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Visualizza Versione Completa : Repubblicani in Emilia e Romagna



nuvolarossa
23-07-02, 22:51
Gli auguri di La Malfa e Nucara a Biasini per il suo compleanno

Caro Oddo,

desideriamo esprimerTi, in occasione del festeggiamento del Tuo ottantacinquesimo compleanno, il nostro grande affetto personale e quello di tutti i repubblicani, affetto che hai saputo conquistare con la linearità delle Tue idee e dei Tuoi comportamenti, oltre che con l'esempio di sobrietà di vita e di costumi di cui hai dato sempre prova, rappresentando una testimonianza morale di repubblicanesimo purissima che ha tutta la nostra ammirazione .

Nella Tua vita hai saputo incarnare i costumi repubblicani dei nostri grandi predecessori e di questo Ti siamo molto grati, così come Ti siamo grati per non aver fatto mai mancare il Tuo sostegno politico e personale alla vita del partito, sostegno costante che è stato prezioso soprattutto nei momenti più delicati e difficili che abbiamo affrontato.

Un abbraccio fraterno

Il Presidente
Giorgio La Malfa

Il segretario nazionale
Francesco Nucara

Roma 18 luglio 2002

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tratto da
http://www.pri.it
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http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/index-12.html
NUVOLAROSSA website

http://www.prilombardia.it/imgs/pri.gif

Sant'Eusebio
24-07-02, 12:20
Originally posted by nuvolarossa
[COLOR=RED]Gli auguri di La Malfa e Nucara a Biasini per il suo compleanno
[B]
[...]


Anzitutto grazie per l'intervento, i Repubblicani in Emilia-Romagna hanno avuto ed hanno tutt'ora un importante ruolo politico e sociale.
Vorrei fare un domanda, forse irriverente: cosa ne pensano i repubblicani del fatto che, mentre a livello nazionale il PRI si allea con il centro-destra, a livello locale, ovviamente in riferimento alla nostra regione, il partito cerca storicamente un'alleanza con il centro-sinistra?
Grazie in anticipo per la risposta :)

lsu
24-07-02, 19:41
Mi associo al saluto a Nuvolarossa fatto dall'amico Sant'Eusebio e seguo con curiosità la discussione.

Ciao,
Alessandro

nuvolarossa
24-07-02, 20:54
caro Sant'Eusebio,
la risposta alla tua domanda non e' semplice.
Le motivazioni sono molteplici e la diversita' di opinioni in casa repubblicana dipende soprattutto dalla tendenza, tutta "repubblicana", di ricercare sempre la "perfezione" nell'azione politica anche quotidiana.
Abbiamo l'abitudine, non so se buona o cattiva, di rimettere sempre in discussione tutto.....e' un modo come un altro per non avere certezze e vivere sempre nel dubbio che ci siano soluzioni migliori delle nostre.....e' sostanzialmente un modo di vivere in maniera pregnante ed attiva.....
Di piu' non so dirti....se non consigliarti di frequentare anche il Forum sul "Repubblicanesimo"....e cercare di carpirne, tra le righe, le idealita' e gli stimoli che ci spingono, spesso, a discutere in continuazione anche su fatti apparentemente banali.

Un fraterno saluto.

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NUVOLAROSSA website

Sant'Eusebio
24-07-02, 21:38
Originally posted by nuvolarossa
[...]Di piu' non so dirti....se non consigliarti di frequentare anche il Forum sul "Repubblicanesimo"....e cercare di carpirne, tra le righe, le idealita' e gli stimoli che ci spingono, spesso, a discutere in continuazione anche su fatti apparentemente banali.



Seguirò senz'altro il tuo consiglio :)
Ciao

nuvolarossa
20-08-02, 21:53
Vergogna, vergogna, vergogna. Vergogna

RIMINI

Vergogna tre volte. La prima per coloro che in passato si sono fatti belli con interrogazioni di alto senso civico sugli abusi che non venivano perseguiti e poi hanno votato l'emendamento che permetterà di trasformare capanni di 10 mq in ville di 160 mq più interrato, logge e sottotetto.
La seconda per coloro che hanno presentato l'emendamento dimostrando una totale mancanza di rispetto del territorio e di quella sensibilità e attenzione verso il bene comune che dovrebbero essere le uniche ispiratrici dell'attività di un consigliere comunale.
La terza per coloro che hanno votato a favore e poi si sono giustificati dicendo di non essersi accorti di cosa stavano facendo: bell'esempio di responsabilità politica, soprattutto per chi oltre a sedere in consiglio riveste ruoli di primissimo piano in organismi di programmazione. Se non si accorgono di cose così facili da notare, saranno in grado di affrontare trattative ben più complesse?
C'è da sperare che tra i votanti non si isano tecnici del settore i quali, proprio per le loro competenze professionali, ben sanno quale disastro per il territorio e quali esigenze di infrastrutture determina la disseminazione di residenze civili nelle zone agricole.
In ogni caso ci auguriamo che essi diano il buon esempio rifiutandosi di effettuare prestazioni professionali per le quali, se non c'è un'incompatibilità di legge, c'è senza dubbio un'inopportunità etica.
Il Pri di Rimini ovviamente attiverà la propria azione politica, così come fece contro il Prg Benevolo che ha esteso a dismisura le perimetrazioni delle zone ghetto, e presenterà tutta una serie di osservazioni nella speranza che la maggioranza del consiglio comunale ripristini la formulazione originaria.

Il segretario politico del Pri

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nuvolarossa
30-08-02, 22:05
Il caso. Indignazione per il silenzio del Comune sull'oro alla maratoneta
«Una gara per Maria Guida»
P.R.I. : «Sindaco, l'atleta abitava nel suo quartiere»

Alberto Fuzzi Pri di Modena

Sta montando una sorta di indignazione. Dopo che un lettore ha fatto notare il silenzio (nemmeno un telegrammna) del Comune per la vittoria del titolo europeo di maratona di Maria Guida, arrivano lettere e telefonate di protesta. «E' un problema di concezioni dello sport: vanno bene i miliuardi del calcio e della F1, ma il comune non può ignorare atleti ed atletica proprio a Modena», tengono a precisare da una polisportiva. E mentre il silenzio imbarazzato del Comune continua pubblichiamo la lettera-proposta di Alberto Fuzzi segretario del Partito Repubblicano Italiano di Modena.
«Come ha rilevato un "maratoneta dilettante" nella rubrica lettere al direttore della Gazzetta di Modena (ma penso che l'opinione sia generalizzata nel mondo podistico modenese), stupisce ed amareggia il silenzio del sindaco Barbolini e dell'assessore allo Sport Candini sul titolo europeo di Maratona conquistato da Maria Guida.
Questa atleta, conosciuta ed amata da tutti i podisti modenesi, è nata agonisticamente nella nostra città, ha vissuto per anni nel quartiere abitato dal Sindaco, ha corso in tutte le gare principali modenesi e, non ultimo, si allena, sotto la direzione del prof. Gigliotti (uno dei più grandi tecnici internazionali: non a caso è stato proposto per luglio prossimo un «Gigliotti's day» con tutti i big da lui allenati) e con la collaborazione di atleti della Fratellanza e della Madonnina, utilizzando strutture che ci sono invidiate da altre città.
Nell'allenamento, oltre alla pista della Fratellanza, utilizza il percorso all'interno del Parco Ferrari, Parco acquisito dall'amministrazione comunale in questi anni e quello della ciclabile costruita sul percorso della vecchia ferrovia per Vignola: entrambe queste realizzazioni sono fra le opere più apprezzate dai cittadini modenesi, e lo stesso Sindaco ne può andare orgoglioso.
Quattro anni fa, in occasione del successo di Baldini all'Europeo di Roma, il Comune di Rubiera organizzò, con l'aiuto di uno sponsor tecnico, una giornata di festa con notevole partecipazione di pubblico proveniente anche da fuori provincia.
Credo che la stessa cosa, facendo in modo che non sia in contemporanea con altre corse del coordinamento podistico per non penalizzare gli sforzi di tanti volontari, potrebbe essere fatta anche a Modena, città alla quale Gloria Guida è profondamente attaccata.
E' chiaro che dovrebbe essere interessata la Forestale e lo sponsor tecnico dell'atleta: Polisportiva Madonnina, Fratellanza e le altre società del coordinamento podistico potrebbero organizzare l'assistenza, con un contributo modesto del Comune ed un ritorno di immagine notevole e questa volta meritevole per un riconoscimento fatto ad uno sport praticato da autentici dilettanti.

nuvolarossa
03-09-02, 23:09
Festa del Tesseramento 2002 alla sezione F.lli Bandiera S. Pietro in Campiano (Ra)

Con il segretario Bruno De Modena i massimi esponenti del Pri di Ravenna

A S. Pietro in Campiano (Ra) si è svolta la festa del Tesseramento 2002 alla presenza dei massimi dirigenti repubblicani ravennati: Giancarlo Cimatti, nuovo segretario Unione Comunale, il vice sindaco di Ravenna Gianantonio Mingozzi, il vice sindaco di Cervia Gabriele Armuzzi, gli assessori Eugenio Fusignani e Enrico Laghi, la capogruppo in Consiglio Comunale Silvia Lameri e l'onorevole Gianni Ravaglia, nonché tantissimi membri della Direzione Comunale e Provinciale. Assenti giustificati, poiché in ferie, Paolo Gambi, segretario provinciale, e Luisa Babini, consigliere regionale.

Ben 10 nuovi iscritti 2002, fra i quali diversi noti professionisti ravennati, la cui presentazione, curata dal segretario Bruno De Modena, è stata accolta dai presenti con un brindisi ed un grandissimo applauso. Il messaggio del PRI è chiaro: vuole vivere, non ha intenzione di fermarsi e lo slancio proviene, come sempre, da una piccola sezione dell'entroterra ravennate che ha il grande orgoglio dell'appartenenza al partito e l'ambizione di contribuirne allo sviluppoe al rafforzamento dell'identità. Gli iscritti, la dirigenza e uno staff organizzativo di qualità operano per questi obiettivi.
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tratto dal sito web
http://www.pri.it

nuvolarossa
04-09-02, 21:54
Forlimpopoli, il Consiglio
dà il via libera a Hera

Anche il Consiglio Comunale di Forlimpopoli dà il via libera alla nascita di Hera. Al momento della votazione sono usciti dall'aula i consiglieri di Casa delle Libertà e Partito Repubblicano Italiano; hanno invece votato contro Roverelli e Bondi. La maggioranza è scesa in campo compatta, nonostante qualcuno abbia confessato di avere un fastidioso 'mal di pancia'.

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nuvolarossa
04-09-02, 21:54
Forlimpopoli, il Consiglio
dà il via libera a Hera

Anche il Consiglio Comunale di Forlimpopoli dà il via libera alla nascita di Hera. Al momento della votazione sono usciti dall'aula i consiglieri di Casa delle Libertà e Partito Repubblicano Italiano; hanno invece votato contro Roverelli e Bondi. La maggioranza è scesa in campo compatta, nonostante qualcuno abbia confessato di avere un fastidioso 'mal di pancia'.

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nuvolarossa
05-09-02, 18:41
"La politica? Qui si riduce alla caccia ai favori e ai posti"
'Clamoroso' attacco del Pri agli alleati Ds e Ppi e a TuttoSantarcangelo: "Troppa propaganda e aria di regime"

SANTARCANGELO

Quando la bacheca ritorna un tazebao.
Lancia 'messaggi' politicamente piuttosto forti il segretario dell'Edera locale Daniele Bronzetti dallo spazio espositivo a disposizione dei Repubblicani a qualche metro da piazza Ganganelli. Un jaccuse diretto e perentorio ai due schieramenti con cui il Pri condivide la coalizione di governo, che segue precedenti 'mal di pancia' del Ppi (mai però tanto roboanti, e soprattutto a tal punto ufficiali e pubblici), che aveva a sua volta già puntato l'indice in diverse occasioni contro la 'gestione' della squadra di governo. Bronzetti parte subito in quarta parlando di "accozzaglie malsortite di politici di partito che non dialogano, hanno crisi esistenziali e pretendono di essere protagonisti a discapito di ogni regola di convivenza e coabitazione sotto lo stesso tetto amministrativo" e prosegue con un crescendo incalzante: "Verso di noi c'è il silenzio più totale: veniamo informati dai giornali di direttivi unificati, di accordi tra i due partiti di coalizione col Pri, di incarichi... Questo è rispetto per un partito che ha un assessore in giunta?". Un interrogativo aperto cui seguono ulteriori attacchi: "La politica a Santarcangelo è carente di idee, proposte, uomini e strategie. Tutto si risolve in un basso dialogo 'pro-partes' per avere più favori e più posti degli altri. E come considerare da repubblicani le giunte politiche convocate ignorando le segreterie e chiudendo dunque di fatto fuori da ogni gioco i partiti alleati? Ciò dimostra estrema debolezza organizzativa e notevole insicurezza tattica". Il segretario specifica però in chiusura della lunga disamina che non si tratta di uno sfogo antecedente una possibile uscita dalla giunta: "Il Partito Repubblicano Italiano arriverà, per rispetto questo sì, fino in fondo, ma mai sarà a fianco (in coalizione) di Rifondazione comunista. E mai farà da mozzo sulla barca del centrosinistra". E non è tutto. Nel mirino di Bronzetti, nella medesima bacheca, finisce anche il periodico d'informazione comunale TuttoSantarcangelo. 'Bollato' come "poco divulgativo dell'azione amministrativa e molto propagandistico a favore di pochi partiti" e 'colpevole' a detta del segretario di "escludere completamente l'opposizione" e di "marcare più su certe azioni a modo di propaganda elettorale". Tanto che il direttivo dell'Edera chiede "meno lodi, meno imbrodi, più voci del coro e meno aria 'di regime'".

Nicola Strazzacapa

nuvolarossa
05-09-02, 18:41
"La politica? Qui si riduce alla caccia ai favori e ai posti"
'Clamoroso' attacco del Pri agli alleati Ds e Ppi e a TuttoSantarcangelo: "Troppa propaganda e aria di regime"

SANTARCANGELO

Quando la bacheca ritorna un tazebao.
Lancia 'messaggi' politicamente piuttosto forti il segretario dell'Edera locale Daniele Bronzetti dallo spazio espositivo a disposizione dei Repubblicani a qualche metro da piazza Ganganelli. Un jaccuse diretto e perentorio ai due schieramenti con cui il Pri condivide la coalizione di governo, che segue precedenti 'mal di pancia' del Ppi (mai però tanto roboanti, e soprattutto a tal punto ufficiali e pubblici), che aveva a sua volta già puntato l'indice in diverse occasioni contro la 'gestione' della squadra di governo. Bronzetti parte subito in quarta parlando di "accozzaglie malsortite di politici di partito che non dialogano, hanno crisi esistenziali e pretendono di essere protagonisti a discapito di ogni regola di convivenza e coabitazione sotto lo stesso tetto amministrativo" e prosegue con un crescendo incalzante: "Verso di noi c'è il silenzio più totale: veniamo informati dai giornali di direttivi unificati, di accordi tra i due partiti di coalizione col Pri, di incarichi... Questo è rispetto per un partito che ha un assessore in giunta?". Un interrogativo aperto cui seguono ulteriori attacchi: "La politica a Santarcangelo è carente di idee, proposte, uomini e strategie. Tutto si risolve in un basso dialogo 'pro-partes' per avere più favori e più posti degli altri. E come considerare da repubblicani le giunte politiche convocate ignorando le segreterie e chiudendo dunque di fatto fuori da ogni gioco i partiti alleati? Ciò dimostra estrema debolezza organizzativa e notevole insicurezza tattica". Il segretario specifica però in chiusura della lunga disamina che non si tratta di uno sfogo antecedente una possibile uscita dalla giunta: "Il Partito Repubblicano Italiano arriverà, per rispetto questo sì, fino in fondo, ma mai sarà a fianco (in coalizione) di Rifondazione comunista. E mai farà da mozzo sulla barca del centrosinistra". E non è tutto. Nel mirino di Bronzetti, nella medesima bacheca, finisce anche il periodico d'informazione comunale TuttoSantarcangelo. 'Bollato' come "poco divulgativo dell'azione amministrativa e molto propagandistico a favore di pochi partiti" e 'colpevole' a detta del segretario di "escludere completamente l'opposizione" e di "marcare più su certe azioni a modo di propaganda elettorale". Tanto che il direttivo dell'Edera chiede "meno lodi, meno imbrodi, più voci del coro e meno aria 'di regime'".

Nicola Strazzacapa

nuvolarossa
06-09-02, 15:42
Aldo Cappelli, Novecento Romagnolo, S.l., Edizioni Nuova Tipografia, 2002, pp. 252, euro 15,49

Aldo Cappelli da tempo si è affermato in campo letterario ottenendo riconoscimenti e premi anche di carattere internazionale. Nei suo romanzi e nelle sue commedie ha narrato la Romagna con una prosa fluente e chiara, con dialoghi vivaci. Leggerlo è un piacere, un piacere che si rinnova ad ogni suo lavoro.
Con Novecento Romagnolo egli ci offre ancora una volta uno spaccato di vita della regione che, unica in Italia, ha visto contemporaneamente le tre grandi opposizioni al regno monarchico: la repubblicana, la socialista e la cattolica.
L'autore parte dai primi anni del secolo e attraverso bozzetti ben strutturati ci mostra la vita di una comunità agricola e la sua trasformazione, lenta dapprima, e poi rapida, troppo rapida. La comunità perde progressivamente le caratteristiche che nel bene e nel male l'avevano caratterizzata e resa inconfondibile. Di pari passo si trasforma e scompare la società contadina che aveva espresso quella civiltà e il suo modo di essere. La trasformazione in qualche decennio muta radicalmente in Romagna la vita, rurale e cittadina, porta via vecchie miserie, fame, malattie incurabili; ma nello stesso tempo sconvolge e trasforma i valori positivi sui quali la società si era formata e si era retta. In pochi anni si avranno più cambiamenti che negli ultimi due o tre secoli. E la Romagna di fine novecento ormai non è che una pallida idea di quello che era. Nella realtà nazionale è in atto un'omogeneizzazione, positiva e negativa allo stesso tempo, che fa pensare ai più vecchi che il mondo in cui sono nati e cresciuti non c'è più!
Come già in Ottocento Romagnolo, anche in Novecento Romagnolo c'è profumo di Romagna, c'è profumo di repubblicanesimo, repubblicanesimo di una volta. La partecipazione dei singoli e delle famiglie alla vita sociale è vista nella realtà spesso intrisa di forti passionalità, in cui affiora l'atavico spirito bellicoso dei celti che nei romagnoli è unito indissolubilmente con l'altrettanto atavico senso romano della giustizia e del diritto. E al sacro rispetto per la parola data. È un contesto in cui il senso della comunità va al di là delle divergenze politiche e ideologiche, e la famiglia, la solidarietà specie fra i più poveri, l'amicizia e l'ospitalità sono valori reali di caratteri duri ma generosi, aperti verso lo straniero e nello stesso tempo diffidenti con gli estranei.
La società romagnola del primo '900 è ancora basata sulla piccola azienda agricola di carattere familiare, retaggio forse di tradizioni secolari. Si pensa infatti che l'origine di questa piccola proprietà familiare risalga ai terreni bonificati all'incirca quasi 2200 anni fa, nel secolo precedente l'era volgare, e assegnati ai soldati romani e latini smobilitati. Questi assegnatari si fusero pacificamente con i Galli che da qualche secolo erano già nella zona, sui terreni limitrofi alla bonifica. Questa è l'origine dell'etnia romagnola, dei suoi caratteri, della sua organizzazione sociale, come l'autore accenna nell'introduzione. Nel XX secolo il tessuto sociale che si era formato nei secoli, comincia a sfilacciarsi. Dapprima il fenomeno è quasi insensibile, ma dopo la seconda guerra mondiale lo sfilacciamento diventa progressivamente rapido e negli anni '50 - '60 la vecchia società agricola scompare del tutto, travolta da una trasformazione tanto veloce da cancellare il passato. Scompare con il passato il tipico anticlericalismo dei romagnoli, anticlericalismo che non è mai stato ripudio o vilipendio del sacro, ma bisogno di libertà, necessità della libertà come mezzo di auto educazione e come esigenza di giustizia contro il potere politico della chiesa romana, asfissiante e retrogrado anche a giudizio di molti cattolici.
Lo scenario di Novecento Romagnolo è, come nel precedente Ottocento Romagnolo, lo stradone, una via di comunicazione che, scendendo dalla valle del Bidente, a Forlimpopoli si immette nella secolare via Emilia. Agli inizi del racconto lo stradone è ancora contornato da poderi e da case coloniche, tipiche della campagna romagnola. È una zona nell'immediata periferia della vivace cittadina romagnola e destinata col tempo a inurbarsi. La comunità contadina dello stradone agli inizi del secolo è ancora il simbolo della società agricola romagnola, con i suoi limiti, le sue miserie, i suoi valori, prima che l'evoluzione la faccia sparire.
Siamo fra cronaca e storia, con i conflitti fra repubblicani e socialisti, fra la sinistra risorgimentale e le prime organizzazioni marxiste che ai primi del '900 avevano ormai assunto la direzione del movimento socialista. Teste calde da una parte e dall'altra, dal coltello quasi sempre pronto a concludere le discussione più accese. E di questa profonda divisione fra le sinistre approfitterà poi il fascismo.
Ma non sempre repubblicani e socialisti si fanno la guerra. Senza che le reciproche diffidenze e i reciproci risentimenti spariscano del tutto ci sono tuttavia momenti in cui sinistra risorgimentale e sinistra marxista si trovano fianco a fianco: è l'opposizione alla guerra coloniale in Libia, è il momento della settimana rossa.
La penna di uno scrittore può talvolta dare immagini più efficaci di quelle che possono sorgere da rigorose e attente ricerche storiche. È il caso di Gemisto nella tragedia di Caporetto o del giovane partigiano Rosario: in poche righe si ha immediatamente la sensazione del dramma personale all'interno del quadro più ampio della tragedia nazionale. La stessa sensazione che ci accompagna anche in altri episodi, ben approfonditi e raccontati. In successione vediamo gli orrori della guerra coloniale, il riflesso delle leggi razziali, il sanguinoso contrasto fra anarchici e comunisti nella guerra civile spagnola, la tragica ritirata in Russia. I sentimenti hanno sempre coloriti molto intensi: in Romagna i mezzi termini non sono molti usati.
Fra i tanti pregi Cappelli ha anche la grande capacità di scavare nella interiorità dei suoi personaggi, dando loro una dimensione completa che mostra le diverse sfaccettature di una personalità. Come nell'episodio di Fernando: "Era come se lei fosse l'unica donna al mondo capace di liberarlo dalla sua angoscia e senza fare niente, semplicemente ascoltandolo." Oppure come in quello di Auro: "Ancora non ho peccato e poi, se è un peccato, lo faccio tanto malvolentieri che non può essere un peccato grave."
Ma al di là delle qualità positive l'amico Aldo Cappelli è anche uno dei .... "soliti ultimi che, quando un'epoca è finita, continuano a difenderne le tradizioni, i principi, o semplicemente il ricordo...."

Widmer Lanzoni


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tratto dal sito web del
PENSIERO MAZZINIANO (http://www.domusmazziniana.it/ami/)

nuvolarossa
06-09-02, 15:42
Aldo Cappelli, Novecento Romagnolo, S.l., Edizioni Nuova Tipografia, 2002, pp. 252, euro 15,49

Aldo Cappelli da tempo si è affermato in campo letterario ottenendo riconoscimenti e premi anche di carattere internazionale. Nei suo romanzi e nelle sue commedie ha narrato la Romagna con una prosa fluente e chiara, con dialoghi vivaci. Leggerlo è un piacere, un piacere che si rinnova ad ogni suo lavoro.
Con Novecento Romagnolo egli ci offre ancora una volta uno spaccato di vita della regione che, unica in Italia, ha visto contemporaneamente le tre grandi opposizioni al regno monarchico: la repubblicana, la socialista e la cattolica.
L'autore parte dai primi anni del secolo e attraverso bozzetti ben strutturati ci mostra la vita di una comunità agricola e la sua trasformazione, lenta dapprima, e poi rapida, troppo rapida. La comunità perde progressivamente le caratteristiche che nel bene e nel male l'avevano caratterizzata e resa inconfondibile. Di pari passo si trasforma e scompare la società contadina che aveva espresso quella civiltà e il suo modo di essere. La trasformazione in qualche decennio muta radicalmente in Romagna la vita, rurale e cittadina, porta via vecchie miserie, fame, malattie incurabili; ma nello stesso tempo sconvolge e trasforma i valori positivi sui quali la società si era formata e si era retta. In pochi anni si avranno più cambiamenti che negli ultimi due o tre secoli. E la Romagna di fine novecento ormai non è che una pallida idea di quello che era. Nella realtà nazionale è in atto un'omogeneizzazione, positiva e negativa allo stesso tempo, che fa pensare ai più vecchi che il mondo in cui sono nati e cresciuti non c'è più!
Come già in Ottocento Romagnolo, anche in Novecento Romagnolo c'è profumo di Romagna, c'è profumo di repubblicanesimo, repubblicanesimo di una volta. La partecipazione dei singoli e delle famiglie alla vita sociale è vista nella realtà spesso intrisa di forti passionalità, in cui affiora l'atavico spirito bellicoso dei celti che nei romagnoli è unito indissolubilmente con l'altrettanto atavico senso romano della giustizia e del diritto. E al sacro rispetto per la parola data. È un contesto in cui il senso della comunità va al di là delle divergenze politiche e ideologiche, e la famiglia, la solidarietà specie fra i più poveri, l'amicizia e l'ospitalità sono valori reali di caratteri duri ma generosi, aperti verso lo straniero e nello stesso tempo diffidenti con gli estranei.
La società romagnola del primo '900 è ancora basata sulla piccola azienda agricola di carattere familiare, retaggio forse di tradizioni secolari. Si pensa infatti che l'origine di questa piccola proprietà familiare risalga ai terreni bonificati all'incirca quasi 2200 anni fa, nel secolo precedente l'era volgare, e assegnati ai soldati romani e latini smobilitati. Questi assegnatari si fusero pacificamente con i Galli che da qualche secolo erano già nella zona, sui terreni limitrofi alla bonifica. Questa è l'origine dell'etnia romagnola, dei suoi caratteri, della sua organizzazione sociale, come l'autore accenna nell'introduzione. Nel XX secolo il tessuto sociale che si era formato nei secoli, comincia a sfilacciarsi. Dapprima il fenomeno è quasi insensibile, ma dopo la seconda guerra mondiale lo sfilacciamento diventa progressivamente rapido e negli anni '50 - '60 la vecchia società agricola scompare del tutto, travolta da una trasformazione tanto veloce da cancellare il passato. Scompare con il passato il tipico anticlericalismo dei romagnoli, anticlericalismo che non è mai stato ripudio o vilipendio del sacro, ma bisogno di libertà, necessità della libertà come mezzo di auto educazione e come esigenza di giustizia contro il potere politico della chiesa romana, asfissiante e retrogrado anche a giudizio di molti cattolici.
Lo scenario di Novecento Romagnolo è, come nel precedente Ottocento Romagnolo, lo stradone, una via di comunicazione che, scendendo dalla valle del Bidente, a Forlimpopoli si immette nella secolare via Emilia. Agli inizi del racconto lo stradone è ancora contornato da poderi e da case coloniche, tipiche della campagna romagnola. È una zona nell'immediata periferia della vivace cittadina romagnola e destinata col tempo a inurbarsi. La comunità contadina dello stradone agli inizi del secolo è ancora il simbolo della società agricola romagnola, con i suoi limiti, le sue miserie, i suoi valori, prima che l'evoluzione la faccia sparire.
Siamo fra cronaca e storia, con i conflitti fra repubblicani e socialisti, fra la sinistra risorgimentale e le prime organizzazioni marxiste che ai primi del '900 avevano ormai assunto la direzione del movimento socialista. Teste calde da una parte e dall'altra, dal coltello quasi sempre pronto a concludere le discussione più accese. E di questa profonda divisione fra le sinistre approfitterà poi il fascismo.
Ma non sempre repubblicani e socialisti si fanno la guerra. Senza che le reciproche diffidenze e i reciproci risentimenti spariscano del tutto ci sono tuttavia momenti in cui sinistra risorgimentale e sinistra marxista si trovano fianco a fianco: è l'opposizione alla guerra coloniale in Libia, è il momento della settimana rossa.
La penna di uno scrittore può talvolta dare immagini più efficaci di quelle che possono sorgere da rigorose e attente ricerche storiche. È il caso di Gemisto nella tragedia di Caporetto o del giovane partigiano Rosario: in poche righe si ha immediatamente la sensazione del dramma personale all'interno del quadro più ampio della tragedia nazionale. La stessa sensazione che ci accompagna anche in altri episodi, ben approfonditi e raccontati. In successione vediamo gli orrori della guerra coloniale, il riflesso delle leggi razziali, il sanguinoso contrasto fra anarchici e comunisti nella guerra civile spagnola, la tragica ritirata in Russia. I sentimenti hanno sempre coloriti molto intensi: in Romagna i mezzi termini non sono molti usati.
Fra i tanti pregi Cappelli ha anche la grande capacità di scavare nella interiorità dei suoi personaggi, dando loro una dimensione completa che mostra le diverse sfaccettature di una personalità. Come nell'episodio di Fernando: "Era come se lei fosse l'unica donna al mondo capace di liberarlo dalla sua angoscia e senza fare niente, semplicemente ascoltandolo." Oppure come in quello di Auro: "Ancora non ho peccato e poi, se è un peccato, lo faccio tanto malvolentieri che non può essere un peccato grave."
Ma al di là delle qualità positive l'amico Aldo Cappelli è anche uno dei .... "soliti ultimi che, quando un'epoca è finita, continuano a difenderne le tradizioni, i principi, o semplicemente il ricordo...."

Widmer Lanzoni


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nuvolarossa
10-09-02, 17:49
Forlì ha dimenticato il carcere»

Cosa succede nel carcere di Forlì? L'attuale struttura della Rocca è realmente idonea a «ospitare» con tutte le garanzie i detenuti e gli agenti di polizia penitenziaria? Non sarebbe più opportuno restituire lo storico edificio alla città e trasferire il carcere in una nuova e più funzionale struttura? Sono domande nell'aria ormai da anni a Forlì e che tornano d'attualità ogni volta che un evento tragico o clamoroso — dai suicidi in cella alle proteste delle guardie — riportano all'attenzione delle istituzioni una struttura che invece normalmente viene tenuta nel dimenticatoio da tutti.
Il Carlino ha provato a dare uno scossone a questa situazione, non solo raccontando puntualmente la cronaca, ma indirizzando direttamente al ministero la richiesta che il carcere si «apra» per un giorno alla città e ai suoi testimoni: i giornalisti del Carlino. Luca Bartolini, presidente provinciale di Alleanza nazionale, ha raccolto l'appello e, facendo seguito al suo interessamento per le vicende della Rocca, si è detto disponibile ad accompagnarci in un eventuale «sopralluogo» all'interno del carcere.
C'è poi un altro politico forlivese che, sia per i suoi «trascorsi» sia per il suo interessamento continuo, ha parecchie cose da dire sul carcere.
Si tratta del consigliere comunale repubblicano Lauro Biondi: qualche anno fa passò, suo malgrado, qualche giorno «ospite» della Rocca per il suo coinvolgimento in un'inchiesta giudiziaria su presunti illeciti urbanistici. Dopo molti anni Biondi è uscito completamente innocente dall'inchiesta — ed è pertanto in attesa di un risarcimento — ma con grande sensibilità e correttezza non ha «cancellato» l'esperienza ed anzi due anni fa è tornato in «visita» al carcere per verificare le condizioni di vita dei detenuti e quelle di lavoro degli agenti. «Già allora la situazione era sull'orlo dell'allarme vero e proprio — dice Biondi — ma, nonostante i fondi per il nuovo carcere fossero previsti dal piano per l'edilizia carceraria, nessuno si è preoccupato di affrontare il problema in sede di discussione del Piano regolatore generale del Comune di Forlì». Per il consigliere repubblicano sono stati inutilmente persi due anni: «Gli amministratori comunali forlivesi non hanno brillato, al solito, per trasparenza. In consiglio comunale non è mai stato toccato l'argomento. Il carcere sembra un problema dimenticato da tutti, finchè non succede una tragedia». Biondi sollecita gli amministratori ad affrontare il problema del trasferimento del carcere: «Si dovrebbe individuare una sede a cavallo delle province di Forlì e Ravenna per dare alla struttura una valenza interprovinciale».
cronaca.
forli@ilrestodelcarlino.it

di Marco Principini

nuvolarossa
10-09-02, 17:49
Forlì ha dimenticato il carcere»

Cosa succede nel carcere di Forlì? L'attuale struttura della Rocca è realmente idonea a «ospitare» con tutte le garanzie i detenuti e gli agenti di polizia penitenziaria? Non sarebbe più opportuno restituire lo storico edificio alla città e trasferire il carcere in una nuova e più funzionale struttura? Sono domande nell'aria ormai da anni a Forlì e che tornano d'attualità ogni volta che un evento tragico o clamoroso — dai suicidi in cella alle proteste delle guardie — riportano all'attenzione delle istituzioni una struttura che invece normalmente viene tenuta nel dimenticatoio da tutti.
Il Carlino ha provato a dare uno scossone a questa situazione, non solo raccontando puntualmente la cronaca, ma indirizzando direttamente al ministero la richiesta che il carcere si «apra» per un giorno alla città e ai suoi testimoni: i giornalisti del Carlino. Luca Bartolini, presidente provinciale di Alleanza nazionale, ha raccolto l'appello e, facendo seguito al suo interessamento per le vicende della Rocca, si è detto disponibile ad accompagnarci in un eventuale «sopralluogo» all'interno del carcere.
C'è poi un altro politico forlivese che, sia per i suoi «trascorsi» sia per il suo interessamento continuo, ha parecchie cose da dire sul carcere.
Si tratta del consigliere comunale repubblicano Lauro Biondi: qualche anno fa passò, suo malgrado, qualche giorno «ospite» della Rocca per il suo coinvolgimento in un'inchiesta giudiziaria su presunti illeciti urbanistici. Dopo molti anni Biondi è uscito completamente innocente dall'inchiesta — ed è pertanto in attesa di un risarcimento — ma con grande sensibilità e correttezza non ha «cancellato» l'esperienza ed anzi due anni fa è tornato in «visita» al carcere per verificare le condizioni di vita dei detenuti e quelle di lavoro degli agenti. «Già allora la situazione era sull'orlo dell'allarme vero e proprio — dice Biondi — ma, nonostante i fondi per il nuovo carcere fossero previsti dal piano per l'edilizia carceraria, nessuno si è preoccupato di affrontare il problema in sede di discussione del Piano regolatore generale del Comune di Forlì». Per il consigliere repubblicano sono stati inutilmente persi due anni: «Gli amministratori comunali forlivesi non hanno brillato, al solito, per trasparenza. In consiglio comunale non è mai stato toccato l'argomento. Il carcere sembra un problema dimenticato da tutti, finchè non succede una tragedia». Biondi sollecita gli amministratori ad affrontare il problema del trasferimento del carcere: «Si dovrebbe individuare una sede a cavallo delle province di Forlì e Ravenna per dare alla struttura una valenza interprovinciale».
cronaca.
forli@ilrestodelcarlino.it

di Marco Principini

nuvolarossa
14-09-02, 18:10
Zoli (Pri)
si è dimesso

FORLI'

Ha lasciato la carica di consigliere comunale il capogruppo del Partito Repubblicano Antonio Zoli, politico 'storico' di Forlimpopoli (è stato consigliere anche nella passata legislatura e alla fine degli anni '80). Motivo dell'addio l'intricata questione Hera, che ha spaccato quasi tutti i partiti in Romagna.
Zoli è uscito dall'aula al momento della votazione criticando la maggioranza e l'approvazione della fusione di Unica con la Seabo di Bologna. «Credo che ci sia un limite a tutto – dice dopo aver spedito la lettera di dimissioni al sindaco – In questi casi bisogna guardarsi allo specchio, Hera va troppo a discapito dei cittadini». Sulla scelta di Hera Zoli appare in rotta di collisione anche col suo partito, a livello regionale favorevole alla fusione L'ex capogruppo repubblicano verrà rimpiazzato in Consiglio da Matteo Bagnoli.

nuvolarossa
19-09-02, 18:31
«Questo Pri può stare a sinistra»

Onorevole Francesco Nucara, da segretario nazionale del Pri, cosa pensa dei repubblicani romagnoli?

«Tutto il bene possibile. I romagnoli sono dei passionali, e spesso questa passione li fa sragionare portandoli a contestare il segretario nazionale del partito. Ma allo stesso tempo è proprio grazie alle idee e alle iniziative che nascono da questa passione, che i repubblicani romagnoli sono una risorsa per tutta l'Edera e per tutta la democrazia italiana».

Però loro vanno a sinistra e il Pri nazionale, invece, va a destra.

«Il Pri nazionale va a destra perchè lo ha deciso la maggioranza degli iscritti durante un congresso nazionale».

Maggioranza o no, i romagnoli criticano e contestano aspramente questa scelta. E ribadiscono il loro no a Berlusconi.

«I repubblicani le lotte le devono fare contro gli avversari del partito e non tra di loro. La nostra natura ci dice che dobbiamo batterci sui problemi e non sugli schieramenti. E quindi nelle varie realtà, a seconda delle battaglie che combattiamo, dobbiamo trovare gli alleati che ci possono aiutare a vincere. Quello che i repubblicani fanno in una giunta comunale non può stravolgere la politica del partito nazionale. E quindi se a Ravenna si va a sinistra non è detto che da tutte le altre parti d'Italia si debba fare per forza la stessa cosa».

I repubblicani romagnoli, quindi, hanno la licenza di andare a sinistra?

