Voce Repubblicana di domani

La classe operaia va in paradiso e Prodi e la Cgil all'inferno



Se la classe operaia andrà mai in paradiso, state tranquilli che Prodi e Padoa Schioppa vanno dritti all’inferno. Intanto l’inferno se lo sono visto i vertici confederali, la Cgil di Epifani in testa, e l’assemblea di Mirafiori è stata un vero girone dantesco. Vai a raccontare che il confronto è stato franco e positivo. A leggere le cronache la critica è stata radicale e tranciante. I ricchi non piangono, o chissà, ma certo i lavoratori protestano e vogliono protestare dove meglio si esprimono contro un governo che non è amico. I sindacati hanno fatto male i loro calcoli. Troppa condiscendenza. Sarà pure che considerare la concertazione una fregatura, è tesi dell’estremismo. Ma consegnare alle file dell’estremismo tutta Mirafiori, è un vero problema, significa perdere il consenso del laboratorio di punta del nostro sindacalismo, scavare un solco, aprire una crisi di identità. Certo possiamo anche sostenere che la classe operaia si sbaglia e che le contestazioni hanno una storia lunga, a cominciare da quelle a Luciano Lama. Ma allora si infranse la mitologia marxista e un prezzo andava pur pagato. Qui è un’altra storia. Perché di tutti i rilievi posti dalla base operaia, uno colpisce davvero, e cioè l’attacco al Tfr. I lavoratori preferiscono che resti all’azienda piuttosto che finisca nelle casse dell’Inps, ed allora, scusateci tutti, questa non è una tesi estremista, questa è la tesi di Confindustria. Possibile che la Finanziaria di Prodi abbia convinto gli operai che ci si può fidare più del padrone che dello Stato? Oppure in questi anni si è svolta una autentica rivoluzione culturale interna al mondo del lavoro e chi ha il dovere o la presunzione di rappresentare questo mondo non se ne è nemmeno accorto? Perché sostenere che il Tfr è meglio che rimanga in azienda, significa mettere in questione il sistema pubblico, quello che il governo e la maggioranza vogliono difendere ed espandere ad ogni costo, significa in altre parole che l’operaio vede l’azienda come un interlocutore credibile e più affidabile dello Stato, ma non solo. Perché significa che il futuro della classe operaia si lega alle sorti della sua azienda. Ecco, è questa la rivoluzione culturale che è avvenuta nel Paese e di cui la sinistra non si è nemmeno accorta, o meglio ci è passata sopra. Intelligenza vorrebbe che a questo punto il vertice sindacale rivedesse tutta la sua strategia e si facesse sentire verso il governo amico, partendo dal presupposto che i lavoratori ritengono di non avere amici a Palazzo Chigi.
Un sindacato serio non farebbe assicurazioni e promesse a questo punto. Ammetterebbe di aver commesso un errore e comunicherebbe al governo il problema, rivedendo d’accapo la questione del Tfr. Non vi è un’altra soluzione possibile. Se il governo poi, invece di capire il problema nei suoi esatti termini, tornasse a dire che i muri della Finanziaria non si toccano, il sindacato sarebbe costretto a una scelta. Perché, evidentemente, l’amicizia verso il governo e il sostegno della classe operaia non coincidono.
Puoi sempre ripararti dietro l’accusa dell’estremismo. Ma saranno gli estremisti stessi a considerarla una bubbola, perché questi mai accetteranno l’idea che l’azienda privata è capace di tutelare meglio i lavoratori di quanto faccia lo Stato finito nelle mani dei propri amici: in questo caso, viste le origini "cigielline" di tanti ministri e sottosegretari, dei propri compagni.

nuvolarossa
13-12-06, 16:15
Il governo insiste sulla fiducia al buio

La maggioranza non ha ancora concordato e definito le modifiche da apportare con un maxiemendamento alla legge finanziaria, ma il governo ha già annunciato che porrà la fiducia sul provvedimento misterioso. Sia entro sabato al Senato, sia successivamente alla Camera per la terza e definitiva lettura. Il centro destra protesta contro questo comportamento che di fatto svuota il Parlamento delle sue funzioni. MaRomano Prodi non si lascia frenare dalle contestazioni. Anche perché è deciso a chiudere al più presto il capitolo della manovra per mettere finalmente la sordina alle infinite divisioni che lacerano la maggioranza

tratto da http://www.opinione.it/

nuvolarossa
19-12-06, 20:21
Ministro dell'impero
Padoa-Schioppa non ama le critiche e denigra i partiti.

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Il ministro dell'Economia Padoa - Schioppa, accusando Confindustria di comportarsi "come un partito", mostra scarsa sensibilità democratica. Evidentemente il ministro Padoa - Schioppa vive in una sorta di Repubblica ideale, in cui i partiti non dovrebbero esistere e quindi comandare i tecnici come lui. Bisogna che ritorni sulla terra a confrontarsi sui problemi reali. Capiamo che non gli piaccia, visto che tutti lo contestano, inclusi i partiti della sua maggioranza, ma questi, così come Confindustria, hanno il pieno diritto di farlo. Il ministro ha il dovere di rispondere del suo operato nel merito e non di fare illazioni, come invece fa, lasciando trasparire un'avversione profonda verso chi si permette critiche, insieme al disprezzo verso la forma politica della rappresentanza popolare più propria in una democrazia - vada a leggersi Hans Kelsen - quale è il partito. E magari si rilegga anche l'articolo 49 della Costituzione.

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Se Confindustria si comporta come un partito e non come un sindacato, ciò significa che Confindustria non difende solo il suo interesse particolare, ma che si sforza di rappresentare nella sua parte specifica l'interesse generale, perché questo è il compito di un partito, che purtroppo l'augusta (e angusta) intelligenza del ministro dell'Economia non contempla. Padoa Schioppa è però ministro di un governo di una Repubblica democratica retta sui partiti, e non dell'impero austroungarico: non pretendiamo certo che dispensi leggi finanziarie esemplari - non sia mai - ma per lo meno Padoa Schioppa abbia riguardo verso i cardini del nostro sistema istituzionale e politico, rispettando i partiti e la libertà d'opinione. Perché il ministro dell'Economia ha anche scarsa pratica di idee di libertà, e in Parlamento ci spiegò che i ricchi non dovevano lamentarsi. E' giusto che si voglia far pagare ai ricchi le tasse, è giusto anche che le si aumentino, ma per quale motivo poi un ricco o povero che sia non dovrebbe avere nemmeno il diritto di lamentarsi? Per un democratico il diritto di lamentarsi è inviolabile, la democrazia nell'Europa occidentale inizia con i quaderni delle doglianze. Anche Padoa Schioppa è liberissimo, se vuole, altresì di lamentarsi dei giudizi inclementi che hanno accompagnato il suo operato, di cui quello di Confindustria è solo l'ultimo, ma non per questo pensi che il giudizio negativo venga meno, almeno per quest'anno, quando il "Financial Times", e giustamente, lo ha proclamato il "peggiore ministro dell'Unione". Complimenti.

