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Visualizza Versione Completa : Solidarieta' al Sindacato U.I.L ... "Patto per l'Italia" e Legge Biagi



echiesa
22-07-02, 15:36
http://www.nuvolarossa.org/modules/xgallery/cache/albums/01-Album-di-Enzo/LOGOFORUM03BIG.sized.gif
http://www.casentinomusica.net/Spartiti/Midi/S/Sinatra,Frank%20My%20way.mid

ESPRIMO TUTTA LA MIA SOLIDARIETA' ALL'AMICO MUSI MINACCIATO DAI MASCALZONI DELLE NUOVE B.R.
ADRIANO, CORAGGIO E FORZA NELLA DIFESA DEI LAVORATORI E DELLA DEMOCRAZIA
SALUTI
ECHIESA:mad:

nuvolarossa
22-07-02, 18:10
Per meglio comprendere la solidarieta' espressa da echiesa...visitare la discussione....:

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&postid=166108#post166108

kid
23-07-02, 14:55
Musi ha firmato "il patto scellerato" e "va fermato", no? In fondo le br interpretano alla lettera le parole di Cofferati, o in politica le parole non hanno peso? Purtroppo pesano almeno come proiettili. Per questo ritengo il dottor Cofferati un irresponsabile e l'atteggiamento dei ds, di coccolarselo e lisciarselo stomachevole.
Temo che non finirà qui, soprattutto se l'onorevole Violante, quello che riconosceva le ragioni dei giovani di Salò - ti ricordi Echiesa? io mi limitavo a riconoscere il valore militare della decima, ma mai ho pensato che avessero una qualche ragione e che bisognasse coprirle di piombo - ha avuto la bella pensata di plaudire al movimento no global ad un anno del g8. Proprio quando quell'altro galantuomo di Casarini si preoccupa di far sapere, mai avessimo avuto dei dubbi, che i social forum "non sono non violenti". Bello spettacolo i compagni. Meglio davvero i vecchi stalinisti tutti d'un pezzo. Non credete?

echiesa
23-07-02, 18:35
Si, in effetti gli stalinisti tutti di un pezzo erano altra roba, e Violante ha preso una posizione che mha........mi sembra incapibile.
saluti
echiesa:fru

G. Oberdan
23-07-02, 23:08
poche settimane fa è andato in onda un film in due puntate che parlavo di due amici e una ragazza che ai tempi della guerra si ritrovano prima fascisti convinti e inculcati dalla retorica di regime, poi uno nella decima mas e uno nei partigiani.

Pare che quel film sia stato fatto con i contributi anche del governo di csx (non ricordo se D'Alema I o Prodi) quando violante riconosceva "certe ragioni" dei giovani in grigioverde.
Solo che quel film ha avuto la maleducazione uscire adesso che il Duce Berlusconi è al governo.
La conseguenza è stata che Violante ha criticato il film dicendo che distorcerebbe la verità.

Ma allora mi chiedo.... "La verità cambia a servizio del momento in cui ci troviamo?"

Peccato non ricordi il titolo del film...

nuvolarossa
24-07-02, 21:30
La DN esprime all'unanimità solidarietà ad Adriano Musi

La Direzione Nazionale del PRI ha espresso all'unanimità solidarietà ad Adriano Musi per le gravi minacce di cui è stato fatto oggetto, sottolineando che esse mirano a colpire l'impegno riformatore equilibrato ed attento ai valori umani che ha caratterizzato la sua lunga militanza di dirigente sindacale e di repubblicano.

Roma, 24 luglio 2002
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tratto da
http://www.pri.it

nuvolarossa
24-07-02, 21:31
La lettera di solidarietà di Nucara a Musi

Caro Adriano,

ti esprimo la mia personale solidarietà assieme a quella di tutti i oggetto. repubblicani per le gravi minacce di cui sei stato fatto.

Da qualsiasi parte provengano esse mirano a colpire quell'impegno riformatore, equilibrato e sempre attento ai valori umani che ha caratterizzato la tua lunga milizia di dirigente sindacale e di repubblicano.

Sperando di incontrarci presto ti saluto

Francesco Nucara

Roma, 22 luglio 2002
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tratto da
http://www.pri.it

nuvolarossa
28-07-02, 09:42
PATTO PER L'ITALIA

Gli ammortizzatori sociali:com'è e come sarà

Il raffronto tra l'attuale situazione e le previsioni del documento sottoscritto dalle parti sociali.

Indennità

di disoccupazione Cosa prevede il Patto per l'Italia
La situazione attuale
Formazione
e ammortizzatori Cosa prevede il Patto per l'Italia
La situazione attuale
Incentivi Cosa prevede il Patto per l'Italia
La situazione attuale


Indennità di disoccupazione

Cosa prevede il Patto per l'Italia
L'indennità di disoccupazione ordinaria connessa agli attuali requisiti pieni sarà incrementata nella sua entità e durata prevedendo: un' indennità di base che garantisca un sostegno al reddito complessivo per un periodo continuativo massimo di dodici mesi, con un meccanismo a scalare che assicuri al lavoratore il 60% dell'ultima retribuzione nei primi sei mesi, per poi scendere gradualmente al 40% ed al 30% nei due successivi trimestri. A tal fine, il Governo si impegna a garantire la necessaria copertura per una spesa di almeno 700 milioni di euro per anno; la durata massima complessiva dei trattamenti di disoccupazione non superiore ai 24 mesi (30 mesi nel Mezzogiorno) nel quinquennio; il controllo periodico sulla permanenza nello stato di disoccupazione involontaria dei soggetti che percepiscono l'indennità; programmi formativi a frequenza obbligatoria per i soggetti che percepiscono l'indennità, con la certificazione finale del risultato ottenuto, nel quadro dei piani individuali concordati con i servizi per l'impiego. In tale prospettiva potranno essere sperimentate a livello provinciale prime forme di bilateralità che concorrano a definire l'orientamento formativo

La situazione attuale

Attualmente possono essere comprese all'interno di questa voce una serie di prestazioni temporanee ad integrazione del reddito, diverse per presupposti ed ambito di applicazione, ma caratterizzate dall'avere come presupposto il venir meno di un rapporto di lavoro.
Il finanziamento è a carico della Cassa di assicurazione contro la disoccupazione, alimentata con i contributi versati dai datori di lavoro. Quella cosiddetta ordinario è disciplinata da D.Lgs.Lgt, 142/1946, artt. 1-3. Spetta ai lavoratori assicurati per almeno due anni contro la disoccupazione involontaria e per i quali siano stati versati almeno 52 contributi settimanali nel biennio precedente la data di cessazione del rapporto di lavoro. L'importo è pari al 30% delle retribuzioni. La durata ammonta a 180 giorni. Esiste poi un' idennità di disoccupazione con requisiti ridotti è disciplinata dal Decreto Legge 86/1988 (conv. in L. 160/88), art. 7, co. 3. Interessa i lavoratori, assicurati contro la disoccupazione involontaria, che siano stati licenziati. Spetta ai lavoratori che, non potendo far valere 52 contributi settimanali negli ultimi due anni, hanno lavorato per almeno 78 giornate nell'anno precedente. La durata equivale al numero di giornate pari a quelle effettivamente lavorate nell'anno precedente.

Formazione e ammortizzatori

Cosa prevede il Patto per l'Italia

Un tavolo negoziale tra Governo, Regioni, Province e parti sociali si riunirà entro 60giorni dal presente accordo per concertare i modi con cui collegare efficacemente il sostegno al reddito dei disoccupati con le attività di formazione e, più in generale, i servizi per l'impiego con i programmi della formazione in alternanza e continua, fermi restando i principi e le normative che regolano il funzionamento dei Fondi ex lege 388/200, finanziati dall'accantonamento dello 0,30% del monte salari dei lavoratori dipendenti. In questo stesso ambito sarà esaminata in via prioritaria la possibilità di uno specifico rimborso degli oneri derivanti dalla partecipazione ai corsi di formazione dei cittadini in stato di disoccupazione involontaria, secondo quanto indicato dall'Unione Europea. Oggetto di verifica da parte del tavolo saranno, in particolare, i contenuti e l'entità delle misure finanziarie della riprogrammazione di metà percorso del Fondo sociale europeo (obiettivo 3 ed obiettivo 1) nell'ambito del negoziato con la Commissione Europea che si svolgerà nel 2003.

La situazione attuale

Dei Fondi bilaterali previsti dalla legge finanziati dall'accantonamento dello 0,30% del monte salari dei lavoratori dipendenti, al momento è già attivo quello per i lavoratori interinali. Al breve dovrebbe entrare in funzione - il regolamento è già stato approvato - quello che fa capo a Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Finora gli interventi previsti riguardavano solo i programmi di formazione continua.

Gli incentivi

Cosa prevede il Patto per l'Italia

Il riordino degli incentivi sarà orientato prioritariamente alla promozione dei contratti a contenuto misto con certificazione dell'attività formativa da parte degli organismi bilaterali; al reinserimento dei disoccupati di lungo periodo; alla promozione di strumenti che possano facilitare la mobilità del lavoro, anche al fine di accompagnare i processi di localizzazione produttiva; all'inclusione delle donne nel mercato del lavoro e, più in generale, all'incremento dell'occupazione, anche autonoma e imprenditoriale, nel Mezzogiorno.

La situazione attuale

Negli ultimi anni sono stati previsti diversi meccanismi di incentivazione. Tra i quali:
Incentivi alla creazione di impresa rivolti ai giovani (Legge 95/1995 che sostituisce la L. 44/1986; Legge 236/1993, art. 1-bis; Legge 135/1997; Legge 448/1998, art. 51). Gli incentivi sono rivolti alle società composte in massima parte di giovani tra i 18 e i 30 anni, ovvero in toto da giovani tra i 18 ed i 36 anni. Le agevolazioni riguardano diversi settori: la L. 95/95 si riferisce ai settori della produzione di beni e della fornitura di servizi alle imprese, la L. 135/97 al settore dell'agricoltura; la L. 236/93 alle imprese di servizi nei settori espressamente indicati; la legge 448/98 estende i benefici di cui alla L. 95/95 alle cooperative sociali che presentino progetti per la realizzazione di nuove iniziative o per il consolidamento e lo sviluppo di attività già avviate. In particolare gli articoli 3, co. 5 e 6 della legge 448 del 1998 ha previsto per i nuovi assunti negli anni 1999, 2000 e 2001 a tutti i datori di lavoro privati ed agli enti pubblici economici, operanti nelle regioni Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna venisse riconosciuto lo sgravio contributivo per un periodo di tre anni. Una misura importante è quella predisposta dalla legge 215 del 1992 che prevede incentivi volti a favorire la creazione e lo sviluppo dell'imprenditorialità femminile, mediante la concessione di contributi in conto capitale delle spese per impianti ed attrezzature e delle spese sostenute per l'acquisizione di servizi. Sono previsti un contributo in conto capitale, fino al 50% delle spese per impianti ed attrezzature (60% per i soggetti che operano nelle aree obiettivo 1 e 2) e contributo fino al 30% delle spese per l'acquisto di servizi destinati ad aumento di produttività, innovazione organizzativa.
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tratto da
http://www.uilfpl.org/NEWS/pattoxitalia/pattohome.htm

nuvolarossa
28-07-02, 09:46
PATTO PER L'ITALIA

Collocamento

Cosa prevede il Patto per l'Italia

Riordino delle regole del collocamento, mediante rafforzamento dell'anagrafe del lavoratore, definizione dello stato di disoccupazione, dei modi per acquisirlo e per perderlo, e dei connessi diritti e doveri (colloquio di orientamento e proposta di formazione o di lavoro entro tempi certi). Le misure sono contenute nel decreto legislativo prossimo all'esame del Parlamento.

La situazione attuale

Il collocamento pubblico è stato al centro di un profondo processo di rinnovamento già a partire dal 1997. Quando con l'articolo 1 della legge 59 è stato avviato quel processo di riforma che in questi anni ha trasformato i vecchi uffici di collocamento (strutture a carattere strettamente amministrativo) nei moderni centri per l'impiego, realtà cioè in grado di svolgere un'intermediazione attiva tra la domanda e l'offerta di lavoro. Le nuove funzioni sono:
Orientamento. I Cpi hanno l'obbligo, anche se in modo più generico rispetto alla riforma del Governo, di realizzare azioni finalizzate alla prevenzione della disoccupazione di categorie deboli e alla valorizzazione dei "potenziali di lavoro (donne e lavoratori anziani)". Al momento risulta, però, una funzione poco sviluppata.
Inserimento lavorativo. É l'attivazione di tirocini e di piani di inserimento professionale. I Cpi non hanno però vincoli temporali per l'espletamento di questa funzione. É prevista la fornitura di consulenza alla imprese per quanto riguarda la formazione professionale e le forme di incentivazione.
Stato di disoccupazione. L'iscrizione alle liste di collocamento - è importante la data - permette di maturare l'anzianità di disoccupazione. Il rifiuto di una offerta di lavoro o di un progetto formativo, da parte dei Cpi, non comporta per i disoccupati la perdita dello "stato di disoccupazione".

Collocamento privato

Cosa prevede il Patto per l'Italia

Diffusione dei servizi privati e privato-sociali, che potranno svolgere, a determinate condizioni, tutte le tipologie di servizio al mercato del lavoro (incontro tra domanda e offerta, selezione, formazione, ricollocazione, lavoro interinale, ecc.). Le misure sono contenute nel Ddl 848 che privilegia e incoraggia la gestione di questi servizi anche a cura delle stesse parti sociali.

La situazione attuale

L'intermediazione di manodopera è vietata alle agenzie di lavoro interinale. Attualmente esistono una ventina di agenzia di collocamento privato, la cui attitivita è stata disciplinata dal decreto legislativo 23.12.1997, n. 469, che consente appunto a soggetti privati (società, cooperative, associazioni e fondazioni ecc.) di effettuare l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro.

