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Visualizza Versione Completa : Antisemitismo Nazionalsocialista, Volontà di Sterminio, Pragmatismo.



Pieffebi
16-08-02, 16:50
In una lettera privata del 1919 (citata in nota da Hilberg) il signor Adolf Hitler , si è cimentato in una "dotta" distinzione fra "antisemitismo emotivo" (che dava origine a fenomeni come i progrom)" ed "antisemitismo della ragione", che invece se messo in atto da un "governo potente" poteva sfociare in "misure pianificate contro gli ebrei" con la possibilità, alla fine della loro "eliminazione totale" (Entfernung). Dunque la mentalità e l'ideologia di Hitler sulla questione son ben definti fin dalle origini della sua attività politica nell'organizzazione fanatica del partito dei lavoratori tedeschi, poi nazionalsocialista.
Essendo questo antisemitismo della ragione "non emotivo", doveva ovviamente fare i conti con la realtà, ossia con i problemi pratici di attuazione, e con parametri come: l'opportunità e la sostenibilità morale presso il popolo tedesco, ovviamento inquinato dalla morale "giudaico-cristiana". In ogni istante, al di là dell'auspicio finale chiarissimo, si doveva adottare evidentemente il provvedimento in quel momento migliore sul piano "della ragione", secondo una decisione che, al di là del quadro ideologico ispiratore, assumesse le caratteristiche di un provvedimento burocratico efficiente, secondo la logica del massimo risultato con il minimo sforzo, e dell'economicità, speditezza della soluzione.
Sul piano ideologico i nazisti erano convinti che gli ebrei andassero allontanati dalla Germania, per liberare i tedeschi da questi "parassiti" e da ogni possibilità di ulteriore contaminazione razziale, culturale, psicologica. I nazisti sostenevano al contempo però che il giudaismo aveva ormai un'influenza cosmopolitica, mondiale. Anche fuori dalla Germania e dall'Europa "i giudei" avrebbero continuato ad essere dei nemici mortali. Hitler disse persino che era opportuno che detto nemico permanesse, perchè era preferibile avere un nemico visibile che uno invisibile.
Ovviamente non avere più nemici "all'interno", in un modo o nell'altro, era comunque un obiettivo fondamentale per condurre la lotta, e per il "bene del popolo tedesco".
Nella chiusa de "La mia Battaglia" il signor Adolf Hitler, un "antisemita" ed un "razzista" della ragione, esprime retoricamente l'obiettivo finale della lotta nazionalsocialista:
" Un popolo che nell'epoca della mescolanza delle razze pensa ai migliori elementi delle propria stirpe dovrà essere un giorno il Signore del Mondo ".
Questo lucido delirio è lo scopo finale di lungo periodo del nazionalsocialismo hitleriano.
La politica di "allevamento" (Himmler aveva lavorato in un allevamento di polli e paragonava evidentemente le sue SS ai pennuti) e "selezione" razziale, in questo delirio fra il mistico e lo scientistico, è fondamentale ed è strettamente connessa con la logica della distruzione del giudaismo.
L'antisemitismo era un sentimento diffuso in certi ambienti.
Nel 1920 il signor Hans Knoden, menbro del XLI reggimento di "guardie bavaresi" scrisse a Gustav von Kahar delle profetiche "Raccomandazioni per la soluzione della questione ebraica" in cui si poteva legger che:
1) gli ebrei dovevano recarsi in aree di raccolta stabilite entro le 24-48 ore e poi trasportati in capi di concentramento;
2) gli ebrei che avessero opposto resistenza a tal misure dovevano essere giustiziati e subire la confisca dei beni;
3) i tedeschi che avessero fornito aiuto e conforto agli ebrei avrebbero dovuto subire la stessa sorte;
4) in caso di rappresaglie dell'Intesa, si dovevano prendere immediati provvedimenti, ossia lasciar morire gli ebrei di fame. Ad un'effettiva invasione da parte delle potenze alleate si doveva rispondere con il massacro immediato di tutti gli ebrei;;
5) l'internamento degli ebrei doceva continuare finchè la Germania fosse stata minacciata da nemici esterni o interni. Nel caso in cui gli ebrei fossero sopravvissuti a tale internamento e fossero stati eliminati i nemici interni ed esterni del paese, gli ebrei restanti dovevano essere espulsi dalla Germania in Palestina, e tutti i loro beni dovevano essere confiscati. Il ritorno in Germania di un qualsiasi ebreo sarebbe stato un reato da punire con la pena capitale.
