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Der Wehrwolf
13-07-02, 16:21
GIGI MALABARBA

Il disegno di legge Bossi- Fini sull'immigrazione riflette il punto di incontro al livello più basso delle culture politiche espresse dai due principali firmatari del provvedimento, quelle repressive, xenofobe e razziste. Come ha autorevolmente documentato l'Osservatorio europeo di Vienna, in Italia, neanche dopo l'11 settembre si è prodotta un'ondata anti-islamica, perché la gente comune non ha identificato il terrorismo omicida e autoreferenziale come prodotto di una cultura, di una religione o tantomeno di una presunta razza. In settori della società ha cominciato a far presa la discriminazione, e in alcuni casi anche l'odio del diverso, dopo una campagna martellante in particolare di alcuni gruppi di destra che hanno il difetto di avere rappresentanti nel Consiglio dei Ministri e cui ha dato voce e autorevolezza il capo del governo.
E' così che in questi mesi si è già prodotto un guasto nella società rispetto alla cultura dell'accoglienza e della solidarietà, seminando veleni dall'esterno delle nostre tradizioni e soffiando sul fuoco delle pulsioni più retrive presenti nell'emarginazione sociale, che portano persino alla distribuzione in una fabbrica della cosiddetta capitale della Padania volantini in cui si legge: calendario venatorio, è aperta la caccia alla selvaggina migratoria, albanesi, zingari ed extracomunitari in genere da abbattere a fucilate o sbranati dai cani e con soggiorno premio ai cacciatori da Haider in Austria.

A questa legge palesemente incostituzionale, che combatte "le persone clandestine" ma favorisce la clandestinità; che considera i migranti esclusivamente come manodopera da sfruttare e di cui liberarsi quando non più necessaria alla produzione; che fa da battistrada e da complemento alla cosiddetta riforma del mercato del lavoro, con cui si vogliono cancellare i diritti e le tutele di tutti i lavoratori e le lavoratrici; che non assicura il diritto d'asilo né la protezione delle vittime di guerre ed esodi forzati, ma anzi prevede la segregazione e di fatto l'espulsione preventiva dei richiedenti d'asilo; che prefigura in ultima analisi un regime di apartheid, non è possibile neppure votare contro, perché non contiene i presupposti della decenza. E non temo di passare per xenofilo, visto ciò che appare anche su quella stampa che fu liberale, per giustificare, incoraggiare e pure esaltare la xenofobia. Così come mi prendo tutta la responsabilità di dire che Rifondazione Comunista non rispetterà questa legge, perché ci sono valori di uguaglianza e di umanità che stanno al di sopra di qualsiasi legge.

Ognuno sa che cosa sono i santuari: luoghi di culto e anche di protezione; c'è una lunghissima tradizione millenaria nella storia della nostra civiltà. C'è una nuova e moderna riscoperta di questa tradizione dei santuari come luogo di protezione dalle ingiustizie che ci viene dagli Stati Uniti d'America, che vede protagonisti ambienti religiosi, ma anche laici, e vive da decenni in particolare nelle città e negli Stati di frontiera con il Messico, per la protezione dei chicanos e in generale di migranti clandestini provenienti dall'America Latina. Santuari, anche se non sempre hanno l'aspetto sontuoso delle nostre cattedrali, che si materializzano in reti di umanità solidale, in migliaia e migliaia di persone e di luoghi - case, chiese, università, persino municipi - disubbidienti nei confronti di leggi ingiuste di apartheid.

Se l'unica via di legalizzazione consentita da questa legge sarà la semischiavitù della collaborazione domestica, Rifondazione Comunista e tante associazioni di solidarietà - ivi comprese quelle suore denunciate in televisione da esponenti del Polo, perché fanno entrare clandestinamente persone attraverso falsi permessi turistici - organizzeranno reti di decine di migliaia di "assunzioni solidali"; mentre si moltiplicheranno le sedi per dare rifugio e accoglienza a tutti gli immigrati e profughi, che comunque sbarcheranno sulle nostre coste, perché la fame e la guerra, di cui anche l'Italia è responsabile, saranno in ogni caso più forti di ogni repressione, anche a rischio della vita.

I nostri operatori nei servizi pubblici faranno obiezione di coscienza rispetto ad ogni atto discriminatorio per offrire tutela, istruzione e assistenza sociosanitaria senza distinzione di status, con particolare attenzione alla sorte di profughi e rifugiati.

Non smetteremo di denunciare ogni atto discriminatorio alla Corte Costituzionale e agli organismi internazionali e ci batteremo perché le decisioni dell'Unione Europea contrastino con quelle applicate nel nostro paese per imporre una modifica profonda alla legge.

In sostanza, annunciamo pubblicamente che disobbediremo a questa legge ingiusta ed incivile, perché così ci dettano le nostre coscienze democratiche. E' l'estremo atto di protesta civile per una legge che già di per sé andrà incontro a contraddizioni e che per gran parte sarà semplicemente inapplicabile nei fatti.


Liberazione 10 luglio 2002
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