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Visualizza Versione Completa : A proposito della "querelle"Mosca Vaticano...



Qoelèt
07-08-02, 14:58
Cari amici,per quell'Amore che ,come diceva San Fozio I il Grande, è "dire la Verità" nonchè per necessità di chiarezza circa la posizione della nostra giurisdizione ortodossa, riporto di seguito un intervento dell'Archimandrita Silvano sulla "querelle"Mosca-Vaticano...
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Dal momento che è bene far capire che la posizione del Patriarcato di Mosca, infettata dal virus dell'ecumenismo, non rispecchia quella di tutta l'Ortodossia, presento alcune osservazioni ad un articolo del numero due del Dipartimento Esteri di quel patriarcato.

Alcune osservazioni in merito ai rapporti tra il Patriarcato di Mosca e la Chiesa Romana.

Un ultimo testo, l'articolo dell' Arciprete Vsevolod Chaplin Vice-Presidente Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche con l’Estero-Patriarcato di Mosca, pubblicato da Rossiskaja Gazeta il 5 luglio 2002 e tradotto in Italiano sul sito della Parrocchia Ortodossa del patriarcato di Mosca di Torino "San Massimo "( http://spazioinwind.libero.it/sanmassimo_decaita/index.html ) , riaccende la discussione sull'ecclesiologia che sta alla base di questa querelle.
Già ho fatto notare in passato come, alla base del problema, ci sta la confusione ecumenistica che porta la Chiesa Russa a considerare la chiesa romana eterodossa come vera Chiesa dotata di presenza di grazia sacramentale e quindi "parallela" alla Chiesa ortodossa, portando così, di fatto, a quella che io avevo chiamato "Yalta ecclesiastica": tu non mi disturbi nel "mio" territorio canonico ed io non ti disturbo nel "tuo". Tuttoquesto è totalmente fuorviante da un punto di vista ecclesiologico e conduce ad affermazioni del tutto contrastanti con l'autentica tradizione ortodossa.
Vorrei pertanto, acciocchè sia chiaro che la nostra visione ecclesiologica è totalmente difforme da quella del patriarcato di Mosca, riportare detto articolo all'attenzione dei nostri lettori, così come lo rilevo dal cito sopradetto, intercalando piccole note teologiche.

La recente decisione del Vaticano di istituire diocesi cattoliche in Russia ha sollevato tutta una serie di serissime questioni sulle relazioni tra la Chiesa Cattolica Romana e la Chiesa Ortodossa Russa. Dal febbraio 2000, quando è stato fatto questo passo, entrambe le parti, ortodossa e cattolica, hanno fatto un certo numero di dichiarazioni, e anche rilasciato molte interviste. Ora le loro posizioni sono chiare, e la loro fondamentale discrepanza è evidente. E’ diventato chiaro a tutti che il dialogo ortodosso-cattolico ha raggiunto un punto morto. Ognuna delle parti ha la sua verita, ed è pronta a difenderla fino in fondo. Ma quali sono le vere, profonde ragioni di questo nuovo tragico confronto?
Il primo tentativo di spostare la discussione da un livello polemico a uno più serio, dal punto di vista ideologico e teologico, è stato fatto nell’articolo del Cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, pubblicato in marzo sulla rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica. L’articolo descriveva seriamente il presente conflitto teologico tra Oriente e Occidente. E’ certamente una sfida, poichè rappresenta un’azione offensiva di forte critica alle posizioni della Chiesa Ortodossa Russa.
Su quell'articolo io intervenni proprio su questo forum e, per non ripetermi, vorrei che i lettori andassero a riguardare quanto ebbi a scrivere in quella occasione.

Noi accettiamo questa sfida, e io cercherò di spiegare perchè non solo la Chiesa Russa ma quasi tutte le Chiese Ortodosse nazionali hanno considerato il passo summenzionato del Vaticano come un colpo alle relazioni tra ortodossi e cattolici, uno sbaglio strategico fatto dalla Chiesa Cattolica Romana, del quale essa porta la responsabilità storica.
Fin dall'inizio vorrei sfidare l'affermazione che l'istituzione di diocesi cattoliche in Russia sia un affare meramente interno dei cattolici, e come tale al di là di qualsiasi critica esterna. Da un lato, questa decisione del Vaticano è di fatto una questione di organizzazione interna delle strutture della Chiesa Cattolica Romana, che ha una piena libertà e legittimità di regolare la propria vita. Ma questo è vero solo se lo si considera da un punto di vista formale e legale. Di fatto, dall'altro lato, questa ri-organizzazione ha coinvolto direttamente gli interessi della Chiesa Ortodossa Russa. Questa, oltre a essere una chiesa di maggioranza in Russia, è ufficialmente considerata dal lato cattolico come partner e come chiesa sorella
E qui, come già ebbi a notare, sta il problema. Ma di fatto quale organismo panortodosso ha mai accettato ufficialmente e con decisione conciliare questa dicitura di "Chiesa Sorella". Come si fa, da parte ortodossa, (non entro nel merito della visione cattolica anche se, alla luce delle sue decisioni dogmatiche - vedasi la "Pastor Aeternus" la giudico quanto meno contraddittoria) a ritenere sorella una realtà eterodossa eretica e scismatica che differisce sostanzialmente nella dottrina (dottrina Trinitaria - grazia creata - peccato originale ed Immacolata Concezione - purgatorio - dottrina di Palamas - primato del papa e sua infallibilità personale - dottrina dei meriti con conseguente dottrina delle indulgenze...) e nella prassi sacramentaria (infusione al posto del battesimo, ammissibilità della comunione sotto una sola specie, visione totalmente eretica e prassi conseguente relativa al sacramento della cresima, interdizione dell'ordinazione sacerdotale ai coniugati con evidente sottovalutazione della santità del mistero nuziale, non ammissione dell'economia in caso di fallimenti matrimoniali....)?
Chi semina vento miete tempesta, dice il vecchio proverbio, e questa è la mietitura dell'ecumenismo. Se non vado errando il Patriarcato di Mosca ammise in passato ai sacramenti i cattolici-romani, con un atto certo di comunicazione in sacris, ho visto io personalmente ricevere vescovi cattolici nelle Chiese moscovite come se f ossero vescovi ortodossi passando attraverso le porte regali del Vima.... Ora miete i risultati di questa semina senza avere mezzi teologici per contrastare la visione romana (infatti non ne ha perchè se li è distrutti da sola) in quanto Roma - occorrendo - ribadisce che non si può parlare di territorio canonico perchè non c'è (come non c'è!) comunione canonica tra le Chiese. Ed ha ragione Roma, oltra a dimostrarsi più furba.
Quando un tempo l’Occidente accusava i capi dell’URSS di violare i diritti umani, anche i funzionari sovietici rispondevano dicendo che si trattava di un affare interno del paese. I dittatori di oggi hanno fatto e fanno lo stesso. Possono avere ragione in un senso legale, un affare interno che coinvolge interessi altrui o insulta la dignità altrui cessa di essere interna. In verità, vi sono norme etiche universali che non possono essere cancellate.
Venendo meno i presupposti teologici, per rimediare alla falla si tira in ballo l'etica universale e si confonde gli affari secolari con quelli ecclesiastici tirando in ballo l'ex URSS della quale tra l'altro, dal Metropolita Sergio in poi, il Patriarcato fu del tutto succube. Forse se ne è dimenticato.