Roma, 19 dicembre 2006

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tratto da http://www.nuvolarossa.org/modules/news/article.php?storyid=3185

nuvolarossa
22-12-06, 12:28
L'allarme di Napolitano
A Palazzo Chigi non sentono, non vedono e straparlano

Evidentemente a Palazzo Chigi non hanno inteso - e nemmeno mostrano voglia di intendere - il richiamo del Capo dello Stato sulla legge Finanziaria. Le reazioni degli ambienti vicini al premier, e del premier stresso, sono infatti di due tipi.
La prima, è quella di ritenere il problema sollevato dal Colle di tipo tecnico - procedurale, come se la tutela delle prerogative del Parlamento dipendesse interamente dalla necessità di rivedere l'iter delle leggi di bilancio. Una volta che si riforma l'iter, il problema è risolto. Sembra che Prodi stesso abbia detto che in fondo il presidente della Repubblica ha solo "ricalcato" la vigorosa denuncia fatta da lui e Padoa - Schioppa. Questa è l'interpretazione di comodo, minimalista, che fra l'altro è anche velenosamente offensiva nei confronti del Capo dello Stato, il quale si limiterebbe a ripetere le preoccupazioni del governo.

http://www.rainews24.rai.it/ran24/immagini/napolitano_21052006.jpg

Poi c'è una seconda interpretazione più diretta, quella di dire che in fondo il governo ha fatto ciò che faceva anche il governo precedente, e che dunque l'accusa va rivolta ad entrambe le esperienze governative, non solo a quella attuale. Questa è un'interpretazione più puerile, come quelle che davano i bambini sorpresi con le mani nella marmellata, che si giustificano dicendo che l'avevano visto fare da un bambino più grande. In ogni caso le due interpretazioni falliscono completamente il bersaglio che il presidente Napolitano ha esposto chiaramente all'attenzione dell'opinione pubblica, quale quello della tenuta democratica del Paese. E questo non ha nulla a che vedere con l'iter della Finanziaria o con le responsabilità del ministro Tremonti. E' un problema che si rivolge all'attuale esecutivo, il quale si dimentica di rappresentare una scarsa metà della popolazione italiana, che non gli ha dato la maggioranza in una delle due Camere, come ammetteva - e ne riconosciamo volentieri l'onestà intellettuale - il solo ministro Mastella nel vortice delle polemiche.

E se Tremonti ha sbagliato a varare maxiemendamenti a colpi di fiducia, è anche vero che il governo Berlusconi disponeva di una maggioranza netta nelle due Camere, tale da non porre in dubbio l'approvazione di un disegno di legge sulle base dello scarto numerico. Allora, effettivamente, la fiducia poteva essere giustificata dall'ostruzionismo dell'opposizione. Ci dispiace per Prodi ed i suoi sostenitori, ma questo stesso argomento è debole nei confronti del loro governo, e non perché l'opposizione non faccia ostruzionismo, che però pure non ha praticato, ma perché, allo scarto minimo nella seconda Camera, si aggiunge il conflitto nella maggioranza. Dissidio che non è esploso grazie all'uso della fiducia, ma che certo non si è risolto, tant'è che si annuncia, e bellicosamente, in tutta la sua ampiezza, già sulla sola ipotesi riformatrice avanzata dal governo, la fatidica "fase 2". Se accadesse che davvero il governo debba mai imporre un'ipotetica fiducia su una eventuale "fase 2", a fronte dello scontro che perdura e continuerà a perdurare nella sua maggioranza, ecco concretizzati i timori del Capo dello Stato: e cioè l'involuzione democratica del Paese, con un Parlamento incurante delle differenze che lo animano, preoccupato solo della sua sopravvivenza davanti alla protervia del governo. Perché un governo che non ascolta il Parlamento, che non ascolta la protesta del Paese * "sono matti", ricordate? * che non ascolta nemmeno i centri studi e le istituzioni preposte, siano esse la Confindustria o la Banca d'Italia, può solo definirsi protervo. E vogliamo essere generosi.

E' vero che il ministro dell'Economia, in Aula, per la prima volta ha riconosciuto che le critiche sulla crescita sono da ritenere fondate. Ma perché allora non aprire il dialogo, non cambiare passo? Ora ci ha detto che il governo ne ha l'intenzione, e lo farà. Ne dubitiamo, proprio per le forze che lo compongono e sono ostili a tale strategia. E sarà da vedere se questa volta basterà la fiducia per nascondere la crisi che mina dal primo giorno questa coalizione. Il governo quindi, per ora, ha scelto una strada stretta e scoscesa, che rasenta un precipizio. Quando pure c'era la possibilità alternativa di una discussione responsabile con l'opposizione. Il Capo dello Stato si ricorderà il tavolo dei volenterosi, che andava nella direzione esatta delle sue parole.

Prodi si è preoccupato di disfarlo, paventando una fine anticipata del suo gabinetto. Non è detto che durerà poi tanto più a lungo, ma è da credere che la sua durata rappresenti un aggravamento per le condizioni del Paese.

Roma, 21 dicembre 2006

tratto da http://www.nuvolarossa.org/modules/news/article.php?storyid=3195

nuvolarossa
23-12-06, 18:10
Quest'anno Babbo Natale ci ha regalato la Finanziaria

http://www.opinione.it/vignette/2006_276_B.jpg

nuvolarossa
03-01-07, 20:02
...

nuvolarossa
04-01-07, 19:23
http://www.nuvolarossa.org/modules/xgallery/cache/albums/01-Album-di-Enzo/LOGOFORUM03BIG.sized.gifhttp://xoomer.virgilio.it/francesco.rinaldi29/KAR_ITALIANE/Battiato/Battiato%20Franco-Paloma.kar

Contro l'omologazione
Caso Rossi: il prezzo da pagare in nome della propria coerenza

di Gianfranco Polillo

Le bugie hanno sempre le gambe corte. Avrebbe dovuto ricordarlo Tommaso Padoa-Schioppa nell'impostare la legge Finanziaria. Se avesse seguito questo vecchio adagio popolare oggi si troverebbe meglio.

Sarebbe lodato per la sua lungimiranza. Ma soprattutto avrebbe regalato agli italiani un futuro migliore: fatto di speranza e di crescita economica.

Purtroppo non sarà così. La cura di cavallo profusa a piene mani, nel rispetto dei canoni di un'ortodossia orma obsoleta, rischia di gettare nuovamente l'economia italiana nel baratro della recessione e del mancato sviluppo. Si poteva fare diversamente? Il 18 ottobre scorso la Direzione repubblicana aveva largamente previsto quello che oggi è sotto gli occhi di tutti.

