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Visualizza Versione Completa : Omaggio alla gloriosa ed antica tradizione dei Repubblicani Italiani.



Tsabar
21-07-02, 22:05
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Cari amici,sperando di farvi cosa gradita,ri-porto qui di seguito il testo integrale del ritratto che Indro Montanelli "dipinse" di Ugo La Malfa,alla morte del grande leader repubblicano,pubblicato dall'edizione odierna del "Giornale",nella sezione degli "Speciali".
Un omaggio alla luminosa figura politica di La Malfa e, indirettamente, a quel caro amico forumistico di vecchia data che è, per me, Nuvola Rossa.


"La prima notizia parlava di infarto cardiaco:brutta faccenda,ma con un pericolo solo cui La Malfa era preparato da tempo:la morte.Poi era venuta l'angosciosa rettifica:trombosi cerebrale,dieci volte peggio.Non riuscivo a vedere La Malfa in carrozzella morire ogni giorno,magari per anni,come Segni.Piuttosto che di riaprirli sulla propria impotenza e miseria,auguravo ai suoi poveri occhi - già quasi completamente al buio,del resto - di chiudersi per sempre,e subito.Lo avevo visto poche ore prima,a Palazzo Chigi.Dovevo recapitargli un messaggio di Zanone,incerto sull'accoglienza che i repubblicani avrebbero fatto ad un eventuale voto di fiducia dei liberali al nuovo governo.Si era arrabbiato."Ma come può dubitare Zanone della nostra accoglienza?Saremo fratelli separati,noi e i liberali,ma sempre fratelli siamo.Eppoi,come può negarlo il voto?E' un governaccio,d'accordo...Ah,Visentini,Visentini,era lì sulla tua sedia e non mi ha voluto ascoltare.Se entrava lui,restavano anche Prodi e Ossola,e allora...Ma che c'entra il governo?Il voto non si dà al governo,si dà alla formula,che è il ritorno a quella di De Gasperi.Vera o falsa,non importa.Se il corpo elettorale l'approva,diventa vera anche se è falsa.E come possono i liberali dirle di nò?Questa formula tu sai quanto m'è costato vararla".
(Era vero.Tre mesi fà mi aveva detto:"Le elezioni non si possono evitare.Ma guai alla DC se ci và da sola.Deve andarci con noi e i socialdemocratici,i liberali verranno dopo".Gli avevo risposto:"Non ci riuscirai".Quando ci riuscì,mi telefonò sul tono felice d'un ragazzo che,passato ad un difficile esame,aspettava l'elogio:aveva anche questi lati infantili.Più tardi gli chiesi come mai il governo non l'aveva fatto lui,quando Pertini gli aveva dato l'incarico,per gestire in proprio le elezioni.Se n'era quasi offeso:"Anche tu mi prendi per uno che vuol fare il Presidente del Consiglio?Senza la DC,che dopo un simile schiaffo sarebbe passata all'opposizione,cosa avrei fatto io?Il prigioniero delle Sinistre,capo del governo sì,ma per conto terzi,e che terzi?").Disse ancora,venerdì sera:"Riconoscilo:questo tripartito è stato un piccolo capolavoro.Sono contento di lasciarlo in eredità a quelli che vengono dopo di me.Speriamo che non lo sciupino."Ma queste parole non mi avevano per nulla impressionato:troppe altre volte mi aveva parlato con questi malinconici accenti da congedo,e non ho mai capito se lo facesse per civetteria (il patetico gli piaceva,e lo "toccava" bene) o per convinzione.Sò soltanto che subito dopo la la passionaccia lo riprendeva,quella che non gli avrebbe dato pace nemmeno in carrozzella e gli avrebbe procurato Dio sà quali tormenti.C'era dentro dalla testa ai piedi,ed è stata questa divorante febbre - ne sono sicuro - a bruciargli la vita e a fargli scoppiare le vene nel cervello.Quasi tutti gli uomini politici - e il "quasi" è soltanto cautelativo - la placavano con il potere:Andreotti,quando ha il potere,dorme felice come un bambino con l'orsacchiotto.A La Malfa il potere dava fastidio,e ogni volta che gliene toccava una fetta,non vedeva l'ora di liberarsene.Il comando di truppa,fosse anche quello più alto,di un'intera armata,lo annoiava.Era un generale da Stato Maggiore.Era questo che lo rendeva anomalo e gli dava spicco in una classe politica che di tattici abbonda,e anche agguerritissimi:magari lo fossero un pò meno.Ma di strateghi,scomparso Moro,era rimasto solo lui,La Malfa:Con le sue inquietudini,coi suoi variabili umori,con le sue siciliane impuntature,ma anche col suo fiuto,il suo intuito,la sua inesauribile immaginazione,la sua visione a lunga gittata,talvolta troppo lunga."Se non fossi cieco,sarei presbite",mi disse un giorno,ed era vero.Per guardare lontano,a volte non vedeva l'ostacolo vicino,e ci inciampava.Sò che fra i nostri lettori,ce ne sono parecchi che non amavano La Malfa.E con delle ragioni.L'uomo aveva anche dei caratteri urtanti:una certa alterigia intellettuale che gli rendeva facile il disprezzo,e un atteggiamento da profeta inascoltato che lo portava spesso a compiangersi per l'inutilità della propria saggezza.Di errori ne ha commessi anche lui,tanti.Ma tra gli errori ci sono quelli che puzzano di fogna,e quelli che odorano di bucato.Gli errori di La Malfa odoravano sempre di bucato,lui li riconosceva.Anche coloro che lo avevano in uggia non tarderanno ad accorgersi ch'egli lascia un vuoto molto più grande del posto che occupava:a cominciare da quello stesso governo che non perde un vicepresidente,ma l'uomo di rotta,il nocchiero,e ora,resta tronco e monco.Chi scrive - e i lettori lo sanno - ha molto litigato con La Malfa,e anche alle brutte.Non si poteva farne a meno:era uno era uno di quegli uomini con cui l'amicizia si nutre di burrasche più che di miele.Ma questo riconoscimento gli debbo,a titolo postumo: quando ritrovai il mio colloquio con lui,mi parve di risalire d'un balso dalla palude a una vetta alpina:l'aria del discorso diventava con La Malfa tersa,tonica,intellettualmente stimolante.E,quando tornai a stringergliele,quelle mani erano pulite.
Pulite."