Il Sil

Cosa prevede il Patto per l'Italia

E' prevista l'attivazione della Rete dei Servizi al lavoro, inclusa una "borsa" continua del lavoro, collegando Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, enti previdenziali e servizi all'impiego nel territorio (pubblici, privati e privato-sociali), sulla base di un nuovo progetto atto a produrre una banca dati dei lavoratori attivi ed in cerca di lavoro e coerente con le competenze delle Regioni.

La situazione attuale

Non esiste alcuna banca dati che metta in collegamento i centri territoriali per l'impiego.


Formazione e sussidi di disoccupazione

Cosa prevede il Patto per l'Italia

È prevista una stretta correlazione tra erogazione dei sussidi e diritti-doveri del disoccupato, attraverso verifiche periodiche circa l'effettivo stato di disoccupazione involontaria, l'immediata disponibilità e adesione ad attività di formazione, ad altra misura o occasione di lavoro secondo modalità definite, prevedendo la perdita di benefici in carenza di queste condizioni. Il riordino degli incentivi, inoltre, sarà orientato prioritariamente alla promozione dei contratti a contenuto misto con certificazione dell'attività formativa da parte degli organismi bilaterali; al reinserimento dei disoccupati di lungo periodo; alla promozione di strumenti che possano facilitare la mobilità del lavoro, anche al fine di accompagnare i processi di localizzazione produttiva; all'inclusione delle donne nel mercato del lavoro e, più in generale, all'incremento dell'occupazione, anche autonoma e imprenditoriale, nel Mezzogiorno.

La situazione attuale

Al momento la partecipazione ai corsi di riqualificazione professionale è lasciata alla volontà e alla discrezionalità di ognuno. La mancata partecipazione ad attività formative non comporta la cessazione del diritto all'indennità di disoccupazione.

Articolo 18

Cosa prevede il Patto per l'Italia

Il nuovo testo che verrà recepito nel testo della delega (848 bis) all'esame del Senato, conterrà tre novità. La prima, "inapplicabilità della misura alle imprese già rientranti, al momento dell'entrata in vigore della legge, nel campo di applicazione dell'articolo 18, in quanto nei 12 mesi precedenti abbiano occupato un numero di dipendenti superiori ai 15 addetti". Si tratta di una norma anti-elusiva per evitare sia che le nuove imprese con più di 15 dipendenti rientrino direttamente nella deroga (che è limitata al solo articolo 18 e non a tutto lo Statuto dei lavoratori) sia che le aziende riducano fittiziamente il personale per accedere alla nuova normativa. La seconda novità è che "decorsi 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge" ci sarà una "verifica" con le parti per valutare l'efficacia della nuova legge in termini di incremento occupazionale. L'ultima novità è la "non riconducibilità al concetto di nuova assunzione delle ipotesi di subentro di un'impresa a un'altra nell'esecuzione di un appalto, dove c'è una legge o una clausola contrattuale a tutela del passaggio del personale".

La situazione attuale

Lo statuto dei lavoratori (legge 300 del 20 maggio 1970) stabilisce che nel caso in cui un lavoratore venga licenziato senza che "giusta causa" il giudice del lavoro più ordinare il reintegro. Ecco il testo dell'articolo:
"….Il giudice, con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell'art. 2 della legge predetta o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro.
Il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno subito per il licenziamento di cui sia stata accertata la inefficacia o l'invalidità a norma del comma precedente.
In ogni caso, la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione, determinata secondo i criteri di cui all'art. 2121 del codice civile.
Il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al comma precedente è tenuto inoltre a corrispondere al lavoratore le retribuzioni dovutegli in virtù del rapporto di lavoro dalla data della sentenza stessa fino a quella della reintegrazione.
Se il lavoratore entro trenta giorni dal ricevimento dell'invito del datore di lavoro non abbia ripreso servizio, il rapporto si intende risolto.
La sentenza pronunciata nel giudizio di cui al primo comma è provvisoriamente esecutiva.
Nell'ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all'art. 22, su istanza congiunta del lavoratore e del sindacato cui questi aderisce o conferisca mandato, il giudice, in ogni stato e grado del giudizio di merito, può disporre con ordinanza, quando ritenga irrilevanti o insufficienti gli elementi di prova forniti dal datore di lavoro, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro.
L'ordinanza di cui al comma precedente può essere impugnata con reclamo immediato al giudice medesimo che l'ha pronunciata.
Si applicano le disposizioni dell'art. 178, terzo, quarto, quinto e sesto comma del codice di procedura civile.
L'ordinanza può essere revocata con la sentenza che decide la causa.
Nell'ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all'art. 22, il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al primo camma ovvero all'ordinanza di cui al quarto comma, non impugnata o confermata dal giudice che l'ha pronunciata, è tenuto anche, per ogni giorno di ritardo, al pagamento a favore del Fondo adeguamento pensioni di una somma pari all'importo della retribuzione dovuta al lavoratore".
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tratto da
http://www.uilfpl.org/NEWS/pattoxitalia/pattohome.htm

nuvolarossa
28-07-02, 09:48
PATTO PER L'ITALIA

CADA LA GRANDE IPOCRISIA

· di Carlo Fiordaliso

Sul problema del lavoro aleggia una grande ipocrisia.

Si “afferma” da parte di molti sindacalisti una teoria che non ha corrispondenza nella pratica e – quando si è costretti ad operare – si applica una “teoria” o giustificazione nascosta che non si osa esplicitare apertamente.

Tutti sanno ad esempio che il lavoro è cambiato e cambiato in profondità.

Tutti sanno che la sfida che il modello giapponese ha portato al sistema occidentale ha costretto le grandi aziende a ridimensionarsi in profondità.

Tutti sanno che il consumo di massa ha “terziarizzato” l’intero assetto produttivo e sociale, sicchè la gran parte della produzione della ricchezza avviene oggi al di fuori dell’industria.

I lavoratori dei servizi sono usciti dal cono di ombra ed il loro peso ed il loro numero oggi è divenuto preponderante.

Tutti sanno che in Italia è in opera una profonda divaricazione nel mondo del lavoro con un ristretto nucleo di dipendenti stabili attorno a cui ruotano tanti lavoratori “dimezzati”, non esiste più la società del lavoro con la elle maiuscola ma una società dei lavori con la elle minuscola.

Lavori con regime temporale di remunerazione, di tutela assolutamente differenti dal lavoro tipico di solo venti anni fà. E chi non conosce il dirompente problema delle esternalizzazioni: la forma che ha assunto la ristrutturazione della produzione e dei servizi in questi ultimi anni?

Bene, tutto questo sinteticamente richiedeva che avvenisse un cambio radicale di attenzione del sindacato. Attenzione a questo lavoro divenuto ormai fluido, informale, variabile, incostante. E questo era possibile solo mettendo mano ad un radicale ripensamento delle tutele.

Questa è la grande ipocrisia: negare ciò che è evidente; negare ciò che è divenuto prevalente, negare che il sindacato non sa incontrare questo nuovo tipo di lavoratore.

Farlo vuol dire tornare a fare quello per cui i sindacati sorsero: aiutare chi cerca un lavoro; aiutare a mantenere un lavoro; aiutare a “migliorarsi” per assicurare mobilità sociale a se stessi ed al sistema.

Si può entrare dalla porta di servizio, ma non è ammissibile che si resti per tutta la vita ai piani bassi.

Ma questo è possibile se si sposta il fuoco dell’attenzione del sindacato dal solo lavoratore che è garantito sul posto di lavoro. Questo vuol dire che la rete delle tutele, delle regole, delle opportunità deve cominciare “prima”, deve cominciare dallo strutturare il mercato del lavoro.

Il mercato del lavoro “è” la piazza che va edificata, ben segnalata, ben illuminata. Perchè è lì che si decide, mai come oggi, quali saranno le condizioni dei trattamenti dei lavoratori.

Ecco perchè a mio avviso l’accordo è così importante. Esso se pur timidamente avvia una impostazione del mercato del lavoro e delle tutele dei lavoratori innovative rispetto al passato. Alcuni passi li compie da subito, altri - più lunghi – si impegna a compierli.

La parte seconda del patto, dalla enfasi finalmente posta sull’efficienza dei servizi all’impiego (finita finalmente la vergogna che i giovani del sud ed in particolare quelli meno colti nulla conoscano delle opportunità che oggi ci sono al nord?), dall’enfasi posta sulla centralità della formazione; sullo schema nuovo di ammortizzatori sociali; sulle tutele integrative; tutto ciò rappresenta una grande novità.

Come è una novità – forse più rilevante di quanto si creda – l’affidare queste politiche all’iniziativa delle parti sociali, sperimentando forme di bilateralità .

Forse questo significa finalmente la fine delle estraneità del sindacato al controllo del mercato del lavoro e forse tutto questo impianto significa la fine della grande ipocrisia e la nascita di una nuova teoria finalmente specchio della realtà.

Ma se è vero tutto ciò, ed è vero, perché allora c’è una parte del mondo politico e sindacale che di fronte a tali provvedimenti lancia crociate degne di miglior causa e giudica traditori coloro che questi provvedimenti hanno contribuito a determinare?.

La risposta è molto semplice e verificata nella storia politica e sociale del nostro Paese come è dimostrato dalla contrarietà di una parte della sinistra politica e sindacale al varo della legge Brodolini (L. 300) con il suo art. 18; dall’opposizione violenta all’accordo di San Valentino sulla scala mobile che ha drasticamente ridotto il tasso di inflazione facendo recuperare capacità d’acquisto al salario dei lavoratori.

In sostanza ogni volta che si producono riforme il mondo si divide tra conservatori e riformatori.

I conservatori insultano, aggrediscono e sbraitano affascinando masse di lavoratori con slogan efficaci, i riformatori aumentano il loro impegno, lavorano e partecipano al progresso civile e morale dei lavoratori.

Quello dei riformatori è un destino duro e a volte rischioso come è dimostrato dai tanti, troppi morti, caduti su questa trincea, ma è il ruolo irrinunciabile di chi davvero, e non a parole, ama il proprio Paese e i suoi lavoratori al punto di esporsi alle violenze massimaliste pur di offrire cultura, impegno e lavoro per garantire progresso, tutele e dignità offrendo a grandi masse di lavoratori sempre nuove libertà dai bisogni.
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tratto dal sito della U.I.L.
http://www.uilfpl.org/NEWS/pattoxitalia/pattohome.htm

nuvolarossa
28-07-02, 09:50
PATTO PER L'ITALIA

FISCO:
Sgravi, 5,5 mld € alle fasce basse
di Dino Pesole

Prima novità: con la prossima Finanziaria sono in arrivo «almeno 5,5 miliardi di euro» per ridurre le imposte sui redditi fino a 25mila euro. Seconda novità: nel confermare la riduzione dal 36 al 34% dell'aliquota Irpeg, il Governo annuncia che stanzierà 500 milioni di euro per tagliare il costo del lavoro nel calcolo della base imponibile dell'Irap.
Due importanti postille, aggiunte nel documento finale, che hanno convinto Cisl e Uil da un lato (per la parte relativa all'Irpef), commercianti e artigiani dell'altro (per l'Irap) a rompere gli ultimi indugi e a siglare il «Patto per l'Italia». Poco prima della ripresa del lungo negoziato, fissata per le 13,30, era stato proprio il capitolo fiscale a richiedere un supplemento di istruttoria. E si era temuto uno slittamento della sigla alla prossima settimana, perchè il Governo non sembrava disponibile a inserire cifre e impegni finanziari così cogenti. Lo stesso Berlusconi, lasciando momentaneamente Palazzo Chigi, non aveva escluso uno slittamento.
Le organizzazioni del lavoro autonomo lamentavano, in particolare, l'assenza, nella prima bozza del documento, dell'impegno finanziario destinato al primo ritocco dell'Irap. Per Cisl e Uil, invece, non era esplicitato con esattezza lo scaglione di reddito sul quale si concentreranno maggiormente gli sgravi Irpef. La soluzione adottata soddisfa per ora entrambi, anche se lo stesso Tremonti non ha fornito ulteriori dettagli, rinviando al confronto che il Governo avrà «sul tema specifico della riforma fiscale», da qui alla prossima Finanziaria (non c'è più il riferimento alle «parti sociali firmatarie del presente accordo»). Lo sconto - ha spiegato - deriverà dalla combinazione di aliquote, base imponibile e deduzioni. «Per ora non è possibile entrare più nello specifico, perché l'attuale struttura dell'Irpef è estremamente complessa. È certo, in ogni caso, che concentreremo gli sgravi sui redditi bassi». Dai primi calcoli, si può dedurre, a titolo di esempio, che un operaio con reddito fino a 8.893 euro l'anno otterrà uno sconto di 576 euro, mentre un pensionato al minimo (516 euro) avrà un beneficio di 287 euro.
In risposta alla richieste di artigiani e commercianti, Tremonti ha ricordato che la delega fiscale, in discussione al Senato, prevede il concordato preventivo triennale. Ora un accenno esplicito a tale procedura compare anche nel testo del documento, insieme all'impegno a introdurre forme di contabilità semplificata per le piccole e medie imprese «con riferimento alla mormativa Iva».
È stato poi lo stesso Berlusconi a illustrare i restanti punti dell'intesa sul fisco. Chi ha la pensione al minimo «avrà una riduzione del 100% delle imposte». Un pensionato con 18 milioni di reddito potrà avvalersi di uno sconto del 52 per cento. Sarà altresì riconosciuta una specifica deduzione per i lavoratori dipendenti e pensionati «che forfettizzi i costi per spese di produzione del reddito, modulata in base al reddito complessivo».
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tratto dal sito U.I.L
http://www.uilfpl.org/NEWS/pattoxitalia/pattohome.htm