"L'impostazione della legge finanziaria * è scritto nel documento * è errata e incide negativamente sul miglioramento finanziario indotto dalla ripresa economica, invertendo il clima di fiducia dei cittadini che aveva portato a maggiori entrate spontanee per un valore di oltre 18,5 miliardi". Con il passare dei mesi quelle maggiori entrate non sono diminuite, ma si sono ulteriormente arrotondate fino a raggiungere la cifra di ben 33.858 milioni di euro. Valore che da solo giustifica i dati di una ritrovata stabilità finanziaria.

Vi era quindi tutto il tempo per correggere la rotta. Cosa che in parte è avvenuta. Il DPEF paragonava la crisi italiana a quella del 1992. Poi, nel corso del dibattito parlamentare, i toni si attenuavano. Quel riferimento lontano svaniva per trasformarsi in un semplice artificio oratorio. Non cambiavano però le scelte di fondo, mantenute salde per tenere a freno la sinistra massimalista che avrebbe voluto utilizzare le maggiori risorse per una più incisiva politica redistributiva.

Suggestioni non sopite. Se oggi lo stesso Prodi è costretto a mettere la sordina a qualsiasi afflato riformista, e costringere un economista come Nicola Rossi ad abbandonare la partita. Strano destino quello degli economisti di sinistra. Utili per l'immagine. Destinati, tuttavia, a gettare la spugna, quando la partita diventa veramente impegnativa.

Non è la prima volta che accade. Qualche anno fa anche noi fummo costretti ad una simile scelta. Non ci spinse solo la delusione per le cose dette e poi smentite dai fatti. Ma qualcosa di più violento.

L'accusa di non aver avallato verità che non potevano essere difese.

Avevamo detto la nostra sugli andamenti del deficit pubblico per l'anno 2001.

Ritenevamo che le indicazioni contenute nel DPEF di allora, in cui si prevedeva un disavanzo pari solo allo 0,8 per cento del PIL, fossero eccessivamente ottimistiche. Come in effetti certificò l'ISTAT * il deficit fu del 3,1 per cento * qualche tempo dopo.

Quest'affermazione non generò una polemica, pure legittima; ma la richiesta di misure amministrative contro un dirigente pubblico * questo eravamo * colpevole di aver violato, in un convegno scientifico, la verità di Stato. Non ci lasciarono scelta. Senza clamori, lasciammo quella sponda nella presunzione che la dignità personale, il diritto alle proprie idee, la difesa di un principio di libertà è qualcosa di non negoziabile. Non ci eravamo sbagliati. Come appunto dimostrano i fatti più recenti.

A Nicola Rossi va quindi tutta la nostra solidarietà e la nostra stima. Sappiamo, per esperienza, quanto sia difficile la strada della coerenza. Quanto sia più facile far finta di niente e chiudere gli occhi nella speranza che, alla fine, qualcosa cambi. E che, quindi, il silenzio sia il prezzo da pagare in attesa di un momento migliore. Ma non sono queste le regole poste a presidio di una democrazia. Essa vive solo se si nutre dell'impegno personale, se uomini forti e liberi hanno il coraggio di battersi per le proprie idee e le proprie azioni, pagando, se necessario, i prezzi relativi. Non è vero che la libertà non ha bisogno di eroi. Se l'eroismo esce dal mito e diventa pratica quotidiana, contro un conformismo omologante. Che nuoce all'Italia.

Roma, 4 gennaio 2007

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
07-01-07, 15:11
... il testo completo della
"finanziaria 2007"
... clicca sotto ... per leggere ...

http://www.nuvolarossa.org/modules/sections/index.php?op=listarticles&secid=7

nuvolarossa
29-06-07, 21:08
L'Ue boccia il Dpef: il commento di Nucara

"Non avevamo alcun dubbio che l'Unione europea bocciasse il pasticcio combinato dal governo su Dpef e pensioni. Un governo che si era presentato come europeista sta diventando un problema per l'Ue". Lo afferma il segretario del Pri, Francesco Nucara.

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
29-06-07, 21:12
La camicia di forza
Sinistra radicale e sindacati frenano le riforme economiche

Da anni sosteniamo che il Dpef sia completamente inutile e che solo la Finanziaria, a fine anno, è in grado di dire esattamente come sarà e cosa farà la politica economica del governo. Però il Dpef che è stato votato dal consiglio dei Ministri giovedì scorso, non solo pare inutile, ma anche grottesco, accompagnato inoltre dalla dichiarazione del sottosegretario Enrico Letta, secondo il quale il governo avrebbe inaugurato un nuovo metodo, "quello dell'intesa per pezzi". Se Letta vuole arrampicarsi sugli specchi, faccia pure, ma noi non lo seguiremo.

Anche perché è evidente che il pezzo mancante, se mai ci sarà domani nella legge Finanziaria, è l'intesa sulla riforma della previdenza. Ed è inutile che il governo si vanti di un alleggerimento dell'Ici se poi non è in grado di portare il sindacato a miti consigli su un tema che è di capitale importanza per l'avvenire economico del paese.

Ricordiamo che il governo Prodi si era presentato come europeista, e aveva addirittura scelto un ministro del prestigio di Padoa - Schioppa per ricordare questo suo vanto. Oggi scopriamo che il vessillo agitato da Padoa - Schioppa reca come motto: l'Italia non si farà mettere camicie di forza dall'Europa. E' vero. La camicia di forza ce la stanno mettendo i sindacati, che a furia di essere blanditi riusciranno in un capolavoro politico, un eccezionale successo per le categorie che rappresentano, di una tale entità da mettere in ginocchio l'intero paese.

E' vero che il governo, o qualche personalità del governo, ha compreso che non può cedere alla richiesta dell'abolizione dello scalone, come alla richiesta di diminuire l'età pensionabile o, peggio ancora, agli incentivi per aumentarla. Ma il fatto che il governo non sia ancora stato capace di dire una parola ferma al sindacato, prima vantando l'accordo raggiunto, poi subendo l'affronto della rottura, e ora trovandosi nuovamente a lisciarlo con l'aumento delle pensioni minime, fa ritenere certa una prossima capitolazione futura.