Dal "Giornale" del 27 marzo 1979.


Un cordiale Shalom a tutti




Tsabar

nuvolarossa
21-07-02, 22:18
http://www.pri.it/immagini/ugo.jpg

kid
22-07-02, 11:46
per avermi fatto fare un tuffo in un mare che non sembra esistere più.

Garibaldi
22-07-02, 12:43
Qualcuno diceva che, con la svolta di Bari, si sarebbe tormentato e rigirato nell'aldila'?!?!?!? a me invece sembra veramente ben contento e soddisfatto?!?!?!?guarda come se la ride !!!

nuvolarossa
15-09-03, 23:11
La Nota Politica
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Il Paese del parla-parla

Quando la ragione rischia di affondare per le troppe parole

L'Italia è diventata il Paese del "parla-parla". Nessuno riesce più a fare un ragionamento sui problemi e sulle soluzioni necessarie per farci uscire da una crisi che, per la verità, pervade tutta l'Europa.

Il "parla-parla" nel profondo Sud significa parlare di tutto sul niente o quasi.

Ieri abbiamo avuto il Presidente del Consiglio con le sue uscite davvero "spensierate" sul fascismo, poi l'ex ministro degli Esteri Lamberto Dini ci fa sapere che lo Stato d'Israele è uno Stato terrorista.

Su Telekom Serbia, il Senatore Calvi ci comunica che nessun politico è citato nelle carte pervenute dalla Svizzera, mentre gli Onorevoli Consolo e Taormina ci fanno sapere che vi è citato almeno il nome di un importante politico. Solo per citare i casi più eclatanti.