«I repubblicani romagnoli hanno la licenza di stare a sinistra. Noi non vogliamo nessun ribaltone, anzi. I nostri esponenti hanno il dovere di rispettare i voti di chi li ha eletti.

Secondo lei è stato giusto sospendere dal partito Achille Alberani e Federico Foschi, accusati di avere partecipato ad una riunione dei repubblicani europei?

«Certo che è stato giusto sospenderli. Loro si sono difesi dicendo che i repubblicani europei non sono un partito politico, ma un movimento. E io, invece, dico che i movimenti sono altri: il Wwf è un movimento, gli Amici del Mare sono un movimento. I Repubblicani Europei sono un partito, un partito nostro avversario che si presenta con liste alternative alle nostre».

Ieri, Alberani ha affermato che nel Pri la democrazia non esiste più. E che lo dimostra la decisione di sospenderlo. Lei si sente antidemocratico?

«Non conosco la democrazia di Alberani. So solo che il provvedimento verso di loro è stato preso dopo una votazione di una direzione nazionale».

Alberani, infatti, sostiene che la direzione nazionale ha sospeso lui e Foschi in sfregio alle regole del partito e alla decisioni prese dalla direzione regionale, che in precedenza aveva votato e deciso di non sospenderli.

«Sono stato io che alla fine di luglio ho chiesto alla direzione regionale di redigere un'istruttoria su Alberani e Foschi, dopo avere appreso che i due avevano partecipato ad una riunione di un altro partito. E proprio la direzione regionale mi aveva delegato all'unanimità a prendere personalmente una decisione in merito».

E poi lei che cosa ha fatto?

«Nonostante potessi decidere da solo, ho convocato la direzione nazionale perchè si esprimesse. Invece di accusarmi di non essere democratico, Alberani dovrebbe apprezzare il fatto che io non mi sia avvalso di questa delega».

Matteo Naccari
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nuvolarossa
19-09-02, 22:00
NUCARA scrive al Direttore del Resto del Carlino......
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Caro Direttore,

ho letto l'intervista al sottoscritto a firma di Matteo Naccari.

Vorrei esprimere alcune considerazioni e puntualizzazioni:

1) essendo l'intervista non completa, rispetto alle domande ricevute e alle risposte date, pur essendo veritiera nella parti pubblicate si potrebbe prestare ad equivoci politici;

2) ho dichiarato che esiste un rapporto conflittuale tra la dirigenza nazionale del PRI (Presidente e Segretario) e gli organismi repubblicani romagnoli tanto da indurre questi ultimi a contrapporre alla presidenza di Giorgio La Malfa l'amico Valbonesi di Forlì;

3) il titolo "Questo PRI può stare a sinistra" è contraddittorio sia con l'intervista sia con il mio pensiero.

Il PRI deve essere leale con gli elettori ai quali ha chiesto il voto per un programma e per un'alleanza.

A livello locale, non può e non deve per le prossime consultazioni stare con chi gli pare se non concordando con la segreteria nazionale strategie di collocazione politica che per principio devono essere in linea con le scelte congressuali nazionali;

4) proprio per chiarire a tutti gli amici romagnoli che il senso di lealtà deve essere un patrimonio culturale e non un espediente tattico ho ribadito quanto ripeto spesso "il PRI non può prescindere da Giorgio La Malfa".

5) per un refuso sembrerebbe che la delega per la sospensione di Alberani e Foschi me l'abbia data la direzione regionale invece me l'ha data la direzione nazionale in modo unanime e quindi anche con il consenso di Valbonesi.

Sperando di essere stato chiaro, La saluto cordialmente.

Francesco Nucara

Roma, 19 settembre 2002
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tratto dal sito web del
http://www.prilombardia.it/imgs/pri.gif (http://www.pri.it)
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nuvolarossa
20-09-02, 15:19
«Ma il Pri sta con La Malfa»

«Il Pri non può prescindere da Giorgio La Malfa». Lo ribadisce Francesco Nucara, segretario nazionale dell'Edera, intervenendo sia per puntualizzare alcuni concetti espressi nella sua intervista pubblicata ieri dal Carlino sia per « chiarire agli amici romagnoli che il senso di lealtà deve essere un patrimonio culturale e non un espediente tattico». Nucara, inoltre, sottolineando come il titolo dell'intervista 'Questo Pri può stare a sinistra' sia «contradditorio» con il suo pensiero e precisa che «il Pri deve essere leale con gli elettori ai quali ha chiesto il voto per un programma e per un'allenaza. A livello locale — continua — non può e non deve per le prossime consultazioni stare con chi gli pare se non concordando con la segreteria nazionale strategie di collocazione politica che per principio devono essere in linea con le scelte congressuali nazionali». Il segretario dell'Edera, infine, specifica come esista «un rapporto conflittuale tra la dirigenza nazionale del Pri, nella figura del presidente e del segretario, e gli organismi repubblicani romagnoli tanto da indurre questi ultimi a contrapporre alla presidenza di Giorgio La Malfa, l'amico Widmer Valbonesi di Forlì».

nuvolarossa
20-09-02, 15:40
Provincia, Valbonesi contesta

le iniziative antismog
FORLI'/CESENA

Il consigliere repubblicano Widmer Valbonesi, che è anche dirigente del settore degli autotrasportatori, nel consiglio provinciale di ieri ha contestato duramente l'adesione della Provincia ai provvedimenti anti-smog varati dalla regione. Valbonesi li ha definiti «giacobini, inefficaci, dannosi per l'economia e per le aziende».

nuvolarossa
21-09-02, 15:46
Denis Ugolini (foto) ci riprova,

CESENA
Denis Ugolini ci riprova, per la seconda e ultima volta. Mentre l'ipotesi delle elezioni anticipate perde fondamento («In pentola non bolle proprio nulla», dice il fondatore della lista civica «Cesena Cambia» e dai corridoi della politica il giro di indiscrezioni lo conferma) si sono già aperti i giochi per le prossime amministrative. Denis Ugolini è il primo a uscire allo scoperto.
Ha già una proposta pronta?
«L'idea c'è — risponde Ugolini —. La proposta si costruisce insieme. Ho chiara in testa un'alleanza con un programma certo per migliorare Cesena, del tutto fuori dalla logica di scontro e confronto fra gli schieramenti. Per uscire una buona volta dalla logica contrapposta di destra e sinistra. Una progetto di lista civica aperto innanzitutto al Pri, e ai i laburisti e anche alla Margherita. Con alcuni dirigenti del Pri ne ho parlato: ci sono convergenze significative su un progetto con un nuovo modello di governo della città, oltre gli steccati».
Esemplificando?
«L'assessore alla cultura diessino, Gualdi, vuole creare un premio letterario legato alla figura di Renato Serra. Questa iniziativa riprende un punto del mio programma di candidato a sindaco. Allora io l'appoggio, anche se sono all'opposizone. Non so se rendo. Ecco, io vorrei governare così. Partendo dai problemi, non dalel posizioni. L'opposto è Gallone che decide di stare dentro o fuori la maggioranza a seconda che il suo partito nazionale sia vicino o lontano dall'Ulivo. Ma tutto questo cosa c'entra con Cesena?».
Ancora una lista civica, come «Cesena Cambia»?
«Un'alleanza: una o due liste civiche unite con i partiti che ci vorranno stare»
Un'alleanza che per vincere avrebbe bisogno del sostegno del Polo.
«Non è detto e comunque io su questo progetto voglio dialogare con tutti, con il Polo delle Libertà, ma anche anche con i Ds, sperando che siano disposti a farlo».
Lei è un avversario dei Ds.
«Secondo la loro logica degli schieramenti, sì. Mi collocano a destra. Ma in realtà io sono di sinistra, nel filone della sinistra democratica lamalfiano».
Il suo obiettivo, qual è?
«Portare a Cesena un nuovo modello di governo, coinvolgendo imprenditori, ora troppo ai margini, forze sociali e culturali. Per voltare pagina».
Rispetto alla giunta Conti?
«Con tutta l'amicizia e la stima per Gordano, il sindaco ha fatto una brutta figura politica, con i consiglieri che gli si sfilavano di mano sul Prg. Questa amministrazione la ricorderemo per le rotonde, gli incarichi all'architetto Cervellati e l'ubbidienza supina ai diktat dei Ds regionali, vedi Hera».
Denis Ugolini di nuovo candidato a sindaco?
«No, ho tre nomi in testa. Uno è un repubblicano, che non sia un Pinocchio. Io voglio essere nella squadra di chi si batte per far vincere una alleanza che sappia governare e non solo comandare come questi di adesso, e che aiuti la città ad uscire dalla palude».
Lei è stato nel Pri. Gallina deferito ai probiviri.
«Sono così pochi e si mandano ai probiviri fra loro?»
Guidazzi dice che lei è come certi cantanti americani: bella melodia, ma non si capisce il testo.
«Mario non conosce bene la musica americana»
Andasse male?
«Una lista civica non può essere proposta più di due volte: se non fa breccia neanche la seconda, si abbandona».


di Andrea Alessandrini

nuvolarossa
10-10-02, 00:29
I consiglieri regionali firmano
contro il caro-ticket alle terme

E' stata presentata in Consiglio regionale una risoluzione firmata da alcuni consiglieri, fra cui Luisa Babini del Partito Repubblicano Italiano, a tutela degli stabilimenti termali, dopo gli aumenti del ticket previsti dalla finanziaria. Questa infatti prevede un aumento da 70mila lire a 70 euro e la sospensione delle esenzioni per alcune categorie che si avvalgono di queste cure, come ad esempio gli anziani con più di 65 anni.

nuvolarossa
10-10-02, 00:33
La coalizione di maggioranza dice sì al programma di governo Il Patto per Piacenza cambia nome

Sei ore di intenso confronto ieri tra la giunta e le forze della coalizione sul programma di governo. Un incontro allargato alle liste che non sono presenti in Consiglio comunale, ma che alle elezioni aveva sostenuto la candidatura a sindaco di Reggi, e cioè Verdi, Comunisti italiani, Partito Repubblicano Italiano, il movimento civico “Qualità della vita”, la lista “Piacenza Vive”. La riunione era a porte chiuse e chiamava la coalizione a far sapere il proprio giudizio sul programma varato nei giorni scorsi dalla giunta. Da quanto si è appreso, non ci sono state particolari richieste di modifica al documento (ora atteso dal passaggio in consiglio il 21 ottobre). Mentre a proposito dell'annunciato rilancio del “Patto per Piacenza”, sarebbe emersa la decisione di cambiarne il nome in “Patto strategico”.

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nuvolarossa
12-10-02, 17:54
Il Marano alle urne

RIMINI

L'«Associazione Rimini-Marano-Riccione Progetto 3000» sta predisponendo gli atti perchè sia indetto dall'amministrazione comunale un referendum cittadino propositivo sulla localizzazione del Palacongressi. «Non temiamo nè la difficoltà della raccolta delle firme nè il raggiungimento del quorum».
Lo comunica una nota dell'Associazione che conferma, poi, la richiesta della convocazione di una seduta aperta del consiglio comunale nel corso della quale sia discussa la questione del Palacongressi. L'Associazione avverte che nel caso in cui la conferenza dei capigruppo negasse questa seduta si rivolgerà direttamente ai consiglieri comunali perchè pronuovano una raccolta di firme per rivendicarla.
Poi l'Associazione informa che è in via di completamento il progetto di fattibilità del Palacongressi al Marano con allegato il piano finanziario.
Intanto a favore dell'area Marano per il Palacongressi si schiera il Partito Repubblicano Italiano. L'Edera, in particolare, boccia le aree stazione ed ex Fiera «perchè entrambe determinerebbero rilevanti problemi di viabilità con il rischio di drenare ingenti risorse economiche per migliorare i relativi collegamenti».
Secondo il Partito Repubblicano Italiano l'area «perfettamente idonea è quella del Marano perchè facilmente raggiungibile in auto e in futuro con il Trc oltre ad essere vicinissima all'aeroporto e perchè sarebbe la giusta risposta alle esigenze più volte manifestate di valorizzare anche la zona sud della della città».
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nuvolarossa
15-10-02, 15:40
Crisi Bartoletti
IN Consiglio comunale

FORLI'

La vicenda della crisi Bartoletti, sollevata in questi giorni dagli allarmi dei sindacati, verrà discussa in consiglio comunale il prossimo 28 ottobre. Sul tema sono intervenuti nuovamente con un'interrogazione i consiglieri di Forza italia, Flavio Giunchi e Stefano Gagliardi, chiedendo al sindaco se è stato rispettato il «Protocollo dIntesa» e l'«Accordo di Programma» relativo al trasferimento dell'azienda.
Il consigliere comunale repubblicano Lauro Biondi ha sollevato anche il problema della Centrale Avicola, chiedendo al sindaco di riferire al piùm presto sul caso e sulla situazione economica forlivese in generale.
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nuvolarossa
15-10-02, 16:13
Turismo, assessore Pasi
se ci sei batti un colpo

BOLOGNA

«La riviera ha chiuso l'estate con un risultato inferiore alle previsioni, ma nel complesso soddisfacente». Alla faccia dell'ottimismo!
E' la solita storia del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, ma stavolta il 'Rapporto sull'andamento dell'estate 2002' esagera in partigianeria. D'accordo, è la linea dell'assessore regionale al Turismo, ma 526mila presenze in meno sulla nostra costa tra luglio e agosto non sono briciole. Anche perchè il buco di fatturato viene allegramente calcolato per difetto in almeno 25milioni di euro. Solo colpa della pioggia e dell'euro? Non proprio.
Com'è ovvio (abituati a lamentarsi anche quando va bene) gli operatori sono preoccupati. E molto. E non solo loro. A tirare per la giacca il pacioso assessore Guido Pasi (controfigura vivente del Bobo di Staino) sono i politici. Anche quelli della sua maggioranza.

«Con questi chiari di luna — incalza Luisa Babini, consigliere regionale del Pri — cosa fa la Regione? Se continua il trend dobbiamo sapere come affrontare il 2003. Qual è la logica che governa le politiche regionali?».

Che fa, attacca la maggioranza? Fa polemica?

«No, sto ai fatti. Mi chiedo se la Regione ha ancora una politica sul turismo. Cos'ha in testa Pasi? Sul fuoco ci sono molte cose: innanzitutto la legge 3 del '93 da aggiustare, la legge sulle agenzie di viaggio, la legge sul demanio, le terme, l'agriturismo e i turismi di nicchia... Bene, sono mesi che l'assessore non riferisce su nulla. Vogliamo parlarne, vogliamo informare i consiglieri su un settore strategico per l'economia regionale? E' troppo chiedere una riflessione in consiglio, un'audizione, un confronto anche in commissione?». E chiude con malcelato sarcasmo: «Se non altro per sapere che esito ha dato il Masterplan sul turismo affidato a suon di centinaia di milioni all'Ervet».

Inevitabile che l'accusa d'immobilismo ricada sull'Apt, su chi cioè la promozione la deve pensare e attuare. Senza linee precise e con un vertice messo insieme a fatica (un margheritino, un diessino e un uomo di... fiducia del presidente Errani) e che tiene fuori dalla porta i litigiosi operatori (anche nell'ultima riunione del parlamentino del turismo ci sono stati scontri furibondi) non si può pretendere l'incisività necessaria.
Ma dove l'Apt dà il massimo sono le grandi e costose campagne promozionali: dagli improbabili Ufo agli inutili Velisti per caso. Una più sfortunata dell'altra.
Sull'argomento si sono esercitati vari consiglieri regionali, ma ora torna alla carica Maria Cristina Marri (Udc) con un'interrogazione per sapere il rapporto costi-benefici tra investimenti promozionali e ricaduta in termine di presenze. «I velisti per caso — dice Marri — sono promozionali per la giunta più che per il turismo. Meglio sarebbe coinvolgere nelle azioni di promozione gli operatori costretti invece a subire passivamente campagne non condivise e certamente non partecipate».

di Gerardo Bombonato
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nuvolarossa
16-10-02, 19:14
Gallina «Se arriva come erede
in Provincia non lo ricevo»

CESENA

Guai a parlare di sconfitta. Perché il mancato raggiungimento delle 500mila firme contro il rientro dei Savoia in Italia era ampiamente previsto anche da chi aveva aderito all'iniziativa. «Se consideriamo che quasi tutti i partiti non si sono impegnati e che per raggiungere il quorum delle firme c'era poco tempo a disposizione, era chiaro che l'iniziativa della Mazziniana era più una testimonianza che un serio tentativo d'opposizione», dice Piero Gallina, presidente della Provincia e repubblicano di ferro. E se il principe Vittorio Emanuele, una volta tornato in Italia, decidesse di far visita a Cesena? «Come privato cittadino, è libero di far quel che vuole. Ma se venisse in veste ufficiale di erede al trono, non lo riceverei. Perché in tutti questi anni i Savoia si sono ben guardati dal disconoscere le proprie colpe riguardo alle leggi razziali. E questa è una macchia che non si cancella». Stesso parere da parte di Denis Ugolini, l'ex repubblicano che ha aderito all'iniziativa della Mazziniana: «Le firme raccolte testimoniano comunque il sentimento di contrarietà che ancora gli italiani provano nei confronti dei Savoia».
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nuvolarossa
17-10-02, 18:43
Vice sindaco contro il suo 'capo'

Sullo sciopero della Cgil di domani monta un caso politico. Il sindaco Giordano Conti è uscito sulla stampa con un comunicato in cui appoggia le ragioni dello sciopero e afferma di aver siglato un documento insieme ad altri amministratori locali e regionali emiliano-romagnoli e di altre regioni, in cui plaude all'iniziativa. Conti, a scanso di equivoci, sarà domani al suo posto di lavoro: i sindaci non sono dipendenti e non possono scioperare. Ma il vicesindaco Mario Guidazzi, repubblicano, reagisce alla presa di posizione del suo capo diessino di maggioranza. «Un sindaco non deve rendere pubblica la sua adesione ad uno sciopero indetto da una organizzazione sindacale — dice Guidazzi — ; questo è uno sciopero smaccatamante politico. Conti accusa la Finanziaria 2003, ma lo sciopero della Cgil è stato indetto a luglio, quando la Finanziaria non era ancora stata presentata. Non ricordo a Cesena un intervento così da parte di un sindaco, nemmeno da parte del comunista Lucchi. Ripercussioni sulla giunta? No, però il sindaco ha sbagliato ».
Ma anche un repubblicano con una carica pubblica importante appoggia lo sciopero della Cgil: Piero Gallina, presidente della Provincia. A stigmatizzarlo è il segretario della Uil cesenate, Giuliano Zignani. «Siamo stupiti per l'atteggiamento di Conti e di Gallina, firmatari di un appello degli amministratori di centro-sinistra regionali e non, che appoggia lo sciopero. Ma lunedì — accusa Zignani — Uil e Cisl hanno indetto uno sciopero del personale scolastico contro le politiche del governo e né il sindaco di Cesena né il presidente della Provincia lo hanno appoggiato». Anche la Cisl si unisce alla Uil: «L'uscita di Conti è ridicola, se non scandalosa: è assai strano che una carica istituzionale eletta con il voto popolare si schieri così palesemente per un'iniziativa di lotta unilateralmente assunta da un'organizzazione del lavoro».

di Andrea Alessandrini

Sant'Eusebio
17-10-02, 21:16
Originally posted by nuvolarossa
Conti, a scanso di equivoci, sarà domani al suo posto di lavoro: i sindaci non sono dipendenti e non possono scioperare.

[...]
di Andrea Alessandrini

Che razza di considerazione è questa? Lo sciopero della CGIL è anche una mera manifestazione avverso la politica lavorativa del governo Berlusconi II e, direi soprattutto, la finanziaria 2003 (che tra condoni vari e porno-tax non promette nulla di buono ;) ).
Facciamo un'osservazione banale. Domani nessun libero professionista, studente, disoccupato, etc. scenderà in piazza? Penso proprio che la risposta a questa domanda sia negativa. Allora, un sindaco non può appoggiare simili iniziative e prendervi parte anche se non marchiato dal logo di "dipendente"?
Direi che il "doppio binario repubblicano" (alleanza governativa con il centrodestra / alleanze locali con il centrosinistra) sta creando non poche confusioni.
Senza rancore ;) ,
Sant'Eusebio

nuvolarossa
19-10-02, 19:48
Mezza giunta in piazza a protestare

CESENA

Lo sciopero della Cgil ha provocato un terremotino nella coalizione di giunta e nei tradizionali rapporti tra sindacati e loro referenti politIci.
Il vicesindaco repubblicano Mario Guidazzi e la Margherita hanno bacchettato il sindaco Giordano Conti per aver appoggiato una manifestazione di parte.
Lo sciopero è stato sostenuto anche dal presidente della Provincia Piero Gallina:I repubblicani e Uil non l'hanno presa bene.
Anche l'assessore Giorgio Andreucci (Margherita) ha dato il suo assenso e a risentirsi questa volta è stata la Cisl, sindacato di riferimento storico di democristiani e popolari. Ieri poi alla manifestazione della Cgil, presente per l'intero corteo, è stato l'assessore diessino Daniele Gualdi. «In piazza — dice — ho visto anche il sindaco Conti: una gran bella manifestazione». Tra i manifestanti anche gli assessori Elide Urbini e Marino Montesi. In una nota Conti auspica che Cgil, Cisl e Uil sappiano riprendere un ragionamento comune. «Ho appoggiato lo sciopero — dichiara il sindaco — per tutelare i bisogni del nostro Comune dai tagli della Finanziaria». Ma Conti è attaccato duramente dall'opposizione. La senatrice Laura Bianconi di Forza Italia: « Dall'alto della sua carica istituzionale il sindaco ha aderito ad uno sciopero di parte, politico, indetto da un sindacato che ha abdicato al suo ruolo per assumere quello di una forza politica extraparlamentare». Il capogruppo consiliare dei Ds Valdes Onofri getta acqua sul fuoco: «Le polemiche? Cose che ci stanno, ma che non scalfiscono la compattezza della giunta. Alla riunione di maggioranza era presente anche Gallone e abbiamo affrontato la priorità che come amministratori abbiamo davanti: il bilancio preventivo 2003».
Nella foto Laura Bianconi e Giorgio Andreucci.

di Andrea Alessandrini
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nuvolarossa
19-10-02, 20:02
«Una casa per i nostri vecchi»

BERTINORO

«Continuano a fare dei servizi sociali un cavallo di battaglia. Ma dicono delle frottole».
Giuseppe Ballani, consigliere repubblicano a Bertinoro, ha il colpo in canna e il dente avvelenato. E' stanco di sentire l'amministrazione targata Bocchini far sfoggio delle misure prese per far fronte all'emergenza anziani. «Che a Bertinoro esiste, eccome» gli fa eco l'amico Enrico Imolesi, capogruppo P.R.I. in consiglio.
Una settimana fa il Resto del Carlino lanciò l'allarme. Il centro di Bertinoro invecchia inesorabilmente. E i giovani se ne vanno. Lasciando il cuore del paese, il Colle, sulle spalle di anziani ed extracomunitari.
Da mesi ormai Ballani e Imolesi si battono con in testa un solo obiettivo: costruire una casa di riposo sul Colle.
Quella che c'era già è stata chiusa — temporaneamente, si disse allora — nel 1999. «Era fatiscente, fu giusto chiuderla — riconosce Ballani — ma i nostri anziani sono radicati nel territorio, non possiamo spedirli a Meldola. I pasti a domicilio? Ok, siamo d'accordo. Ma così non si risolve il problema».
Nel 2000 l'amministrazione Zeccherini finanziò una ricerca sul campo, con l'obiettivo di esaminare le necessità della popolazione anziana.
Ben 1765 questionari vennero spediti a tutti gli over 65, ma in Municipio ne tornarono 660. «Attendibili per trarre considerazioni sufficientemente valide» scrisse tuttavia Anna Pieri, la dottoressa che firmò il progetto «Terza Primavera». Ma da quelle considerazioni, secondo Ballani, non è partita nessuna linea di indirizzo. O almeno, non quella più importante.
Nelle ipotesi di interventi operativi suggerite dall'esperta infatti si legge: «La richiesta di riapertura della casa di riposo viene formulata in maniera pressoché costante ed uniforme dagli abitanti di tutte le frazioni».
Nonostante il risultato però nessuno ha più messo in cantiere l'ipotesi di costruire una casa protetta.
«Ci chiediamo perché, vista anche la possibilità di usufruire di grossi finanziamenti regionali» insiste Ballani.
Ma se per tutti la questione anziani è incandescente, Enrico Imolesi allarga l'orizzonte al problema dell'invecchiamento della popolazione: «La politica degli ultimi anni ha portato alla chiusura in se stesso del centro storico». Nel quale, oggi, mancano barbiere e calzolaio.
Ci sono invece un forno e un'edicola, che però, proprio per il fatto di essere attività esclusive, quando vanno in ferie obbligano i bertinoresi a scendere fino a Forlimpopoli.
«E l'ultima casa nuova costruita in centro — ricorda Imolesi — risale al 1997». Da allora sul Colle non si sono più viste gru, e il centro è stato come imbottigliato. Proprio come un vino da invecchiare.

di Riccardo Fantini
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nuvolarossa
19-11-02, 20:48
Ora rischia pure la città

RAVENNA -
«La sistemazione di Foce Bevano è essenziale per la difesa dei territori abitati e produttivi».
Ne è convinto Mauro Mazzotti, consigliere provinciale del Partito Repubblicano Italiano, che in un'interpellanza urgente osserva che le ultime mareggiate hanno fatto crollare per circa 2 metri il fronte della duna ricostruita a Foce Bevano e che «solo un'esile cresta di poche decine di centimetri di sabbia divide le acque alte dal territorio». Cosa accadrebbe in caso di rottura dell'ultimo residuo di duna? «L'erosione che si manifesta alla foce — osserva Mazzotti — crea rischi di ingressione marina su un territorio di novemila ettari che va dai Fiumi Uniti al Savio». Il rischio, già verificatosi, è che l'ondata di piena aggiri l'impianto idrovoro che scola quel bacino idraulico, «con riflesso sugli abitati di Fosso Ghiaia, Lido di Dante, Classe e Ponte Nuovo».
L'esponente repubblicano osserva che il territorio è per gran parte a un livello anche di due metri al di sotto del livello delle alte maree. «Si può difendere con intelligenza il territorio e l'ambiente, difendendo anche unitamente le opere della nostra gente».

nuvolarossa
17-12-02, 17:00
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Il «Dismano» secondo il Pri

CESENA - «Un quartiere che cresce».
E' il tema della pubblica assemblea che si tiene questa sera al circolo «Cafiton» di Sant'Andrea in Bagnolo nella circoscrizione Dismano. Promotore dell'iniziativa il partito repubblicano del quartiere Dismano.
Saranno presenti il vicesindaco Mario Guidazzi e l'intero consiglio del quartiere. Dopo l'incontro che toccherà i problemi, le lamentele e le richieste dei cittadini della circoscrizione, seguirà un buffet.
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nuvolarossa
19-12-02, 19:04
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Il Pri: «Non è possibile un'alleanza con il Prc»

CESENA - «Quello che chiede il senatore Bonavita è esattamente il contrario di quello che vogliamo noi repubblicani».
Africo Morellini , capogruppo del Pri in consiglio comunale, replica immediatamente all'intervista di Bonavita, che sul 'Carlino' ha auspicato un'apertura dell'alleanza di centrosinistra a Rifondazione.
«Bonavita chiede questo allargamento — spiega Morellini — come una scelta di quadro politico. Lui vuole spostare a sinistra l'asse dell'amministrazione comunale. E noi repubblicani non possiamo essere d'accordo».
Bonavita fa notare che a Ravenna e a Rimini Pri e Rifondazione governano insieme.

Perchè non potete farlo anche qui?

«A Cesena non c'è una difficoltà tale da rendere necessario un cambiamento. E in più siamo convinti sostenitori dell'autonomia: la reclamiamo dai nostri vertici nazionali quando chiediamo di confermare le alleanze con il centrosinistra che funzionano ma la rivendichiamo anche nel rifiutare un'intesa con Rifondazione».

Da cosa nasce una chiusura così netta nei confronti del Prc?

«Su tutti i più importanti problemi della città noi e loro ci troviamo su sponde completamente opposte. Basti pensare alle posizioni espresse su Farmacie comunali, Hera e Sapro. Noi siamo per le privatizzazioni, loro farebbero ancora vendere le aspirine al Comune. Per non parlare poi della politica estera».

Si spieghi meglio.

«E' vero che non siamo in consiglio comunale per parlare di Medio Oriente. Ma c'è un problema di valori diversi: anche noi siamo per la pace ma non condividiamo certe manifestazioni a senso unico, sempre improntate all'antiamericanismo».

L'allenza di centrosinistra vi andrebbe ancora bene per il futuro?

«Con un programma che sia la prosecuzione di quello che abbiamo già sottoscritto noi non abbiamo dei problemi ad andare avanti anche alle prossime amministrative».

Secondo Bonavita, senza una politica di sinistra è in pericolo la coesione sociale del territorio.

«Questa la trovo una critica ingiusta perchè sui servizi sociali non abbiamo mai arretrato nonostante le ristrettezze di bilancio. In questo settore si può fare sempre meglio e di più ma nessuno può negare che a Cesena siamo all'avanguardia. Piuttosto mi piacerebbe sapere una cosa».

Quale?

«Bonavita parla per sè o anche i Ds la pensano come lui? Si tratta di una posizione personale o di tutto il partito? E la Margherita cosa dice?».
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nuvolarossa
22-12-02, 12:29
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Il Comune mette mano alle casse e l'area produttiva allarga ancora i confini

FERRARA - Atmosfera natalizia venerdì sera in consiglio comunale a Copparo. In un'ora e mezza sono stati esaminati i diciassette argomenti all'ordine del giorno. Tuttavia quelli riguardanti il bilancio di previsione 2003 sono stati rinviati visto che la finanziaria non è ancora stata approvata dal Senato. Il consiglio comunale ha deliberato l'acquisto di un'area per insediamenti produttivi nelle adiacenze di quella di via Primicello per complessivi 53mila metri. Costo dell'operazione 497 mila euro e una manciata di spiccioli. Approvato inoltre il progetto preliminare per i lavori di riassetto viario di via I° Maggio, un intervento che vede coinvolti anche Regione e Berco. Discussi due ordini del giorno: uno riguardante la legge finanziaria e l'altro, presentato dal capogruppo del Partito RepubblicanoItaliano, Lucio Ventaglio, con il quale si chiede ai sei Paesi fondatori della Comunità Europea di costituire il primo nucleo dello Stato federale europeo. Prese in esame anche due interpellanze del capogruppo di Forza Italia, Giancarlo Ugatti, concernenti la segnaletica in via Garibaldi e gli arredi del teatro De Micheli.

Arturo Orlandini
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nuvolarossa
22-12-02, 12:51
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Per la Regione Emilia - Romagna il popolo Saharawi conta meno di quello romagnolo.

Venerdì scorso, infatti, ha votato una risoluzione a favore del popolo Saharawi, impegnato in una lunga e difficile lotta per la sopravvivenza, l'identità nazionale, l'indipendenza e la dignità, sollecitando il Governo italiano a fare pressioni sul Governo del Marocco, mentre nega l'autodeterminazione e il referendum ai romagnoli che vogliono far nascere la Regione Romagna staccata dall' Emilia.
A segnalare la contraddizione (sottolineando che le cose vanno valutate con le dovute proporzioni ed esprimendo comunque solidarietà al popolo Saharawi) è il consigliere regionale di Forza Italia Rodolfo Ridolfi, che da tempo si batte per la nascita della Regione Romagna e comunque perché i romagnoli possano esprimere il loro orientamento con un referendum.
La romagnola Luisa Babini (Partito Repubblicano Italiano), che ha presentato la risoluzione insieme a Ugo Mazza (Ds) ha replicato a Ridolfi sostenendo che il confronto è inaccettabile perché in Romagna non ci sono campi profughi.

Paolo Morelli
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Sant'Eusebio
23-12-02, 00:20
Originally posted by nuvolarossa
[...]
Venerdì scorso, infatti, ha votato una risoluzione a favore del popolo Saharawi, impegnato in una lunga e difficile lotta per la sopravvivenza, l'identità nazionale, l'indipendenza e la dignità, sollecitando il Governo italiano a fare pressioni sul Governo del Marocco, mentre nega l'autodeterminazione e il referendum ai romagnoli che vogliono far nascere la Regione Romagna staccata dall' Emilia.
A segnalare la contraddizione (sottolineando che le cose vanno valutate con le dovute proporzioni ed esprimendo comunque solidarietà al popolo Saharawi) è il consigliere regionale di Forza Italia Rodolfo Ridolfi, [...]

Sarebbe preferibile che il il signor Rodolfo Ridolfi rivolgesse un simile paragone ai tesserati di FI, non ai romagnoli.
Grazie

nuvolarossa
25-12-02, 13:35
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'Beni indietro ai Savoia? Mai'

CESENA - I Savoia in Italia, ieri, con Vittorio Emanuele, Marina Doria e il figlio Emanuele Filiberto ricevuti dal pontefice, anticipazione del loro imminente ritorno definitivo: ma i repubblicani cesenati non fanno buon viso a cattivo gioco e stigmatizzano l'avvenimento: «Il ritorno dei Savoia — dice il vicesindaco Mario Guidazzi — è un segno dei tempi ». In che senso? «Viviamo in un'epoca di condonismo e anche la storia viene condonata . Un perdonismo privo di qualsiasi memoria storica. Io sarei stato favorevole anche al referendum: ma sarebbe stata una battaglia persa, e ci scommetto che l'Italia si sarebbe scoperta... monarchica».
«Molti avevano pensato che il ritorno dei Savoia sarebbe stato soft — dice il presidente della Provincia, Piero Gallina —; invece i 'reali' hanno cominciato ad avanzare richieste allo Stato sulla restituzione di presunti beni, il che fomenterà disappunti e imbarazzi profondi». «Va detto — afferma Renato Lelli, segretario di consociazione del Pri cesenate — che ormai la figura dei rappresentanti dei Savoia è veramente decaduta con gli spot pubblicitari e le comparsate televisive. Più serio, invece, è il discorso che riguarda le richieste relative a restituzioni di beni, sulle quali il Governo deve essere fermo e non cedere. I nostri militanti repubblicani di certo non salutano il ritorno dei Savoia in Italia come un atto dovuto: il tempo passa, ma non cancella i buchi neri del loro operato».

nuvolarossa
29-12-02, 15:29
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CESENA - Pdci contro Conti: 'Ascolta troppo i repubblicani'

Il sindaco Conti bersagliato da sinistra. A Rifondazione si aggiunge il Pdci cesenate che ha appoggiato l'amministrazione, ma da qualche tempo a questa parte non risparmia un colpo alla compagine di centrosinistra. I Comunisti italiani (3% dei consensi alle amministrative '99) non hanno ottenuto il consigliere comunale per una scarto di soli 16 voti rispetto allo Sdi. A Maria Grazia Zittignani, esponente di spicco, il Comune ha assegnato la presidenza del Roir. Enzo Ceredi, con lunghi trascorsi nel Pci, è il coordinatore comunale. Come mai la mano dura su Conti, al cui fianco il Pdci è schierato? «Il Pdci è autonomo e giudica sui fatti. Abbiamo contestato la giunta per il fatto che il Gonfalone del Comune non è stato issato alla marcia per la pace: Conti ha subìto il veto del Partito RepubblicanoItaliano. Il sindaco ascolta troppo i repubblicani. E abbiamo criticato la giunta per il via libera il nuovo cimitero, un affare ai danni delle famiglie meno abbienti. A Conti chiediamo di aprire a sinistra e cercare il dialogo con Rifondazione, Verdi e Italia dei Valori».

a. a.

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nuvolarossa
03-01-03, 18:15
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dal coordinatore comunale di Forza

CESENA - Dal coordinatore comunale di Forza Italia, Stefano Angeli riceviamo e pubblichiamo.
«Un anno vissuto pericolosamente, ecco come la giunta Conti potrebbe sintetizzare il suo cammino nel 2002. La maggioranza infatti si regge ormai solo sul voto del consigliere Gallone, ex Sdi. Più volte, nel corso degli ultimi mesi, per far passare importanti delibere si è dovuto buttare giù dal letto consiglieri di maggioranza influenzati o richiamare qualcuno dalle vacanze in anticipo. Quanto tempo si potrà continuare a governare la città così? Molto, si augura Conti, e potrebbe anche avere ragione ma ci sarà un prezzo da pagare. Il prezzo per il sindaco è la contrattazione continua con le varie parti della sua frastagliata maggioranza. Ciò ha portato in questi mesi ad ingigantire il ruolo non solo di Gallone (egregio rappresentante solo di se stesso), ma anche del vice sindaco Mario Guidazzi e del suo partito, il Pri.
Non passa giorno che Guidazzi non minacci di dimettersi dalla giunta, senza poi farlo naturalmente. Il Pri così alza il prezzo con i Ds per il suo appoggio; lo fa sul piano politico-ideologico, costringendo i Ds a spaccarsi su argomenti come la guerra, e sul piano amministrativo facendo pagare dazio sul Prg e, oggi, sulle nomine in Hera. Si parla già infatti di moltiplicare i vicepresidenti per trovare una poltrona a tutti. Questo è il prezzo che Conti sta pagando e dovrà pagare. Nel frattempo i problemi della città restano irrisolti: traffico caotico, parcheggi insufficienti, tariffe alte eccetera. La necessità di “riconfermare” Conti con tanto anticipo è un segno di debolezza e di necessità di tacitare polemiche interne, dato che la riconferma per un sindaco in carica dovrebbe essere scontata. L'opposizione non ha fretta di scoprire le nostre carte anzitempo, stiamo valutando le ipotesi possibili e le alleanze praticabili. Continueremo a rappresentare e a difendere gli interessi reali dei cittadini di fronte ai giochi di potere».

Stefano Angeli

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nuvolarossa
10-01-03, 15:52
Alta qualità della vita nella provincia di Forlì-Cesena,

un dato di cui andare fieri
Romagna meglio dell' Emilia

Intervento di Widmer Valbonesi,
segretario regionale P.R.I.

