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Visualizza Versione Completa : I misteri di Rennes le Château



Tomás de Torquemada
19-07-02, 00:04
Dal sito http://www.acam.it/

RENNES-LE-CHATEAU
di Franco Corsi

http://www.acam.it/rennes.htm

Tomás de Torquemada
19-07-02, 00:07
Dal sito http://www.alleanzacattolica.org/

Rennes le Château: mistificatori e mistificazioni sul Graal
di Massimo Introvigne (Cristianità n. 258 - 1996)

Rennes le Château è un paesino francese del dipartimento dell’Aude, ai piedi dei Pirenei orientali, nella zona detta del Razès. La popolazione si è ridotta a una quarantina di abitanti, ma ogni anno i turisti sono decine di migliaia. Dal 1960 a oggi a Rennes le Château sono state dedicate oltre cinquecento opere in lingua francese, almeno un paio di best seller in inglese e un buon numero di titoli anche in italiano. Le leggende che attirano i turisti a Rennes le Château sono così estreme che gli stessi specialisti dell’esoterismo — come è stato notato in una prima giornata di studi accademici sull’argomento, promossa a Parigi nel 1995 dall’associazione Politica Hermetica presso il convento di Saint-Jacques (1) — esitano a occuparsene, temendo di essere confusi con i mitomani e i truffatori che hanno firmato un buon numero dei titoli sul tema. Rennes le Château nasconderebbe infatti — e non si tratta di un elenco completo — il segreto del Graal, la verità sul cristianesimo, l’identità dei veri pretendenti legittimi al trono di Francia, la vera storia delle società segrete, le prospettive future del mondo, e — per buona misura — un tesoro di valore inestimabile. Non sorprende che un buon numero di turisti arrivino con gli attrezzi da scavo, anche se finora nulla di significativo è stato trovato benché si scavi da almeno quarant’anni. La pubblicazione di un nuovo libro in italiano sull’argomento — Sulle tracce del Graal. Alla ricerca dell’immortalità. Il mistero di Rennes Le Château, di Mariano Bizzarri e Francesco Scurria (2), un oncologo e un dottore in giurisprudenza appassionati di esoterismo, con un’interessante prefazione del professor Michele Del Re — offre l’occasione per fare il punto, come raccomandava l’illustre storico Émile Poulat in occasione della giornata di studi di Parigi, sul poco di sicuro che si sa dell’argomento, in modo da avviare il lavoro di distinzione dei fatti dalle leggende.

Anzitutto, qualche data. 1244: cade Montségur, l’ultima fortezza catara, al termine di una lunga lotta condotta dai cattolici contro questa eresia insidiosa diffusa in quasi tutta l’Europa. Il luogo si trova a pochi chilometri da Rennes le Château, e per secoli si favoleggerà di un tesoro che i catari avrebbero messo in salvo all’ultimo momento e nascosto nella zona. 1255: prima costruzione della chiesa parrocchiale di Rennes le Château, dedicata a santa Maria Maddalena, che le leggende francesi vogliono rifugiata dalla Palestina in Francia per sfuggire alle persecuzioni e che giocava un ruolo anche nella mitologia catara. Non è chiaro quando sia stata posta sul portale l’iscrizione Terribilis est locus iste, "Questo luogo è terribile", di origine certamente biblica — riferita alla scala di Giacobbe — ma inconsueta all’ingresso di una chiesa. 1640-1645: il pittore Nicolas Poussin (1594-1655) completa il suo quadro I Pastori di Arcadia, oggi al Louvre, che secondo gli interpreti contiene numerose allusioni a temi esoterici di cui l’artista era un esperto. 1776: muore Jean Bigou, parroco di Rennes le Château, che alcune voci vogliono a sua volta appassionato di cose esoteriche. 1781: muore a Rennes le Château la marchesa Marie de Negre, che entra nella storia che ci interessa perché sposa di un signore d’Hautpoul, la cui famiglia aveva avuto relazioni con i catari e con le leggende sul loro tesoro, e perché viene sepolta con un’iscrizione che avrebbe un significato nascosto e della quale rimane solo una copia, della cui autenticità non si può essere certi. 1885: diventa parroco di Rennes le Château don Berenger Saunière (1852-1917). Personaggio bizzarro, nel 1909 si rifiuterà di trasferirsi in un’altra parrocchia e nel 1910, dopo aver perso un processo ecclesiastico, subirà una sospensione a divinis, poi revocata. Pure privato della parrocchia rimarrà fino alla morte nel paese, che aveva arricchito con nuove costruzioni — fra cui una curiosa "torre di Magdala" — e scandalizzato con i suoi scavi nella cripta e nel cimitero — nel corso dei quali andò distrutta la famosa stele di Marie de Negre — alla ricerca non si sa bene di che cosa. In rapporto con gli ambienti esoterici dell’epoca — fra l’altro, con la cantante e occultista Emma Calvé (1858-1941) — avrebbe scoperto nella sua parrocchia importantissimi manoscritti antichi, ma quelli che sono emersi sono falsi evidenti del diciannovesimo, se non del ventesimo secolo. Diventato più ricco di quanto fosse consueto per un parroco di campagna, si favoleggiò che avesse trovato il tesoro, ma tutto poteva spiegarsi — come sospettava il suo vescovo — con un meno romantico traffico di donazioni e di messe. Don Saunière era amico del parroco della vicina Rennes les Bains, don Henri Boudet (1837-1915), soggetto non meno strano di lui. Gli scritti di don Boudet sono così assurdi — sostengono per esempio che l’inglese era la proto-lingua universale parlata prima dell’episodio della torre di Babele — da far sospettare a qualcuno che avessero un significato nascosto; di certo sosteneva che nella zona vi era un Nemeton, un santuario celtico nei boschi, ricettacolo di potenti forze spirituali.