nuvolarossa
28-07-02, 09:53
PATTO PER L'ITALIA

RIFORME

Il faro resta l'accordo del '93

di Lina Palmerini


Il Patto per l'Italia comincia con una data, luglio '93. Non è un caso che proprio il primo capitolo del documento siglato ieri richiami espressamente la politica dei redditi sancita con quel Protocollo. E in un certo senso, quell'accordo e quella data diventano le fondamenta anche di questa intesa firmata, invece, senza la Cgil. Il Governo puntava a una conferma di quello strumento, riconoscendone l'efficacia nell'opera di risanamento pubblico ma anche ritenendolo una premessa indispensabile per lo sviluppo del Paese. Il risultato esibito ieri dall'Esecutivo è di essere riuscito in due traguardi: conferma di quel Protocollo e smantellamento della concertazione "bocciata" come l'acquisizione di diritti di veto. Ora si prova a coniugare il dialogo sociale («si tratta con chi ci sta») con il mantenimento di quei principi del '93.
L'adesione al Patto di Cisl e Uil, che si estende alla politica economica del Governo fissata con il Dpef e comprende la fissazione all'1,4% del tasso di inflazione programmata per il 2003, sembra mettere al riparo dai timori più forti. Quelli, cioè, che avrebbe alimentato e forse anche realizzato una rottura totale con il sindacato: una rincorsa salariale nei prossimi rinnovi contrattuali. L'incognita però resta. L'assenza della Cgil è infatti il punto interrogativo dell'autunno per il Governo, per le imprese ma anche, se non soprattutto, per Cisl e Uil.
Le conseguenze dello strappo tra sindacati non sono ancora tutte visibili e non si limitano alla proclamazione dello sciopero generale separato della Cgil. Il problema saranno i rinnovi contrattuali d'autunno: se, cioè, la confederazione di Cofferati presenterà o no delle piattaforme da sola. La competizione sul salario è un terreno sindacale scivoloso soprattutto quando i rinnovi si fanno sulla base di un tasso di inflazione programmata che appare piuttosto distante da quella tendenziale.
Dalla Cgil è già arrivato qualche segnale in questa direzione. I metalmeccanici sono già sul piede di guerra e non è un caso che il leader della Uil, Luigi Angeletti, abbia richiamato, in questi ultimi giorni il precedente contratto separato considerandolo un «flop» della Fiom. A dicembre, però, si ricomincia. E in un clima del tutto diverso da quello che pure produsse una firma separata di Fim-Cisl e Uilm-Uil.
«Prima o poi bisognerà ritrovarsi», diceva il leader della Cisl la scorsa settimana riferendosi alla rottura con la Cgil. E i rinnovi rappresenteranno proprio questo: un ritrovarsi o un perdersi del tutto. Con conseguenze ed effetti naturalmente diversi anche in termini di obiettivi di politica economica fissati dal Governo, a partire dal controllo dell'inflazione. «La Cgil dica o no se sta fuori dalla politica dei redditi, da quel Protocollo del '93 che porta la firma del presidente Ciampi», rispondeva Guidalberto Guidi, consigliere incaricato di Confindustria a Giorgio Cremaschi della Fiom che buttava a mare quegli accordi. Certo, vale la pena di ricordare che anche il Governo, nell'ultimo rinnovo del pubblico impiego, non ha dato il buon esempio elargendo un 6% circa di incrementi, di gran lunga superiori a quelli del settore privato.
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tratto dals ito U.I.L.
http://www.uilfpl.org/NEWS/pattoxitalia/pattohome.htm

nuvolarossa
28-07-02, 09:54
PATTO PER L'ITALIA

MERCATO DEL LAVORO

Formazione, una svolta in arrivo

Il Patto per l'Italia rafforza l'istruzione professionale e punta all'aggiornamento permanente per 700mila addetti.
Collegamento più stretto tra indennità di disoccupazione e qualificazione: niente sussidio a chi rifiuta i corsi.

di Serena Uccello

L'obiettivo è ambizioso: mettere a punto un sistema in grado di fornire competenze di base, linguistiche, matematiche, tecnologiche e sociali a 700mila persone a partire dal 2003. A fissarlo nero su bianco è il Patto per l'Italia, siglato da tutte le parti sociali (con l'eccezione della Cgil) la scorsa settimana, che per la prima volta sposta il ruolo della formazione professionale da complementare, rispetto all'istruzione superiore e universitaria, a centrale per lo sviluppo dell'occupazione. L'idea è quella di potenziare, per i giovani, le possibilità di ingresso nel mercato del lavoro attraverso un'adeguata formazione che tenga conto dei fabbisogni delle imprese e che soprattutto, strutturandosi come canale stabile, sappia costantemente fornire, ai lavoratori adulti, alternative e opportunità in termini di riqualificazione professionale.

Punto di partenza dell'«educazione per l'occupabilità» è la convinzione che «l'arricchimento permanente delle risorse deve essere promosso mediante la riforma dell'istruzione, fondata su una più elevata preparazione culturale e un più stretto rapporto tra scuola e lavoro, e un migliore coordinamento delle risorse pubbliche e private per la formazione permanente, attraverso il negoziato e la collaborazione tra Governo, regioni, province e parti sociali». Punto di arrivo, invece, la riforma del sistema educativo così da produrre l'innalzamento del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione a una durata di almeno 12 anni, il potenziamento dell'alfabetizzazione informatica, la possibilità ricorrente di alternare scuola e lavoro, la comunicabilità tra percorsi scolastici e formativi. Ed inoltre: il sostegno alle attività formative legate ai contratti di apprendistato per i giovani fino ai 18 anni. Una sfida che vuole fare essenzialmente leva su tre canali: l'istruzione e formazione tecnica superiore (Ifts), l'educazione degli adulti, la formazione continua. E a conferma di come dalle intenzioni il Governo intenda passare presto ai fatti, in particolare per i primi due punti sono già in cantiere alcuni interventi. Per gli Ifts il documento di programmazione 2002-2003 è alle ultime battute e in tempi brevi andrà all'esame, per l'approvazione, della conferenza Stato-regioni.

Predisposta anche la copertura finanziaria per un ammontare complessivo di 76 milioni di euro circa, dei quali 20 milioni circa stanziati dalla direttiva 53 del 2002 applicativa della legge 440 del 1997, 40 milioni erogati dal Cipe (ai quali potrebbero aggiungersene altre 12), 4 milioni - in particolare per le attività turistiche - stanziati dal programma operativo nazionale 2000-2006. Sul fronte dell'educazione degli adulti, per quanto non si parli ancora di cifre, è l'obiettivo stesso delle 700mila persone da coinvolgere a confermare la consistenza dell'impegno: si tratta, infatti, del doppio rispetto all'utenza monitorata per il 2001, che a sua volta rappresenta un incremento del 24% rispetto agli anni precedenti. Per il 2001 l'impegno finanziario era stato pari a circa 13 milioni e mezzo di euro.

Ma a sostanziare il nuovo ruolo della formazione professionale è l'inserimento di questa in un «circolo virtuoso tra sostegno al reddito, orientamento, impiego e autoimpiego che rafforzi la tutela del lavoratore in situazione di disoccupazione involontaria, ne riduca il periodo di disoccupazione, ne incentivi un atteggiamento responsabile e attivo verso il lavoro». In sostanza, oltre a un incremento dell'indennità di disoccupazione ordinaria, sono previsti «programmi a frequenza obbligatoria per i soggetti che percepiscono l'indennità, con certificazione finale del risultato ottenuto». E soprattutto «la perdita del diritto al sussidio nel caso di rifiuto della formazione».
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tratto dal sito U.I.L.
http://www.uilfpl.org/NEWS/pattoxitalia/pattohome.htm

nuvolarossa
29-07-02, 18:06
Il Pri analizza gli accordi
tra Governo e sindacati

Patto per l'Italia, contratto per il lavoro, intesa per la competitività e l'inclusione sociale sono i temi che saranno affrontati questa sera alle 20.30 al circolo Mameli di via Ravegnana 110, nel corso di una tavola rotonda organizzata dai repubblicani ravennati. Interverranno Giancarlo Cimatti, segretario comunale del partito, Lorenzo Cottignoli, vice presidente di Legacoop, Giorgio Guberti, direttore dell'Associazione commercianti, Sergio Folicaldi, direttore della Confartigianato/Fapa, Francesco Proli, segretario provinciale della Uil, Giannantonio Mingozzi, vicesindaco di Ravenna. «L'auspicio — sottolinea il partito repubblicano — è quello di favorire maggiore comprensione dei fenomeni economici in atto e il recupero di un dialogo sociale e di una collaborazione per evitare tensioni e conflittualità che rischiano di appesantire ulteriormente lo scenario».

nuvolarossa
04-08-02, 09:25
Il Patto per l’Italia portera’ meno tasse per tutti i lavoratori e i pensionati.
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U.I.L.: i perche’ di una firma
La UIL ha sottoscritto, assieme alla CISL e alle categorie imprenditoriali, il Patto per l’Italia, aprendo cosi’ una stagione di riforme in nome degli interessi generali. Di seguito riportiamo i punti su cui si basa l’importante accordo tra Governo e i rappresentanti dei Lavoratori.
FISCO
L’aliquota del prelievo fiscale passera’ al 23% per i redditi fino a 25 mila euro (48.400.000), determinando cosi’ una riduzione fiscale che, a seconda delle fascie di reddito, andra’ da 400 a 1.000 euro in meno rispetto al prelievo attuale. Complessivamente saranno stanziati 5,5 miliardi di euro per la riduzione delle tasse nel 2003 per i lavoratori dipendenti e i pensionati. Ci sara’ anche l’esenzione per i redditi da pensione fino al minimo (516 euro), e ci sara’ un aumento delle deduzioni e delle esenzioni in base ai carichi familiari e alle condizioni redittuali.
ARTICOLO 18
La sospensione dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori avra’ una durata di tre anni e riguardera’ le imprese che, facendo nuove assunzioni, supereranno il limite di 15 dipendenti. Piu’ volte Cgil Cisl e UIL hanno concordato con i Governi, per alcune categorie di lavoratori (tendenzialmente nuovi assunti), la sospensione dell’art.18 qualora queste assunzioni superassero i 15 dipendenti. Tali accordi sono poi diventati Leggi che hannno interessato i contratti di formazione e lavoro nel 1984, i contratti di apprendistato nel 1987, i contratti di reinserimento nel 1991, i lavoratori interinali nel 1997 e i lavoratori socialmente utili nel 2000. La norma stabilita non potra’ essere applicata alle imprese che gia’ avevano superato i 15 dipendenti nei 12 mesi precedenti all’entrata in vigore di queste nuove norme. Le eventuali iniziative legislative, dopo i 3 anni di sperimentazione, saranno definite in base ad accordi tra le parti sociali.
INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE
L’indennnita’ di disoccupazione sara’ aumentata nell’importo e potra’ essere erogata fino a 12 mesi consecutivi. L’accordo prevede che il sussidio per chi perde il lavoro sara’ pari al 60 % dell’ultima retribuzione per i primi 6 mesi di disoccupazione, per poi passare al 40% per i 3 mesi successivi e al 30% per gli ultimi 3 mesi. La durata massima del trattamento di disoccupazione comunque non potra’ essere superiore ai 24 mesi (36 per il Sud) nell’arco del quinquennio. A questo fine il Governo stanziera’ 700 milioni di euro all’anno. Sono previsti programmi formativi a frequenza obbligatoria per coloro che percepiscono la disoccupazione, con la certificazione finale del risultato ottenuto.
SUD
Sono previste per il Sud un’insieme di azioni concertate tra le istituzioni e le parti sociali, per un impiego definito attraverso accordi di programma delle risorse destinate dalla prossima finanziaria. Interventi atti a favorire l’accesso al credito e l’avvio di una serie di opere pubbliche infrastrutturali.

La prossima legge finanziaria, infine, non prevedera’ nessuna riduzione della spesa sociale rispetto allo scorso anno.
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Tratto dal Pensiero Romagnolo Repubblicano
Pubblicato in Forli’ n.7 luglio/agosto 2002

nuvolarossa
17-10-02, 23:29
Sciopero/Nucara: la piazza contro la democrazia

''Lo sciopero proclamato per domani dalla Cgil e' uno sciopero inutile e dannoso per la mancanza di serie motivazioni sindacali. Il suo obiettivo, come dimostrano gli appelli e le sottoscrizioni dei cosiddetti intellettuali girotondini, e' solo politico: prevaricare con la piazza la democrazia''.
Lo sottolinea in una nota il segretario del Pri Francesco Nucara.

dalla Agenzia (Adnkronos) 17 ottobre 2002
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nuvolarossa
22-10-02, 17:02
FINANZIARIA: MUSI, GIUDICHEREMO SU TESTO DEFINITIVO

CANTIERE ANCORA APERTO

Torino, 22 ott. - (Adnkronos) - Giudizio sospeso del segretario generale aggiunto della U.I.L., Adriano Musi sulla Finanziaria, anche all'indomani delle dichiarazioni del vicepremier Fini e del ministro per il Welfare Maroni che si sono dichiarati disponibili ad eventuali aggiustamenti della manovra. ''Questa Finanziaria -ha detto Musi a margine della manifestazione nazionale Uiltucs-Uil- e' ancora come un cantiere aperto, in pratica e' una Finanziaria che ancora deve essere fatta. Siamo in presenza di una bozza, di qualcosa che viene continuamente smentita, poi corretta, poi riemendata. Siamo in presenza di una Finanziaria del ministro Tremonti, del ministro Bossi, dei cattolici, di Forza Italia. Siamo, cioe', in presenza di tante finanziarie che commenteremo quando riusciremo a capire qual e' il testo, quali sono le scelte e come queste siano coerenti con l'intesa che abbiamo sottoscritto il 5 luglio''.
(Abr/Pn/Adnkronos)
22-OTT-0211:13
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Per il VIDEO in RealPlayer della Manifestazione Nazionale della UILTucs (turismo, commercio e servizi) di Torino del 22 ottobre scorso....con le conclusioni del Segretario Nazionale Confederale aggiunto Adriano Musi....cliccare sopra questa frase (http://audio-5.radioradicale.it/ramgen/s7.2.2/uni_gaia_0_20021024153030.rm?start=)

nuvolarossa
23-10-02, 18:05
Pezzotta: non rinunciamo al Patto
«Unità sindacale solo nell'autonomia»
Musi (Uil): pronti a discutere

