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Visualizza Versione Completa : Le origini del kamikaze,il "vento divino"



Dragonball (POL)
17-07-02, 19:22
Kamikaze

Piloti suicidi giapponesi impiegati nella seconda guerra mondiale dall'ottobre 1944 all'agosto 1945.
La strategia degli attacchi suicidi con aeroplani destinati a schiantarsi sulle navi statunitensi fu decisa dal viceammiraglio Oonishi Takijirou, comandante del 1° Kokukantai (Prima Flotta Aerea). Nella riunione del 19 ottobre 1944 a Mabalacat (Filippine), fu stabilita la formazione dello "Shinpuu tokubetsu kougekitai" (Gruppo speciale d'assalto vento divino).
Il nome kamikaze (vento divino) fu attribuito in ricordo della tempesta, così chiamata, che nel XIII secolo spazzò via la flotta d'invasione di Kubilai Khan.
La grave decisione fu adottata a causa delle pessime condizioni in cui versavano le forze nipponiche. Dopo la sconfitta a Leyte (Filippine) e il fallimento dell'operazione Shou (vittoria), l'inferiorità in mezzi, rifornimenti e uomini era netta. Ogni attacco aereo era destinato al fallimento, il velivolo sarebbe stato abbattuto dai caccia avversari o dalla contraerea. Perciò si decise di continuare a combattere a costo del sacrifico supremo.
Molti piloti accettarono con entusiasmo la scelta di continuare la lotta con questo mezzo estremo, e tanti furono anche i volontari. Ma non si deve dimenticare il dramma vissuto in questa scelta identificando erroneamente i kamikaze come fanatici. L'eroe di guerra Sakai Saburou ci ricorda quanto fosse tragica questa decisione, e quanto i giapponesi amassero la vita che donavano in sacrificio:

"[...] le antiche parole mi turbinavano nella mente: 'Un samurai deve vivere in modo tale da essere sempre preparato a morire' [Yamamoto Tsunetomo. Hagakure, ndr]. Il codice del samurai tuttavia non prescriveva che un uomo dovesse essere sempre preparato al suicidio. Esisteva un abisso tra il togliersi la vita e l'andare invece in combattimento con l'intenzione di affrontarne i rischi e gli azzardi. In quest'ultimo caso anche la morte può divenire accettabile e non possono esservi rimorsi. [...] Ma come è invece possibile accettare, in brevissimo spazio di tempo, di andare a uccidersi?"

Anche Ivan Morris ci ricorda l'umanità dei piloti kamikaze giapponesi riportando una lettera di uno di loro:

"Pensare agli inganni di cui i cittadini innocenti sono stati vittime da parte di alcuni nostri scaltri politicanti mi lascia un sapore amaro in bocca. Ma accetto di ricevere ordini dall'alto comando e perfino dagli uomini politici, perché credo nello Stato giapponese. Il modo di vita dei giapponesi è veramente bello e io ne sono fiero, come sono fiero della storia e della mitologia giapponese che riflettono la purezza dei nostri antenati e la loro fede nel passato. [...] È un onore poter offrire la mia vita in difesa di valori così belli e alti."

Gli attacchi kamikaze furono dal punto di vista militare un fallimento. Infatti i danni recati al nemico furono limitati e mai decisivi. Ma dal punto di vista morale essi furono impressionati. Gli americani rimasero stupefatti nel constatare la determinazione del nemico, e per ovvie ragioni culturali avvertirono come disumana quella strategia di guerra. Combattere contro un nemico che non si comprendeva rendeva tutto ciò destabilizzante.
Oggi i nomi dei piloti kamikaze sono conservati nello Yasukuni Jinja, un tempio shintoista di Tokyo. Le visite al tempio di alcuni premier giapponesi (come quelle di Nakasone nel 1985 e di Koizumi nel 2001) sono state oggetto di aspre critiche.
Ma si deve ricordare che i kamikaze sacrificarono le loro vite per il Giappone, non contro qualcosa e qualcuno, oppure a favore di una classe politica, ma per l'intero paese. Ecco una poesia di un pilota che ci indica questo spirito di rigenerazione nazionale:

"Basta con il tuo ottimismo,
apri gli occhi,
popolo del Giappone!
Il Giappone procede verso la sconfitta.
E allora noi giapponesi
dovremo infondere in questa terra
una nuova vita.
Una nuova strada verso la resurrezione
dovremo aprire con sforzo."

