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Visualizza Versione Completa : Un Repubblicano è migliore di quanto di meglio ci possa essere negli altri partiti



ederinsieme
15-07-02, 11:43
A S.Benedetto del Tronto è stata approvata all'unanimità una mozione che, nella sostanza, afferma l'autonomia dei Repubblicani. Autonomia dal centr-destra e dal centro-sinistra.
Qualcuno ha detto che i Repubblicani non sono nè a destra nè a sinistra, ma "sopra". Altri hanno ricordato che UGO LA MALFA diceva che i Repubblicani sono sempre "avanti".
Le ultime elezioni regionali marchigiane che hanno visto il PRI presentarsi da solo con Candidata Presidente l'On. Luciana Sbarbati e le ultime elezioni politiche che, in tutto il territorio nazionale hanno visto le edere presenti soltanto nella circoscrizione marchigiana e nel collegio uninominale di Senigallia con la Candidata On. Luciana Sbarbati contrapposta al Candidato dell'Ulivo, mentre l'edera del PRI era nascosta (spero momentaneamente) dalla bandiera di FI, credo diano ragione ad una posizione come quella espressa all'inizio del messaggio.
Se smettessimo di litigare tra di noi forse riusciremo a scegliere da soli e a non farci scegliere dai diessini e/o forzitalioti di turno.:p

nuvolarossa
18-01-03, 13:27
... altri thread dove si parla di
argomenti legati al
repubblicanesimo nelle Marche ...

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=13463&highlight=tronto
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=15577&highlight=tronto
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=4016&highlight=tronto
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=15286&highlight=tronto
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=17651&highlight=tronto
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=17306&highlight=tronto

nuvolarossa
20-11-03, 18:23
Josep Ramoneda, Dopo la passione politica, con Presentazione di Barbara Spinelli, Milano, Garzanti, 2002, pp. 196, euro 18

La politica ridotta a tecnica di governo, fuori dalle ideologie, lontana perfino da radicamenti territoriali o temporali. Ramoneda non accetta questo assioma epocale che sembra caratterizzare il mondo contemporaneo. Sicuramente ben vaccinato nei confronti degli ideali assoluti e delle varie “metafisiche” l’autore è però contemporaneamente ben lontano da ogni indulgenza verso i presunti efficientismi che caratterizzano la modernizzazione e ripropone il tema del dialogo democratico contro il nuovo “totalitarismo dell’indifferenza”.
Da dove può quindi riprendere la politica? Proprio dallo spegnersi delle passioni antiche: un messaggio che potremmo anche intendere come affrancamento dalle forme totalitarie del passato. Ma si tratta pur sempre di un passato che non va rimosso, ma, piuttosto, ripensato, per non uscire da una chimera utopistica ricadendo in una altrettanto illusoria palingenesi (globale). Il vuoto creatosi con la “fine della politica” “è stato invaso – spiega bene Barbara Spinelli in sede di presentazione del volume – da chi aveva pronti i vecchi arnesi prepolitici delle guerre religiose totalitarie”. Da qui la necessità di “un’etica minima”, per sfuggire dalle insidie (e dagli orrori) del potere fine a sé stesso, disgiunto dalle idee e dai progetti: potere manicheo che va a contrapporsi ad altre forme manichee basate sul mito delle etnie, delle religioni, degli integralismi di vario genere.

nuvolarossa
11-03-04, 00:27
la nota politica
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Ai Ds saltano i nervi

Lo straordinario interesse dei deputati della Quercia alle future sorti del Pri

Gli onorevoli Giuseppe Rossiello e Goffredo Bettini, nel corso della seduta della Camera dei deputati del 9 marzo, dedicata allo scorporo del voto sulle missioni internazionali dell'Italia, hanno espresso sentimenti di autentico attaccamento verso il Partito repubblicano, tanto da accusare l'onorevole La Malfa di "aver distrutto un partito glorioso". Noi sinceramente non ci eravamo mai accorti di questo interessamento degli onorevoli Rossiello e Bettini per il nostro partito, ma non ci ha stupito ascoltare poche ore dopo il loro presidente, l'onorevole D'Alema, che a Radio anch'io non ha mancato di far sapere la sua insofferenza per i piccoli partiti litigiosi ed il loro desiderio di autonomia. Per cui, se uno guarda ai Ds, come al solito riscontra tutte le posizioni possibili: da una parte si rimpiange l'esistenza di orgogliosi partiti che non esisterebbero più, e dall'altra si disprezza quella dei piccoli che esistono e che non vorrebbero smettere di esistere.