Roma

- La Cisl crede ancora all'unità sindacale ed è disposta a riavvicinarsi alla Cgil, a partire dal contratto dei metalmeccanici, ma non rinuncerà al Patto per l'Italia e a un ruolo autonomo rispetto agli altri sindacati. Nessuna apertura verso la riforma delle pensioni, la «questione prioritaria» con il governo è il Mezzogiorno. Torna d'attualità la possibile convergenza su alcuni punti per Cgil, Cisl e Uil, ma ognuno mette i suoi paletti e i più disponibili, come Adriano Musi, numero due Uil sottolineano come si debba «avviare un confronto tra organizzazioni sindacali che metta al centro gli interessi del mondo del lavoro prima ancora che delle sigle». Dal palco del Palazzo dei Congressi, per il cinquantennale della federazione dei pensionati Cisl, il segretario generale Savino Pezzotta pone le sue condizioni: «Siamo disponibili a discutere con tutti e a trovare convergenze, senza però che nessuno ci chieda di rinnegare il Patto per l'Italia che abbiamo sottoscritto». Non è tenero Pezzotta, ma sa bene che dentro la sua stessa organizzazione c'è chi preme per la ripresa del confronto. Epperò non rinuncia a polemizzare ancora sullo sciopero di venerdì, «senza obiettivi chiari che si è via via, caricato di cose sempre nuove». Per questo, archiviato lo sciopero e segnalato il fatto che non ci saranno abiure sul Patto, trova una «prima occasione» per ritrovare se non l'unità almeno una convergenza: i metalmeccanici. La presentazione di tre piattaforme è «un brutto segnale che non aiuta il sindacato». Occorre «uno sforzo congiunto per riportare le nostre federazioni su una posizione più unitaria che tenga conto dello spirito dell'accordo del 23 luglio». Intanto, dopo la segreteria Cgil di ieri, è il convegno della UilTuCS (turismo, commercio e servizi) a riproporre il tema del confronto delle tre organizzazioni. Parlando a Torino, il segretario generale aggiunto Adriano Musi, si distingue dal suo leader quando spiega che lo sciopero di venerdì è stato «un'eredità da rispettare» ed esprime apprezzamento per i toni usati dal leader della Cgil, Guglielmo Epifani. «Era un momento che andava fatto - dice - oltre tutto erano state cambiate le motivazioni dello sciopero rispetto a quelle per cui era stato proclamato». Non solo. Aggiunge Musi: «Forse, su questi contenuti, se meglio confrontati con tutte le organizzazioni, avremmo potuto trovare maggiore unità e maggiore forza anche nelle richieste. Siccome, però, la speranza è l'ultima a morire, da oggi in poi speriamo si ritrovi finalmente la strada del sindacato». Fiat, Sud e democrazia sindacale, sono i temi sui quali ragionare, secondo Musi che preferisce gli argomenti all'unità tout court che comunque persegue il leader della Quercia. «L'unità sindacale è necessaria non solo perché rende più forte la capacità negoziale dei lavoratori - dice Fassino - ma anche perché non si può avere una politica di concertazione senza un soggetto sindacale forte e la forza sta nell'unità». «Ci sono le condizioni - ha proseguito il segretario dei Ds - per non avere la testa rivolta all'indietro e guardare avanti». Fiducioso Rutelli che non ha condiviso il patto di luglio e nemmeno lo sciopero separato della Cgil: «Si arriverà all'unità sindacale perché lo chiedono i lavoratori, i pensionati, le forze sociali.
Paolo Meocci

nuvolarossa
25-10-02, 14:29
Pezzotta chiede a Cgil e Uil
di riallacciare il dialogo

«Epifani, però, non può chiederci di rinunciare al Patto per l'Italia che abbiamo firmato». Tiepide le reazioni della Cgil: vediamoci per andare contro la Finanziaria
Roma - Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl, ci riprova e chiede ai segretari di Cgil e Uil di tornare a parlarsi. Dopo pochi minuti, elogia il viceministro dell'economia Mario Baldassarri che ha manifestato l'intenzione di convocare i sindacati per esaminare i contenuti della Finanziaria in data attorno al 15 novembre, quando il dibattito parlamentare ha già ampiamente avviato la disamina della legge quadro. Pone anche delle condizioni alla Cgil. Dice: «Deve essere chiaro che come noi non abbiamo chiesto alla Cgil di rinunciare allo sciopero generale, la Cgil non può chiedere a noi di rinunciare al Patto per l'Italia che abbiamo firmato». Ma la risposta non si fa attendere. E mentre Adriano Musi, segretario generale aggiunto della Uil, fa finta di non aver sentito le condizioni dettate da Pezzotta, Beppe Casadio, segretario confederale della Cgil, ribatte sia a Baldassarri che a Pezzotta. Casadio chiede «un riscontro positivo» «di fronte all'emergenza dettate dalle questioni connesse alle politiche industriali e al Mezzogiorno». Insomma, rivedersi, per decidere che cosa?, si chiede il sindacalista. Ci si vede solo se si vuole andare contro questa Finanziaria «dannosa e iniqua». E ci si vede se si vuole organizzare assieme azioni di protesta contro il governo. Dunque, nessuna mediazione. Con l'aggravante che, durante un breve confronto televisivo, il viceministro ha confessato che nel patto per l'Italia c'è la norma che prevede l'esclusione della giusta causa per i licenziamenti per tutti i nuovi assunti. «Proprio nel Patto per l'Italia» spiega Casadio «si afferma che tutte le nuove assunzioni sono escluse dal computo della soglia quantitativa per l'applicazione dell'articolo 18: tutte fossero pure 5000, non la sedicesima di una piccola azienda». Secondo la Uil però, il Patto non basta a far buttare nel cestino l'unità sindacale. Adriano Musi definisce «importante» l'appello di Pezzotta. Aggiunge: «Discutiamo a partire dai problemi più urgenti come la finanziaria, il Mezzogiorno e la politica industriale... Partiamo dai problemi concreti, smettiamola di guardare al passato, e cerchiamo di costruire il futuro».
A Corso d'Italia, però, si reputa di aver fatto già un passo avanti con la nota di tre giorni fa quando si chiedeva una presa di posizione nei confronti di questo governo.
a. f.

nuvolarossa
25-10-02, 14:34
Primo sì dai sindacati
di Epifani e Angeletti

La Uil condivide l'appello di Pezzotta per la ripresa del dialogo tra i sindacati. Lo ha detto il segretario generale aggiunto, Adriano Musi, definendo «importante» l'affermazione del leader della Cisl. «Discutiamo a partire dai problemi più urgenti come la Finanziaria, gli investimenti, il Mezzogiorno e la politica industriale».
Anche la Cgil raccoglie l'invito di Pezzotta, chiedendo a Cisl e Uil un «riscontro positivo» a quanto deliberato dalla segreteria Cgil nei giorni scorsi. «Ma più che di una generica ripresa di confronto - spiega il segretario confederale Giuseppe Casadio - c’è l'esigenza di attivare azioni di lotta contro la Finanziaria».

nuvolarossa
27-10-02, 12:25
Per il VIDEO in RealPlayer della Manifestazione Nazionale della UILTucs (turismo, commercio e servizi) di Torino del 22 ottobre scorso....con le conclusioni del Segretario Nazionale Confederale aggiunto Adriano Musi....cliccare sopra questa frase (http://audio-5.radioradicale.it/ramgen/s7.2.2/uni_gaia_0_20021024153030.rm?start=)

nuvolarossa
01-11-02, 14:34
Musi: "Adesso basta con gli incontri separati"

Il numero due Uil contro le convocazioni che "escludono a priori" e le "assemblee comunicative" che si tengono a Palazzo Chigi: "Il premier chiede collaborazione dell'opposizione e poi racconta barzellette sulla Cgil"
di Fernanda Alvaro

ROMA- Quando stamattina ha letto sui giornali che la Uil dava l'ok alla Finanziaria, ha scritto di getto un comunicato tutto suo mettendoci dentro non soltanto che sulla manovra il giudizio è sospeso, ma anche che il rito delle "assemblee comunicative" a Palazzo Chigi deve cessare. Adriano Musi, numero due del sindacato di Via Lucullo non ha digerito né l'incontro "che esclude a priori" al ministero dell'Economia, né la folla di rappresentanti "a volte di se stessi" intorno al tavolo sulla Finanziaria, né la superficialità giornalistica con la quale si fa di ogni erba un fascio non distinguendo tra le posizioni che ogni singola organizzazione esprime...

Allora Musi, cos'è che non gli è piaciuto dell'incontro tra governo e parti sociali sulla manovra?
No, non mi è piaciuto. La concertazione è un'altra cosa e anche il dialogo sociale è un'altra cosa. Non ci si incontra per cristallizzare le posizioni, ma per cercare un confronto vero, per cercare di trovare soluzioni più ampiamente condivise. Invece si mettono insieme tante associazioni, a volte sconosciute ai più, e si comunica soltanto. Insomma, informazione, non discussione.

Lei dice, "valorizzare il confronto", ma il premier, facendosi aiutare da una barzelletta, ha spiegato che non aveva mai contato sull'aiuto della Cgil...
Trovo una contraddizione tra un presidente del consiglio che non più di 20 giorni fa si rivolse anche all'opposizione per dire che bisognava trovare soluzioni condivise in un momento difficile, e un altro che poi pensa che un rapporto con una parte importante del mondo del lavoro possa essere risolto con una barzelletta.

Scusi, ma di confronto, forse non c'era bisogno perché come sappiamo una riunione era stata convocata la sera prima al ministero dell'Economia. Cisl, Uil e Confindustria erano già informate delle soluzioni sul maxi emendamento.
E' vero, c'è stato un momento istruttorio. Serviva per capire dalle parti sociali quali possibili correttivi alla Finanziaria sarebbero state accettate...

Sì, ma mancavano più soggetti a quella riunione. A cominciare dalla Cgil.
Immagino che nessuno di quelli che si è presentato a quell'incontro sapesse dell'esclusione a priori della Cgil e di altre parti importanti e rappresentative del mondo dell'impresa. Immagino che chi è andato lì, fosse certo che a quell'incontro ne sarebbero seguiti altri con chi mancava. Immagino.

Ha sbagliato il governo soltanto allora?
Certo, perché un momento di confronto che deve portare a soluzioni di problemi importanti, non può essere preparato escludendo soggetti rappresentativi reali, del lavoro e dell'impresa.

Passiamo alla Finanziaria. Ok sul Mezzogiorno, ma sul resto lei è critico ed elenca: fisco, istruzione, politiche federali, sicurezza. Insomma non le piace, ma le piacerà?
Da quel che ho capito e ho letto, fin qui abbiamo parlato soltanto di Mezzogiorno. Berlusconi, Tremonti, Vegas, parlano della Finanziaria come di un cantiere aperto che necessita ancora di confronti. Per adesso, insomma, la Finanziaria, questa sconosciuta.

Ma va in aula lunedì.
La scriveranno in aula. Si presentano con la copertina e man mano scrivono il libro con gli articoli. Credo che alla fine non cambierò opinione, però. Questa Finanziaria manca di qualità, di disegno per un futuro di sviluppo. Le soluzioni sono sempre più ragionieristiche e sempre meno dentro un disegno strategico. Per cui si pensa che magari da qui a tre mesi, e magari giustificati da non si sa bene quale consenso europeo, si possa intervenire sulla previdenza. Stiano attenti non c'è copertura europea che tenga a metter in discussione diritti delle persone. In Europa lo sanno.

Musi, lei crede ancora dopo l'incontro di martedì sera che Cgil, Cisl e Uil si possano parlare senza sospetti?
Sto attento alle parole di Guglielmo Epifani. Lo conosco come persona equilibrata e che sa capire l'importanza dell'unità del mondo del lavoro, prima ancora dell'importanza del rapporto tra Cgil, Cisl e Uil. Spero che sappia valutare con la dovuta attenzione un errore che sicuramente è stato fatto in buona fede da chi si è presentato a quell'incontro. Si dice sempre che nella vita chi è più grande deve dimostrare più senso di responsabilità.

Responsabilità nei rapporti con le organizzazioni sindacali o con l'esecutivo che comunque dà per scontato il no dell'organizzazione di Epifani?
Speravo che l'appello di Berlusconi, mi riferisco a quella richiesta di condivisione con l'opposizione dei problemi del Paese, avesse fatto capire l'importanza del dialogo e del consenso di tutti. Lo aveva fatto anche Fini, parlando a Reggio Calabria ed esaltando la concertazione che qualcuno dà per morta e sepolta. Invece, il clima non è cambiato. Dentro il governo e anche fuori c'è chi non la pensa così.