La storia non finisce con la morte di don Saunière, avvenuta — come ho già detto — nel 1917. Durante la seconda guerra mondiale alcuni nazisti tedeschi, affascinati dai catari, indagano sulle leggende locali. Dopo la guerra si interessano dei misteri di Rennes le Château alcuni ex collaborazionisti filo-nazisti, come Noël Corbu — deceduto nel 1968 —, che comincia a scriverne nel 1956, ma pochissimi francesi hanno ancora sentito nominare questo borgo remoto e semi-disabitato. Con i libri a sensazione del giornalista Gérard de Sède — che comincia a interessarsi della vicenda nel 1967 — Rennes le Château diventa un nome noto in Francia, poi in tutto il mondo (3) . Tre autori inglesi di esoterismo popolare — Michael Bagent, Richard Leight e Henry Lincoln — si incaricheranno di elaborare ulteriormente le sue idee trasformandole in una vera industria editoriale, avviata con la pubblicazione, nel 1979, de Il Santo Graal (4) . Che cosa sostengono de Sède e i suoi continuatori inglesi? Molto semplicemente che il parroco Saunière aveva scoperto il segreto di Rennes le Château, dove sarebbe depositato non solo il tesoro dei catari — a cui il parroco ha attinto solo per una piccola parte — ma anche — rivelato dai manoscritti ritrovati da don Saunière, dalle iscrizioni del cimitero, dalle forme stesse degli edifici e di tutto quanto si trova nella chiesa — un tesoro di tipo non materiale, la verità stessa sulla storia del mondo. Nel paesino pirenaico esisterebbero documenti che provano che Gesù Cristo — verità accuratamente nascosta dalla Chiesa cattolica — aveva avuto figli da Maria Maddalena, che questi figli portano in sé il sangue stesso di Dio — il vero Graal — e che pertanto hanno il diritto di regnare sulla Francia e sul mondo intero. Discendenti di Gesù e della Maddalena erano i re merovingi, il cui regno è stato usurpato dai carolingi e dai capetingi: ma i catari, i templari, i grandi iniziati — tra cui il pittore Poussin, Marie de Negre e lo stesso Saunière — hanno custodito il segreto come cosa preziosissima e ogni tanto ne hanno lasciato qualche traccia. Il sangue divino dei merovingi infatti non è solo il più nobile, destinato ben presto a regnare sul mondo intero, ma — a chi sappia entrare in contatto con le energie che sprigiona attraverso appositi rituali — garantirebbe perfino l’immortalità fisica. Non è poco: mancava solo una società segreta che, caduti i merovingi, avesse tramandato nella storia il segreto, facendo delle varie massonerie soltanto un suo pallido strumento. E la società emerge nel 1972 con la fondazione — con tanto di carte da bollo — del Priorato di Sion da parte di un certo Pierre Plantard, anche lui ex amico dei nazisti. Il Priorato, afferma Plantard, esisterebbe da oltre mille anni e custodirebbe il segreto dei merovingi. La prova? Una serie di documenti asseritamente trovati dal parroco Saunière e ritrovati nelle biblioteche, dove però — si scoprirà più tardi — li aveva opportunamente "seminati", dopo averli "prodotti", lo stesso Plantard. Questo non ha impedito a Il Santo Graal di Michael Baigent e compagni di vendere quasi due milioni di copie nel mondo, spargendo a piene mani le storie più incredibili sull’antichissimo e potentissimo Priorato di Sion.