Se dunque l'onorevole La Malfa avesse davvero concorso alla distruzione del partito repubblicano, egli sarebbe invece molto caro agli onorevoli Rossiello e Bettini, i quali sanno che la loro presidenza mal sopporta l'idea che un'orgogliosa tradizione democratica resti autonoma dalle loro velleità di creare unici soggetti della sinistra, non solo, ma usi anche dirgli in faccia come stanno le cose, non avendo nessuna indulgenza per quel velo d'ipocrisia con il quale costoro invece amano raccontarsele.

In particolare i Ds non sopportano l'idea di dover prendere atto che il leader europeo impegnato direttamente in Iraq è un esponente socialista, al quale loro stessi, solo pochi anni fa, avevano deciso di legarsi visto il suo straordinario successo. Fino a ricalcarne formule, replicarne slogan e imitarne comportamenti. Allora Tony Blair divenne un'icona dei neo convertiti al socialismo, oggi viene rimosso e ci si arrampica sugli specchi per non accorgersi che proprio Blair potrebbe essere l'unico leader della sinistra a governare un Paese europeo, visto che se anche in Italia dovesse cadere l'attuale formula di centrodestra, il nuovo leader sarebbe un rispettabile notaio democristiano di lungo corso, quale il professor Prodi, che sicuramente a suo agio si troverebbe con i popolari spagnoli del dopo Aznar, che verranno riconfermati, con i conservatoti greci che hanno già vinto, con i popolari tedeschi che rivinceranno, con Chirac che resterà ancora al suo posto. La sinistra europea potrebbe trovarsi confinata nella sola Inghilterra di Blair, che del resto già si sta preparando a rappresentare questo punto di riferimento politico per la sinistra continentale con apposite riunioni dalle quali i Ds, avendo perso con lui tutti i rapporti, vengono esclusi.

Per cui appare se non altro singolare che gli appartenenti ad un partito postosi fuori dall'orbita della sinistra occidentale - guadagnata così faticosamente! - accusino La Malfa di aver distrutto "il suo glorioso partito". Senza contare che questo glorioso partito i Ds lo volevano per lo meno assorbire e hanno provato con ogni mezzo a farlo, mostrando il grande rispetto per le tradizioni democratiche che deriva dalla loro mai dimenticata tradizione stalinista. Per cui forse il glorioso Partito repubblicano sarebbe meglio vederlo distrutto che finire nelle loro mani. Ma l'argomento di cui si è discusso nella seduta di Montecitorio non riguarda la distruzione dei partiti, bensì lo scorporo di un decreto, scorporo che se fosse stato fatto avrebbe mostrato ancor di più l'inadeguatezza della sinistra italiana a misurarsi con i problemi del governo di un Paese occidentale, volendo ritirare i nostri soldati che sono impegnati in prima linea per la stabilizzazione di un'area nevralgica per l'equilibrio internazionale. Gli onorevoli Rossiello e Bettini dovrebbero essere grati al governo che non li ha costretti a votare "no" alla missione in Iraq come avrebbero voluto, dimostrando così la loro lontananza dalla capacità di assumersi le responsabilità che spettano ad un governo e la distanza da alcuni loro alleati, poco inclini al voto contrario, come gli onorevoli Rutelli e Boselli. Altrimenti, con lo scorporo, di sicuro si sarebbe distrutta la lista unitaria che l'Ulivo ha messo insieme per le europee.

P.s: Ci sembra di ricordare che l'onorevole Bettini venga da una famiglia di tradizioni repubblicane e che da essa egli si sarebbe allontanato in direzione Pci - Pds - Ds ben prima che il Pri assumesse le posizioni politiche che egli così aspramente censura. Nel suo piccolo egli non è sembrato allora tenere al futuro del glorioso Partito repubblicano. Ci tiene adesso. Meglio tardi che mai.