I dati pubblicati da "Il Sole 24 Ore" sulla qualità della vita danno la Provincia di Forlì-Cesena al primo posto in Emilia-Romagna e al decimo posto assoluto in Italia.
Sappiamo anche che, su questo dato, pesano gli errori del rapporto di Lega Ambiente nella valutazione della dotazione del verde e l'abitudine positiva dei cittadini forlivesi ed emiliano-romagnoli a denunciare gli episodi di microcriminalità, cosa che ha peggiorato la posizione della nostra provincia in questa classifica mentre da altre parti, dove i cittadini vivono rassegnati alla microcriminalità, il dato emerge molto meno.
Questo è comunque un risultato di cui si dovrebbe andare tutti fieri.
Quando Forlì provincia era al 51° posto in base alle medesime graduatorie, si inveiva contro gli amministratori e la classe dirigente era quella che oggi critica i risultati ottenuti. E' difficile, per persone obbiettive e normali, ritenere che non sia cambiato nulla.
Questo è il merito di chi amministra? Anche. Credo comunque di poter affermare che questo risultato è il frutto di uno sforzo complessivo delle istituzioni e del mondo produttivo, sociale e civile.
I dati sono quelli che sono, ma acquistano un particolare valore se li si legge alla luce di una scomposizione fra le sei province dell'Emilia e le tre della Romagna, cercando di capire quanto concorre al dato regionale la Romagna e quanto l'Emilia.
Il tenore di vita nelle sei rilevazioni riguardanti la ricchezza prodotta, i depositi bancari, il reddito disponibile, il premio Rca, il numero di pensionati ogni mille occupati e la richiesta di mutui prima casa danno un punteggio medio per le province della Romagna di 630,50, e per le province dell¹Emilia di 662,50.
Il capitolo affari e lavoro comprendente le rilevazioni su le imprese registrate ogni 100 abitanti, le imprese nuove in rapporto alle chiusure, l'ammontare dei protesti, la percentuale di persone in cerca di un lavoro in rapporto alla forza lavorale, domande di regolarizzazione degli stranieri ogni 1000 persone in età lavorativa e i procedimenti civili pendenti ogni mille abitanti danno un risultato medio di 485 per le province della Romagna e di 472 per le province dell'Emilia.
Il terzo capitolo riguarda i servizi e l'ambiente e le rilevazioni riguardanti la presenza di infrastrutture, la pagella ecologica di Lega Ambiente, il divario fra le temperature, la percentuale di posti letto in day hospital e quindi le degenze snellite, la migrazione ospedaliera e i morti per tumore sui totali dei decessi danno un risultato medio di 596,66 per le province romagnole e di 547,33 per quelle emiliane.
Il quarto capitolo riguarda invece la criminalità, con le rilevazioni sull¹allarme rapine (quelle denunciate) ogni 100mila abitanti, furti d¹auto, appartamenti svaligiati, scippi e borseggi denunciati, minori denunciati e il trend sul totale dei delitti denunciati. Qui il risultato medio è di 232,66 per le province romagnole e di 266,50 per quelle emiliane.
Il quinti capitolo riguarda poi la popolazione con le rilevazioni sulla densità demografica, i nati vivi ogni 1000 abitanti, i morti ogni mille abitanti, arrivi e partenze, il numero di divorzi e separazioni e l¹indice di soddisfazione, la percezione del miglioramento della qualità della vita negli ultimi tre anni. Il risultato medio è di 564 per le province della Romagna e di 533,66 per quelle emiliane.
Infine il capitolo del tempo libero comprendente il numero di associazioni artistiche culturali e ricreative, gli acquisti di libri,i biglietti per gli spettacoli cinematografici, il numero di palestre e di tesserati Coni, il numero dei ristoranti ogni 100mila abitanti, con un risultato medio di 566 per le province della Romagna e di 517,66 per quelle emiliane.
Riepilogando tutte le rilevazioni, il risultato delle province romagnole assomma a 3.074,14 contro un 2.999,42 delle province emiliane, per un risultato complessivo regionale dell¹Emilia-Romagna di 3.036,5 che corrisponde al 5° posto nella graduatoria delle regioni dopo Trentino-Alto Adige, Valle D¹Aosta, Friuli-Venezia-Giulia e Lombardia.
Se considerassimo i dati delle province romagnole e di quelle emiliane, le province romagnole sarebbero al 3° posto dopo Trentino e Valle D'Aosta, mentre quelle emiliane scenderebbero al 6° posto.
Se poi guardiamo meglio i numeri, ci accorgiamo che il dato infrastrutturale gioca a favore delle province romagnole, con un dato medio di 490 contro 322,5 delle province emiliane.
Non è vero, dunque, che mancano infrastrutture in Romagna: esse sono invece slegate da un progetto sistemico e, essendo il reddito pro capite favorevole alle province emiliane, i cittadini dell¹Emilia contribuiscono a finanziare parte delle infrastrutture pubbliche presenti in Romagna e non in Emilia.
Altro dato significativo è quello delle imprese per abitante, una ogni 8 abitanti in Romagna e una ogni 8,7 abitanti in Emilia.
Un altro elemento di grande significato è poi il dato dei protesti: a Forlì ci sono importi medi di protesti per abitante in euro per 22,94; in Romagna il dato medio è di 53,46 euro contro i 77,50 dell'Emilia. Ciò significa che la nostra economia, pur essendo una realtà di piccole e medie aziende, ha una sua solidità economica e finanziaria.
Invece molto preoccupante è il dato della microcriminalità, anche se è sicuramente inficiato dall'abitudine dei cittadini romagnoli a denunciare ogni tipo di crimine. E' comunque evidente che il problema sicurezza è uno degli aspetti maggiormente da seguire nei prossimi mesi. Così come occorrerà monitorare meglio il dato della mortalità da tumori, e capire quali siano le origini mettendo sotto controllo tutte le potenziali fonti e cause.
In definitiva ciò che emerge dai dati è che la Romagna, anche se non regione autonoma, ha comunque un trend di sviluppo e una qualità della vita di primissimo piano a livello nazionale, e sicuramente competitivo col resto della regione.
Davanti alle tre province romagnole sono infatti solo due regioni a statuto speciale come il Trentino e la Valle D'Aosta. Se i localismi fossero superabili si potrebbe, senza il peso di ulteriori momenti burocratici istituzionali, sviluppare un ulteriore salto qualitativo.
Occorre un modello di integrazione e di sviluppo della Romagna che, partendo dai punti di forza dello sviluppo agricolo e turistico, trovi un momento di ulteriore qualificazione con progetti infrastrutturali, logistici, culturali ed ambientali, capaci di promuovere sviluppo continuativo.
Progettare distretti culturali integrati e messi in rete con il turismo e la salvaguardia dell'ambiente diventa il disegno strategico obbligato per qualificare settori produttivi, centri storici, e offerta culturale e turistica, progettare l¹integrazione infrastrutturale della Romagna come parte di un progetto di Corridoio Adriatico necessario per raggiungere i mercati strategici dei Balcani nella nuova Europa dei 25 e parte di una piattaforma logistica emiliano romagnola di collegamento nord-sud strategica per l'intero paese.
Bisogna che tutti, forze politiche, istituzioni, mondo economico, creditizio e sociale avvertano la portata della sfida globale che coinvolge in primis i nostri territori, facendo uno sforzo per uscire dalla mediocrità dei localismi, dei risentimenti, dei particolarismi e pensare in grande, unificando risorse e scegliendo le priorità come del resto la politica dovrebbe sempre fare quando non sia rappresentazione di piccoli interessi di potere o di sottopotere.

Widmer Valbonesi
Segretario regionale del
Partito Repubblicano Italiano

nuvolarossa
01-02-03, 01:47
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Il recupero della Rocca di Caterina

Il convegno è stato organizzato dal Gruppo Consigliare P.R.I. della Provincia di Forlì-Cesena
e dal Circolo culturale ENDAS “G. Mazzini” di Forlì

Interventi:

Relazione introduttiva della prof.ssa
Mariaconcetta Schitinelli
responsabile cultura del PRI di Forlì.

dott.ssa Silvia Canestrini
La rocca e la cittadella di Forlì. Progetti, restauri di un sistema fortificato (XV-XX secolo).

arch. Silvio Van Riel (docente della Facoltà di Architettura dell'Università di Firenze)
La rocca e il carcere di Forlì: le trasformazioni.

dott.ssa Arianna Pucci
Tesi di laurea su recupero e trasformazione del carcere di Forlì.

dott.ssa Francesca Neri (ricercatrice, responsabile di progetto Consorzio Civita)
Il Distretto Culturale, esperienze in atto: il Distretto di Viterbo.

Elio Caruso (ricercatore storico, presidente della Pro Loco di Castrocaro Terme)
Esperienze a confronto. Il riuso turistico e culturale della fortezza medioevale di Castrocaro.

prof. Piero Gallina (presidente della Provincia di Forlì-Cesena)

Conclusioni di Widmer Valbonesi (capogruppo PRI - segretario regionale PRI)

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Atti del convegno:

Presentazione di Widmer Valbonesi:

“Buonasera, desidero ringraziarvi per essere presenti così numerosi, saluto tutte le autorità presenti gli assessori del comune di forlì e provinciali, i rappresentanti di organizzazioni imprenditoriali e sociali, e della Fondazione Cassa di Risparmio, prima di passare la parola al Presidente della Provincia consentitemi di ringraziare l’Amministrazione Comunale e gli Istituti culturali per la collaborazione fornita.
Un ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita del convegno ed in particolare alla Prof. Schitinelli, responsabile regionale PRI alla cultura, che ha deciso di festeggiare il suo compleanno lavorando qui con noi, ma che nel corso di queste settimane ha promosso e realizzato il convegno stesso”.

Piero Gallina:

“Assumendo la presidenza di questo convegno voglio solo fare una piccola considerazione: nei prossimi anni, il trasferimento dell’Ospedale e quindi il campus universitario, la realizzazione del S.Domenico e quindi la sistemazione degli Istituti culturali, adesso la possibilità di trasferimento del carcere e quindi della piena utilizzazione della Rocca e della Cittadella renderanno necessario avviare una discussione strategica sul ruolo della cultura nella città di Forlì e del territorio circostante, per cui questo convegno, che tratterà di Distretti culturali, si inquadra benissimo in questa esigenza di approfondimento che inizia stasera, ma che sicuramente avrà un seguito istituzionale”.

Intervento di Maria Concetta Schitinelli:

“Grazie a tutti gli intervenuti e un ringraziamento agli amici della commissione cultura del PRI, che hanno contribuito alla realizzazione di questo convegno, che è una delle iniziative che la stessa commissione ha programmato negli ultimi due anni. Nel corso di questi mesi il PRI si è battuto per porre all'attenzione della città l'importanza di un'associazione come Nuova Civiltà delle Macchine, e dell'idea sostenuta dal suo coordinatore di creare a Forlì un polo di scienza e umanesimo, partendo dalle qualificate ed esclusive esperienze maturate in città negli ultimi quindici anni. Parallelamente, un anno fa, avendo a cuore anche la "città della memoria", abbiamo organizzato un convegno dove abbiamo sostenuto la necessità di affidare ad una Commissione tecnico-scientifica il compito di fare una proposta al Consiglio comunale su come gestire e allestire gli Istituti culturali, per dare maggiore articolazione alle proposte di politica culturale dell'amministrazione. Contemporaneamente, abbiamo ritenuto che fosse necessario valorizzare energie intellettuali nuove che sono maturate nella nostra città e che molte volte la politica tende a ignorare: questa sera, due delle relatrici sono giovani a cui diamo la possibilità di esporre il frutto del loro lavoro, la loro tesi di laurea, ben sapendo – comunque - che questo meriterà degli approfondimenti. Tutto ciò potrebbe convergere (e ci impegneremo per questo) nella creazione di un progetto integrato pensato,studiato, per valorizzare -innanzitutto- il patrimonio storico-artistico della città (non dimentichiamo, a questo proposito,che dovremo molto presto occuparci anche della destinazione dell'Area ex-Eridania, per non lasciare spazio a indebite speculazioni o ad utilizzi non funzionali alle esigenze della città).
In secondo luogo, aspiriamo a valorizzare i protagonisti, le risorse umane che sul territorio operano nel campo artistico-culturale; e a far usufruire di questo patrimonio non solo i cittadini forlivesi che da tempo ne sono privati per la chiusura di musei e pinacoteca, ma anche l'immenso bacino turistico che esiste a poche decine di chilometri da qui. Crediamo che occorra avere una visione d’insieme di ciò che la città possiede in termini di patrimonio culturale materiale e immateriale, e delle esigenze manifestate dai cittadini in termini di spazi da fruire per tutte le forme d’espressione, dalla pittura alla musica al teatro. Di qui si deve partire per trovare un punto d’equilibrio fra ciò che si ritiene di dover valorizzare e quella che è la compatibilità economica degli interventi, non trascurando il fatto che senza adeguati livelli finanziari e un’adeguata gestione non si arriva a capo di nulla. Pensiamo che occorra passare ad un modello di sviluppo integrato dove il Distretto culturale, magari, perché no, il progetto di wellness valley già illustrato dal proprietario della Tecnogym alle istituzioni regionali e alle organizzazioni imprenditoriali, e la tutela dell'ambiente possano essere allo stesso tempo elementi di qualificazione produttiva e di salvaguardia. Attraverso gli opportuni strumenti, è possibile realizzare una programmazione territoriale d’avanguardia, capace di produrre reddito e occupazione. Ecco allora che non basta più l'idea della Commissione tecnico-scientifica, che pure occorre. Questo convegno vuol lanciare un'idea più avanzata: quella di incaricare un’agenzia specializzata che abbia già qualificate esperienze gestionali nel campo del patrimonio culturale, perché studi la possibilità di creare quelle sinergie che solo un Distretto può sviluppare, integrando il processo di valorizzazione delle dotazioni culturali, sia materiali sia immateriali, con le infrastrutture del territorio e con le risorse del sistema produttivo. Per spiegare meglio, il Distretto culturale rappresenta una integrazione del mondo dei beni culturali negli altri circuiti economici e sociali, il che presuppone un’industria turistica modernizzata, operazioni di marketing del territorio, adeguamento dei trasporti, adattamento delle infrastrutture. Occorre uscire dalla logica puramente pubblica o da quella del mecenatismo, che comunque procede per interventi non sempre organici: la sinergia tra pubblico e privato può creare le condizioni perché le risorse finanziarie utilizzate rappresentino un vero e proprio investimento. In alcune esperienze, non solo straniere, i progetti di valorizzazione del patrimonio culturale sono riusciti a creare veri e propri "centri di propulsione e di sviluppo" culturale, economico, sociale di un territorio. La nostra storia politico-amministrativa è, invece, costellata di interventi che non valorizzano adeguatamente il patrimonio e che generano un puro e semplice consumo di risorse pubbliche e private. In quest'ottica abbiamo invitato la dr.ssa Francesca Neri dell'Associazione Civita, che opera per la valorizzazione del patrimonio storico e artistico, e per la conservazione dell'identità comunitaria, viste anche come motore di sviluppo di un territorio. (L'esperienza gestionale di Civita è attestata dal fatto che ad essa sono affidati prestigiosi musei di Roma, Milano, Napoli, Perugia; Villa Adriana a Tivoli; Ostia antica). La dr.ssa Neri, attraverso l'esperienza in atto a Viterbo, di cui ci parlerà, potrà dirci quali elementi sono necessari per favorire la realizzazione di un Distretto e se,eventualmente, i modelli di gestione siano replicabili.
Veniamo poi agli altri relatori.
Oggi, nella prospettiva non più remota di trasferire il carcere, e avendo il Comune già adottato un progetto di Campus universitario nell'area dell'Ospedale Morgagni, di cui è in corso il trasferimento, abbiamo accolto con interesse l'idea dell'architetto Pucci di collegare con tale zona universitaria l'area della cittadella che attualmente ospita il carcere. Non entro nel merito della fattibilità o meno di tale progetto; se questo sia compatibile e coerente con quello del Campus. Semplicemente, abbiamo voluto suggerire un possibile utilizzo dell'area occupata dal carcere, in stretto collegamento col campus stesso, sua naturale continuazione e, per così dire, "sublimazione", se si pensa alle potenzialità d'uso di tutta l'area della Rocca e della sua cittadella. Non sto qui a ricordare i progetti di recupero di aree carcerarie quali Le Murate di Firenze, o del carcere di Stoccolma, di Brema, di Lancaster, di Tessalonica in Grecia, recuperate alla città o come strutture abitative, o come studentati, o come hotel e centro congressi, o come spazio integrato. Nel progetto dell'architetto Pucci mi è sembrato di ravvisare la stessa finalità illustrata nel progetto del campus: quella di fare dell'area un "elemento di connessione urbana, sia in senso trasversale, come ponte tra nucleo antico e città moderna, sia in senso anulare come elemento di un'ideale corona circolare ancora ricca di valori ambientali e storico-architettonici", come è scritto nel documento. Uno spunto interessante del progetto dell'architetto Pucci, che prevede, tra l'altro, la creazione di atélier da utilizzarsi stabilmente da parte degli artisti locali, e anche per corsi aperti al pubblico, tali da "permettere un contatto diretto tra la creazione e la fruizione dell'opera d'arte", va esattamente nella direzione di soddisfare quelle esigenze che anche noi avevamo sottolineato nei nostri precedenti interventi sullo stato della cultura a Forlì, esigenze di offrire spazi al numeroso e variegato mondo dei giovani artisti, che ne sono privi. Ci potrebbe essere spazio anche per realizzare un centro studi musicale con sale di registrazione,di ascolto, laboratori di sperimentazione, i cui utenti potrebbero essere musicisti , complessi, amatori ed associazioni musicali . Si capisce come, in questo modo, si animerebbe anche la vita cittadina: questa zona potrebbe davvero diventare un nuovo punto di riferimento per il tempo libero e la cultura dei Forlivesi. Non dimentichiamo che il tutto è visto nell'ottica di collegare il nuovo centro culturale, che così si creerebbe, agli spazi della Rocca, oggi sotto-utilizzata, nonostante la sua bellezza e la sua storia.
Tutte le principali città della Romagna, ma anche i paesi minori, hanno recuperato e valorizzato la loro rocca e ne hanno fatto un centro di attrazione turistica. Tutti, fuorché Forlì.
Ci sono rocche che servono addirittura per la rappresentazione di opere liriche all'aperto; altre sono diventate musei; in tutte si fanno attività culturali, che acquistano risalto anche dalla cornice di prestigio di cui si ammantano. Tutte… esclusa quella di Forlì.
Eppure, nei già lontani anni Sessanta, fu spesa una somma ingente, per quei tempi, interamente dedicata ai restauri della Rocca.
La situazione, a quasi quarant'anni da quell'intervento, non è cambiata di molto: in estate viene allestita qualche mostra e qualche serata musicale; in inverno i Presepi, la cui realizzazione è affidata ad un'organizzazione di privati. Insomma, la Rocca di Ravaldino è sotto-utilizzata in maniera sconcertante e sconfortante. Perché?
Non credo che non si valorizzi un luogo di grandi possibilità turistiche e culturali per i motivi che sono stati addotti in passato, come le infiltrazioni d'acqua, la mancanza di uscite di sicurezza, gli spazi angusti, la mancanza di personale... Perché, per la verità, di soluzioni sia tecniche sia legate all'allestimento o al personale altre realtà ne hanno trovate e messe in campo per ciascuno dei problemi appena accennati. Dunque, nell'ipotesi di un recupero strutturale completo, la nostra proposta è questa: le istituzioni proprietarie, Comune e Ministero, insieme con la Fondazione Cassa dei Risparmi, potrebbero lanciare un concorso di idee per la progettazione dell'intero complesso, al fine di utilizzare al meglio il tempo che intercorre da oggi alla dismissione del carcere e quindi accelerare poi l'eventuale realizzazione esecutiva. Questo ci sembra tanto più necessario ora che altri importanti progetti di recupero (San Domenico) si avviano a conclusione.
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E allora, perché non cominciare anche a ipotizzare come rendere plausibile l'uso di un bene culturale,di un contenitore oggi del tutto trascurato, di un patrimonio sciupato, rendendo giustificabile una visita di turisti, tanto più che, con l'apertura del San Domenico, il materiale da collocare nella Rocca non dovrebbe essere molto. Un'ipotesi potrebbe essere: al pianterreno, mostra delle ceramiche restaurate anni fa con un impegno di spesa non indifferente, e oggi non visibili; a cui aggiungere le famose ceramiche di Silino (Aurelio Melandri). Certo, gli ambienti devono essere sanati; si debbono approntare contenitori, bacheche, tavoli adatti, un'opportuna illuminazione: tutte cose, però, di routine.
Al piano superiore, potrebbe trovare spazio l'Armeria Albicini, non particolarmente folta, ma ricca di pezzi di gran pregio, magari corredando l'esposizione con pannelli esplicativi. Anche qui, per la delicatezza dei materiali, bisognerebbe prendere delle precauzioni: climatizzare gli ambienti, studiare le luci, prevedere il percorso espositivo e un'uscita ragionevole e logica. In altra parte della Rocca, con pannelli, fotografie, illustrazioni varie, si potrebbe esporre la storia dell'edificio attraverso i tempi, l'uso che ne è stato fatto, i suoi più illustri visitatori, ecc. Basta il nome di Caterina Sforza e di Cesare Borgia per rendere interessante questo particolare settore. Vista la non preziosità dei materiali da usare, si può ipotizzare tutto questo negli ambienti a pianterreno, nelle stanze della Guardia. Illustrazioni e ritratti, stemmi di famiglie nobiliari, oggi malinconicamente abbandonati nel sottoscala degli Istituti culturali, possono essere collocati lungo i corridoi e gli altri tragitti all'interno della Rocca. Si può pensare di svolgervi incontri, manifestazioni annuali sul tema delle rocche, facendo diventare Forlì il centro della cultura delle rocche, mettendo in rete tutte le persone che si occupano di questo argomento in Romagna (e anche nelle vicine Marche, dove c'é una tipologia di rocche simile alle nostra). Forse la stessa idea di Forlì polo di scienza e umanesimo potrebbe trovare qui il proprio fulcro. Infine nel cortile, che è bello, largo, protetto da ampie e solide mura, in estate potrebbero essere presentati autori di libri di successo; o esibirsi piccoli complessi (non necessariamente tutti di musica classica); si potrebbero organizzare meeting di poesia; tentare una piccola stagione di cabaret, con attori monologanti, che non hanno bisogno di scenografie… E chi più ne ha, più ne metta.
Ebbene, non ci nascondiamo che se finora non si è intervenuti sul monumento in modo più incisivo ciò può essere accaduto in parte perché la presenza del carcere, di fatto, ha creato nei cittadini una sorta di disinteresse per tutta l'area e per ciò che storicamente rappresenta.
Ma proprio perché ora se ne prospetta il trasferimento, non si può evitare di affrontare in modo più concreto il nodo di che cosa fare di questa parte di Forlì, di come ridisegnarla perché diventi una sorta di ponte tra la parte storica e il primo anello residenziale, oggi non direttamente collegati proprio a causa della presenza del carcere. Io mi fermo qui. Della storia della rocca tra il XV e il XX secolo ci parlerà la dott. ssa Silvia Canestrini, che si soffermerà sul tema dei vari progetti di restauro, mai realizzati, di cui i giornali del XX secolo hanno dato via via notizia, introducendo così uno spaccato di storia sociale. Seguirà l'intervento del Prof. Arch. Silvio Van Riel, docente presso la facoltà di architettura di Firenze, il quale ci porterà la sua esperienza di restauro di altre rocche e ci parlerà, tra le altre cose, del valore di un monumento nel senso etimologico del termine, cioè di documento, ricordo, ma anche ammonimento a chi ha il dovere istituzionale di tutelare i monumenti. Chiuderà la serie delle relazioni il presidente della Pro-Loco di Castrocaro, Elio Caruso, il quale, con la passione che lo contraddistingue, ci porterà la sua esperienza di ricercatore storico e di animatore di un gruppo di volontari che stanno registrando - con le loro iniziative - una grande affluenza di visitatori alla fortezza di Castrocaro e convinti riconoscimenti alla validità dei loro progetti.
Il capogruppo repubblicano in Consiglio provinciale, nonché segretario regionale del PRI, Widmer Valbonesi, trarrà le conclusioni della serata. La piccola mostra documentaria, allestita senza pretese, è funzionale agli interventi che stasera saranno fatti dalle nostre giovani relatrici. Se, come è nostra intenzione, ci saranno altri appuntamenti sul tema di questa serata, si potrà pensare a qualcosa di più articolato. A noi premeva lanciare un segnale, un'idea. Speriamo ne seguano tante altre, se si vuol fare di Forlì una città più dinamica e meno provinciale, inserita, in un contesto metropolitano romagnolo”.

Intervento di Silvia Canestrini:
La Rocca e la cittadella di Forlì. Progetti, trasformazioni e restauri di un sistema fortificato (XV – XX)

“Il mio studio sulla rocca e la cittadella di Forlì ha cercato di affrontare prima di tutto il problema storico e attraverso le fonti cronachistiche ho osservato che i primi documenti che attestano l’esistenza del fortilizio riguardano la sua costruzione che viene fissata dai cronisti nella seconda metà del XIV secolo tra il 1359 e il 1372. Le cronache tacciono sul luogo di costruzione della vecchia rocca trecentesca e narrano solamente della sua presenza.
Le fonti scritte riportano che un secolo dopo e cioè nel 1471, Pino III Ordelaffi, Signore di Forlì, decise di costruire la rocca che ancora oggi vediamo e che le cronache raccontano sia collocata nel sito della vecchia rocca. Dopo la morte di Pino III, Girolamo Riario, suo successore, terminò i lavori e fece costruire, adiacente alla rocca, una cittadella rettangolare.
Dai documenti iconografici si osserva come la rocca e la cittadella vennero erette ai confini della città e il popolo forlivese da subito ne prese le distanze. Venne collocata appunto in posizione decentrata e nonostante la città si sia sviluppata l’edificio ne è rimasto simbolicamente ai confini.
Dalle fotografie dell’inizio del XX secolo si vede come il fortilizio venne edificato con pianta quadrangolare, con quattro torrioni angolari circolari e con una torre maestra in posizione nord-ovest più alta dei torrioni; la cittadella invece venne fabbricata con pianta rettangolare e due torrioni circolari ai lati. Così costruita, la rocca rientrò in quel gruppo di fortilizi coevi e limitrofi che caratterizzarono principalmente la zona Romagna-Marche-Toscana e che ne fece un caso unico in Italia; lo possiamo ad esempio notare con la rocca di Imola che presenta le stesse caratteristiche costruttive della rocca di Forlì. Le fonti storiche raccontano che tutte le rocche della zona subirono gravi danni tra il XV secolo e il XVI secolo a causa delle guerre cui dovettero far fronte e molte di queste, non potendo più svolgere funzione difensiva, vennero abbandonate, o cambiarono destinazione d’uso o vennero utilizzate ad esempio come penitenziario e questo accadde anche per la rocca di Forlì che rimase carcere e fu occupata dai detenuti fino all’inizio del XX secolo.
Dalle ricerche da me condotte è risultato come la rocca non abbia subito sostanziali modifiche fino agli anni ’50 del XX secolo e questo è dimostrato da una serie di disegni anonimi e firmati della metà del XIX secolo conservati nel Fondo Piancastelli della Biblioteca Comunale di Forlì, che presentano la rocca in uno stato di totale abbandono.
All’inizio del XX secolo la rocca venne liberata dai detenuti che vennero trasferiti nei fabbricati carcerari fatti costruire all’interno all’interno dei muri della cittadella, alla fine del XIX secolo. Molti furono i progetti di funzionalizzazione e museificazione che vennero elaborati per la rocca ma ancora oggi sono rimasti sulla carta. Si ricorda ad esempio il progetto di adibire le stanze del piano terra e del primo piano a Museo delle Armi, iniziativa che avrebbe simbolicamente restituito funzione militare all’edificio. Si ricorda anche il progetto di inizio XX secolo di adibire la rocca a scuola d’arte e sede di manifestazioni, o ancora di adibire le stanze ad Archivio Storico.
Si dovettero invece aspettare gli anni ’40 del XX secolo per avere l’elaborazione del primo progetto globale di restauro e sistemazione della rocca. Il progetto prevedeva la ricostruzione di tutte le parti mancanti. Il progetto rimase sulla carta e si dovette attendere la fine degli anni ’50 per avere i primi restauri, poi gli anni ’70 per il restauro dell’ultima cortina e per avere quello che oggi vediamo.
Per le loro caratteristiche strutturali ed architettoniche esterne ma anche interne, come ad esempio la scala a chiocciola senza perno centrale, la rocca e la cittadella di Forlì costituiscono uno dei complessi fortificatori rinascimentali più importanti di tutto il territorio italiano.
Nonostante questo la rocca oggi non è tenuta in considerazione dalla cittadinanza forlivese che ne prende le distanze proprio come accadeva al momento della sua costruzione. Oggi a distanza di cinque secoli i forlivesi la relegano ancora a mera funzione di contenitore di detenuti, senza riuscire a scindere i due complessi della rocca e della cittadella, invece ben distinti.
La triste realtà è che ancora oggi la rocca è vuota e contiene raramente mostre temporanee e presepi natalizi; la cittadella è invece ancora occupata dai fabbricati carcerari tuttora funzionanti e fino a quando questa non verrà liberata il complesso fortificato non potrà subire i restauri globali e non potrà riavere quella dignità storica per cui fu costruita più di cinque secoli fa.
La situazione attuale in cui si trovano i fortilizi romagnoli e marchigiani medievali e rinascimentali rivela, viceversa, un forte interessamento da parte delle amministrazioni e degli enti locali, che hanno sviluppato iniziative culturali molto interessanti.
È giusto quindi domandarsi come mai molte altre città abbiano capito l’importanza storica di questi edifici e ne abbiano fatto un fulcro dell’offerta culturale e turistica locale, mentre Forlì resti ancora imprigionata da altre priorità che non comprendono mai la rocca.
Le iniziative culturali all’interno della rocca di Forlì potrebbero in questo modo permettere ai cittadini forlivesi di riconoscere l’importanza dell’edificio, avvicinarvisi e successivamente usufruirne: la collocazione della preziosa Armeria Albicini all’interno dei locali, da tempo progettata avrebbe ad esempio la duplice funzione di avvicinare i cittadini al monumento e di ridare allo stesso una dignitosa funzione nel contesto della storia militare del territorio”.

Intervento di Silvio Van Riel:
La Rocca di Forlì. Prime note per un programma di tutela e valorizzazione

“Devo innanzitutto ringraziare i presenti e gli organizzatori di questo convegno, che per primi portano all’attenzione della collettività un problema che per troppi anni è stato disatteso nel dibattito sul futuro della città. L’insediamento delle carceri mandamentali all’interno della Cittadella della Rocca di Forlì ha privato, per quasi più di un secolo, i cittadini forlivesi della fruizione del complesso storico più importante della città. Oggi alle soglie del terzo millennio, in un profondo processo di maturazione della cultura urbana legata strettamente ad una lenta ma progressiva presa di coscienza della tutela del monumento e del suo contesto storico e architettonico, si rendono necessarie scelte radicali nella gestione delle risorse, che nel caso specifico rappresentano un patrimonio troppo a lungo dimenticato.
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Il progetto, sul quale si discute in questa occasione, trova una sua forte connotazione nel graduale processo fisiologico di trasformazione delle funzioni all’interno del nucleo storico di Forlì. Processo dovuto alle nuove esigenze di organizzazione degli spazi e dei relativi volumi interni al perimetro storico, conseguenza dell’insediamento delle strutture dell’Università, che rappresenta una scelta precisa e qualificante per quel salto di qualità culturale e nello stesso tempo economico, necessario ad una città come Forlì. Negli ultimi vent’anni, seppur fra tante difficoltà, ha preso corpo un generale nuovo disegno funzionale per i maggiori contenitori del centro storico che ha interessato Santa Caterina, San Domenico, l’Ospedale Morgagni ed altri volumi minori.
E’ proprio in funzione del nuovo insediamento universitario, il futuro Campus, che lo spazio della Cittadella con i suoi edifici attuali rivela la propria oggettiva vocazione ad un nuovo e pertinente ruolo nella valorizzazione delle strutture monumentali della Rocca. Delle scelte progettuali che sono alla base della soluzione prospettata negli elaborati grafici parlerà lo stesso progettista, l’arch. Arianna Pucci. Nel mio intervento reputo giusto ed indifferibile puntualizzare alcuni concetti che sono alla base delle attuali teorie sul restauro e la tutela urbana, e che rappresentano dei parametri sui quali è sempre necessario riflettere.
La disciplina del restauro, seppur relativamente giovane, nei termini oggi acquisiti ha radici profonde nella cultura del nostro paese, tanto nella moderna ricerca storica quanto nelle tradizionali pratiche di manutenzione tese a conservare e a preservare dal degrado un oggetto, al quale si riconosce un valore artistico, di memoria ed economico.
Dopo le esperienze ottocentesche, a seguito di un costante e crescente interesse legato ai problemi di restauro, viene ad affermarsi una linea sempre più definita, che nel contesto culturale si afferma come “scuola italiana sul restauro”. Ci aiuta Cesare Brandi, la cui elaborazione di pensiero, seppur datata 1977, resta tuttora valida: specifica in termini chiari il concetto di restauro, ponendolo a confronto con la “restituzione in pristino” o con la semplice rimessa “in efficienza” di un qualsiasi “prodotto dell’attività umana”, per ragioni pratiche e d’uso. Il restauro è cosa ben diversa e riguarda le opere d’arte e le testimonianze storiche, rispondendo a esigenze di tipo culturale ed a istanze di conservazione della “materia”.
Si restaura quindi un monumento per ragioni storico-artistiche, perché se ne è riconosciuta la qualità estetica oppure perché esso rappresenta un documento unico e irripetibile di una certa fase storica, economica, sociale e culturale, oltre che di umile ma sapiente “cultura materiale”.
Risulta chiaro che il concetto di restauro è strettamente legato a quello di monumento; significativo è l’esempio riportato dal Carbonara sul “monumento”, creato nei dintorni della porta di Brandeburgo a Berlino. I due carri armati estraniati dal loro naturale contesto e posti su di un piedistallo hanno perso il loro uso primitivo, assumendo nel contempo una connotazione culturale e morale di “ammonimento”, “documento” e “ricordo”, che nella lingua latina costituiscono l’etimo di monumentum.
Se nel parlare corrente “monumento” significa ancora l’oggetto grandioso che può essere identificato nel complesso architettonico o artistico di grande rilevanza storica e figurativa, sotto un profilo più rigoroso, tale accezione non è completamente giusta.
Monumento significa documento (di qualcosa di storico e di bello) e, secondo la definizione riportata nel testo (Per la salvezza dei Beni Culturali in Italia, Volume I) che ne amplia il concetto in senso antropologico, nelle opere di tutela deve essere considerata alla stessa stregua anche la semplice “testimonianza materiale avente valore di civiltà”.
Il tema del convegno ha come aspetto prioritario il recupero e la valorizzazione degli spazi e dei manufatti dell’insediamento carcerario in stretto rapporto con le strutture monumentali della Rocca, in un seppur complesso ed articolato processo di integrazione che necessita di ulteriori approfondimenti critici funzionali e formali.
Per quanto mi riguarda preferisco rifarmi al senso etimologico di monumentum per meglio identificare le ragioni che portano alla necessità della stesura di un programma unitario che comprenda la conservazione delle strutture della Rocca, inserito in un contesto più ampio, come giustamente ha evidenziato il progettista, che per la rilevanza deve interessare un’ampia porzione urbana.
Vorrei fare una riflessione sollecitata dall’immagine pubblicata su “Il Melozzo” che ritrae il complesso architettonico da una rarissima e stimolante vista aerea, risalente al 1924. La foto documenta l’insediamento carcerario ubicato nella Cittadella, le strutture della Rocca e brani del tessuto edilizio circostante permettendo di valutare come, al momento, il nucleo edilizio fosse marginale alla città, quasi estrema periferia con i campi che si aprivano dietro il primo fronte edilizio prospiciente via Corridoni. Quella realtà urbana è oggi capovolta, dopo il grande sviluppo edilizio dell’ultimo dopoguerra.
Allo stato attuale la Rocca e la Cittadella fanno parte integrante del tessuto antico, ma in un dialogo di netta contrapposizione, stante la destinazione d’uso carceraria, che ha sempre condizionato qualsiasi programma di valorizzazione della Rocca, della sua cinta muraria e degli spazi contigui. Esiste una precisa volontà che prevede, in tempi brevi, il trasferimento del carcere; se questa ipotesi diventerà reale si aprirà per la città di Forlì uno scenario e una occasione urbanistica significativa ai fini della riqualificazione urbana della zona. Possibilità che dovrà considerare due aspetti disciplinari emergenti: la pianificazione urbanistica e l’intervento architettonico. Situazioni queste che spesso si sono trovate ad operare in tempi diversi, con ambiti di competenze spesso in contrasto fra loro, come purtroppo è fin troppo facile riscontrare nella nostra realtà. Dobbiamo augurarci che almeno in questa occasione, il meglio della collettività trovi l’interesse e gli argomenti per iniziare un dibattito che, in qualche modo, arrivi a coinvolgere l’intera cittadinanza.
Come già accennato, all’attuale struttura, una volta sollevata dalla funzione carceraria, deve essere riconosciuto il ruolo di bene culturale inteso come risorsa storico, culturale ed economica. Questa puntualizzazione si rende necessaria in quanto l’iniziativa per la realizzazione di un simile intervento finirà per incidere profondamente nel contesto urbano della città, coinvolgendo nel dibattito tutte le forze politiche, economiche e culturali.
La soluzione prospettata, quella di strutture al servizio dell’Università, come prima ipotesi, deve servire per attivare un vasto movimento d’opinione che, in qualche modo serva ai forlivesi per ripensare al futuro della propria città, con la valorizzazione dei tanti aspetti storico-culturali di cui il tessuto urbano è ricco, ma poco conosciuto, con una attenzione particolare a questo sito così importante.
Un esempio a cui è facile ricorrere e che, in qualche modo, ha già avuto esecuzione è l’esempio fiorentino con l’ubicazione di strutture universitarie, abitative e commerciali all’interno delle degli ex insediamenti carcerari delle Murate, di S. Teresa e S. Verdiana”.