Mariano Bizzarri e Francesco Scurria — nel libro italiano Sulle tracce del Graal. Alla ricerca dell’immortalità. Il mistero di Rennes Le Château — offrono un’eccellente pars destruens, demolendo la mitologia costruita dai falsari alla Plantard. La sostituiscono però — con un linguaggio ispirato all’esoterista René Guénon (1886-1951), e secondo un procedimento già usato in Francia da cattolici ultra-conservatori — con una mitologia di segno contrario, secondo cui la leggenda dei merovingi "divini" è stata costruita ad arte per nascondere il vero segreto di Rennes le Château: il paesino dei Pirenei è il centro di influenze — non divine ma diaboliche — più pericoloso del mondo, e il presunto Graal che vi è nascosto — al cui servizio si sono messi di volta in volta i celti con il loro santuario tra i boschi, i catari, la famiglia di Hautpoul e il parroco Saunière — è una sorta di porta dell’Inferno che permette a forze demoniache di dilagare nel mondo. Tesi, come si vede, affascinante ma non molto più facile da dimostrare di quelle di segno contrario sul Graal dei merovingi. Si può quindi avere qualche indulgenza per chi rifiuta di prendere sul serio Rennes le Château e considera tutta la vicenda un pastiche ottocentesco di preti originali e un po’ mattoidi, trasformato in un’industria per gli appassionati di un esoterismo da edicole delle stazioni da alcuni profittatori e mistificatori del nostro secolo. Tuttavia le masse che si muovono verso il piccolo centro dei Pirenei meritano, almeno, un’attenzione sociologica. E — una volta eliminati tutti i falsi — non si potrà forse escludere che nel Settecento e nell’Ottocento, intorno a parroci che si dilettavano di esoterismo, si muovesse effettivamente una piccola cerchia di appassionati di cose esoteriche in contatto con ambienti di Carcassonne e di Tolosa, centri esoterici fra i principali dell’epoca in Francia; appassionati che possono avere lasciato a Rennes le Château e dintorni una serie di curiosi simboli astrologici, alchemici e massonici. Tutto questo, se presenta certo qualche interesse, appartiene alla storia locale del milieu esoterico del Sud della Francia, e non ha molti rapporti con i sogni grandiosi di eredi fisici di Gesù Cristo che, aiutati dal Priorato di Sion, si candidano a dominare il mondo, sogni — questi sì — da consegnare alla pattumiera delle storie costruite per denigrare la Chiesa cattolica, arricchire i furbi e ingannare i più ingenui.

***

* Articolo sostanzialmente anticipato, senza note e con il titolo redazionale Francia, caccia all’ultimo Graal, in Avvenire. Quotidiano di ispirazione cattolica, anno XXIX, n. 229, 27-9-1996, p. 18.

(1) Cfr. Rennes le Château: quelques questions posées par un "mythe agglutinant", in Politica Hermetica, n. 9, 1995, pp. 194-208.

(2) Cfr. Mariano Bizzarri e Francesco Scurria, Sulle tracce del Graal. Alla ricerca dell’immortalità. Il mistero di Rennes Le Château, con una prefazione di Michele Del Re, Mediterranee, Roma 1996.

(3) Cfr. l’opera più popolare di Gérard de Sède, Rennes le Château, Robert Laffont, Parigi 1988.

(4) Cfr. Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, Il Santo Graal, trad. it., 2a ed., Mondadori, Milano 1986.