Chi non la pensa così?
La convocazione è stata fatta al ministero dell'Economia...

nuvolarossa
06-11-02, 19:13
Fisco: Musi (Uil), pubblicazione dati tardiva e incompleta

Radiocor Roma, 05 nov - "La pubblicazione dei dati sui
redditi '98 e' tardiva poiche' avviene a circa tre anni e
mezzo dalla presentazione delle relative dichiarazioni ed e'
incompleta, per la perdurante mancanza dei dati '96 e '97".
Cosi' il segretario generale aggiunto Uil, Adriano Musi, che
esprime "preoccupazione" circa il dato delle societa'
(redditi nulli o negativi per il 50%), mentre "i dipendenti
assicurano il 73% del reddito Irpef".
Com-Bof

nuvolarossa
13-12-02, 03:11
http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/imgtestata/titolo_carlino2.gif
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Convegno della Uil al Ridotto di Ravenna sulla 'lezione' di Ugo La Malfa

'La nota aggiuntiva tra passato e futuro' è il tema del convegno promosso dalla Uil in programma domani alle 9 nel Ridotto del teatro Alighieri (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&postid=341578#post341578).
Tra i relatori Roberto Balzani, Roberto Pinza, Bruno Trentin e Adriano Musi.
«Il convegno prende spunto dalla nota aggiuntiva di Ugo La Malfa nel 1962 — spiega il segretario provinciale della Uil, Francesco Proli — quando era ministro del bilancio, non ha il significato della semplice commemorazione. Ora vogliamo guardare avanti convinti che la politica dei redditi, della programmazione e della partecipazione, debbano continuare ad avere una profonda ragione di essere, e non legate solo a momenti particolari o a seconda degli interlocutori che abbiamo di fronte».

nuvolarossa
25-12-02, 13:01
http://ilmattino.caltanet.it/img/logomat2.gif
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ISTAT - Disoccupazione in calo all’8,9%

Centomila lavoratori in più a ottobre nelle regioni meridionali. La disoccupazione cala ancora, confermando la tendenza al ribasso degli ultimi due anni.
A ottobre ha raggiunto quota 8,9%. Si tratta del tasso più basso degli ultimi dieci anni, perchè per ritrovare un dato così basso bisogna tornare al lontano ’92.
Ad ottobre dell’anno scorso la lancetta era ancora ferma sul 9,3%. Secondo le cifre fornite dall’Istat, il numero degli occupati è salito a 21.932.000, con un incremento di ben 234.000 unità. Mentre è diminuito di 73.000 persone il numero di quanti sono in cerca di lavoro.
A trainare l’occupazione, e questo è l’elemento più interessante e innovativo, è soprattutto il Mezzogiorno, dove il numero dei lavoratori cresce di 99.000 persone. Un dato pur sempre positivo, ma attenuato rispetto al boom di gennaio, aprile e luglio. Dalle stime emerge con chiarezza che è in costante aumento il lavoro dipendente, mentre diminuisce quello autonomo, anche se per la prima volta dall’inizio del 2001 ciò è dovuto soprattutto all’occupazione a termine e al part time. Ancora una volta sono soprattutto le donne a contribuire all’aumento dei posti di lavoro.

nuvolarossa
25-01-03, 19:09
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Inflazione: Musi - Uil, bene Fazio, ora aprire tavolo a P.Chigi

Radiocor Roma, 25 gen - Una conferma, autorevole, che
"occorre riflettere seriamente" sul problema
dell'inflazione, sui comportamenti "di tutti i soggetti
della politica dei redditi". Cosi' Adriano Musi, segretario
confederale Uil commenta l'indicazione di Fazio su
un'inflazione 'percepita' superiore a quella Istat.
Per Musi e' ora "di aprire quel tavolo a Palazzo Chigi previsto
dall'accordo del '93 e mai attivato".

Gog

nuvolarossa
30-04-03, 18:06
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI229.gif

nuvolarossa
30-04-03, 21:34
Il 1° maggio e le scelte da compiere

Ricorre domani il I° maggio, la festa del lavoro e dei lavoratori, una ricorrenza che ha alle spalle pagine luminose di lotte che hanno segnato la storia del movimento operaio e la nascita e il cammino dei sindacati.

Di questa storia il movimento repubblicano è con Mazzini uno dei precursori :furono infatti mazziniane le prime associazioni operaie e i primi sodalizi di mutuo soccorso.

Socialiste e repubblicane furono, dopo l'unità d'Italia, tutte le lotte per l'emancipazione del mondo del lavoro: dalla battaglia contro lo sfruttamento del lavoro minorile alla richiesta dell'istruzione obbligatoria, dal suffragio universale alle prime rivendicazioni per la riduzione degli orari di lavoro.

Su questi presupposti nacquero e si svilupparono, con alterne vicende, gli stessi partiti della sinistra storica, tra cui i repubblicani. Dopo il secondo conflitto mondiale e in piena guerra fredda fu il PRI che insieme alla socialdemocrazia, nata dalla scissione socialista di Palazzo Barberini, a dare vita all'Unione italiana del lavoro.

La validità di questa scelta riformista, rispetto al massimalismo che condiziona ancora la vecchia sinistra sindacale e politica, si coniuga e si misura, oggi, con il processo di globalizzazione dell'economia e con le trasformazioni del mercato del lavoro.

Alla vigilia del referendum sull'articolo 18, la ricorrenza del 1° maggio deve diventare l'occasione per superare le titubanze e sanare quelle lacerazioni che segnano una parte del movimento riformista e poter compiere, invece, quelle scelte che servono in questo momento alla difesa concreta del mondo del lavoro.

Il PRI continuerà con coerenza a percorrere questo cammino.

Roma, 30 aprile 2003
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TRATTO DAL SITO WEB:
http://www.pri.it
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http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI229.gif (http://nuvolarossa.ilcannocchiale.it/)

nuvolarossa
03-05-03, 22:11
http://www.ansa.it/mainimages/logoansa.gif
Metalmeccanici: Musi, appello Cgil tardivo; Pronti a riflessione se ripensamento Fiom su nodo economico

03-MAG-03 16/54 Metalmeccanici: Musi, appello Cgil tardivo; Pronti a riflessione se ripensamento Fiom su nodo economico

(ANSA)-ROMA, 3 MAG-Un'appello tardivo considerando come e' andata avanti la trattativa', secondo Musi (UIL), l'invito della Cgil a Federmeccanica per evitare un accordo separato. Le posizioni, sul rinnovo del contratto sono troppo lontane 'sull'entita' salariale del rinnovo', le richieste della Fiom vanno al di la' di qualsiasi comportamento assunto dalla Cgil per altre categorie' (135 euro la richiesta Fiom contro i 92 euro di Uilm e Fim). Ma se la Fiom da qualche segnale di ripensamento si puo' aprire una riflessione.

nuvolarossa
05-05-03, 10:31
http://www.laprovinciapavese.quotidianiespresso.it/provinciapavese/img/testata/logo.gif
Metalmeccanici verso l'accordo separato
La Cgil: sarebbe grave. Cisl e Uil: «Troppo tardi per evitarlo»

ROMA. Un accordo separato sarebbe «grave» e la strada per evitarlo è «ancora possibile». La Cgil scende direttamente in campo, con una nota della segreteria, sul nodo del rinnovo del contratto dei metalmeccanici e si appella a Federmeccanica per evitare «gravi divisioni». Torna a chiedere, in caso di insuccesso, il ricorso al referendum di tutti i lavoratori. Ma «è troppo tardi», tuonano Cisl e Uil che domani si siederanno al tavolo con la Federmeccanica per una stretta finale verso l'intesa. Un'intesa che si profila quindi ormai separata.
Dal fronte della Uil, invece, il numero due Adriano Musi parla, riferendosi a quello della Cgil, di un «appello tardivo considerando come è andata avanti la trattativa».
Ed il segnale che le posizioni difficilmente potranno avvicinarsi arriva anche dalla convocazione, nello stesso giorno (il 9 maggio) e nella stessa città - Brescia, patria dei metalmeccanici italiani - di due assemblee: quella di Fim e Uilm da una lato nella quale molto probabilmente saranno illustrati i contenuti dell'intesa, e quella della Fiom dall'altra dalla quale è attesa la conferma delle 16 ore di sciopero e della giornata di lotta che è stata anticipata dal 23 al 16 maggio.

nuvolarossa
06-05-03, 17:50
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Metalmeccanici, Cgil isolata
Epifani avverte: «Grave un accordo separato». Cisl e Uil: «Troppo tardi»
Si inasprisce lo scontro sul contratto in vista dell’incontro decisivo della prossima settimana

di LAURA DELLA PASQUA

TENSIONE ai massimi per la trattativa sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici. A meno di ripensamenti dell’ultimo momento, il solco che ormai divide la Fiom Cgil da una parte e la Fim Cisl e la Uilm Uil dall’altra, è incolmabile. Alla vigilia dell’incontro decisivo fissato per domani con Federmeccanica per la firma le posizioni si sono radicalizzate. Ieri è scesa in campo anche la Cgil che ha messo in guardia Cisl e Uil dalla «gravità di un accordo separato» dicendo che è «ancora possibile» evitarlo. Ma per Cisl e Uil «è troppo tardi». Peraltro la Fiom continua ad andare avanti per la sua strada tant’è che ieri ha deciso di anticipare la giornata di mobilitazione dal 23 al 16 maggio. Insomma la trattativa ha imboccato una strada senza possibilità di svolta.
La Cgil ha lanciato un monito anche a Federmeccanica perchè eviti «gravi divisioni» ed è tornata a chiedere, in caso di insuccesso, il ricorso al referendum di tutti i lavoratori.
Giorgio Cremaschi della segreteria Fiom ieri ha ribadito che non intende recedere dalla posizione già indicata e ha attaccato Fim e Uilm accusandoli «di essere pronti a sottoscrivere qualsiasi cosa le aziende propongano». Fim e Uilm «prima avevano presentato una piattaforma ai minimi termini, poi l'hanno dimezzata - ha detto il sindacalista - È probabile che, alla fine, firmeranno ciò che Federmeccanica vuole che firmino».
Parole che non vanno già al segretario generale dei metalmeccanici della Uil Tonino Regazzi che rispedisce al mittente le accuse e dice che la «Fiom in realtà non ha mai pensato di fare un contratto e di trovare un accordo con Fim e Uilm ma ha solo messo su steccati. Cremaschi la trattativa non l'ha mai voluta fare».
E ieri sono scesi in campo anche i leader confederali a dare man forte alle organizzazioni di categoria.
Per il leader della Cisl, Savino Pezzotta «non c’è un accordo separato perchè la Fiom ha deciso unilateralmente di presentare la sua piattaforma. Sicchè da quel giorno - ha sottolineato il segretario della Cisl - ognuno di noi è stato autorizzato, per scelta della Fiom, a perseguire gli obiettivi della propria piattaforma. Certo - ha proseguito - sarebbe stato meglio avere una piattaforma unitaria, ma la Fiom non ha voluto».
Il numero due della Uil Adriano Musi chiama in causa direttamente la Cgil e critica quello che è ormai «un appello tardivo considerando come è andata avanti la trattativa». Le posizioni sono troppo lontane «sull'entità salariale del rinnovo», ricorda Musi ribadendo che le richieste della Fiom «hanno scarso senso economico e vanno oltre qualsiasi comportamento assunto dalla Cgil per altre categorie» (135 euro la richiesta economica per tutti contro i 92 euro di Uilm e Fim).
Stando così le cose la riapertura di un dialogo con la Fiom sarebbe possibile solo se il sindacato facesse dietro front sul nodo salariale.

nuvolarossa
26-05-03, 17:09
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Seminario Pri sul Welfare

RAVENNA - Il Pri ravennate organizza oggi, alle 20.45 al circolo Monti in via Nicolodi 17, un seminario sul tema 'Quale futuro? Confronto fra i sistemi sociali europei (sanità, pensioni, sistemi di protezione). Attesi Denis Merloni, segretario regionale Uil, Luigi Folegatti segretario Cgil di Ravenna, Luigi Miserocchi della segreteria provinciale Cisl, Luisa Babini consigliere Pri in Regione; coordinatore Giancarlo Cimatti, segretario comunale repubblicano.

nuvolarossa
01-12-03, 22:20
LA NOTA POLITICA

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Cassese e i sindacati

L'unica preoccupazione è ormai il mantenimento del consenso acquisito

I sindacati - ha scritto Sabino Cassese sul "Corriere della Sera" del 27 novembre - si trovano in un vicolo cieco. L'opinione pubblica li percepisce "come una forza frenante, arroccata a difesa di chi è già protetto dalla legge, contraria ad ogni riforma, favorevole allo status quo". Il governo, a sua volta, "sembra voler fare a meno del loro consenso".

L'editorialista del "Corriere" prosegue mettendo in luce tutte le contraddizioni dei tre maggiori sindacati. Hanno undici milioni di iscritti, ma più della metà sono pensionati. La loro azione contribuisce ad irrigidire un mercato del lavoro che avrebbe bisogno di maggiore flessibilità. Di fatto sono organizzazioni pubbliche, finanziate indirettamente dallo Stato, ma sfuggono ad ogni controllo. Si sottraggono ad ogni verifica democratica perché rifiutano "la misurazione della rappresentatività, prevista nel 1993". Si dichiarano apolitici, "ma collaborano al sistema politico", al punto che "erano considerati il quinto partito della maggioranza di centrosinistra". Condizionano l'attività delle imprese chiedendo "di essere consultati sulle decisioni più minute", per poi utilizzare "la consultazione come concertazione". Per non parlare, infine, del pubblico impiego, che "hanno portato formalmente .... nell'ambito della contrattazione", ma per conservarne, "anche grazie all'accondiscendenza dell'agenzia negoziale della pubblica amministrazione", "separatezza, differenze e privilegi".

Raramente si era letta, negli ultimi tempi, un'analisi così lucida, così impietosa e - diciamolo pure - così giusta del ruolo che il sindacalismo (e segnatamente i tre sindacati maggiori) ha assunto e svolge nel nostro Paese. Un'analisi compiuta da un uomo di sinistra, che è difficile tacciare di simpatie per l'attuale governo, per il suo premier, per il centrodestra in generale.

Una analisi che ci ricorda, per certi versi, la polemica aperta da Ugo La Malfa durante gli anni sessanta. Quando il sindacato rifiutava la politica dei redditi e La Malfa accusava i sindacalisti di tutelare gli occupati, quelli che avevano già un lavoro, a danno di chi invece un lavoro non aveva. Danneggiando in questo modo i giovani e il Mezzogiorno. Chi non ricorda La Malfa che diceva a Luciano Lama, allora segretario generale della Cgil, "se io fossi sindacalista vorrei essere segretario del sindacato dei disoccupati"?

Fu celebre, e non solo tra i repubblicani, la parabola che in quegli anni era solito ripetere. Se un padre ha tre figli, uno che lavora, uno con un'attività saltuaria, uno disoccupato, il suo dovere è quello di preoccuparsi prima del terzo figlio, poi del secondo e infine - solo quando tutti e tre lavorano stabilmente - l'obiettivo può essere quello di migliorare le loro condizioni. E invece il sindacato - era questa la conclusione - con le sue politiche abbandona al loro destino proprio i disoccupati. Che è poi, attualizzato ai nostri giorni, quello che sostiene Cassese quando scrive che "i sindacati finiscono per rappresentare gli interessi dei più anziani e dimenticano quelli di disoccupati, inoccupati, precari, giovani".

