Tomás de Torquemada
03-08-02, 23:49
Una coppia naturalmente perfetta
Perché nascono i gemelli? Come mai sono così legati fra loro? Nuove ipotesi, tra biologia e psicologia, fanno luce su questa coppia unica. Con l'aiuto di una testimone speciale: Rita Levi Montalcini.
di Patrizia Giongo
Oggi lo sappiamo con certezza e quelle che un tempo sembravano solo sensazioni o leggende sono realtà scientifica: almeno un bambino su otto inizia a vivere nel grembo materno come qualcosa di più, la metà di una coppia. Poi, nel giro di poco tempo, perde il suo compagno. Perché questo accada non è ancora chiaro e rappresenta uno dei misteri che tuttora avvolgono i gemelli. "Sebbene si verifichi un solo parto gemellare ogni ottanta o novanta parti singoli", spiega Giuseppe Novelli, professore di Genetica umana all'Università Tor Vergata di Roma, "almeno un ottavo delle gravidanze naturali è inizialmente "doppio". È il fenomeno dei gemelli evanescenti, scoperto grazie all'uso più frequente dell'ecografia: prima ci sono due embrioni, all'esame successivo ne è rimasto uno solo. Un fatto che, secondo gli studiosi, è assolutamente fisiologico, naturale. Il gemello, che scompare entro il primo trimestre, viene riassorbito dalla placenta o dall'altro gemello e le tracce della sua esistenza sono molto tenui, possono comparire nell'ecografia, appunto, o nel Dna". E aggiunge Paolo Parisi dell'Istituto universitario di Scienze motorie di Roma, studioso di gemelli da una quarantina d'anni: "Secondo le stime più affidabili, addirittura il 29 per cento delle gravidanze inizierebbe come gemellare". Ma per quanto le nostre conoscenze di genetica, biologia, psicologia siano avanzate, sui gemelli sappiamo ancora molto poco. Più facile spiegare la nascita dei dizigoti, detti fraterni, che condividono in media il 50 per cento del patrimonio genetico, come i fratelli nati da gravidanze successive. Con una importante differenza: hanno la stessa età e si sono sviluppati nello stesso ambiente prenatale che favorisce un certo grado di somiglianza e influisce dal punto di vista psicologico. Difficile capire, invece, i gemelli monozigoti: frutto della divisione di un solo uovo fecondato, sono identici e con lo stesso corredo genetico. Ma perché nascono i gemelli? "Non sappiamo ancora perché in un certo momento del suo sviluppo un embrione cerchi di sdoppiarsi, e perché il momento della scissione sia variabile", risponde Novelli. "Durante lo sviluppo intrauterino intervengono sicuramente delle modificazioni chimiche del Dna non predeterminate geneticamente, e ancora in parte oscure. Resta inoltre da capire come queste modificazioni del Dna influiscano sulle differenze dell'aspetto o su caratteristiche che portano uno dei gemelli a essere mancino e l'altro no. Certamente, nei monozigoti anche il caso gioca un ruolo importante: sarebbero fenomeni chimici accidentali o provocati da virus a modificare l'attività di molti geni, responsabili poi di queste differenze". In due contro lo "stress da civiltà" Casualità, "errori di programmazione", forse. Oppure istinto di sopravvivenza, come suggerisce Parisi. "Se nei primi giorni dalla fecondazione si verifica un danno di natura chimica nell'embrione, questo si sdoppia per suddividere il rischio e aumentare le sue possibilità di sopravvivenza.
