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Visualizza Versione Completa : papessa o papa "Giovanni"



vescovosilvano
07-08-02, 23:11
Nel Forum dei cattolici romani si è posto il problema della "papessa Giovanna". Vorrei sottoporre anche ai nostri forumisti la verità che c'è dietro: la damnatio memoriae che la chiesa romana ha fatto del grande (ma per loro troppo scomodo) papa Giovanni VIII

Esaminerò quindi tre punti: l'ortodossia della fede,la santità della vita, la morte da martire.

1 - L'Ortodossia della Dottrina -
Scrivono P. RANSON,M. TERESTCHENKOe L. MOTTE nel loro saggio "Storia dello Scisma":
" Dalla morte di Leone III all’anno 858, il popolo ortodosso di Roma riuscì ad imporre un suo candidato , malgrado le minacce dell’imperatore germanico. Già dal momento dell’elezione di Leone III grandi furono l’ansietà ed anche il terrore per una rappresaglia franca. L’elezione di Benedetto III fu interrotta dal partito germanico che impose per un momento il proprio candidato Anastasio, ma la folla assediò le porte della basilica costantiniana ove si teneva il sinodo incaricato di eleggere il nuovo papa. Alla morte di Benedetto fu eletto il primo papa germanofilo Nicola I. L’imperatore germanico Ludwig accorse e fece svolgere l’elezione alla sua presenza. Prestissimo Nicola I volle imporre la sua autorità su tutta la chiesa e applicò alla sua tiara e al suo regno la dottrina della predestinazione. Scrisse al patriarca della Nuova Roma, San Fozio il Grande, che “la Chiesa di Roma aveva meritato il diritto al potere assoluto ed aveva ricevuto il governo di tutte le pecorelle di Cristo”. Un po’ più tardi, furioso di non aver ottenuto il riconoscimento delle sua innovazioni da San Fozio, scrisse direttamente al popolo, al clero e all’Imperatore di Costantinopoli delle lettere piene di ostilità e di odio in cui il patriarca è chiamato “Signor Fozio” , “adultero”, “omicida” ed “ebreo”. In Bulgaria benediceva la missione del vescovo Formoso, uno dei capi del partito filogermanico, ed autorizzava l’aggiunta del Filioque al Credo nonché altre riforme o pratiche tipiche delle chiese franche.
Quest'atteggiamento provocò la reazione della Chiesa di Costantinopoli e San Fozio, d’accordo con il suo Sinodo, inviò un’enciclica a tutte le Chiese nella quale denunciava la situazione creata in Bulgaria e il dogma del Filioque. Un concilio si tenne a Costantinopoli nell’867, alla presenza dei delegati dei patriarchi orientali, che anatematizzò le dottrine denunciate da san Fozio, in particolare l’eresia del Filioque e la sua aggiunta al Credo di Nicea-Costantinopoli in Bulgaria. Più di mille firme testimoniarono contro il dogma franco che, come afferma San Fozio, scinde la Santa Trinità in due, poiché instaura due sorgenti nella Divinità, finendo così nel paganesimo. Dopo la partenza per l’esilio del patriarca Fozio, il papa Nicola I fece organizzare a Costantinopoli nell’869 un concilio di 18 vescovi nel quale la persona di San Fozio fu condannata, senza che nessuna eresia gli potesse essere rimproverata. Bisogna dire che Nicola I in Roma non osò mai imporre il Filioque per paura del popolo romano fedele alla Fede Ortodossa. Nicola I d’altronde non cessava di trovare difficoltà con i romani dell’Italia del Sud e anche con quelli delle Gallie che erano rimasti scossi dalla sua concezione totalitaria dell’antica “etnarchia”. Quando morì, era ormai sostenuto solo dai teologi franchi filioquisti che egli aveva mobilitato contro il patriarca e l’imperatore di Costantinopoli, senza peraltro fare il nome di San Fozio la cui scienza e santità erano note ai romani ortodossi della Gallia.