Ciò è ancor più rilevante per le relazioni tra le chiese. Come cristiani non possiamo e non dovremmo essere motivati in queste relazioni solo da principi legali. Amore e sollecitudine per il proprio prossimo sono nozioni fondamentali nell’insegnamento cristiano. Ma se la Chiesa Cattolica vuole operare in Russia come in una sorta di vuoto, ignorando l’opinione e gli interessi degli ortodossi, che cosa implica questo nella collaborazione e nel dialogo? Nondimeno, noi vorremmo ancora considerare le nostre relazioni non come competizione ma come collaborazione, e vivere non secondo la lettera morta delle prescrizioni legali, ma secondo la legge dell’amore fraterno. Le nostre Chiese non dovrebbero essere come due aziende che si contendono il mercato, ma come due nazioni alleate.
Certo l'amore cristiano è tirato in ballo per difendere "interessi", ed infatti proprio di interessi si tratta. Di nient'altro.
La collaborazione presuppone inevitabilmente coordinazione di azioni, mutua apertura e responsabilità. Fino allo scorso febbraio avevamo fiducia in una simile attitudine della Chiesa Cattolica, ma il metodo con cui è stata presa la decisione riguardante le nuove diocesi è stato per noi un amaro disappunto. Alla Chiesa Ortodossa Russa è stato semplicemente presentato un fatto compiuto, di cui ha avuto la notifica solo qualche giorno prima. Questo è il modo in cui si dichiara una guerra, non il modo in cui si chiede un parere fraterno! Letteralmente alla vigilia della decisione, ovvero in dicembre, nel periodo tra il Natale cattolico e il Natale ortodosso, il Metropolita Kirill, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche con l’Estero del Patriarcato di Mosca, ha cenato per due volte con l’Arcivescovo Taddeuzs Kondrusiewicz, capo dei cattolici russi, che non ha fatto parola della decisione in programma. Il 25 gennaio 2002, una delegazione della nostra Chiesa, che ha partecipato all’incontro interreligioso ad Assisi, è stata ricevuta in udienza da Giovanni Paolo II, e ancora una volta non si è fatta parola dell’imminente istituzione di diocesi. La decisione è stata presa in segreto. Che cosa ci rimaneva da discutere con il Cardinale Kasper, la cui visita era programmata per la fine di febbraio? Il dialogo dovrebbe certamente essere condotto prima, non dopo avere preso specifiche decisioni che coinvolgono gli interessi di una delle parti in dialogo. Altrimenti, perde il suo significato.
Meglio tardi che mai! Vi accorgete di quanto l'ecumenismo sia infido. Ma finchè vi faceva comodo siete stati al gioco!

Spiegherò ora perchè, propriamente parlando, la nostra Chiesa è contraria alla divisione della Russia, uno dei principali paesi ortodossi del mondo, in diocesi cattoliche, cosa che la rende una provincia ecclesiastica della Chiesa Cattolica Romana. Ciò significa a tutti gli effetti la creazione in Russia di una Chiesa Cattolica Nazionale centralizzata. Invero, Cristo ha comandato a ogni chiesa di predicare e di insegnare. E poichè una Chiesa Nazionale è parte della Chiesa Universale, dovrebbe ammaestrare, secondo le parole del Salvatore, tutte le nazioni (Mt 28:19) a prescindere dalla nazionalità o dalla lingua. E in questo il Cardinale Kasper ha certamente ragione. La difficoltà, però, sta nel fatto che la Russia ha già la sua Chiesa Nazionale, la Chiesa Ortodossa Russa, da un millennio. E creare strutture centralizzate a questa parallele significa di fatto rifiutare di riconoscerla come parte della Chiesa Universale. Tale attitudine viola i principi dichiarati dal Vaticano II. E che dignità c'è in seguito a parlare di relazioni da “sorelle” tra le Chiese?
Riecco la nozione delle "Chiese sorelle" ed il tentativo di dare validita ecclesiologica ad un mutuo riconoscimento. Quando nel XIX secolo l'anglicano archidiacono Palmer, del noto movimento di Oxford, teneva rapporti con i russi per far riconoscere la ecclesialità dell'anglicanesimo non ebbe risultati tra la Gerarchia ed il filosofo e teologo Chomiakov gli ebbe a a rispondere "La Chiesa non può essere una armonia di discordie; essa non può essere una somma numerica di ortodossi,latini e protestanti. Non è nulla se non c'è perfetta armonia interiore di credo e armonia esteriore di espressione..." (Lettera del 28/12/1846). D'altra parte il caso di noti cattolici divenuti ortodossi (l'arciprete V.Guett¨¨e) o di ortodossi divenuti cattolici (M.me Swetchine, nomi citati solo per fare alcuni esempi) non sono cosa di oggi, ma oggi sembra ripetersi quello che il relativismo post-Pietro I aveva già causato in Russia.

Nelle polemiche che sono seguite la parte cattolica ha rigettato completamente la nozione di territorio canonico, cosa che indica chiaramente un ritorno al pensiero prevalente prima del Vaticano II, quando la Chiesa Cattolica non riconosceva l’Ortodossia come parte della Chiesa Universale.
Allora per il Patriarcato di Mosca la Chiesa Universale è "una armonia di discordie”,.ma “essa non può essere una somma numerica di ortodossi,latini e protestanti". Bene a sapersi che questa è la sua posizione!

Tuttavia, a ben pensarci, gli ortodossi, quando espongono questo principio, applicano alla Chiesa Cattolica le norme della Chiesa unica e indivisa che sono comuni a entrambe le Chiese e che non permettono l’esistenza di strutture ecclesiastiche parallele. Questo approccio è impossibile in linea di principio con quelle comunità cristiane che, nell’opinione ortodossa, non hanno alcuna continuità con la Chiesa antica.
Apprendiamo così che la nozione di Chiesa Una ed indivisa si può applicare alla Chiesa Divisa, o meglio, agli scismatici ed eretici eterodossi che si sono separati dall'Unica Santa ,ed Apostolica Chiesa. C'è sempre da imparare!

La cosa più sconvolgente è il fatto che ancora di recente eravamo completamente unanimi a riguardo. Vi ricorderò la storia. Quando nel 1991 sono state fondate le amministrazioni cattoliche nella Federazione Russa, Roma ha spiegato al Patriarcato di Mosca il senso della nozione di amministrazione¡, così come la ragione per cui la Chiesa Cattolica non restaurava le precedenti diocesi che si trovavano precisamente in Russia, nè ne creava di nuove, come faceva in tutti gli altri stati post-totalitari agli inizi degli anni 90. Il senso era quello di evitare di creare strutture parallele, in modo che l’opinione pubblica mondiale fosse messa al corrente che la Chiesa Cattolica riconosceva le Chiese Ortodosse come Chiese sorelle.
Un anno dopo questi sviluppi, Roma ha promulgato un documento intitolato “Principi generali e norme pratiche per coordinare l’evangelizzazione e il lavoro ecumenico della Chiesa Cattolica in Russia e in altri paesi della CSI”. Esso stabiliva limiti chiari all’opera pastorale cattolica in Russia. Dichiarava in particolare che invece di accettare quanto erano privi di cura pastorale nella Chiesa Cattolica, il clero cattolico avrebbe dovuto aiutare per quanto possibile la Chiesa Ortodossa (II,2). Inoltre, il documento spingeva i vescovi cattolici a fare in modo che nessuna attività nelle aree sotto la loro giurisdizione venisse interpretata come struttura evangelizzatrice parallela.
Ciò che vediamo ora è una diretta contraddizione alle buone intenzioni di dieci anni fa. Strutture cattoliche parallele a quelle ortodosse sono create nella Russia di oggi per condurre una predicazione parallela. Nel riferirsi al comandamento del Salvatore di predicare a tutte le nazioni, la parte cattolica sembra dimenticare le parole di San Paolo: “Mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui” (Rm 15,20), e cerca di operare in Russia costruendo sulle fondamenta spirituali costruite dalla Chiesa Ortodossa per un migliaio di anni.
Certo che è una contraddizione. ma cosa non è contraddittorio in questo guazzabuglio creato dalla visione ecumenistica fondata sulla teoria delle branchie?