Intervento di Arianna Pucci:
Progetto di recupero della cittadella adiacente alla Rocca quattrocentesca di Ravaldino

“Il progetto architettonico, attraverso nuove strutture e nuovi sistemi verdi, può essere l’occasione per mezzo della quale la morfologia urbana diventi un momento generatore per la città.
Ciò potrebbe avvenire a Forlì se si ridisegnasse la zona della Cittadella, oggi sede del Carcere, adiacente alla Rocca di Ravaldino.
Da questo presupposto parte la costruzione della mia tesi; essa affronta infatti il tema della riprogettazione della Cittadella, luogo suggestivo oggi negato alla città.
Le caratteristiche di questa zona permettono, ma soprattutto stimolano, la creazione di un centro polivalente che faccia da ponte tra la parte storica di Forlì e il primo anello residenziale oggi non direttamente collegati proprio a causa della presenza delle Carceri.
La Cittadella potrebbe essere restituita a Forlì con l’intento di farla vivere da fruitori molto diversi tra loro; vi possono essere infatti spazi per il tempo libero e per la cultura e sfruttando la vicinanza con il Campus universitario che sorgerà nell’area dell’Ospedale Morgagni questo luogo si presterà a essere vissuto anche dagli studenti.
Il progetto è partito dallo studio dei possibili collegamenti pedonali che potrebbero connettere l’area al centro e al Parco Urbano nell’ipotesi di creare un grande sistema verde che avrebbe come fulcro la Cittadella stessa proprio per la sua centralità rispetto alle zone dei Giardini Pubblici, del futuro Campus e del Parco Urbano appunto.
L’architettonico nasce dallo studio dello stato di fatto degli edifici oggi adibiti a Carcere Circondariale. Attraverso l’analisi della documentazione storica risalente alla fine del 1880 e a foto di archivio del 1924 si è potuto dedurre che due dei cinque edifici costruiti intorno al 1909 avevano subito una sopraelevazione probabilmente in risposta ad un maggiore bisogno di spazio; questa operazione non tenne però conto del fatto che in tal modo, a causa della stretta vicinanza tra i cinque padiglioni, sarebbero venute a mancare le qualità di luminosità e aerazione necessarie alla salubrità dei fabbricati stessi. Si sono allora presi in considerazione tre approcci progettuali: quello di eliminare completamente tutti gli edifici delle carceri, che non ci è sembrato né onesto né funzionale, quello di mantenere gli edifici così come sono oggi, ma non si sarebbe potuta restituire la bellezza della parte più antica della Rocca Quattrocentesca e inoltre non tutto ciò che oggi è esistente ha valore in quanto documento ma è solo frutto di superfetazioni di carattere unicamente funzionale che non tengono assolutamente conto dell’eccezionalità dell’area su cui insistono; si è quindi optato per la demolizione delle parti che hanno subito nel corso del tempo i più vistosi rimaneggiamenti.
L’architettura del carcere poi, a causa della sua forte presenza volumetrica, schiaccia quella ben più importante del complesso della Rocca e della Cittadella; soprattutto infatti i volumi dei padiglioni sopraelevati appaiono troppo incombenti nei confronti delle antiche mura storiche esse stesse massicce in quanto architettura militare, ma impoverite nella loro essenza proprio a causa del vicino confronto con questi nuovi fabbricati.
I tre edifici rimanenti appaiono però slegati tra loro e occorre trovare un filo conduttore che ricrei un disegno omogeneo dell’area.
Ci si è resi conto allora dell’esistenza di un “canocchiale” che va dalla Rocca di Ravaldino fino al Rivellino Orientale ancora esistente nel giardino dell’edificio dell’ A.U.S.L. in via della Rocca e poi fino all’ingresso del nuovo Campus Universitario che funge da unione tra tutte le costruzioni dell’area e ci è sembrata la cosa più sensata quella di utilizzare per la progettazione dei nuovi padiglioni proprio questa direttrice; sono stati progettati quindi tre nuovi edifici molto flessibili che in Primavera e Estate si aprano alla area verde circostante fossato compreso.
Entrando nel merito del progetto: all’interno dei due edifici oggi adibiti a Carcere viene posto uno studentato, lasciando però il piano terra di questi molto permeabile e aperto al pubblico grazie alle sale studio e alla mensa che potranno essere fruite anche da utenti esterni alla residenza studentesca.
I tre nuovi padiglioni che, attraverso la loro architettura, cercheranno di integrarsi con il complesso accoglieranno la funzione di centro culturale collegato anche agli spazi della Rocca oggi già utilizzati saltuariamente per esposizioni temporanee.
Si prevede l’inserimento di una biblioteca con annessa una zona di lettura nel padiglione di nord-est; quello centrale invece accoglierà una sala espositiva e degli atelier utilizzabili sia stabilmente da artisti sia per corsi aperti al pubblico in modo tale da permettere un contatto diretto tra la creazione e la fruizione dell’opera d’arte e aiutare lo scambio di idee grazie alla vicinanza tra laboratori diversi, cosa che ora manca nella città di Forlì ma che gli artisti auspicherebbero per un futuro prossimo; l’ultimo padiglione adiacente alla Rocca ospita un auditorium e una caffetteria e sulla copertura praticabile che, raccordandosi alla superficie piana del terreno diventerà una piazza sopraelevata, una zona espositiva che avrà appunto come sfondo la Rocca stessa oppure sempre questa copertura, proprio perché degradante, si presterà a diventare platea per possibili proiezioni.
I nuovi edifici verranno in parte interrati in modo che all’esterno la ridotta altezza dei volumi consenta un inserimento discreto in un contesto così particolare; le tre coperture avranno una quota inferiore a quella delle mura di cinta della Cittadella e pari circa a quella dei redondoni che segnano lo stacco tra lo zoccolo del piano terra e il primo piano della Rocca; esse inoltre essendo adiacenti agli edifici carcerari spezzano il ritmo delle pesanti facciate a quattro piani di questi.
La struttura portante è arretrata rispetto alla facciata in modo tale da dare la sensazione di sospensione della copertura sul terreno.
L’accesso agli edifici avviene attraverso rampe che disegnano il percorso principale, in questo modo infatti, pur avendo dislivelli, esso rimane molto fluido e comunque orizzontale venendo a contrapporsi a quella che è la realtà dello stato di fatto dove invece ogni percorso è reso difficoltoso da sbarramenti.
Le coperture che si sono pensate come vele sospese sul terreno sono inclinate e seguono l’andamento delle rampe di accesso.
Si è cercato quindi di creare spazi chiusi e all’aperto molto flessibili che neghino l’odierna staticità del luogo e permettano di sfruttare al massimo le grandissime potenzialità di questa zona facendola diventare un nuovo punto di riferimento per il tempo libero e la cultura dei Forlivesi e un elemento distintivo e unico della nostra città anche agli occhi di chi non è forlivese”.

Intervento di Elio Caruso:
Il riuso culturale e turistico della Fortezza medievale di Castrocaro

“La storia. La Fortezza di Castrocaro è un raro esempio di architettura militare medievale, dove gli ampliamenti strutturali, succeduti nel tempo, si sono adattati alle esigenze belliche e alla morfologia del terreno. Integrata con il paesaggio, pare quasi che il castello completi il disegno e la fisionomia della rupe, con la quale è diventato un'unica entità. I colori e i materiali si sono legati indissolubilmente tra loro, dando luogo ad un irripetibile connubio di architettura fortificata inscindibilmente legata all'ambiente circostante. Il destino di questa Fortezza è stato assai originale, poiché agli inizi del Seicento con lo stabilizzarsi del quadro politico internazionale la Romagna toscana venne progressivamente privata del suo antico ruolo strategico, e la imponente macchina da guerra diventò inutile. E venne abbandonata. E così rimase per circa 400 anni!
Grazie al suo secolare inutilizzo il grande maniero non ha subito significative trasformazioni strutturali (come è invece accaduto in numerosi castelli italiani, la cui funzione residenziale ha portato a inevitabili modifiche, eseguite secondo il gusto, gli stilemi dell’epoca e le esigenze del vivere quotidiano). E così oggi la Fortezza di Castrocaro rappresenta un unicum di notevole pregio architettonico, un autentico complesso fortificato medievale che si è salvato dall’oblio del tempo, come se fosse stato “congelato” per secoli.
Il riuso della Fortezza: Nell’aprile del 1998 l’Amministrazione Comunale di Castrocaro Terme e Terra del Sole promosse un concorso di idee e proposte volto alla valorizzazione turistica e culturale della Fortezza di Castrocaro per la parte resa agibile a seguito degli ultimi lavori di restauro.
Al concorso partecipò anche la ProLoco di Castrocaro, una associazione culturale di volontariato che già da anni era impegnata in iniziative di valorizzazione del territorio.
Convinti da tempo che la Fortezza, se ben valorizzata, avrebbe potuto divenire una validissima risorsa turistica, in grado di sviluppare nuovi e significativi flussi turistici, elaborammo un articolato progetto di utilizzo culturale e turistico, sulla base delle esperienze già realizzate in località simili, in Italia e all’estero, con la consulenza di personalità della cultura, di studiosi e di professionisti.
Il nostro sforzo fu premiato, poiché la Commissione comunale, composta da esperti della Provincia e della Regione, dopo aver esaminato i vari progetti presentati, scelse proprio il nostro elaborato.
Con delibera n. 30 del 31 maggio 1999, venne quindi concesso in uso alla Pro Loco di Castrocaro la gestione del Palazzo della Guarnigione e delle aree adiacenti, affinché vi realizzasse il programma culturale e turistico dalla stessa redatto, e approvato dalla citata Commissione e dal Consiglio Comunale.
Tale programma prevedeva l’allestimento di un Museo medievale relativo alla storia della Fortezza, l’istituzione di un Centro di Falconeria, di un Laboratorio culturale permanente (sede di convegni, congressi, seminari, spettacoli musicali e teatrali, studi storici sulla località), l’istituzione di un Centro di valorizzazione dei prodotti enogastronomici del territorio, con Enoteca, lo svolgimento delle Feste medievali.
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Tali attività hanno avuto inizio il 23 aprile 2000.
In soli tre anni, bruciando tutti i tempi, la ProLoco ha saputo trasformare a tutto suo carico i vuoti locali del Palazzo del Castellano e le aree adiacenti della Fortezza in un grande contenitore di opere d’arte, ove i visitatori convengono sempre più numerosi, da ogni parte d’Italia e dall’estero, ad ammirare le pregevoli antichità ivi esposte: armi, maioliche, dipinti, pergamene, arredi e suppellettili.
Queste preziose antichità sono infatti frutto di ritrovamenti, donazioni, acquisti e prestiti, che l’entusiasmo dei suoi volontari ha saputo trasmettere ai numerosi patrocinatori ed estimatori (in primis la Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì) che con generose donazioni ci hanno onorato della loro fiducia.
A tempo di record la ProLoco di Castrocaro ha allestito nel Palazzo del Castellano una articolata e sobria esposizione storica permanente, dal titolo L’Aquila le Chiavi il Giglio, che illustra la millenaria storia della Fortezza di Castrocaro. Nello stesso Palazzo la Proloco ha inoltre allestito l’Enoteca della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì e Cesena.
I volontari della ProLoco hanno inoltre provveduto al risanamento dell’antica pianta di ulivo (sec. XVII) esistente nella Corte, alla fruizione della Torre delle Segrete e dei Tormenti, delle Grotte trogloditiche, degli Spalti delle Cannoniere, della Piccola Corte, della Corte Grande, al restauro e all’arredo della Chiesa di Santa Barbara.
Grazie alla professionalità dei volontari della ProLoco di Castrocaro la Fortezza è diventata un prezioso valore aggiunto, per la nostra Città e per le Terme, è può dunque definirsi integrativo al suo benessere economico.
Dall’apertura della Fortezza l’affluenza di pubblico è stata straordinaria, poiché in meno di tre anni i visitatori paganti, richiamati dalle numerose iniziative turistiche e culturali svolte con determinazione dalla Proloco, hanno superato le 30.000 unità.
Oltre a garantire per tutto l’anno l’apertura della Fortezza, visitabile tutti i giovedì, sabato e festivi con visite guidate in italiano e in inglese, la ProLoco vi ha istituito un vivace laboratorio culturale permanente, ove organizza tutte quelle manifestazioni turistiche e culturali a suo tempo progettate. Castrocaro è oggi l’unica città in Italia a svolgere nella sua Fortezza con regolarità mensile (ogni seconda domenica del mese) spettacoli di falconeria, con voli acrobatici di aquile e falchi addestrati.
Gli introiti della biglietteria sono stati interamente reinvestititi nella Fortezza, spesi in acquisto di opere d’arte, di armi e arredi antichi, in iniziative promozionali, nonché di materiali per l’esecuzione di lavori effettuati gratuitamente da artigiani e da volontari, che hanno creduto nei nostri progetti e che hanno consentito di avviare questa appassionante quanto ardua avventura sociale: l’avvio di un nuovo e benefico ciclo virtuoso, frutto dell’intelligente collaborazione tra Amministrazione Comunale e Associazione di volontariato”.

Intervento di Francesca Neri:
I distretti culturali

“La scoperta del settore culturale come un potenziale settore trainante dello sviluppo economico locale può essere attribuita al Greater London Council che, negli anni Settanta, elaborò la prima vera e propria strategia per lo sviluppo di questo ambito realizzando un insieme di interventi infrastrutturali che, dalla realizzazione del South Bank Centre alla nuova sede della Tate Gallery, hanno poi preso corpo nel corso degli anni e sono oggi una solida realtà.
Il settore culturale era inteso, da chi ha pianificato gli interventi, in una accezione ampia, che comprendeva: i beni culturali; lo spettacolo dal vivo; la produzione d'arte contemporanea; la fotografia; il cinema; l'industria televisiva; l'editoria; l'industria multimediale; la moda, il design, gli spazi pubblici urbani (parchi, piazze eccetera) e, in alcuni casi, anche lo sport. Una forte integrazione tra le attività del settore culturale e quelle dei settori connessi (turismo, in primo luogo, ma non solo) costituisce il cardine della strategia. Una sua specificità, che caratterizzerà poi tutte le sue concrete applicazioni, risiede nel fatto che l'integrazione viene perseguita attraverso una "specializzazione territoriale": ovvero, alcune parti della città diventano il luogo privilegiato per l'insediamento di musei, di spazi espositivi, di teatri, di studi di artisti, di gallerie d'arte, di sale di concerto eccetera.
La specializzazione territoriale è ritenuta necessaria per due ragioni. Da un lato perché questa dovrebbe facilitare i processi di integrazione intersettoriale in quanto, per effetto della realizzazione di una "massa critica" nell'offerta di servizi, si sarebbero create economie esterne che avrebbero potuto favorire l'insediamento delle attività sussidiarie e di nuove attività culturali e potenziato nello stesso tempo, gli impatti economici del processo di valorizzazione. Dall'altro, avrebbe favorito il perseguimento di un ulteriore obiettivo: la rifunzionalizzazione e la rivitalizzazione di aree urbane degradate e in crisi (a questo proposito cfr. P.A. Valentino, La storia al futuro, Giunti 1999).
A partire dall’esperienza significativa di Londra, a cui si possono affiancare altri esempi di successo realizzati nel territorio del Regno Unito (Glasgow e Manchester) ma anche quella, in parte diversa, del Museo Guggenheim di Bilbao, il Consorzio Civita ha provato a trasferire il modello di distretto culturale alla realtà italiana.
In particolare, forse per primo in Italia, il Consorzio Civita ha teorizzato e sviluppato strategie innovative per uno sviluppo economico locale ed una crescita occupazionale del territorio, fondate sul patrimonio culturale ed ambientale, proponendo l’applicazione del modello del Distretto Culturale ad alcune realtà suscettibili di essere valorizzate in tal senso: dallo studio di casi e modelli, spesso stranieri e realizzati in contesti urbani degradati, in cui si sono create concentrazioni di beni e servizi alla cultura, si è passati all’individuazione di un quadro progettuale in grado di creare le condizioni per cui, in un ambito territoriale definito, si possa sviluppare un Distretto Culturale, pensato appositamente per il patrimonio cosiddetto minore, comunque diffuso sul territorio e di minore accessibilità.
Un Distretto Culturale è un sistema, territorialmente delimitato, di relazioni, che integra il processo di valorizzazione delle dotazioni culturali, sia materiali che immateriali, con le infrastrutture e con gli altri settori produttivi che a quel processo sono connessi.
La realizzazione di un Distretto Culturale ha l’obiettivo, da un lato, di rendere più efficiente ed efficace il processo di produzione di “cultura” e, dall’altro, di ottimizzare, a scala locale, i suoi impatti economici e sociali.
Più specificamente, il distretto culturale può essere definito come un sistema reticolare, spazialmente delimitato, il cui nodo centrale è costituito dal processo di valorizzazione dell’asset territoriale rappresentato dai beni culturali, mentre gli altri nodi sono rappresentati: dai processi di valorizzazione delle altre risorse del territorio (i beni ambientali, le manifestazioni culturali ed i prodotti della cultura materiale ed immateriale del territorio, ecc.); dalle infrastrutture territoriali (servizi di trasporto, per il tempo libero, ecc.); dai servizi di accoglienza e dall’insieme delle imprese la cui attività è direttamente collegata al processo di valorizzazione dei beni culturali.
E’ importante infatti considerare che intorno ai beni culturali si possono attivare, accanto alla più ovvia filiera turistica, costituita dalla ricettività, dalla ristorazione e dai servizi al turismo, anche una serie di altri settori, in primo luogo quello del restauro, ma anche l’editoria, le imprese di nuove tecnologie, ad esempio per fornire supporti innovativi alla fruizione dei beni, ma si possono anche rivitalizzare settori tradizionali, come l’artigianato tipico e artistico, che, attraverso i fruitori dei beni, possono trovare mercati interessati.
Tra i lavori di maggiore rilievo svolti dal Consorzio Civita, riconducibili a questo modello, è stato recentemente ultimato per la Val di Noto in Sicilia, a completamento del progetto distrettuale già predisposto dal Consorzio, il Piano di Gestione dei siti proposti per l’iscrizione nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Questa città può esser definita il simbolo del barocco siciliano ed è l'emblema di una difficoltà frequente del Mezzogiorno di coniugare le politiche di conservazione dei beni culturali e le politiche di sviluppo locale. Per valorizzare il distretto di Noto è necessario riposizionarlo sul mercato culturale, facendo sì che l'immagine di staticità delle politiche di recupero urbano e dei beni culturali della città venga definitivamente dimenticato.
Lo studio ha riguardato la raccolta dei dati sul patrimonio storico-culturale ed ambientale, la loro elaborazione, la definizione di un programma di marketing territoriale, fino alla definizione del piano finanziario per la conservazione ed il monitoraggio dei siti coinvolti.
Altra esperienza di rilievo è stata la progettazione del Distretto Culturale della provincia di Viterbo. Questo lavoro si è articolato nell’identificazione degli elementi che meglio rappresentano l’identità di questo territorio, nell’individuazione al suo interno di aree omogenee, nella definizione di strategie e interventi progettuali specifici finalizzati all’ottimizzazione del rapporto tra le dotazioni territoriali e la performance economica, nell’elaborazione di un piano di gestione articolato. Il lavoro è stato corredato dall’analisi delle risorse finanziarie potenzialmente attivabili.
Per procedere con la definizione delle strategie e le linee di azione secondo le quali sviluppare il distretto, si è dovuto riconoscere la “misura territoriale propria” degli interventi.
Mentre nel caso di Noto, trattandosi di otto Comuni, con una caratterizzazione culturale così evidente ed unica, non è stato necessario prevedere una divisione dell’area in sub-ambiti, ma piuttosto allargare l’analisi ad un’area più vasta, per vederne il posizionamento rispetto alla Sicilia e all’Italia, per la provincia di Viterbo, composta di 60 Comuni, si è rivelato necessario suddividere il territorio in aree più limitate.
Gli esiti della fase di analisi hanno infatti condotto il Consorzio Civita a riconoscere che l’identità di questo distretto, che corrisponde all’area compresa nella provincia di Viterbo, va articolata in quattro diverse polarità, ognuna caratterizzata da una propria specifica miscela di risorse culturali da valorizzare. Queste quattro aree sono la fascia incentrata sul Comune di Viterbo, l’Alta Tuscia, che comprende i Comuni più settentrionali intorno al Lago di Bolsena, la Cintura del Sud, di cui fanno parte i comuni che si affacciano sul mare e quelli più meridionali della provincia, e il Sistema dei centri storici che, fra la Cassia e la Teverina, intercetta tutte le altre aree.
Alcune azioni strategiche sono state previste per l’area della provincia nel suo complesso. In primo luogo si è pensato ad un sistema di qualità globale che innalzi e certifichi il livello di qualità di vari comparti. Allo stesso tempo si è pensato ad una messa in rete delle risorse culturali per accrescere la fruibilità dei beni e creare economie di scala e ad un piano generale di comunicazione.
Per le singole aree, invece, sono state dettagliate specifiche strategie d’azione e sono stati individuati alcuni progetti pilota immediatamente realizzabili, completi di analisi descrittiva, proposte di localizzazione, potenziali target di fruitori, linee guida della comunicazione, la sostenibilità finanziaria ed un’analisi dei costi preliminare.
Il punto di forza di questo progetto è stato prima di tutto quello di aver individuato per la prima volta per la provincia di Viterbo una strategia innovativa di sviluppo economico e sociale che partisse dalla valorizzazione del patrimonio locale. Di particolare rilievo è stato inoltre il fatto che questo programma di sviluppo è stato condiviso ed approvato da un tavolo molto rappresentativo di soggetti pubblici e privati (il progetto è stato vagliato, nelle sue varie fasi, da un Comitato di Valutazione composto dalla Provincia, dal Comune, dalla Camera di Commercio, dall’Università della Tuscia, dalla Fondazione della CARIVIT e dalle principali associazioni di categoria dell’industria, l’agricoltura, il commercio e l’artigianato).
Fondamentale è stato inoltre l’aver progettato uno strumento operativo per l’attuazione e gestione del distretto, individuato in un’Agenzia di sviluppo, che rappresenti una partnership pubblico/privata e che si proponga come soggetto attivo e principale interlocutore della provincia verso l’esterno.
L’elemento più innovativo del progetto rimane comunque quello di aver puntato per lo sviluppo di una provincia su una strategia tesa a migliorare la produzione di cultura nell’area (elemento che, in una provincia in cui si trova un’università in fase di allargamento e di sviluppo è particolarmente qualificante). Accanto a questo, la messa in rete delle risorse, la creazione di intese fra gli enti addetti alla tutela, conservazione e valorizzazione dei beni con le realtà imprenditoriali dell’area può rappresentare un grande vantaggio per il territorio da diversi punti di vista. In primo luogo può rivitalizzare sia alcuni settori delle PMI che alcuni beni culturali, fornendo in questo modo soluzioni al problema, troppe volte sottovalutato, della gestione dei beni e di una loro utilizzazione “sostenibile”.
Allo stesso tempo l’impatto di questo studio può essere quello di aumentare la consapevolezza del territorio a riguardo dei suoi beni culturali, poiché si renderà esplicito il legame fra il territorio e il suo patrimonio storico ed artistico. Il patrimonio del territorio diventa così una vera ricchezza, un repertorio di contenuti e di immagini che possono essere utilizzati per identificare, e quindi comunicare, un’area, all’interno e all’esterno.
Un buon utilizzo dei beni, d’altro canto, ne aumenta la visibilità e notorietà e quindi indirettamente partecipa a garantirne la tutela.
Per entrambi i Distretti è stata studiata un’apposita modalità di gestione del progetto, ovvero uno strumento operativo per sostenere su un piano tecnico e logistico i processi di concertazione fra partner e attori locali impegnati nella gestione e valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale.
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Questo strumento, realizzando il Distretto Culturale, persegue gli obiettivi di sostenere le funzioni di programmazione e progettazione locale nel campo della tutela, della valorizzazione e della fruizione sostenibile del patrimonio; di dare impulso alle funzioni di attuazione degli interventi a favore del patrimonio attraverso la consulenza e l'orientamento degli operatori locali, di incrementare la capacità di attrazione del territorio provinciale e la conoscenza delle sue risorse. Allo stesso tempo l’Agenzia potrà favorire la diffusione di modelli di gestione dei beni basati sulla sostenibilità, la qualità e l'innovazione e garantire la conoscenza, l'integrazione, la sorveglianza e la valutazione degli interventi realizzati sul territorio provinciale nel campo di beni culturali e ambientali.
A seconda delle funzioni che si vorranno attribuire a questo organismo gestionale, questo potrà assumere lo statuto più adatto, configurandosi come un’Agenzia di Sviluppo, una Società o una Fondazione. In ogni caso si tratterebbe di un ente che dovrà agire di concerto con gli altri soggetti che hanno competenze sul territorio, supportando, integrando e mettendo in rete le loro attività. Sarebbe opportuno che si prevedesse, in un momento successivo, che questa Agenzia si auto-sostenesse erogando a sua volta servizi a pagamento.
La questione degli organismi attuatori della gestione è cruciale per la fase esecutiva del Distretto. La concertazione, infatti, se pone delle difficoltà nel momento della progettazione, diventa più complessa in una fase attuativa, quando vanno messe in rete competenze e giurisdizioni, procedimento che si scontra con radicate abitudini di governance.
Ma il Distretto Culturale e tutti i piani di marketing territoriale che vogliono attribuire il giusto spazio al patrimonio (eccellenze e beni meno conosciuti) non possono prescindere dalla messa in rete delle risorse, che necessariamente passa per la collaborazione dei soggetti attivi sul territorio ed interessati al suo sviluppo, che sappiano esprimersi in una progettualità comune e convincente che non proponga interventi singoli e isolati a breve respiro, ma sappia proporre una strategia di sviluppo complessiva che, intorno ai beni culturali, possa coinvolgere tutto il territorio e ne preveda una gestione sostenibile.
Su questo tipo di quadro progettuale, che sarà poi dettagliato anche in interventi specifici, sarà possibile avviare una forte azione di concertazione verso l’esterno, per reperire i fondi necessari, a livello locale, regionale e comunitario”.

Conclusioni di Widmer Valbonesi
Capogruppo Provincia di Forlì-Cesena, segretario regionale PRI

“Gentili intervenuti, cercherò di essere breve anche perché sono molto soddisfatto di come si è svolta la serata, cogliendo in pieno l’obiettivo che, come Partito Repubblicano, ci eravamo proposti, e cioè di riportare la politica e i partiti al ruolo che devono avere, cioè di discussione e di risoluzione dei problemi reali della gente e delle comunità.
Già in passato avevamo organizzato come gruppi consiliari un convegno sugli Istituti Culturali, lanciando l’idea di creare una commissione di esperti in grado di proporre al Consiglio comunale il modo di utilizzare al meglio l’allestimento e l’esposizione dei beni della nostra città.
Questo per recuperare il tempo necessario alla sistemazione definitiva delle strutture e ridare alla città ciò che le era negato da troppo tempo. Avevamo fatto questo, non per alzare il tono della polemica politica, ma per fare il nostro dovere di partito della città che si identifica con il bene comune.
Naturalmente, abbiamo portato il nostro punto di vista, e anche quelle che erano sembrate critiche anche vivaci, ad esempio con l’Assessore alla cultura del Comune di Forlì, sono rientrate nell’ottica della dialettica, e mi pare di poter dire che alcune cose, poi fatte, dimostrano che ci siamo anche capiti.
L’esempio di Villa Saffi è indicativo di una riflessione e di un approfondimento che abbiamo contribuito a determinare.
Oggi, partendo da un problema contingente di attualità, quello del trasferimento del carcere e del possibile recupero di tutta l’area della Rocca di Caterina Sforza, abbiamo sviluppato un ragionamento complessivo che tende a mettere in rete, attraverso l’ipotesi di Distretto Culturale, la valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e monumentale della città con la necessità di ammodernamento e di qualificazione del settore turistico.
Questo è il tentativo di avviare un ragionamento con la città, le sue istituzioni, le altre forze politiche e il mondo produttivo sulla necessità di cogliere culturalmente questo aspetto strategico del nostro sviluppo, rispetto alle sfide che ci attendono e senza il quale il rischio è quello del declino.
La politica “con la P maiuscola”deve ritornare a parlare di progetti, e le culture politiche e i partiti devono confrontarsi su progetti concreti, non solo sugli schieramenti o sull’architettura costituzionale più funzionale per conquistare il potere, sul complotto comunista, o la demonizzazione di Berlusconi; mentre l’economia ha sue dinamiche di sviluppo o di recessione, e le risorse dovrebbero sempre più essere ordinate e selezionate verso gli obiettivi di carattere generale. Questo è il compito della politica e dei partiti che devono tornare ad essere momenti di stimolo e di proposta, di confronto, e non solo momenti di occupazione del potere.
Noi proporremo questa riflessione anche a Ravenna, a Cesena e a Rimini per arrivare nel medio periodo a costruire una rete di Distretti Culturali al servizio della riqualificazione di tutta l’offerta turistica romagnola e regionale.
Lo abbiamo fatto anche stasera invitando il Consorzio Civita strumento operativo dell’Associazione Civita di cui sono soci soggetti imprenditoriali, le Fondazioni delle Casse di Risparmio tra le quali quella di Forlì, perché riteniamo che una proposta così impegnativa debba avere il supporto di un soggetto che già ha gestito e sta gestendo esperienze di questo tipo nel nostro Paese.
Del Consorzio Civita sono soci, tra gli altri, l’Enea e il CNR, ma credo che l’esperienza che la dott. Neri ci ha portato sia l’esempio di come un territorio in tutte le sue espressioni Istituzionali, associative, sociali ed imprenditoriali prende coscienza della propria storia, valorizza il proprio patrimonio storico e culturale e lo proietta nel futuro, attraverso un progetto di valorizzazione, di iniziative nei campi dei servizi, della progettazione e del recupero artistico, dell’offerta turistica, del restauro artigianale, della produzione artistica complessiva, creando qualità ed occupazione.
Gli esempi che sono stati portati, di Manchester, di Londra, o di Ferrara, non si sono realizzati secoli fa, ma, nell’arco di pochissimi anni, sono stati creati posti di lavoro qualificati, legati a settori trainanti come il turismo.( riconvertendo aree dismesse in seguito a crisi del settore tessile come a Manchester, dove si sono recuperati 23000 posti di lavoro , o come a Ferrara dove il progetto Le Mura ha creato circa 2500 posti di lavoro).
Certo occorre creare lo strumento, l’agenzia per lo Sviluppo, e poi concertare fra soggetti pubblici e privati le iniziative, ma a me sembra chiaro che questa è la strada da seguire per riuscire a mettere in sinergia le poche risorse disponibili, determinando un salto di riqualificazione della specificità produttiva del nostro territorio che, significa essenzialmente agricoltura e turismo.
Altrimenti noi rischiamo di bruciare risorse in piccole iniziative di nicchia o anche nell’organizzazione di qualche evento spettacolare, che si esauriscono nella giornata e non lasciano cultura sul territorio.
Il metodo della concertazione e del coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati attorno ad un progetto di valorizzazione dei beni culturali e della qualificazione delle eccellenze produttive è sicuramente il modo migliore per proporre marketing territoriale con rigore e professionalità.
Noi, ad esempio, seguiamo con interesse la proposta di Welness Walley lanciata dalla Technogym perché può essere un altro segmento di qualificazione dell’offerta turistica, che deve ammodernarsi nelle sue strutture alberghiere, ma che deve, poi, collegarsi con le potenzialità del territorio.
Certo, questo costringerà a ripensare orari di lavoro, stili di vita ed aperture dei negozi, ma è una proposta che merita considerazione ed approfondimento.
Il problema delle risorse sarà decisivo, ma io credo che risorse comunitarie, degli enti pubblici, delle Fondazioni bancarie e quelle ricavabili da un’intelligente politica di defiscalizzazione legata a questa progettualità di qualificazione e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, possa mobilitare risorse ingenti e produrre anche un ritorno non indifferente di carattere economico ed occupazionale.
Le pubbliche amministrazioni devono scegliere di investire su questa progettualità strategica; non si può continuare a creare posti di lavoro solo nell’assistenza sociale, che bruciano risorse in modo ormai incompatibili col sistema produttivo, e creano operatori precari a vita; occorre puntare sul rafforzamento e la qualificazione produttiva, se si vuole poi anche avere un equilibrio stabile nel sociale.
Abbiamo sentito, nella relazione di Elio Caruso, come il volontariato abbia possibilità di sviluppo anche al servizio della valorizzazione di un bene; certo, se queste potenzialità venissero messe in rete anche, perché no, con Terra del Sole,( avrete colto l’antagonismo delle due Pro Loco),o col resto del territorio, probabilmente il successo sarebbe anche maggiore. Di qui la necessità di un Distretto, cioè partire dallo specifico, valorizzato nell’insieme di iniziative complessive, per vincere anche la tendenza ai localismi, che non aiutano certo proposte di marketing territoriale.
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L’altra cosa che abbiamo voluto fare, anche con un certo orgoglio, è stata quella di dare voce a due neolaureate, fornendo loro la possibilità di illustrare la loro tesi di laurea sugli aspetti storici della Rocca, e sul recupero e riutilizzo della Cittadella in previsione del trasferimento del carcere. Credo che ci siano molte risorse giovani in questa città che possono essere valorizzate, cercando anche di svecchiare la politica dai soliti tromboni, capaci di riproporre solo battaglie campanilistiche o di rivincita personale.
La politica deve sentire il parere dei giovani, perché essi sono consapevoli di quello che avviene nel mondo in tempo reale e però, lo dimostrano le due relazioni, sono anche capaci di collegare la nostra storia con il nostro presente e, attraverso la progettualità necessaria, proiettarla nel futuro.
La politica deve saper valorizzare queste esperienze , queste conoscenze, e farne un momento di risorsa di un territorio. Le tesi di laurea, se mettono in sinergia l’università con il territorio, possono costituire momenti continui di idee, di progetti , di studio sui quali approfondire poi politiche di sviluppo.
Siamo orgogliosi di avere ospitato espressioni della società civile, giovani in grado di coltivare l’idea del bene comune.
Naturalmente, noi abbiamo inteso lanciare una riflessione partendo da un aspetto particolare: il trasferimento del carcere, possibile nei prossimi anni, è inserito nel piano triennale 2004/2006 con finanziamenti di circa 75 miliardi, ed il Comune ha già indicato le tre aree possibili dove costruire quello nuovo. Io non sono tanto ottimista da pensare che i tempi saranno così contenuti e che non possano esserci ritardi, però nei prossimi anni avremo, in poco tempo: realizzazione ed apertura del S.Domenico, traferimento dell’ospedale Morgagni e possibile realizzazione del Campus Universitario, recupero della Rocca e della Cittadella. Crediamo che i prossimi dieci anni siano decisivi per rimodellare la nostra città.
Ma la nostra riflessione è mossa anche dagli scenari complessivi che mutano e che obbligano i territori e gli operatori a misurarsi con problematiche nuove. Alcune sere fa, presso la Fondazione, si discuteva di possibile declino del Paese, e intellettuali politicizzati rimbalzavano l’origine e le responsabilità nei periodi più favorevoli alle loro parti politiche. Io credo che esista la possibilità di un declino del paese, se non ci si rende conto che il mercato di riferimento per le nostre specificità ed eccellenze produttive sarà diverso, e che il baricentro dell’interesse europeo si sposta verso i Balcani.
Noi dobbiamo prendere coscienza del fatto che o l’intera Italia diventa un sistema efficiente di servizi infrastrutturali ed economici, oppure il rischio non sarà quello del declino, ma quello di diventare il sud dell’Europa, cioè un’area marginale politicamente e geograficamente.
Il Corridoio Adriatico, e quindi anche le attività turistiche, economiche, o le infrastrutture di collegamento trasportuali di questa parte di territorio possono essere strategiche se si mettono in rete le potenzialità, e le risorse disponibili in un grande progetto di integrazione e di marketing territoriale. Tutte le Istituzioni e gli operatori devono prendere coscienza di ciò; nei prossimi cinque – dieci anni avremo due scenari possibili: o noi sapremo essere all’altezza della complessità dei problemi,oppure il declino sarà inevitabile.
Da questo punto di vista assume ruolo diverso e sicuramente poco pregnante la discussione sulla regione Romagna, perché o si sarà in grado di proporre integrazioni reali d’area vasta, oppure la politica dei localismi sarà spazzata via dagli eventi ; la linea di tenuta oggi è il rilancio dell’efficienza del sistema- paese, non i piccoli localismi, altrimenti il rischio sarà la marginalizzazione.
Lo sarà sicuramente, se la politica non riprenderà il suo ruolo di governo degli scenari in evoluzione, di confronto fra le culture politiche, di cui noi siamo una componente storica, assieme a quella cattolica e socialista, per determinare scelte di governo dell’interesse generale e della modernità.
Europa politica, governo e progettazione del sistema paese valorizzando i sistemi territoriali , le sue risorse e i settori economici di eccellenza, sono gli appuntamenti che la politica deve darsi nei prossimi mesi, se vuole riprendere il suo ruolo.
Io credo che stasera lo abbiamo fatto. Speriamo di avervi così numerosi nei prossimi appuntamenti”.
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NUVOLAROSSA website (http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/index-12.html)

nuvolarossa
16-11-06, 19:40
RAVENNA - 20 Novembre ore 15.00
Hotel Romea

Finanziaria: più tasse che tagli alla spesa
"Ma non era il governo che doveva pensare allo sviluppo?"

