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Der Wehrwolf
15-07-02, 17:34
LIBERTÀ RELIGIOSA
Parla il presidente della commissione Esteri del Senato

Provera: mancano le condizioni per qualsiasi accordo
di Paolo Bassi

«Non ho mai firmato, né tanto meno votato, un provvedimento di legge teso a concedere l’otto per mille ai musulmani italiani». Fiorello Provera, presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama e senatore della Lega Nord, smentisce la notizia diffusa attraverso un network di tv locali dal noto presentatore Gianfranco Funari, definendola senza mezzi termini: “una bufala”.
«Funari - sottolinea Provera - farebbe meglio a verificare con maggiore attenzione le sue fonti perché il provvedimento cui ha fatto cenno, oltre a non avere nulla a che spartire con me e con il mio movimento politico, non esiste nemmeno. Si tratta molto più semplicemente di una affermazione dell’ex segretario dei Verdi, Luigi Manconi che in una intervista al Corriere della Sera, si è detto favorevole alla possibilità di estendere i contributi dell’otto per mille anche ai musulmani. La pagina che riportava questo suo intervento virgolettato, ospitava anche la cronaca di un incontro pubblico sul tema della libertà religiosa tenutosi a San Macuto, dove fra i vari ospiti ero intervenuto anch’io. Una circostanza quindi, che non ha nulla a cui spartire con le idee del tutto personali del senatore Manconi sui rapporti che lo Stato dovrebbe instaurare con le comunità islamiche».
Immagino che il tema del convegno fosse il disegno di legge sulla libertà di culto proposto dal governo. Un ddl che ha già fatto parlare molto di sé e raccolto parecchie perplessità.
«Il tema dibattuto era proprio questo. Noi siamo i primi a difendere la libertà di culto perché questa, non solo è prevista dalla Costituzione e dalla Dichiarazione internazionale sui diritti dell’uomo, ma soprattutto perché affonda le radici nei grandi princìpi di libertà, che poi sono gli stessi su cui si fondono le idee della Lega. Ma, la libertà religiosa non può essere un pretesto per accettare pratiche religiose contrarie alle nostre leggi, come la poligamia o le mutilazioni genitali. Discuterne quindi è certamente utile, e lo è soprattutto adesso in vista dell’iter che presto affronterà il ddl di ispirazione governativa. Un provvedimento molto ampio, che non riguarda solo l’Islam, ma tutte le religioni in generale, al quale verranno probabilmente apportati dei cambiamenti e che avrà sicuramente un iter molto lungo per essere approvato. Questo ddl quindi non può essere ridotto ad una semplice concessione dell’otto per mille agli islamici come qualcuno, al contrario, sembra voler far credere».
Trovare un accordo con la comunità musulmana, non sarebbe comunque facile visto che allo stato attuale non esiste un loro rappresentante ufficiale da presentare come interlocutore dello Stato.
«Questo è senza ombra di dubbio vero. Un eventuale accordo fra Stato e confessione religiosa, presuppone un processo legislativo che prevede il parere della Corte dei conti, del Consiglio dei ministri, una discussione parlamentare e il voto finale di una legge. Una serie di passaggi giuridici cioè, che contemplano per forza l’individuazione di organismi e persone che si assumono la responsabilità del rispetto delle regole. Allo stato attuale delle cose, questa condizione non esiste e perciò non si possono nemmeno ipotizzare proposte come quelle sull’otto per mille».
In futuro però c’è il rischio che questi interlocutori vengano trovati...
«Guardi, non parlerei di “rischio”. Semmai, il poter contare su figure riconosciute e riconoscibili del mondo musulmano, rappresenterebbe una garanzia in più per tutti i cittadini. In caso contrario infatti, è impossibile ogni verifica effettiva e costante sulle modalità di culto e soprattutto sull’“uso” improprio della religione. Quando mancano: sedi ufficiali, rappresentanti istituzionali, e così via, si lascia spazio a tutto quanto non è legale e quindi anche alla strumentalizzazione della religione per fini impropri, come il fondamentalismo o l’eversione di stampo terrorista».
Un eventuale accordo potrebbe quindi essere un punto di forza e non di debolezza verso l’Islam.
«Esatto, se l’accordo venisse fatto con le garanzie di legge, sul modello di quello sottoscritto dalle altre Chiese, si inchioderebbero gli islamici alle loro responsabilità, stanando l’illegalità e obbligandoli alla trasparenza».
Se mai si dovesse arrivare ad un accordo, questo dovrà rispettare anche un’altra condizione: quella di non rappresentare un pericolo per la nostra identità. Giusto?
«Assolutamente sì. Questa è la prima, più importante considerazione di fondo. Del resto io ho sempre sostenuto che è molto più semplice integrare nella nostra società un immigrato dell’Est Europa piuttosto che un cittadino africano che ha ovviamente usi, costumi e Credo molto diversi dai nostri. Ma la storia e certe politiche di sinistra ci hanno obbligato ad avere a che fare anche con cittadini meno simili a noi. Fare finta di non vedere questa realtà è sbagliato, tanto quanto lo sarebbe pensare di poter cancellare con un colpo di spugna tutti gli immigrati non europei arrivati nei nostri paesi».
Insomma, bisogna continuare a tenere gli occhi aperti e affrontare il problema con le dovute cautele.
«Certo. Con le cautele stabilite della legge Bossi - Fini, che instaurando il sistema delle quote, tutela ancora meglio la nostra identità e la nostra cultura. Io non sono sostenitore ad oltranza della società multirazziale, soprattutto di quella dei grandi numeri. Quando qualcuno mi obietta che ci sono paesi con percentuali di immigrati molto più alte della nostra, continuo a sostenere che sono gli altri ad averne troppi e non noi ad averne troppo pochi. Se è vero che l’immigrazione è un fenomeno storico, in qualche maniera fisiologico, bisogna quantomeno fare il possibile per regolarlo con norme severe per evitare che finisca per stravolgere la nostra identità. Noi dobbiamo, come sostiene la nuova legge in materia, stabilire quale sia il fabbisogno di immigrati in relazione alla necessità delle nostre imprese e aprire le porte solo a questi, garantendo diritti e facendo rispettare i doveri. Il tempo del buonismo e delle porte aperte a tutti, è finito. Speriamo per sempre».