Francesco Giavazzi, che sul "Corriere" scrive del Tfr, ha ragione anche quando tocca il tema delle pensioni: "Al tavolo intorno al quale nei giorni scorsi si è discusso di riforme delle pensioni, si è svolto un balletto vecchio di almeno vent'anni. Come sempre, il governo ha invitato solo i sindacati. Ma che cosa sperava di ottenere dalla trattativa con una controparte i cui iscritti sono per lo più lavoratori già in pensione o prossimi alla pensione?". Ma in fondo, cosa ci potevamo aspettare noi da un governo i cui ministri provengono in prevalenza dalle file della loro cosiddetta controparte, cioè dallo stesso sindacato? E aggiungiamo che il sindacato è ancora il più moderato dei soggetti al tavolo e che forse, tramite il buon senso e nonostante tutti gli elementi controversi, potrebbe ancora trovare un accordo decente, tale da non farci sfigurare davanti all'Unione europea, la quale insiste sulle pensioni come sul risanamento dei conti italiani.

Ma qui il vero problema è ormai a questo punto rappresentato dalla posizione della sinistra radicale, che mostra un maggiore oltranzismo nei confronti del governo e che lo ha minacciato direttamente di crisi nel caso non abolisse lo scalone Maroni al più presto. Il governo non è in grado di affrontare tale minaccia, mentre il sindacato, a sua volta, perché mai dovrebbe mostrarsi più ragionevole, sapendo di poter contare proprio su tale ricatto? Al sindacato conviene non mollare e fino all'ultimo assistere allo scontro fra sinistra radicale e riformatrice - se questa esiste ancora - nella maggioranza. Tanto che crediamo che Giavazzi abbia ragione nello scrivere che "Prodi ha già deciso di accettare la richiesta dei sindacati: la legge Maroni verrà cancellata e dal prossimo anno si potrà continuare ad andare in pensione a 60 anni".

L'economista ha torto semmai nel credere che l'Inps non esisterà più fra trenta o quarant'anni, perché di questo passo smetterà di esistere molto, ma molto prima. Visto che proprio non vediamo come poterci sentire sollevati dall'azione di questo governo, che fra l'altro ha deciso di difendere a spada tratta un suo rappresentante indagato per abuso d'ufficio e minacce (e poi ci si lamenta se gli italiani non pagano le tasse), abbiamo fortunatamente la ventilata idea di un futuro governo Veltroni. Quello sì che sarà perfetto. La stessa maggioranza, gli stessi problemi, magari avariati, gli stessi contrasti. Ma Veltroni, non si sa come, d'incanto ci darà la soluzione. Se siamo preoccupati per l'oggi, possiamo essere fiduciosi per il futuro. Ci penserà Walter.

Roma, 29 giugno 2007

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
30-06-07, 09:05
L'Europa boccia i conti in rosso di Prodi su deficit e tesoretto

di Fabrizio Ravoni

Roma - «Non credo avrò l’insufficienza» dalla Commissione europea per il Dpef. Così Tommaso Padoa-Schioppa l’altra sera a Palazzo Chigi. La risposta di Bruxelles è arrivata a stretto giro di posta. Il commissario europeo Joacquin Almunia - riferisce la sua portavoce Amelia Torres - è «profondamente preoccupato per il limitato consolidamento pianificato (dal governo italiano con il Dpef) per il 2008 e gli anni successivi». Ed aggiunge, con una vena polemica, come la Commissione non possa non osservare «la persistente incertezza riguardo ai cambiamenti del sistema delle pensioni».

Insomma, se non è una bocciatura del Dpef, poco ci manca. Per il ministro dell’Economia, però, il giudizio di Bruxelles «non è una bocciatura. Almunia ha fatto una dichiarazione che si può condividere interamente: ci ricorda il debito e che la spesa pensionistica è molto elevata». Il ministro sa benissimo, per aver frequentato quelle stanze, che a Bruxelles c’è un uso attento nella terminologia. E quando la Commissione deve manifestare la propria contrarietà per scelte che vanno contro il Patto di stabilità usa la formula deep concern, profonda preoccupazione: come ieri. Preoccupazione motivata - osserva la portavoce di Almunia - dal fatto che le misure contenute nel Dpef «non rispettano le raccomandazioni dell’Eurogruppo del 20 aprile». In quella sede venne ribadito che gli Stati membri devono utilizzare l’extragettito a riduzione del deficit; e non utilizzarlo per nuove spese.

Come a dire: il “tesoretto” deve essere utilizzato per migliorare i conti, e non per essere speso. Padoa-Schioppa ha fatto il contrario. Per la prima volta nella storia dei Dpef ha peggiorato un deficit tendenziale. Sono sempre più alti dei deficit programmatici. Il ministro dell’Economia (pur di far emergere risorse da destinare al “tesoretto”), a fronte di un deficit 2007 al 2,1% ed uno tendenziale del 2008 sempre al 2,1%, ha portato quello di quest’anno al 2,5% e quello del prossimo anno al 2,2%. Insomma, ha peggiorato i saldi. Da qui, la bocciatura di Bruxelles.
«Dimostreremo ad Almunia che i nostri conti sono in ordine», annuncia Enrico Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. «Almunia può stare tranquillo», aggiunge Massimo D’Alema. La Commissione, però, non obbietta che l’Italia sia sotto il 3%. Obbietta che le scelte del Dpef e sul “tesoretto” non rispettano il Patto di stabilità. In quel Patto ci sono alcuni punti fermi. Primo fra tutti, l’obbiettivo del pareggio di bilancio entro il 2010. Secondo Bruxelles, la scelta di aumentare - invece di ridurre - il deficit, va nella direzione contraria. Per questo, prima Jean-Claude Juncker, ora Almunia, invitano l’Italia alla responsabilità nei confronti degli altri Paesi dell’Eurozona. Soprattutto visto l’alto livello del debito.

Un altro punto fermo del Patto (che il governo Prodi infrange) è l’accelerazione dell’opera di risanamento. Questa deve essere più rapida nel good time (nei periodi di crescita economica), e può rallentare in quelli di bad time (rallentamento). In questo momento, l’Italia attraversa un periodo di good time, con il Pil che aumenta a ritmi del 2% all’anno. Quindi, la Commissione si sarebbe attesa misure destinate a ridurre in tempi rapidi il deficit; e magari anticipare - visto l’alto livello del debito - l’obbiettivo del pareggio di bilancio, anziché aspettare il 2010. Con interventi superiori alla correzione del mezzo punto di Pil strutturale all’anno. Invece, per il 2008 il Dpef prevede che il deficit passi dal 2,5% di quest’anno al 2,2%: una correzione dello 0,3%. Troppo bassa per la Commissione. In più, l’extragettito non viene utilizzato per migliorare i conti, ma per spendere.