Presenta Diego Moscheni
Introduce Francesco Nucara
Relazione Gianfranco Polillo
tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
01-04-07, 10:48
La Voce di Romagna - mese di Marzo 2007

La Voce di Romagna - mese di Marzo 2007 ... clicca (http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/voce/la%20voce%20di%20romagna_marzo07.pdf)


http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/voce/copertine/la%20voce%20di%20romagna_febbraio07.jpg

nuvolarossa
10-05-07, 18:35
Per i 90 anni di Biasini

In occasione dei novanta anni dell'Onorevole Oddo Biasini, la Consociazione repubblicana di Cesena ha organizzato una manifestazione sabato 12 maggio, ore 17,00, presso la Sala Convegni Banca di Cesena, Viale Bovio, 72. Previsti interventi di Africo Morellini, Stelio De Carolis, Giordano Conti, sindaco della città. Presenzieranno l'on. Francesco Nucara, segretario nazionale del Pri e l'on. Giorgio La Malfa. Sarà presentato il volume che raccoglie i discorsi parlamentari di Biasini, curato da Stelio De Carolis.

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
08-08-07, 14:54
Festa Repubblicana

Dal 19 al 25 SETTEMBRE 2007

78° FESTA DELL’UVA
San Pietro in Vincoli (Ravenna)

PROGRAMMA

MERCOLEDÌ 19 - ore 21.00 Palco Centrale - IN CARROZZA! ..SI CANTA! - Associazione SOLIDEA
GIOVEDÌ 20 - ROBERTA CAPPELLETTI
VENERDÌ 21 - MIRKO GRAMELLINI
SABATO 22 - LA NUOVA ROMAGNA FOLK
DOMENICA 23 - ORE 12.00 PRANZO ALLA FESTA
ORE 15.00 - GRUPPO BALLERINI MALPASSI e MOSTRA HOBBYSTI E COLLEZIONISTI
ORE 17.00 - TEATRO DELL’ AGLIO - LE FARSE ESILARANTI - Spettacolo per i più piccoli - Fagiolino e Sganapino: “Canta che ti passa”.
ORE 20.00 - LA STORIA DI ROMAGNA
LUNEDÌ 24 - SILVANO SILVAGNI
MARTEDÌ 25 - CONCERTO ROMAGNA - Col patrocinio del CLUB “SECONDO CASADEI”

TUTTE LE SERE INGRESSO OFFERTA LIBERA-SPETTACOLI COMPLETAMENTE AL COPERTO - CON PRENOTAZIONE DI TAVOLI E SEDIE ESCLUSO MERCOLEDÌ - Tel. 3332623613

STANDS GASTRONOMICI “ROMAGNOLO E PESCE” - FIUMI DI VINO NUOVO E VECCHIO – CAFFETTONE - LUNA PARK

SALA CINEMA FARINI: DIBATTITI INIZIATIVE POLITICHE CONVEGNI

tratto da http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/Iniziative%20repubblicane.htm

nuvolarossa
10-08-07, 19:00
Cesena: qualcuno ha già deciso le alleanze per il 2009/Per Ugolini, Di Placido e Ferrini la collocazione deve essere nel centrosinistra
Un partito serio sceglie dopo il Congresso

A Cesena, Ugolini, Di Placido, Ferrini decidono che si deve fare l'alleanza con il centrosinistra nelle prossime amministrative 2009.

Prima loro decidono, poi si fanno i Congressi e si stendono i programmi? Forse l'allontanamento dal PRI (Ugolini e Di Placido sono rientrati dopo circa 10 anni) ha fatto dimenticare loro che il PRI è un Partito serio, che ha una cultura democratica vera, centenaria che non ha dovuto rinnegare, che rappresenta nella storia della nostra Repubblica ideali laici liberaldemocratici attualissimi.

Non siamo mai stati un grosso Partito ma un grande Partito sì, abbiamo avuto sempre al nostro interno veri, estenuanti confronti politici e travagli importanti alla luce soprattutto della legge elettorale della seconda Repubblica. Le decisioni politiche sono sempre state prese dopo i Congressi fatti, confrontandosi con tutta la base, la quale ha resistito prima di tutti gli altri e ha tenute aperte faticosamente le nostre gloriose Sezioni tramandateci dai nostri Padri e che oggi, ancora numerose, sono grande patrimonio ideale, morale ed economico di tutti i Repubblicani.

La storia del Pri ha sempre messo in primo piano l'interesse del Paese e non l'interesse di poche persone che "mirano" a qualche poltrona.

Abbiamo fatto da poco il Congresso Nazionale che ha ribadito l'autonomia politica del PRI e ha dato mandato alla rinnovata classe dirigente, che a sua volta ha eletto Segretario Nazionale l'on. Francesco Nucara, di allargare gli orizzonti politici avendo come riferimento l'ELDR in Europa.

E' rinata, grazie al Segretario Nucara, la Federazione Giovanile Repubblicana che, con oltre 400 ragazzi, ha già fatto importantissime iniziative.

In autunno si farà una grande convention a Milano aperta a tutte quelle forze politiche laiche, liberaldemocratiche (Radicali, Liberali, ecc) che vorranno partecipare.

La Malfa, presente nell'ultima Direzione della Consociazione di Cesena, tenutasi a Martorano alla festa della Voce, "benedice" il trio Ugolini, Di Placido, Ferrini che vuol portare il PRI a Cesena nell'alleanza con il centrosinistra, senza conoscere chi sarà il Sindaco, quali saranno i programmi e gli alleati, senza sapere cosa sarà il Partito Democratico e dove si collocherà a livello Europeo, visto che siamo in Europa, e senza tener conto della linea, scelta da tempo, da Ds e Margherita, che ha ampiamente dimostrato di non volere il PRI ma di voler attingere dal PRI alcuni suoi uomini (vedi Gallina, Sansavini, Rossi) e ritenere il PRI "morto" (vedi Provincia, Forlì, Lesena, Cesenatico, Cervia, ecc…).

In autunno faremo anche i Congressi dell'Unione Comunale di Cesena, Cesenatico e di Consociazione e saranno i Repubblicani tutti a decidere la linea locale. Il PRI non è abituato alle "benedizioni".

Bruna Guglielma Righi, capogruppo in Consiglio Comunale di Cesenatico e componente della Dn

tratto da http://www.pri.it/3%20Agosto%20Internet/RighiCesenaAlleanze.htm

nuvolarossa
17-09-07, 21:32
Riceviamo da Paolo Montesi - Segr. FGR-Romagna


La Federazione Giovanile Repubblicana Romagnola è lieta di invitarLa al Dibattito "Quale futuro? Giovani, Tasse e Pensioni",
Domenica 23 settembre 2007 alle ore 20,00 alla Festa dell'Uva di San Pietro in Vincoli, a Ravenna.
Nella speranza di incontrarla, porgiamo cordiali saluti

http://www.nuvolarossa.org/modules/xgallery/cache/albums/01-Album-di-Gattona/FGR.sized.jpg

GIOVANI REPUBBLICANI

Alle porte, l’ennesimo autunno caldo della legge finanziaria. Ad attenderla al varco, la Federazione Giovanile Repubblicana. La FGR Romagna torna a sventolare le proprie bandiere alla Festa dell’Uva di San Pietro in Vincoli, tradizionale appuntamento di settembre giunto quest’anno (da mercoledì 19 a martedì 25) alla sua 78a edizione. Contro ogni ipocrisia propagandistica, i ragazzi dell’Edera chiederanno chiarezza a sindacati, industriali e istituzioni sui temi del grande dibattito economico più vicini a loro. Pensioni e contributi previdenziali, tasse, contratti di lavoro, welfare, formazione universitaria e alternanza scuola-lavoro saranno tra gli argomenti di dibattito vero in una serata aperta ai contributi di tutti, con lo scopo di essere pure momento efficace per conoscere e prendere contatti con la rilanciata Federazione Giovanile Repubblicana. Anche per questo, i figierrini animeranno durante tutte le sere di festa un proprio autonomo stand di fronte al ristorante, con distribuzione di birra, eventi organizzati con giochi di società e gadget per gli intervenuti.

Ufficio stampa FGR-Romagna

Quale Futuro? Giovani, tasse e pensioni al di là delle ipocrisie…
*
Festa dell’Uva di San Pietro in Vincoli di Ravenna

Domenica 23 settembre 2007
ore 20, Sala cinema Farini

Gian Antonio Mingozzi, vicesindaco di Ravenna
Riberto Neri, Segretario generale provinciale UIL Ravenna
Renzo Righini, Presidente UNIONAPI Ravenna
Stefania Lusa, Segretaria UIL-Pensionati Ravenna
Modera Luca Pavarotti, Corriere di Ravenna

nuvolarossa
25-09-07, 17:18
La Festa dell'Uva di S. Pietro in Vincoli/Quando la laicità è una questione politica
Il vero nemico dello Stato si chiama integralismo

L'amico Paolo Gambi, che ha introdotto il dibattito "Laici e laicità: una questione politica", nella tradizionale Festa dell'Uva di San Pietro in Vincoli, ha scritto nell'editoriale della "Voce di Romagna" che i "repubblicani di Ravenna" non intendono ammainare la bandiera della laicità" e si è augurato che nello stesso modo la pensino i "repubblicani italiani". Ora, a parte il fatto che i repubblicani sono la stessa cosa a Ravenna come a Canicattini Bagni, l'amico Gambi può stare tranquillo. Il Pri è pienamente consapevole dei valori laici, in essi ha formato il suo patrimonio ideale e tutta la sua azione politica vi si ispira. Non solo, ma vi è anche la consapevolezza, lo ha detto il segretario del partito Francesco Nucara intervenendo nel dibattito, del deficit di laicità del Paese, grave e molto preoccupante.

Un deficit che si riflette nello stesso Parlamento quando si toccano temi sgraditi alla Chiesa cattolica e ci si scopre in ventotto contro quattrocentoventi. Peggio che a Balaclava. Il problema politico è che quando, un tempo, la Democrazia cristiana aveva la maggioranza dei consensi, i suoi alleati laici, per quanto piccoli fossero, erano in grado di condizionarne i comportamenti. Se poi la Dc non si piegava e voleva lo scontro, i laici si alleavano con il Pci ed erano solenni mazzate per lo scudo crociato, come per il divorzio o l'aborto. Ora questo gioco non funziona più perché i cattolici si sono riversati più o meno equamente fra i poli, siano essi maggioranza o opposizione, e i partiti laici non trovano più sponde. Così, vedi anche la recente battaglia sulla fecondazione assistita, subiscono sconfitte pesantissime.

Allora non si tratta di capire se è più incline ad osservare i dettami della Chiesa lo schieramento di Berlusconi o quello di Prodi; oppure chi per primo abbia voluto porgere gentile omaggio al Vaticano. Il segretario dello Sdi, Enrico Borselli, ad esempio, ne è certo: "E' il governo Berlusconi con le regalie di Tremonti nella Finanziaria" ad avere per primo baciato la pantofola. Al che Nucara gli ha replicato ricordando l'aggiramento della Costituzione messo in atto dal ministro Berlinguer nel primo governo Prodi per finanziare la scuola privata, o le esenzioni fiscali agli enti di culto quando pure sono accompagnati da attività commerciali, promosse dal ministro Bersani.

Ma qui si tratta non di scoprire gli altarini di chi è incline ad ascoltare i consigli di Santa Madre Chiesa, ma di chi sa - pur ascoltandoli rispettosamente - proporre soluzioni nell'esclusivo interesse dello Stato. Un problema di educazione civica e politica che nell'attuale quadro si è un po' disperso. E questo sinceramente preoccupa chi, come il senatore Franco Debenedetti, terzo intervenuto al dibattito di San Pietro in Vincoli, vede, nella difesa dei valori laici, la stessa difesa del sistema occidentale. Perché Debenedetti ricorda alla platea di vecchi e giovani repubblicani romagnoli radunati nella sala della grande sezione di San Pietro in Vincoli, che l'Occidente è sotto attacco da parte del vero nemico della laicità, che non è la religione, per l'appunto, ma l'integralismo. E visto che lo Stato laico accetta e rispetta ogni forma religiosa, l'integralismo può colpirlo al suo interno con danni devastanti. Per resistergli occorre una difesa politica e culturale che le attuali forze principali del paese non sembrano essere in grado di dare. E forse nemmeno si rendono conto del problema.

La Festa dell'Uva è solo un dibattito di fine estate. E anche un modo perché tanti vecchi amici repubblicani, da Gambi a Fusignani, al vicesindaco di Ravenna Mingozzi, all'intramontabile Amerigo Battistuli, al segretario regionale Valbonesi e tantissimi altri dirigenti del partito, Lauro Biondi, Stefano Ravaglia, Bruna Righi, Luisa Babini, Bruno De Modena, possano continuare a cena il dibattito pubblico. Ma chissà che l'Edera, che torreggia sulla grande sezione del Pri di San Pietro, e luminosa si staglia nella notte, non riesca a indicare a tutti i laici, indipendentemente dai propri schieramenti, un fronte comune da cui ripartire.

tratto da http://www.pri.it/25%20Settembre%202007%20Internet/RavennaFestaUva.htm

nuvolarossa
28-09-07, 14:03
La Voce di Romagna - mese di Settembre 2007

La Voce di Romagna - mese di Settembre 2007 ... clicca (http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/voce/la%20voce%20di%20romagna_settembre07.pdf)


http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/voce/copertine/la%20voce%20di%20romagna_settembre07.jpg

tratto da http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/archivio_voce.htm

nuvolarossa
02-10-07, 16:59
Appuntamento obbligatorio per tutti i popoli civili
MyanMar: Liberi Tutti.

http://www.fgr-fc.it/immagini%20caricate/01.jpg

Questo articolo non può essere lungo. In parte perché le notizie sono poche, in parte perché è evidente l'azione da intraprendere. Il MyanMar deve essere liberato.

Il MyanMar è governato da più di quarant'anni da una giunta militare. Già nel 1988 la popolazione scese in piazza, per domandare libere elezioni. Vennero concesso, e vinsero i democratici. L'esercito invalidò le elezioni, penetrò nelle sedi dei partiti vincitori, e mise a tacere qualsiasi voce di protesta.Nelle ultime settimane, migliaia di persone si sono riversate nelle strade delle principali città birmane.

I primi a protestare sono stati i monaci buddhisti. Fedeli alla linea più antica della religione, che predica la totale povertà, hanno chiesto al resto dei civili di non partecipare alla rivolta pacifica, visto che ci sarebbero state sicuramente delle vittime. I monaci avevano deciso di sacrificarsi, per il bene del paese. Ma la protesta è divenuta un fenomeno inarrestabile, che ha coinvolto tutta la popolazione. Questa reazione è dipesa dalla tragica situazione in cui riversa lo Stato birmano, uno dei più poveri del mondo, e dal trattamento riservato ai membri dell'opposizione al regime militare. Prima fra tutti gli oppositori, sicuramente il Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, da anni condannata agli arresti domiciliari per crimini politici, ed ora scomparsa, forse rinchiusa in una località non definita.

«Raccomandiamo fortemente al vostro governo di garantire piena libertà di accesso al Dott. Gambari come è stato fatto in passato, nonchè lavorare insieme per trovare una soluzione futura». Questa è una nota del primo ministro di Singapore, Lee Hsien Loong, attualmente Presidente dell'Asean (in sostanza l'Ue del USd-Est asiatico). Si riferisce al viaggio che il Ministro per gli Affari esteri dell'Onu, Ibrahim Gambari, intraprenderà nei prossimi giorni. Non è la prima volta che Gambari incontra la Giunta militari birmana; questa volta però, tutto il mondo civile chiede a gran voce un intervento deciso dell'Onu.

Intervento che però pare essere contrastato dalla Cina, da sempre sponsor princiale della dittatura. “La paralisi causata dalla Cina nel Consiglio di sicurezza Onu, è una minaccia per la risoluzione dei disordini in Birmania, e sta persino ostacolando l'azione del Segretario Generale.” Queste le parole di Aung Din, direttore politico di “Us for Burma”.

La Cina a quanto pare, ha deciso di minimizzare le azioni internazionali nei confronti della dittatura, per preservare l'influenza unilaterale sul quadrante geostrategico. Pessimo errore, soprattutto in vista delle Olimpiadi. Questo è quello che è successo fino ad ora. Ovviamente non basta.

E' un dovere di tutti, impegnare la propria libertà per aiutare il popolo del MyanMar. Il mondo occidentale conosce troppo bene i dolori e la miseria della dittatura. E' compito quindi di tutti, impegnarsi perchè eventi del genere non si verifichino più. In tutto il mondo, si stanno moltiplicando le protese nei confronti della dittatura militare.

Vogliamo unirci a loro. Ed esigiamo che chi ci governa, Italia ed Unione Europea, si battano in prima linea per tutelare il popolo del MyanMar.

Ricordiamo il Randa, la Bosnia , Il Darfur. Troppe volte si è detto “mai più”, senza poi far seguire i fatti alle parole. Ora basta. Altrimenti, nessuno di noi potrà più guardarsi allo specchio.

Alberto Ridolfi - Responsabile Programma Federazione Giovanile Repubblicana
tratto dal sito web della FGR - ROMAGNA http://www.fgr-fc.it/Home.htm

nuvolarossa
08-10-07, 17:28
Il sito del P.R.I. della Sezione "G. Mazzini" di Forlimpopoli (Forli'-Cesena)

http://www.priforlimpopoli.it/

nuvolarossa
10-10-07, 10:29
La moschea di Ravenna
Libertà di culto solo nel rispetto dei doveri civili

di Paolo Gambi

Nel dibattito, se così si può chiamare, che si è aperto a Ravenna sul tema della "moschea", fino ad ora i Repubblicani si sono limitati a "suggerire" alla Giunta e al Sindaco di "ascoltare gli artigiani", posto che il sito individuato per la realizzazione del luogo di preghiera dei musulmani è all'interno dell'area produttiva delle "Bassette".

Naturalmente il nostro suggerimento non è semplicemente quello di "ascoltare", ma anche quello di "valutare" e "cercare di comprendere" e dunque di confrontarsi "seriamente" col disagio manifestato, per quella scelta, dai nostri imprenditori.

Potrà sembrare che quello dei Repubblicani sia un approccio timido. Ovviamente non è così. Al contrario il nostro è un atteggiamento basato sul grande senso di misura e di responsabilità che una forza politica "seria" ha l'obbligo di tenere di fronte ad un tema come questo.

Il rischio, infatti, è alto, in dibattiti di questa natura, e difficile è individuare una strada responsabile di governo in una materia che per sua natura è molto delicata.

Noi non siamo, infatti, tra quelli che intendono alimentare l'atmosfera – sempre dietro l'angolo – di "scontro tra civiltà", né, d'altra parte, intendiamo sottovalutare i problemi di impatto sociale che la realizzazione di una moschea o di un centro di cultura islamica pone ad ogni comunità.

Seguendo la prima strada, infatti, si perseguirebbe un disegno di "irresponsabilità" il cui esito sarebbe disastroso, cosa sulla quale dovrebbero riflettere (o avrebbero dovuto riflettere) quei partiti – come AN e FI – che si sono schierati dalla parte della richiesta di un "referendum".

Seguendo la seconda strada, quella della sottovalutazione e, dunque, di un dibattito in sordina, si darebbe il segno di una incapacità di governare i fenomeni complessi che caratterizzano la società di oggi.

L'unica via che deve essere seguita è quella della trasparenza e della chiarezza dei propositi.

Come parte fondamentale della "cultura laica" di Ravenna, non possiamo non affermare che, in linea di principio, ad ogni componente della nostra comunità, italiano o straniero, deve essere garantita la "libertà di culto".

Dire questo, nell'attuale contingenza, di fronte ad un insediamento come quello prospettato non è, però, sufficiente.

Non si possono, infatti, chiudere gli occhi di fronte a quanto è successo in altre città sul rapporto tra certo estremismo islamico ed i luoghi di aggregazione come le moschee ed i centri di cultura, né si può sottacere il fatto che ci sono organizzazioni di quel mondo, come l'UCOII, che su questioni come il terrorismo hanno fino ad ora tenuto posizioni gravemente ambigue.

E siccome è evidente a tutti che non siamo in presenza di un "semplice" problema edilizio ed urbanistico, il dibattito deve chiarire che ogni scelta in merito deve essere assunta dopo che si è accertato chi realizza l'insediamento, chi lo finanzia e come lo finanzia e se vi è la disponibilità a sottoscrivere una "carta di valori" che parli di diritti ma anche di doveri.

In questo modo, a nostro giudizio, noi daremmo un contributo serio anche alla più complessiva politica di integrazione che è un obiettivo che ogni comunità deve necessariamente porsi.

tratto da http://www.pri.it/9%20Ottobre%202007/GambiMoscheaRavenna.htm

nuvolarossa
17-10-07, 13:38
MANCATA MESSA A NORMA DELLA CERVESE, LUCCHI (PRI) PONE IL CASO IN PROVINCIA

(Sesto Potere) - Forlì - 17 ottobre 2007 - “Che fine a fatto la messa in sicurezza della strada Provinciale n.2 da tutti conosciuta come la Cervese?“. A porre la domanda, sottoforma di interrazione è Giovanni Lucchi, capogruppo provinciale di Forlì-Cesena del Partito Repubblicano Italiano.

“La Cervese è un’arteria strategica per il collegamento di Forlì alla stratale Adriatica e al Comune di Cervia e Cesenatico. Nonostante gli annunci – spiega lo stesso Lucchi – ad oggi non sono state ancora attuate sostanziali opere di ammodernamento e messa in sicurezza della strada provinciale. E questo nonostante nel corso del 2006 siano stati eseguiti rilievi da parte dei tecnici incaricati dall’amministrazione Provinciale, rilievi in precedenza effettuati da Anas e Comune in accordo con l’ Anas. Ma il problema adesso è un altro…”.

Quale?

“E in previsione – rivela il capogruppo provinciale di Forlì-Cesena del Partito Repubblicano Italiano - lo sviluppo di un area artigianale tra Borgo Sisa e Carpinello con realizzazione di una nuova arteria stradale che colleghi il casello autostradale di Forlì con Carpinello. Circola la voce che la Provincia stia progettando un nuovo tracciato alternativo alla S.P. n° 2 che colleghi Carpinello e Casemurate a Forlì in prossimità dell’uscita dell’E45 a Casemurate di Ravenna. Logica di buona amministrazione vuole che alla base di ogni scelta ci sia un progetto generale sull’intera strada che comprenda lo studio della viabilità e degli insediamenti residenziali e industriali. Sarebbe deleterio che si procedesse, come spesso è avvenuto, per stralci indipendenti senza nessuna vera visione d’insieme, sprecando risorse ed energie”.

“La strada Provinciale Cervese è una delle grandi arterie della nostra Provincia che collega Forlì con Cervia e Cesenatico. L’amministrazione Provinciale e il Comune di Forlì hanno in questi anni solo elaborato studi di fattibilità, indetto convegni dibattiti sulla stampa e nessun progetto esecutivo che si possa cantierare e così la strada resta stretta nel traffico e insicura per tutti gli abitanti del circondario. Non è più possibile perdere altro tempo”: conclude Giovanni Lucchi.

tratto da http://www.sestopotere.com/index.ihtml?step=2&rifcat=110&Rid=138548

nuvolarossa
22-10-07, 12:58
L'integrazione sul nostro territorio
Mosche a Ravenna: Fgr ed il futuro

Ravenna - Nella nostra Italia, Moschea ha lo stesso significato, sostanzialmente, di “bomba batteriologica”. Non è una provocazione, è un semplice dato di fatto. Ogni volta che si cerca di erigerne una, saltano fuori comitati, si schierano partiti. Ora tocca a Ravenna. E le reazioni, compresa quella del PRI, le conoscono tutti. Il problema però è molto grave: scontri del genere accadranno sempre più spesso. E' necessario quindi trovare una soluzione al problema immediatamente.

Per farlo però, non basta parlare di moschea. I mezzi di informazione, e la classe poilitica, ci hanno abituato ad avere un'idea delle caratteristiche dell'immigrazione proveniente dai paesi arabi totalmente fuorviante. Anzitutto, viene troppo spesso confuso chi è arabo, con chi è musulmano. Quella araba è una cultura, caratterizzata da una regione (il Medio Oriente), e diverse tradizioni (ad esempio, la bandiera verde, nera, e bianca). La maggior parte degli arabi è musulmana, ma ci sono grandi minoranze cristiane (ad esempio i copti in Egitto), ed ebraiche (in Israele, molti cittadini sono appunto sefarditi, cioè ebrei di cultura araba). La religione musulmana è presente in tutti i continenti, e, anzi, la maggioranza non è di cultura araba: il più grande Stato musulmano è l'Indonesia, seguito da India e Cina.

Già da questa premessa, ci si rende conto di come il problema sia molto complesso. Al di là dei problemi di urbanistica, infatti, è necessario prendere coscienza del fatto che, volenti o nolenti, fra una generazione vi saranno moltissimi cittadini italiani musulmani. Bisogna, urgentemente, capire che cosa vogliamo fare di loro. O diventeremo la prossima “banlieue”.

In primo luogo, le Moschee vanno costruite. Chiariti i dubbi sui finanziamenti, come ha fatto giustamente notare il PRI ravennate, non ci devono essere ostacoli. La libertà di culto non è prerogativa cattolica. In secondo luogo, bisogna lavorare con grande impegno, affinché la Moschea , e tutti ciò che sia ad essa connesso, vengano inseriti con efficacia nel tessuto sociale e civile della città. E qui è necessario l'aiuto di tutti. L'integrazione deve essere insegnata nelle scuole, e in tutti i centri culturali (biblioteche comprese). Ma ci deve essere, d'altra parte, la presa di coscienza da parte dei residenti di religione musulmana (in maggior parte, in Italia, di cultura araba) del contesto in cui si inizia la nuova vita. La Costituzione , da cui deriva poi tutto il diritto, è fondamentalmente un prodotto culturale. Ad esempio, il rifuto della pena di morte si deve ai pochi illuministi italiani, Beccarla in primis, che prima di tutti hanno deciso di porre fine ad una delle peggiori barbarie umane.

Essere cittadini italiani significa recepire la Costituzione , esserne parte. E questo vale per tutti, al di là della divinità. E' uno sforzo che non va tanto compiuto per se stesi, ma per, appunto, chi nascerà in Italia, e sarà italiano a tutti gli effetti. Prima si comprende questo, meno problemi avremo durante il processo di integrazione. Ed è per questo, ad esempio, che potrebbe essere una buona idea officiare il rito (o almeno la parte che tratta di vita quotidiana) in arabo. Il rito islamico non è officiato da un sacerdote, ma da un capo-preghiera (l'imam, appunto); l'arabo poi, non è, come il latino, una lingua utilizzata solo per il rito. Il fatto quindi, che durante la preghiera si parli in italiano, potrebbe essere un'ottima testimonianza di integrazione.

E' necessario però, al di là di questo, garantire le medesime libertà a chiunque risieda nel territorio. Prima di tutto, i primi che devono porre fine alla grande stagione del terrorismo siamo noi: per andare avanti, è necessario togliere la paura dalle nostre menti.

E' essenziale offrire ai giovani una società in cui il razzismo e le tensioni etniche non siano all'ordine del giorno. E la prima battaglia è proprio questa: dare le stesse opportunità a tutti i credenti. Se si continua invece sulla strada della diffidenza, ciò che otterremo sarà una società frammentata in comunità chiuse, ostili verso l'esterno, e conservatrici, proprio come accade ora in Libano. In questo è l'amministrazione a dover essere lungimirante. Non è possibile privare i cittadini di un loro diritto, quando questo è esercitato con trasparenza. La legge è chiara, la Costituzione ancora di più.

“Potrà sembrare che quello dei Repubblicani sia un approccio timido. Ovviamente non è così. Al contrario il nostro è un atteggiamento basato sul grande senso di misura e di responsabilità che una forza politica "seria" ha l'obbligo di tenere di fronte ad un tema come questo. “ Scrive il segretario Ravennate del PRI Paolo Gambi, a proposito della scelta di voto del partito. Cautela e prudenza, quando si parla di integrazione, sono due atteggiamenti necessari. La proposta dell'Fgr, però, vuole aggiungere qualcosa in più alla decisione del PRi. E lo fa in un'ottica progressiva. I dubbi sul presente non devono fermare l'integrazione, e la nascita di un nuovo sistema civile-sociale. E' giusto qundi, che ci si preoccupi del presente; ma la nostra vita progredisce nel futuro.

Alla dine, tocca alla gente. Il nuovo fa paura solo agli ignoranti. Ed il terrore diviene sempre più una gabbia. Se siamo i primi, a generare odio, non stupiamoci poi di cosa raccogliamo. Una società post-industriale, ciò che deve divenire l'Italia se ha una mera volontà di sopravvivere al presente, è, prima di tutto, una società libera. E, come tale, è in grado di accettare i cambiamenti. Ma se ci si sclerotizza su posizioni xenofobe e borgheziane, il futuro, per noi, è sempre più lontano.

Alberto Ridolfi - Responsabile Programma Federazione Giovanile Repubblicana della Romagna

tratto da http://www.fgr-fc.it/Home.htm

nuvolarossa
22-10-07, 12:59
La Voce di Romagna
mese di Ottobre 2007 ...

clicca qui ....
(http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/voce/la%20voce%20di%20romagna_ottobre07.pdf)
http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/voce/copertine/la%20voce%20di%20romagna_ottobre07.jpg

tratto da http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/archivio_voce.htm

nuvolarossa
26-10-07, 12:03
Cesenatico - Lucchi (Pri): ''Che fine ha fatto la Cervese''

Cesenatico (Forlì-Cesena) - “Che fine a fatto la messa in sicurezza della strada Provinciale n.2 da tutti conosciuta come la Cervese?“. A porre la domanda, sottoforma di interrazione è Giovanni Lucchi, capogruppo provinciale di Forlì-Cesena del Partito Repubblicano Italiano.

“La Cervese è un’arteria strategica per il collegamento di Forlì alla stratale Adriatica e al Comune di Cervia e Cesenatico. Nonostante gli annunci – spiega lo stesso Lucchi – ad oggi non sono state ancora attuate sostanziali opere di ammodernamento e messa in sicurezza della strada provinciale. E questo nonostante nel corso del 2006 siano stati eseguiti rilievi da parte dei tecnici incaricati dall’amministrazione Provinciale, rilievi in precedenza effettuati da Anas e Comune in accordo con l’ Anas. Ma il problema adesso è un altro…”.

Quale?

“E in previsione – rivela il capogruppo provinciale di Forlì-Cesena del Partito Repubblicano Italiano - lo sviluppo di un area artigianale tra Borgo Sisa e Carpinello con realizzazione di una nuova arteria stradale che colleghi il casello autostradale di Forlì con Carpinello. Circola la voce che la Provincia stia progettando un nuovo tracciato alternativo alla S.P. n° 2 che colleghi Carpinello e Casemurate a Forlì in prossimità dell’uscita dell’E45 a Casemurate di Ravenna. Logica di buona amministrazione vuole che alla base di ogni scelta ci sia un progetto generale sull’intera strada che comprenda lo studio della viabilità e degli insediamenti residenziali e industriali. Sarebbe deleterio che si procedesse, come spesso è avvenuto, per stralci indipendenti senza nessuna vera visione d’insieme, sprecando risorse ed energie”.

“La strada Provinciale Cervese è una delle grandi arterie della nostra Provincia che collega Forlì con Cervia e Cesenatico. L’amministrazione Provinciale e il Comune di Forlì hanno in questi anni solo elaborato studi di fattibilità, indetto convegni dibattiti sulla stampa e nessun progetto esecutivo che si possa cantierare e così la strada resta stretta nel traffico e insicura per tutti gli abitanti del circondario. Non è più possibile perdere altro tempo”: conclude Giovanni Lucchi.

tratto da http://www.romagnaoggi.it/showarticle.php?articleID=259701&section=news/Cesena

nuvolarossa
29-10-07, 20:04
Stop all’alcol dopo le 2. I repubblicani criticano

FORLI' - «La vicenda - denuncia una nota firmata da Michele Bertaccini e Lauro Biondi, rispettivamente per la Federazione giovanile repubblicana e per il gruppo consiliare del Pri - si è tramutata in una paradossale situazione che prevede la negazione alla somministrazione di bevande alcoliche dopo le 2 di notte solo nei locali dove si svolgono spettacoli o altre forme di intrattenimento (discoteche-discopub). Non siamo d’accordo, una società civile ha il dovere di offrire ai giovani opportunità di svago e divertimento, certo regolamentata in modo serio, ubicate nelle zone a grande concentrazione urbana. Le nostre considerazioni sono da ascriversi ai valori della libertà e di una convivenza civile che si basa non sulla repressione quanto sull’educazione e sulle opportunità per i giovani e per le imprese che nel mercato si fanno carico di dare risposte alle città che non offrono tali condizioni».«Chiediamo quindi al Parlamento - concludono i rappresentanti dell’Edera - di cambiare la legge mantenendo la possibilità di effettuare in maniera volontaria la rilevazione del tasso alcolemico. Evitiamo il nomadismo giovanile e diamo occasione di riflessione culturale. L’amministrazione comunale forlivese faccia la propria parte e non rinunci ad un ruolo propositivo e non punitivo».

tratto da http://www.fgr-fc.it/Home.htm

nuvolarossa
30-10-07, 19:06
Riconversione industriale
Caso Sfir: quale futuro?

FORLIMPOPOLI - Da tempo si legge sui vari giornali locali (anche se la vicenda va avanti ormai da mesi) il lungo botta e risposta tra il sindaco Paolo Zoffoli e il gruppo Sfir riguardo il progetto di riconversione dell'ex zuccherificio. Una dura battaglia caratterizzata da forti dinieghi da parte del primo cittadino che continua, con fermezza e coraggio, la sua ardua opposizione alla centrale a biomasse. Una ferma decisione certo, anche se forse qualcosa è sfuggito. Infatti lo stesso Zoffoli aveva raggiunto mesi prima in Regione un accordo con la stessa Regione, la Provincia di Forlì-Cesena e i tre comuni adiacenti al paese artusiano, per dare vita a un progetto di riconversione sul territorio firmando a tale proposito un documento di intesa.

Per quale motivo allora ci si oppone così duramente ad un progetto di riconversione se in primis era stato siglato un accordo poi firmato e controfirmato da tutte le parti coinvolte? Per quale motivo inoltre, si continua a tralasciare il problema occupazionale del personale che lavorava all'interno del dimesso zuccherificio e il bisogno di uno sviluppo economico di cui la cittadina artusiana deve riappropriarsi? E in ultimo, perchè alternative di progetti di riconversione sono stati dirottati dalla Regione in altri siti?

Forse una centrale a biomasse è un progetto azzardato, forse vi sono altre strade da percorrere, forse un vero e proprio sito per instaurare l'impianto non esiste ma sicuramente un progetto c'è e deve essere valutato con tutti i pro e contro del caso. Qualcuno però deve mettere le carte in tavola e svelare l'arcano perché da troppo tempo i forlimpopolesi sono all'oscuro di un progetto che riguarda l'intera città e non solo la stessa giunta comunale. Nota ancora più negativa il silenzio continuo in consiglio comunale dell'opposizione che dovrebbe invece accanirsi per avere informazioni e verità.

Insomma per l'ennesima volta una situazione gestita male fin dall'inizio dai nostri rappresentanti istituzionali.

29 settembre 2007- Mattia Tampieri - Segretario Organizzativo - Federazione Giovanile Repubblicana

tratto da http://www.priforlimpopoli.it/categorie03.asp?id=6
vedi anche al link http://www.fgr-fc.it/Home.htm

nuvolarossa
31-10-07, 12:01
LA SOLIDARIETA' DEI REPUBBLICANI RAVENNATI ALL'ASSESSORE DI RUSSI PAOLO DONATI

clicca qui ... per la lettura
(http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/pdf/Solidarieta%20Ass%20Donati.pdf)
tratto da http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/pdf/Solidarieta%20Ass%20Donati.pdf

nuvolarossa
31-10-07, 12:02
Venerdì 21 Settembre - ore 21,00
Cinema Farini di San Pietro in Vincoli (Ravenna)
Nell’ambito della “Festa dell’Uva” dibattito sul tema:

“LAICI E LAICITA’
UNA QUESTIONE POLITICA”

Interverranno:

on. Francesco Nucara (PRI)
on. Enrico Boselli (SDI)
Franco Debenedetti opinionista

Moderatore della serata:

Francesco Verderami (Giornalista del “Corriere della Sera”)

tratto da http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/prima_pagina.htm
Vi proponiamo tutti gli interventi della manifestazione (in versione audio e video) e le domande ai relatori del Convegno Francesco Nucara, Enrico Boselli e Franco Debenedetti ...

Cliccare qui ...
(http://www.radioradicale.it/scheda/235535/dibattito-dal-titolo-laici-e-laicita-una-questione-politica)
tratto da http://www.radioradicale.it/scheda/235535/dibattito-dal-titolo-laici-e-laicita-una-questione-politica

nuvolarossa
31-10-07, 12:04
LE PROPOSTE DEL P.R.I. SUI “CONSIGLIERI AGGIUNTI”
Dichiarazione di Paolo Gambi - Capogruppo in Consiglio Comunale e Segretario Comunale P.R.I.

Abbiamo più volte dichiarato ed ora ribadiamo che l’integrazione, all’interno della stessa comunità, dei cittadini italiani e degli stranieri, che per vari motivi scelgono di risiedere nella nostra città, è un obiettivo che va perseguito.

Il PRI ritiene che consentire la partecipazione e la presenza di cittadini extracomunitari, nei limiti consentiti dalla legge, all’interno delle assemblee rappresentative della città e delle circoscrizioni rappresenti un passo utile nella direzione sopra indicata.

La proposta avanzata dalla Giunta, specie dopo la riformulazione rispetto al testo originale, conseguente al dibattito nelle circoscrizioni che hanno in gran parte accolto le prime osservazioni dei Repubblicani, ci pare una proposta condivisibile in via di principio.