Roma, 10 marzo 2004

tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

nuvolarossa
14-05-04, 03:31
Iraq/Pri: fare chiarezza senza strumentalizzazioni

I repubblicani, con una nota del loro giornale, "La Voce", si dicono "indignati con chi nel nostro paese, si permette di fare la predica agli Stati Uniti D'America, quando per larga parte della sua esistenza politica e' stato solidale, se non complice, con Stati e movimenti che hanno praticato e teorizzato il genocidio, ben oltre la tortura, fino a quando questi sono rimasti in piedi". "Ci dispiace - scrive 'La Voce' rivolgendosi in particolare al segretario DS, Fassino - ma anche le democrazie commettono errori, pero' al contrario delle dittature possono e vogliono correggerli. Se non si capisce questo, nelle ombre che possono coprire l'occidente, ci si nasconde, invece di voler far luce. Il Capo dello Stato, che e' un democratico vero e un amico da sempre degli Stati Uniti d'America, vuole che si faccia chiarezza fino in fondo e chiede che si "investighino tutte le responsabilita'. E' la nostra stessa posizione".

Roma, 12 maggio 2004 (AGI)
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/VIVOPERLEI.mid

brunik
14-05-04, 08:28
L'intervento, copiato paripari una dichiarazione di Sandro Bondi.

Questa Voce Repubblicana, che solo un mese fa titolava "nè con Silvio nè con Prodi", ha subito tradito il neneismo per rivelarsi quello che squallidamente è : UNA PROPAGGINE DI FORZA ITALIA.

PRIMA CHIEDETE LE DIMISSIONI DI BUSH E POI DATE DEL GENOCIDA A CHI CRITICA BUSH.

In Italia non c'è bisogno di altra gente come voi, siamo già al completo di POLITICI ALLA BAGET BOZZO.

nuvolarossa
14-05-04, 10:43
Donald Rumsfeld vola in Iraq, compiendo un gesto politico di grande valore, ed assai apprezzabile. Le foto che documentano i maltrattamenti subiti dagli iracheni catturati, ad opera della truppa statunitense, non solo sono eloquenti, ma sono anche numerosissime. Il che mette in evidenza sia la “normalità” di quei comportamenti, sia l’assenza di un elementare buon senso.
Ci sono responsabilità personali e responsabiltà politiche. Il presidente Bush ed il segretario alla difesa si sono assunte quelle politiche.
Volando in Iraq Rumsfeld si è fatto garante di due cose: la prima è che ci sarà un’inchiesta e gli esecutori di quegli atti saranno puniti; la seconda è che, d’ora innanzi, nulla di simile potrà ripetersi. Un comportamento esemplare. Certo, sarebbe stato mille volte meglio che la catena di comando fosse stata in grado d’evitare quelle degenerazioni, ma una volta combinato il guaio, una volta incassato il danno, la democrazia statunitense mostra di sapere rispondere con dignità e coraggio.
Non è un caso, del resto, che pur in una dura ed infuocata campagna elettorale, lo sfidante democratico, Kerry, non risparmia critiche, anche a proposito dell’Iraq, al governo in carica, ma non si sogna neanche lontanamente di proporre un improponibile ritiro delle truppe.
Quale che sarà l’esito delle elezioni, quindi, l’impegno, per evitare che la crisi irachena diventi l’ulteriore detonatore in un’area che non sopporterebbe ulteriori squilibri, continuerà. Questa è anche la posizione dei laburisti inglesi, che Peter Mandelson ha efficacemente riassunto e ricordato alla sinistra italiana: ritirarsi sarebbe irresponsabile; si sono commessi errori, ma nessuno di quelli ci autorizza a cambiare opinione. Giusto.
Anche nella sinistra italiana si era aperto qualche spiraglio di ragionevolezza. Lo avevamo subito notato e valorizzato, riprendendo gli interventi di Rutelli, di Prodi, di Amato e di Sartori. Quello spiraglio, adesso, si chiude. Non m’interessa, non m’interessa affatto indagare se è vero, o meno, che la ricucitura unitaria, l’unanime richiesta di ritirare i nostri soldati, sia dovuta ad un andamento negativo dei sondaggi elettorali. E’ ininfluente, anche perché, se così fosse, sarebbe la più sbagliata delle reazioni: la sinistra sarà di governo non quando avrà ripreso un punto percentuale, ma quando sarà salda su posizioni compatibili con gli interessi e la dignità nazionali.
Prodi e Rutelli, dunque, si rimangiano il detto e marciano dietro l’insegna di una mozione per il ritiro. Apparentemente inconsapevoli del danno che arrecano a se stessi. La penso, a tal proposito, come il Riformista, che si sforza di dar voce ad una sinistra che non subisca la deriva delirante del pacifismo piazzaiuolo: che si voti, quella mozione, e che la si batta, al più presto.
Una sola cosa, però, vale la pena ricordare, agli uomini in camicia americana di questa sinistra: la risalita delle truppe statunitensi, che sessanta anni fa ridiede libertà all’Italia, e che essi mostrano di voler festeggiare, non fu una passeggiata a suon di jazz, sigarette e cioccolata, fu una guerra. Una guerra con scontri duri, con morti che ancora riposano nei cimiteri militari, con violenza, sangue e dolore, con civili che morirono innocenti. I nazisti erano impegnati a scappare. I fascisti resistenti furono passati per le armi, più spesso per le armi imbracciate da altri italiani. Così, per memoria, tanto per non credere che ricorra il sessantennale di una scampagnata.