Tomás de Torquemada
26-11-02, 02:29
Dal sito http://www.cicap.org/

Rennes le Château

http://www.cicap.org/enciclop/at100419.htm

Silvia
26-11-02, 21:47
Originally posted by Tomás de Torquemada
Quest'ultima tela, realizzata intorno al 1640, rappresentava un sarcofago con l'iscrizione "Et in Arcadia Ego"; il sarcofago esisteva veramente a poca distanza da Rennes-le-Chateau, e sebbene, in teoria, Poussin non si fosse mai recato da quelle parti, anche il paesaggio dello sfondo del quadro sembrava coincidere con quello reale

http://www.bluedragon.it/images/Graal/poussin.jpg

Si tratta di Les bergers d’Arcadie e raffigura alcuni pastori intenti ad indicare una scritta su un sarcofago, scritta che in questa riproduzione non è leggibile ma nel dipinto sì: ET IN ARCADIA EGO. Sullo sfondo un movimentato paesaggio montuoso, particolare ricorrente nelle opere di Poussin. Secondo i critici del tempo, il quadro era nato dall’immaginazione dell’artista, ma anni dopo fu scoperta una tomba identica a quella raffigurata nel quadro: stessa forma, stesse dimensioni, stessa vegetazione circostante. La tomba si trovava alla periferia di Arques, un villaggio ad una decina di chilometri da Rennes-le-Château: se ci si reca su quella tomba (per assurdo, perché quella tomba non esiste più) e si mette il quadro di fronte al sepolcro, il paesaggio è di fatto indistinguibile da quello raffigurato nel dipinto e, per di più, uno dei picchi rocciosi dello sfondo è proprio Rennes-le-Château.

Ma ancora più misteriosa è l’iscrizione: a prima vista sembrerebbe che manchi il verbo e che la frase sia incompleta, ma certamente il verbo “sum” potrebbe essere sottinteso. Se però - prendendo ad esempio le pergamene di Saunière - si anagrammano le lettere, si può ottenere una frase con un senso molto preciso:
I TEGO ARCANA DEI, che significa Vattene io celo i segreti di Dio.
Che Saunière avesse veramente trovato il “segreto di Dio”? Che avesse rinvenuto, magari proprio in quella tomba, il Santo Graal?
E c’è un altro particolare interessante: la tomba di Arques aveva le stesse, identiche dimensioni dell’Arca dell’Alleanza…

Altro che Terra cava… ;)

Tomás de Torquemada
31-07-03, 21:37
Dal sito http://www.sfairos.it/

I misteri di Rennes Le-Chateau
di Giuseppe Cosco
(intervista a Pietro Marino)

http://www.sfairos.it/LeChateau.htm

Silvia
27-02-04, 21:50
E’ effettivamente documentato il ritrovamento di alcune pergamene da parte di Bérenger Saunière durante i lavori di restauro della chiesa. Si tratta di cinque documenti, scoperti all’interno di un antico pilastro visigoto (http://utenti.lycos.it/silviatre/vari/rennes_pilastro.jpg) che sosteneva l’altare: il testamento di Henri d’Hautpoul (uno degli ultimi Signori di Rennes-le-Château), due genealogie merovinge e due pergamene.

La prima pergamena riporta un passo dei Vangeli in cui Gesù condanna i farisei riguardo la questione dell’osservanza del Sabato.

http://www.silviadue.net/vari/pergamena1.jpg


Alcune lettere (individuabili con facilità) risultano leggermente rialzate rispetto al testo e formano una frase di senso compiuto:

"À DAGOBERT II ROI ET À SION EST CE TRÉSOR ET IL EST LÀ MORT"

"QUESTO TESORO APPARTIENE A DAGOBERTO II E A SION ED EGLI È LÀ MORTO"



La seconda pergamena parla invece dell’incontro tra la Maddalena e Gesù a Betania, in casa di Lazzaro.

http://www.silviadue.net/vari/pergamena2.jpg

Esistono anche qui delle lettere inserite più in alto rispetto al testo, da cui si ricava:

"BÈRGERE PAS DE TENTATION QUE POUSSIN TENIERS GARDENT LA CLEF PAX DCLXXXI PAR LA CROIX ET CE CHEVAL DE DIEU J'ACHÈVE CE DAEMON DE GARDIEN À MIDI POMMES BLEUES"

"PASTORA NESSUNA TENTAZIONE CHE POUSSIN TENIERS DETENGONO LA CHIAVE PACE 681 ATTRAVERSO LA CROCE E QUESTO CAVALLO DI DIO IO TERMINO QUESTO DEMONIO DI GUARDIA A MEZZOGIORNO MELE BLU"

La decifrazione è tratta dal libro "The Holy Blood and the Holy Grail" di Baigent, Leigh e Lincoln, secondo i quali in questa misteriosa frase si cela il segreto di Rennes-le-Chateau, che riguarderebbe una famiglia di discendenti di Gesù Cristo cui sarebbero appartenuti i re Merovingi e, secoli più tardi, Pierre Plantard, cui spetterebbe quindi il trono per diritto divino (le pergamene sarebbero infatti la prova documentale che Gesù Cristo non morì sulla croce ma che, salvato dai suoi discepoli, fuggì in Francia dove sposò Maria Maddalena. Dalla loro unione nacquero dei figli, la cui discendenza originò la dinastia reale francese dei Merovingi).