Essa, infatti, non parifica, questa è la verità, la presenza dei “consiglieri aggiunti” con quella dei “consiglieri comunali” eletti a suffragio universale, dal momento che ad essi viene negato il diritto di voto ed il diritto di accesso agli atti, né poteva essere diversamente.

A giudizio del PRI, in ogni caso, la proposta della Giunta può e deve essere ancora migliorata.

In particolare, secondo i Repubblicani, occorre introdurre le seguenti ulteriori modifiche:

1 - proprio perché i “consiglieri aggiunti” non sono “consiglieri comunali”, essi non possono :

a) costituire un gruppo consiliare;

b) percepire alcun compenso, nemmeno sotto forma di “rimborso spese”;

2 - poiché la presenza di cittadini extracomunitari nelle istituzioni rappresentative della città e delle circoscrizioni deve poter avvenire con piena consapevolezza della funzione rivestita, è necessario che:

a) tra i requisiti di eleggibilità venga prevista la conoscenza scritta e parlata della lingua italiana;

b) dovrà essere distinta l’anzianità di residenza tra elettorato attivo ed elettorato passivo, prevedendo tra le condizioni di eleggibilità il requisito della residenza a Ravenna da almeno 1 anno.

Come si vede solo una discussione di merito, senza ideologismi e senza minacce di ricorsi al TAR, che rappresentano la mortificazione della politica, può consentire la nascita di una proposta equilibrata.

Non ci pare che colgano nel segno le polemiche sulla “esclusione” dei cittadini dei Paesi UE, per i quali evidentemente non si pone il tema dell’integrazione che è garantita da leggi specifiche, che consentono loro, giustamente ed opportunamente, la possibilità di elettorato attivo e passivo al pari dei cittadini italiani.

Ci pare, infine, opportuno, riproporre in questo dibattito, l’idea , da noi già avanzata, in ordine al tema della “moschea”, che i consiglieri aggiunti che costituiranno la “consulta”, sottoscrivano una carta di valori relativa a temi come il metodo della democrazia, il rifiuto di ogni forma di violenza, la difesa di una concezione laica dello Stato e delle Istituzioni locali.

tratto da http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/prima_pagina.htm

nuvolarossa
13-11-07, 11:24
CONSIGLIO PROVINCIALE DI FORLì-CESENA
Scuola, tetti dei limiti di spesa: Lucchi (Pri) interroga

(Sesto Potere) - Forlì - 12 novembre 2007 – Il capogruppo del PRI Giovanni Lucchi ha presentato un’interrogazione che solleva il problema dell’aumento del prezzo dei libri delle scuole medie inferiori e superiori e del superamento dei tetti massimi di spesa previsti per i libri di testo stabiliti dal Ministero. L’assessore Collareta riferisce di aver raccolto ‘voci’ che confermerebbero “che in un paio di classi della nostra provincia potrebbe essere successo questo”, la relativa richiesta è stata girata all’Ufficio scolastico regionale che tiene sotto monitoraggio il settore.

tratto da http://www.sestopotere.com/index.ihtml?step=2&rifcat=110&Rid=141324

nuvolarossa
14-11-07, 09:55
RIMPASTO IN GIUNTA PROVINCIALE, CRITICHE DA LUCCHI (PRI)

(Sesto Potere) - Forlì - 13 novembre 2007 - Giovanni Lucchi , capogruppo del Pri in consiglio provinciale di Forlì-Cesena, commenta con una nota l'esito del rimpasto di giunta formalizzato ieri in consiglio:

"Nel Consiglio Provinciale del 12 novembre del 2007 il Presidente Massimo Bulbi ha comunicato il nuovo assetto della sua giunta.
Speravamo che fosse finita la lunga gestazione del nuovo organigramma dell’amministrazione, con il susseguirsi sulla stampa di continue notizie:
Alni assessore si, Alni assessore no; con la conseguente lettera da parte di quattro assessori Provinciali, che hanno rimesso il mandato nelle mani del Presidente.
Purtroppo dagli interventi dei Consiglieri di maggioranza del Partito Democratico abbiamo compreso che i quattro assessori, oggi con nuove deleghe, hanno la fiducia come amministratori ma non come rappresentanti politici delle forze di maggioranza.
Senza essere “ Cassandre “ tutto ciò è preludio di ulteriori tensioni che si riverseranno nell’azione amministrativa.
Dispiace per tutti i Cittadini della Provincia.".

tratto da http://www.sestopotere.com/index.ihtml?step=2&rifcat=110&Rid=141486

nuvolarossa
28-11-07, 18:45
Riceviamo da Paolo Montesi, Segr. FGR Emilia-Romagna

Illumina la mente

La Federazione Giovanile Repubblicana dell’Emilia-Romagna, con il patrocinio del Partito Repubblicano Italiano, organizza un ciclo di Seminari di approfondimento politico sui valori liberal-democratici, in ambito regionale, da giovedì 13 dicembre a domenica 16 dicembre 2007.
La Federazione Giovanile Repubblicana propone idee, soluzioni, strumenti per innovare la politica italiana, e intende tradurre queste proposte in concreta attività sul territorio. Per sostenere il progetto della FGR, cercheremo di aggregare giovanissimi neofiti della politica, stimolando i 25 giovani partecipanti a ragionare in modo laico, liberi da pregiudizi e barriere ideologiche, attraverso il confronto con professionisti, politici e docenti di fama nazionale, sulle più rilevanti tematiche di attualità e di interesse per i più giovani. I seminari saranno completamente gratuiti e si svolgeranno in Emilia-Romagna presso l’Hotel Diramare di Cesenatico (FC) (www.hrmiramare.it). I partecipanti saranno alloggiati in una struttura alberghiera, e al suo interno affronteranno la full immersion di 4 giorni, densi di politica e divertimento.

SVOLGIMENTO

I seminari saranno suddivisi in moduli di approfondimento, con relatori di rilievo nazionale e regionale, provenienti dall’area politica repubblicana e liberal-democratica. I moduli affronteranno tematiche di: economia, politica internazionale, integrazione europea, droghe e disagio giovanile, laicità ed Università. Inoltre, il corso prevede approfondimenti politici, effettuati con gli amministratori locali del PRI, sulle tematiche regionali e locali. Ogni giorno i partecipanti saranno coinvolti in una tavola rotonda per dibattere in modo interattivo gli argomenti affrontati e redigere documenti politici. Le 3 serate saranno dedicate ad incontri con i rappresentanti del mondo politico, sociale e imprenditoriale di riferimento per il Partito Repubblicano del territorio.

ISCRIZIONE

La partecipazione al corso è prevista indicativamente per un numero massimo di 25 partecipanti. I candidati devono essere ragazzi e ragazze tra i 16 e i 30 anni. Non sono richiesti titoli di studio o competenze di sorta. Ciò che si richiede è la passione politica!!!
Per fare domanda di partecipazione e per informazioni inviate*una mail a info@fgr-fc.it, preferibilmente entro il 10 dicembre 2007, segnalando nome e cognome, e allegando il Curriculum vitae. Il vostro CV (possibilmente in formato europeo) sarà utilizzato anche per gli incontri con i rappresentanti di aziende private, Enti locali, sindacati, Associazioni di categoria, che eventualmente vorranno mettere a disposizione per i partecipanti degli stage professionali. Tutti coloro che inoltreranno domanda di partecipazione, saranno ricontattati per una breve intervista telefonica e per spiegare ogni dettaglio sui seminari. I dettagli del programma definitivo saranno diffusi nelle prossime settimane.
Per ulteriori informazioni contattare:
Paolo Montesi, Segretario Regionale FGR: 339.6857843
Mattia Tampieri, Segretario Organizzativo Regionale FGR: 349.4443937
E-mail: info@fgr-fc.it

Programma

Giovedì 13 dicembre 2007

Ore 11,00 Introduzione ai seminari
Presentazione della FGR Emilia-Romagna
“I valori, il manifesto e l’attività della FGR”
Paolo Montesi, Segretario Regionale FGR

Laicità e confini bioetici

Ore 15,00 “Quali confini etici alla ricerca scientifica”
Ore 17,00 Tavola Rotonda su“AGENDA LAICA-FGR”
Ore 21,00 Cena al Circolo Endas di Ravenna con rappresentanti locali PRI

Venerdì 14 dicembre 2007

Il futuro dell’Unione Europea e dell’Italia

Ore 10,00 “Riforme istituzionali e integrazione politica dell’Unione Europea”
Ore 11,30 “Crisi della politica. Quali risposte per il futuro del PRI?”

La politica del territorio

Ore 15,00 Confronto interattivo con Amministratori locali del PRI.: “Consigliere per un giorno”
immigrazione e integrazione
politiche giovanili e housing sociale
Università – strategie di crescita del Polo Romagnolo
Ore 21,00 Cena al Circolo Endas di Forlì con Rappresentante del European Liberal Youth (LYMEC)

Sabato 15 dicembre 2007

Concorrenza: il caso Università

Ore 10,00 “Concorrenza a giorni alterni: le liberalizzazioni nell’Italia dei monopoli”

Relazioni internazionali

Ore 15,00 “L’Italia e un futuro da Media Potenza”
Ore 12,00 “Scenari di guerra mondiali: è possibile un futuro senza armi nucleari”
Ore 19,00 Aperitivo con rappresentanti UIL, Endas, Associazioni di categoria, Sindaco, Amministratori locali, Cooperative.
Ore 21,00 Cena al Circolo Endas di Cesena con rappresentanti locali del PRI.
Ore 24,00 Serata al “Teatro Verdi” di Cesena (Tavolo FGR)

Domenica 16 dicembre 2007

Mercato ed opportunità

Ore 11,00 “Università e meritocrazia: premiare la conoscenza e non il titolo di studio”
Ore 15,00 Cerimonia di consegna degli attestati:

I relatori delle sessioni tematiche sono in corso di definizione, e l’elenco completo
(con eventuali variazioni) sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito http://www.fgr-fc.it/Home.htm

nuvolarossa
02-12-07, 11:13
DOCUMENTO APPROVATO DALLA DIREZIONE PROVINCIALE PRI DI RAVENNA (29/11/2007)

La Direzione Provinciale del PRI di Ravenna, riunita per discutere le prospettive del PRI, anche alla luce della recente “convention” programmatica “verso la costituente liberaldemocratica” e del conseguente “manifesto dei valori liberali per l’Italia degli anni duemila”, udita la relazione del Segretario Politico l’approva.

I repubblicani di Ravenna intendono evidenziare che la presenza politica repubblicana nel nostro Paese ha caratterizzato e fortemente determinato la cultura politica democratico-riformatrice, spesso in contrapposizione al pensiero liberale classico e ad una concezione puramente liberista dell’economia e del rapporto tra le classi sociali.

In questo senso, anche nell’antagonismo con il pensiero socialista, ha rappresentato un’esperienza originale non solo in Italia, ma anche nel contesto politico europeo.

A questi caratteri, che non appaiono per nulla superati e che sono, al contrario, ancora attuali, il PRI di Ravenna ritiene che occorra restare ancorati per definire le prospettive del movimento repubblicano e della sua espressione politica, quand’anche essa debba essere collegata al più vasto campo del pensiero liberaldemocratico europeo.

Ciò naturalmente deve influenzare anche la nostra proposta programmatica.

A fronte, infatti, della necessità, in una moderna società occidentale, di avanzare sul piano dei processi di liberalizzazione, di effettiva concorrenza senza monopoli, di complessiva modernizzazione specie degli apparati pubblici, di flessibilità nell’organizzazione del lavoro, comportando, tutto questo, anche un diverso ruolo dello Stato nell’economia, resta fondamentale impostare una politica dei redditi che non abbandoni al loro destino gli elementi più deboli della società, riformando, ma garantendo livelli adeguati di sicurezza sociale.

Permane, in quest’ottica, un ruolo fondamentale dello Stato come elemento di mediazione tra le opposte esigenze ed in grado di garantire la sua presenza, rendendola certo più efficace ed efficiente, nei campi fondamentali dell’istruzione, della ricerca, della sanità, della previdenza e dell’energia, cioè in tutti quesi settori strategici per fare una Nazione forte e competitiva ed una società moderna ma solidale.

Non indulgere, quindi, e non cedere ad una visione puramente liberista e, dunque, neo-conservatrice, significa riconoscere una società fondata sul mercato, ma non in un mercato che si autoregola, col rischio del congelamento se non dell’aumento delle disuguaglianze.

Il processo per la creazione in Italia di una forza liberaldemocratica di stampo europeo, che appartiene a tutto il movimento repubblicano, deve considerare, dunque, come primari anche questi aspetti ed il PRI, per la sua natura, ne deve essere il portatore.

Così come, specie oggi in Italia, va ribadita la connotazione di forza di ispirazione autenticamente laica, contro l’offensiva politica delle gerarchie ecclesiastiche e per l’allargamento dei diritti civili.

Nel complesso, pertanto, il “manifesto dei valori liberali per l’Italia degli anni duemila” appare inadeguato a rappresentare questa visione e a far svolgere al PRI questo ruolo peculiare.

Sul piano politico, l’inziativa politica nazionale del PRI, anche dopo la “convention” di Milano e sulla scia delle ambigue conclusioni del Congresso Nazionale, anziché fondarsi sulla ricerca di interlocutori politici coi quali effettivamente costruire una moderna forza liberaldemocratica con forte connotazione programmatica ed autentica autonomia sullo scenario politico italiano, ora in forte evoluzione, appare rivolta al più limitato, e dal PRI di Ravenna mai condiviso, obiettivo di radicarsi a fianco del principale partito del centro-destra e, dunque, di Berlusconi.

tratto da http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/pdf/Documento%20Direzione%20Provinciale%20271107.pdf

nuvolarossa
06-12-07, 19:12
Cesena sabato 8 dicembre h. 10,30
Sala Spazzoli
Corso Mazzini, 47

Il segretario nazionale del Pri Francesco Nucara con Mario Guidazzi, Walter Rusticali e Giovanni Lucchi presenterà il libro "Le case repubblicane di Romagna"

tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

nuvolarossa
07-12-07, 14:14
SEMINARI DI APPROFONDIMENTO POLITICO
FGR Emilia-Romagna
"Illumina la mente"
da Giovedì 13 - Domenica 16 dicembre
Cesenatico (FC)- Hotel Miramare

La Federazione Giovanile Repubblicana "RADDOPPIA"

Appena terminato il corso nazionale della FGR a Fiuggi che si svolgerà la settimana prossima, la FGR Emilia-Romagna organizza dal 13 al 16 dicembre 2007 a Cesenatico, presso l'Hotel Miramare (www.hrmiramare.it) "Illumina la Mente: Seminari di approfondimento politico".

La Federazione Giovanile Repubblicana propone idee, soluzioni, strumenti per innovare la politica italiana, e intende tradurre queste proposte in concreta attività sul territorio. Per sostenere il progetto della FGR, cercheremo di aggregare giovanissimi neofiti della politica, stimolando i 25 giovani partecipanti a ragionare in modo laico, liberi da pregiudizi e barriere ideologiche, attraverso il confronto con professionisti, politici e docenti di fama nazionale, sulle più rilevanti tematiche di attualità e di interesse per i più giovani. I seminari saranno completamente gratuiti e i partecipanti saranno alloggiati presso l’Hotel Miramare di Cesenatico (FC) dove affronteranno una full immersion di 4 giorni, densi di politica e divertimento.

SVOLGIMENTO

I seminari saranno suddivisi in moduli di approfondimento, con relatori di rilievo nazionale e regionale, provenienti dall’area politica repubblicana e liberal-democratica. I moduli affronteranno tematiche di: economia, politica internazionale, integrazione europea, droghe e disagio giovanile, laicità ed Università. Inoltre, il corso prevede approfondimenti politici, effettuati con gli amministratori locali del PRI, sulle tematiche regionali e locali. Ogni giorno i partecipanti saranno coinvolti in una tavola rotonda per dibattere in modo interattivo gli argomenti affrontati e redigere documenti politici. Le 3 serate saranno dedicate ad incontri con i rappresentanti del mondo politico, sociale e imprenditoriale di riferimento per il Partito Repubblicano del territorio. Il corso si chiude con una serata FGR al "Teatro Verdi" di Cesena, dall'amico Luigi Di Placido.

ISCRIZIONE

La partecipazione al corso è prevista indicativamente per un numero massimo di 25 partecipanti. I candidati devono essere ragazzi e ragazze tra i 16 e i 30 anni. Non sono richiesti titoli di studio o competenze di sorta. Ciò che si richiede è la passione politica!!!
Per fare domanda di partecipazione e per informazioni inviate una mail a info@fgr-fc.it, preferibilmente entro il 10 dicembre 2007, segnalando nome e cognome, e allegando il Curriculum vitae. Il vostro CV (possibilmente in formato europeo) sarà utilizzato anche per gli incontri con i rappresentanti di aziende private, Enti locali, sindacati, Associazioni di categoria, che eventualmente vorranno mettere a disposizione per i partecipanti degli stage professionali. Tutti coloro che inoltreranno domanda di partecipazione, saranno ricontattati per una breve intervista telefonica e per spiegare ogni dettaglio sui seminari.

I dettagli del programma saranno diffusi nei prossimi giorni.

Per ulteriori informazioni contattare:
Paolo Montesi, Segretario Regionale FGR: 339.6857843
Mattia Tampieri, Segretario Organizzativo Regionale FGR: 349.4443937
E-mail: info@fgr-fc.it

tratto da http://www.fgr-fc.it/Home.htm

nuvolarossa
12-12-07, 18:54
Le Case Repubblicane
Dai "cameroni" a una vera e solida struttura politica

"Le Case Repubblicane di Romagna", di Luisa Babini, è un bel pamphlet che tutti i repubblicani dovrebbero conservare nella loro biblioteca. Un libro da "leggere" e da "vedere", come ha detto il consigliere provinciale di Forlì-Cesena, Giovanni Lucchi, durante la presentazione organizzata a Cesena sabato scorso.

Il libro, che non è in vendita ma viene distribuito gratuitamente, confidando su offerte volontarie, propone, attraverso la rivisitazione di queste case, uno spaccato di storia repubblicana romagnola. Ma anche italiana. Queste case che Luisa Babini chiama "cameracce" e che Spadolini cercava di ingentilire, chiamandole "cameroni", nascono prima ancora dello stesso Partito repubblicano. Sorgono con l'associazionismo politico - sindacale prima ancora che economico. E non è un caso se la maggior parte di esse viene "intestata" a Giuseppe Mazzini. Le "cameracce", come ha sostenuto Mario Guidazzi durante la presentazione, erano i primi luoghi d'incontro di contadini, operai, artigiani che si riunivano in questi stanzoni quadrati per dibattere dei loro problemi, cercando di trovare una linea comune nella contestazione ai "sabaudi" e alla Chiesa.

Non si trovavano allora tra i repubblicani sostenitori della Chiesa. Oggi troviamo tra i dirigenti repubblicani chi sostiene invece che non bisogna "importunare" il cardinal Bertone con la storia dell'Ici. Il mondo che si evolve.

Le belle fotografie che troviamo in questa pubblicazione ci restituiscono, anche plasticamente, quella che era l'architettura popolare dei repubblicani romagnoli. Tra le mura dei "cameroni", poi trasformatisi in vere e proprie strutture politiche, culturali, cooperativistiche, noi troviamo anche le tracce di piccole sculture che danno il significato della libertà come elemento emancipatore dell'uomo (vedasi S. Pietro in Vincoli o anche il circolo Mazzini di Forlì).

Un bel documento, più che un saggio vero e proprio, quello di Luisa Babini che, come abbiamo detto, merita di stare nella biblioteca di ogni buon repubblicano. Alla bellezza fotografica va aggiunto lo sforzo di realizzare una scheda per ogni personaggio, cui sono state dedicate le "cameracce", e in più i percorsi per chi volesse visitare a piedi, in bicicletta o in auto tutte le case repubblicane. Anche nei percorsi viari si possono trovare elementi di storia repubblicana, come si trovano nei personaggi cui sono dedicati i circoli. Un ringraziamento, dunque, alla cara Luisa che ci ha fatto rivivere la lunga traversata "nel deserto" del popolo repubblicano.

tratto da http://www.pri.it/11%20Dicembre%202007/BabiniLibroCaseRep.htm

nuvolarossa
14-12-07, 23:18
La Voce di Romagna
mese di Dicembre 2007 ...

clicca qui ....
(http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/voce/la%20voce%20di%20romagna_dicembre07.pdf)
http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/voce/copertine/la%20voce%20di%20romagna_dicembre07.jpg

tratto da http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/archivio_voce.htm

nuvolarossa
20-12-07, 15:01
INFRASTRUTTURE: LE PRIORITA' DEL PRI

RAVENNA - “La firma del Presidente del Consiglio, unitamente a quelle del Ministro delle infrastrutture e del Presidente della Regione, all'Atto Aggiuntivo all'intesa generale quadro concernente i principali interventi infrastrutturali da realizzare in Emilia-Romagna, sono la conferma, più volte richiesta dal Partito Repubblicano Italiano di Ravenna, di un adeguato impegno del Governo ai massimi livelli” affermano Giannantonio Mingozzi e Paolo Gambi, vicesindaco e capogruppo del Partito Repubblicano Italiano in Comune".

“Un impegno che fa seguito al protocollo d'intesa approvato recentemente dal Consiglio Comunale ed agli incontri promossi dalle istituzioni ravennati con la Presidenza del Consiglio, capaci di costruire un tavolo unico di confronto sul quale pubblico e privato hanno sottoscritto i reciproci impegni”.

“Oltre alla nuova Romea E55 (Ravenna Mestre), ai fondali a -14,50, alla piattaforma logistica, al nuovo terminal container, al raccordo ferroviario Poggio Rusco-Ferrara-Ravenna e alle varianti alla Statale 16, per un complesso di investimenti di 3650 milioni di euro, affermano Mingozzi e Gambi, sono da apprezzare due impegni che vediamo citati e accolti formalmente per la prima volta”.

“Si tratta, concludono Mingozzi e Gambi, della realizzazione del by pass del Candiano da attuare con procedura di project financing a cura del Comune, come il Partito Repubblicano Italiano ha chiesto nella discussione in Consiglio Comunale sul Bilancio, nonché (circa i collegamenti ferroviari) dell'attraversamento del Candiano con il by pass ferroviario ed il rafforzamento dei raccordi con le aree produttive”.

tratto da http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/prima_pagina.htm

nuvolarossa
09-01-08, 15:56
Riceviamo da Paolo Montesi

Comunicato stampa FGR Emilia-Romagna
Con richiesta di pubblicazione sul sito www.fgr-italia.it

Dimissioni Postorino
Un ringraziamento per l'attività svolta dal 2004 ad oggi

09 gennaio 2008 - La FGR Emilia-Romagna, ringrazia sentitamente il Segretario Nazionale Giovanni Postorino, per l'attività svolta in questi anni per la rinascita della Federazione Giovanile Repubblicana, e per l'impegno profuso a sostegno del necessario ricambio generazionale all'interno del PRI.

Anche se in passato non sono mancati momenti di divergenze sulle modalità di gestione della Federazione, l'ultimo anno è stato un periodo di cooperazione proficua, che ha seminato nei tanti giovani iscritti l'ideale di un impegno politico come servizio alla collettività, secondo i valori del repubblicanesimo.

I giovani repubblicani dell'Emilia-Romagna, ringraziano Giovanni Postorino per la disponibilità a partecipare alle numerose inziative svolte in Romagna durante la sua segreteria, riconoscendo che i risultati sin qui ottenuti siano da ascriversi anche al suo personale sostegno politico ed umano.

Siamo certi che queste dimissioni non siano altro che il passaggio naturale ad un rinnovato impegno dell'amico Postorino nel Partito Repubblicano Italiano, che ci vedrà ancora fianco a fianco per molto tempo.

Paolo Montesi
Segretario FGR Emilia-Romagna
www.fgr-fc.it

nuvolarossa
10-01-08, 19:20
La Malfa, Spadolini e il Partito Democratico

di Luigi Di Placido

CESENA - Come sempre ci accade, abbiamo letto con interesse l'ultimo numero de "Il diario", giornalino edito dalla federazione cesenate dei Democratici di Sinistra.

Lo leggiamo perchè ci piace la politica, perchè è sempre utile conoscere come la pensano altri, perchè i Democratici di Sinistra sono una forza con la quale abbiamo sempre avuti confronti, positivi o negativi che fossero.

Nel corso della lettura ci siamo imbattuti in un articolo in seconda pagina dal titolo: "La scelta del segretario del PD".

L'estensore, proveniente dalla cosiddetta "sinistra repubblicana", argomentando le sue personali maggiori o minori vicinanze con i candidati, afferma che il suo ingresso prima nel PDS e poi nei Ds è stato funzionale, cito testualmente, "alla costruzione di quel partito nuovo che avevo nel cuore: quello dell' Altra Sinistra di La Malfa, quello del Partito della Democrazia di Spadolini".

Oggi il cammino volge al termine, prosegue, e la soddisfazione non è totale.

Non intendiamo entrare nel merito nel grado di soddisfazione che ognuno prova per come sta procedendo la marcia di avvicinamento al Partito Democratico, ci preme piuttosto, da umili seguaci dei valori laici e repubblicani, sottolineare come occorrerebbe sempre grande prudenza nell'accostare certi personaggi alle vicende politiche attuali.

Sinceramente crediamo che Ugo La Malfa e Giovanni Spadolini abbiano poco a che vedere con questo Partito Democratico.

Ugo La Malfa, sempre attento alla modernizzazione e occidentalizzazione della sinistra italiana, tentò con tutte le sue forze di creare i presupposti per la fine di quella "conventio ad excludendum" che relegò per decenni una sensibile percentuale di voti fuori dalle logiche di governo (almeno ufficialmente); cercò, ad esempio attraverso i dibattiti con Ingrao e Amendola, di favorire l'abbandono da parte del PCI delle posizioni più anacronistiche e antistoriche, purtroppo riuscendovi solo in minima parte.

Da allora una parte della sinistra ha fatto passi avanti che le vanno riconosciuti ma non ancora al punto di poter inserire Ugo La Malfa nel proprio Pantheon, in virtù anche dell'equivoco rapporto con la parte che invece mantiene concezioni e comportamenti che nulla hanno a che vedere con una tradizione e un pensiero.

Stesso discorso vale per Giovanni Spadolini.

La visione che Spadolini aveva, o meglio auspicava della democrazia può essere riassunta nel termine che lui utilizzava: "la casa di vetro".

Definizione anglosassone, per l'utilizzo di pochissime parole per spiegare un concetto tanto complicato; definizione laica ed occidentale per la filosofia che tale definizione sottende, così intrisa di etica della politica, senso della responsabilità, concezione illuministica (per certi versi addirittura "protestante") della capacità degli uomini di essere artefici delle proprie fortune, stabilendo criteri di convivenza e di controllo responsabili e coerenti.

Una "casa di vetro" che desse a tutti, controllori e controllati, la possibilità di esplicare la propria funzione sociale, garantita dal bilanciamento dei poteri, e con il fine ultimo dell'avanzamento e del progresso.

Una " casa di vetro" nella quale i giudizi e le valutazioni fossero espressi sulla base dei risultati effettivamente raggiunti e manifesti e non fossero caricati di sovrastrutture ideologiche e compromessi: il potere come mezzo e non come fine, e le forme partito strumento di raggiungimento del fine attraverso l'utilizzo etico del potere.

Siamo molto lontani da quella "casa di vetro", simbolo della visione laica dello stato che ha sempre appassionato il nostro impegno politico; siamo lontani dall'utilizzo trasparente della cosa pubblica, avvalorato da comportamenti coerenti e pronti a farsi giudicare.

Sia detto senza spirito polemico, ma questo Partito Democratico al momento non ha nè la tensione ideale lamalfiana, nè la trasparenza etica spadoliniana.

Risparmiamo gli innumerevoli esempi che a suffragio di tale affermazione potremmo addurre e, con volontà costruttiva che però non ci fa dimenticare la nostra storia rivolgiamo un invito: lasciate perdere i nostri padri nobili, avere alle spalle poche luci e molte ombre non autorizza nessuno a fare incetta di splendori altrui.

tratto da http://www.pricesena.com/index.asp

nuvolarossa
14-01-08, 13:58
XXXIV di Consociazione - XII di Unione Comunale - 18–19–20 Gennaio 2008 - Sala “S. Severini” - Cesena
Congresso Pri di Cesena
Per l’Edera è impossibile sbagliare !

Qual è lo stato di salute del P.R.I. ?

Mario Guidazzi: «Non è florida, ma il malato sta prendendo le medicine per rimettersi in forza». Denis Ugolini: «Ha un raffreddore di stagione che sta guarendo». Luigi Di Placido: «Il congresso dovrà verificare le nuove forze disponibili per una nuova verve organizzativa interna». Luca Ferrini: «Il raffreddore di stagione, dicono gli inglesi, passa in una settimana».

Quali i problemi della città e che ricette servono?

Mario Guidazzi: «Il Pri ha un obbligo: definire i problemi della città e indicare le ricette. Poi sarà il dibattito successivo a stabilire se ci saranno gli interlocutori. A Cesena un confronto serio e su problemi seri è da anni che non si fa. La politica è uno strumento importante e noi dobbiamo riproporla con forza». Denis Ugolini: «Faremo una profonda riflessione. C’è l’esigenza di mettere al centro i problemi della città e di avere un’interlocuzione. Cesena è una città chiusa, con molte potenzialità inespresse e rattrappite. Non si discute. Prendiamo la Carisp. Il futuro della banca deve interessare tutti, perché ha rilievo per l’economia e ripercussioni sul territorio. Invece ne parla un gotha ristretto e il Comune non pare abbia nessuna intenzione di aprire un dialogo. Per migliorare le cose serve una dialettica politica vivace». Luigi Di Placido: «Il titolo dice tutto: “Governare il futuro”. In questi anni l’assenza della capacità amministrativa repubblicana si è fatta sentire. Dobbiamo renderci conto che le prossime amministrative per noi saranno un crinale decisivo. Dobbiamo capire se riusciremo ad essere protagonisti. E’ innegabile che noi abbiamo delle capacità programmatiche che ci rendono degli interlocutori credibili. Però non possiamo vivere di subalternità. Quindi non è escluso che serva un atto di coraggio, spogliandoci della vecchia concezione di partito per metterci al servizio di progetti più grandi». Luca Ferrini: «Mi aspetto un programma definito e ambizioso e una proposta politica. Ci candidiamo a governare la città. Ci interessano tutte le aperture, ma devono essere nominative e programmatiche». Paolo Montesi: «E’ un momento importante. Servirà a far entrare alcuni giovani. Bisogna creare la squadra per vincere. Noi porteremo nuove leve che stanno facendo esperienza nella Federazione giovanile. Non so quanti altri partiti possano avere una scuola del genere». Piero Pasini: «La nostra storia passata non deve essere una gabbia. Serve impostare un dialogo che non sia frenato dai pregiudizi. Serve una dirigenza per saper dialogare con forze che sono diametralmente opposte alla nostra».

Quali i problemi della città e come dovrebbero muoversi i vostri futuri ed eventuali partner?

Mario Guidazzi: «Il sindaco dice sempre che Cesena è una città bella e felice. Se così fosse non ci sarebbero problemi. Invece non è così. Cesena, è chiaro, non è all’anno zero, ma presenta problemi di notevole complessità. L’economia segna il passo, la sicurezza diminuisce, l’inquinamento cresce tutti i giorni, le aree industriali sono ferme, il Foro annonario aspetta una risposta dai tempi di Preger, dei parcheggi di piazza della Libertà e del Lugaresi non si parla. In cinque anni non è stato fatto niente di infrastrutturale. Avevamo fatto una proposta sulla caserma della stradale e non siamo nemmeno stati degnati di una risposta». Denis Ugolini: «Uno dei problemi più gravi è il fastidio che arreca dover vedere molte persone che devono chiedere per favore anche quello che invece è dovuto. C’è la concezione che il Comune è una cosa propria di qualcuno. Quando un giovane vuole fare impresa, se non è intermediato da un’organizzazione amica, trova grosse difficoltà. A Cesena serve un sindaco con la mentalità di Sarkozy. Bisogna avere il coraggio di utilizzare professionalità provenienti anche da un’altra parte politica». Luigi Di Placido: «I problemi sono stati evidenziati anche dal bilancio recentemente approvato: aumento delle spese correnti, investimenti dimezzati, disattese le richieste del mondo economico. Bisogna risolvere il problema delle aree produttive, dei parcheggi. C’è la volontà politica di non discutere. Da Giordano Conti e Maurizio Mancini sono arrivate solo chiusure nette. Turismo e cultura attendono risposte. Sono temi che non si possono delegare ad altri». Luca Ferrini: «Un grande problema è quello della sicurezza. Cesena diventa sempre più insicura. La città è endemicamente sotto organico. Bisogna supportare maggiormente le forze dell’ordine e potenziare l’esperienza del vigile di Quartiere». Africo Morellini: «La sanità è il settore dove più di ogni altro si esercita la forza del potere. Diversi i problemi che devono essere risolti. Innanzitutto va rivisto il rapporto fra personale burocratico e medico, è squilibrato a favore dell’apparato burocratico. Sarebbe un modo per risolvere anche l’annoso problema delle liste d’attesa. Area vasta mi sembra un concetto interessante, ma non deve essere un moltiplicatore delle spese. Quindi avrebbe ragione di esistere se fossero cancellate le Ausl di Cesena, Forlì, Rimini e Ravenna». Piero Pasini: «Cesena è un grande polo universitario, ma gli studenti non vengono coinvolti. Si va avanti con le opere di regime. Bene il riconoscimento per la Malatestiana. Ma a cosa serve fare la grande biblioteca se abbiamo un’università votata alle facoltà scientifiche? Abbiamo poi aziende di livello europeo e infrastrutture arretrate. La stazione ormai è sui livelli di Gambettola».

Alleanze: cosa chiederete al congresso?

Mario Guidazzi: «Le alleanze si fanno sulla base dei programmi. Noi le idee le abbiamo chiare, gli altri non so. Il Pd per ora non è stato una novità e l’accordo con la sinistra radicale ne attenua le capacità di governo. Il centro destra fino ad ora ha detto solo no. Non ho capito cosa vuol fare». Denis Ugolini: «Se ci dovessimo confrontare con la situazione attuale, la mia opinione è che il Pri dovrebbe fare un’opposizione furibonda. Dobbiamo però avere l’intelligenza di capire che la politica è in grande movimento. Il Pd è comunque un fatto nuovo e le aperture (nazionali) di Forza Italia e Udc sono interessanti. Tutto è legato alle affinità. Ritengo che si possa interagire dove troveremo una cultura moderna di laicizzazione politica. Comunque non giocheremo al ribasso. In qualsiasi tavolo porteremo una nostra candidatura a sindaco, che dovrà essere tenuta in considerazione». Luigi Di Placido: «Questo non è il momento della battaglia di testimonianza. Il partito deve incidere sulla vita cittadina. Le prossime elezioni sono l’ultima chiamata. Dovremo disegnare la Cesena del 2030. Se non lo faremo perderemo un’occasione. Non potrà essere nostro compagno di viaggio il candidato che avrà una visione distruttiva o di continuità con l’attuale. Poi dovremo avere il coraggio di metterci in discussione e quindi il simbolo non deve essere tabù. Dobbiamo ascoltare tutta la città e quello che ha da dire». Franco Pedrelli: «Fare una lista civica non deve essere tabù. Ci potremmo rivolgere alla forze politiche non istituzionalizzate. Potremmo intercettare quel 30 per cento di elettori che vota scheda bianca e che ha voglia di farsi sentire». Luca Ferrini: «Non c’è alcun steccato ideologico. Goethe diceva che deve scrivere dei libri solo chi ha qualcosa da dire. Noi le idee chiare le abbiamo. Per quanto riguarda il simbolo sarebbe possibile rinunciarci solo se potessimo indicare il candidato sindaco e con grosse possibilità di vincere le elezioni». Africo Morellini: «Non esistono pregiudizi ideologici. Un partito serio le alleanze le stabilisce sul programma. Quando abbiamo rotto per la presenza della sinistra estrema è perché eravamo certi che quella presenza avrebbe rallentato l’attività amministrativa ed abbiamo avuto ragione». Piero Pasini: «Dobbiamo uscire dalle logiche di destra e sinistra».