Davide Giacalone
davide@davidegiacalone.it
www.davidegiacalone.it
......................................
tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/364

nuvolarossa
03-10-04, 13:07
Stelio De Carolis ritorna al “suo” Pri

FORLI’ - Stelio De Carolis, due settimane fa, ha abbandonato i Ds, ai quali aveva aderito nel 1998 e ha chiesto l’adesione al suo partito di origine: il Pri. Lo ha annunciato nella seduta della Direzione nazionale di ieri il segretario nazionale PriFrancesco Nucara. Voto favorevole al suo ingresso di tutti i membri della Dn e voto contrario, sul metodo, di Vidmer Valbonesi.De Carolis, 66 anni, deputato Pri per due legislature e senatore Ulivo dal 1996 al 2001, è originario di Fumone e residente a Meldola. Le ragioni politiche della scelta, al di là delle indiscrezioni, nei prossimi giorni.

nuvolarossa
14-01-05, 21:03
Originally posted by nuvolarossa
Stelio De Carolis ritorna al “suo” Pri

FORLI’ - Stelio De Carolis, due settimane fa, ha abbandonato i Ds, ai quali aveva aderito nel 1998 e ha chiesto l’adesione al suo partito di origine: il Pri. Lo ha annunciato nella seduta della Direzione nazionale di ieri il segretario nazionale PriFrancesco Nucara. Voto favorevole al suo ingresso di tutti i membri della Dn e voto contrario, sul metodo, di Vidmer Valbonesi.De Carolis, 66 anni, deputato Pri per due legislature e senatore Ulivo dal 1996 al 2001, è originario di Fumone e residente a Meldola. Le ragioni politiche della scelta, al di là delle indiscrezioni, nei prossimi giorni. Comunicato della Direzione Nazionale Pri

La Direzione Nazionale del Pri riunitasi in Corso Vittorio Emanuele 326 a Roma, ha indicato nella città di Fiuggi la sede dove si terrà il congresso nazionale del partito nelle date del 4, 5 e 6 febbraio, c.a.

La DN del Pri ha altresì nominato l’amico Stelio De Carolis, coordinatore nazionale delle celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini e l’amico Almo Cacciatore responsabile politico per il Pri della Provinca di Massa e Carrara.

Roma, 12 gennaio 2005

nuvolarossa
22-07-05, 09:20
http://www.ilcannocchiale.it/blogs/bloggerarchimg/Repubblicani/PRIanni50.JPG

nuvolarossa
25-05-06, 21:28
I nostri valori
Un tavolo permanente fra tutti i repubblicani ovunque essi si trovino

di Giancarlo Tartaglia

La conseguenza più negativa delle ultime elezioni politiche non è tanto la vittoria ai punti di una similmaggioranza sgangherata, che pure già inizia a produrre i primi consistenti danni con le dichiarazioni a ruota libera di quel centinaio di ministri e sottosegretari che formano il governo Prodi, quanto la constatazione che sulla base dei numeri, ancorché contestati, nessuno schieramento può dire di aver vinto veramente le elezioni. La divisione dell'elettorato al cinquanta per cento tra centro-sinistra e centro-destra, infatti, oltre a rendere fisiologicamente instabile qualsiasi governo di parte finisce per produrre sul sistema politico un effetto ancora più devastante che è quello di congelarlo per un tempo indefinito e indefinibile.