È un'ipotesi, resa interessante anche dalle cifre. Per esempio, se per secoli le nascite di gemelli monozigoti sono state relativamente stabili nei diversi Paesi (da 3 a 5 ogni mille parti), negli ultimi vent'anni hanno cominciato ad aumentare in maniera significativa nei Paesi industrializzati. Insieme a ricercatori statunitensi e scandinavi", continua Parisi, "ho studiato il fenomeno e ho notato una serie di relazioni con i fattori ambientali, dall'inquinamento allo "stress da civiltà" che, è noto, incidono sull'equilibrio ormonale. Non è un caso, infatti, che in fasi storiche particolari ci siano forti variazioni nei parti gemellari: aumentano dopo le guerre, diminuiscono nei periodi di crisi economiche". Per i gemelli dizigoti, i cosiddetti fraterni, la situazione è diversa. Eliminando le nascite dovute alle tecniche di fecondazione assistita, che inducono ovulazioni multiple, quelle naturali vanno da 3 a 40 ogni mille parti, a seconda dei Paesi. Le percentuali più elevate si riscontrano tra le popolazioni africane, le più basse tra quelle orientali. La tribù nigeriana Yoruba, per esempio, detiene il primato mondiale: una persona su undici ha un gemello. "Ciò potrebbe essere spiegato in parte dall'alimentazione", sostiene Novelli. "La tribù si nutre di una pianta (igname) che contiene elevate quantità di estrogeni. Questi fanno aumentare l'ormone follicolo-stimolante (Fsh) che può accelerare il ritmo dell'ovulazione. Infatti, quando gli Yoruba vanno a vivere in città e cambiano alimentazione, le nascite gemellari diminuiscono". "Nelle nascite dei gemelli dizigoti", prosegue Novelli, "sono anche accertate l'ereditarietà e l'influenza significativa di un gene sul cromosoma 3, identificato recentemente. Pure l'età delle madri ha il suo peso: tra i 15 e i 39 anni aumenta la probabilità di avere gemelli fraterni, mentre dai 40 ai 44 è più facile concepirli identici. Inoltre secondo uno studio svedese hanno più spesso gemelli le madri non sposate, con rapporti sessuali irregolari. In questi casi, infatti, l'ovulo "aspetterebbe" la fecondazione fino all'ultimo momento e, dopo l'incontro con lo spermatozoo, sarebbe prossimo al deterioramento, tanto da dividersi nell'utero per aumentare le sue probabilità di sopravvivenza". Poiché hanno la stessa età e si sono sviluppati nel medesimo ambiente prenatale, i gemelli sono stati oggetto di ricerche nei campi più diversi. Il "metodo gemellare", che consiste nel rilievo di caratteristiche comuni o diverse nella coppia, fornisce una misura dell'influenza dei geni su un determinato carattere. In questo modo si sono ottenute indicazioni per l'identificazione dei geni della suscettibilità alla schizofrenia, per esempio, o all'ansia, all'ulcera peptica, all'ipertensione, alla scoliosi. "Perché", spiega Parisi, "i gemelli rappresentano un "sistema sperimentale" che la natura stessa ci mette a disposizione. E sono tuttora una miniera di informazioni, nonostante gli studi diretti sul patrimonio genetico, in quanto i geni da soli non possono spiegare tutta la complessità dell'individuo".
http://www.ufrsd.net/staffwww/stefanl/myths/gemini.jpg
Immagine tratta dal sito http://www.ufrsd.net/
Come due poli magnetici Identici come cloni o molto simili, i gemelli formano una coppia "diversa" che affascina e anche inquieta. "Una coppia talmente unica", spiega Liana Valente Torre, responsabile del Laboratorio di Indagine della personalità dell'Università di Torino, "da avere una naturale, fisiologica tendenza a chiudersi, come se i due elementi si attraessero al pari di due poli magnetici". Una relazione intensa in cui la comunicazione comincia fin dal grembo materno, con reciproche sollecitazioni e risposte. Lo dimostrano le ecografie. Valente Torre cita, nel suo libro La singolarità del doppio (La Nuova Italia), due coppie. Max e Marco hanno cominciato a litigare nell'utero, con veri e propri calci e spintoni, e a sei anni continuano a picchiarsi appena uno entra nella traiettoria dell'altro. Tutto l'opposto di Maria e Delia delicate, rispettose e affettuose tanto nei loro contatti intrauterini come dopo la nascita. Vicini anche se distanti È la convivenza precoce a creare questa straordinaria capacità di comunicazione, a far sì che un gemello possa mettersi