Intervista di Davide Buratti
Corriere di Romagna del 13/01/2008

tratto da http://www.pricesena.com/index.asp

nuvolarossa
14-01-08, 14:04
Congresso Pri: Il futuro dei repubblicani. Partite le grandi manovre

CESENA - All’interno del partito la sua è una posizione parzialmente condivisa. Parlare di un partito spaccato sarebbe sbagliato. Ma va da se che ci sono sensibilità diverse come, del resto, è logico. Quello che gli è più vicino è Luigi Di Placido, capogruppo in Consiglio comunale. Non è escluso che la vicinanza sia determinata dalla frequentazione in Assise. «La posizione di Ferrini la capisco - dice -. E’ il logico sbocco provocato dall’autoreferenzialità sia dell’amministrazione comunale che della maggioranza. Con entrambe è impossibile il dialogo. Con il futuro candidato ci dovremo riprovare, ma credo che il risultato sarà lo stesso, quindi lo sbocco sarà quello indicato da Ferrini. Perciò dobbiamo prepararci a fare una scelta coraggiosa. Non possiamo limitarci alla semplice testimonianza. Bisogna prendere in esame anche l’ipotesi di sacrificare il simbolo». Il sogno di Mario Guidazzi, segretario di consociazione, resta quello del polo Liberaldemocratico. Un’idea che ha lanciato molto prima di Lamberto Dini. “Marione” però non chiude la porta al dialogo col centro sinistra. Forse è ringalluzzito dal fatto che il PD potrebbe divorziare con la sinistra. Sta di fatto che dice: «Noi dobbiamo preparare un programma e confrontarci con tutti. Poi vedremo chi lo condivide».Un invito a riflettere arriva da Denis Ugolini: «Se guardo la situazione attuale - dice - sono d’accordo con Ferrini. Però dobbiamo considerare che il mondo politico è in grande movimento e i cambiamenti potrebbero interessare anche il livello locale». Ugolini poi interviene sui contenuti. «Concordo con Ferrini sul fatto che adesso c’è un sistema bloccato ed è in questa direzione che ci dobbiamo muovere e sul questo bisogna avere delle garanzie. I programmi sono importantissimi, ma in questo momento il tema sul tappeto è il metodo. Se si risolvesse quello trovare l’accordo sui programmi non sarebbe difficile arrivare ad una sintesi condivisa».

tratto da http://www.pricesena.com/articoli.asp

nuvolarossa
14-01-08, 14:05
Alla città serve un sindaco alla Sarkozy

Luca Ferrini ha proposto di creare una maxi coalizione per contrapporsi al candidato del Partito Democratico. Cosa ne pensa? «Ha ragione se l’analisi viene fatta sull’attuale stato delle cose». Perché un giudizio così tranciante nei confronti dell’amministrazione comunale? «Il giudizio non può che essere critico sia a livello politico che amministrativo. Da un punto di vista amministrativo non si è andati al di là di molte rotonde e di qualche abbellimento. Dal punto di vista politico il peccato originale di questa amministrazione è l’autoreferenzialità. E’ stato impossibile impostare il dialogo». C’è però un ma. «Sì. Stiamo parlando delle elezioni amministrative del 2009. Quindi è possibile che il quadro politico cambi. A livello nazionale la situazione è molto fluida quindi è probabile che ci siano delle ricadute anche a livello locale». A cosa si riferisce? «Il partito Democratico è una novità. Per lo meno si presenta come tale, ma, in questo senso, deve fare dei passi in avanti». Cioè? «Per ora appare come una sommatoria fra DS e Margherita. Temo che ancora sia prevalente il dato tattico. Ancora c’è una scarsa identità comune, ma questa potrà arrivare solo con il passare del tempo». Allora, qual è la novità? «Nelle dichiarazioni di Veltroni c’è del nuovo. Il segretario ha capito che non basta vincere, ma bisogna anche governare. Quindi, ritengo, metta in discussione anche il rapporto con la sinistra radicale. Del resto se si da ragione a Bersani con la necessità di liberalizzare, non si può convivere con la sinistra radicale». In pratica lei dice: fuori la sinistra radicale e dentro noi. «No, il discorso non può essere affrontato in questi termini. Innanzitutto c’è un problema di contenuti». Di programmi? «Anche quelli. Ma prima che dei contenuti bisogna parlare di mentalità. Bisogna scrostare il sistema di potere che opprime la città. C’è un colletaralismo che penalizza il tessuto sociale ed economico. E’ una cappa che ha allontanato la classe dirigente dalla politica. Chi ha a cuore la propria città dovrebbe pensare a come aprire le maglie rispetto a questa compressione di potere. Ai giovani bisogna dare opportunità reali. La concorrenza deve esserci sui meriti, nella qualità del servizio. Bisogna premiare il progetto». Cosa suggerisce? «Un Comune che si voglia aprire su crediti, infrastrutture e rapporti col cittadino fa qualcosa per coinvolgere gli imprenditori».Cosa servirebbe a Cesena? «Un Sarkozy». Che c’entra il presidente francese? «Al futuro sindaco serve una mentalità come la sua: un uomo che ha una storia e una cultura politica, ma che abbia il coraggio di non ancorarsi al suo mondo, ma di aprirsi anche ad all’esterno». Altrimenti? «Ha ragione Ferrini. Si dovrà lavorare per creare un’alternativa. Presentare un programma snello e con un candidato che non è espressione dei partiti». Un giovane? «L’età ha un’importanza relativa. Serve una cultura di governo. Non basta essere giovani per averla. Ugo La Malfa l’ha sempre avuta». Per il PRI che futuro vede? «A livello nazionale bisogna lavorare per creare una forza liberldemocratica e laica che nel nostro Paese non c’è. A livello locale deve essere il promotore di un grande spirito di modernità».

tratto da http://www.pricesena.com/articoli.asp

nuvolarossa
16-01-08, 19:06
Cesena 18-20 gennaio - Congressi della Consociazione e dell'Unione Comunale del P.R.I.

Nei giorni 18, 19 e 20 gennaio 2008, presso la sede del P.R.I. di Cesena (Sala "Sivio Severini"), si celebrerà il 34° Congresso della Consociazione ed il 14° Congresso dell'Unione comunale di Cesena.

Il titolo dei Congressi sarà:

"Governare il futuro: l'esperienza amministrativa al servizio del Cittadino".

I lavori avranno inizio venerdì 18 gennaio alle ore 20.30 con i saluti delle forze politiche invitate e con la Relazione introduttiva del Segretario di Consociazione Mario Guidazzi. Il Segretario dell'Unione Comunale di Cesena, Luca Ferrini, interverrà nella giornata di domenica.

Sabato pomeriggio è previsto un concerto bandistico con arie repubblicane della Banda Musicale di San Giorgio di Cesena e l'intervento, alle ore 18.30, dell'amico On. Giorgio La Malfa.

Nella giornata di domenica 20 gennaio, concluderà i lavori congressuali il gradito intervento dell'amico Segretario Nazionale P.R.I., On. Francesco Nucara.

Tutti gli amici interessati sono calorosamente invitati a partecipare.

Per informazioni o per il reperimento di alloggio in Città, si prega di rivolgersi alla Segreteria di Consociazione al n. 0547.610956 o via email all'indirizzo pricesena@inwind.it (al mattino, in orario di ufficio).

tratto da http://www.pri.it/16%20Gennaio%202008/CesenaCongConsUnione.htm

nuvolarossa
06-02-08, 13:08
Comitato organizzativo FGR
Michele Bertaccini e Alberto Ridolfi

2 febbraio 2008 - Il Segretario regionale Paolo Montesi, su indicazione del direttivo regionale, nomina Michele Bertaccini (Segr. FGR Forlì) e in sua sostituzione Alberto Ridolfi (Segr. FGR Cervia), quali rappresentanti della FGR-Romagna per il Comitato organizzativo dei lavori del II Congresso nazionale FGR.

tratto da http://www.fgr-fc.it/Home.htm

nuvolarossa
10-02-08, 13:29
Biondi (Pri): ''Masini come Prodi: governa senza la maggioranza''

FORLI' – “L’eco del tonfo che il governo Prodi ha fatto ieri sera al Senato risuona ancora nelle nostre orecchie. Una caduta annunciata più volte è finalmente arrivata: ci siamo liberati di un governo che non hai mai fatto gli interessi degli italiani e che ha minato lo sviluppo del Paese”. Lo afferma Lauro Biondi, segretario della Consociazione forlivese del Partito repubblicano italiano.

“La credibilità dell’Italia a livello internazionale, poi, si è ridotta ai minimi termini – fa notare Biondi -. Ciò nonostante noi non siamo andati in piazza a stappare spumante, perché la caduta dell’esecutivo arriva in un momento delicatissimo, soprattutto per la situazione economica che l’Italia sta vivendo. Sarebbe bene mettere da parte i brindisi e pensare al bene del Paese”.

Per Biondi la caduta di Prodi deve suonare come “un avvertimento al nostro caro sindaco Nadia Masini. A livello nazionale si è ben visto come senza una maggioranza vera, reale, fatta di veri consensi, sia impossibile governare. Al di la del numero dei deputati o dei senatori, senza il consenso degli italiani non si va da nessuna parte”.

Secondo l’analisi del repubblicano Biondi, “a Forlì sta succedendo la stessa cosa: la giunta Masini governa senza avere la maggioranza dei consensi dei forlivesi, per quanto potrà continuare farlo? Non sarebbe meglio che il centrosinistra, con un alto senso di responsabilità, si confrontasse con l’opposizione per stilare una serie di punti programmatici su cui insistere negli ultimi mesi della legislatura? Forse pretendiamo troppo dai nostri amministratori, purtroppo un atto di responsabilità per il bene di Forlì è cosa che sembra essere sconosciuta al centrosinistra. E alla nostra città non resta che sprofondare, sommersa dall’insicurezza e dalle tasse”.

“Il Bilancio che la maggioranza del Comune di Forlì si appresta ad approvare va in questa direzione – conclude Biondi -. I Repubblicani si opporranno: ridurre le spese e ridurre le tasse per determinare più sviluppo e crescita del nostro territorio è l’unica cartina di tornasole sulla quale puntare con determinazione e coraggio”.

tratto da http://www.romagnaoggi.it/showarticle.php?articleID=289770&section=news/Forli

nuvolarossa
10-02-08, 13:36
PIANO DEL TRAFFICO: CONTINUA L’IMPEGNO DEL PRI

RAVENNA - Il capogruppo del PRI in Consiglio Comunale Paolo Gambi ed il vicesindaco Giannantonio Mingozzi ribadiscono che sul piano del traffico il confronto con il mondo del commercio e dell’artigianato deve mantenersi costante e costruttivo, come lo è con i sindacati sugli impegni di bilancio e con le altre organizzazioni d’impresa sul porto e sugli investimenti.

“Gli impegni assunti con le associazioni di categoria concernenti in particolare il centro storico di Ravenna (in parte mantenuti ed inseriti nel PGTU), la regolamentazione e l’assetto della sosta nelle zone a pagamento del centro storico, l’eventuale aggiornamento del Piano Particolareggiato della sosta, sono temi da affrontare in accordo con le associazioni del commercio, dell’artigianato e dei pubblici esercizi; altrettanto dicasi per Piazza Kennedy la cui eventuale riconversione ad altro uso va strettamente correlata alla realizzazione di nuovi parcheggi e posti auto da reperire nel centro storico e in città”.

“Infine, concludono Gambi e Mingozzi, circa la nostra proposta di liberalizzare e rendere gratuiti i parcheggi e l’accesso al centro storico nella fascia oraria dalle 17,30 in poi, si è convenuto di sperimentare, in periodi, giornate e orari da concertare con le associazioni del commercio e dell’artigianato, modifiche dei livelli tariffari o la gratuità della sosta al fine di favorire l’accesso pomeridiano e serale al centro storico; questa sperimentazione va attuata, anche in coincidenza con particolari manifestazioni e iniziative tese a rivitalizzare il centro e promosse dagli operatori, con i quali l’Amministrazione comunale si è impegnata a verificarne i risultati al fine di renderla più efficace e duratura”.

tratto da http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/prima_pagina.htm

nuvolarossa
11-02-08, 19:16
A Cesenatico per l'anniversario della Repubblica Romana - Sono intervenuti il segretario nazionale Nucara e l'onorevole Italico Santoro
Nuove prove da affrontare con impegno

L'onorevole Francesco Nucara, segretario nazionale del Pri, e l'on. Italico Santoro, condirettore de "La Voce Repubblicana", hanno ricordato a Cesenatico l'anniversario della Repubblica Romana.

In un incontro presso la sezione di Borella, Brunella Righi – consigliere comunale di Cesenatico – ha aperto la manifestazione sottolineando la presenza di tanti giovani che sono una garanzia per il futuro del partito. Hanno poi preso brevemente la parola Paolo Montesi e Giovanni Postorino – che della nuova leva giovanile repubblicana sono una significativa espressione – per ripercorrere il lavoro svolto in questi anni per ricostruire la FGR ed assicurarle un ruolo nel mondo politico giovanile.

Nel suo intervento, l'on. Italico Santoro – prendendo spunto dal messaggio inviato da Giuseppe Mazzini al Convegno della Pace del 1876 e pubblicato dalla Voce Repubblicana proprio in occasione dell'anniversario della Repubblica Romana – ha ricordato come la pace, per essere duratura, deve essere conquistata; e come invece il pacifismo finisca per rafforzare, come appunto diceva Mazzini, i despoti. E ha concluso invitando i giovani alla battaglia quotidiana per il rilancio del paese.

La manifestazione è stata chiusa dall'intervento dell'on. Francesco Nucara. Il segretario nazionale si è soffermato sul difficile momento politico e sulle prove che attendono il Pri nel prossimo futuro. Prove che richiedono spirito di sacrificio e dedizione al partito da parte di tutti, perché il Pri è patrimonio comune e vive dell'impegno dei suoi militanti. Rivolto poi ai giovani, l'on. Nucara ha rivolto loro l'invito a crescere come uomini liberi, che non hanno padroni ma contribuiscono tutti insieme – e in piena autonomia – alla crescita del partito e alla rinascita del paese.

tratto da http://www.pri.it/11%20Febbraio%202008/NucSantoroRepRomanaCes.htm

nuvolarossa
13-02-08, 12:59
FORLI' - Elezioni 2009. Biondi (Pri): ''Prima attenzione alle politiche''

FORLI’ – “Attenzione alle elezioni politiche anticipate ed uno stop alla prematura campagna elettorale per le comunali del 2009”. Questo chiede Lauro Biondi, responsabile del Pri. Ma sembra che alcune idee ci siano già e, dopo il ‘giuramento pubblico di fedeltà’ a Viva Forlì, anche indirizzi per le alleanze. “Saranno da analizzare i risultati delle politiche”.

“Faremo ogni sforzo per produrre un’alternativa all’attuale amministrazione – assicura Biondi – le elezioni sono l’esame per il rinnovo delle forze politiche, che nel caso di Forlì non raggiungono la sufficienza, per quello che la giunta Masini ha fatto e continua a fare”.

Infine la confessione dell’intesa con Viva Forlì: “Condividiamo soluzioni per un’amministrazione decente”.

Chiara Fabbri

tratto da http://www.romagnaoggi.it/showarticle.php?articleID=294941&storico=giorno&section=news/Forli

nuvolarossa
06-03-08, 13:41
La Voce di Romagna
mese di Febbraio 2008 ...

clicca qui ....
(http://www.pri-ravenna.it/voce/la%20voce%20di%20romagna_febbraio08.pdf)
http://www.pri-ravenna.it/voce/copertine/la%20voce%20di%20romagna_febbraio08.jpg

tratto da http://www.pri-ravenna.it/archivio_voce.htm

nuvolarossa
18-03-08, 23:41
REPUBBLICANI ROMAGNOLI: ELEZIONI SENZA EDERA


http://www.nuvolarossa.org/modules/xgallery/cache/albums/01-Album-di-Darwin/LogoPri.gif
Alle prossime elezioni Politiche del 13-14 aprile non sarà presente sulla scheda l'Edera del PRI nè alla Camera nè al Senato: questa cose forse purtroppo passerà inosservata tra la maggioranza degli elettori italiani, anche perchè il PRI nel suo massimo storico nell'epoca Spadolini rappresentò appena il 5% dell'elettorato italiano, ma certamente non tra gli elettori romagnoli. Il PRI infatti ha deciso di chiedere, come già nel 2001, ospitalità per i suoi candidati nelle liste del PDL di Berlusconi ed in cambio ha deciso di rinunciare a presentare agli elettori il proprio simbolo. Frutto di questo accordo con Berlusconi sarà la rielezione alla Camera del Segretario Nazionale Francesco Nucara e di uno dei leader storici repubblicani ovvero Giorgio La Malfa (candidati il primo in Calabria ed il secondo nelle Marche) e l'elezione, difficile ma non impossibile, dello storico esponente del PRI milanese Antonio Del Pennino al Senato. Ciò però significa che i repubblicani romagnoli si troveranno per la prima volta a non avere nemmeno un loro esponente candidato nel proprio collegio regionale dell'Emilia Romagna. Stupisce il fatto che nessun altra lista abbia colto l'occasione per inserire candidati repubblicani nelle proprie liste (il Movimento Repubblicani Europei oramai disciolto dentro al PD ha strappato le candidature di Sbarbati e Musi in Sardegna e in Campania) e ancor più che non l'abbiano fatto partiti che si richiamano esplicitamente alla laicità come PS e PLI. Per la prima volta quindi i repubblicani romagnoli si ritrovano di fatto nella condizione di non avere riferimenti politici precisi e questo sta creando una forma di spaesamento tra gli elettori storici del PRI. Forse è difficile spiegare a chi non conosca o viva la realtà politica romagnola che cosa rappresenti il PRI in province come quella di Forli'-Cesena o di Ravenna; qui il PRI oltre aver da sempre ottenuto risultati eccellenti per tutta la Prima Repubblica! (sempre 4 o 5 volte maggiori alla media nazionale del PRI) ha sempre rappresentato uno dei segni distintivi dell'identità stessa della Romagna e dei romagnoli, un qualcosa che andava al di là della politica. Il PRI romagnolo prima di tutto era, ed è anche oggi pur se ridotto per dimensioni causa la diaspora che ha colpito duramente anche un partito storico come quello repubblicano, una comunità umana e politica dall'identità forte che derivava dallo spirito ribelle, anticlericale ed anarchico che aveva contraddistinto i romagnoli per tutto l'Ottocento e che aveva trovato nelle idee di Giuseppe Mazzini quella esplicazione politica di quei sentimenti viscerali da sempre presenti. Il culto patriottico e risorgimentale legato alle idee e alle gesta di Mazzini e Garibaldi che ancora oggi si materializza nei festeggiamenti per il IX Febbraio e la Repubblica Romana con le cene nei vari circoli repubblicani e con i lumini rossi alle finestre, un tempo tradizione assai rispettata e che ancora oggi resiste in qualche casa di campagna, è stato quell'elemento fondamentale per i successi elettorali del PRI in Romagna. Spesso questa passione e attaccamento a queste tradizioni non è stato pienamente compreso persino dagli altri repubblicani delle altre regioni, pensate che persino il grandissimo Ugo La Malfa un giorno disse che andavano spenti quei lumini rossi, ma rappresenta quel repubblicanesimo di popolo che ha contraddistinto il PRI romagnolo. Non va dimenticato che la Romagna è stata ed è terra di decine e decine di Case del Popolo repubblicane e di circoli del PRI sparsi per tutto il territorio (ancora oggi nella Provincia di Ravenna se ne contano una cinquantina) anche nei più piccoli paesini di campagna, nei quali rappresentavano una sfida orgogliosa alle sezioni comuniste e alle parrocchie, e di associazioni e cooperative culturali, politiche, sportive di estrazione repubblicana: fu questa rete politica e sociale che fece definire il PRI romagnolo da Togliatti "un piccolo partito di massa". Per tutti questi motivi i repubblicani romagnoli stanno vivendo male, anche come una sofferenza personale tale è l'attaccamento alla storia del PRI, le difficoltà che sta vivendo oggi il PRI. Non vi nego che molti oggi non condividono la scelta di non presentare il simbolo e di essere presenti nelle liste del PDL, non va dimenticato infatti che il PRI in molte realtà locali come Ravenna governa con coalizioni in cui oltre al PD sono presenti pure Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista, perchè sentono il modo di far politica di Berlusconi troppo distante da quello repubblicano dei Pacciardi, Ugo La Malfa e Spadolini. Allo stesso tempo non va nascosto che alleanze locali che comprendono partiti come quelli di Bertinotti o Diliberto o le scelte a favore di Prodi compiute dal PRI a livello nazionale in passato abbiano contribuito alla diaspora repubblicana e ai risultati che anche a livello locali non sono più minimante paragonabili a quelli del passato. Io non so dirvi per chi voteranno i repubblicani romagnoli (e non credo nemmeno certi esegeti interessati del PD e del PDL...) ma posso registrarvi questo malessere diffuso e questa paura che il mondo repubblicano sia destinato a scomparire. Credo che molti, come il sottoscritto, andranno a votare mal volentieri il prossimo 13 e 14 aprile, ma andranno a votare anche per rispetto di tutti coloro che sono morti per dare a noi la possibilità di votare in piena libertà, perchè non si sentiranno rappresentati praticamente da nessuno e cercheranno il meno peggio in attesa di tempi migliori. Io spero che i dirigenti nazionali del PRI, consci anche del fatto che anche per motivi anagrafici oltre che politici questa sia l'ultima volta in cui si è potuto chiedere ospitalità a Berlusconi (nel 2013 La Malfa e Del Pennino avranno 74 anni e Nucara 73..) si rendano disponibili gia' dal 15 aprile per riprendere un cammino sognato già piu' di 20 anni fa da Spadolini quando teorizzò il Partito della Democrazia e abbozzato nel convegno dello scorso ottobre a Milano per la Costituente Liberal-Democratica e che quindi i repubblicani romagnoli possano presto riavere una casa politica degna della loro storia. Perchè non va mai dimenticato che, come disse 20 anni fa Spadolini, il PRI "è un partito che ha un culto profondo dell'opposizione; che è sempre non conformista, che è spesso bastian contrario, che vive in qualche modo in antitesi ai maggiori partiti" e proprio da queste parole credo che tutti i repubblicani romagnoli, qualsiasi sia il loro voto il 13 e 14 aprile, vorrebbero dal 15 aprile ripartire: orgogliosi della loro storia e consapevoli che l'Italia e la Romagna hanno ancora bisogno dei repubblicani.

Federico Baldini

tratto da http://www.pensalibero.it/Dettaglio.asp?IDNotizia=3280

nuvolarossa
01-04-08, 12:18
Le sedi del PRI in Emilia Romagna

Bologna BO
Bagno Di Romagna FC
Bertinoro FC
Cesena FC
Cesenatico FC
Civitella Di Romagna FC
Forlì FC
Forlimpopoli FC
Gambettola FC
Longiano FC
Meldola FC
Mercato Saraceno FC
Modigliana FC
Predappio FC
San Mauro Pascoli FC
Codigoro FE
Comacchio FE
Ferrara FE
Carpi MO
Modena MO
Pavullo MO
Spilamberto MO
Piacenza PC
Parma PR
Varano De' Melegari PR
Alfonsine RA
Bagnacavallo RA
Cervia RA
Cotignola RA
Faenza RA
Fusignano RA
Lugo RA
Ravenna RA
Russi RA
Cattolica RN
Rimini RN

http://www.pri.it/new/html/sedi/regioni/emilia_romagna_it.gif

nuvolarossa
03-04-08, 18:01
Appuntamenti elettorali del segretario nazionale

Venerdì 4 aprile, ore 12.00, Bologna: conferenza stampa con l'on. Berselli, presso il Gazebo di P.zza Minghetti. Ore 13.00, Bologna: pranzo con l'associazione "Calabria nel mondo", presso il ristorante da Carlo, Via Marchesana, 2. Ore 16.00, Vignola (MO): aperitivo con l'on. Berselli organizzato presso la Pizzeria - Ristorante Pegaso, Corso Italia. Ore 17,30, Modena: incontro presso Artigianauto 1, Via Divisione Acqui, 95. Ore 20.30, Montefiore Conca (Rimini): incontro con i repubblicani romagnoli.

tratto da http://www.pri.it/new/NucaraAppuntamElet.htm

nuvolarossa
07-04-08, 19:26
Nucara a Rimini: l'attuale collocazione del Pri decisa in varie assemblee/Punti comuni col Pdl: politica estera, abolizione delle Province, energia nucleare e Piano di Lisbona
"Esigue minoranze non possono imporre le scelte nazionali"

"Una parte di amici repubblicani romagnoli contesta l'aggregazione di cui il Pri fa parte in queste consultazioni elettorali. Naturalmente non si discute l'orientamento dei singoli ma l'impostazione che il gruppo dirigente del partito di Ravenna ha voluto sostenere fin dall'inizio della campagna elettorale. Un partito è tale se trova la sintesi di quelle che possono essere le varie posizioni politiche al suo interno. Diversamente è il caos o, per dirla più esplicitamente, un casino".

Inizia così il suo appassionato discorso il segretario del Pri, Francesco Nucara, a Montefiore Conca (Rimini) alla presenza di numerosi repubblicani nel corso di una cena organizzata da Paolo Cipriani – vicesindaco della cittadina – con la presenza di consiglieri nazionali tra cui Bruno De Modena, il segretario regionale Valbonesi, il segretario provinciale di Forlì Biondi e di quello di Rimini, Barbiani.

Alla riunione ha partecipato Filippo Berselli, candidato del Pdl al Senato.

Proseguendo, Nucara ha ricordato che l'attuale collocazione del Pri discende dalle decisioni di ben quattro Congressi nazionali ed è stata ribadita nell'ultima Direzione Nazionale e nell'ultimo Consiglio nazionale con soli 4 voti contrari (tutti di Ravenna) su 154 componenti. Le decisioni congressuali vanno osservate, diversamente sarebbe meglio non fare i congressi.

E Nucara ha ricordato le condizioni in cui si è trovato alle ultime elezioni comunali e provinciali di Ravenna, rammentando che "il successo del Pri in quella tornata elettorale fu dovuto all'impegno corale del Pri senza steccati di destra e di sinistra, ma di tutto il Pri". Non avremmo preteso tanto, ma un po' di buon gusto, sì.

Si è letto su un'agenzia di stampa: "Non si sta con i figli dei fascisti"; per la verità non si dovrebbe stare nemmeno con i figli degli assassini di Marino Pascoli, altrimenti è ipocrita andare a commemorarlo. Non vogliamo fare polemiche e non ne sono state fatte, anche se ci sarà bisogno di un chiarimento definitivo.

Venendo ai temi politici, Nucara ha ribadito: "Il Pri da sempre – fin dal Risorgimento – si è battuto contro le ideologie privilegiando la politica dei contenuti. A Ravenna si sta a sinistra perché programmaticamente i repubblicani ravennati hanno considerato un programma migliore dell'altro e lo hanno arricchito con i loro suggerimenti e/o emendamenti. La stessa cosa si è fatta negli accordi nazionali. Tanto per fare qualche esempio: siamo d'accordo con la politica estera delineata nel programma del Pdl, molto meno con quella del Pd; una battaglia storica impostata da Ugo La Malfa, quale l'abolizione delle province, è stata recepita dal programma del Pdl, così come l'altra battaglia storica – l'energia nucleare - che troviamo nel programma berlusconiano. E c'è stato il Piano di Lisbona, preparato da un ministro repubblicano e fatto proprio dalla coalizione. Sulle infrastrutture – vedi TAV e corridoi europei - siamo d'accordo. Non si capisce quindi se è più utile – secondo i dirigenti repubblicani ravennati - stare con il campione della ‘monnezza' Pecoraro Scanio, con il castrista Bianchi, con Amato che su un problema politico - schede elettorali – si nasconde pavidamente dietro la burocrazia".

In sostanza i repubblicani non desiderano un altro governo "tassa e spendi", ma un "governo detassa e sviluppa".

E per finire non può un'esigua minoranza pretendere di gestire la politica nazionale del Pri. E, se lo pretendesse, semplicemente sbaglierebbe.

Ps. Mentre andiamo in stampa riceviamo un comunicato di un fantomatico "Comitato di Liberazione Repubblicano romagnolo" dal titolo: "Quando una visita risulta sgradita". Vista la presenza di autorevoli dirigenti del Pri romagnolo a Montefiore Conca, tanto sgradita non doveva essere.

Sul problema ritorneremo.

tratto da http://www.pri.it/new/7%20Aprile%202008/NucaraMontefioreConca.htm

nuvolarossa
07-04-08, 19:48
Francesco Nucara al "Resto del Carlino"/L'eccessiva litigiosità del partito locale
Alla Romagna serviva un parlamentare, non una candidatura

Intervista a Francesco Nucara pubblicata su "Il Resto del Carlino", 6 aprile 2007.

La Romagna è repubblicana, ma il Pri è poco romagnolo. Al segretario del partito, Francesco Nucara, in tour elettorale dalle nostre parti, questa domanda non crea imbarazzi.

Perché, onorevole Nucara, tra gli eletti del PRI nel futuro Parlamento non ci sarà nessun rappresentante della Romagna verde, di quella terra che bene rappresenta uno degli azionisti di riferimento del vostro partito?

"Credo che la ragione sia stata l'eccessiva litigiosità degli amici romagnoli. Si sono divisi tra loro. Se fossero stati uniti avrebbero avuto certamente un riconoscimento"

In ogni caso è una mancanza che colpisce. Si parla molto di rinnovamento e poi i vostri eletti saranno La Malfa, Del Pennino e lei. Ovviamente con tutto il rispetto di tutti voi. Ma Giorgio La Malfa è in parlamento da 36 anni.

"Guardi, il discorso è presto fatto. Sulla scarsa rappresentanza dei repubblicani nelle liste del Pdl siamo d'accordo. Avremmo meritato di più, e penso che sia stato un errore della coalizione. Punto e basta. Sul discorso rinnovamento, diciamo che La Malfa ha espresso il desiderio di esserci. Lui crede che questa sarà la legislatura delle riforme e non vuole mancare".

Ma almeno un romagnolo nelle posizioni di rincalzo, tanto per dare rappresentanza….

"Guardi, se avessimo voluto un candidato in posizione non sicura certamente ce l'avrebbero dato, ma non sarebbe stato dignitoso per nessuno. Quindi è stato meglio non chiederlo neppure.
Diciamo che la prossima volta non solo ci sarà un candidato repubblicano romagnolo, ma ci sarà un parlamentare romagnolo".

Si parla di La Malfa come possibile nuovo vice-presidente UE, al posto di Frattini.

"E' un ipotesi che a noi non interessa. Vogliamo una rappresentanza nel prossimo Governo, questo sì, ma il posto di vice presidente dell'UE non ci scalda, anche perché se va a Bruxelles deve dimettersi dal Parlamento. E' questa un'ipotesi non realistica".

Veniamo alle dispute interne al Pri, che hanno toccato molto la Romagna ed in particolare Ravenna, dove i vostri compagni di partito hanno scelto il Pd. Voi invece siete nel Pdl.

"Non voglio fare polemiche, perché non sono nel mio carattere. Ma non credo che si possa stare col centrosinistra quando il mio partito sta col centrodestra. Mi sembra una contraddizione grossa. In ogni modo il caso di Ravenna è isolato, il mio invito è a guardare avanti. Loro comunque sono in minoranza nel partito e quindi valgono le regole della politica, nel senso che chi ha più voti comanda".

tratto da http://www.pri.it/new/7%20Aprile%202008/NucaraRestoDelCarlino.htm

nuvolarossa
17-04-08, 17:37
La Voce di Romagna
mese di Marzo 2008 ...

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(http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/voce/la%20voce%20di%20romagna_marzo08.pdf)
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tratto da http://www.pri-ravenna.it/archivio_voce.htm

F L N E
17-04-08, 17:55
amarezza: cosa non si fa per due sedie

nuvolarossa
18-04-08, 12:12
Qual è il guadagno di Veltroni - Soltanto una manovra di sopravvivenza per il Pd
Quando il cinismo è l'altra faccia del buonismo

di Widmer Valbonesi*

Le elezioni politiche hanno sentenziato una vittoria schiacciante a favore del Popolo della libertà e una sconfitta molto dura per il PD e per la sinistra. La sfida era per il governo del paese e, avendo Veltroni annunciato una grande rimonta - e poi chiesto un voto utile solo per il PD - oggi si ritrova con un pugno di mosche e senza quegli alleati di governo che, se volessero usare il suo cinismo, dovrebbero mettere in crisi tutte le amministrazioni locali e giocare un ruolo di sinistra antagonista e alternativo in tutto il paese.

Veltroni, esibendo nel dopo elezioni i dati sulla curva dei consensi, a riprova della rimonta del PD, dimostra palesemente che quella giocata non è stata una partita per conquistare il governo, ma una cinica manovra di sopravvivenza del suo nascituro partito. Il contrario di quell'immagine di buonismo e di altruismo che voleva dare di sé. Lui e il suo partito sapevano benissimo come stavano le cose; e l'appello al voto utile era solo il lucido coltello piantato alla gola degli elettori di sinistra che credevano di essere determinanti per un'impresa inesistente e che, alla fine, ha provocato in buonafede il suicidio politico dell'intera sinistra. Veltroni, in effetti, quando dice che il PD è avanzato, dice una bugia, sapendo benissimo che se si somma il 31,3 dell'Ulivo all'1,7% dei radicali (che assieme allo SDI avevano avuto nella Rosa nel pugno il 2,6%) si ottiene quel 33% che il PD ha avuto in questa tornata. Di diverso c'è che la sinistra nell'Unione aveva avuto il 49,8% mentre oggi il PD più Di Pietro ottiene il 37-38%, e quindi di fatto non costituisce nessuna alternativa possibile al blocco di PDL e Lega.

Veltroni ha giocato una partita maggioritaria e bipolare con la preoccupazione non di vincere, ma di ottenere un risultato decente per il suo partito, consumando cinicamente la morte di PSI e della Sinistra radicale, cioè gli unici che sono alleati con lui in periferia e con cui divideva il governo del paese. Ne valeva la pena? Io credo che quando non si ha il coraggio di rivendicare le proprie origini e si cerca di mascherare le proprie responsabilità nel governo del paese, si compiono un'azione deleteria per la democrazia e un inganno verso gli elettori. Essendo questi più maturi di quello che il grande affabulatore buonista credeva, lo hanno punito in due modi. Astenendosi o premiando il giustizialismo di Di Pietro e l'antiberlusconismo che egli rappresenta; oppure esprimendo un voto di protesta e premiando la Lega per aver sollevato il problema degli immigrati clandestini, fenomeno sottovalutato dalla sinistra, pur essendo il problema della sicurezza una delle massime preoccupazioni di tutti gli italiani.

Le lacrime di coccodrillo postume sui destini della Sinistra Arcobaleno dimostrano di cosa sia capace il cinismo cattocomunista di cui si nutre il PD. Si può cercare di trasformare la sinistra con la dialettica e con un ragionamento sui mutamenti della società - come faceva Ugo La Malfa - e non liquidarla con una scelta di schema elettorale e poi col finto pietismo, quasi a offrire un riparo per il futuro. E' quello che i comunisti avevano fatto col PSI del riformista Bettino Craxi. Ucciso per la sua politica, che poi è stata abbracciata per sopravvivere, senza fare un'autocritica e cercando di distruggere gli ingombranti eredi del socialismo riformista.

Boselli ha offerto lealtà per il governo del paese e nelle amministrazioni periferiche, ed è stato ripagato col ricatto di sciogliersi o morire. Il PD corre il rischio che quelli che sono stati giudicati inutili, e che saranno costretti a fare politica al di fuori del Parlamento, assumano un ruolo di movimentismo accentuato nei confronti di tutti i livelli di governo del paese, e quindi anche contro quelle amministrazioni periferiche governate col PD, che sono state il dato di una sinistra di governo e non di lotta. L'orgoglio potrebbe mettere in crisi le roccheforti rosse.

Del resto è difficile capire perché queste debbano essere tenute in piedi. Per consentire ai dirigenti del PD di essere spocchiosi, vergognandosi delle loro origini, o addirittura arroganti con i loro alleati di sinistra, e invece disponibili con Berlusconi per un duetto bipartitico che sarà illusorio dopo i risultati elettorali? Non è peregrina l'idea di una sinistra radicale che si organizza come partito di lotta contro i governi e i detentori del potere, fin dalle prossime elezioni europee dove si voterà col proporzionale, e anche nei prossimi appuntamenti elettorali amministrativi. Il giudizio di Veltroni sulle elezioni è stato disarmante, come quello di un pugile suonato che, perso l'incontro, detta le condizioni per la rivincita e dà pagelle a chi ha vinto. La realtà è che il PD era e rimane l'equivoco della politica italiana. Un velleitarismo che non ha radici culturali e storiche definite e che si presenta come sintesi dei riformismi italiani, senza un'autocritica seria, è molto peggio del rivendicare una propria storia e muoversi verso il necessario aggiornamento culturale legato ai cambiamenti della società. Far credere di essere ciò che non si è stati è la cosa peggiore per accreditarsi come innovatori, ed è ciò che è capitato a Veltroni, senza che se ne sia accorto, chiuso nella corazza spocchiosa di primarie fasulle, senza veri concorrenti, scelto dagli apparati di partito e dai poteri forti. Forse la strategia elettorale adottata era la carta della disperazione; ma che a non accorgersene siano stati prevalentemente coloro che non sono mai stati né comunisti né democristiani, la dice lunga su come questa operazione fosse solo una grande manovra di potere in cui sistemare qualche ambizione ma priva di qualsiasi progettualità politica.

Se poi l'unica progettualità si riduce a qualche parlamentare in più senza la credibilità di una prospettiva di governo, occorre prendere atto del fallimento e ricominciare da capo. Avere distrutto le forze riformiste e di sinistra nel paese, credendo di prenderne il posto, è quanto di più illusorio potesse capitare, ma soprattutto ha impoverito il confronto pluralistico che quelle culture producevano in termini progettuali e che un mero disegno di potere inaridisce sempre di più. Il PD ha sacrificato la sinistra credendo di sfondare al centro, invece non ha sottratto un voto ai centristi né tanto meno alla destra moderata, e quindi rimane un partito acefalo. Lo sfondamento al centro, che era l'obiettivo strategico dichiarato, non solo non c'è stato, ma ha costretto Veltroni ad un rapido ripiegamento verso la solita demagogia antiberlusconiana o verso il pericolo istituzionale rappresentato dalla Lega. La realtà è che avere la testa e il corpo nella cultura di sinistra cattocomunista e la mente verso le democrazie anglosassoni è una contraddizione troppo grande per non essere evidente all'opinione pubblica.

La mia impressione è che verranno le notti dei lunghi coltelli e che è più facile che una parte del PD, quella ex democristiana, cominci a guardare verso il centro per costruire quel polo moderato che può far comodo e da sponda anche a Berlusconi, soprattutto se la Lega facesse, e non farà, quello che Veltroni vorrebbe: cioè destabilizzare il governo. Anche perché è difficile e puerile pensare che gli amici di Prodi accettino passivamente di essere i capri espiatori dell'insuccesso dovuto più che altro all'ambiguità e alla velleità di un disegno politico. Che tristezza constatare che la storia passa dalla sconfitta di Waterloo di Napoleone Bonaparte alla disfatta di "Walterloo" per opera del bonapartista Berlusconi.

