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Colombo da Priverno
16-07-02, 12:46
Ursula Berge, tra le promotrici della legge che in Svezia ha proibito l'acquisto di prestazioni sessuali, serratamente ragiona per smontare ad uno ad uno i motivi che inducono molte persone a giustificare la prostituzione.
Problema di fondo: che cosa dovrebbe essere garantito ad ogni persona in questa società, e che cosa la società nel suo complesso dovrebbe favorire o combattere?
E nel caso concreto della prostituzione? C'è chi dice che essa è una libera scelta, e che quindi le donne dovrebbero essere lasciate libere di seguirla per autodeterminazione. Ma molti studi hanno dimostrato che la maggior parte delle prostitute hanno subìto una violenza sessuale condizionante: a San Francisco il 57%, a Portland l'85%, a Calgary (Canada) l'82%. Se la prostituzione è libera scelta, si domanda l'agguerrita parlamentare svedese, perché ci finiscono sempre i più deboli, i poveri, i senza potere? Perché c'è una mancanza di alternative.
Ma se anche la prostituzione fosse libera scelta, perché dovrebbe essere più importante di altre libertà? Si vieta il commercio di organi, ma perché si permette la vendita del corpo delle donne, con la conseguenza tra l'altro di diffondere l'idea che la donna può essere comprata?
Un'altra tesi sostenuta dai sostenitori della legalizzazione - continua Berge - è che la prostituzione sia un lavoro come tutti gli altri. Ma come è possibile, se anche i più convinti sostenitori ritengono che si debbano aiutare coloro che vogliono smettere, predisponendo percorsi e sostegni? Perché lo stesso non viene fato con dottori, avvocati, spazzini? Qual è la differenza? Semplice, la prostituzione non è un lavoro ordinario!
Se fosse un lavoro come tutti, allora si farebbero stages di studenti nei bordelli per imparare il mestiere, oppure i disoccupati potrebbero essere avviati al suo esercizio, per non perdere il sussidio… D'altra parte - prosegue l'arringa - esistono leggi per migliorare la qualità di vita nei luoghi di lavoro, ma conoscete un posto di lavoro peggiore quanto ad abusi, sfruttamento e rischio di infezioni, anche in presenza di legalizzazione? No, perché la prostituzione non è un lavoro ordinario!
Conclude la dottoressa Berge: “Legalizzare la prostituzione è legalizzare l'abuso e la violenza”.
Lo Stato che, come in Olanda, ricavasse denaro dal commercio sessuale “non sarebbe esso stesso un magnaccia? E quale dovrebbe essere l'aliquota IVA?”.
La Svezia ha preso forti impegni nella lotta alla prostituzione, criminalizzando l'atto di acquisto di prestazioni sessuali che è considerato non una scelta né un lavoro ordinario, ma un modo di usare le persone deboli e dunque un abuso e un atto di violenza.
La legge dice che chi ottiene prestazioni sessuali a pagamento è punibile con multa o reclusione fino a sei mesi, con depenalizzazione per le prostitute. “Questi provvedimenti - commenta la relatrice - non risolvono il problema della tratta, ma sono un segnale chiaro che la società non accetta, e che l'atto criminale è l'atto di acquistare le prestazioni”.
Ci sono state anche conseguenze concrete: dal 1999 il numero di donne coinvolte nella prostituzione di strada è diminuito del 50%, su un campione di 130 donne il 60% ha lasciato la prostituzione in modo permanente riconoscendo che la legge ha costituito un forte incentivo, dai dati della polizia non si rileva che la prostituzione nei locali sia aumentata. Il traffico di ragazze dall'Est europeo è diminuito, “i trafficanti sono persone pragmatiche e non vogliono i fastidi della Svezia”, dirottando verso altri paesi. “Naturalmente questa legge non ha risolto tutti i problemi, ma è importante che l'opinione pubblica per l'80% le sia favorevole”.
Ursula Berge è confortata sulla bontà della strada intrapresa dal confronto con altri Paesi, come l'Australia, dove la prostituzione è stata legalizzata ed ora è diventata un business multimiliardario, ma soprattutto dalla consapevolezza che “la lotta contro la prostituzione è una lotta per i diritti umani”.

dal mensile "Sempre"

Mjollnir
18-07-02, 15:05
Non credo che regolamentare la prostituzione comporti che lo Stato diventi magnaccia. Si limiterebbe a sorvegliarla. Sarebbe magnaccia se la organizzasse.
A meno che qualcuno non pensi alla repressione totale del fenomeno, cosa ovviamente impossibile. Finora, Merlin vigente, le case chiuse non sono certo scomparse, si sono trasformate in centri di bellezza, massaggi, ecc...

Mjollnir
18-07-02, 15:10
P.S. aggiungo che la castità per legge è una aberrazione. Dichiarare reato l'acquisto di prestazioni sessuali è assurdo, l'ipocrisia sarebbe minore perseguendo l'offerta. Ma non si può criminalizzare uno che, quando qualcosa gli viene offerto, la accetta. Fanatismo politicamente corretto femminista e fanatismo moralistico cristiano sono andati a braccetto. Che pena.:(