Siamo sempre stati critici nei confronti di questa cosiddetta Seconda Repubblica che, introducendo con un colpo di mano giudiziario-mediatico il sistema bipolare, ha di fatto spaccato il Paese e distrutto quelle forze che della Prima Repubblica ne erano state l'asse portante e che ne avevano garantito la stabilità politica e creato le condizioni per lo sviluppo economico. Così come abbiamo sempre sostenuto che occorresse fuoriuscire al più presto dalle maglie strette di un meccanismo estraneo alla storia, alla cultura e alla stessa struttura sociale del nostro Paese e ridare spazio e voce a quella molteplicità di culture politiche, che, pur aggiornate rispetto ai problemi che oggi si pongono ad una società immersa in un mondo ineluttabilmente globalizzato, ne rappresentano il substrato sedimentato e il collante vero, rispetto a sigle e formule artificiali, usa e getta, costruite a tavolino negli studi dei pubblicitari e destinate a riempire, come prodotti commerciali, lo spazio effimero di una breve stagione.

http://www.pri.it/immagini/ugo.jpg

Il sistema bipolare italiano, lungi dal creare quella semplificazione che i suoi fautori hanno sempre propagandato, ha ingenerato soltanto una grande confusione, rendendo estremamente difficile comprendere quali siano i reali obiettivi degli schieramenti contendenti, sommatorie di istanze eterogenee. In questa confusione l'elettore è stato costretto a scegliere più sulla base del grado di simpatia o di antipatia che ispiravano i leaders antagonisti che non sulla base dei contenuti programmatici, che altro non erano che indigesti frullati di contraddizioni.

Ai tanti elogiatori del sistema bipolare di stampo americano (che poi, guarda caso, sono anche coloro che vedono negli Stati Uniti la fonte di tutti mali del mondo), abbiamo ricordato che un sistema bipolare funziona ad una sola condizione: che entrambi i soggetti convergano verso il centro, come accade appunto negli Stati Uniti. In questo caso si garantisce la stabilità. Il bipolarismo italiano, al contrario, è un bipolarismo strabico nel quale i due soggetti, anziché tendere al centro, divergono verso le rispettive estreme e il risultato, certo non esaltante, è sotto gli occhi di tutti dopo un decennio di sperimentazione.

Proprio per questo speravamo che con le elezioni, la sconfitta di uno schieramento ne avrebbe messo in crisi i presupposti, trascinando inevitabilmente nel processo di scomposizione anche lo schieramento opposto, avviando un nuovo processo di ricomposizione degli schieramenti e delle forze politiche sulla base di quelle omogeneità storico-culturali che si sono volute negare e archiviare troppo frettolosamente. Non si comprende perché, per esempio, in tutto il resto d'Europa parole come liberalismo e socialismo continuino ad avere un significato ed un senso ben preciso, mentre in Italia pare non abbiano più diritto di cittadinanza se non come generico patrimonio comune, per cui tutti, da destra a sinistra, si definiscono insieme liberali e socialisti.

Ecco perché il risultato elettorale di sostanziale parità francamente non ci aiuta, anzi rischia ancora una volta di congelare gli schieramenti con tutte le loro interne contraddizioni.

Da questa constatazione dobbiamo però partire, se vogliamo dare un senso alla nostra presenza politica come Partito repubblicano, anche approfittando del fatto che, collocati oggi all'opposizione, siamo meno vincolati e più liberi nella nostra azione. Il Partito Repubblicano forse più di altri ha sofferto e soffre per la dolorosa diaspora che lo ha diviso e lacerato in tutti questi anni. Molti repubblicani hanno voluto, con passione e credendoci, schierarsi, a prescindere, nel centro-sinistra nella convinzione che non potesse essere che quella la collocazione del partito; molti altri repubblicani, nell'illusione, dimostratasi fallace, che tutto si rinnovasse, hanno cercato e trovato, a destra o a sinistra, collocazione in formazioni politiche nominalisticamente nuove, scoprendo tardivamente di trovarsi in vecchie case che con una superficiale rinfrescatura di calce si presentavano sul mercato come nuove. Molti repubblicani sono rimasti nel Pri, legati, oltre che ai suoi valori anche ai suoi simboli, alcuni soffrendo, altri tentando di far sentire come fosse possibile la voce del partito e delle sue idee.