Si sbagliano di grosso coloro che pensano che il nostro popolo sia ateo fino all’ultimo ed essenzialmente senza Dio. E’ vero piuttosto il contrario. I nostri compatrioti sono stati strappati con forza alla fede nel tempo sovietico, ma sono riusciti in molti modi a preservare valori spirituali della Santa Russia quali la tenerezza, lo spirito di sacrificio, la riverenza per i luoghi santi, l’idea del peccato e del pentimento. Un tratto principale in questa percezione del mondo è la nozione della spiritualità come fattore dominante della vita. I persecutori della nostra Chiesa non riuscirono a sterminare questa religiosità genetica, profondamente radicata, del nostro popolo, anche in lunghi anni di severe persecuzioni. Essa è rimasta forte fino a oggi. E precisamente questa sensibilità dei russi verso la fede ha portato ora al successo della predicazione, sia ecclesiale che settaria. Sono state l’opera millenaria della Chiesa Ortodossa, le gesta compiute dai suoi illuminatori e martiri, la formazione cristiana e la cultura spirituale del popolo, che hanno fertilizzato il suolo per la Parola di Dio.
Eccoci ad un'altra scoperta: la Chiesa Ortodossa non è fondata sulla fede nel Figlio di Dio venuto in carne a salvare il mondo ma su valori "quali la tenerezza, lo spirito di sacrificio, la riverenza per i luoghi santi, l’idea del peccato e del pentimento", che mi pare abbiano anche i pagani, ad esempio gli Indù. C'è ancora molto da imparare! E' evidente che il Patriarcato ricalca le mosse del papa che vuol che si dichiarino costituzionalmente le origini cristiane di una Europa ove dovunque è legalizzato l'aborto e l'eutanasia è in via di legalizzazione, per non parlare della decisione del parlamento di Strasburgo di considerare il matrimonio degli omosessuali un "diritto civile"... Sant'Agostino, nel "De Civitate Dei" la chiama, sulle orme del pagano Varrone, "Religio civilis" e dice che si addice alle piazze.

Precisamente questi fattori, piuttosto che qualche avanzata tecnologia missionaria, a contribuire al relativo successo della missione cattolica in Russia, a cui il Cardinale Kasper si riferisce nel suo articolo. Inoltre, egli menziona la debolezza della Chiesa Ortodossa Russa, che a suo dire teme l’efficacia pastorale della Chiesa Cattolica. Noi non abbiamo nulla da temere riguardo a questa efficacia, poichè possiamo vedere che il successo della missione cattolica in Russia non è tanto grande neppure con un terreno tanto favorevole alla predicazione. La Russia non è divenuta cattolica dopo i dieci anni di duro lavoro da parte di ogni tipo di ordine missionario. La crescita del numero dei fedeli cattolici nel nostro paese è stata molto piccola. Per tutti coloro che sono un poco familiari con le realtà russe, i dati di 500-600mila fedeli, ripetutamente citati dall’Arcivescovo Kondrusiewicz, sembrano più che sopravvalutati. Allo stesso tempo, egli stesso ha dichiarato che il numero dei membri del suo gregge non è di fatto cambiato dagli anni 90. Per questa ragione è ancor più sorprendente che una provincia ecclesiastica sia stata creata per un così piccolo gregge, da affidare a un metropolita. L’impressione è che i cattolici russi abbiano solo due cose in crescita : strutture amministrative e titoli.
Mi pare che facciano esattamente la stessa cosa che fa il Patriarcato. Ormai sia lui che la Chiesa cattolica sono ridotti a carrozzoni dove tutto ci può stare purchè ci si metta il logo rispettivo di "cattolico" o "ortodosso". Poco importa di cosa ci sta dietro quel logo. Basta far numero, piccolo potere e modo di mantenere al clero il suo prestigio. Il Vangelo resta soltanto strumentale a tutto ciò. Avete mai visto alla TV la pubblicità dell'8%1000 alla Chiesa cattolica? perchè non si dice mai che la stragrande maggioranza di quella somma serve per mantenere i preti? Il Patriarcato di Mosca è la stessa cosa, per non parlare della greca "Chiesa di Stato".

Continuando sul tema dell’efficacia pastorale della Chiesa Cattolica, guardiamo all’Occidente dove essa è sempre stata tradizionalmente forte. In quasi ogni capitale europea, vi può essere mostrata una chiesa cattolica chiusa e un ex-seminario cattolico. La gente li ha abbandonati. Noi non ne esultiamo, poichè conosciamo le cause di queste tendenze, ovvero, lo spirito del consumismo, dell’edonismo, della permissività totale, che oggi si impongono attivamente sulla gente. Due grandi Chiese cristiane, la Cattolica e l’Ortodossa, dovrebbero opporsi assieme a tale spirito di questo mondo, piuttosto che competere in efficacia missionaria.
E invece, i predicatori della forte Chiesa Cattolica continuano a venire in Russia nella speranza di ricolmare i propri ranghi con persone spiritualmente nutrite e allevate nella tradizione ortodossa della debole Chiesa sorella. Precisamente a causa di questo sfruttamento dell’eredità ortodossa noi qualifichiamo invariabilmente la missione cattolica in Russia come proselitismo, vale a dire, come adescamento di persone da una tradizione all’altra.
Non vedo perchè gli ortodossi se sono "spiritualmente nutrite e allevate nella tradizione ortodossa " debbano convertirsi al cattolicesimo. Ci si domandi semmai perchè lo fanno …

