PDA

Visualizza Versione Completa : La tela del ragno



Tomás de Torquemada
12-07-02, 01:04
Dal sito http://www.geagea.com/welcomegea.htm

IL RAGNO
di Cristina Allegretti

"La creazione cosmogonica è rappresentata dall'atto del tessere ed il tessere presuppone un tessitore che resta continuamente in rapporto con la sua opera, che ne dipende e ne viene continuamente rinnovata".

Il ragno è un artropodo che appartiene all'ordine più vasto degli Aracnidi. Ha il corpo costituito da due parti, unite da un sottile peduncolo: la parte anteriore, detta cefalotorace, è fornita di sei paia di appendici, mentre quella posteriore è sempre priva di arti e contiene le ghiandole serigene dalle quali fuoriesce una secrezione liquida che all'aria si solidifica formando un resistentissimo filo di seta.
La simbologia del ragno è ricca e polivalente.
Il ragno è la Grande Madre nel suo aspetto di determinare e tessere il destino; simboleggia le dee lunari, detiene i segreti del passato e dell'avvenire, ma al centro della tela rappresenta il sole circondato dai suoi raggi.
La ragnatela rappresenta un piano cosmico le cui componenti spaziali si irradiano dal centro: i raggi sono l'essenziale, mentre i cerchi sono l'esistenziale e l'analogo.
Il simbolo del ragno si incontra in molte religioni e culture del mondo.
Per i cristiani è simbolo del male ed è contrapposto alla "buona ape".
In Giobbe (27,18) la casa del ragno è simbolo dell'instabilità e fa parte del retaggio di maledizioni che gravano sul maledetto.
Nella religione egizia il ragno è un attributo di Neth: la tessitrice del mondo.
Per i Romani ed i Cinesi il ragno è un segno positivo:
per i primi è simbolo di acume e buona fortuna, per i secondi è associato all'arrivo di buone notizie.
Se per gli Amerindi rappresenta il vento ed il tuono (proteggeva dai malanni), gli Incas dell'antico Perù praticavano, attraverso il ragno, la mantica. L'indovino scopre un vaso nel quale è racchiuso il ragno divinatorio: se nessuna zampa si piega l'auspicio è negativo.
Il ragno ha un ruolo demiurgico per molti popoli: in alcune isole oceaniche è considerato il creatore dell'universo; nei miti dell'India si parla del tessitore primordiale e del ragno cosmico.
Anonse (il ragno) in Africa occidentale ha preparato la materia di cui è fatto il primo uomo, ha creato il sole, la luna e le stelle.
Il Grande Ragno per gli Ashanti è il creatore dell'uomo, mentre per le popolazioni del Camerun il ragno ha ricevuto il privilegio di decifrare l'avvenire.
Animale psicopompo, per i popoli dell'Asia Centrale e in Siberia rappresenta l'anima liberata dal corpo. Nella mitologia greca rappresenta la punizione divina contro l'arroganza umana.
Aracne, principessa libica, si acquistò una grande reputazione nel tessere e ricamare; la sua abilità le valse la fama di essere stata allieva di Atena, la dea delle filatrici e delle ricamatrici. Aracne volle apprendere la sua abilità solo per aumentare il suo talento personale; così sfidò la dea, la quale si travestì da vecchia e le consigliò di essere più modesta.
Aracne la ingiuriò, così la dea Atena le si manifestò e la sfida ebbe inizio.
Atena ricamò una tappezzeria raffigurando i dodici dei olimpici e ai quattro lati la sconfitta dei mortali che osarono sfidarli.
Aracne filò gli amori poco onorevoli degli dei.
Atena infuriata stracciò il lavoro perfetto di Aracne e la colpì con la spola.