Credo, però, che in tutti i repubblicani, dovunque essi siano, prevalga comunque il senso dell'appartenenza ad una cultura politica, sempre minoritaria, ma vissuta e sentita sempre per i suoi valori di libertà come lievito indispensabile alla crescita democratica della società italiana.

Questo valore ci accomuna e questo valore non va disperso. Ritengo perciò che sia ormai maturo il tempo per riflettere su iniziative che possano riprendere quel filo spezzato della nostra storia. Credo anche che debba essere proprio il Pri a fare il primo passo e a prendere l'iniziativa.

Non si tratta di fare un appello a tutti i repubblicani a tornare nella casa comune. Sarebbe sterile e improduttivo per tutti. Penso, piuttosto, alla creazione di un tavolo permanente di confronto tra tutti i repubblicani, dovunque essi siano e militino, per discutere, come è loro costume, sui temi veri e reali del Paese, sulla politica estera, sulla politica economica, sulla politica istituzionale. Un tavolo che non abbia lo scopo di portare nel centro-destra chi ha fatto la scelta del centro-sinistra o viceversa, ma che sia un'occasione di ripresa di un confronto, di un reciproco arricchimento, un'occasione per dimostrare al Paese come si possa discutere nell'interesse generale, in quell'ottica lamalfiana, spero da tutti condivisa, per cui in alcuni momenti storici sia più opportuno parlare dei contenuti piuttosto che degli schieramenti. Oggi è uno di quei momenti.

Roma, 25 maggio 2006

tratto dal sito del Partito Repubblicano
http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

kid
28-02-07, 11:44
Rosario Altieri: ecco perché torno nell’Edera
Cari amici, a seguito di una lunga e serena riflessione sono giunto alla determinazione di riprendere la tessera del Partito Repubblicano Italiano dal quale mi ero allontanato (senza mai aderire ad alcuna altra formazione politica) in occasione della svolta di Bari che sancì la sua collocazione nello schieramento di centrodestra.
Sono ancora convinto che quella decisione di confondere la nostra cultura, la nostra tradizione, la nostra storia con esperienze politiche tanto lontane dai valori da noi sempre coltivati, abbia rappresentato una scelta inopportuna; sono, però, altrettanto convinto che i molti amici che non l'hanno condivisa e che hanno lasciato il Partito prima e dopo quella circostanza abbiano intrapreso un cammino che non ha molto a che vedere con la salvaguardia dei Valori Repubblicani, delle Radici Risorgimentali e della Democrazia senza alcun aggettivo.
Una conferma di ciò ci è data dalla constatazione che tutti coloro, e dico tutti, che, per ragioni diverse, hanno abbandonato il PRI, non hanno saputo, o non hanno potuto, affermare, in una realtà altra, i valori del Repubblicanesimo, che, evidentemente, trovano forza e vigore soltanto nell'humus della tradizione autentica del nostro Partito.
Il mio allontanamento dal PRI non ha mai significato un allentamento della tensione etica e morale che l'azione dei Grandi Repubblicani ha saputo infondere in quanti, come me, hanno avuto il privilegio di formarsi ad una scuola di democrazia e di laicità.
Dal Congresso di Bari ho speso molto del mio tempo alla ricerca di un denominatore comune che consentisse di riunire tutte le frange della diaspora repubblicana che avevano trovato collocazioni diverse nell'ambito del centrosinistra ma, anche, per riprendere un dialogo con quanti avevano percorso itinerari alternativi e lavorare per una ricomposizione di tutte le anime nella casa comune del Partito.
L'impresa è sempre apparsa assolutamente ambiziosa, ma gli obiettivi veri degli amici che nel frattempo hanno legato il loro impegno politico ad esperienze difficilmente compatibili con la Cultura, la Storia, i Valori dei Repubblicanesimo hanno vanificato ogni tentativo di ricomposizione.
Alla luce di queste considerazioni, e nella convinzione che oggi, più che mai, si avverte un forte bisogno dei Valori di Laicità, Democrazia, Solidarietà richiamati, anche, da altre forze politiche che non possono, comunque, vantare, nella propria cultura e nella propria storia, un radicamento di tali valori, ritorno alla mia casa per assicurare il mio contributo alla costruzione di una presenza politica che ascolti e rappresenti le esigenze degli uomini liberi in una società democratica e moderna.
Mi pare, infatti, non solo, opportuna, ma necessaria, un'opera attiva di riaggregazione di tutti coloro che, come me, per un'intera vita, hanno creduto nel Repubblicanesimo, che, da Giuseppe Mazzini ad Ugo La Malfa, ha tenuto insieme un complesso di valori vivificante la Politica italiana del dopoguerra.
Mi auguro che quanti condividano questi pensieri siano disponibili a recuperare il senso storico del Partito Repubblicano Italiano nella prospettiva di una riaffermazione della Libertà, della Democrazia, della Laicità dello Stato e della Giustizia.
Con i miei più fraterni saluti,