nei panni dell'altro al punto che si parla di telepatia. "Molte ricerche smentiscono la telepatia come trasmissione di pensieri precisi", afferma Valente Torre. "Mentre è più appropriato usare il termine empatia, cioè la capacità di capire, sentire e condividere le emozioni, di soffrire per solidarietà". Comprare lo stesso paio di scarpe trovandosi in Paesi differenti, perfino sposare uomini con lo stesso nome all'insaputa una dell'altra, invece, si spiega con i gusti personali che paiono avere una componente genetica, come risulta da uno studio su gemelli monozigoti separati alla nascita fatto dall'Università americana del Minnesota. Se il sentire comune rende i gemelli uguali anche quando non sono identici, l'educazione tende ad accentuare questa caratteristica. "La madre umana", continua Valente Torre, "è programmata per una sola nascita, quindi tratta istintivamente i due, identici o fraterni, come una persona sola". Ed ecco che i gemelli vengono "maneggiati" e considerati in blocco, ne sono evidenziate le somiglianze più che le differenze: vestiti, pettinature, nomi simili.. "Perché nella famiglia e nelle istituzioni", afferma Valente Torre, "c'è una convinzione di sacralità della coppia che nessuno deve turbare". Il rischio è che favorendo la somiglianza fisica prevalgano gli aspetti negativi della gemellarità, prima di tutto la difficoltà ad avere un'identità propria. Nel bambino, infatti, la formazione dell'identità passa attraverso la consapevolezza di non essere un tutt'uno con la mamma e la separazione psicologica da lei implica la possibilità di stare con gli altri ma anche di rimanere da solo.
Una conquista ancora più faticosa per i gemelli, che devono separarsi sia dalla madre sia dall'altro. Se non vengono aiutati fin dai primi anni di vita, la sola idea del distacco diventa fonte di angoscia e la possibilità di altri legami affettivi si allontana. Essere felici il doppio, soffrire la metà "Se non ci fosse un'impostazione educativa sbagliata di partenza, essere gemelli sarebbe solo un dono totale: essere felici il doppio e soffrire la metà", conferma Antonietta Provenzano, psicoterapeuta come la gemella Giuseppina. "Ma crearsi un'identità indipendente è molto faticoso, separarsi è sempre doloroso e più passa il tempo più diventa difficile. Si teme di far soffrire l'altra, tutto quello che si fa è per l'altra. Ma nello stesso tempo si prova il desiderio di togliersi un po' di torno la gemella per avere una vita propria. Noi" continua Antonietta Provenzano, "siamo vissute in simbiosi fino a vent'anni, poi ci siamo trasferite a Roma a studiare psicologia e gemellologia, quindi abbiamo avuto gli strumenti per trovare la nostra identità. Eppure qualche volta mi capita di passare davanti a uno specchio e di pensare, per un istante, che l'immagine riflessa sia quella della mia gemella. Quando mi sono sposata Giuseppina ha sofferto molto. Ho due figli e lei ogni tanto dice, non so quanto sia vero, che non vuole figli perché ha i miei, che hanno i miei geni e quindi anche i suoi". Il linguaggio segreto E poi ci sono gli altri. Da un lato attirati da questo legame singolare, dall'altro un po' spaventati. "È come se ci considerassero "troppe". Noi ci chiudiamo, è vero, ma anche gli altri ci scansano", spiega Antonietta Provenzano. E infatti gli studiosi parlano di "mini gang" per spiegare l'atteggiamento dei gemelli che possono litigare ferocemente tra loro, ma fare blocco appena un genitore ne sgrida uno. E analizzano i rischi del loro linguaggio segreto, detto criptofasico, un sistema di comunicazione complesso ed efficace. "Di solito appare tra i due e i quattro anni, poi scompare con l'ingresso nella scuola", spiega Valente Torre. "Noi", racconta Antonietta Provenzano, "ne abbiamo inventato uno alle elementari per non farci capire da professori, compagni, genitori. Lo usiamo ancora oggi, ma solo in privato". Conclude Valente Torre: "Fatto di frasi rapide e incomprensibili, di gesti e sguardi, il linguaggio segreto è dannoso solo se segnala un rapporto troppo stretto. Altrimenti denota una capacità di comunicazione che rende i gemelli disponibili a capire e a farsi capire più precocemente e meglio dei singoli. Una "competenza" che può essere di aiuto anche agli altri".