L'opposizione cosiddetta di sinistra sostiene, rispondendo a Berlusconi, che non si possono sabotare i fantasmi. Ma il cittadino, pur se attento lettore di giornali o ascoltatore di telegiornali, ci può capire qualcosa in un Paese dove si gareggia a chi le spara più grosse?

I repubblicani, che sono il partito della ragione, vogliono e debbono ragionare sui problemi senza inutili fragori. E non si dilettano a cogliere le occasioni per inserirsi nelle polemiche che il "parla-parla" moltiplica in questa stagione come le farfalle a primavera.

Malgrado la modestissima dimensione elettorale le loro ragioni le fanno valere, com'è dimostrato, nelle sedi appropriate dove molti dei loro suggerimenti vengono recepiti.

Lavorare per il bene del proprio Paese con coscienza, perseveranza e pazienza. E' questa la linea tracciata dalla nostra storia. Non è quella di ricercare la visibilità ad ogni costo. Essa verrà da sola al momento opportuno e siamo certi che sarà finalmente chiarificatrice anche della nostra "sofferta" collocazione nell'attuale confuso bipolarismo.

E nel nostro rapporto con Forza Italia dobbiamo prendere ad esempio ciò che Ugo La Malfa sosteneva il 30 giugno del 1954 a proposito del rapporto con la DC: "Non possiamo chiedere alla Dc di avere un esatto giudizio del problema democratico del nostro Paese. Ma se noi democratici laici, mostriamo per primi di non avere esatto giudizio e di non fare nulla per creare un giusto rapporto di forze, quello che oggi è evitabile non sarà evitabile domani".

Roma, 15 settembre 2002 (http://nuvolarossa.ilcannocchiale.it/)

nuvolarossa
11-03-04, 00:25
la nota politica
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Ai Ds saltano i nervi

Lo straordinario interesse dei deputati della Quercia alle future sorti del Pri

Gli onorevoli Giuseppe Rossiello e Goffredo Bettini, nel corso della seduta della Camera dei deputati del 9 marzo, dedicata allo scorporo del voto sulle missioni internazionali dell'Italia, hanno espresso sentimenti di autentico attaccamento verso il Partito repubblicano, tanto da accusare l'onorevole La Malfa di "aver distrutto un partito glorioso". Noi sinceramente non ci eravamo mai accorti di questo interessamento degli onorevoli Rossiello e Bettini per il nostro partito, ma non ci ha stupito ascoltare poche ore dopo il loro presidente, l'onorevole D'Alema, che a Radio anch'io non ha mancato di far sapere la sua insofferenza per i piccoli partiti litigiosi ed il loro desiderio di autonomia. Per cui, se uno guarda ai Ds, come al solito riscontra tutte le posizioni possibili: da una parte si rimpiange l'esistenza di orgogliosi partiti che non esisterebbero più, e dall'altra si disprezza quella dei piccoli che esistono e che non vorrebbero smettere di esistere.

Se dunque l'onorevole La Malfa avesse davvero concorso alla distruzione del partito repubblicano, egli sarebbe invece molto caro agli onorevoli Rossiello e Bettini, i quali sanno che la loro presidenza mal sopporta l'idea che un'orgogliosa tradizione democratica resti autonoma dalle loro velleità di creare unici soggetti della sinistra, non solo, ma usi anche dirgli in faccia come stanno le cose, non avendo nessuna indulgenza per quel velo d'ipocrisia con il quale costoro invece amano raccontarsele.

In particolare i Ds non sopportano l'idea di dover prendere atto che il leader europeo impegnato direttamente in Iraq è un esponente socialista, al quale loro stessi, solo pochi anni fa, avevano deciso di legarsi visto il suo straordinario successo. Fino a ricalcarne formule, replicarne slogan e imitarne comportamenti. Allora Tony Blair divenne un'icona dei neo convertiti al socialismo, oggi viene rimosso e ci si arrampica sugli specchi per non accorgersi che proprio Blair potrebbe essere l'unico leader della sinistra a governare un Paese europeo, visto che se anche in Italia dovesse cadere l'attuale formula di centrodestra, il nuovo leader sarebbe un rispettabile notaio democristiano di lungo corso, quale il professor Prodi, che sicuramente a suo agio si troverebbe con i popolari spagnoli del dopo Aznar, che verranno riconfermati, con i conservatoti greci che hanno già vinto, con i popolari tedeschi che rivinceranno, con Chirac che resterà ancora al suo posto. La sinistra europea potrebbe trovarsi confinata nella sola Inghilterra di Blair, che del resto già si sta preparando a rappresentare questo punto di riferimento politico per la sinistra continentale con apposite riunioni dalle quali i Ds, avendo perso con lui tutti i rapporti, vengono esclusi.