Dopo un papa di transizione, Adriano, il partito romano ebbe nuovamente il sopravvento e l’arcidiacono Giovanni, divenuto Giovanni VIII, salì al trono patriarcale di Roma. Giovanni VIII che la storiografia occidentale ha lasciato per molto tempo da parte - e ciò in parte a causa della falsificazione delle fonti, ormai ammessa dagli storici -, fu un grande papa della Romanità , della statura dei Leone Magno e dei Gregorio Magno. Gerarca attento e prudente, fino alla morte dell’imperatore Ludwig II nell’875, seppe utilizzare il partito germanico, senza pur dare ad esso un ruolo decisionale. Al momento però nel quale la minaccia germanica scomparve con la morte dell’imperatore, depose, scomunicò e anatematizzò i vescovi “nicolaiti” che avevano aggiunto il Filioque in Bulgaria ed in particolare il vescovo Formoso. Scelse un candidato all’impero tra i carolingi, il re di “Francia” Carlo il Calvo che era il più moderato e il più lontano dall’Italia e gli impose una “donazione” che liberava le elezioni dei papi dalla presenza dei legati imperiali. Così tentava di preservare Roma da un nuovo Nicola imposto dal partito germanofilo. Dopo la disfatta e la morte di Carlo il Calvo, lasciò in sospeso la successione che egli cercava di controllare, movendo i vari candidati gli uni contro gli altri. Fallì alla fine perché il re Carlo il Grosso invase Roma e fece avvelenare Giovanni VIII che fu poi finito a colpi di scure. Questo periodo di tempo che Giovanni VIII riuscì a dare al trono dell’antica Roma, se da un lato fece entrare la capitale in un periodo di disordini e di incertezze, dall’altro doveva contribuire a cambiare l’aspetto delle cose. Da una parte la disorganizzazione politica in Italia provocata dalla vacanza del trono imperiale occidentale permise alle truppe di Basilio I di avanzare in modo decisivo in Italia e di liberare momentaneamente i romani della regione ; dall’altra parte i legati di Giovanni VIII poterono assistere e riconoscere le decisioni del Concilio dell’879 presieduto da San Fozio, di nuovo in possesso del suo trono patriarcale.
A questo concilio tutti patriarchi vennero rappresentati e San Fozio fu riconosciuto da tutto il mondo quale Patriarca della Nuova Roma. Così colava a picco tutta l’opera di Nicola I. L’inalterabilità del Simbolo della fede e la condanna di ogni aggiunta furono proclamate ufficialmente benché Giovanni VIII avesse domandato che i franchi non venissero nominati e ciò per prudenza. I legati della Chiesa di Roma chiamarono l’aggiunta del Filioque un “inqualificabile insulto ai Padri”, Giovanni VIII scrisse una lettera a San Fozio nella quale condannava in termini velati, ma fermi, i germano-franchi e l’aggiunta del Filioque : “Noi li mettiamo dalla parte di Giuda, poiché essi hanno lacerato le membra del Cristo”. Questo concilio dell’879 che riconobbe l’ecumenicità del VII Concilio ebbe tutti i caratteri di un Concilio Ecumenico e la chiesa Ortodossa lo riconosce ormai(almeno da parte di alcuni: Nota mia) come l’VIII Ecumenico." Le vicende narrate in questo lucido saggio dimostrano che Giovanni VIII lottò, campione ormai quasi solitario in un Occidente che s'imbarbariva perché la fede Ortodossa fosse salvaguardata. Due erano i nemici dell'Ortodossia in questo periodo oscuro per la sede romana: la alterazione del Simbolo e la pretesa di primato giurisdizionale che papa Nicola aveva avanzato. Ebbene risulta chiaro che Giovanni VIII resistette all'una ed all'altra: condannò vigorosamente l'aggiunta. Il testo della splendida lettera citata c'è conservato ed è reperibile nel MANSI - Conciliorum…, è veramente uno degli ultimi insegnamenti da vero Padre della Chiesa che provengono dalla cattedra di Roma antica. Per quanto riguarda il primato ebbe di esso la concezione ortodossa della conciliarità e delle precedenze della pentarchia come dimostra la sua partecipazione all'VIII Sinodo ed il suo rispetto per la giurisdizione patriarcale di Costantinopoli.
In conclusione di questo primo punto, citando ancora da quel saggio:" Il pontificato di Giovanni VIII segna dunque un momento decisivo e mal conosciuto della storia dello “scisma”, perché rappresenta l’ultima grande resistenza dei romani dell’antica Roma e dell’Occidente nei confronti della spinta germano-franca contro il trono ortodosso di Roma."
Analoghe asserzione si possono trovare nel libro di Giovanni S. Romanides - Franchi, Romani Feudalesimo e Dottrina - Un percorso storico e teologico alle radici della separazione dell’Occidente dall’Oriente. Va inoltre citato il libro di Lamprillos - La mistificatione fatale, che io ho più volte citato nel mio commentario al Simbolo della fede.