L’attiva opera missionaria della Chiesa Cattolica nel nostro paese non ha nulla a che fare con la cura pastorale per il gregge già esistente. Il buon senso suggerisce che un certo numero di parrocchie cattoliche sarebbe sufficiente per questo scopo. Ma quale proposito se non il proselitismo può spiegare la presenza di ordini missionari Russia? Molti di loro hanno la missione indicata anche nei loro nomi, per esempio, ¡ Figli Missionari del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria (Claretiani), Sorelle Missionarie del Divino Amore, Donne Missionarie della Sacra Famiglia, etc. Altri ordini, come i verbisti, sono stati stabiliti fin dal principio come organizzazioni missionarie.
Rispondendo alle nostre proteste, i cattolici russi amano appellarsi alla libertà di coscienza, che secondo loro noi cercheremmo di restringere. Essi ribattono che i russi vengono da loro solo di propria libera volontà. Senza negare l’esistenza di tali casi, faremo notare che una simile “libera scelta” è normalmente ben preparata e fertilizzata con uno sforzo missionario preliminare. Un conto è se una persona giunge da sè in una chiesa cattolica, e un altro se vi è condotta a forza di spinte di gomito di un missionario. E i casi del secondo tipo sono un bel poò numerosi.
Siamo pure contrari a che i cattolici qualifichino come “non credenti” quelli tra i nostri compatrioti che sono stati battezzati nella Chiesa Ortodossa o che si identificano con la cultura ortodossa, e tale è quasi tutta la popolazione russa etnica della Federazione Russa, così come quella di altri popoli tradizionalmente ortodossi della CSI e del Baltico. Anche se non tutti sono attivamente coinvolti nella vita della Chiesa, se sono considerati non credenti, allora nello stesso modo anche la stragrande maggioranza dei cattolici in Europa Occidentale e nelle Americhe può essere considerata come composta di non credenti.
Quanti in Italia sono stati battezzati nella Chiesa cattlolica e sono di fatto atei. Perché in Russia non dovrebbe essere lo stesso?

Ci rifiutiamo completamente di accettare la missione cattolica tra i bambini russi, specialmente gli orfani e quelli che sono cresciuti in famiglie a rischio. Per la maggior parte sono battezzati nella Chiesa Ortodossa, e pertanto ne sono membri a pieno titolo. I missionari cattolici, per lo più suore di vari ordini, vanno nelle scuole e negli orfanotrofi e sotto il pretesto della carità predicano lì i loro insegnamenti. Istituiscono pure orfanotrofi per i bambini senza casa che sono così numerosi per le strade delle città russe di oggi. In queste istituzioni, i piccoli russi, che spesso vengono da famiglie russe a basso reddito, sono convertiti al cattolicesimo. In tal modo si coltivano le fondamenta per una nuova provincia ecclesiastica. Naturalmente, nessuno chiede ai bambini russi se vogliono essere cattolici. Queste sono dirette violazioni della libertà di coscienza a cui spesso si riferiscono i nostri oppositori quando criticano la risposta ortodossa alla loro attività missionaria.
Quando io divenni ortodosso avevo con me degli orfani, ed i cattolici ricorsero al giudice per sostenere che io non potevo allevarli nella fede ortodossa e mi dovevano essere tolti. Il giudice sentenziò che chi legittimamente si prende cura dei bambini al posto dei genitori ha tutti i loro diritti, come tutti i loro doveri e che può allevarli nella sua fede. Mi sembra una elementare nozione di civiltà, facente parte di quell'"etica universale" a cui l'articolo faceva riferimento all'inizio. O qui non è più valida?

Non suggeriamo in alcun modo che i bambini senza casa dovrebbero essere lasciati soli nelle strade. La nostra Chiesa ha fatto grandi sforzi per restaurare le proprie opere sociali e caritative, proibite sotto il regime totalitario. E qui la cooperazione con la Chiesa Cattolica sarebbe proprio la cosa giusta da fare.
Tutto questo se si trattasse di Chiese in comunione. Ma non volete capire che non lo sono! Un dogma è definito dalla teologia cattolica: "una verità credere alla quale è necessario per la salvezza". Ebbene le suore salveranno i bambini insegnando loro a credere nell'infallibilità del papa.

Un lavoro caritativo congiunto diventerebbe un’eccellente forma pratica per la nostra cooperazione. Si dovrebbe notare in tutta onestà che questo in parte avviene, ma non con gli ordini cattolici che operano in Russia. In questa o quella regione russa, può esserci già un orfanotrofio ortodosso, ma le suore cattoliche, mostrando meraviglie di segretezza, vi fondano il loro orfanotrofio per allevare piccoli cattolici. Se avessero davvero a cuore i bambini invece della missione, perchè non portarli dagli ortodossi? Perchè non condividere la loro esperienza? Perchè non permettere che i bambini battezzati nella Chiesa Ortodossa ricevano istruzione religiosa da un prete ortodosso?
Ahimè, con rare eccezioni questo non avviene quasi mai. I cattolici che si prendono cura dei bambini russi normalmente non vogliono cooperare con i loro colleghi ortodossi, perchè apparentemente hanno compiti diversi. Per esempio, abbiamo informazioni attendibili che tre fratelli orfani minorenni nell’orfanotrofio cattolico di Novosibirsk, che sono stati battezzati e cresciuti nell’Ortodossia, non hanno il permesso di parlare con i propri padrini e di leggere libri ortodossi, e sono impediti con ogni mezzo possibile dal frequentare la Chiesa Ortodossa. Questo esempio non è una prova diretta di proselitismo? E vi sono molti esempi del genere in Russia. Un altro è l'attività di Madre Teresa di Calcutta a Mosca, dove è gestito un orfanotrofio per bambini senza casa. Nella capitale della Russia c’è un numero sufficiente di istituzioni caritative ortodosse che sono pronte alla cooperazione e allo scambio di esperienze con le Sorelle di Madre Teresa nel campo della carità e dell’aiuto ai poveri. Tuttavia, è evidente che le sorelle cattoliche non desiderano questo scambio e che agiscono senza venire in contatto con la Chiesa Ortodossa.
Riassumendo quanto ho detto, considero necessario affermare che in Russia abbiamo a che fare con deliberati sforzi missionari della Chiesa Cattolica Romana di espandere la propria presenza. La Chiesa Ortodossa Russia ritiene che sia precisamente per questi scopi, non per la “normale” cura del proprio gregge, che le quattro diocesi cattoliche sono state istituite nel nostro paese, assieme a un nuovo esarcato e a due nuove diocesi in regioni dell’Ucraina in cui i cattolici sono una piccola minoranza.
Dal suo punto di vista la chiesa cattolica fa il suo dovere cristiano!