http://digilander.libero.it/mzanzibar/sdg/notiziario22/images/kamikaze1_400.jpg

23-26 ottobre 1944

Per la prima volta, nel Golfo di Leyte entra in azione, istituzionalizzato, il corpo speciale di attacco dei kamikaze (vento divino, in ricordo delle tempeste che nel 1274 e nel 1281 distrussero le flotte dei mongoli inviate da Kubilay Khan a invadere il Giappone). Organizzato dall’amm. M. Arima, il corpo di volontari suicidi, piloti dell’esercito e della marina, sacrificherà prima della fine del conflitto oltre 5000 uomini, che affonderanno 34 navi USA e ne danneggeranno 290.

http://digilander.libero.it/mzanzibar/sdg/notiziario22/images/kamikaze2_600.jpg


P.S.
OVVIAMENTE questi kamikaze NON centrano NULLA coi "kamikaze" palestinesi.

Paul Atreides
18-07-02, 01:53
"Se solo potessimo cadere
come i fiori di ciliegio in primavera
così puri, così luminosi"

Haiku di un pilota kamikaze

Felix (POL)
18-07-02, 06:55
la società borghese ci vorrebbe far morire vecchi decrepiti, dementi e abbandonati in un letto d'ospedale.
I kamikaze invece ci insegnano una diversa morte, una fine degna, virile, gloriosa, nel fiore della vita, in nome di alti ideali. Offrire la vita per la patria con un gesto bello e nobile seguendo i dettati misteriosi del Destino: ecco l'anelo segreto di tanti noi soffocati dalla miseria di questa civiltà crepuscolare...

saluti

Fecia di Cossato
18-07-02, 10:48
Anche se il Giappone è stato accreditato come 'inventore' della 'tecnica kamikaze', anche altrove non sono mancati esempi.

Non credo sia una novità per nessuno l'impiego usuale fatto nell'Armata rossa di 'battaglioni suicidi', mandati all'assalto praticamente senza armi [non avrebbero avuto modo di usarle del resto] al solo scopo, per esempio, di aprire varchi nei campi minati o addirittura di 'far esaurire le munizioni' al nemico, agevolando il successivo attacco di truppe 'ordinarie'.

Passando in 'occidente' è doveroso ricordare che nell'ultima fase della 'battaglia aerea di Germania', la Luftwaffe per contrastare le sterminate ondate di bombardieri alleati fece ricorso a piloti suicidi. Si trattava in maggioranza di giovani della 'HiltlerJugend', addestrati in tutta fretta a pilotare in qualche modo i tipi più svariati di aerei, che, 'rincuorati' da inni nazisti trasmessi loro via radio, venivano mandati a schiantarsi contro le 'fortezze volanti' americane.

Anche l'Italia negli anni trenta, durante il 'contenzioso' apertosi con l'Inghilterra in seguito all'invasione dell'Etiopia, per ovviare all'inferiorità che vi era soprattutto in campo navale, aveva organizzato i cosidetti 'stormi di sacrificio', destinati ad attacchi suicidi contro la flotta britannica se si fosse giunti al confronto armato. In visione retrospettiva si deve sertamente arguire che si trattò di uno dei tanti 'bluff' di Mussolini, e a quelle misure estreme [così estranee alla mentalità italica] in realtà non si sarebbe mai ricorso, come si deduce dalle seguenti 'memorie' del generale Valle, allora capo di stato maggiore della Regia Aeronautica:

'... voler pretendere che la creazione di tali stormi [che poi era uno solo] abbia scoraggiato l'intervento dell'Inghilterra è una enorme puerilità e, se gli Inglesi lo hanno detto, è per lasciarci nelle nostre ingenue convinzioni. Basti pensare che gli aerei in dotazione erano i Br3, velivoli completamente sorpassati, con velocità massima di 180 km/orari ed armati di una sola mitragliatrice da 7.7 mm. Voler attaccare la flotta inglese con un mezzo così scadente sarebbe stata pura follia, senza alcuna possibilità di successo...'

cordiali saluti a tutti!...

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http://utenti.lycos.it/luposabatini/stemmaitaliani.jpg Nobis ardua

Comandante CC Carlo Fecia di Cossato