*segretario regionale Pri Emilia - Romagna

tratto da http://www.pri.it/new/17%20Aprile%202008/ValbonesiVeltroniCinismo.htm

nuvolarossa
19-04-08, 10:02
La Voce di Romagna

Una buona volta, per favore, qualcuno sa spiegarmi i motivi secondo i quali a Ravenna, e non è solitario caso ( per esempio Sansepolcro, in provincia di Arezzo, ci sono dei repubblicani, iscritti al P.R.I., in contro tendenza con tre congressi nazionali, la segreteria nazionale e la direzione nazionale, oltre al Consiglio Nazionale, insomma, il 95% del partito?
Intendiamoci, nessun pregiudizio, solo dibattito. Ciascun individuo può pensarla come meglio crede.
Questo mio intervento vuole essere motivo di dibattito sul perchè si debba preferire gli ex comunisti, le ACLI, la CISL, la UIL e la CGL, le posizioni radicali, la socialdemocrazia, le paura ataviche, retaggio dello scorso secolo verso la ricerca ed il progresso, ai postulati della storia repubblicana.
Resta fermo il concetto che dalla parte destra c'è il berlusconismo ( ovvero il successo del manager, dell'imprenditore diventato ricchissimo); ci sono coloro che provengono dalla destra ex fascista, ci sono cattolici tradizionalisti, e ci sono i leghisti. Per questi ultimi vale un discorso a parte.
Ritengo che ci siano punti di contatto tra la Lega (spurgata dalle armi della propaganda) e il repubblicanesimo, il quale prevedeva sia la forma federale che quella unitaria; quest'ultima prevalsa nella Costituzione repubblicana. Ma c'è forse un repubblicano, almeno tra i mazziniani, che può definirsi soddisfatto di come questa nostra italiana sia la forma che auspicavamo?
Obiettivamente la Casa della Libertà ci ha ospitato, ascoltato e agevolato. Non siamo MAI stati disconosciuti.
Che fine hanno fatto quei parlamentari i quali, dismesso lo stemma dell'edera dal bavero della loro giacchetta, si sono orientati verso la Bindi, Parisi, Marini, Veltroni, Rutelli, Angeletti, eccetera?
Adesso, poi, che nel dopo elezioni, la destra nostalgica e la sinistra di lotta, non hanno ottenuto il consenso democratico parlamentare, insistere sulle posizioni assunte nel passato dagli altri, mi sembrerebbe assurdo e non utile.
Insomma, se a Ravenna vogliono stare con chi credono, sono liberi di farlo; ricordino però che se sono presenti nel PRI, devono solo confrontarsi con chi non la pensa come loro; insomma, la devono smettere di demonizzare chi non è dalla loro parte ... quel modo di giudicare e punire ... è finito, per sempre.

Renato Traquandi - Arezzo - (repubblicano, pacciardiano, mazziniano, convinto e pertinace)

tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/15814

nuvolarossa
03-05-08, 08:49
PIANO DEL TRAFFICO: L'IMPEGNO DEI REPUBBLICANI PRODUCE BUONI RISULTATI

RAVENNA - “Il PRI ha insistito in tutte le sedi affinchè il Piano del traffico trovasse, con le associazioni del commercio e dell’artigianato, con gli operatori del centro storico oltrechè con i cittadini, una comune visione, una tempistica concordata e sedi di discussione adeguate prima di assumere qualsiasi decisione; ci fa piacere, affermano Paolo Gambi e Alberto Fussi (capogruppo e consigliere del PRI) assieme al vicesindaco Giannantonio Mingozzi, che questo sia stato l’impegno introduttivo della relazione dell’Assessore Maraldi”.

“Altrettanto positivo è il nostro giudizio sui 3 temi che abbiamo posto e che vediamo sostanzialmente accolti: Piazza Kennedy la cui eventuale riconversione ad altro uso va strettamente correlata alla realizzazione di nuovi parcheggi e posti auto da reperire nel centro storico e in città; circa la nostra proposta di liberalizzare e rendere gratuiti i parcheggi e l’accesso al centro storico nella fascia oraria dalle 17 in poi, si è convenuto di sperimentarla, in periodi, giornate e orari da concertare con le associazioni del commercio e dell’artigianato, con modifiche dei livelli tariffari o la gratuità della sosta serale al centro storico".

“Infine, concludono Gambi, Fussi e Mingozzi, per la Caserma Dante Alighieri, l’intenzione è di considerarla pienamente dentro al nuovo piano parcheggi e faremo il possibile affinchè si trovino soluzioni analoghe anche per il trasferimento delle Carceri, finalizzato a reperire ulteriori soluzioni per le auto”.

tratto da http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/prima_pagina.htm

nuvolarossa
16-05-08, 14:49
La Voce di Romagna
mese di Aprile 2008 ...

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http://www.racine.ra.it/partiti/pri-ravenna/voce/copertine/la%20voce%20di%20romagna_aprile08.jpg

tratto da http://www.pri-ravenna.it/archivio_voce.htm

nuvolarossa
22-05-08, 14:50
Registro delle Unioni Civili

Iniziativa in Consiglio Comunale in collaborazione con il PRI
Anche a Cesena in arrivo il Registro delle Unioni Civili

mercoledì 17 maggio 2008 - La proposta che il Gruppo Consiliare del PRI presenterà al Consiglio Comunale di Cesena.

UNA NUOVA IDEA DI FAMIGLIA

Il 12 maggio è una ricorrenza importante per le famiglie italiane. Si tratta dell’anniversario del referendum sul divorzio, giorno in cui gli italiani sancirono con il loro voto il principio per cui a fondamento della famiglia doveva esserci una libera scelta di amore e non un’imposizione di legge. La famiglia cessava allora di rappresentare per lo stato un interesse superiore a quello degli individui che la compongono.

A quella vittoria laica contribuirono in modo determinante milioni di elettori cattolici, senza il cui voto, espresso in contrasto con le indicazioni del Vaticano, non sarebbe stato possibile raggiungere la maggioranza favorevole al divorzio.

L’approvazione referendaria del divorzio nel 1974 provocò altre conquiste civili che determinarono in pochi anni una vera e propria rivoluzione politica, culturale e sociale. La riforma del diritto di famiglia, che sanciva finalmente l’eguaglianza giuridica tra i coniugi, fu approvata dal parlamento l’anno successivo, nel 1975. Nel 1978 il Parlamento depenalizzava l’interruzione volontaria di gravidanza sotto la spinta delle disobbedienze civili e del referendum promosso dai radicali.
Quella stagione di grandi conquiste civili e sociali ha contribuito a determinare anche nel nostro paese mutamenti profondi nei costumi e nella mentalità. La famiglia oggi non è più fondata sulla riproduzione, a prescindere dal riconoscimento o meno delle unioni omosessuali. Dal 1975 ad oggi si è passati da 2,4 a 1,4 figli per donna, dato che rende l’Italia uno dei Paesi con il più basso tasso di natalità al mondo. La dimensione media della famiglia è scesa da 3,35 a 2,6 componenti. Il risultato è che soltanto il 43% della famiglie italiane è rappresentato oggi da genitori con figli.

La bassa natalità non rappresenta di per sé un segno di progresso sociale. In Italia, anzi, è uno dei segni più evidenti dell’incertezza economica in cui vivono milioni di persone, dell’assenza di adeguati servizi sociali e di una ancora non conquistata parità tra uomo e donna nella conduzione della vita familiare e nella partecipazione al lavoro.

Tuttavia, è anche il segnale più evidente della trasformazione antropologica subita dalla famiglia, la quale non trova più fondamento nella necessità biologica della riproduzione, ma nella qualità delle relazioni affettive e nella condivisione dell’intimità. La stessa etimologia della parola famiglia, dall’italico famel, che significa “casa”, rimanda a una dimensione relazione e non biologica o riproduttiva: la casa, il luogo dove risiedere, convivere, e realizzare progetti di vita affettiva.

La famiglia considerata come naturale, quella eterosessuale, mononucleare, con figli, rappresenta soltanto una delle forme assunte dalla famiglia nella storia dell’umanità, e oggi nella società contemporanea. Il riconoscimento univoco del concetto di “famiglia naturale” disconosce le conquiste affettive di milioni di persone, e rischia di racchiudere, costringere anche la realtà della “famiglia tradizionale”, rispetto alle sfide che deve affrontare quotidianamente, negli stretti confini di una scontata normalità.

Il riconoscimento delle unioni civili rappresenta un provvedimento fondamentale per proseguire quel processo di abbattimento delle barriere discriminatorie nei confronti delle “diversità”, una rivoluzione culturale avviata a vantaggio di tutti i cittadini con la conquista del divorzio. Ma si tratta soprattutto di un provvedimento a favore della coesione della società. Nel momento in cui consentiamo di regolamentare legami, infatti, consentiamo alle persone di assumersi responsabilità, in particolare responsabilità degli altri. I legami affettivi in Italia assumono svariate forme e riguardano: coppie non sposate con figli a carico, studenti e lavoratori che convivono, anziani che dividono un appartamento, giovani coppie in cerca di stabilità economica. Un registro di unioni civili, istituito presso un apposito ufficio comunale, sarebbe per tutte queste persone un utile mezzo di riconoscimento e di tutela sociale. Anche e soprattutto per quelle coppie che nel proprio futuro non escludono di contrarre il vincolo del matrimonio.

Dobbiamo affermare con forza il principio per cui occorre che le famiglie si fondino sempre più non su una definizione astratta e ideologica com’è quella di famiglia naturale, troppo spesso strumentalizzata per legittimare politiche di stampo fondamentalista e oppressivo, ma sul dialogo, sullo sviluppo delle qualità relazionali ed emotive, sulla parità a prescindere dal sesso, sulle forme plurali che le relazioni affettive assumono per conciliare l’amore con l’imprescindibile autonomia e libertà degli individui che lo animano e gli danno corpo. Il riconoscimento delle unioni civili, delle unioni tra omosessuali, il compimento della vittoria del referendum sul divorzio con l’accorciamento dei tempi necessari ad ottenerlo, rappresentano conquiste civili da assicurare alle famiglie italiane, per rispettare la loro verità, e difendere l’inalienabile libertà individuale anche nel campo, fondamentale per la realizzazione personale e morale, delle scelte affettive.

DELIBERA PER L’ISTITUZIONE DEL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI

IL CONSIGLIO COMUNALE

Premesso che il fenomeno del “Unioni Civili”o “Unioni di fatto” può trovare un sicuro fondamento costituzionale negli articoli 2, 3 e 29 della Costituzione, in quanto l’unione civile non si pone in contrasto con la famiglia così come riconosciuta e garantita dalla Costituzione all’articolo 29, posto che “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” e pertanto, nel riconoscere e sottolineare il valore e l’importanza della famiglia non esclude all’evidenza il sorgere o l’esistenza di atti e formazioni sociali (previste e tutelate dall’articolo 3 della Costituzione), le cui finalità siano ritenute meritevoli di tutela e non contrastanti con i principi costituzionali;
Considerato che già da tempo è stato ritenuto che l’ambito di operatività e quindi di riconoscimento e tutela costituzionale dell’articolo 2 Cost., si estende sicuramente alla fattispecie della “famiglia di fatto” dal momento che, come rilevato dalla Corte Costituzionale, “un consolidato rapporto, ancorché di fatto non appare, anche a sommaria indagine, costituzionalmente irrilevante quando si abbia riguardo al rilievo offerto a riconoscimento delle formazioni sociali e alle conseguenti, intrinseche manifestazioni solidaristiche (art. 2 Cost.)”(2 – Corte Cost. 18/11/1986, n.237);
¬Considerato altresì che, ancorché la creazione di un nuovo status personale non può certamente che spettare al legislatore statale, deve riconoscersi al Comune, in proposito, la possibilità di operare in materia nell’ambito dei principi e delle regole fissate dalla legislazione statale e per le finalità ad esso assegnate dall’ordinamento;
Rilevato, pertanto, che fermi restando i registri previsti dalla legge e dal regolamento anagrafico, il Comune possa istituire uno o più elenchi per fini diversi ed ulteriori rispetto a quelli propri dell’anagrafe, organizzati secondo dati ed elementi obbligatoriamente contenuti nei pubblici registri anagrafici;
Considerato, pertanto, che l’iscrizione in tali elenchi particolari non viene affatto ad assumere carattere costitutivo di status ulteriori e quindi riconoscimento di poteri o doveri giuridici diversi da quelli già riconosciuti dall’ordinamento agli stessi soggetti, ma solo un effetto di pubblicità ai fini ed agli scopi che l’Amministrazione Comunale ritiene meritevoli di tutela
Ritenuta, pertanto, l’opportunità per motivi innanzi espressi di disporre la tutela, presso un apposito ufficio, di un elenco dove iscrivere, seguendo la distinzione operata dalla legge, le persone legate da vincoli non “legati” (matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela) ma solamente da “vincoli affettivi”;
Visto il parere favorevole di regolarità sotto il profilo intrinseco e formale espresso ai sensi dell’articolo 53 della legge 142/90 e successive modificazioni;

DELIBERA

1. Per le motivazioni esposte in premessa ed al fine di consentire il pieno sviluppo della persona umana, di istituire un elenco delle Unioni Civili presso un apposito Ufficio comunale, individuato dalla Giunta entro 30 giorni dalla data di esecutività della presente deliberazione;
2. Di dare atto che l’elenco di cui è innanzi cenno non ha alcuna relazione o interferenza con i registri anagrafici e di stato civile o alcuna connessione con l’ordinamento anagrafico o di stato civile;
3. Di fissare i seguenti criteri ai quali la Giunta dovrà attenersi nel regolare la tenuta dell’elenco:
a) L’iscrizione nell’elenco può essere richiesta da:
Due cittadini maggiorenni non legate da vincoli di matrimonio, parentela, adozione, tutela, ma da vincoli affettivi o per motivi di reciproca assistenza morale e/o materiale coabitanti da almeno due anni ed aventi dimora abituale nel Comune di Cesena;
b) Le iscrizioni nell’elenco avvengono solamente sulla base di una domanda presentata congiuntamente dagli interessati all’Ufficio comunale competente e corredata dalla documentazione relativa alla sussistenza dei requisiti sopra indicati;
c) Il venir meno della situazione di coabitazione e di dimora abituale nel Comune di Cesena o della reciproca assistenza morale e/o materiale produce la cancellazione d’ufficio dall’elenco, la quale avviene altresì dietro richiesta di una o di entrambe le persone interessate;
d) Per i fini consentiti dalla legge ed alla richiesta degli interessati, l’Ufficio comunale competente attesta l’iscrizione nell’elenco.

FGR-Romagna

tratto da http://www.fgr-fc.it/unioni_civili.htm

nuvolarossa
22-05-08, 14:52
Riceviamo da Paolo Montesi

Lettera della Federazione Giovanile Repubblicana Romagnola indirizzata al Consigliere comunale Antonella Celletti (GdL) in replica al suo invito a "rileggere Mazzini"...

COMUNICATO STAMPA 21 maggio 2008

Cara Celletti… l’esule genovese firmerebbe per il Registro delle Unioni civili

"Essa (la Famiglia) è la culla dell'Umanità. Come ogni elemento della vita umana, essa deve essere aperta al Progresso, migliorare di epoca in epoca le sue tendenze, le sue aspirazioni."

Sorpresi da alcune risposte pubblicate sui giornali del consigliere Antonella Celletti (GdL), i giovani repubblicani sono corsi a “riaprire i libri che loro appartengono”.
Gioia della Patria! Era tutto come prima. A quanto pare quindi, nessuna svista. La Famiglia, lo scrive proprio l’esule genovese, deve adattarsi al mondo in cui si vive, fare sue le istanze civili, cambiare con l'uomo, per poter conservare la sua missione.
Perchè, secondo Mazzini, la Famiglia non è un fine, ma un mezzo, attraverso il quale arrivare al pieno compimento di sé stessi. Mazzini utilizza questo nucleo della società, per proiettare dentro di esso la nascita di tutte le virtù che compongono il cittadino. Inoltre, non può sorprendere che Mazzini usi questo ambito per tutelare due delle figure più discriminate del suo tempo: le donne ed i bambini. compito della famiglia è quindi quello di Educare: "In nome di ciò che è più sacro, non dimenticate che voi avete in cura le generazioni future, che avete verso quell'anime che vi sono state affidate, la più tremenda responsabilità che l'essere umano possa conoscere: voi dovete iniziarle, non alle gioie o alle cupidigie della vita, ma alla vita stessa, ai suoi doveri, alla Legge Morale che la governa."
La Donna, quindi: Mazzini, memore degli affetti della madre, essa non è solo "guardiana del focolare", ma vera e propria parte integrante della Famiglia, e della Patria; tutte le forze devono essere spese per emanciparla, distoglierla da quello stato di subalternità che ha caratterizzato tutte le epoche passate:
"Oggi, la metà della famiglia umana, la metà con la quale noi cerchiamo ispirazione e conforti, la metà che ha in cura la prima educazione dei nostri figli, è, per singolare contraddizione, dichiarata civilmente, politicamente, socialmente ineguale, esclusa da quell'Unità. ... . L'emancipazione della donna dovrebb'essere continuamente accoppiata per voi con l'emancipazione dell'operaio. (dei discriminati)"

Dopo questo breve riassunto… dove abbiamo sbagliato?

A nostro avviso, Mazzini opererebbe nella società odierna a sostegno di “tutte” le famiglie… anche quelle non (ancora) riconosciute dallo status del matrimonio. E diffonderebbe in Patria ciò che già ebbe modo di vedere in altre Nazioni d’Europa.

Ufficio stampa Federazione Giovanile Repubblicana
F.G.R. della Romagna

nuvolarossa
25-05-08, 09:59
http://midivari.altervista.org/Liscio/Raul%20Casadei%20-%20Romagna%20Mia%20.mid

Riceviamo da Paolo Montesi

La invito a dare diffusione alla nostra petizione on-line a sostegno della delibera per l’istituzione del Registro delle Unioni civili a Cesena, da estendere in seguito ad altri Comuni della Romagna.
Firmate per sostenere l’iniziative dei giovani repubblicani.
Grazie

clicca http://firmiamo.it/unionicivili

Paolo Montesi
Segr. FGR-Romagna
info@fgr-romagna.it

nuvolarossa
30-05-08, 14:42
PRI/ Mingozzi e Gambi: "Sicurezza, avanti così"

RAVENNA - "Per il PRI non si tratta di contrapporre sicurezza a immigrazione, bensì applicare normative di legge e provvedimenti duraturi che diano risultati concreti per la tranquillità dei cittadini di Ravenna città e del forese, con regole chiare anche nei confronti degli immigrati, controlli e sanzioni", affermano Giannantonio Mingozzi e Paolo Gambi.

“Il grado di convivenza civile , che va mantenuto alto nella società ravennate, dipende anche dal rispetto della legalità e dalla capacità di reprimere comportamenti arroganti e lesivi dell’altrui libertà e del decoro cittadino; per questo concordiamo con il Sindaco quando sottolinea l’importanza del coordinamento fra le varie forze di polizia per l’ordine pubblico ed una presenza sempre più efficace della stessa polizia municipale”.

“Non dimentichiamo, aggiungono Mingozzi e Gambi, che non è solo il centro storico meritevole di attenzione, ma occorre estendere a tutte le frazioni del forese controlli ed interventi: per questo motivo il PRI avvierà incontri in tutte le principali frazioni, da S. Pietro in Vincoli a S. Alberto, da Castiglione a Piangipane e Mezzano, per disegnare una mappa realistica dei bisogni di sicurezza e delle problematiche di ordine pubblico nel forese e proporre interventi conseguenti in Giunta e Consiglio".

“Nessuna confusione, aggiungono gli esponenti del PRI, tra illegalità e criminalità ma una presenza del Sindaco, della Giunta e del Comune che sia di aiuto effettivo ai cittadini che si sentono più esposti; nel contempo incentivare i locali pubblici e gli operatori del commercio ad aperture serali più frequenti che consentano di avere più cittadini in città; anche per questo vale la nostra proposta dei parcheggi gratuiti dalle 17 in città, che potrebbe favorire una presenza dei fruitori più accentuata”.

“Infine, non sosteniamo solo il Sindaco e le iniziative della Giunta, ma apprezziamo anche la disponibilità al dialogo espressa dal centro destra (consigliere Costa a parte, che è sempre patetico nei suoi riferimenti al PRI) perché la sicurezza dei cittadini non ha colore politico, non consente strumentalità e non vive sull’ottimismo di facciata, ma richiede un paziente e fermo lavoro di presenza delle istituzioni e del Comune in particolare (anche oltre le funzioni che gli sono proprie) che il Sindaco sta interpretando con tutto il nostro impegno e collaborazione”.

tratto da http://www.ravennanotizie.it/index.php?option=com_content&task=view&id=17241&Itemid=2

nuvolarossa
05-06-08, 10:40
Sito Web della F.G.R. (Federazione Giovanile Repubblicana) della Romagna

http://ederaora.freeforumzone.leonardo.it/forum.aspx?c=157594&f=157594

nuvolarossa
14-06-08, 11:33
La Voce di Romagna
mese di Maggio 2008 ...

clicca qui ....
(http://www.pri-ravenna.it/voce/lavocediromagna_maggio08.pdf)
http://www.pri-ravenna.it/voce/copertine/lavocediromagna_maggio08.jpg

tratto da http://www.pri-ravenna.it/archivio_voce.htm

nuvolarossa
26-06-08, 22:26
La Uil di Forlì è lieta di invitarla alla presentazione del libro

UGO LA MALFA
Il riformista moderno

di Paolo Soddu

Intervengono con l’autore

Prof. Roberto Balzani Docente Storia contemporanea Università di Bologna
Sen. Adriano Musi Presidente MRE
On. Francesco Nucara Segretario Pri
Domenico Proietti Segretario nazionale Uil

Introduce

Luigi Foschi Segretario Uil Forlì

lunedì 30 giugno 2008, ore 9.30 - sala Valco Centro Engal Via Ravegnana 407 Forlì
segreteria convegno: Giulia Vasini tel. 0543 27001 • cspforli@uil.it

tratto da http://www.uil.it/invito-proietti30062008.pdf

nuvolarossa
27-06-08, 10:43
Riceviamo da Paolo Montesi

Un ricordo di

Un ricordo della figura del Sindaco Repubblicano Tonino Manuzzi
Sindaco di tutti i cesenati

Hotel Casali VEN 27/06/08 - Ven. 27 Giu. 21:00 – 22:30 - Via Croce Benedetto, 81 - 47023 Cesena (FC) - Hotel Casali - Sala Convegni (mappa)

Insieme ai repubblicani si rivivono gli anni dell'Amministrazione repubblicana.
Verrà presentata anche una borsa di studio per progetti culturali su Tonino Manuzzi
A seguire sarà servito un buffet

Vi aspetto...

Paolo Montesi

nuvolarossa
27-06-08, 18:05
Eletto all'unanimità
Marcello Rivizzigno segretario di Forlì

La Direzione della Consociazione Forlivese del Pri ha nominato segretario, con unanimità di consensi, l'amico Marcello Luciano Rivizzigno, su proposta del segretario uscente Lauro Biondi. Il quale ha fatto presente che condizioni contingenti e temporanee non gli consentono l'abituale contributo di impegno e di tempo.

L'amico Rivizzigno ha accettato l'incarico, dichiarando la propria disponibilità a riconsegnare il mandato all'amico Biondi appena quest'ultimo potrà ridare impulso alla sua attività politica che ha portato avanti con impegno nel partito e per la città; e, altresì, di voler proseguire nella linea politica indicata dall'ultimo Congresso e perseguita dall'amico Lauro.

"L'alternativa al governo della nostra città, a pochi mesi dalle elezioni amministrative – scrive la Consociazione - è l'obbiettivo primario per i repubblicani forlivesi, che dovranno presentarsi ai cittadini con i propri contenuti e rivendicare le massime responsabilità".

"Gli attuali amministratori – sottolineano gli amici di Forlì - hanno soltanto combinato disastri, tanto è vero che in tutta l'Emilia il Comune di Forlì è conosciuto per la cattiva gestione degli affidi, dei rifiuti in tutte le sue forme, dell'urbanistica (vedi Ipermercato), per l'incapacità di incidere sulla sicurezza, argomento oggi prioritario. Per ciò che riguarda il centro storico, l'unica soluzione applicata è quella della graduale pedonalizzazione, senza altre opzioni di rivitalizzazione". I repubblicani di Forlì lamentano l'incuria nei confronti dei problemi economici dei cittadini forlivesi e l'incapacità gestionale degli amministratori, "come se tutti i problemi di bilancio si potessero risolvere comminando multe o attraverso le entrate di ‘Hera', nata come società di servizi e diventata esattore di assurde bollette, essendo stata quotata in Borsa e avendo, quindi, la necessità di fare ‘cassetta'".

La risoluzione di tutti questi problemi passa anche e soprattutto attraverso i repubblicani, storicamente considerati capaci amministratori, candidati a reggere le sorti di questa città, insieme a coloro che non si riconoscono nell'attuale maggioranza.

tratto da http://www.pri.it/new/27%20Giugno%202008/RivizzignoSegretarioForlì.htm

nuvolarossa
06-07-08, 10:12
La Voce di Romagna
mese di Giugno 2008 ...

clicca qui ....
(http://www.pri-ravenna.it/voce/la%20voce%20di%20romagna_giugno08.pdf)
http://www.pri-ravenna.it/voce/copertine/la%20voce%20di%20romagna_giugno08.jpg

tratto da http://www.pri-ravenna.it/archivio_voce.htm

F L N E
07-07-08, 02:48
scusa sai, ma non fai prima a segnalare un tuo blog? (tanto scrivi su vari forum regionali... cosa sei, l'ultimo repubblicano vivente in itaglia?).. qui ci sono 101 messaggi di cui 100 tuoi e 1 mio.. vedi un po' quanto interessa la questione agli altri

nuvolarossa
07-07-08, 09:05
scusa sai, ma non fai prima a segnalare un tuo blog? (tanto scrivi su vari forum regionali... cosa sei, l'ultimo repubblicano vivente in itaglia?).. qui ci sono 101 messaggi di cui 100 tuoi e 1 mio.. vedi un po' quanto interessa la questione agli altriSe scorri il thread vedrai che i tuoi post sono due (non uno) ... poi ne trovi uno di Isu e 4 di Sant'Eusebio ... ma, a parte la precisazione, a fronte di 101 post ci son ben 2.720 visite che ben testimoniano il fatto che, a qualcuno, evidentemente, interessa leggere e documentarsi sulla attivita' dei Repubblicani in Emilia e Romagna.

pincopallo5
07-07-08, 09:08
scusa sai, ma non fai prima a segnalare un tuo blog? (tanto scrivi su vari forum regionali... cosa sei, l'ultimo repubblicano vivente in itaglia?).. qui ci sono 101 messaggi di cui 100 tuoi e 1 mio.. vedi un po' quanto interessa la questione agli altri

ste cativ :D

F L N E
07-07-08, 10:58
2700 visite dal 2002... una al giorno... che sia la tua? ....ah scusa....

ma un bel blog? magari unendoci anche la roba delle altre regioni, tanto le scrivi sempre tu.

dai che scherzo, continua pure, se un giorno ci vediamo beviamo un bicchiere di rosso assieme.. e se scriverai qualcosa di interessante poi gli altri interverranno con le loro opinioni.

Magari tienici informati anche dell'attualità del tuo partito in romagna: cosa ne pensate della regione romagna, il rapporto fra i cittadini e gli stranieri irregolari, eccetera

nuvolarossa
07-07-08, 22:34
Riceviamo da Paolo Montesi

La FEDERAZIONE GIOVANILE REPUBBLICANA della ROMAGNA
in collaborazione con
MEETUP Amici di B. Grillo "CESENA S'INGRILLA"
e
il Movimento Impatto Zero

invita all'incontro pubblico

"TRÒPA MUNDEZZA!"

Creata, gestita, smaltita in un ciclo senza fine

A nessuno piace l'immondizia, pochi accettano di tenerla sotto al naso, eppure non facciamo altro che comprarla e gettarla con gesti semi automatici dei quali abbiamo perso consapevolezza. Le persone in cattiva fede possono sostenere come tutto ciò sia inevitabile e funzionale alla crescita economica e del PIL, ignorando però quanto questo comportamento sia distruttivo per l'ambiente, sacrificato all'insegna della crescita esponenziale dei consumi. Esistono alternative che evitino di trasformare le nostre preziose risorse minerarie in discariche e in fumi da inceneritore? Una alternativa c'è, parte dalla progettazione delle merci in funzione del loro recupero, passando dalla raccolta differenziata domiciliare spinta, per arrivare a trattamenti a freddo per la parte residuale che in nessun modo siamo in grado di recuperare. Discarica e incenerimento, nell'ottica di chiudere il cerchio della sostenibilità, appaiono più come un incidente di percorso piuttosto che un metodo di smaltimento industriale. Se un bene non può essere smontato, riciclato, compostato, riusato, recuperato, fuso, ritrasformato in materia prima seconda, l'industria dovrebbe semplicemente non produrlo. Si chiama strategia rifiuti zero, è fattibile, e passa per una collaborazione attiva del cittadino attraverso l'impiego del metodo Porta a Porta per separare e differenziare correttamente il proprio rifiuto.

Raccolta differenziata Porta a Porta (PaP):
Perché promuoverne l'introduzione a Cesena e in Romagna?
Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi?

Domenica 13 luglio 2008 ore 20.45
presso
il Circolo Endas "E Cafitòn" di Sant'Andrea in Bagnolo
Via Savio, 215 – Cesena (FC)

Per informazioni: info@fgr-romagna.it - 339 6857843 • mizcesena@fastwebnet.it - 349 3207788 •info.meetupcesena@gmail.com - 335 1623795

nuvolarossa
08-08-08, 00:38
Ryanair a Bologna, Stefano Gagliardi (Fi/Pdl) e Giovanni Lucchi (Pri) chiedono una risposta ufficiale alla Provincia di Forlì-Cesena

(7/8/2008 13:08) - (Sesto Potere) - Forlì - 7 agosto 2008 - I fatti di questi ultimi giorni sono noti : l'Aeroporto di Forlì ha perso i voli internazionali che Ryanair ha spostato su Bologna e gli enti locali della Riviera, Cervia e Ravenna in primis, hanno già manifestato l'intenzione di sfilarsi dai progetti di collaborazione in corso (nell'attività di Promozione e Turismo) e futuri: entrare in Seaf e aumentare le quote, come auspicavano le amministrazioni comunali e provinciali di Forlì-Cesena.

Sulla scottante materia Stefano Gagliardi e Giovanni Lucchi, rispettivamente capogruppo FI-PDL e capogruppo PRI in consiglio provinciale di Forlì-Cesena, hanno presentato un' interrogazione urgente sottolineando chiarezza nele strategie di governance dello scalo, in considerazione del fatto che Comune di Forlì e Provincia di Forlì-Cesena detengono oltre il 48% delle quote azionarie e: "non potranno continuare a lungo a far pagare ai propri cittadini ulteriori ingenti perdite",

Nelle scorse settimane - ricordano i due - la Società S.E.A.F.. aveva rielaborato il business plan della società per il triennio 2008-2010 costruendolo sui seguenti presupposti: il rilascio da parte di ENAC S.p.A. della concessione quarantennale per la gestione dell’aeroporto, secondo il procedimento già avviato e la sottoscrizione del contratto con la società irlandese Ryan Air per la costituzione, presso l’Aeroporto di Forlì, della propria base, caratterizzata da alcuni requisiti minimi (2 aerei dal novembre 2008, un terzo aereo dal giugno 2009). Questi elementi avrebbero permesso: l’incremento dei passeggeri imbarcati dagli attuali 708.000 (anno 2007) fino a 2.050.000 (anno 2010) ed una forte riduzione della perdita nell’esercizio 2009 con tendenza al pareggio; raggiungimento dell’utile nell’esercizio 2010.

Cosa succederà adesso?

Nell' interrogazione Stefano Gagliardi e Giovanni Lucchi interrogano il presidente della giunta , Bulbi, per sapere:

se ritenga ancora raggiungibile l’ipotesi del pareggio di bilancio per l’anno 2009; come stiano procedendo le trattative per incrementare la presenza di azionisti privati e pubblici nella compagine societaria, con particolare riferimento alla Camera di Commercio, alle categorie economiche e se non ritenga indispensabile convocare la commissione consigliare competente per analizzare nel dettaglio il nuovo piano strategico della SEAF. spa.

tratto da http://www.quotidianodelnord.it/index.ihtml?step=2&rifcat=110&Rid=173986

nuvolarossa
19-08-08, 10:15
Olimpiadi in Romagna? Lucchi (Pri) e Gagliardi (Fi/Pdl) a Ubaldo Marra (PD): "battuta da gossip estivo che non affronta le cose reali"

(18/8/2008 10:22) - (Sesto Potere) - Forlì - 18 agosto 2008 - Giovanni Lucchi e Stefano Gagliardi, rispettivamente capogruppo del P.R.I. e capogruppo FI-PdL del consiglio provincia di Forlì-Cesena, commentano con una nota congiunta l'idea lanciata dall’amministratore di E-Bus, ed ex segretario dei DS di Forlì, Ubaldo Marra di candidare la Romagna per ospitare le future Olimpiadi del 2020:

"Viene da pensare che sia una battuta da gossip estivo, se non fosse necessario spiegare alla maggioranza che da sempre amministra la Regione, la Provincia e la quasi totalità dei Comuni della Romagna, nonché allo stesso Presidente Marra, che è necessario pensare in grande ma sulle questioni reali e fondamentali per il nostro territorio, quali i collegamenti rapidi della nuova Via Emilia, la metropolitana di costa, un grande sistema fieristico, un aereoporto collegato con l'Europa, un sistema nautico che possa essere sempre più eccellenza, una sinergia forte per il settore della calzatura, una forte e specifica promozione turistica del territorio, un vero collegamento metropolitano fra Rimini, Forli e Bologna e molto altro su cui ci sarà da dibattere. E’ troppo semplice lanciare idee affascinanti, nel contesto euforico delle olimpiadi per nascondere i veri problemi irrisolti da chi amministra, con scarsi risultati, la Romagna da sempre. A meno che non si voglia attirare l’attenzione per altri fini……": commentano Lucchi e Gagliardi

tratto da http://www.quotidianodelnord.it/index.ihtml?step=2&rifcat=110&Rid=174625

nuvolarossa
04-09-08, 19:00
Scomparso Vittorio Bertolini - Con grande commosso dolore la Segreteria nazionale, la Direzione del Pri e "La Voce Repubblicana" hanno appreso della scomparsa dell’amico Vittorio Bertolini, responsabile provinciale dell’Edera di Parma. Bertolini aveva 68 anni e già alla fine degli anni ’70 era segretario del Pri di Parma; e nel Pri continuò la sua militanza politica senza mai far venire il suo contributo di idee ed il suo impegno civico. Indirizzo per invio telegrammi: Famiglia Bertolini, Via Marmolada 2, 43100 Parma.

tratto da http://www.pri.it/new/

nuvolarossa
06-09-08, 18:04
Ravenna: omaggio agli eroi risorgimentali/E Mingozzi polemizza con le alte gerarchie cattoliche
I valori di una democrazia

Le Associazioni laiche e risorgimentali di Ravenna hanno reso omaggio alla lapide di Piazza Garibaldi che commemora i ravennati caduti durante il Risorgimento e vittime della repressione ordinata da Papa Pio IX, beatificato il 3 settembre del 1999.

Il vicesindaco di Ravenna, Giannantonio Mingozzi, nel suo intervento ha colto l'occasione per controbattere alle durissime critiche pronunciate contro l'iniziativa ravennate da monsignore Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro, allievo di Don Giussani e tra i fondatori di Comunione e Liberazione.

"Se un Vescovo così importante nella gerarchia cattolica come Luigi Negri, autore di un testo di successo come 'Pio IX, attualità e profezia', si prende la briga - ha detto Mingozzi - di contestare e quasi di inveire contro i repubblicani di Ravenna e contro il vicesindaco, rei di tenere alta la bandiera del Risorgimento e della Repubblica Romana contro la beatificazione di Pio IX che sterminò centinaia di patrioti, allora vuol dire che gli ideali mazziniani vivono e per alcuni sono ancora un problema di coscienza".

"Mi dispiace che il Vescovo di San Marino e del Montefeltro ci abbia descritti come isterici, e come mazziniani legati solo al passato: vogliamo parlarne, a Ravenna o a San Marino non importa, ambedue entrate nella storia della Trafila Garibaldina e quindi meritevoli di un pubblico confronto?"

"Io sono disponibile e ne sarei onorato, non solo per parlare di martiri e di unità della Chiesa in quel periodo storico, ma soprattutto di origini della nostra democrazia e delle fondamenta della Repubblica italiana e di un Paese unito, fondamenta che stanno proprio nel Risorgimento, così bistrattato dalla Chiesa nei suoi principi ideali e nell'offerta di vite che ha richiesto, recentemente irriso anche da una parte del mondo politico, a partire da Bossi e dalla Lega".

"Siamo vicini al 20 settembre, giornata commemorativa dell'Unità d'Italia, ottenuta con un grande tributo di idee, di azioni e di sacrifici; celebriamo il sessantesimo anniversario della Costituzione con lo stesso spirito animati dal patriottismo che nel Risorgimento voleva per gli italiani libertà, uguaglianza e fraternità: vogliamo parlarne, se ancora oggi sono obiettivi comuni a laici e cattolici?"

"E vorrei dire - ha concluso Mingozzi - che da quando la Chiesa ha rimosso il Risorgimento dalla nostra storia non è un caso che i libri di testo di scuola elementare e media dedichino appena qualche riga ai nostri patrioti e descrivano la Repubblica Romana come una scampagnata folkloristica e non come il presupposto di una libera democrazia conquistata nel sangue: vogliamo parlarne, caro monsignor Negri? Dove lei vuole e quando vuole, nel rispetto di quella 'libera Chiesa in libero Stato' che entrambi difendiamo".

tratto da http://www.pri.it/new/4%20Settembre%202008/MingozziRavennaChiesa.htm