La principessa fuggì disperata e si impiccò, ma Atena non la lasciò morire trasformandola in ragno.
Se l'ego non sa mostrarsi umile nei confronti del Sè la sua punizione è quella di lavorare per sempre, perdendo l'aspetto umano e diventando schiavo della natura immutabile.
Anche come strumento dell'inconscio il ragno può assumere significati diversi. Spesso induce disprezzo e la sua attività di predatore (inganna ed avvolge le sue prede) diventa simbolo della donna virago intenzionata a distruggere l'uomo.
Il lato oscuro ed inconscio dell'essere umano assume la forma del ragno quale divoratore della capacità riflessiva.
A questo proposito racconto il sogno di una persona portatrice di una problematica ossessiva che copre un significativo nucleo psicotico:
"La sognatrice è nella sua camera da letto e vede in un angolo del soffitto un ragno che ha le sue sembianze. La sognatrice, nel vedersi ragno, si sente al contempo spolpata e divorata nella sua percezione corporea". Il ragno e la ragnatela quale simbolo del destino sociale a cui può essere condannata la donna appartiene al patrimonio dell'inconscio collettivo. Esso sembra mal digerire che la donna ripeta un ruolo negativo per se stessa e per i suoi figli quali soggetti umani. Il sogno di una bambina di otto anni così si esprimeva:
"La sognatrice vedeva una donna giovane che poteva essere sua madre incatenata per le braccia e per i piedi ad una roccia. Un istante dopo la stessa figura materna si trasformava in una ragnatela al vento." E ancora una donna prossima al matrimonio sognava:
"Con la madre aveva assemblato le bomboniere da distribuire agli invitati senonchè aprendone una per controllarne il contenuto secondo ordinazione s'accorge che essa contiene un ragno vivo. Mentre apre quella singola bomboniera, accade che sincronicamente tutte le altre bomboniere si aprano da sole sotto la spinta dei singoli ragni che ciascuna e tutte contenevano". Non crediamo siano necessari commenti alla denuncia radicale dell'inconscio contro l'accidiosa ripetizione di un destino femminile di cui l'essere non ha proprio più bisogno.
L'attività del tessere la rete può essere associata all'attività dell'inconscio che tiene le fila della vita dell'essere umano. Il suo manifestarsi nel sogno svela pure l'emergere del Sè ed il prosieguo del processo di individuazione; come pure il bisogno dell'uomo di fare sempre più coscienza.
Un uomo in età che stava per morire sognò qualche ora prima del trapasso "un filo d'oro".
Fu un'immagine che lo rasserenò e pensiamo di conoscerne il motivo: quel filo rappresentava il Sè quale continuità della Vita nella Presenza Universale e nella universale rete d'oro di tutte le esistenze.
Il ragno segnala un lato inconscio della vita che si mantiene legata ad una esasperata "coazione a ripetere", la fatica di qualcosa che non abbia ancora trovato spazio sufficiente per recuperarsi alla dinamica universale.
In questo senso la comparsa del ragno può essere interpretata come una richiesta d'aiuto all'uomo affinchè si apra ad una dimensione più ampia.
Infine è interessante osservare come il simbolo del ragno si stia modificando presso i giovani assumendo l'immagine dionisiaca di informatore universale , di potente mezzo in grado di raggiungere e risolvere ogni problema e ciò soprattutto grazie alla Spider (l'auto biposto decapottabile), Spider Man (l'uomo ragno dei fumetti) e, ultimo e non ultimo il Ragno e la Ragnatela di Internet.