2)- La santità della vita.
La storiografia occidentale ha fatto di tutto per far scomparire prima (il suo ritratto non c'è nella serie del papi nella basilica di San Paolo sulla via Ostiense, ed il mito della “papessa” Giovanna è una invenzione per colmare la lacuna delle date dalla morte del predecessore all'avvento del successore) ed alterare, poi, la luminosa figura dell'ultimo grande papa ortodosso della vecchia Roma. Oggi, fortunatamente tutti gli storici seri concordano nell'alterazione e cercano restituire a Giovanni la statura di Padre della Chiesa che merita, gli ortodossi, di difensore di una legittima posizione, i cattolici ed i laici. Srive p.Patric Ranson " Il nous semble donc que ce n'est pas aller contre la piété que d'écrire l'histoire de celui que saint Photios nommait son ami et qu'il loue pour son courage et pour son orthodoxie, le pape de l'ancienne Rome Jean VIÎI, grâce à qui, une fois pour toutes, la papauté orthodoxe condamna a papauté hérétique. Jean VIII a partagé avec son ami Photios la haine et les critiques des germano-francs de l'époque carolingienne, qui ont transmis à leurs descendants une hostilité telle qu'ils ont cru longtemps bon de falsifier les documents historiques et d'user de fausses légendes contre ces deux confesseurs. Mais le pape Jean, que ses ennemis finirent par empoisonner et qui fut même achevé à coup de hache, n'a pas toujours été reconnu par les orthodoxes comme un vrai confesseur et un martyr. La raison en est l'influence des sources." E ancora:" La connaissance des textes, que notre époque favorise parfois, a permis de démontrer le caractère fallacieux de toutes ces accusations et il ne reste plus grand'chose aujourd'hui de cette seconde condamnation de Photios : on n'oserait plus guère affirmer comme jadis le cardinal Baronius, que Photios est un monstre sorti de l'enfer, funestum aliquid ab unis infernis proditum, ou comme, il n'y a pas si longtemps, le cardinal Herengôther, répétant Fleury, que Photios était «un parfait hypocrite, agissant en scélérat et parlant en saint». Les deux cardinaux qui passent encore pour des historiens ont été réfutés par leurs successeurs, en particulier par l'auteur tchèque Dvornick." E devo ancora dare la parola a P.Patric, perchè non saprei meglio di lui esprimermi " Pourtant, si l'on sait que saint Grégoire le Grand a été le symbole de la résistance romaïque, son successeur n'a pas été le Pape Nicolas 1er mais le Pape Jean VIII. Encore diacre, Jean VIII écrivit une biographie de Grégoire le Grand, ce qui, dans le contexte de l'Eglise de Rome de cette époque-là, prend bien évidemment l'allure d'un symbole. De cette façon, il manifestait qu'il n'était pas du parti germano-franc, mais du parti romain et orthodoxe.
L'oeuvre de Jean VIII est aussi importante, voire plus encore que celle de Grégoire le Grand : comme lui, il lutta contre les barbares et, comme lui, il dut le faire par la ruse ; comme lui, il affirma l'universalité de l'Eglise et l'égalité des sièges patriarcaux, rejetant fermement l'idée qu'un seul siège puisse avoir une autorité absolue ;
comme Grégoire le Grand qui bénit les missions chrétiennes en Bretagne, Jean VIII fit oeuvre missionnaire en aidant les saints Cyrille et Méthode dans leur tâche sans cesse menacée par les Francs. Ajoutons qu'il confessa l'orthodoxie dans un concile oecuménique et, par ses légats, fit rejeter l'hérésie du Filioque. Malheureusement, il dut agir dans un climat encore plus difficile que saint Grégoire et son oeuvre a été à ce point ambiguë et secrète que de nombreux historiens partant sur les présupposés de la science occidentale héritée des Francs ont dû renoncer à en restituer le sens. Si nous rejetons ces présupposés et si nous voyons en Jean VIII un grand pape romaïque orthodoxe otage des barbares et risquant sa vie pour confesser la foi, secret par nécessité, ambigu par politique, l'ami de saint Photios devient l'ami de tous ceux qui dans ces temps difficiles de l'oecuménisme où les faux frères sont dans l'Eglise même, essayent de confesser la foi orthodoxe qui a affermi l'univers."
Con San Fozio Giovanni VIII visse le sofferenza di un secolo difficile, tempi calamitosi per la Chiesa, ma ancor più di San Fozio visse tribolazioni senza numero perché doveva lottare dalla posizione svantaggiata di una Roma ormai preda dei barbari e che già aveva visto un Nicola allontanarsi dalla retta dottrina, e sul problema della processione dello Spirito Santo e sul problema del primato. Eppure, ispirandosi sempre al suo grande predecessore, San Gregorio Dialogo del quale aveva scritto la Vita, non vacillò mai e tenne ferma la posizione della fede e della Tradizione della Chiesa fino alla fine che fu la fine di un Martire.

