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Visualizza Versione Completa : Intervista a Moncalvo:"La Padania resterà un giornale di lotta"



Der Wehrwolf
12-07-02, 17:55
Intervista al neodirettore Gigi Moncalvo, ex Tg5: "Non saremo un bollettino di partito, ma un quotidiano vero e agguerrito". "Bossi ? Figuratevi che per colpa sua nel' 96 fui licenziato".
di Gianluca Roselli

MILANO - Cambio della guardia alla Padania. Dopo tre anni a guida Giuseppe Baiocchi, oggi al quotidiano leghista arriva un nuovo direttore, Gigi Moncalvo, giornalista di esperienza con un passato al Corriere, Giorno, Tg5 ed emittenti locali. Il passaggio avviene in modo indolore: a Baiocchi scadeva il contratto e per lui adesso si prospetta un futuro alla Rai in quota Lega, probabilmente come vice di Angela Buttiglione ai Tgr. Anche se le voci di corridoio dicono che il Senatùr da tempo desiderava un cambio di vertice nel suo quotidiano. Le strade di Moncalvo e Bossi si sono incrociate circa un anno fa quando il leader della Lega lo sceglie come intervistatore ufficiale su Telepadania: un’ora e mezza di colloquio settimanale che serve a consolidare un rapporto. E, infatti, al congresso di marzo, Moncalvo viene intravisto spesso sottobraccio al Senatùr. "Inizio questa sfida con grande entusiasmo - dice Moncalvo - la mia Padania sarà molto diversa da quella attuale, voglio fare un giornale al servizio dei cittadini. E, soprattutto, non saremo un bollettino di partito".

Difficile non esserlo quando si è il giornale della Lega
Ma è stato proprio Bossi a chiedermi di fare un giornale vero e agguerrito, altrimenti non avrei accettato. D’altronde è solo facendo un buon prodotto che si aumentano le vendite. E io voglio conquistare una parte dei lettori del Giornale e di Libero .

Quindi come sarà la sua Padania?
Innanzitutto, cercherò di valorizzare al massimo la redazione: ci sono giornalisti capaci che vanno rianimati e galvanizzati per sfruttare a pieno le loro caratteristiche. Sarà un giornale con meno notizie di agenzia e più inchieste sul campo. Poi sarà un quotidiano al servizio dei cittadini che parlerà dei problemi che riguardano da vicino le persone: ci sarà una pagina delle ingiustizie dove ognuno potrà segnalare truffe e torti subiti. E noi cercheremo di risolverli sfruttando proprio i parlamentari della Lega Nord: insomma, faremo da tramite tra la gente e il palazzo.

Quindi meno politica?
Ci sarà nel modo giusto, per informare i cittadini su cosa stanno facendo il governo e i gruppi parlamentari della Lega. Ma sarà un giornale politico, appunto, e non di partito, che avrà l’ambizione di essere letto dalla gente e non solo nelle ambasciate e nei consolati. Daremo spazio anche all’opposizione e alle voci critiche del movimento.

Anche ai leghisti che non hanno ancora digerito l’accordo con Berlusconi?
Certo. Però qui mi permetta di dire che ha ragione Bossi: stando da soli si prendono tanti voti che poi però risultano inutilizzabili. Con Berlusconi la Lega ha perso consensi, ma può realizzare le cose per cui ha sempre combattuto, come, giusto ora, la nuova legge sull’immigrazione. In questo primo anno di governo la Lega è stata la locomotiva riformista del governo.

Come ha conosciuto Bossi?
Nel 96, e per colpa sua sono stato licenziato. All'epoca conducevo la trasmissione "Silenzio Stampa" su Antenna 3 Lombardia: una sera invitai Umberto e lo intervistai per due ore quando, all’epoca, nessuno lo faceva parlare. Qualche giorno dopo mi arrivò la lettera di licenziamento. Ci siamo incontrati di nuovo lo scorso anno quando mi ha chiamato per lavorare a Telepadania.

Lei ha avuto un passato anche vicino a Berlusconi
Gestivo l’informazione alla Fininvest prima che nascessero i telegiornali. Un giorno, alla fine degli anni 80, Berlusconi mi chiede di scrivergli una biografia: sono stato con lui per sei mesi seguendolo ovunque, poi l’ho scritta ma devo essere stato troppo sincero perché non gli è piaciuta. Alla fine sono riuscito a pubblicarla due anni dopo con un editore inglese. Ma ora siamo in buoni rapporti: è stato il primo a chiamarmi dopo la notizia della nomina a direttore della Padania.

Perché se n’è andato dal Tg5?
Facevo parte della squadra fin dalla sua nascita con la carica di caporedattore. Ma con Mentana il rapporto era difficile: mi dava poco da fare, preferiva far lavorare i "suoi". Così nel 93 me ne sono andato.

Carattere difficile...
Non mi piacciono i compromessi e le situazioni "comode". Mi piace lavorare, e per questo alla Padania mi troverò benissimo.

Cosa ne pensa delle recenti polemiche sulla tv federalista?
Mi sembrano strumentali. Una tv che si occupa delle questioni vicine alla gente mi sembra più che mai necessaria. E poi si sono scandalizzati per la trasmissione sulla festa celtica e nessuno dice niente, per esempio, dell’intervista "sdraiata" di Enrico Deaglio a Cofferati andata onda qualche sera fa sulla Rai.

(12 LUGLIO 2002, ORE 13:30)

carbonass
12-07-02, 18:59
il positivo
e' che ha grinta
il negativo
e' che non e' un padanista
ma questo non significa nulla se dara'
mano libera ai padanisti..