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Visualizza Versione Completa : Morte di una idea



PAOLONE (POL)
08-07-02, 19:24
Volevo scrivere un pezzo sulla "morte inutile" (quasi autobiografico) poi una lettera senza capo ne coda nel cestello mi ha stupito.
Non è chiara, non è neppure troppo confusa, a voi è arrivato lo stesso messaggio???? sospendo quel pezzo meraviglioso e drammatico

Pentothal
08-07-02, 23:40
Io imploro la sospensione della sospensione.

PAOLONE (POL)
11-07-02, 19:20
Indugiare la penna su un foglio bianco è un gesto di timidezza verso se stessi oppure un rituale che facilita la meditazione? Che domanda inutile e che inutile spesa di tempo pensare ad una soluzione. La matematica poi, è sempre stato il modo preferito dall’uomo (quello saggio gli altri certo sono topi) di gettare via il tempo, prezioso per gli schiavi (il senso è puramente filosofico) totalmente inutile, quanto lo spazio, per i liberi. Il “FARE” acquista un valore puramente simbolico e, come in una rivelata teologia negativa, si attua solo nella totale inazione. Allora, effettivamente, la morte diviene un istante inflessibile ed indecifrato che libera gli schiavi e non aggiunge nulla a quelli già liberi; diviene un’esperienza appetibile.
Fu certamente con questa sensibilità che mi avvicinai più volte all’idea del suicidio, oggi mi annoierebbe anche quella , la morte verrà da sé come tutto il resto!!
Eppure il mio avvicinarmi fu solo teorico , non pensai neppure mai di farlo, ne valutavo solo le conseguenze rilevando solo la mia scomparsa mentre tutte le altre lacune si sarebbero riempite con buona approssimazione e nel limite dell’errore; uno scienziato in meno, un uomo in meno, un cazzo in meno ,un amante in meno, un amico in meno. In fondo la genialità di Fermi non giustifica la sua assenza o presenza, non ci fossa stato lui ci sarebbe stata qualche altra persona, nessuno piange più sulla tomba di Traiano o di Innocenzo III , furono sostituito, meglio o peggio poco importa; furono sostituiti!!
Cercai qualche tempo fa di valutare l’importanza di un uomo in base all’utilità sociale che questo svolgeva, cercavo di dare un senso, al capitalismo, che andasse oltre la produzione di benessere fisico della società; non lo trovai, le funzioni erano in costante equilibrio. Un giorno rovesciai la faccenda e cercai di valutare la funzione di “inutilità di una persona”. Trovai una costante, valeva uno ed era uguale per tutti……..tutti inutili??? MA!!! Sicuramente tutti sostituibili, e questo non vale solo sui grandi numeri ma anche sui piccoli.

Qualche settimana fa la notizia della morte di Claudio mi colpì all’orecchio come il fischietto di un vigile:
- Giovane ventiseienne suicida –
Io pensai immediatamente alla sua omosessualità vissuta in una famiglia di cattolici integralisti, li aveva affrontati e continuava ad affrontarli; ma la lotta, quando è vigliacca e logorante, fiacca anche gli opliti più arditi e coraggiosi, e la depressione, l’annientamento, segnano il passo della sconfitta, concedi il primo colpo all’avversario dopo avergli mostrato la tua arma rotta.
La differenza di età conta poco, ora è come avesse cent’anni ed il suo corpo non può godere di nulla, ed il mio non può godere del suo; avrei voluto …..avrei potuto……..no, nulla!
Mi sto facendo solo trainare dalla pietà, un sentimento vile se provato per il simile.
Claudio ha azzerato la sua funzione di inutilità, abbassando quella di inutilità sociale, quella di utilità sociale è rimasta invariata, i suoi genitori troveranno un altro dramma, ed un’altra felicità, con buona approssimazione tutto sarà colmato.
Ha compiuto un atto contro l’entropia, in fondo sono convinto che abbia fatto bene, lo dico piangendo, ha compiuto un’azione per tutti; vi invito a seguire il suo esempio; ora, tutti insieme!

Io rimarrò qua a contare per il bene di tutti.



Con stima inaudita Paolone misantropo

Pentothal
12-07-02, 15:34
Non l'ho letto una, nè due volte, ma tre, che è il numero perfetto, e 33 volte c'ho pensato su, rotolandomi i concetti che hai scritto come palline suonanti cinesi. Che un po' rilassano e commuovono e un po' disturbano. Ho fatto bene a chiedere la sospensione e grazie a te per averla sospesa.

Mi sono arrivate le formiche sul lavello di casa. Salgono da dietro, dai territori inesplorati e inesplorabili del retro del lavandino, faticosamente aggirano le piccole pozzette d'acqua rimaste e si portano via rimasugli di cibo che il filtro trattiene.

Qualche volta mi diverto, ma è un divertimento annoiato, spassionato direi, a bombardarle con piccole gocce d'acqua che cadono dalle dita, e a stabilire con me stesso un limite di bombe dopo il quale sovviene la grazia, dopo le quali la formica va lasciata libera. (naturalmente tutt'altra strategia, slightly old-fashioned, è una sana spruzzata di Baygon)

Io posso raccontare la storia di quella formica che sopravvisse, e del modo coraggioso e bizzarro che aveva di correre incontro al pericolo, e di schivare le particelle di acqua con torsioni del busto, e la sfrontatezza di cercare subito la risalita del lavello, dalla parte più impervia e scivolosa. Ci ha provato. Che poi una goccia uscita da dita ignote l'abbia solo sfiorata, lasciandola viva e guizzante, è solo un refolo di vento anomalo e fortunato. Ma che sia rimasta viva è cosa buona e giusta.

Le formiche che muoiono, invece muoiono per un destino ignoto e ingiusto, per una bizza inconsulta, per coincidenza i orari, umori e casualità che rispondono a regole del tutto incomprensibili, persino a chi le compie.

Ed è questo che aumenta l'entropia, lo scombussolamento delle cose, non il contrario; sopravvivere è cosa buona e giusta.

L'entropia stessa è proprio l'armare d'acqua il dito ignorante che ti uccide, direi a Claudio.

Un abbraccio.