In risposta la parte cattolica ha sempre portato la stessa contro-argomentazione, indicando le diocesi all'estero della Chiesa Ortodossa Russa, come le diocesi di Berlino, Bruxelles, Korsun, etc. I nostri oppositori sembrano riluttanti a osservare che le diocesi estere della Chiesa Ortodossa Russa sono etniche, non geografiche, in natura. In prevalenza si prendono cura della diaspora ortodossa di lingua russa, e non conducono missione tra la popolazione locale. Un vescovo della Chiesa Ortodossa Russa può avere sotto la sua giurisdizione diverse parrocchie in differenti paesi, come è il caso per la diocesi di Korsun che include le nostre parrocchie in Francia, Italia, Spagna e Svizzera. L’Arcivescovo di Argentina e Sud America basato a Buenos Aires si prende cura dei fedeli nel territorio dell'intera America meridionale! Così la nostra Chiesa non ha diviso alcun altro paese in diocesi come i cattolici hanno fatto in Russia. Non abbiamo creato, per esempio, una chiesa ortodossa locale in Italia o in Francia, anche se vi sono state numerose opportunità per farlo. Basti ricordare gli sforzi di Eugraph Kovalevski, un emigrante russo in Francia, che cercò di creare un rito latino ortodosso all’inizio e alla metà del XX secolo. La sua iniziativa ha incontrato un certo successo, e un movimento simile esiste tuttora. Ma noi ci rifiutiamo consapevolmente di sostenere questo e molti altri progetti simili poichè crediamo che l’Occidente sia prima di tutto un territorio di responsabilità pastorale della Chiesa Cattolica.
Proprio per questo la Chiesa Ortodossa Russa farà - prima o pio - perire tutte le parrocchie evangelizzatrici ortodosse sotto la sua giurisdizione. Quando io, da sacerdote cattolico divenni ortodosso, il mio ricevimento avvenne in tale segretezza (e tristezza) che sembrava che si commettesse un crimine anzichè accogliere nella gioia il figlio prodigo che tornava a casa....Altro guasto dell'ecumenismo. Fa malissino la Chiesa Ortodossa a non evangelizzare la vera fede in paesi eterodossi, venendo così meno alla volontà del suo Signore. Allora cosa si prega a fare nelle preghiere liturgiche "che gli erranti tornino alla santa chiesa cattolica" che "le eresie siano disperse con la forza dello Spirito Santo". O San Basilio è passato di moda per i chierici del Patriarcato di Mosca?! Possibile che non si rendano conto di quanto è assurdo confondere il piano delle relazioni umane e civili con quello delle questioni ecclesiologiche? Sul piano civile, la libertà religiosa è un fatto acclarato, e questa comporta il diritto di fare proselitismo e quello di cambiare religione. Purchè il proselitismo si faccia con mezzi leciti. Forse in Russia ancora no. Sul piano della fede le cose stanno altrimenti: il dovere dell'evangelizzazione non è solo verso i "non cristiani" ma anche verso quei cristiani che si sono distaccati dalla Parola Autentica della Verità Evangelica ed Ecclesiale. Così unanimamente tutti i Padri che hanno promosso missioni tra gli Ariani e gli altri eretici. Si pensi, per l'Italia a san Gregorio Magno.

Per la stessa ragione i nostri vescovi e preti non vanno in missione nelle scuole e nelle università in Italia, Francia e Belgio come i cattolici fanno in Russia.
E fanno male, per la ragione suddetta.

A dire il vero, la nostra Chiesa, potrebbe sfruttare la debolezza della Chiesa Cattolica in Europa occidentale, dove le chiese cattoliche sono state abbandonate, chiuse o vendute, per lanciare la nostra predicazione “alternativa”. Ma crediamo che i giovani occidentali debbano ascoltare la predicazione del proprio clero. E il punto non è la nostra “debolezza pastorale”. E’ che proprio non abbiamo alcuna strategia missionaria riguardo all’Occidente. La nostra presenza nei paesi occidentali è emersa a causa dell’emigrazione causata da numerosi eventi tragici nella nostra patria, quali rivoluzioni, guerre, disastri economici. Il popolo ortodosso russo è giunto e tuttora giunge in Occidente in cerca di asilo per una persona, o di una vita più stabile e sicura per un’altra. E’ nel loro diritto. E’ pure nel loro diritto avere le proprie chiese, i propri preti e vescovi. La Chiesa Russa in Occidente non è un invasore o un conquistatore spirituale. Noi non siamo intenzionati a competere con la Chiesa Cattolica in “efficacia pastorale”. Che ciascuno lavori nel suo campo spirituale
Ecco di nuovo la visione della spartizione di Yalta: io non invado te, tu non invadere me. Ma che c'entra col vangelo?

Vorremmo molto vedere la stessa comprensione e attitudine da parte della dirigenza vaticana nella sua politica riguardo alla Russia. Sfortunatamente, gli eventi recenti che violano la fragile fiducia stabilita con sforzi comuni nel periodo dopo il Vaticano II, hanno rafforzato molti ortodossi nella convinzione, formata da esempi di storia remota e non tanto remota, che quando la Russia e la Chiesa Russa sono in difficoltà, la Chiesa Cattolica cerca di rafforzarvi la propria posizione. Le più dolorose sono naturalmente le memorie associate con il severo tempo della rivoluzione del 1917 e della persecuzione contro la Chiesa da essa iniziata. Ricordiamo i martiri cattolici per la fede, ma è impossibile dimenticare la “politica orientale” del Vaticano che mirava a giungere a un accordo con i bolscevichi quando questi perseguitavano gli “scismatici”. Questo era esattamente ciò che facevano la commissione Pro Russia stabilita dalla Congregazione per le Chiese Orientali nel 1925 a Roma, e il suo capo Michel d¡¯Herbigny. In quel tempo ebbe luogo anche la fondazione di una diocesi cattolica nell’Estremo Oriente della Russia.
Speravamo che il Vaticano II avesse messo fine a questa politica verso la Russia e gli ortodossi russi quando descrisse la Chiesa Ortodossa come una Chiesa sorella. Questo cambiamento di attitudine verso di noi fu confermato dai 25 anni post-conciliari in cui si è tenuto un intenso dialogo teologico tra le due Chiese, e ci siamo trovati uniti di fronte a sfide provenienti da un mondo che perde la fede.
Segnali deludenti sono apparsi durante gli eventi della fine degli anni 80 e dei primi anni 90. La legalizzazione dei greco-cattolici in Ucraina occidentale è stata accompagnata dall'espulsione forzata degli ortodossi dalle loro chiese. Le chiese che appartenevano agli uniati prima della Seconda Guerra Mondiale erano state usate dagli ortodossi per cinquant'anni. Il compito era di trovare un modo ragionevole e privo di conflitti per uscire da quella difficile situazione che si era sviluppata come conseguenza dei tragici eventi della metà del XX secolo. La Chiesa Ortodossa Russa propose alla parte cattolica una soluzione di dialogo, e in breve si stabilì una commissione quadrupla che consisteva di rappresentanti della Chiesa Ortodossa Russa e di quella Ucraina, della Chiesa Greco-Cattolica e del Vaticano. I greco-cattolici, tuttavia, si ritirarono unilateralmente dalla commissione e continuarono la loro barbara campagna di severe persecuzioni contro gli ortodossi. Il Vaticano non è riuscito a fermare i greco-cattolici nel loro zelo insensato, anche se questo conflitto è uno dei due temi che si è iniziato a discutere urgentemente durante tutti i colloqui ufficiali con il Patriarcato di Mosca.
Anche il tempo vale solo quando fa comodo. Perchè gli uniati non avrebbero dovuto riprendersi le Chiese che erano state sottratte loro forzatamente? Il guaio è l'unia, ma non la si risolve con l'incorporazione forzata. Crea un effetto di ritorno.