In realtà sembra che le due pergamene siano dei falsi, peraltro grossolani.

"… Basta notare un madornale errore storico che chi (certamente in questo secolo) ha realizzato quelle pergamene in un elegante stile semionciale (tipico dei secoli VIII e IX) ha commesso: un punto interrogativo disegnato alla maniera moderna, che appare in bella evidenza a metà della pergamena n°2. Chi ha un minimo di conoscenze nel campo della scrittura antica sa che il punto interrogativo, così come lo intendiamo noi oggi, non esisteva nella lingua latina, che aveva come unico segno di interpunzione il punto. […] Circa alla metà del secolo XIV appare il primo tentativo di mettere ordine con una specie di "catalogazione" che comprende per la prima volta anche il segno interrogativo. Quindi all'epoca in cui comincia ad essere usato questo segno di interpunzione la calligrafia semionciale non è più usata da almeno quattro secoli…." (Diego Cuoghi)

Silvia
29-01-05, 18:15
LA VERA STORIA DELLE PERGAMENE DI RENNES-LE-CHÂTEAU

…una storia che cercherò di raccontare in modo sommesso, in modo che chi non vuol sentirla possa farlo senza doversi chiudere le orecchie con troppa forza… (Mariano Tomatis)


Sono gli anni Cinquanta del XX secolo. L’appena trentenne Pierre Plantard è un appassionato di esoterismo e simbologia occulta: legge Paul Le Cour, René Guenon e St.Yves d’Alveydres. Nel suo gruppo di amici, spicca un enigmista dilettante, appassionato di giochi di parole, Philippe de Cherisey. La goliardia dei giorni trascorsi vicino al lago di Ginevra, ad Annemasse, li porta a sparare grosso: la guerra è finita, l’Europa è alla ricerca di un nuovo ordine, perché non creare degli Stati Uniti come in America? La fantasia di Plantard lo proietta già a capo di questa ipotetica confederazione. Ma un monarca dev’essere eletto dal popolo; come rendere in qualche modo plausibile una sua candidatura ad un ruolo tanto anacronistico? E’ da queste serate di brain storming goliardico che nasce l’idea di fondare un’associazione che prenderà il nome dalla montagna di Sion, a pochi chilometri da Annemasse, e che produrrà le prove che Plantard ha diritto di regnare: diritto che non gli proviene da una “banale” elezione democratica, ma da Dio stesso.