Dal sito http://cubo.newton.rcs.it:8666/hometemp.php3
Perché nascono i gemelli? Come mai sono così legati fra loro? Nuove ipotesi, tra biologia e psicologia, fanno luce su questa coppia unica. Con l'aiuto di una testimone speciale: Rita Levi Montalcini.
di Patrizia Giongo
Oggi lo sappiamo con certezza e quelle che un tempo sembravano solo sensazioni o leggende sono realtà scientifica: almeno un bambino su otto inizia a vivere nel grembo materno come qualcosa di più, la metà di una coppia. Poi, nel giro di poco tempo, perde il suo compagno. Perché questo accada non è ancora chiaro e rappresenta uno dei misteri che tuttora avvolgono i gemelli. "Sebbene si verifichi un solo parto gemellare ogni ottanta o novanta parti singoli", spiega Giuseppe Novelli, professore di Genetica umana all'Università Tor Vergata di Roma, "almeno un ottavo delle gravidanze naturali è inizialmente "doppio". È il fenomeno dei gemelli evanescenti, scoperto grazie all'uso più frequente dell'ecografia: prima ci sono due embrioni, all'esame successivo ne è rimasto uno solo. Un fatto che, secondo gli studiosi, è assolutamente fisiologico, naturale. Il gemello, che scompare entro il primo trimestre, viene riassorbito dalla placenta o dall'altro gemello e le tracce della sua esistenza sono molto tenui, possono comparire nell'ecografia, appunto, o nel Dna". E aggiunge Paolo Parisi dell'Istituto universitario di Scienze motorie di Roma, studioso di gemelli da una quarantina d'anni: "Secondo le stime più affidabili, addirittura il 29 per cento delle gravidanze inizierebbe come gemellare". Ma per quanto le nostre conoscenze di genetica, biologia, psicologia siano avanzate, sui gemelli sappiamo ancora molto poco. Più facile spiegare la nascita dei dizigoti, detti fraterni, che condividono in media il 50 per cento del patrimonio genetico, come i fratelli nati da gravidanze successive. Con una importante differenza: hanno la stessa età e si sono sviluppati nello stesso ambiente prenatale che favorisce un certo grado di somiglianza e influisce dal punto di vista psicologico. Difficile capire, invece, i gemelli monozigoti: frutto della divisione di un solo uovo fecondato, sono identici e con lo stesso corredo genetico. Ma perché nascono i gemelli? "Non sappiamo ancora perché in un certo momento del suo sviluppo un embrione cerchi di sdoppiarsi, e perché il momento della scissione sia variabile", risponde Novelli. "Durante lo sviluppo intrauterino intervengono sicuramente delle modificazioni chimiche del Dna non predeterminate geneticamente, e ancora in parte oscure. Resta inoltre da capire come queste modificazioni del Dna influiscano sulle differenze dell'aspetto o su caratteristiche che portano uno dei gemelli a essere mancino e l'altro no. Certamente, nei monozigoti anche il caso gioca un ruolo importante: sarebbero fenomeni chimici accidentali o provocati da virus a modificare l'attività di molti geni, responsabili poi di queste differenze". In due contro lo "stress da civiltà" Casualità, "errori di programmazione", forse. Oppure istinto di sopravvivenza, come suggerisce Parisi. "Se nei primi giorni dalla fecondazione si verifica un danno di natura chimica nell'embrione, questo si sdoppia per suddividere il rischio e aumentare le sue possibilità di sopravvivenza.