Il secondo tema era quello del summenzionato proselitismo cattolico. Nei primi anni 90, un flusso di missionari, inclusi quelli cattolici fece ressa nello spazio religioso ora aperto dell'ex-Unione Sovietica. Questo ci ha fatto pensare se fosse appropriato usare il termine Chiesa sorella. Ma a quel tempo la parte ortodossa non abbandonò la sua intenzione di appianare i problemi esistenti in spirito di pace: incontri ufficiali tra delegazioni della Chiesa Ortodossa Russa e della Chiesa Cattolica Romana si sono tenuti molto spesso, quasi annualmente. Gli ultimi due hanno avuto luogo nel Novembre 1999 e nel Giugno 2000, con il prossimo incontro programmato per il febbraio di questo stesso anno. Il rimprovero di mancanza di desiderio di dialogo, mosso alla nostra Chiesa dal Cardinale Kasper, appare non corretto. Il problema è che questi incontri sono stati di fatto infruttuosi, dato che nel corso degli stessi incontri gli stessi temi ¨ il conflitto nell'Ucraina occidentale e il proselitismo ¨ sono stati discussi e sono stati presi certi impegni, ma la parte cattolica non si è affrettata a metterne qualcuno in pratica. Nondimeno, abbiamo continuato a stare pronti ai negoziati fino alla decisione del Vaticano di febbraio riguardo alle diocesi.
La nostra Chiesa ha condotto un dialogo con i cattolici russi. Fino a tempi molto recenti, avevamo nel nostro paese un Comitato Consultivo Interconfessionale Cristiano, presieduto congiuntamente dall’Arcivescovo T. Kondrusiewicz e dal Metropolita Kirill. Riponevamo grandi speranze nel lavoro di questo organismo, ma ora, dopo tutto ciò che è accaduto, il suo futuro è dubbio.
Vi sono tutte e le ragioni per dichiarare che la decisione del Vaticano sulle diocesi cattoliche in Russia è divenuta un vero disastro interconfessionale. Questo non è solo un conflitto tra la Chiesa Ortodossa Russa e la Chiesa Cattolica Romana, ma anche tra l’Ortodossia e il Cattolicesimo nel mondo. Il tentativo di presentare il conflitto come se fosse stato generato dall’inflessibilità della Chiesa Russa non ha prospettive, come non ne ha il desiderio di dividere le Chiese Ortodosse in buone e cattive, quelle aperte al dialogo con i cattolici e quelle inclini all’isolazionismo. Il Cardinale Kasper cita come esempio positivo la Chiesa Ortodossa di Antiochia. Ma il Patriarcato di Antiochia è stato il primo a condannare l’azione del Vaticano in Russia! E il Papa e Patriarca di Alessandria ha mandato persino una lettera al Papa di Roma, sostenendo pienamente la posizione della Chiesa Ortodossa Russa sull’istituzione delle diocesi cattoliche nel nostro paese. Sostegno per la nostra Chiesa è stato pure espresso dai patriarchi ortodossi di Serbia, Bulgaria e Romania e dal primate della Chiesa Ortodossa Polacca.
Pertanto, non è la cattiva Chiesa Russa ad aver fermato il suo dialogo con i cattolici, come ha scritto il Cardinale Kasper, ma è stato il Vaticano a iniziare un conflitto tra le due grandi tradizioni cristiane in un momento cruciale di crisi globale della civilizzazione. La situazione causata dall’istituzione di nuove strutture cattoliche in Russia ha molto in comune con quella degli inizi del XIII secolo, in cui patriarcati latini paralleli sono stati fondati durante le crociate nell’Oriente ortodosso. La cosa davvero coerente è che qui si fa penitenza per le crociate di quel tempo, mentre si rianimano trucchi e metodi antiquati per riportare le nostre relazioni a quel periodo. Naturalmente, nessuna Chiesa Ortodossa locale sarà in grado di affrontare la situazione con calma.
Non è oggi, comunque, che è sorto il problema: lo sviluppo generale delle relazioni tra il Vaticano e le Chiese Ortodosse è stato ultimamente tutt’altro che liscio. Sia sufficiente ricordare il fallimento della sessione plenaria della Commissione Internazionale Congiunta di Dialogo Teologico tra Gli Ortodossi e la Chiesa Cattolica Romana che ha avuto luogo a Baltimora, USA, nel Luglio 2000. Il tema di quella sessione era lo status delle Chiese Uniati. Le differenze tra le parti ortodossa e cattolica erano tanto grandi che non si è mai raggiunta una risoluzione mutuamente accettabile. Già a quel tempo era chiaro che una seria crisi era scoppiata nelle relazioni tra le chiese.
Tutto è stato impostato male fin dall'inizio. Cercare ciò che ci unisce invece di quello che ci divide è come andare dal medico a far esaminare gli organi sani. Occorre invece far ritornare il dialogo nel suo alveo corretto. Esaminare le differenze per rintracciare la Parola di Verità che la Chiesa Ortodossa è certa di aver conservato in pienezza. Ogni altro metodo porta solo alle disastrose conclusioni di un concilio di Ferrara-Firenze.

E’ ancor più evidente che questa crisi è rovinosa in un tempo in cui i cristiani in Oriente e in Occidente dovrebbero essere uniti quanto mai prima di fronte a processi pericolosi che hanno luogo nel mondo. Questi sono il regno dello spirito materialistico e consumistico, la dominazione del liberalismo totale che oblitera i valori tradizionali, la perdita di orientamento morale, la crescente minaccia di estremismo, terrorismo e altre manifestazioni di inimicizia interpersonale, e un’incredibile amarezza e collera. Dovremmo dare una risposta cristiana unita alle nuove realtà politiche :¨ la globalizzazione dell’economia mondiale, l’internazionalizzazione della legge e dei meccanismi decisionali e l’unificazione dell'Europa”. L’assenza di ogni menzione di valori religiosi nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, recentemente adottata, è allo stesso modo un nostro comune fallimento.
Anche a Ferrara-Firenze si forzò l'unione sulla base di situazioni storiche contingenti. Ma quel concilio dimostrò che non è questa la strada. Peccato che non abbiano imparato la lezione.

In questa situazione, i cristiani tradizionali, primi tra tutti ortodossi e cattolici, dovrebbero fermamente esortare l’umanità a ritornare ai fondamentali valori spirituali e morali, e reiterare Cristo e il Vangelo come le fondamenta più affidabili per un giusto e armonioso ordine sociale. Dobbiamo anche opporci risolutamente ai tentativi di mettere la religione ai margini della vita internazionale e sociale, di confinarla entro una cornice di comunità parrocchiale, casa privata o “ghetto” etnografico. A tal fine, la Chiesa dovrebbe avere la risolutezza di cambiare il mondo non nascondendosi dietro a uno schermo di slogan secolari e di costruzioni mentali ad essa alieni, siano essi il pluralismo, il tempo appropriato o la separazione dall’era costantiniana a cui si riferisce il Cardinale Kasper. La terminologia delle Sacre Scritture e dei Santi Padri è estremamente precisa, e quando è sostituita da nozioni alla moda e popolari di questa epoca la Chiesa perde acutezza di visione, divenendo temporale e apatica, e in ultimo fallisce nella propria missione. E’ deplorevole sentir giungere talvolta da Roma inflessioni da mentore, specialmente quando ci insegna la libertà di coscienza e il pluralismo religioso, dimenticando che questi possono essere a volte distruttivi sia per la società che per l’individuo se non sono bilanciate dall’opzione per la verità e la bont’à, opzione non accidentale ma coltivata dalla propria tradizione spirituale.
Ecco un'altra interessante e "nuova" nozione: i "cristiani tradizionali": che vuol dire? io sapevo che i cristiani si distinguevano in ortodossi ed eterodossi.