Ci fu allora, nel sindacato che rappresentava anche iscritti vicini al Pri, chi comprese le argomentazioni di Ugo La Malfa e le rilanciò, a costo di sfidare l'impopolarità. Lo stesso segretario generale della Uil, Raffaele Vanni, non si sottrasse ad un confronto serio con il partito dal quale proveniva; ed offrì una sponda dialettica, di spessore, al dibattito con il leader repubblicano.

Era, quello, un sindacato migliore. Del quale si potevano discutere le politiche, ma non c'erano comportamenti che il sindacalismo dei nostri giorni ha reso usuali. Stando, almeno, a quello che Sabino Cassese ha scritto sul "Corriere".

C'è ancora, nel movimento sindacale e più specificamente nella Uil, chi è disposto ad avviare una seria discussione sulle riforme di cui il Paese ha realmente bisogno? O sulle proposte che possono evitare quel declino cui il sindacato sembra avviato? C'è insomma qualcuno in grado di fare i conti con "la dura azione della storia", piuttosto che frequentare inutili convegni sul riformismo, una politica che oltre tutto - è appena il caso di ricordarlo - da tempo non abita più a sinistra?

Roma, 1 dicembre 2003

nuvolarossa
03-12-03, 23:42
LA NOTA POLITICA

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Il ruolo dei sindacati oggi

Quando la piazza serve a mascherare le carenze

Non vogliamo entrare nel merito della vertenza sindacale degli autoferrotranvieri, che riguarda l'intera categoria anche se ha prodotto guasti particolarmente gravi a Milano. Quello che invece intendiamo fare è avviare una riflessione sul ruolo dei sindacati oggi, a cominciare da quello delle tre confederazioni, anche alla luce della "rivolta sociale" esplosa nel capoluogo lombardo. Avevamo già scritto sulla "Voce" di martedì scorso, riprendendo un'analisi di Sabino Cassese, che il movimento sindacale "istituzionale" - quello, cioè organizzato nelle tre confederazioni - pur vantando milioni di iscritti (undici, secondo le cifre ufficiali) va progressivamente perdendo ogni contatto con la parte meno protetta (ma spesso più viva) della società: il lavoro autonomo, i giovani, i disoccupati, il Mezzogiorno. E che rappresenta essenzialmente pensionati (oltre la metà degli iscritti) e lavoratori anziani. Avevamo anche scritto che il sindacato si è trasformato in una sorta di istituzione parapubblica del tutto anomala, che viene finanziata indirettamente dallo Stato ed opera più come un partito politico che come una organizzazione finalizzata alla tutela del mondo del lavoro. E infine avevamo aggiunto che le sue proposte sono vecchie, che le iniziative sono radicate nel passato piuttosto che rivolte al futuro, che il suo declino - senza una profonda revisione del modo di rapportarsi con la società - sembra avviato in modo inarrestabile.

Le vicende di questi giorni non solo confermano quanto fondata sia stata la nostra analisi. Ci mostrano anche che le confederazioni vanno perdendo il loro contatto con parti significative del lavoro dipendente "protetto", come è quello degli autoferrotranvieri . E vengono percepite dall'opinione pubblica come le responsabili vere di un "disastro sociale" qual è quello che Milano ha vissuto lunedì scorso e sta di fatto continuando a vivere in questi giorni. Fino al punto che alcuni commentatori cominciano a chiedersi - e non infondatamente - a che servano le confederazioni se non riescono poi a rappresentare (e quindi anche a riassumere e a controllare) forme di protesta esagerata come quelle che hanno avuto per teatro il capoluogo lombardo. La stessa "gestazione" della legge sulla regolamentazione del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali è la conferma di queste contraddizioni. Nel 1990 venne approvato un testo che, invece di garantire un corretto equilibrio nel rapporto tra lavoratori nei servizi pubblici e utenti degli stessi, era mirato essenzialmente a rafforzare il potere delle confederazioni sindacali e il loro controllo sulle categorie e sul sindacalismo autonomo. Al punto che il Pri - pur essendo parte della maggioranza di pentapartito - decise di votare contro un provvedimento che nasceva già vecchio. Le modifiche poi intervenute alla legge, pur migliorandone alcuni aspetti, non ne hanno scalfito l'impianto. E come noi repubblicani avevamo previsto, il tentativo di "egemonizzazione" per via legislativa da parte delle confederazioni sindacali si è rivoltato contro di loro. Il sei dicembre Cgil, Cisl e Uil potranno anche portare in piazza un milione di persone per protestare contro una riforma delle pensioni che anzi è semmai troppo blanda: continueranno a rappresentare un'Italia minoritaria che guarda al passato, non l'Italia che deve faticosamente incamminarsi verso il futuro. Possiamo permetterci di formulare qualche suggerimento al sindacato? Lo riassumiamo in tre concetti: democrazia interna, e quindi effettiva rappresentatività; attenzione ai reali interessi del mondo del lavoro, a cominciare dai contratti; consapevolezza dei problemi dello sviluppo, e quindi delle necessarie compatibilità e priorità. Perché non si rendono promotori essi, con coraggio, di una piena attuazione degli articoli 39 e 40 della Costituzione, che è poi la via maestra per ristabilire un corretto rapporto tra sindacati e società, fissando le regole della rappresentanza e della democrazia interna? Perché non abbandonano la concezione totalizzante (e, sia detto con franchezza, superficiale) delle loro proposte e della loro presenza, per riservare la loro attenzione alle condizioni effettive del mondo del lavoro (non continuando ad ignorare, per esempio, che l'Italia è - tra i Paesi sviluppati - uno dei primi, se non il primo, nelle graduatorie riguardanti gli infortuni sul lavoro)? Perché non aggiornano le loro concezioni sulle politiche di sviluppo in tempi di globalizzazione e non ne fanno discendere le priorità politiche?

Si apra un confronto. Senza la supponenza di chi pensa che la quantità, la piazza, le parole d'ordine possano supplire alla carenza delle proposte. I milioni di baionette, come la storia ci insegna, non hanno mai portato fortuna a nessuno.

Roma, 3 dicembre 2003

nuvolarossa
03-04-04, 10:40
Fisco: Musi, da Fini indicazioni di buon senso -2-

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 31 mar - "Mi chiedo se
sia piu' razionale aiutare 260mila contribuenti - ha
sottolineato Musi - o i 20 milioni di contribuenti
interessati all'aliquota del 23%. Questa e' una soluzione
piu' giusta e piu' equa". Il segretario generale aggiunto
della Uil teme che, se si dovessero tagliare i trasferimenti
agli enti locali, tocchera' a regioni e comuni "tagliare
servizi sociali, privatizzare e appesantire i prelievi sui
pensionati. Siamo stanchi del gioco delle tre carte: il
problema non e' cambiare esattore".
Tri-p-

(RADIOCOR) 31-03-04 16:39:00 (0505) 5 NNNN

nuvolarossa
24-11-04, 23:17
Senza fiato: storia incredibile alla Uil di Reggio Calabria

Siamo rimasti esterrefatti - e lo siamo ancora - dopo aver visto un servizio televisivo delle "Iene" sulla Uil di Reggio Calabria, nel quale si dimostra - telecamera alla mano - che i giovani del volontariato impiegati presso gli uffici del sindacato vengono scremati del loro misero stipendio. Su 432,80 euro che vengono loro dati, il funzionario della Uil ti chiede 180 euro di assicurazione, nonostante che l’assicurazione sia già coperta da contratto. Una volta che il volontario scopre l’inghippo, il funzionario balbetta che si tratta di una tassa di associazione, poi di un errore; alla fine, potenza della televisione, assicura che restituirà i soldi. Questo ce lo auguriamo per davvero.

Ma chi sarà in grado di restituire la dignità ad un sindacato fondato da uomini come Amedeo Sommovigo, non riusciamo davvero ad immaginarcelo. Perché siamo talmente caduti in basso, ridotti a fare la cresta sui magri stipendi dei volontari, che non riusciamo a capire come da una tale posizione si possano mai difendere gli interessi dei lavoratori. Non solo, ma ci chiediamo se vi è qualcuno che ha ancora un qualche titolo per sostenere che, a fronte di episodi come quello denunciato, la Uil abbia a cuore gli interessi del mondo del lavoro. E poi vorremmo sapere se si tratta di un caso isolato o se questa è una regola che riguarda tutta la struttura nazionale. In ogni caso noi non crediamo che si possa avere titolo alcuno, dopo casi di questo genere, per spiegare cosa si debba o non si debba fare per rilanciare il sistema Italia. Perché c’è una sola cosa da fare a questo fine: pulizia in casa propria. Quando la Uil avrà dato dimostrazione di aver cancellato tanto fango dalle proprie scarpe, e con nettezza, potremo tornare a pensare di aver a che fare con un interlocutore attendibile. Ora non lo è.
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/BOHEMIAN.mid

nuvolarossa
26-11-04, 14:26
Il “testardo” Ringressi Un convegno della Uil

FORLI’ - Si commemora questa mattina, all’auditorium fieristico, Pompeo Ringressi, che fu segretario camerale della Uil forlivese. E’ alla vigilia dell’anniversario della sua morte, avvenuta dieci anni fa, in modo prematuro, colpito da un male che non perdona.La Uil ha fatto le cose in grande, alla vigilia, tra l’altro, dello sciopero generale di lunedì 30 novembre. Luigi Foschi, segretario della Uil forlivese dei nostri tempi, è l’ultimo erede di una trafila di segretari della Uil che si sono avvicendati nel corso del tempo testimoniando un “sindacalismo laico” che in Romagna ha avuto solide radici. “Gigi” Foschi tra l’altro ne tratteggia, nel libro dedicato a Ringressi dal sindacato e dall’associazione “Giovane Europa”, il carattere e la missione. La sua “testardaggine”, ma anche la sua “determinazione”, fino all’avverarsi di una sede per l’organizzazione, la casa della Uil in via Bonoli, dove è tuttora. Eppure la formazione di Pompeo Ringressi è più vecchia e lontana nel tempo, come evidenzia il suo “Chi è stato”. Era nato a Celle di Santa Sofia l’8 maggio del 1942, da una famiglia contadina che nel 1956 si trasferì dalla montagna alla città. Nel maggio del 1962 entrava a lavorare alla “Bartoletti” come saldatore. Il 1 luglio del 1974 cominciava a lavorare a tempo pieno alla camera sindacale della Uil. Nel 1978 diveniva segretario forlivese della Uilm e nel 1982, a quarant’anni “spaccati”, veniva nominato segretario della camera territoriale. Nel 1989 entra nella Direzione centrale della Uil. Il 4 dicembre 1994 la morte lo coglie a Forlì.Roberto Balzani, storico forlivese e presidente nazionale dell’Ami, ha ripercorso tutte le fasi della vita della Uil. Nel libro diverse testimonianze: Giovanni Gatti, Adriano Musi (presente oggi in Fiera), Giorgio Benvenuto, Raffaele Vanni, Luigi Della Croce, Giorgio Liverani, Giulio Lattanzi, Adriano Marchi, Lauro Biondi, Paolo Briganti, Sauro Mingozzi, Enrico Pardolesi, Giuseppe Camorani, Stelio De Carolis, Giuseppe Piccinini, Corrado Baldi.Saranno presenti per i saluti al convegno Nadia Masini e Luigi Sansavini.

Pietro Caruso

nuvolarossa
07-05-05, 09:37
UIL: DESTINARE A INVALIDI E ANZIANI IL SURPLUS DELLE TASSE SULLA BENZINA

Roma, 2 maggio - Con il surplus delle tasse sulla benzina si può finanziare il Fondo per la non autosufficienza. Lo ha proposto Adriano Musi, segretario generale aggiunto della Uil, nel corso di una tavola rotonda sul volontariato al Cnel.
Musi ha definito "assurdo" il fatto che il governo abbia deciso di non finanziare il Fondo e ha criticato, più in generale, le scelte politiche degli ultimi anni, che hanno portato a una sempre maggiore diminuzione delle risorse per questo settore. "La politica - ha detto - deve stabilire i diritti minimi fondamentali delle persone e dare certezze agli anziani".
Una prima risposta potrebbe quindi venire, ha detto, da quel miliardo di euro di introiti aggiuntivi dovuti al costo del carburante.

nuvolarossa
16-05-05, 10:31
I sindacati minacciano lo sciopero generale

Roma - Non ci sarà nessuno sconto sul contratto degli statali. I sindacati sono già sul piede di guerra e inviano segnali minacciosi al governo in vista del round decisivo previsto per giovedì prossimo a Palazzo Chigi. È vero che all’ordine del giorno c’è la crisi economica e il nuovo patto di «corresponsabilità» invocato da Berlusconi. Ma le tre organizzazioni si aspettano anche una risposta esplicita sul rinnovo del contratto del pubblico impiego. Ieri il leader della Cisl, Savino Pezzotta, è tornato a contestare le cifre diffuse dal premier sugli aumenti: «La media è di 97 euro. È falso parlare di 111 euro al mese». Quanto alla crisi economica, il sindacalista non nasconde la sua sorpresa per la richiesta di Berlusconi: «Fa meraviglia perché è strano che solo oggi ci si accorga che le cose vanno male». Ancora più dura la Cgil che insiste sulla necessità di uno sciopero generale: «Se il governo dirà no agli aumenti non c’è altra strada», annuncia il segretario confederale dell’organizzazione, Marigia Maulucci. E, l’idea di una mobilitazione generale viene ripresa anche dal numero due della Uil, Adriano Musi, l'organizzazione fino a ieri più cauta sulla proposta avanzata dalla Cgil. Sull’altro fronte, quello del governo, la risposta non si fa attendere. E tocca al ministro del Welfare, il leghista Roberto Maroni, sparare a zero sui sindacati: «Le richieste di aumento in un contesto economico così difficile sono irresponsabili». L’esponente del «carroccio» guarda anche alla trattativa in corso con Bruxelles per ottenere parametri più morbidi e annuncia che «il nuovo patto Ue non è sufficiente per fronteggiare la crisi. Bisogna superare il vincolo del 3% nel rapporto deficit-Pil». Più cauti, invece, gli esponenti centristi. Il sottosegretario all’Economia, Michele Vietti, condivide in pieno la linea di Siniscalco. Mentre il responsabile dell’Economia, Ettore Peretti, rilancia la necessità di un dialogo con l’Unione: «Bisogna far prevalere il buon senso e la ragione di Stato». L’appello di Berlusconi ad un azione di «corresponsabilità» è stato accolto, però, con una certa diffidenza da parte del centrosinistra. Il leader dell’Unione, Romano Prodi, non nasconde il suo scetticismo: «Siamo dispostissimi a fare il nostro dovere. Ma attendiamo un’operazione verità da parte del governo per avere tutti i dati e le proposte necessarie per avviare la ripresa». Invece, osserva il Professore di Bologna, «non mi sembra che vi siano idee chiare dal momento che lo stesso giorno in cui appare un deficit forte si vuole tagliare tutta l’Irap in un anno. Non capisco la strategia». Ancora più esplicito il responsabile lavoro dei Ds, Cesare Damiano: «Suona beffardo e paradossale l’invito del premier, è come voler chiudere la stalla quando i buoi sono scappati». Per il coordinatore della segreteria nazionale della Quercia, Vannino Chiti, «l’unica scelta possibile è quella di anticipare Dpef e Finanziaria. Se contengono misure condivisibili per fare fronte all’emergenza, siamo pronti a farcene carico. Ma, subito dopo, ad ottobre, si deve andare alle elezioni».