Il gruppo si mette al lavoro, e nel 1956 viene reso pubblico il documento di fondazione del Priorato di Sion. Per provare una discendenza da Gesù Cristo è necessario tornare indietro di quasi duemila anni. La tradizione occulta viene in loro aiuto: la Francia del Sud è densa di leggende che vogliono Maria Maddalena sbarcata a Marsiglia o nei dintorni poco dopo la morte di Cristo. L’anello di congiunzione tra Cristo e la Francia è stato trovato. Bisogna costruire dei documenti che provino l’esistenza di un’ininterrotta linea di sangue tra Dio e Plantard, e bisogna nasconderli in qualche luogo sicuro e soprattutto plausibile. Dapprima Plantard pensa a Gisors, rocca suggestiva che sembra – al primo sguardo – uno scrigno che nasconde qualcosa. Non può esporsi in prima persona, e vende dunque la storia ad uno scrittore francese appassionato di storia occulta, Gérard de Sède (che pubblicherà, dunque, Les Templiers sont parmi nous, con in appendice un’intervista a Plantard). Ma una visita a Rennes-le-Château lo convince che la ricchezza di Saunière è un mistero troppo intrigante per non approfittarne; il proprietario della tenuta che era stata di Saunière favoleggia di pergamene di Bianca di Castiglia trovate dal parroco nella chiesa. Plantard capisce d’aver trovato la sua Eldorado. Dopo aver recuperato materiale bibliografico sulla zona, De Cherisey si mette all’opera per creare i documenti che proveranno l’origine divina di Plantard; è un enigmista, e conosce bene le tecniche per criptare un testo. Su un articolo di inizio secolo, scritto da un archeologo della Società di Studi Archeologici dell’Aude, Elie Tisseyre, trova la riproduzione della splendida stele funebre di Marie De Négre. Ne conta le lettere: 119. Se se ne potessero aggiungere 9, si arriverebbe ad un quadrato perfetto, 128, il doppio di 64 che sono le caselle di una scacchiera 8x8. L’idea è buona: se il messaggio provenisse dalla stele, il legame tra Rennes-le-Château e la pergamena sarebbe immediato. De Cherisey ha un’idea: le 9 lettere restanti potrebbero far parte dell’ormai scomparsa lapide tombale della marchesa; ne realizza un disegno, che riporta le parole PS PRAECUM. PS è un immediato riferimento al Priorato di Sion, “PRAECUM” è una parola abbastanza ambigua da garantire infinite future interpretazioni. Come convincere, però, i ricercatori più abili che oltre alla stele (documentata) esisteva anche una lapide? Il problema si risolve facilmente: Plantard va alla ricerca del nome di un qualche vecchio archeologo della zona, e trova quello di Eugène Stublein. Realizza, dunque, un libretto contenente poche pagine (che depositerà solo il 20 giugno 1966 presso la Biblioteca Nazionale a titolo Pierre Gravées du Languedoc, retrodatato al 1884). Le tavole di questo lavoro sono un misto di realtà e fantasia. Tra le varie immagini, compare naturalmente quella della lapide appena creata da De Cherisey, contenente le nove lettere PS PRAECUM. La firma di Stublein, però, è talmente diversa dall’originale che – in tempi moderni – i meno ingenui si accorgono del falso. Ma c’è una firma di Plantard ancor più evidente all’occhio del simbolista allenato: nella parte bassa della lapide compare la rappresentazione di un polipo, copiata pari pari da un libro dell’amato esoterista Paul Le Cour!

Con le 119 lettere della stele della De Négre e le 9 (aggiunte ad arte) della lapide, De Cherisey può cominciare a decidersi per un messaggio. L’idea è quella di mescolare le 128 lettere; naturalmente il risultato – come in genere quando si creano anagrammi – non sarà fluente, ma la sua incertezza linguistica lo renderà ancor più intrigante. Per inserire elementi fertili nella leggenda, non si deve far economia di immagini fortemente evocative: dunque largo a Poussin, croci e cavalli di Dio; né vanno tralasciati elementi riferiti esplicitamente a Rennes-le-Château: ecco, per cui, un demone guardiano e le mele azzurre di mezzogiorno, che – i primi giorni di gennaio – compaiono su un muro della chiesa per un effetto ottico molto suggestivo dovuto alle particolari vetrate. Le lettere della stele vengono eliminate ad una ad una man mano che il messaggio procede. Il problema maggiore sarà naturalmente quello di riciclare le troppe X che compaiono nella data di nascita della marchesa, morta il XVII di gennaio del MDCOLXXXI (sic). Dovrà accontentarsi di uno strano “PAX DCLXXXI”, ma non ci sono molte alternative. Una frase è pronta, ed è proprio l’anagramma delle 128 lettere rinvenibili sulle due parti della tomba della marchesa, l’una vera (119), l’altra fasulla (9). De Cherisey, che conosce bene la ludolinguistica e la matematica ricreativa, ha ben in mente il gioco che tanto dilettò Eulero,Leibniz, Hilbert ed Einstein: il problema del salto del cavallo (che richiede come sia possibile, per il cavallo degli scacchi, occupare tutte le caselle di una comune scacchiera ciascuna esattamente una volta prima di ritornare sulla stessa casella da cui è partito, ogni volta seguendo il suo classico salto). Sceglie una casella a caso su una scacchiera e qui scrive la prima lettera del messaggio, la B. Poi fa un ideale salto di cavallo, e sulla casella raggiunta scrive la E. Prosegue via via il gioco fino ad esaurire la prima scacchiera, dunque si muove sulla seconda, fino all’ultima lettera.