Per cui appare se non altro singolare che gli appartenenti ad un partito postosi fuori dall'orbita della sinistra occidentale - guadagnata così faticosamente! - accusino La Malfa di aver distrutto "il suo glorioso partito". Senza contare che questo glorioso partito i Ds lo volevano per lo meno assorbire e hanno provato con ogni mezzo a farlo, mostrando il grande rispetto per le tradizioni democratiche che deriva dalla loro mai dimenticata tradizione stalinista. Per cui forse il glorioso Partito repubblicano sarebbe meglio vederlo distrutto che finire nelle loro mani. Ma l'argomento di cui si è discusso nella seduta di Montecitorio non riguarda la distruzione dei partiti, bensì lo scorporo di un decreto, scorporo che se fosse stato fatto avrebbe mostrato ancor di più l'inadeguatezza della sinistra italiana a misurarsi con i problemi del governo di un Paese occidentale, volendo ritirare i nostri soldati che sono impegnati in prima linea per la stabilizzazione di un'area nevralgica per l'equilibrio internazionale. Gli onorevoli Rossiello e Bettini dovrebbero essere grati al governo che non li ha costretti a votare "no" alla missione in Iraq come avrebbero voluto, dimostrando così la loro lontananza dalla capacità di assumersi le responsabilità che spettano ad un governo e la distanza da alcuni loro alleati, poco inclini al voto contrario, come gli onorevoli Rutelli e Boselli. Altrimenti, con lo scorporo, di sicuro si sarebbe distrutta la lista unitaria che l'Ulivo ha messo insieme per le europee.

P.s: Ci sembra di ricordare che l'onorevole Bettini venga da una famiglia di tradizioni repubblicane e che da essa egli si sarebbe allontanato in direzione Pci - Pds - Ds ben prima che il Pri assumesse le posizioni politiche che egli così aspramente censura. Nel suo piccolo egli non è sembrato allora tenere al futuro del glorioso Partito repubblicano. Ci tiene adesso. Meglio tardi che mai.

Roma, 10 marzo 2004 (http://www.nuvolarossa.org)

nuvolarossa
23-05-04, 10:35
IRAQ, VALBONESI (PRI): "RISTABILIRE DIFFERENZA FRA BENE E MALE"

FORLI' - 21 maggio 2004 - Pubblichiamo un intervento di Widmer Valbonesi, segretario regionale dell'Emilia Romagna e componente della Direzione nazionale del Pri, dedicato alle tematica scottante dell'Iraq.
"Sono d'accordo con la presa di posizione di La Malfa: se coloro che devono rappresentare la superiorità dei valori occidentali (la libertà, il rispetto dei diritti umani, la tolleranza, il metodo democratico) si comportano come gli aguzzini del regime, vengono meno i presupposti morali dell'intervento militare in Iraq. Se quelli erano i veri presupposti che giustificavano l'intervento e non la presenza delle armi di distruzione di massa o il petrolio, cioè l'abbattimento del regime sanguinario di Saddam, comportarsi da barbari rende immoralmente concepibile la differenza fra "il bene e il male". La cosa è ancor più grave perché portata avanti da coloro che storicamente dovrebbero rappresentare il baluardo di un nuovo equilibrio mondiale basato sulla democrazia e il rispetto dei diritti umani. Ma se questo sul piano morale è esecrabile, anche per chi politicamente come noi è sempre stato dalla parte americana, sul piano politico, per ciò che significa, è distruttivo, soprattutto se non si ha il coraggio di assumersi la responsabilità politica di aver commesso quelle nefandezze".