ANTONIO TROISE

nuvolarossa
16-05-05, 17:49
Il governo convoca per giovedì le parti sociali

Roma, 16 mag. (Adnkronos/Ign) - Il governo convoca a Palazzo Chigi le parti sociali per giovedì 19 maggio, alle ore 17. A inviare la lettera per l'incontro è stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. La riunione - si legge nella convocazione - dovrà contribuire a definire azioni opportune per affrontare lattuale situazione di difficoltà economiche in cui versa il Paese. Dunque nessun cenno specifico al contratto del pubblico impiego, argomento sul quale i sindacati attendono una risposta definitiva dall'esecutivo. A essere interessati al vertice, definito ristretto dallo stesso Letta, sono il leader della Cgil Guglielmo Epifani, della Cisl Savino Pezzota e della Uil Luigi Angeletti. Per Confidustria siederà invece al tavolo il presidente Luca Cordero di Montezemolo e per Confcommercio il presidente Sergio Billè. A rappresentare il governo saranno invece ben 13 ministri: il vicepremier e ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, il vicepremier Giulio Tremonti, il ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno, quello della Funzione Pubblica Mario Baccini, il responsabile delle Politiche comunitarie Giorgio La Malfa, quello per le Infrastrutture Pietro Lunardi. Ma a confrontarsi con sindacati e associazioni ci sono anche il ministro del Welfare Roberto Maroni, quello dellAmbiente Altero Matteoli, il titolare del Mezzogiorno Gianfranco Miccichè, dellIstruzione Letizia Moratti, dellEconomia Domenico Siniscalco, delle Attività Produttive Claudio Scajola e dellInnovazione Lucio Stanca.

nuvolarossa
17-05-05, 12:57
Giovedì l’incontro decisivo a Palazzo Chigi
Sugli statali si profila la rottura con i sindacati

ROMA - Il governo chiama le parti sociali per giovedì a Palazzo Chigi, ma si profila una rottura con i sindacati, pronti ad una escalation delle iniziative di lotta fino allo sciopero generale. Ieri è arrivata la convocazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, alle associazioni sindacali e imprenditoriali “più rappresentative”, secondo la terminologia usata dallo stesso comunicato diffuso dopo il Consiglio dei ministri di venerdì scorso.

Obiettivo della riunione, definita “ristretta”, quello di “contribuire a definire le azioni opportune per affrontare l’attuale situazione di difficoltà”.

L’invito - che sarà preceduto domani da una riunione dei ministri economici - è giunto in casa sindacale ai leader di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta, Luigi Angeletti; e, in quella imprenditoriale, ai presidenti di Confindustria e Confcommercio, Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Billè, nonchè a 13 esponenti del governo: i due vicepremier, Gianfranco Fini (An), e Giulio Tremonti (Fi), e i ministri Gianni Alemanno (An), Mario Baccini (Udc), Giorgio La Malfa (Partito Repubblicano), Roberto Maroni (Lega), Altero Matteoli (An), Gianfranco Miccichè (Fi), Claudio Scajola (Fi), e ai colleghi 'tecnicì Domenico Siniscalco, Letizia Moratti, Pietro Lunardi e Lucio Stanca. Restano fuori, dunque, tutte le altre associazioni (nel complesso più di 35) firmatarie del Patto di Natale del '98. Alcune delle quali sono insorte giudicando “gravissima” l'esclusione.

Berlusconi conferma la sua contrarietà ad un aumento di 111 euro per gli statali. “Io - afferma - mi sono assunto quasi da solo la responsabilità di dire no ad un contratto che stava per chiudersi e che non mi sembrava giusto chiudere. Non credo che in un momento come questo, in cui ci si deve preoccupare di una spesa corrente eccessiva, dovremmo andare ad incrementare quella che è per essenza la spesa corrente. I cittadini - prosegue - non possono dare a coloro che sono i loro dipendenti, cioè agli impiegati pubblici, 111 euro, mentre gli stessi cittadini se ne trovano ad incassare 86 di media”.

“Il sindacato - ricorda il segretario confederale della Cgil, Carla Cantone - da mesi ha lanciato l’allarme sul sistema Paese, indicando cosa andava fatto e cosa no. A questo punto la prima risposta che ci devono dare è sul pubblico impiego” (sulla mediazione raggiunta nei giorni scorsi con governo, ndr).

nuvolarossa
18-05-05, 20:05
L´appello
La Uil: «Anziani, andate a votare»

La Uil pensionati del Trentino invita tutti i cittadini anziani ad andare a votare per il referendum. «In uno Stato laico, come il nostro - si legge in una nota - è giusto che venga consentito a tutte le donne la procreazione medicalmente assistita anche se con "le dovute procedure e con le dovute cautele". Per le coppie ricche il problema non esiste, vanno comunque all´estero, il problema, invece, è per quelle povere che non se lo possono permettere e devono arrangiarsi come meglio credono. Per questo motivo occorre abrogare la norma che impone dei limiti alle donne che non possono avere figli naturali e a centinaia di coppie sterili di avere un figlio. Si restituisce, inoltre, alle donne il diritto di decidere e ai portatori di malattie genetiche ereditarie o infettive ad avere figli sani. Abrogare tale norma significa anche consentire la ricerca sulle cellule staminali embrionali, attraverso la clonazione, che favoriscono la possibilità di rigenerare i tessuti umani, curando così malattie oggi inguaribili, quali l´Alzheimer, il Parkinson, il diabete, tumori e la sclerosi». «La Uil Pensionati - prosegue la nota - è consapevoli che il dibattito su queste questioni è non solo etico e scientifico ma anche politico, e per questo invita a recarsi alle urne, contro il silenzio e la indifferenza, per votare 4 Sì. Rita Levi Montalcini, Renato Dulbecco, Margherita Hack, Umberto Veronesi, grandi anziani protagonisti del mondo scientifico internazionale, hanno pubblicamente espresso la loro opinione: il referendum è importante, bisogna andare a votare, e votare 4 sì».

nuvolarossa
21-05-05, 19:39
Statali, la Uil fa sapere che non aderirà alla protesta per il contratto
ma Pezzotta crede in un ripensamento: "Verificheremo lunedì"
Sciopero, la Cisl non crede alla rottura
"Con Angeletti avevamo un'intesa"

ROMA - Il segretario della Cisl Savino Pezzotta sembra non credere all'eventualità che la Uil si tiri indietro in caso di sciopero generale a sostegno del rinnovo contrattuale dei dipendenti statali. "Avevamo un'intesa e lunedì sera la verificheremo, vedremo quali sono le posizioni, ma penso che l'intesa ci sia ancora", ha detto oggi Pezzotta commentando un'intervista del leader Uil Luigi Angeletti al Messaggero.

"No allo sciopero, anche a costo di restare isolati", aveva detto Angeletti al quotidiano romano. "Come vado a dire ai miei di fare uno sciopero che non darebbe nessun risultato?", aggiungeva. E ancora: "Gli scioperi sono forme di lotta suggestive, ma che non funzionano con questo governo. (...) Io ogni tanto parlo con i lavoratori e mi sento dire: 'la dovete fare finita di chiederci di dare soldi allo Stato attraverso gli scioperi, trovate altre forme di lotta'. E quindi dobbiamo sforzarci di trovarle queste nuove forme di lotta".

Posizioni nette, quelle espresse dal segretario della Uil, ma Pezzotta è convinto che possano essere riviste nel corso delle segreterie unitarie dei sindacati confederali convocate lunedì prossimo per decidere tempi e modalità dello sciopero. "Parlare di rottura dell'unità dei rapporti mi sembra esagerato - ha concluso il leader della Cisl - Avevamo un'intesa e la verificheremo, comunque penso che ci sia ancora".

nuvolarossa
22-05-05, 10:09
... in questi giorni si scatenera' tutto il livore antiberlusconiano tramite il cordone ombelicale sindacale .. con l'occasione del contratto degli statali ....
E' dato di sapere che il Governo proporra', in cambio di un blocco del turn over e della possibilita' quindi di ridurre di 50/60.000 addetti, la possibilita' di un superamento della barriera dei 95 Euri.
Ora, in un paese normale, la proposta potrebbe essere discussa e ragionata assieme .... come si dovrebbe fare tra forze riformiste e progressiste che credono veramente nella politica dei redditi di lamalfiana invenzione ... ma in Italia questo e' possibile, secondo voi ?
In Inghilterra, recentemente, quando il premier Tony Blair ha tagliato 130 mila posti nel pubblico impiego è stato applaudito ed osannato ... per aver avuto il coraggio di "ridurre" la spesa pubblica .... qua in Italia invece, il solo accenno a tali risparmi, agita le acque dei fasci corporativi .... eppure i soldi dello Stato sono i soldi di tutti noi ... e tutti noi dovremmo concorrere a ridurre gli sperperi e le spese inutili, nel nostro stesso interesse.
Ragionando pacatamente dobbiamo avere l'onesta' di dire che 95 Euri su uno stipendio medio di uno statale .... ci sembra un aumento contrattuale piu' che rispettabile ... sono quasi duecentomila vecchie lire .... e nella pubblica amministrazione dove si annidano enormi sacche di clientelismo e fancazzismo ... aumenti di questo genere non li hanno mai avuti in vita loro ... e dopo di loro cosa diranno coloro (metalmeccanici, elettrici, chimici ...) che concorrono un po piu' direttamente che uno statale alla produzione del Pil ?
Adriano Musi, nella Uil, dovrebbe rappresentare l'ala che piu' si dimostra sensibile ai temi della "politica dei redditi" di scuola repubblicana ... confidiamo in lui, piu' che in Angeletti, per una riflessione in tal senso e per impedire una deriva sindacale conservatrice che risulta marcata ogni giorno di piu' ...

http://www.nuvolarossa.org/

nuvolarossa
07-06-05, 17:48
Originally posted by G. Oberdan
.... Ma allora mi chiedo.... "La verità cambia a servizio del momento in cui ci troviamo? ... ... caro G. Oberdan ... e' proprio vero ... chi non ha un'anima democratica assume decisioni del tipo da te denunciato ... e' il caso della Cgil di Epifani che ormai ha dato ampia dimostrazione, in questi anni, di non tenere assolutamente in conto gli interessi dei lavoratori ... ma li ha solamente usati come massa di manovra in chiave antigovernativa ... ormai e' chiaro ... con Epifani la Cgil boicottera' sempre e qualunque accordo con il Governo ... salvo allinearsi ai suoi compagni ed accordarsi con loro nel caso tornassero nelle stanze del potere ....
Non capisco come Cisl e Uil possano seguire la stessa posizione di intransigenza strumentale della Cgil in chiave antigovernativa ...
La vertenza degli statali e' stato un chiaro esempio .... di questo boicottaggio continuo della Cgil ... proprio in funzione, come tu hai scritto, di una verita' che cambia al servizio del momento

nuvolarossa
09-06-05, 14:33
Il ministro Maroni incontra i sindacati e i rappresentanti di artigiani, commercianti e imprenditori
Pensioni, oggi il tavolo sul Tfr