In Vaticano comprendono che, usando in una discussione inter-ecclesiale argomentazioni prese in prestito da dottrine sviluppate al di fuori della tradizione della Chiesa come risultato di sviluppo filosofico, e ispirate in molti modi dall’idea di liberarsi dall’influenza religiosa, essi indeboliscono, volontariamente o involontariamente, la loro stessa posizione? In Vaticano comprendono che la devastazione del dialogo inter-ecclesiale e le azioni anti-ortodosse sono a vantaggio delle forze che cercano di indebolire, umiliare e marginalizzare il cristianesimo? Il modo in cui molti mass media hanno coperto l’opera della Chiesa Cattolica ne sembra una prova. Noi i media li seguiamo attentamente, e non abbiamo notato di recente alcuna speciale solidarietà mostrata dalla stampa verso il Vaticano eccetto che per un singolo caso ¨ il suo confronto con la Chiesa Ortodossa Russa. Qui il sostegno è dalla parte del Vaticano. In tutto il resto, la Chiesa Cattolica è criticata e accusata di vari peccati.
Sfortunatamente, Roma ha ceduto alla tentazione di una facile espansione nel campo della Chiesa Ortodossa Russa. E il risultato è stato il tracollo delle nostre relazioni. E’ uno dei più grandi sbagli fatti dal Vaticano, e già appartiene alla storia. L'inizio del XXI secolo sarà così sempre ricordato come tempo di tragedia nelle relazioni tra le nostre due Chiese. Questo errore storico è difficile da rettificare per mezzo di passi diplomatici, attività politica o retorica propagandistica. La ferita è seria, e sorge la domanda: chi ha inflitto la ferita .chi è in grado di curarla? Ma noi siamo fiduciosi che il Signore la curerà scegliendo persone capaci di comprendere tutto il danno fatto a entrambe le Chiese da ciò che è accaduto.
Rivolgendosi ai suoi discepoli Cristo chiese loro se sono in grado di bere dalla coppa dalla quale Egli stesso beve. Queste parole del Salvatore sono dirette a tutti noi, ortodossi e cattolici. Se in obbedienza al Signore beviamo oggi insieme a quella coppa, allora, credo, il mondo potrà essere diverso. So che moltissimi cattolici condividono questa fiducia e sono pronti, insieme ai loro fratelli e sorelle ortodossi, ad agire in consapevolezza della propria responsabilità di fronte a Dio, alla storia e all'umanità. In queste azioni sta la garanzia non solo della riconciliazione, ma anche la restaurazione dell’unità della Chiesa per la quale il Salvatore pregò nel Getsemani.

Colombo da Priverno
08-08-02, 13:59
Parevano sgelarsi e invece sono improvvisamente peggiorati i rapporti tra il Vaticano e l'ortodossia russa. È ovvio domandarsi perché. Tentiamo di dare una risposta convincente a questo interrogativo, che ci permetta di conseguire una chiara comprensione dell'attuale stato delle relazioni tra Santa Sede romana e patriarcato russo. Necessario dapprima un rapido volo d'uccello sulla storia cristiana della Russia.

Una storica frattura
Le popolazioni vareghe che scesero a occupare la pianura sarmatica sono state evangelizzate da missionari provenienti dal Sud bizantino e dall'Ovest germanico. Il battesimo di queste genti avvenne nel 988 (per l'occasione, il pontefice romano Giovanni XV mandò in dono ai principi vareghi alcune reliquie di san Clemente, papa trovate proprio a Kherson e trasportate a Roma). Santa Olga e san Wladimiro, chiamati protoi apostoloi, sono all'origine di una popolazione "cattolica" per 66 anni rimasta nel grembo della Chiesa di Roma fino al 1054, data della spaccatura tra papato e patriarcato costantinopolitano, dal quale dipendeva la comunità cattolica varega. La consapevolezza dello scisma (il reciproco anatema è stato abolito da Athenagora e da Paolo VI nel 1976) penetrò nell'animo dei cristiani bizantini e russi impiegando decine e decine di anni. Attualmente la comunità dei cattolici ruteni si considera la legittima erede del cristianesimo di mille anni fa. Ugualmente pensano gli ortodossi (il millennio della fede è stato solennemente celebrato in Russia nel 1988).

Il territorio canonico
Il concetto di "territorio canonico" riservato all'ortodossia russa, da Mosca ritenuto come propria zona esclusiva di evangelizzazione e di attività pastorale, storicamente non esisteva nel primo millennio di cristianesimo, data l'unità cristiana. E, sotto l'aspetto biblico, l'insegnamento e l'orizzonte evangelico sono totalmente aperti a tutti i battezzati, senza nessuna riserva.
Da dove arriva dunque il concetto di "territorio canonico"? Nel secondo millennio della storia del cristianesimo, caratterizzato dalla frantumazione della comunità cristiana, con l'avvento della separazione di Costantinopoli da Roma nel 1054 e con il crollo di Bizanzio a opera dei turchi nel 1453, l'unità millennaria dell'Impero bizantino si sbriciolò e travolse anche la struttura ecclesiastica. Sotto l'aspetto della dottrina, l'ortodossia salvò intatto, magari sclerotizzato, il patrimonio della fede. Sotto l'aspetto della giurisdizione non conservò l'unità ecclesiale poiché, mediante l'autocefalia assoluta, la comunità cristiana orientale, già unita e unica, si ridistribuì, dividendosi, secondo un criterio nazionalistico, predominante anche se non esclusivo (la Chiesa ortodossa bulgara, ad esempio, ha seguito il principio razziale o filetico, che ora si sviluppa sempre più, soprattutto nelle due Americhe e tra i russi dispersi).

Legittime riserve cattoliche
Giustamente allora ci possiamo chiedere: se a Roma sorgono comunità ortodosse di ubbidienza patriarcale russa, si può dire che la capitale d'Italia e del cattolicesimo - sia "territorio canonico" del patriarcato di Mosca? E se all'interno del patriarcato russo, già nel secolo scorso, si sono formate - sotto gli zar - comunità diverse, si può forse dire che queste hanno violato il "territorio canonico" dell'ortodossia autocefala russa? Non sembrerebbe.
Poste queste premesse, è difficile vedere una "canonicità" di territorio, come sostiene con insistenza il patriarcato russo. Tanto più che l'insorgere dell'autocefalismo, ci sembra evidente, è di matrice nazionalistica. Oggi, poi, non ci risulta che la Chiesa ortodossa russa sia Chiesa di Stato, anche se costituisce la predominante presenza religiosa nella Federazione russa.
Mons. Kondrusiewicz, ora vescovo dell'arcidiocesi della Madre di Dio, senza fare polemica, risponde all'accusa degli ortodossi in modo pacato e chiaro: 1) la Chiesa cattolica non vuole fare proselitismo in mezzo alla popolazione ortodossa, ma intende prestare servizio religioso ai cittadini russi, cattolici già da generazioni; 2) il proselitismo non ha senso né da parte ortodossa verso i cattolici, né da parte cattolica verso gli ortodossi, poiché sia gli uni sia gli altri già possiedono quanto è necessario alla salvezza, cioè l'adesione personale a Cristo; 3) non si può impedire all'azione dello Spirito di agire come meglio crede, né alle persone da lui animate di aderire al Signore Gesù e alla fede in lui, secondo la conoscenza che anche progressivamente ne acquisiscono. Questo però non è proselitismo, ma libertà di coscienza; 4) in tempo di ecumenismo, com' è il nostro, non ci si può più contrapporre, ma si deve cercare di collaborare per dissipare gli eventuali equivoci; 5) ogni Chiesa al suo interno ha il dovere e il diritto di provvedere al bene dei propri fedeli e quindi di ristrutturare la propria organizzazione ecclesiastica, riconoscendo alle altre Chiese lo stesso dovere e diritto; 6) è ovvio che anche la Chiesa cattolica, come del resto ogni altra confessione religiosa, rispetta la legislazione vigente nella Federazione russa.