"La superiorità del regime democratico che ha la forza in sé per denunciare anche gli abusi, le violenze ed i crimini più efferati - aggiunge Valbonesi - , rispetto ai regimi totalitari di destra, di sinistra o di regimi religiosi, ha un senso solo se si fanno pagare coloro che li commettono e coloro che li hanno ordinati. Non si capisce la difesa di Rumsfeld da parte di Bush se non in una logica di autodifesa che vuole coprire eventuali altri segreti, ma così facendo è evidente che espone tutti coloro che sono in missione in Iraq a delle critiche feroci anche rispetto alla possibile corresponsabilità morale di quelle torture.
Perché un conto è svolgere azioni umanitarie e di presidio del territorio, un conto è stare con degli alleati che compiono atti di quella violenza inaudita, in spregio a tutti i più elementari diritti umani".

"Bush - continua Valbonesi - non è più seguibile in questa sua strategia da integralista religioso: deve far pagare i colpevoli se vuole avere ancora una parvenza di giustificazione morale all'intervento e deve accettare che ci sia a questo punto un intervento dell'Onu che traghetti la crisi irachena verso una soluzione di democrazia effettiva. Lungi da me l'idea che nel frattempo occorra ritirare le truppe; sarebbe un disastro per il popolo iracheno e per tutta la comunità internazionale, perché dimostrerebbe che il terrorismo islamico è in grado di inginocchiare i suoi avversari, ma quelle foto e quei filmati non indignano solo le coscienze libere e civili del mondo intero, ma sono la propaganda più efficace per il reclutamento dei terroristi. Ecco perché i responsabili materiali e i loro mandanti politici devono pagare e se non pagano è perché sono coinvolti anche le massime autorità.
Speriamo che a farli pagare siano i cittadini americani, che col voto possono fare parziale giustizia ma non cancellare quella vergogna".

"Naturalmente - conclude Valbonesi - questo dà linfa strumentale anche a coloro che sono sempre stati antiamericani e che vedono questi episodi come il prezzemolo delle loro analisi false e solo confinabili nella mediocrità della politica nazionale. Il problema dell'immagine e della coerenza degli Usa rispetto alla democrazia e al rispetto dei diritti umani, è un problema che riguarda tutti i Paesi democratici, perché rappresenta la linea di tenuta del mondo democratico rispetto alle civiltà teocratiche o totalitarie. Se non si capisce che l'imbarbarimento comporta una escalation di violenza e di terrorismo, e che quindi non è il sistema americano che va condannato, ma chi ha deviato dai principi di civiltà, si commette un errore gravissimo di prospettiva politica.
Senza l'America democratica a fianco dei Paesi democratici non si costruisce un equilibrio di pace e di rispetto della democrazia e dei diritti umani, anzi si crea un fronte in sede Onu di Paesi che credono di poter prescindere da questi principi. Ecco perché occorre comunque mantenere una separazione di analisi fra le responsabilità che vanno perseguite fino ai massimi livelli e preservare l'alleanza fra Europa e Usa come asse portante dei nuovi equilibri mondiali. Non serve molto l'atteggiamento ipercritico e strumentale riferito alla contingenza politica nazionale da parte della sinistra, come non serve molto un atteggiamento da giustificazionisti sempre e comunque degli errori americani, non serve alla creazione di una politica di coesistenza pacifica, di emancipazione e di rispetto dei diritti umani che dovrebbe essere lo scopo dell'impegno politico".(Sesto Potere)
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/ZEROILCORAGGIODELLEIDEE.mid