E la riforma delle pensioni, anziché renderla più incisiva, viene resa più morbida, mentre il Patto prevede che le riforme strutturali devono essere introdotte nei periodi di good time; proprio perché la crescita economica può attutire gli effetti sociali delle riforme strutturali. È per queste ragioni che la delusione e l’irritazione della Commissione nei confronti del governo è alta. Teme che il Dpef (e la finanziaria che lo seguirà) possa diventare una mina piazzata sotto la stabilità dell’Eurozona, come ha detto Juncker due giorni fa. Per Tps, però, quella della Commissione «non è una bocciatura ».

tratto da http://www.ilgiornale.it/

nuvolarossa
02-07-07, 00:05
Veramente spassosa ... la professionalita' di molti nostri giornalisti ... in questo articolo ...
http://www.noipress.it/attualita/DettaglioNews.asp?ID_News=4461
Francesco Nucara viene citato come leader del Prc ... Partito della Rifondazione Comunista ...

nuvolarossa
04-07-07, 11:14
Dpef da fine legislatura

Le critiche del Fondo Monetario Internazionale e della Commissione Europea al Dpef (documento di programmazione economica e finanziaria), approvato all'unanimità dal governo, conquistano le prime pagine, ed è comprensibile. Sono precise e pesanti, oltre che autorevoli. Più modestamente abbiamo sostenuto ed avvertito le stesse cose, naturalmente inascoltati. La domanda da porsi è questa: come si è potuti giungere a questo, come mai gente esperta, come Prodi e Padoa Schioppa, si è messa a pattinare su un terreno così scivoloso?

http://www.lastampa.it/redazione/cmssezioni/politica/200706images/bersani01g.jpg

La risposta è: perché si sono giocati la credibilità e si comportano come chi è giunto alla fine della legislatura. La credibilità è stata infranta prima dal balletto delle comunicazioni, con i due che, arrivati al governo, hanno avvertito dell'esistenza di una voragine nei conti, mentre neanche sei mesi dopo annunciavano l'esistenza di un tesoretto da spendere. Era tutto falso. La voragine non c'era, ma c'era un impressionante debito pubblico. Il sovragettito fiscale (il tesoretto) c'era, ed era l'opposto del buco, ma era poca cosa rispetto al debito. In virtù del primo annuncio vararono una finanziaria da urlo (di dolore), che aumentava la pressione fiscale ma anche la spesa, faceva male a chi le tasse le paga ma non faceva affatto bene alla cura del debito. In virtù del secondo hanno cominciato a trattare con i sindacati come se ci fosse un bue da spartirsi e non un fagiolo da far durare. Nel frattempo il resto dei ministri sembrava esercitarsi in una scena surreale, alla Fellini nella nebbia o alla De Sica di “Miracolo a Milano”: diamo più soldi ai giovani, agli anziani, alle famiglie, ai singoli, all'Alitalia, agli investimenti, e così via delirando, senza attenzione alcuna alle compatibilità.
Accortosi che la palla aveva preso velocità e scendeva divenendo valanga uno sprovveduto Padoa Schioppa mescolava appelli alla moderazione con frasi fatte da mestierante della politica (tipo: una cosa sono le diete, altra l'anoressia). Solo che gli altri, a quel punto, gli hanno fatto sapere che o se ne sta zitto o può pure andarsene.
Per tenere insieme i cocci scrivono un Dpef che sposta in avanti tutte le pratiche rigorose, tutti i tentativi di riforma e di riconduzione della spesa pubblica alla razionalità, anteponendo, invece, le spese. Questo è il tipico comportamento dei governi democratici allo scadere della legislatura. Si chiama “ciclo elettorale” e sta a significare che le cose dolorose si fanno dopo e non prima delle elezioni. Solo che noi abbiamo appena votato, e la condotta economica del governo è l'esatto opposto delle pretesa di durare cinque anni. Morale: la debolezza politica e la fiacchezza istituzionale, ancora una volta, porteranno danno ai conti, e questi alle tasche degli italiani. Il tutto talmente alla luce del sole che il Fmi e la Commissione non hanno potuto dire altro: fermatevi.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

tratto da http://www.nuvolarossa.org/modules/news/article.php?storyid=4089

nuvolarossa
10-07-07, 18:31
La Malfa (Pri): Finanza pubblica in condizioni disperate

Roma, IL VELINO, 9/7/2007 - Nel suo Audioblog sulla politica italiana, pubblicato settimanalmente su http://www.fulm.org/ , Giorgio La Malfa afferma che nel Dpef colpisce l'affermazione che per la prima volta l'obiettivo programmatico potra' essere raggiunto senza manovre correttive. Dunque, avendo risanato i conti si potra' mantenere gli impegni Ue senza tagli alla spesa e senza aumento della pressione fiscale. Se si legge attentamente il Dpef ci accorgiamo che ci sono pero' delle spese probabili o certe che il governo dovra' finanziare. Queste spese appaiono nelle voci: impegni sottoscritti (per esempio il contratto del pubblico impiego, gia' siglato e dunque certo, per un ammontare di 4,1 miliardi di euro), prassi consolidate (che comprendono finanziamenti alle ferrovie, all'Anas, alle Poste, all'ente per il controllo del volo, risultano incerti nel quanto, circa 7,1 miliardi di euro, ma difficilmente ignorabili), e infine ipotesi di nuove iniziative che comprendono le spese richieste dai vari ministeri. Il totale delle tre voci e' 21,2 miliardi, ovvero una cifra sostanzialmente pari all'entita' della manovra dello scorso anno. Possiamo dire dunque che se non si facesse nulla il bilancio sarebbe in equilibrio e si osserverebbe la discesa del deficit pattuita a livello europeo. Ma e' possibile finanziare questa spesa senza un aumento delle entrate? Padoa-Schioppa sembra dire di si, perche' i soldi si potranno trovare nei 700 mld di euro di spesa pubblica prevista. Nella verita' pero' sara' particolarmente difficile questa volta come in passato. Dunque dobbiamo dire che non e' vero che la finanziaria non comporta un intervento ma ne comporta uno di venti miliardi di euro, nonostante quest'anno si sia osservato un andamento delle entrate fiscali superiore alle aspettative dello stesso governo

tratto da http://www.giorgiolamalfa.it/

nuvolarossa
14-07-07, 01:08
Comunicato della Segreteria del Pri

La Direzione del Partito repubblicano italiano, riunitasi venerdì 13 luglio, ha dovuto prendere atto con rammarico di come il DPEF non corrisponda agli impegni presi in sede europea. In particolare, la manovra finanziaria risulta meno rigorosa di quanto preventivamente comunicato con il Programma di stabilità dello scorso dicembre. La sua dimensione, nel quadriennio, è nettamente inferiore (43,3 miliardi di euro complessivi, contro i circa 75 preannunciati). E' inoltre posticipata, rispetto alle ipotesi precedenti, concentrando il risanamento solo negli ultimi 3 anni del periodo considerato: con un massimo - pari a 24,2 miliardi - rinviato al 2011. Disattesi anche gli impegni relativi al 2007. Si era preso l'impegno per una manovra correttiva pari a 2 punti di PIL: sarà invece solo di 1,6. A ciò si aggiungano una serie di incongruenza dovute all'andamento asimmetrico tra deficit e debito. Mentre il primo aumenta, rispetto agli impegni presi, il secondo tende a diminuire, con un ritmo più sostenuto. Questa incongruenza dimostra l'inaffidabilità delle stime ed alimenta il sospetto di valutazioni di comodo che incidono sulla credibilità complessiva del Paese.