Tomás de Torquemada
11-11-02, 02:49
Dal sito http://www.elicriso.it/index.htm

Il mito di Aracne
di M.G. Davoli

Aracne, figlia del tintore Idmone, era una fanciulla che viveva nella città di Ipepe, nella Lidia. Era molto conosciuta per la sua abilità di tessitrice perchè le sue creazioni erano di estrema bellezza e perchè aveva una grazia ed una delicatezza uniche nell'eseguire le sue tele.

Aracne era molto orgogliosa della sua bravura tanto che un giorno ebbe l'imprudenza di affermare che neanche l'abile Atena, anche lei famosa per la sua abilità di tessitrice, sarebbe stata in grado di competere con lei e, presa dalla superbia, ebbe l'audacia di sfidare la stessa dea in una pubblica gara.

Atena, non appena apprese la notizia, fu sopraffatta dall'ira e si presentò ad Aracne sotto le spoglie di una vecchia suggerendo alla stessa di ritirare la sfida e di accontentarsi di essere la migliore tessitrice tra i mortali. Per tutta risposta Aracne disse che se Atena non accettava la sfida era perchè non aveva il coraggio di competere con lei. A quel punto Atena si rivelò in tutta la sua grandezza e dichiarò aperta la sfida.

Una di fronte all'altra Atena ed Aracne iniziarono a tessere le loro tele e via via che le matasse di lana si dipanavano apparivano le scene che le stesse avevano deciso di rappresentare: nella tela di Atena erano rappresentate le grandi imprese compiute dalla dea ed i poteri divini che le erano propri; Aracne invece, raffigurava gli amori di alcuni dei, le loro colpe ed i loro inganni.

Quando il lavoro fu completato, la stessa Atena dovette ammettere che la tela di Aracne aveva una bellezza che mai si era vista: i personaggi sembrava balzassero fuori dalla tela per compiere le imprese rappresentate.

Atena, non tollerando l'evidente sconfitta con rabbia afferrò la tela della rivale e la stracciò in mille pezzi.

Aracne, sconvolta dalla reazione della dea, scappò via e tentò di suicidarsi cercando di impiccarsi ad un albero. Ma Atena, pensando che quello fosse un castigo troppo blando, decise di condannare Aracne a tessere per il resto dei suoi giorni e a dondolare dallo stesso albero dal quale voleva uccidersi ma non avrebbe più filato con le mani ma con la bocca perchè fu trasformata in un gigantesco ragno.

Racconta Ovidio nelle Metamorfosi:

" ... Non lo patì l'infelice: furente si strinse la gola con un capestro e restò penzoloni. Atena, commossa, la liberò, ma le disse: - Pur vivi o malvagia, e pendendo com'ora pendi. E perchè ti tormenti nel tempo futuro, per la tua stirpe continui il castigo e pei tardi nepoti -. Poscia partendo la spruzza con sughi di magiche erbette: subito il crime toccato dal medicamento funesto cadde e col crine le caddero il naso e gli orecchi: divenne piccolo il capo e per tutte le membra si rimpicciolisce: l'esili dita s'attaccano, invece dei piedi, nei fianchi: ventre è quel tanto che resta, da cui vien traendo gli stami e, trasformata in un ragno, contesse la tela di un tempo" .

Ancor oggi, quando si vede un ragno tessere la sua tela laboriosamente, si ripensa alla sorte toccata alla tessitrice della Lidia condannata per il resto della sua vita perchè era stata più abile di una dea.


Fonti bibliografiche:

- "Miti dei eroi" – Luciano Risa – Liguori editore
- "Dei e Miti" – Corrado D’Alesio – Edizioni Labor
- "Gli dei e gli eroi della Grecia" – vol. I-II – Kerenyi
- "La mitologia classica" – M. Cristina Potenza
- "Miti e leggende del mondo greco romano" – Nicola Terzaghi
- "Miti saghe e leggende" – Anna Terry