nuvolarossa
30-12-04, 14:15
Vorrei sentitamente ringraziare Nuvola Rossa per l'invio
dell'allegato.
Spero che nel 2005 i repubblicani della CDL ed i repubblicani del
MRE aumentino i loro consensi. Rifiuto psicologicamente la
scissione: non l'ho mai accettata e mai l'accetterò, perché amo
infinitamente Mazzini, Ugo La Malfa e Spadolini e credo che i nostri
leader piangano nel vederci divisi.
Ritengo solo che ci possano essere due varianti del
repubblicanesimo: una liberal - democratica, moderata (il PRI
attuale), l'altra democratico - progressista, riformatrice e sociale
(il MRE attuale). Entrambe le tesi sono nobilissime, perché una
coincide con il pensiero liberaldemocratico di Spadolini, Giscard
d'Estaing e Giorgio La Malfa, l'altra è più simile alle teorie del
robespierrismo moderato e del Cavallotti ed al filone radicale e
laicista che riscosse fortuna nell'ultimo arco dell'Ottocento.
Sono nato e morirò repubblicano, perché il repubblicanesimo è la
fede nella Ragione, nel progresso, nelle riforme, nella laicità, nel
miglioramento progressivo delle condizioni di lavoro e di vita dei
lavoratori.
Il repubblicanesimo è onestà, purezza, sublimazione dell'ideale ed è
kalokagathìa, fulgida fusione del bello e del buono, nonché rispetto
del "mos maiorum", ossia dei perenni ideali di austeritas, dignitas
e virtus nel senso più aulico del termine.

Porgo devoti ossequi a Nuvola Rossa e a tutti i repubblicani di
destra e di sinistra.

Massimo Bandini

.................................................. .....................
tratto dal Gruppo "I Repubblicani"
http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/

nuvolarossa
30-12-04, 14:18
Anch'io soffro per la divisione. E' il metodo che l'ha provocata.
Ho molti amici che voglion stare a sinistra, convinti che debbano e possono perare per il bene del riformismo laico moderato, attenti alla conversione egli attuali diessini che, però continuano a celebrare Palmiro.
Molti tra loro vivono e si guadagnano da vivere, potiticamente e non solo, da decenni, in alleanze con la sinistra socialista e ex comunista.
Non hanno alternative, se abbandonano.
Se avete letto la nota di qualche giorno fa sulla Voce di un vecchio e saggio amico, conoscerete pure l'asprezza e la durezza dei metodi usati alla minoranza del Partito.
Io non mi sento ne berlusconiano, ne tanto meno di A.N o UDC.
Dico solo che abbiamo scelto, per tenere ancora alte le bandiere del P.R.I., il male minore.

Renato Traquandi

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tratto dal Gruppo "I Repubblicani"
http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/

nuvolarossa
04-02-05, 20:07
PRI/ PERA A NUCARA: LAICITA' CONCETTO CARO, MA SU TERRENO GIUSTO

"Da voi contributo per affrontare crisi relazioni con America"

Roma, 4 feb. (Apcom) - Il tema della laicità, che in varie occasioni "è stato oggetto di fraintendimenti", "è un concetto che è caro a voi come a me. Ma dobbiamo portarlo e tenerlo sul terreno corretto". Ribadisce questa distinzione il presidente del Senato Marcello Pera nel messaggio inviato al segretario del Partito Repubblicano italiano, Francesco Nucara, in occasione del congresso che si è aperto oggi a Fiuggi. La laicità, spiega Pera, "riguarda le istituzioni e, in primo luogo, la separazione Stato-Chiesa, che è una conquista di civiltà che dobbiamo mantenere. Ma quando ci si trasferisce sul piano delle coscienze e della società civile, la separazione tra fede individuale nei valori e azione politica collettiva in nome di principi non produce gli stessi risultati virtuosi".

"Siamo oggi - spiega Pera - davanti alla rinascita di sentimenti religiosi, che riguarda in primo luogo i popoli islamici ma anche parte della popolazione dell'Occidente cristiano. Dobbiamo fronteggiare questo fenomeno e non possiamo farlo se la laicità slittasse in relativismo, nichilismo, indifferenza, e le fedi fossero relegate nei ghetti personali". A quel punto, infatti, rilancia la seconda carica dello Stato "quei nostri stessi valori e principi, laicamente interpretati, sarebbero a rischio e con scarse difese prima culturali e poi politiche. Sono certo che questa medesima preoccupazione è ben presente anche a voi".