3 - Il Martirio.
Che Giovanni sia Martire non v'è dubbio. Infatti, egli è fatto assassinare a causa della sua fedeltà alla Chiesa ed alla fede dei suoi Padri. E' fatto assassinare perché alla volontà dei potenti del momento ed alla gloria effimera che essi gli avrebbero potuto assicurare, preferì la gloria eterna che il Signore dà a coloro che combattono la buona battaglia fino alla fine e terminano la corsa avendo conservato la fede, come scrive l'Apostolo Paolo a Timoteo.
Avvelenato resiste al veleno ed è finito a colpi di scure (o di martello, secondo la diversità delle fonti). La Chiesa Romana non gli tributò nemmeno gli onori funebri consueti per i suoi vescovi, per la paura dei dominatori franchi, e lo seppellì frettolosamente. Ignoto è il luogo della sua sepoltura. Era il 16 Dicembre dell'anno 882.

er uagh
05-11-06, 20:20
Di questo argomento se ne parla pure qui:

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=297725

Se vi interessa, fateci un salto...

DanielGi.
06-11-06, 09:49
Uno dei brani citati dal vescovo Silvano è riportato interamente nel sito del suo ex diacono, attualmente sacerdote, padre Daniele :

www.orthodoxia.it

La traduzione fu fatta da mio marito di beata memoria.

Per gli altri scritti citati, ovvero quelli di padre Patric Ranson, i suoi testi sono in vendita presso la

Fraternitè ortodoxe Saint Gregorie Palamas

Boulevard de Sebastopol

75004 PARIS

FRANCIA

DanielGi.
06-11-06, 09:54
Ho acquistato sulle bancarelle il testo sulla papessa Giovanna di Alain Boreau.

Successivamente è apparso in libreria un'altro testo dello stesso autore,

Satana Eretico

Pur essendo maturati nello stesso ambito frequentato da padre patric Ranson, questi testi sono in pratica testi universitari, quindi non di amena o scorrevole lettura...

comunque non li ho sottomano in questo momento. Stanno godendo sonni beati in montagna, in attesa o di una mia visita o della prossima estate.