Una primavera lontana
In questo quadro vanno inseriti il disgelo e poi l'irrigidimento nelle relazioni tra Chiesa cattolica e ortodossia russa (non già tra Vaticano e Federazione russa, poiché i rapporti diplomatici tra queste due ultime realtà sono buoni).
La Santa Sede ha proceduto, all'interno della Chiesa cattolica in Russia, alla riorganizzazione delle sue strutture: le quattro amministrazioni apostoliche cattoliche sono state elevate al grado giuridico di diocesi. La decisione di Roma di istituire diocesi in Russia è suggerita dalla stessa ragione per la quale Mosca ha creato diocesi ortodosse di ubbidienza moscovita al di fuori della Russia (a Berlino, Bruxelles, Vienna): servire i propri fedeli.
Immediata una conseguenza: il Santo Sinodo russo ha annullato la visita del card. Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani, prevista in febbraio a Mosca.
Proprio per evitare questa reazione ecumenicamente inopportuna, il patriarcato di Mosca era stato avvisato dal nunzio mons. Giorgio Zur della decisione romana di costituire una nuova provincia ecclesiastica cattolica in Russia. E, per delicatezza, per le nuove denominazioni diocesane Roma ha abbandonato il criterio di denominazione territoriale, per assumere quello agiografico dei santi patroni delle quattro cattedrali. Le amministrazioni apostoliche sono divenute: Mosca, arcidiocesi della Madre di Dio; Saratov, diocesi di san Clemente; Novosibirsk, diocesi della Trasfigurazione; Irkutsk, diocesi di san Giuseppe. Si completava così un'operazione giuridica che "ripristinava" le quattro vecchie strutture preesistenti all'era comunista.



Nereo Venturini
"Popoli" - Mensile internazionale dei Gesuiti

Leonardo (POL)
09-08-02, 09:39
Credo che la situazione che si è creata sia bloccata fino a quando non si scioglieranno dei misteri nella Chiesa Ortodossa Russa:

Il patriarcato deve decidere e chiarirsi al proprio interno se considera quella dei cattolici una vera chiesa o no. (x es. gli Ortodossi di P.Silvano non la considerano tale).

Allora:
1) se gli Ortodossi Russi, non considerano vera Chiesa, penso che i cattolici abbiano tutte le loro ragioni nello svolgere la loro attività pastorale e questo non si capisce perchè dia fastidio agli ortodossi, che comunque continuano a dire e a sottolineare che i cattolici non aumentano di numero, anzi diminuiscono. Allora che paura hanno?

2) Se invece vengono considerati vera Chiesa, allora le cose si complicano di parecchio, sia sul lato teologico, dogmatico, sia dal lato pratico. E a mio modesto parere bisognerebbe fare i seguenti passi:
A) prima di tutto incontrarsi, (già questo nel 2002 è tragico e scandaloso, tutti i niet che arrivano dal Patriarca sono inconcepibili) e chiarirsi, eliminando tutte le differenze e cercare di arrivare alla piena comunione.
B)a questo punto le cose sarebbero tutte risolte, gli "uniati" scomparirebbero diventando parte della Chiesa ortodossa e i Latini di quelle terre curerebbero le persone di tradizione cattolica nei paesi del CSI a stretto contatto e coordinandosi con i fratelli ortodossi. Tutti con la stessa idea in testa: Cristo e la sua eredità.

Certo questo è il sogno di ogni credente, di ogni innamorato di Dio e dell'uomo.

Le difficoltà esistono e sembrano insormontabili: ferite storiche, dure a guarire, dubbi sospetti, invenzioni di territori canonici, coinvolgimenti politici e nazionalistici e tante altre posizioni diverse su libertà, povertà e sulla missione del cristiano.

La storia non va dimenticata, ci mancherebbe, però quello che è successo è successo e ricordiamoci che se non fosse esistito il regime comunista molto probabilmente in Ucraina l'80% della popolazione sarebbe greco-cattolica e non ortodossa ......... comunque anche questo fa parte della storia.

Un caro saluto all'ottimo moderatore.

Leo

vescovosilvano
09-08-02, 22:22
Sono sostanzialmente d'accordo col Leonardo. Ma non mi stanco di ripetere che è l'ecumenismo (che nasce dal relativismo delle cosiddetta "Teoria delle branche") e che non ha nulla a che vedere con un dialogo condotto seriamente e non diplomaticamente, è la causa di tutte queste ambiguità. Noi riteniamo che non appartiene alla Chiesa chi ha introdotto nuovi dogmi che i padri non hanno definito e chi non accetta quello che i Padri hanno definito ed anche chi si separa dalla prassi sacramentale della Chiesa in cose essenziali (come ad es. hanno fatto i romanocattolici sostituendo il Battesimo con l'infusione) o alterando il significato e l'ordine cronologico dei Sacramenti dell'Iniziazione...
Riteniamo invece che facciano ancora parte della Chiesa i neocalendaristi e gli ecumenisti (per questi ultimi con un po' più di dubbio se hanno passato certi limiti) fintanto che non ci sarà una condanna (da parte della Chiesa in un Concilio che tutti riunisca, o, in mancanza di questo, da parte del Signore al suo ritorno.
Questa posizione separa il nostro Sinodo dalle frange estremiste e fanatiche dei vecchiocalendaristi.
Noi pensiamo che non giova essere ambigui. Un "Oros" panortodosso sottoscritto da tre ( o quattro) patriarchi e da molti vescovi nel XVIII secolo stabilisce che l'"Unico Battesimo" professato nel Simbolo della fede è quello amministrato "nell'Unica Chiesa" ossia nella Chiesa Ortodossa e quindi gli eterosossi non possono essere veritieramente battezzati.
Capisco che questa posizione appare dura ai cattlici-romani (anche se appare troppo morbida alle fasce estremiste), ma è l'unica, al momento, chiara.
Perchè se si ritiene che una è vera Chiesa o si è in comunione, come nel caso delle Chiese concelebranti o non lo si è per un motivo di "resistenza" come noi nei confronti dei vecchiocalendaristi, quasi un ammonimento pedagogico perchè si emendino da un errore tuttora rimediabile. Nonb è però ammissibile una rottura di comunione tra due vere Chiese Locali per altri motivi.
La Chiesa Russa, anche se da data assai recente, considere la Chiesa romanocattolica, vera Chiesa, infatti riceve i convertiti con la sola confessione e professione di fede, nemmeno usa l'unzione del santo myro che talvolta si usa anche per riconciliare gli scismatici non eretici. Se non fosse così non potrebbe far riferimento alle nozioni quali "territorio canonico", ma cade in contreaddizione quando rivendica la sua esclusuiva giurisdizione sugli Uniati. E su questo problema si contraddixono anche i cattolici che ritengono gli Ortodossi muniti di veri mezzi di Grazia eppure mantengono in vita, anzi incrementano, queste comunità.