L'altro tema che Pera mette in evidenza è quello delle relazioni transatlantiche. "Dopo la storica risposta del popolo iracheno alle sue prime elezioni democratiche che ha convertito anche gli scettici - afferma Pera -, ritengo vi sia più di un motivo per ripensare i compiti dell'Occidente e per riflettere sul modo nel quale essi sono stati di recente interpretati dall'Europa". "Proprio per la vostra tradizione fermamente euroatlantica - conclude Pera -, occidentale e europeista, voi avete titolo morale e politico per affrontare la crisi delle relazioni con l'America e lo stato di grave debolezza dell'Europa, al quale neppure il Trattato costituzionale pone sufficiente rimedio".

copyright @ 2005 APCOM

nuvolarossa
08-09-05, 20:05
Crotone: adesioni di due consiglieri al partito/E' stato costituito in comune il gruppo autonomo repubblicano

Torna l'Edera nella città di Pitagora

Il Pri, ritorna nel consiglio comunale di Crotone: infatti, due consiglieri comunali, Antonio Leto ed Emilio Tocino, da tempo costituiti in gruppo autonomo, hanno deciso di continuare con i repubblicani le loro battaglie politiche ed hanno chiesto al segretario nazionale on. Francesco Nucara l'iscrizione al Pri e l'autorizzazione a costituire il gruppo autonomo repubblicano nel consiglio comunale di Crotone. Tale richiesta è stata accolta positivamente dagli organismi nazionali e regionali. Pertanto, in vista delle prossime elezioni amministrative, si è deciso d'intesa con il segretario regionale Pino Vita, di nominare rispettivamente Antonio Leto e Emilio Tocino responsabile provinciale e vice responsabile del Pri, mentre all'ex assessore Roberto Travisi è stato affidato il coordinamento delle attività cittadine. E' stata, infine, fissata per la fine di settembre una riunione, con la partecipazione del viceministro all'Ambiente Nucara e del segretario regionale con i nuovi responsabili crotonesi, per l'inaugurazione della nuova sede del Pri e per definire una serie di iniziative politico- organizzative legate in particolare all'ambiente e allo sviluppo economico del comprensorio, con cui avviare nella società crotonese e nelle istituzioni la nuova attività del Pri.

nuvolarossa
13-01-08, 14:05
Il 2008 è l’anno in cui ricorre il settantesimo anniversario della morte di Arcangelo Ghisleri, avvenuta a Bergamo il 19 agosto del 1938

In quella giornata torrida di agosto del 1938 la salma di Arcangelo Ghisleri venne accompagnata all’ara crematoria, come l’estinto aveva prestabilito.

Molto tempo prima, esattamente nel corso del 1879, quando aveva soltanto 24 anni, Ghisleri aveva in proposito scritto: “ Ardere! Ecco una forma di dissoluzione, che non istaura, ma quasi rallegra, come rallegra fra gli alari domestici lo scoppiettar di una fiamma. Ardere! C’è una bellezza artistica in questo scomparire dalla vita ardendo! Ardere! Parola sdrucciola che suona fervore, rapidità, caldo soffio di vita! E sarà vita, di fatto, questo nostro trasformarsi in così breve ora. Ardere! Ossia tramutare le nostre carni, in cui venne a cessare il palpito dell’organismo, in flotti e ondate gazeiformi che si mescoleranno nuovamente feconde all’eterna vita dell’universo……”.

Quando scrisse queste formidabili righe Ghisleri si preparava a trasferirsi da Milano a Bergamo per dirigervi il quotidiano Bergamo Nuova, ma anche per riuscire a risparmiare al fine di tenere in vita la Rivista Repubblicana, che era oberata di debiti.

Arcangelo Ghisleri nasce nel comune di Persico, in provincia di Bergamo, nel 1855, dunque nasce suddito austriaco; aveva sei anni quando nasce il Regno d’Italia e quindici quando le truppe di Cadorna entrarono in Roma; due anni dopo si diploma in ragioneria.