Il Ministro dell'economia, nel licenziare il documento, ha dimostrato di farsi carico delle esigenze di governabilità della sua maggioranza, anche a costo di sacrificare la sua personale credibilità. Di più non è possibile fare. Nel tendenziale di finanza pubblica l'andamento della spesa pensionistica sconta sia i risparmi relativi al cosiddetto scalone che la rettifica dei coefficienti di trasformazione. Se questi impegni non dovessero essere rispettati, i maggiori costi sarebbero dell'ordine di 2 - 2,5 punti di PIL: divenendo insostenibili.

Nello stesso tempo sono previste maggiori spese per oltre 21 miliardi di euro, che al momento non hanno copertura. Esse potranno essere previste in legge finanziaria, solo riducendo la spesa di parte corrente al netto degli interessi, con tagli orizzontali che dovranno riguardare tutti i soggetti pubblici (amministrazioni centrali e periferiche) con una percentuale pari all'entità della spesa di ciascuno.

Solo in questo modo sarà possibile limitare il danno e recuperare una credibilità internazionale, che le richieste irragionevoli della sinistra massimalista rischiano di far venir meno.

Roma, 13 luglio 2007

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
25-07-07, 19:20
DICHIARAZIONE DI VOTO SU "TESORETTO"
Intervento di Giorgio La Malfa, a nome della componente Repubblicani Liberali Riformatori

XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 194 di mercoledì 25 luglio 2007

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria (A.C. 2852-A)
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in pochi mesi si è passati dalla drammatizzazione eccessiva dello stato della finanza pubblica (come i colleghi ricordano, il Governo affermò l'anno scorso che lo stato dei conti dell'Italia era peggiore di quello registrato nel 1992 e che si era sull'orlo della bancarotta) ad una condizione che definirei, con molta semplicità, di irresponsabilità finanziaria.
Il decreto-legge al nostro esame - sulla cui conversione noi repubblicani ci apprestiamo ad esprimere voto contrario, ma che la maggioranza vorrà approvare - costituisce, infatti, il primo passo di una politica di sciali: esso dispone spese per un totale di 7 miliardi di euro quest'anno e 10 miliardi di euro per i prossimi due anni, ripartendole in una quantità di voci minuscole che descrivono una certa filosofia di impostazione. Vorrei che i telespettatori che assistono alla trasmissione della nostra seduta conoscessero nel dettaglio le pagine del provvedimento che comprendono centinaia di voci minute, disperse fra ministero e ministero, fra amministrazione e amministrazione:Pag. 3 esse descrivono non una politica di sviluppo economico, ma una politica di sottogoverno, di mance e di sprechi che continua allegramente nel corso di questo periodo.
Signor Presidente, se il Governo avesse avuto una certa impostazione di politica economica - cosa che non è avvenuto -, avrebbe collocato le eventuali maggiori risorse risultanti solo al termine della trattativa con le parti sociali sulla previdenza (e sugli altri interventi) e nell'ambito della legge finanziaria di cui stiamo per discutere in questi giorni l'impostazione. Invece di far questo, abbiamo assistito e assistiamo con questo provvedimento ad una sorta di spreco prolungato: con il decreto-legge al nostro esame, infatti, nel modo che ho descritto, si utilizzano all'incirca 7 miliardi di euro per l'anno 2007 e 10 miliardi di euro per ciascuno dei prossimi due anni. Contemporaneamente, nei giorni scorsi, è stato adottato un provvedimento - che considero irresponsabile - con il quale si è abbassata l'età pensionabile di questo Paese, fissata in 60 anni, portandola a 58 anni. In tutta Europa si guarda alla decisione del Governo italiano e della sua maggioranza con sorpresa e con ironia: un Paese, la cui aspettativa di vita va crescendo decide di abbassare l'età pensionabile e di spendere 10 miliardi di euro per farlo! Peraltro, i fondi necessari per far ciò si recuperano in parte, aumentando i contributi sui giovani che lavorano, con un provvedimento che è, dunque, profondamente ingiusto ed immorale...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIORGIO LA MALFA.... in parte scaricandone i costi sulla finanza pubblica. Infine, nel DPEF, il Ministro dell'economia afferma che mancano 21 miliardi di euro!
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
GIORGIO LA MALFA. Concludo, signor Presidente. Dunque, 21 miliardi, più 10 miliardi, più 7 miliardi: ammontano quasi a 40 miliardi di euro gli sprechi che questo Governo regala all'Italia che non lo merita certamente

(Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI)!

tratto da http://www.giorgiolamalfa.it/

nuvolarossa
27-07-07, 19:17
I vincoli alla spesa
Padoa-Schioppa privo del necessario sostegno nell'Unione

Il segretario del Pri Francesco Nucara scrisse una lettera al ministro dell'Economia, Tommaso Padoa - Schioppa, nella quale si sosteneva - pur rimarcando che i repubblicani sono e restano all'opposizione - che una politica di rigore, improntata al sostegno, alla ripresa e allo sviluppo economico del Paese, come quella dal ministro stesso più volte annunciata, avrebbe trovato sicuramente il nostro appoggio. Dobbiamo dire che questo è stato il nostro spirito nei confronti del ministro dell'Economia, tanto è vero che il senatore Del Pennino ha presentato, giovedì scorso, un emendamento nel quale si chiede di porre nel Dpef un tetto alla spesa primaria. E la ragione di questo emendamento è fondata sulla richiesta, contenuta nel Dpef stesso, di avere indicazioni precise a riguardo da parte del Parlamento, indicando un vincolo cui attenersi per evitare un dilatarsi abnorne delle spese.

Contemporaneamente all'iniziativa del senatore Del Pennino, posizione analoga veniva presa dal Senatore Lamberto Dini con il suo collega Natale D'Amico, che conosciamo come esponenti del fronte riformatore del centrosinistra e che aderiscono alla maggioranza a pieno titolo. E cosa è successo? Che il capogruppo dell'Ulivo, la diessina Anna Finocchiaro, ha convocato d'urgenza i due senatori della Margherita, chiedendo loro di ritirare detto emendamento. Perché evidentemente le pressioni di Verdi, Sinistra democratica e comunisti vari, a cominciare da quella che viene definita la "concertazione" sul welfare - ma che in verità è chiaramente una diatriba - sono tali da consigliare di evitare vincoli alle spese. E ovviamente il governo si è impegnato, attraverso il vice ministro Sartor, per dare autonomamente il profilo e la dimensione dei taglia alla spesa.

