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Visualizza Versione Completa : A proposito delle "Nuove Risoluzioni" del P.E. in favore dell'aborto



Colombo da Priverno
16-07-02, 11:29
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Card. ALFONSO LÓPEZ TRUJILLO

Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia

Ci sono momenti nella storia, nei quali i problemi si condensano e prendono uno spessore preoccupante. Ciò accade molto particolarmente quando cresce e si fa più profondo e pieno di minacce il vuoto di umanità. Oggi, veramente, ciò che preoccupa di più non sono gli aspetti secondari o marginali, ma per così dire l'humanum come tale, cioè la verità dell'uomo, la sua dignità, la sua libertà e il rispetto dovuto alle persone individualmente assunte e ai popoli. Soprattutto è in gioco la coerenza nella proclamazione e difesa dei diritti fondamentali e, primo fra tutti, il diritto alla vita (cfr Dichiarazione universale di diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, art. 3).
Quando su questo diritto fondamentale e universale si vogliono aprire le porte a tutte le interpretazioni e al ricorso a tutte le eccezioni col crimine dell'aborto (che è già negazione di quella stessa universalità), ci troviamo di fronte a ciò che Romano Guardini chiamava una "malattia dello spirito". E lo spirito si ammala quando manca l'ossigeno della verità, senza il quale la stessa libertà è sottoposta a rischio. Il Parlamento Europeo è intervenuto in questa materia con diverse "Raccomandazioni" e risoluzioni (come è ora il caso) che, anche se non hanno forza legale riguardo alle nazioni d'Europa, mettono però in movimento, con meccanismi e modalità provocatori e anche meno rispettosi della sovranità dei popoli, proposte che possono creare gran confusione nell'opinione pubblica. Per raggiungere tali scopi, la verità è sottoposta a diverse manipolazioni politiche. Si cerca di "imporre" una mentalità che, in realtà, manifesta una avanzata malattia dello spirito. Non è forse quello che è accaduto, ancora una volta, con una delle risoluzioni approvate per rendere "legale, sicuro e accessibile" il crimine dell'aborto? Questo equivale ad una sentenza e ad un'esecuzione capitale di una persona umana innocente, anche se l'orrore di quella iniquità è doppiamente coperto con formulazioni ambigue come "l'interruzione volontaria della gravidanza", e con il sistematico e tragico artificio, profeticamente denunciato dal Santo Padre Giovanni Paolo II, di far passare il "delitto" come un "diritto" (cfr Evangelium vitae, 11). Questo gioco non soltanto di parole, ma pieno di tragici effetti, apre profonde ferite alla stessa verità. La verità così è imprigionata e soffocata e il diritto sacro alla vita, calpestato nel peggiore massacro!
Per citare il N. 12 della Risoluzione, il Parlamento Europeo "raccomanda, per proteggere la salute e i diritti riproduttivi delle donne, che l'aborto sia legalizzato, e sia accessibile a tutti" (Rapporto di iniziativa di Anne Van Lantier). Questi termini non sono nuovi. In pieno Anno Internazionale della Famiglia (1994), il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha ricevuto una lettera con una certa ufficialità tramite l'Ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, dove ci si ricordava, come implicito invito, di smettere di opporci alle politiche dell'allora Presidente Clinton, perché esse miravano soltanto ad aborti (ripeto testualmente i termini) "legali, sicuri e rari". Adesso due aspetti colpiscono l'attenzione riguardo a questi concetti: non usano più il termine "rari" perché quella "rarità" non è mai esistita, né esiste e, invece, il massacro cresce nel mondo (è quasi come se tutta l'Italia fosse liquidata ogni anno) e si estenderà di più in Europa, proprio come un diritto di tutti. E ben sappiamo cosa significa l'aborto "legale", anche se lo stesso concetto di "legalità" è radicalmente viziato, perché mai una legge che permette l'eliminazione di un innocente può ritenersi non iniqua! È una "legalità" che non può anestetizzare la coscienza e tali decisioni pesano sempre sulla coscienza e sulla responsabilità dei legislatori. Né la "disciplina di partito" potrà ridurre la vergogna di un tale atteggiamento, e non soltanto per motivi di fede, ma di umanità che, come tali, non sono inaccessibili alla ragione. Merita invece gratitudine - e la storia la riconoscerà un giorno (non lontano) - l'umana coerenza di tanti legislatori responsabili e coraggiosi che hanno saputo opporsi in un'aula, come osserva un giornalista, "spaccata a metà". Infatti, secondo le informazioni, nella seduta plenaria di cui si parla ci furono 280 voti a favore, 240 contrari e 28 astensioni.
Sappiamo anche bene cosa significa il termine "aborto sicuro": quella sicurezza non riguarda propriamente i bambini ammazzati nei grembi materni, convertiti da fonti di vita in sepolcri. La sicurezza riguarda soltanto i rischi di salute della madre, i cui "diritti" prevalgono sui diritti dei concepiti, come se questi fossero appendici e loro proprietà.
L'unica triste novità è questa: l'aborto sarà "accessibile", cioè facilitato e a buon mercato, lontano dai diritti e dalla tutela della famiglia. Inspiegabile "accessibilità", quando in Europa varie nazioni diventano più consapevoli della "tutela" degli embrioni, almeno come un processo che diventerà più impegnativo nel futuro, con necessarie correzioni di rotta, e quando, in una realtà piena di speranza l'amministrazione Bush è in favore del diritto alla vita dei bambini dal concepimento e dei diritti della famiglia, con tutta l'importanza politica di tale fatto.
Si apriranno così le vie, una volta introdotta una comoda nuova definizione dell'aborto, alla pillola del "giorno dopo", presentata come "non abortiva", perché l'aborto avrebbe luogo soltanto dopo l'impianto dell'embrione nell'utero materno e non dal concepimento! Nella Raccomandazione N. 6 si promuove la contraccezione cosiddetta "di emergenza" come una "pratica normalizzata nel dominio della salute sessuale e riproduttiva". Ma si tace strategicamente che, in questo caso, non c'è una vera contraccezione, ma un intervento chiaramente abortivo, riguardando l'embrione umano, il cui impianto è impedito. È tutta una "nuova morale" in funzione degli scopi politici che rappresenta una sfida alla verità della umana procreazione. Ha tutte le ragioni la Parlamentare Elisabeth Montfort quando afferma commentando le raccomandazioni: "È curioso che il diritto alla riproduzione consista in un catalogo di procedimenti che impediscono precisamente questa stessa riproduzione". Ecco l'ambiguità allarmante della conclamata protezione della salute e dei diritti riproduttivi!
È un momento buio, triste per questa grande Europa - prima così ancorata alle più salde tradizioni, consapevole delle proprie radici cristiane, aperta ai diritti di Dio e degli uomini, aperta alla famiglia, al dono della vita, ai figli; l'Europa che oggi soffre l'inverno demografico, ammalata nello spirito in alcuni settori dei Parlamenti che devono avere come stella polare la priorità della persona umana in vista del bene comune e del rispetto dei suoi diritti a partire da quelli dei più deboli.
Verrà un giorno, forse è alle porte, in cui, come è già accaduto con lo schiavismo e le discriminazioni razziali, una coscienza storica lucida, che la democrazia genuina deve far maturare, farà emergere sentimenti di vergogna per i crimini commessi contro la vita umana nascente. Allora si moltiplicheranno le conversioni ai diritti dei nascituri, che fortunatamente già ora si stanno moltiplicando.

(©L'Osservatore Romano - 6 luglio 2002)