È un'ipotesi, resa interessante anche dalle cifre. Per esempio, se per secoli le nascite di gemelli monozigoti sono state relativamente stabili nei diversi Paesi (da 3 a 5 ogni mille parti), negli ultimi vent'anni hanno cominciato ad aumentare in maniera significativa nei Paesi industrializzati. Insieme a ricercatori statunitensi e scandinavi", continua Parisi, "ho studiato il fenomeno e ho notato una serie di relazioni con i fattori ambientali, dall'inquinamento allo "stress da civiltà" che, è noto, incidono sull'equilibrio ormonale. Non è un caso, infatti, che in fasi storiche particolari ci siano forti variazioni nei parti gemellari: aumentano dopo le guerre, diminuiscono nei periodi di crisi economiche". Per i gemelli dizigoti, i cosiddetti fraterni, la situazione è diversa. Eliminando le nascite dovute alle tecniche di fecondazione assistita, che inducono ovulazioni multiple, quelle naturali vanno da 3 a 40 ogni mille parti, a seconda dei Paesi. Le percentuali più elevate si riscontrano tra le popolazioni africane, le più basse tra quelle orientali. La tribù nigeriana Yoruba, per esempio, detiene il primato mondiale: una persona su undici ha un gemello. "Ciò potrebbe essere spiegato in parte dall'alimentazione", sostiene Novelli. "La tribù si nutre di una pianta (igname) che contiene elevate quantità di estrogeni. Questi fanno aumentare l'ormone follicolo-stimolante (Fsh) che può accelerare il ritmo dell'ovulazione. Infatti, quando gli Yoruba vanno a vivere in città e cambiano alimentazione, le nascite gemellari diminuiscono". "Nelle nascite dei gemelli dizigoti", prosegue Novelli, "sono anche accertate l'ereditarietà e l'influenza significativa di un gene sul cromosoma 3, identificato recentemente. Pure l'età delle madri ha il suo peso: tra i 15 e i 39 anni aumenta la probabilità di avere gemelli fraterni, mentre dai 40 ai 44 è più facile concepirli identici. Inoltre secondo uno studio svedese hanno più spesso gemelli le madri non sposate, con rapporti sessuali irregolari. In questi casi, infatti, l'ovulo "aspetterebbe" la fecondazione fino all'ultimo momento e, dopo l'incontro con lo spermatozoo, sarebbe prossimo al deterioramento, tanto da dividersi nell'utero per aumentare le sue probabilità di sopravvivenza". Poiché hanno la stessa età e si sono sviluppati nel medesimo ambiente prenatale, i gemelli sono stati oggetto di ricerche nei campi più diversi. Il "metodo gemellare", che consiste nel rilievo di caratteristiche comuni o diverse nella coppia, fornisce una misura dell'influenza dei geni su un determinato carattere. In questo modo si sono ottenute indicazioni per l'identificazione dei geni della suscettibilità alla schizofrenia, per esempio, o all'ansia, all'ulcera peptica, all'ipertensione, alla scoliosi. "Perché", spiega Parisi, "i gemelli rappresentano un "sistema sperimentale" che la natura stessa ci mette a disposizione. E sono tuttora una miniera di informazioni, nonostante gli studi diretti sul patrimonio genetico, in quanto i geni da soli non possono spiegare tutta la complessità dell'individuo".
http://www.ufrsd.net/staffwww/stefanl/myths/gemini.jpg
Immagine tratta dal sito http://www.ufrsd.net/
Come due poli magnetici Identici come cloni o molto simili, i gemelli formano una coppia "diversa" che affascina e anche inquieta. "Una coppia talmente unica", spiega Liana Valente Torre, responsabile del Laboratorio di Indagine della personalità dell'Università di Torino, "da avere una naturale, fisiologica tendenza a chiudersi, come se i due elementi si attraessero al pari di due poli magnetici". Una relazione intensa in cui la comunicazione comincia fin dal grembo materno, con reciproche sollecitazioni e risposte. Lo dimostrano le ecografie. Valente Torre cita, nel suo libro La singolarità del doppio (La Nuova Italia), due coppie. Max e Marco hanno cominciato a litigare nell'utero, con veri e propri calci e spintoni, e a sei anni continuano a picchiarsi appena uno entra nella traiettoria dell'altro. Tutto l'opposto di Maria e Delia delicate, rispettose e affettuose tanto nei loro contatti intrauterini come dopo la nascita. Vicini anche se distanti È la convivenza precoce a creare questa straordinaria capacità di comunicazione, a far sì che un gemello possa mettersi nei panni dell'altro al