Il senatore Dini, è stato costretto ad ingoiare questa minestra e ha ritirato il suo emendamento: da quello che abbiamo letto, insieme al senatore Dini il più deluso potrebbe proprio essere Padoa * Schioppa, che vede nuovamente le sue migliori intenzioni in balia dei venti corsari che soffiano nella sua coalizione.

Resta ancora l'emendamento Del Pennino, che potrebbe essere votato, oltre che dagli esponenti dell'opposizione, da coloro che, nel centrosinistra, ritengono di rafforzare il ruolo ed il progetto del ministro dell'Economia. Purtroppo dobbiamo dire che ci sembra che nella maggioranza ci appaiono davvero pochi gli estimatori - come noi invece siamo - del ministro Padoa - Schioppa.

Roma, 27 luglio 2007

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
13-09-07, 18:52
Il richiamo della Bce
Perché il Dpef ha già fallito i suoi obiettivi

Dispiace per l'entusiasmo con cui il professor Prodi ha annunciato che la prossima Finanziaria non contemplerà ulteriori aumenti delle tasse, ma questo è solo il primo dei problemi con cui si deve confrontare il governo. Ve n'è infatti almeno un altro non meno grave: il disavanzo pubblico. E' vero che, come sappiamo, su questo versante il grosso dell'opinione pubblica italiana si mostra più comprensivo ed indulgente. Purtroppo per il governo è l'Europa che ha un parere diverso e, nel caso in questione, la Bce, per la quale sulla base dei termini di disavanzo dei conti pubblici fissati nell' ultimo Dpef, l'Italia apparirebbe insufficiente, fallendo proprio l'obiettivo di medio periodo di un bilancio in pareggio fino al 2011.

http://www.lastampa.it/redazione/cmssezioni/economia/200709images/trichet02g.jpg

( Jean Claude Trichet, presidente della BCE )

L'analisi è amara. Secondo Francoforte i Paesi dell'area dell'euro dovrebbero sfruttare l'attuale fase di ripresa economica per mettere in ordine i conti pubblici evitando gli errori commessi durante l'ultima fase di congiuntura positiva tra il 1999 e il 2000. Per inciso, anche allora un governo di centrosinistra era alla guida del nostro paese, il quale pensò, al contrario, che una congiuntura positiva poteva consentire di allentare i cordoni della borsa, piuttosto che stringerli.

La Bce scrive ora che, volendo ottenere un disavanzo pari al 2,5% del pil nel 2007, al 2,2% nel 2008 e all'1,5% nel 2009, "l'Italia non raggiungerebbe il proprio obiettivo di medio periodo di un bilancio in pareggio fino al 2011".

Il Dpef che è stato presentato dal governo italiano, sottolinea l'Istituto di Francoforte, "integra gli effetti di un provvedimento teso a erogare nel 2007 maggiori spese, per un ammontare pari a circa lo 0,4% del pil, a favore sia di destinatari di pensioni basse, sia di famiglie e giovani. Alcune di queste spese - si evidenzia - saranno di natura strutturale. Queste spese aggiuntive dovrebbero essere finanziate solo in parte dalle entrate maggiori del previsto".

Quindi per Francorforte è evidente, come noi abbiamo anche già scritto per tempo, che non si possa fare affidamento sul tesoretto, perché insufficiente a coprire le spese. D'altra parte il ministro dell'Economia Padoa - Schioppa ci è parso nei suoi ultimi pubblici interventi sostenere le ragioni del rigore e non quelle della riduzione del prelievo fiscale. Padoa - Schioppa ritiene evidentemente come la maggioranza che sostiene il governo non solo sia incapace di indicare dei capitoli di tagli di spesa, financo nei ministeri che strabordano di inutile personale, ma, al contrario, compia battaglie per aumentarle.

Non ci stupirebbe che un governo il cui calo di consenso popolare aumenta ogni giorno, preoccupato più di Grillo che di Trichet, faccia finta di niente e continui con la solita pantomima che ne ha contraddistinto l'attività in questi lunghi mesi. Non solo, ma pensa anche ad un rimpasto: e non ci stupiremmo se proprio il primo avvicendamento si consumasse in tali condizioni a via XX Settembre. Ma un governo serio e responsabile, che pure dovrà, ad un dato momento, sostituire l'attuale, deve sapere fin da ora che ha due capitoli dolorosi ma necessari da affrontare per tenere i conti in ordine, come pure non si stanca di dire l'attuale ministro dell'Economia: tagli alle pensioni, tagli alla sanità, tagli agli enti locali. Magari anche con tutte le precauzioni e gli indennizzi che si ritengono opportuni e che sarà doveroso prendere. Ma senza i quali le finanze del paese vanno a picco, come sono andati i sondaggi di popolarità del governo, nonostante le mirabolanti promesse di questi mesi.

Per capire meglio come andranno le cose aspettiamo il fatidico venti ottobre. La Fiom ha lanciato un segnale chiaro diretto ad incrementare il sostegno alla manifestazione. Il segretario della Cgil, che non è stato in grado di tenere a bada la Fiom, ha invitato le forze politiche a non gravare sulla situazione, astenendosi dai commenti. Il presidente della Camera, che resta un punto di riferimento importante per Rifondazione, gli ha risposto per le rime: il dibattito politico è indispensabile per la democrazia del paese e rafforza l'autonomia sindacale.

Lo scontro è aperto, riguarda tutta la maggioranza, coinvolge il governo e non potrà passare in cavalleria. Qualcuno forse spera di riuscire a minimizzarlo, ma a noi è più facile pensarla con le parole di Svevo nella "Coscienza di Zeno: "Ci sarà un'esplosione enorme". Nella maggioranza soprattutto.

Roma, 13 settembre 2007

tratto da http://www.nuvolarossa.org/modules/news/article.php?storyid=4285

nuvolarossa
07-05-08, 10:04
ORA SI SEMPLIFICHI LA LEGGE FINANZIARIA

Leggi qui (clicca) l'articolo di Giorgio La Malfa, pubblicato da "Il Tempo" nell'edizione del 7 maggio 2008 (http://www.giorgiolamalfa.it/public/tempo%207%20maggio%202008.pdf)

nuvolarossa
07-05-08, 10:11
ORA SI SEMPLIFICHI LA LEGGE FINANZIARIA

Leggi qui (clicca) l'articolo di Giorgio La Malfa, pubblicato da "Il Tempo" nell'edizione del 7 maggio 2008 (http://www.giorgiolamalfa.it/public/tempo%207%20maggio%202008.pdf)L'articolo di Giorgio La Malfa si puo' leggere anche direttamente da "Il Tempo" ... a questo link ...
http://www.iltempo.it/politica/2008/05/07/876256-quanto_vogliano_semplificare_procedure_esame_....s html

nuvolarossa
09-07-08, 19:55
Dpef per gli anni 2009-2013/Il sì del Partito repubblicano. Con qualche perplessità
Occorre potenziare i controlli pubblici sulla spesa

Discussione del Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013. Intervento del segretario del Pri Francesco Nucara, martedì 8 luglio 2008.