Inizia poco dopo un periodo di insegnamento al liceo; poi si fa conoscere come autore di testi di geografia, materia della quale era appassionatissimo, fatica che gli valse anche dei premi a livello europeo. Ingegnoso e uomo d’azione si adoperò nella pubblicazione di periodici, come il quindicinale “L’educazione politica” nelle cui pagine apparvero articoli a firma di Cesare Battisti, Chiesa, Bovio e tanti altri famosi personaggi dell’epoca.

Assieme ad Alberto Mario fu editore e direttore de “ La Rivista Repubblicana” nella quale trasfondeva i metodi di organizzazione del futuro partito.

Nel corso del 1879, a Milano, all’Albergo Biscione di Piazza Fontana, si ritrovarono in quarantacinque, intellettuali e politici del repubblicanesimo nascente, sotto la presidenza di Gabriele Rosa, reduce dal carcere infame dello Spielberg nel lontano 1833 causa “affiliazione alla Giovine Italia. Quel convegno intendeva celebrare la ricorrenza annuale della morte di Mazzini e finì per diventare il luogo dove nacque la Consociazione Repubblicana della Regione Lombardia, ben sedici anni prima della nascita del Partito Repubblicano Italiano. ( Milano, 21 aprile 1895); il giovanissimo Ghisleri dominò praticamente tutto il convegno, riuscendo a controllare ele nostalgie cospirative, l’insurrezionismo, l’astensionismo elettorale. In un resoconto della “sua” Rivista Repubblicana egli dette modo di far emergere un ingegno politico straordinario, tracciando la linea d’azione del partito: “ anziché rinchiudersi nei tenebrosi cenacoli della cospirazione converrà uscire all’aperto spiegando lealmente ciò ci vuole al Paese e abbandonando il fantastico sistema dell’allarmare, per attenersi al metodo pratico e positivo del dimostrare e persuadere”.

Aveva ottantatre anni al momento della morte; morì dimenticato dai più ed isolato. Diversi mesi dopo il decesso ebbe una commemorazione accademica da parte del Regime, in qualità delle sue attività di editorialista topografico e geografo.

Egli, però, se pur nascosto dallo pseudonimo di Bruno Minore, aveva avuto modo di vedere pubblicati moltissimi articoli su numerosi quotidiani laici lombardi, come “Preludio” “ Buonsenso” “ Vita Nuova” ed altri, dimostrando da lì in avante di saper disputare di letteratura, di scienze, di economia e di politica con lucidità e competenza.

Sono tanti gli scritti che questo “formidabile” repubblicano ci ha lasciato, quasi tutti sotto forma di articoli di giornali, come sono anche tanti i testi dei discorsi da lui tenuti nelle numerose occasioni di cui è stato protagonista.

Causa la concisione imposta dal lavoro dello storico e dagli obblighi del cronista, però, riteniamo opportuno stralciare queste due considerazioni sue, al fine di mettere positivamente in evidenza la statura storica e il grande rigore morale di Arcangelo Ghisleri:

“ Per noi la tesi non è dimostrare che in repubblica non si troveranno più ambizioni, egoismi, intriganti prepotenze con relative gesta e conseguenze anche nella cosa pubblica; né in questa vi mancheranno i corrotti, le vittime o i complici dell’intrigo, dell’ambizione, dell’egoismo, delle prepotenze di certuni. La nostra tesi è di mostrare come le istituzioni repubblicane siano migliori, a malgrado dei vizi degli uomini…….”

“ Noi prepariamo il domani senza ambizioni di potere. La repubblica verrà, ma non sarà fatta dai circoli o dal partito, che ne fu banditore fedele. Essa verrà quando i conservatori stessi la invocheranno come unica salvezza e guarentigia d’ordine sociale; e la vorranno i socialisti come lo strumento più idoneo per accelerare tutte le conquiste e tutti i progressi popolari. Ma noi, anche allora, tra la subdola conversione degli uni e le scatenate cupidigie degli altri,noi, invece che al potere, ci troveremo anche allora al di fuori, per salvaguardare la nostra idealità contro tutti gli egoismi e contro tutte le prepotenze”.

Renato Traquandi

tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/14764