Silvia
15-02-03, 23:28
Simbolismo del Ragno

Il ragno è un animale fortemente simbolico, sia per la sua mitica origine che per il significato emblematico della sua storia. Nella sua tela simboleggia il centro del mondo, da cui dipartono tutte le azioni e i fenomeni che regolano l’universo. Il nome deriva dalla giovane Aracne, abilissima tessitrice lidica, che osò sfidare Atena e, dopo aver vinto la sfida, fu dalla stessa dea mutata in ragno. La pazienza e l’abilità ingegneristica del ragno nella realizzazione della tela sono proverbiali. Il risultato varia da specie a specie, in quanto si passa dalla costruzione di tele regolari, uguali per forma e per disposizioni di fili, a tele irregolari nelle quali i fili sono disposti senza seguire un ordine prestabilito. Il significato simbolico che il ragno occupa nella letteratura mondiale varia secondo il punto di vista culturale. In India assume una valenza positiva poiché il centro della ragnatela rappresenta il sole, che genera i suoi raggi, come il ragno i suoi fili. La tela simboleggia il tramite tra il principio e la realtà, ovvero l’Essere e la sua emanazione. In altri testi letterari indiani, le Upanishad, il ragno, che si solleva nello spazio con l’aiuto del proprio filo, simboleggia la conquista della libertà, ovvero la realizzazione spirituale: da qui il parallelismo tra il filo emesso dall’animale e la scala di Giacobbe o il ponte di Maometto, come mezzi per il passaggio dalla Terra al Cielo.
Nella mitologia greca, invece, il ragno è espressione negativa e riduttiva della divinità: il mito di Aracne, punita da Atena per aver osato rivaleggiare con lei, simboleggia la decadenza e l’inadeguatezza dell’essere mortale. Considerato il signore del destino, il tessitore degli avvenimenti, al ragno si riconoscono anche capacità divinatorie: passato e futuro sono filtrati attraverso l’impalpabile ragnatela. Gli Incas peruviani praticavano la lettura del futuro osservando la posizione delle zampe dell’animale. Analoga funzione magica aveva presso le antiche popolazioni asiatiche e, a volte, gli veniva attribuita una funzione di accompagnamento nel transito dello spirito all’aldilà. La barca che attraversava il fiume sotterraneo era costruita con fitte tele di ragno sulle quali le anime dei trapassati venivano collocate per il trasporto.
In Estremo Oriente l’uccisione dell’animale è considerata nefasta perché, corrispondendo il ragno all’anima fuggita dal corpo del dormiente, la sua morte potrebbe provocare quella del corpo addormentato. Nell’Islam, il simbolo aracnico è ambivalente: se è vero che Maometto sfuggì ai propri nemici grazie alla ragnatela tessuta da un ragno bianco sulla bocca della caverna che lo nascondeva, di contro le bestie di color nero vengono distrutte perché nocive.
Infine, molto frequente è la analogia che associa al ragno l’idea di fragilità delle opere umane.

Dal sito www.emavinci.it

Silvia
10-09-04, 17:36
La "artifiziosa e maestrevole" tela di ragno, come veniva definita da Leonardo da Vinci, cela segreti impensabili. Segreti architettonici, simbolici, metereologici: è di Aristotele l'osservazione circa il presagio di cattivo tempo che costituisce una ragnatela deserta: i ragni, previdenti, si rintanano al sicuro per proteggersi dall'imminente maltempo. Ma la tela ha anche virtù medicinali. Un detto popolare friulano recita: "Sul tai no je' roba mior de un tela de rai". E fra' Bernardino Cristini, nel suo "Prattica Medicinale", scritto nel 1680, racconta che, nel cuore della notte, dopo lunga ed affannosa corsa, bussa alla porta del convento un uomo che porta un messaggio: una giovane donna ha abortito, perde molto sangue. Allora fra' Bernardino: "Io haveva sospetto di inimicizie e non uscivo di notte, ma il caso era urgente e non vi era chirurgo. Ordinai la robba, sperimentata più volte in tali casi, che quelli poveri contadini potessero trovare subito senza spesa. Cioè che prendessero tele di ragni quante più potevano e un pugno di caliggine di camino, e con aceto in padella suffriggessero, e così caldo ne applicassero una parte alli lombi e l'altra al pettinicchio. La mattina mi misi a cavallo, andai e la trovai sana."

Che la tela di ragno, le cui virtù coagulanti erano così note a fra' Bernardino e ai "veci" friulani, possa fungere da emostatico è oggi accertato. Lo zooterapista secentesco Alessandro Venturini diceva: "Tela di ragno posta sopra le fessure de' labbri le sana." In altre parole, chi ha le labbra screpolate può tranquillamente baciare una ragnatela. E in India, nella città di Madras, fino al 1867 la tela di ragno costituiva il rimedio ufficiale contro le febbri malariche, così come testimoniato nel suo manuale di etnomedicina da Antonio Scarpa (titolare a Milano, della prima cattedra di etnoiatrica).


http://www.silviadue.net/vari/ragnatela.jpg