Rosario Altieri

Paolo Arsena
23-04-07, 13:16
http://newton-i.usefilm.com/images/5/0/5/7/5057/1294810-Large.jpg

Paolo Arsena
23-04-07, 13:31
Cari amici,

l'8 maggio prossimo il Forum per l'Unità dei Repubblicani terrà un primo importante convegno, organizzato insieme all'Associazione Nazionale per la Rosa nel Pugno e alla fondazione Critica Liberale sul tema "Verso un modello laico di integrazione".

Si tratta di una prima occasione di confronto con altre associazioni di chiara matrice laica, promossa con un duplice scopo.
Da un lato per cimentarsi nel dibattito e nell'approfondimento di un tema di grande attualità per la società moderna, sempre più tendente al multiculturalismo.
Dall'altro per proseguire nel percorso di convergenze iniziato, teso a definire uno spazio politico laico, autonomo, nel panorama italiano.
Il Forum infatti ha attivato una rete di contatti nel mondo laico, democratico e liberale, che intende sollecitare, per passi graduali e attraverso singole iniziative, ad un comune obiettivo.

Il convegno dell'8 maggio è una prima tappa significativa. Che, grazie anche all'interesse di Lanfranco Turci, potrà godere di un'eco in parlamento e su alcuni organi di informazione.
Nel contempo, sarà avviato nei prossimi giorni un chiarimento in seno al coordinamento nazionale del Forum, teso a definire con chiarezza il percorso da intraprendere come associazione, per adempiere all'obiettivo unitario.

A seguito di questo chiarimento, potremo indicare presto le tappe che seguiranno nei prossimi mesi.

Intanto vi invito a partecipare numerosi all'evento dell'8 maggio, che sarà un'ottima occasione per rilanciare sul piano concreto l'attività dell'associazione.


MARTEDI 8 MAGGIO 2007
ORE 15.00
CAMERA DEI DEPUTATI
Sala delle Colonne - Palazzo Marini
via Poli, 19 - Roma

www.repubblicani.org

P.S. Per eventuali informazioni e chiarimenti, contattatemi in pvt e, nel caso, lasciatemi un recapito telefonico.

kid
24-04-07, 17:09
aho! ma alle 15 la gente lavora!

nuvolarossa
30-04-07, 18:51
..... sul tema "Verso un modello laico di integrazione"...Caro Paolo Arsena ... prima di bere il latte ... bisogna aver munto la vacca ... senno' si rischia di rimanere a bocca asciutta ...
Alla stessa maniera, anc'or prima di parlare del modello laico di come integrare queste masse inarrestabili, rischiando di parlare del sesso degli angeli, occorre trovare un metodo "laico" per governare questo fenomeno in modo soddisfacente per la societa' in cui viviamo.
Non si potra' fare integrazione alcuna se il fenomeno continua ai ritmi attuali ... saremo cannibalizzati in pochi decenni e, semmai, sara' la societa' italiana a doversi "integrare" con i fenomeni conseguenti ... il caso della China-Town milanese non sono che uno dei tanti segnali ...
Occorrebbe, prima di tutto, un Governo capace di gestire l'immigrazione clandestina con pragmatismo e polso (mettendo da parte il buonismo di maniera e di facciata) ... in modo tale da creare gli argini ad un suo dilagamento ... una politica giusta ed equilibrata in questo senso andrebbe anche a favore dei tanti, tantissimi, immigrati che gia' si sono aqquartierati da noi ... che solo cosi' troverebbero stimoli e garanzie in una loro normalizzazione e integrazione.
L'Italia non puo' e non deve essere solo, per questa povera gente, la risoluzione ai loro problemi di bocconica, deve diventare la loro seconda Patria ... ma non esiste Patria per nessuno ... se non ci si sente come passeri dentro al nido ...