punto che si parla di telepatia. "Molte ricerche smentiscono la telepatia come trasmissione di pensieri precisi", afferma Valente Torre. "Mentre è più appropriato usare il termine empatia, cioè la capacità di capire, sentire e condividere le emozioni, di soffrire per solidarietà". Comprare lo stesso paio di scarpe trovandosi in Paesi differenti, perfino sposare uomini con lo stesso nome all'insaputa una dell'altra, invece, si spiega con i gusti personali che paiono avere una componente genetica, come risulta da uno studio su gemelli monozigoti separati alla nascita fatto dall'Università americana del Minnesota. Se il sentire comune rende i gemelli uguali anche quando non sono identici, l'educazione tende ad accentuare questa caratteristica. "La madre umana", continua Valente Torre, "è programmata per una sola nascita, quindi tratta istintivamente i due, identici o fraterni, come una persona sola". Ed ecco che i gemelli vengono "maneggiati" e considerati in blocco, ne sono evidenziate le somiglianze più che le differenze: vestiti, pettinature, nomi simili.. "Perché nella famiglia e nelle istituzioni", afferma Valente Torre, "c'è una convinzione di sacralità della coppia che nessuno deve turbare". Il rischio è che favorendo la somiglianza fisica prevalgano gli aspetti negativi della gemellarità, prima di tutto la difficoltà ad avere un'identità propria. Nel bambino, infatti, la formazione dell'identità passa attraverso la consapevolezza di non essere un tutt'uno con la mamma e la separazione psicologica da lei implica la possibilità di stare con gli altri ma anche di rimanere da solo.
Una conquista ancora più faticosa per i gemelli, che devono separarsi sia dalla madre sia dall'altro. Se non vengono aiutati fin dai primi anni di vita, la sola idea del distacco diventa fonte di angoscia e la possibilità di altri legami affettivi si allontana. Essere felici il doppio, soffrire la metà "Se non ci fosse un'impostazione educativa sbagliata di partenza, essere gemelli sarebbe solo un dono totale: essere felici il doppio e soffrire la metà", conferma Antonietta Provenzano, psicoterapeuta come la gemella Giuseppina. "Ma crearsi un'identità indipendente è molto faticoso, separarsi è sempre doloroso e più passa il tempo più diventa difficile. Si teme di far soffrire l'altra, tutto quello che si fa è per l'altra. Ma nello stesso tempo si prova il desiderio di togliersi un po' di torno la gemella per avere una vita propria. Noi" continua Antonietta Provenzano, "siamo vissute in simbiosi fino a vent'anni, poi ci siamo trasferite a Roma a studiare psicologia e gemellologia, quindi abbiamo avuto gli strumenti per trovare la nostra identità. Eppure qualche volta mi capita di passare davanti a uno specchio e di pensare, per un istante, che l'immagine riflessa sia quella della mia gemella. Quando mi sono sposata Giuseppina ha sofferto molto. Ho due figli e lei ogni tanto dice, non so quanto sia vero, che non vuole figli perché ha i miei, che hanno i miei geni e quindi anche i suoi". Il linguaggio segreto E poi ci sono gli altri. Da un lato attirati da questo legame singolare, dall'altro un po' spaventati. "È come se ci considerassero "troppe". Noi ci chiudiamo, è vero, ma anche gli altri ci scansano", spiega Antonietta Provenzano. E infatti gli studiosi parlano di "mini gang" per spiegare l'atteggiamento dei gemelli che possono litigare ferocemente tra loro, ma fare blocco appena un genitore ne sgrida uno. E analizzano i rischi del loro linguaggio segreto, detto criptofasico, un sistema di comunicazione complesso ed efficace. "Di solito appare tra i due e i quattro anni, poi scompare con l'ingresso nella scuola", spiega Valente Torre. "Noi", racconta Antonietta Provenzano, "ne abbiamo inventato uno alle elementari per non farci capire da professori, compagni, genitori. Lo usiamo ancora oggi, ma solo in privato". Conclude Valente Torre: "Fatto di frasi rapide e incomprensibili, di gesti e sguardi, il linguaggio segreto è dannoso solo se segnala un rapporto troppo stretto. Altrimenti denota una capacità di comunicazione che rende i gemelli disponibili a capire e a farsi capire più precocemente e meglio dei singoli. Una "competenza" che può essere di aiuto anche agli altri".
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