Ha ora di fronte le due scacchiere, ricolme di lettere mescolate. Per complicare il gioco, decide di spostare avanti di un certo numero di passi tutte le lettere, come nel vecchio sistema che trasforma la A in B, la B in C e così via; ma non è ingenuo: il metodo lo conoscono tutti! Meglio applicarlo con delle variazioni: è Vigenere ad ispirarlo. La chiave non sarà così semplice (una lettera in avanti) ma più complicata: cambierà ad ogni lettera, e sarà dunque una chiave di 128 lettere. Tale chiave non è altro che il testo di 128 lettere delle due parti della tomba, ma letto al contrario.

Non ancora soddisfatto, De Cherisey aggiunge tre passi ulteriori: due semplici spostamenti di una sola lettera indietro e un altro spostamento “complicato”, usando come chiave le parole MORTEPEE ripetute 16 volte (le lettere provengono dalla stele della De Négre). E’ soddisfatto del lavoro: la frase è diventata un’incomprensibile VCPSJQROVYMYYDLTPEFRBOXTODJLBKNJ FQUEPAJYNPPBFEIELRGHIIRYBTTCVTGD LUCCVMTEJHPNPGSVQJHGMLFTSVJLZQMT OXANPEMUPHKORPKHVJCMCATLVQXGGNDT.

Per realizzare un’opera verosimile, De Cherisey si procura il Dictionnaire d'archéologie chrétienne et de liturgie di Dom Fernand Cabrol, cui si ispirerà per i caratteri usati nella realizzazione del documento. Scelto un brano di Vangelo, l’enigmista lo modifica leggermente per confondere le acque, elimina tutti gli spazi ed inserisce, una alla volta, le lettere del messaggio cifrato ad intervalli di sei lettere. IESUS ERGO ANTE SEX DIES PASCHAE diventa dunque IESUSEVRGOANTCESEXDIPESPASCSHAE…

La realizzazione della seconda pergamena è più semplice: dopo aver scelto un brano del Vangelo, si limita a trascriverlo sollevando una lettera ogni tanto; anche la sua decifrazione – basata proprio sulla lettura delle sole lettere sollevate – è ben più agevole.

Tra il 1964 e il 1966 Plantard e De Cherisey elaborano il mito in tutte le sue sfumature, depositando uno dopo l’altro una serie di documenti apocrifi in cui vengono millantati il ritrovamento da parte di Saunière delle pergamene, il suo viaggio a Parigi, i suoi rapporti con l’élite culturale parigina e le sue attività più “sospette”. Si tratta ora di “vendere” la storia come autentica. Gérard de Sède è un’ottima cassa di risonanza: Plantard e De Cherisey lo contattano e gli offrono un manoscritto che contiene già il canovaccio della storia. Lo scrittore sa che non si tratta di una storia documentata, ma di un racconto di fantasia, e scrive nella prefazione al suo Le trésor maudit che le somiglianze tra la storia raccontata e la realtà sono assolutamente casuali. Nel libro (1967) viene raccontata la favola riportata all’inizio, e sono riprodotte le due pergamene, ma non il messaggio cifrato. Nel 1971 De Cherisey annuncia di esser riuscito ad estrarre il messaggio (da lui stesso nascosto!), e lo pubblica in un romanzo intitolato Circuit.

Ma col tempo è chiaro che De Sède non ha intenzione di pagare la percentuale sulle vendite di Le trésor maudit ai due co-autori, che dunque passano al contrattacco, rivelando di essere gli autori delle due pergamene. La prova di questo fatto è incisa nel procedimento stesso di decrittazione, impossibile da eseguire se non si è gli autori del metodo: chiunque, all’infuori di De Cherisey, avrebbe potuto seguire miliardi di altri percorsi sulle scacchiere e trovare miliardi di diversi messaggi; solo l’autore, come in effetti avvenne, avrebbe potuto spiegare come il testo era stata criptato.


Mariano Tomatis (CICAP Piemonte)

Dal sito www.marianotomatis.it ( http://www.marianotomatis.it/index.php?id=7&d=93 )

http://www.silviadue.net/vari/rennes_lapide.jpg

30-01-05, 06:54
:-0001o

30-01-05, 12:17
Scusa Silvia, solo ora ho visto che questo ordinatissimo 3d rischia di essere rovinato graficamente dal mio last edit.
Prego i pii moderatori di cancellare i miei strafalcioni editandi. :)

Silvia
30-01-05, 14:36
E perché mai? Anzi, la faccina che beve il caffè mentre legge (presumo) POL ci sta benissimo e il "last edit eccetera" non mi sembra disturbi l'"ordine" del 3d. Parere personale, poi vedi tu... :)