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Visualizza Versione Completa : Cipollini, l'importante è esagerare



ARI6
10-07-02, 18:12
Da gazzetta.it (http://gazzetta.it)

La decisione improvvisa di lasciare l'attività è solo l'ultimo colpo di scena nella carriera di Re Leone, abituato a stupire non solo in bici.


MILANO, 10 luglio 2002 - E adesso aspettiamoci che possa cambiare idea, annunciando semmai la decisione di tornare al ciclismo nella conferenza stampa che potrebbe esserci all'inizio della prossima settimana; così, tanto per fare più scena e rumore. Sarebbe un colpo di teatro in linea con il personaggio: sempre sopra le righe, nel senso buono del termine. Perché, comunque vada, di Mario Cipollini ci si ricorderà proprio questo, il suo essere perennemente oltre e altro rispetto alla massa dei colleghi e a un mondo - il ciclismo, ma non solo - che tanto gli ha dato ma che con il passare del tempo gli è andato sempre più stretto, fino a soffocarlo.Può essere che la decisione di appendere la bicicletta al chiodo comunicata martedì sera sia legata a questioni di vile moneta, leggi un adeguamento del contratto con l'Acqua&Sapone-Cantina Tollo dopo le dieci, splendide vittorie ottenute quest'anno, comprese la sua prima Sanremo, la sua terza Gand-Wevelgem e 6 tappe al Giro, che ne hanno portato il totale a 40 in 13 anni e mezzo di carriera, a una sola lunghezza dal record di Binda; ma certo, nella determinazione a fermarsi, gioca un ruolo fondamentale l'orgoglio. L'orgoglio di chi non ha più nulla da dimostrare, dopo le 177 vittorie di cui ha cosparso una carriera lunghissima e lastricata di onori e oneri, e che il toscano ha sentito frustrato dal mancato invito al Tour e dalla giustificata prudenza del ct Ballerini nell'affidargli il bastone del comando nel prossimo Mondiale. Era ancora un ragazzino senza la criniera da Re Leone quando esordì nell'89 con la maglia della Del Tongo, aggiudicandosi subito una tappa al Giro. Da lì ha iniziato la sua rincorsa a un successo che a un certo punto non ha più avuto confini, e non soltanto in ambito geografico: se al Tour, a forza di volate vittoriose, 13 alla fine condite da 6 giorni in maglia gialla, è diventato il Beau Mario, dappertutto è diventato uno dei simboli, forse il più fulgido, del ciclismo.Merito dei suoi successi e di atteggiamenti che solo i superficiali hanno definito arroganti e spocchiosi: Cipollini, in realtà, è il classico istrione a cui piace giocare con se stesso - l'abbigliamento in gara e fuori, la fama di latin lover - e con gli altri. Continuiamo a parlarne al presente perché è difficile credere che l'ultimo, vero personaggio del ciclismo italiano abbia davvero deciso di scendere dalla carrozza. Di lasciare le folle adoranti, i giornalisti che si accalcano per una sua dichiarazione, sicuri che sarà succosa; il gruppo, soprattutto, che in lui aveva trovato il referente, il capopopolo, il portavoce presso le istituzioni. Nel ruolo, lui si è trovato a proprio agio, potendo accoppiare al naturale carisma l'autorevolezza che gli è derivata dall'aver vinto tanto. "Continuerò a rompere le scatole anche quando avrò smesso di correre", ha detto alla fine dell'ultimo Giro. Ecco, oggi questa è l'unica certezza che lega Mario Cipollini al ciclismo.

Speriamo che ci ripensi, è uno dei pochi eroi del ciclismo di oggi...