ROMA - Riparte oggi, ma si presenta subito in salita, il confronto tra Governo e parti sociali sulla previdenza integrativa. Prima dell’appuntamento fissato per le 14.30 nella sede del M inistero del welfare di via Flavia, infatti, i firmatari dell’avviso comune sulla previdenza complementare (Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e Confapi) si incontreranno per decidere insieme come presentarsi al confronto. La traccia è quella del documento inviato al ministro, Roberto Maroni, lo scorso febbraio: un testo centrato sulla priorità da dare alla contrattazione nell’individuazione delle forme pensionistiche complementari in caso di silenzio assenso, e nella distinzione tra forme di previdenza collettive e individuali. I sindacati ribadiscono la richiesta di un decreto di attuazione della riforma della previdenza che contenga i principi dell’avviso comune e avvertono che è meglio lavorare «un giorno in più» piuttosto che arrivare a una «soluzione dannosa». «Sul Tfr - afferma il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani - andremo a vedere se il Governo vuol fare cose fatte bene oppure se sta ancora in mezzo al guado, come io temo. Comunque domani (oggi per chi legge, n.d.r) sarà una giornata in cui le intenzioni del Governo dovranno venire allo scoperto. Noi andiamo per porre delle domande precise e per ottenere delle risposte». «Qualsiasi testo di decreto si voglia mettere a punto - dice il segretario generale aggiunto della Uil, Adriano Musi - per noi deve contenere i principi dell’avviso comune. Quello è il modello di previdenza complementare che vogliamo. Per ora noi non abbiamo nessun testo, domani (oggi, per chi legge: n.d.r.) commenteremo quello che ufficialmente ci verrà detto». «Per noi - aggiunge il segretario confederale della Cisl Pier Paolo Baretta - si parte dall’avviso comune per arrivare a un testo concordato. Meglio un giorno in più che una soluzione dannosa». Nei giorni scorsi Maroni ha affermato che definirà personalmente il testo del decreto. In queste settimane i tecnici hanno messo a punto una bozza del provvedimento. Tra le novità principali ci sono le compensazioni alle imprese (dovrebbe essere deducibile dal reddito il 4% dell’importo del Tfr annualmente destinato a forme pensionistiche e il 6% per le aziende con meno di 50 dipendenti), le agevolazioni fiscali sulle prestazioni previdenziali, una nuova formulazione delle regole per il versamento del Tfr nei fondi pensione in caso di silenzio assenso. In serata la Fiom ha reso pubblica una nota in cui si dice che l’organizzazione «guarda con preoccupazione» all’incontro tra Governo e parti sociali, restando del parere che il Tfr vada «indirizzato in modo chiaro e prioritario verso i fondi negoziali, lasciando facoltà a coloro che non dovessero iscriversi di continuare ad accantonarlo in azienda».

nuvolarossa
07-07-05, 09:35
Liquidazioni, nuova bagarre sui fondi
Tfr, la Triplice cerca lo scontro
Critiche strumentali di Cgil, Cisl e Uil prima ancora dell’incontro con il Governo

Simone Boiocchi

«Ci sarà un incontro il 12 luglio nel corso del quale chiederemo chiarezza sul tfr visto che rappresenta il salario differito dei lavoratori e deve essere garantito». Così Savino Pezzotta segretario generale della Cisl, commenta l’imminente incontro con il governo sullo schema di decreto legislativo di riforma del tfr. Uno schema nella sostanza già duramente criticato e per il quale Pezzotta ribadisce: «Noi siamo per i fondi chiusi perché solo così il lavoratore potrà avere il controllo del proprio salario differito».
Punta, invece, a un completo cambio di rotta del Governo la Cgil. «Andremo all’incontro che il Governo ha convocato per dire la nostra sperando che il Governo stesso cambi il provvedimento», ha sottolineato il segretario nazionale della Cgil, Guglielmo Epifani. «Confermiamo le nostre critiche all’impianto del decreto. Se si vuole che decolli la previdenza integrativa le critiche e le osservazioni di Cgil, Cisl e Uil sono quelle fondamentali, sempre se si vuol gestire seriamente il problema».
Immediata la risposta del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. «I fondi negoziali sono già privilegiati rispetto agli altri. È scritto nel decreto di attuazione della riforma del Tfr«. Così il titolare del Welfare, Roberto Maroni, ha replicato al segretario della Cisl aggiungendo che «le richieste del sindacato sono state già accolte tutte».
Parole che non convincono appieno il numero due della Uil, Adriano Musi. «Prima ancora di sapere quali sono i privilegi evocati dal Ministro del Lavoro dei fondi negoziali è utile per il Parlamento e per i lavoratori sapere chi è che ha attribuito al Governo la delega di rivoluzionare la Previdenza complementare anzichè regolamentare il solo silenzio-assenso». Così il segretario confederale della Uil rilancia la palla al ministro Maroni aggiungendo che «solo così la trattativa che si aprirà il 12 luglio potrà avere quella chiarezza di conoscenza che garantirà la costruttività del confronto sul merito».
Per Musi della U.I.L., insomma, tra la delega originaria e il decreto presentato da Maroni non c’è rapporto. Per questo, prima della discussione di merito, è necessario «un chiarimento preliminare».
«Occorre trasparenza - spiega - fra le decisioni del Governo e la Delega attribuitagli dal Parlamento avente per oggetto l’adozione di misure finalizzate ad incentrare l’entità dei flussi di finanziamento alle forme pensionistiche complementari; il perfezionamento dell’unitarietà della vigilanza; la ridefinizione della disciplina fiscale relativa ai rendimenti annuali; la previsione di comunicazioni relative ad aspetti etici e sociali nella gestione delle risorse; l’abrogazione delle disposizioni incompatibili con le materie sopra citate».

s.boiocchi@lapadania.net

nuvolarossa
04-10-05, 18:56
Addio a Toto Trupia tra i fondatori della Uil

E' mancato l'altro giorno Salvatore Trupia il padre dell'onorevole Lalla Trupia. Su sua espressa richiesta, la commemorazione funebre si terrà oggi alle ore 14,30 nella sede provinciale della Uil in via Salvatore Quasimodo 47 a Vicenza. Sarà presente l'onorevole Giorgio Benvenuto, già Segretario Generale della UIL.
Il Segretario provinciale Uil Riccardo Dal Lago lo ricorda con affetto: «Toto è stato prima di tutto un amico». Dirigente sindacale, è stato uno dei fondatori della Uil. «A lui sottolinea Dal Lago - la Uil deve molto, ha contribuito in modo determinante alla sua costituzione e ne è stato autorevole animatore. Ha ricoperto importanti incarichi nell'organizzazione stessa ed in particolar modo nella categoria dei Postelegrafonici, assumendo ruoli di rappresentanza sia locale che nazionale. E' stato un uomo che ha vissuto con tormento la dittatura fascista e la guerra ed è stato testimone dei suoi aspetti più cruenti. Di questo con noi ha sempre parlato poco, preferiva raccontarci della ricostruzione, degli anni della speranza. Quelli che per lui, animato da profonda fede repubblicana, coincidevano con la creazione di un nuovo Stato e con l'approvazione della nuova Costituzione».

Sin dalla nascita della Repubblica, la sua fede laica ed autonoma lo ha portato ad impegnarsi come militante politico nel Partito Repubblicano e successivamente a diventare dirigente di un'organizzazione sindacale che fosse in grado di «raccogliere e di realizzare le aspirazioni della classe lavoratrice in piena indipendenza da ogni ingerenza partitica, governativa e confessionale», nella visione di una migliore società, come cita l'Atto Costitutivo della Uil.

nuvolarossa
25-01-06, 20:50
La crisi dell'Alitalia

Il sindacato responsabile del dissesto della compagnia di bandiera. Tra tutte le analisi tecniche e le dichiarazioni politiche fatte sull'Alitalia e sui danni irreparabili causati dagli scioperi e dall'incredibile cancellazione di centinaia di voli, a noi pare che manchi qualche considerazione elementare e di buon senso. Perciò riteniamo di doverla fare. Con una frequenza crescente * prima ogni qualche anno, ora ogni qualche mese * la compagnia di bandiera ha bisogno di essere ricapitalizzata, perché le perdite di gestione ne hanno eroso il capitale di rischio. Per superare le perplessità della Commissione europea, l'amministratore delegato (anch'esso rinnovato con frequenza crescente) ogni volta fa un nuovo piano di ristrutturazione e lega la delibera di ricapitalizzazione a un'approvazione del piano da parte del consiglio di amministrazione. Ogni volta, lodevolmente, la presidenza del Consiglio dà il suo appoggio politico alla società e, prima che il piano sia approvato, si fa carico di ottenere da qualche esponente sindacale un pallido gradimento del piano stesso. Subito dopo, l'aumento di capitale viene versato e prontamente speso.

http://www.repubblica.it/2006/a/ARCHIVE/homepage/images/sezioni/economia/alitalia1/disagi25gennaio_HM/ansa_7455354_58160.jpg

Il problema è che in realtà il sindacato non si è affatto impegnato nella sostanza politica vera, nuda e cruda, del taglio chirurgico necessario, cosicché aspetta acquattato che arrivino i soldi e poi ricomincia a bloccare tutto. Anzi, più soldi arrivano, più il sindacato si fa i conti di quanto eclatanti possono essere la protesta e il relativo danno per la società. Ricapitolando, se i soldi non arrivano, la protesta s'acquieta, l'Alitalia si avvicina all'insolvenza (crisi finanziaria) e al commissariamento, ma intanto migliora i conti (aumento della produttività, risanamento della gestione industriale). Più i soldi arrivano e la tensione finanziaria si allenta, più gli scioperi divampano, la crisi economica si avvita e la ricapitalizzazione evapora.

Teoricamente, si sarebbe dovuta lasciare per un paio d'anni la società impiccata senza soldi, magari dopo aver fatto un accordo sotterraneo con tutti i tribunali fallimentari d'Italia perché omettessero la dichiarazione d'insolvenza, e lasciare così che il sindacato si cuocesse nel brodo suo. Oggi come oggi, invece, che soldi all'Alitalia gliene sono stati dati troppi, bisognerebbe farle un salasso finanziario. Il ministero dell'Economia e Finanze potrebbe per cortesia commissionare lo studio di una simile operazione alle stesse banche d'affari che hanno curato la ricapitalizzazione alla fine dell'anno scorso?

Qualcuno potrebbe obiettare che queste considerazioni arrivano tardive, che noi sedendo nel governo avremmo dovuto dirle per tempo. Altri potrebbero polemizzare con noi, accusandoci di essere poco leali verso il governo. Tranquillizziamo tutti: il governo sa bene cosa pensiamo, perché l'abbiamo espresso riservatamente nelle sedi giuste, e sa anche tutta la nostra lealtà, non ne dubita minimamente. Il problema è che sull'Alitalia il governo si è sempre comportato un po' troppo signorilmente, prendendo sul serio i provocatori. Salvo che poi, ogni tanto, Silvio Berlusconi si toglie i panni del signore e gliele conta di santa ragione.

Ogni volta, si punta a scavalcare la data delle elezioni di turno, ripromettendosi di prendere il toro per le corna subito dopo. Ma poi, ci se ne dimentica e il gioco ricomincia. Questa volta, bisogna inventarsi una qualche operazione di ingegneria finanziaria all'incontrario, adesso, prima delle elezioni. E cambiare rotta.

di Riccardo Gallo
Roma, 25 gennaio 2006
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tratto da "Il Portale di Nuvola Rossa"
http://www.nuvolarossa.org/modules/news/article.php?storyid=2052

nuvolarossa
14-03-08, 19:46
Guai a chi scherza?
Ma l'ipocrisia danneggia la politica molto di più dello humor

Il filosofo danese Soren Kierkergaard aveva una ricetta per risolvere i problemi finanziari nella Danimarca dell'800: trasformare il Paese nel regno delle case da gioco. I ricconi di tutto il mondo vi si sarebbero precipitati per dilapidare i loro quattrini.

http://www.lastampa.it/redazione/cmssezioni/politica/200803images/berlusconi010G.jpg

Fra questi non sarebbe potuto mancare lo scià di Persia. Ed ecco l'idea: si rapiva lo scià di Persia, si chiedeva il riscatto e una volta intascatolo le finanze danesi si sarebbero finalmente risollevate. Progetto brillante ma che non mancò di suscitare reazioni poco entusiaste nel governo e nelle università. D'altra parte l'originalità di Kierkergaard non trovava particolari estimatori negli uni come negli altri ambienti. Silvio Berlusconi non ha certo meno umorismo del vecchio Kierkergaard. E così ad una tribuna televisiva ha risposto ad una giovane precaria di sposare un miliardario per assicurarsi un futuro sereno. Cosa più realizzabile e comune rispetto al rapimento dello scià di Persia, ma sul piano morale il difetto è lo stesso. I benpensanti non possono che gridare allo scandalo. Primo, perché non si scherza sulla condizione dei precari; secondo, perché non si scherza sul matrimonio. Terzo, perché non si scherza e basta. Questo vale per i filosofi che si vogliono accigliati e meditabondi, e ancor di più per i politici che hanno di fronte i problemi della vita di tutti i giorni. Come non dare ragione ai benpensanti? Non c'è davvero motivo per scherzare. Anzi, se guardiamo ai problemi della precarietà (visto che ci è difficile guardare oggi alla questione finanziaria della Danimarca della seconda metà dell'800) le soluzioni sono difficili e delicatissime. E però dobbiamo riconoscere che, al di là di battute francamente discutibili, qualcosa per la precarietà il governo Berlusconi l'aveva fatta: la legge Biagi. La legge Biagi non ha reso tutti precari, ma consentito una forma di flessibilità del mercato del lavoro che altrimenti sarebbe rimasto chiuso. La precarietà è un passo avanti rispetto alla disoccupazione, il vero problema dell'Europa continentale dopo il crollo del muro di Berlino. L'Italia, con il governo Berlusconi, ha saputo dare qualche risposta. Poi è successo che il principale risultato ottenuto dal governo Berlusconi, la lotta alla disoccupazione grazie ad una maggiore flessibilità del mercato, si era trasformato nel principale bersaglio programmatico del governo Prodi.

Che non poteva certo garantire il posto fisso a tutti i lavoratori, in compenso poteva rimandare a casa tutti i precari. E così, al dunque, la maggioranza attuale di governo non ha osato fare niente, perché meglio precari che bamboccioni. Berlusconi avrebbe quindi potuto dare una risposta del genere sulla precarietà, e non crediamo che gli sarebbe costato particolare sforzo. Invece ha preferito celiare. Per una società politica di parrucconi, come la nostra, Dio ce ne scampi e liberi!

Fortunatamente gli italiani sono un po' più avanti nel giudizio e sanno perfettamente che a volte la compunzione nasconde cinismo, indifferenza ed ipocrisia. Con una battuta, opportuna o meno, si fa uno sforzo di maggior sincerità. D'altra parte la precaria che ha rivolto la domanda a Berlusconi, ha compreso meglio di tanti altri: probabilmente gli darò il mio voto, ha detto. Lo humor non fa male alla politica. La finta serietà invece la danneggia di sicuro.

Roma, 14 marzo 2008

tratto da http://www.nuvolarossa.org/modules/news/article.php?storyid=4794