Il Partito repubblicano voterà a favore del Documento di programmazione economico-finanziaria. Lo farà con convinzione, non nascondendosi, tuttavia, perplessità e riserve. La convinzione nasce dalla lunga storia del partito, da sempre attento ai temi della finanza pubblica e del suo equilibrio. Nella passata legislatura, pur dall'opposizione, abbiamo più volte invitato il Ministro pro tempore dell'economia ad andare avanti sulla strada del rigore, manifestandogli appoggio e simpatia. Se siamo rimasti delusi è solo perché alle parole non sono seguiti i fatti, in un continuo cedimento alle richieste massimalistiche di quella variopinta coalizione.

A maggior ragione rinnoviamo l'invito nei confronti di Giulio Tremonti. Vada avanti, signor Ministro. Non abbia paura delle reazioni degli scontenti. Ci sono sempre stati nelle vicende politiche italiane. Ma la storia ha dimostrato quanto deboli fossero quelle preoccupazioni di fronte alle reali necessità del Paese. Per andare avanti, tuttavia, occorre uscire dall'emergenza. Il decreto-legge al nostro esame non può che essere un primo passo nella giusta direzione. L'aver anticipato la manovra triennale è importante, ma non può trasformarsi in una scorciatoia. Sulla sfondo c'è la necessità di riformare profondamente le procedure di bilancio e le regole che ne sorreggono l'approvazione. Non farlo significherebbe alterare profondamente i rapporti costituzionali che regolano il confronto tra Governo e Parlamento.

Accettiamo, quindi, questa procedura sincopata. In base alla quale in meno di 30 giorni occorre approvare un provvedimento che ha la dimensione normativa che tutti conosciamo. In prospettiva non può essere questo lo standard che regola i rapporti tra il potere legislativo e quello esecutivo. Se così fosse non solo verrebbe meno ogni regola democratica, ma paradossalmente lo stesso Governo si troverebbe indebolito di fronte alla reazione di coloro che sono colpiti dai provvedimenti di rigore. Attenti, quindi, agli eccessi di semplificazione. La società italiana resta una società complessa. Richiede pertanto una governance adeguata, specie se si vuole portare avanti un processo di modernizzazione.

La riserve nascono, invece, dalla qualità della manovra che speriamo possa essere corretta, nel corso dei prossimi anni. Oggi scontiamo, infatti, un quadro congiunturale particolarmente preoccupante. Segnato da una doppia crisi: interna, con il crollo dei consumi, ed internazionale, dove si sommano problemi reali - il maggior consumo dei paesi fino a ieri posti ai margini dello sviluppo - e pura speculazione. Speriamo che, a partire dal prossimo anno, il quadro possa rasserenarsi e quindi offrire anche all'economia italiana margini ulteriori. L'obiettivo è quello contenuto nel programma elettorale del Popolo delle libertà: una riduzione della pressione fiscale e maggiori investimenti nelle infrastrutture.

Le tasse vanno abbassate per ridare competitività alle imprese italiane, riducendo il costo del lavoro, e garantendo un maggior potere di acquisto, specie da parte dei meno abbienti. Le infrastrutture vanno create per ridurre quel gap che ci divide - a partire dal Mezzogiorno - dal resto dell'Europa. Per farlo è necessario ridurre ulteriormente la spesa corrente. Obiettivo che il decreto-legge trascura notevolmente. Ma la via maestra per realizzare questo obiettivo non sono i tagli orizzontali sperimentati in passato. Occorrono invece regole nuove che consentano al Parlamento di controllare la qualità della spesa ed i programmi di intervento. Occorre, in altri termini, dare all'esperimento della spending review una torsione di carattere istituzionale che oggi manca. E su questo terreno impegnare il Parlamento che resta comunque l'organo della sovranità popolare.

Operazione tanto più necessaria se alla ripresa autunnale si comincerà a parlare di federalismo. Questa carta può rappresentare un momento importante per la riforma dello Stato. Ma lo sarà solo se i nuovi assetti istituzionali faranno parte di un disegno più complessivo dove sia possibile coniugare libertà di scelta e responsabilità. Ma potremmo farlo se il bilancio centrale dello Stato resta quel documento oscuro ed inconcludente, ai fini di un giudizio sulle policy seguite? Se non riusciamo a controllare la qualità della spesa centrale, dove pure esistono competenze tecniche di gran lunga superiori a quelle locali, come potremo farlo per le Regioni, le Province ed i Comuni? Ecco allora che il federalismo, giusto in sé, assume un aspetto più problematico. Il Partito repubblicano, in passato, è stato sempre molto tiepido con le ipotesi di decentramento istituzionale. Temeva, cosa che si è puntualmente verificata, una forte lievitazione della spesa e controlli inadeguati. Dobbiamo evitare di ripetere quell'esperienza. Il che potrà avvenire solo se affronteremo nella sua interezza il problema dei controlli pubblici sulla spesa. Cambiando sia la struttura dello Stato centrale che le istituzioni locali.

Questa è la via maestra che può consentire alle diverse parti del Paese di contribuire alla realizzazione di un unico disegno: fondato sulla ripresa del tasso di sviluppo. Che costituisce la precondizione per qualsiasi azione futura. E sviluppo significa, soprattutto, rilancio del Mezzogiorno dove esistono le risorse umane e gli spazi fisici necessari. Dobbiamo superare rapidamente la retorica degli anni passati: quando si parlava della centralità del problema. Ma, poi, alle parole non seguiva alcun fatto concreto. Il Mezzogiorno questa lezione l'ha capita. Ha capito, cioè, che lo sviluppo può essere solo figlio di un impegno diretto, in prima persona. Non teme quindi la discussione sul federalismo. Pone solo una condizione: che si abbia contezza della prospettiva. I nuovi assetti istituzionali del Paese non possono essere la risultante dell'afasia congiunturale, all'insegna del "prendi i soldi e scappa". Devono invece misurarsi con i passi lunghi della storia. Se questo sarà lo spirito, non mancherà un contributo originale, nell'interesse di quelle Terre, ma soprattutto dell'intero Paese.

tratto da http://www.pri.it/new/9%20Luglio%202008/NucaraDpefIntervento.htm