Qui "soluzione finale sterminazionista" e "soluzione finale territoriale" sono addirittura un tutt'uno. Quello che appare chiaro è che la vita degli ebrei non vale nulla, che essi possono essere trattati come ostaggi senza nessun riguardo alla loro vita e al loro benessere. Che la decisione fra sterminio (per fame o per massacro) ed evacuazione o emigrazione è legata unicamente alla situzione politica generale, a fattori esterni, pratici . Nella mente di questo tedesco estremista e "antisemita della ragione" la relazione fra soluzione territoriale e soluzione sterminazionista è solo invertita rispetto a quella che sarà attuata in pratica venti anni dopo, per il resto ......le somiglianze sono impressionanti.
Anche la paventata deportazione degli ebrei in Madascar nel 1940/41 voleva fare dei milioni di giudei ivi trasportati degli ostaggi nei confronti del potere mondiale della finanza ebraica che "muoveva" le potenze avverse alla Germania Nazionalsocialista. Anche in quel caso detti ostaggi erano destinati ad una vita molto grama, o alla distruzione.
Tralascerò di citare i deliri incredibili scritti dal maestro di Hitler, il signor Eckart in testi assurdi come "Il bolscevismo da Mosè a Lenin: dialogo fra Hitler e me", se non per il finale che anticipa un famoso discorso di Hitler di qualche anno dopo, dove si profetizza che se "i giudei" avessero persistito nella loro volontà di distruggere la Germania e il mondo, la conseguenza sarebbe stata la loro stessa disturzione. Ossia avrebbero provocato la distruzione di se stessi.
Tutte le ideologie criminali hanno la caratteristica di criminalizzare le loro vittime, il nazismo sia di criminalizzarle che disumanizzarle .
Il signor Lundendorff amava invece, come risulta dalle sue memorie, paragonare gli ebrei a muffe, funghi e parassiti (come poi goerign, goebbles, himmler con le loro similitudini fra "giudei" e "pidocchi", che non dovettero essere estranee all'utilizzo di un certo prodotto per sterminare tanto gli uni che gli altri. Una macabra e criminale ironia pratica tipica dell'ideologia delirane del nazismo).
Del signor Julius Streicher e delle sue pubbliche proclamazioni sterminazioniste, che tartufescamente vengono minimizzate dai negazionisti, abbiamo già detto. Il signor Streicher tuttavia preferiva paragonare gli ebrei ai diavoli e ai demoni. Sia lui che Goebbles definivano i "giudei" come "antirazza" (Unrasse) che costituiva un "ascesso sul corpo della nazione tedesca".
Altra gentile definizione del "giudaismo" data dal razzismo nazista è quella dell'idra "a molte teste", fra le quali ovviamente: capitalismo finanziario internazionale, bolscevismo, liberalismo, democrazia....
Hitler in "Mein Kampf" usa tutte le varianti possibili per definire i giudei:
- personificazione del diavolo;
- contaminazione del sangue ariano;
- fermento di decomposizione;
- sanguisughe e vampiri;
- trasmettitori di prostituzione e sifilide;;
- bacilli nocivi;
- avvelenatori;
- pestilenza;
- bastardi dalle gambe storte;
- creature maleodoranti;
- spugne;
- funghi;
- manovratori della borsa;
- razza differente;
- burattinai.
Nel testo delirante assunto come vangelo, questo sì veramente satanico, anche dagli attuali epigoni del nazionalsocialismo, quasi tutti rigorosi negazionisti olocaustici, la vita di dodicimila ebrei è considerata nulla. Hitler dice che se si fossero gassati loro (ovviamente bacilli malefici) si sarebbe salvata probabilmente la vita ad un milione di "degnissimi" germanici.
A lor signori fare le proporzioni e trarre le conclusioni.
Del resto nel 1941 il signor Hitler aveva pomosamente ricordato come il suo maestro Eckart gli aveva riferito di aver conosciuto un solo ebreo decoroso, tal Otto Wininger, che contagiato dall'odio di sè, nel clima antisemita che lo circondava, non potendo sopportare di essere un ebreo, si era tolta la vita.
Per Hitler l'unico ebreo accettabile era, dunque, l'ebreo morto, non quello emigrato in luoghi dove poteva ancora comandare la finanza internazionale e nuocere al popolo tedesco.
Ovviamente però un ebreo in america era meno pericolo di un ebreo in europa o di un ebreo in germania..... era dunque anche in tal caso una questione di "gerarchia di priorità" secondo una valutazione dei problemi, in chiave antisemita, non emotiva ma "razionale" e come diremmo noi....pragmatica.
Secondo la testimonianza di Rauschning presidente del senato di Danzica (pubblicate nel 1938 e nel 1940!!!!!) , il signor Hitler sosteneva, anche in conversazioni private tutti questi concetti, giungendo a dire che nel mondo "non vi possono essere due popoli eletti e che l'ebreo doveva essere senz'altro la creazione di "un dio differente", per cui se si definiva uomo un ariano per l'ebreo si doveva trovare un altro termine.
Uccidere gli ebrei non era dunque omicidio o genocidio, al più era come massacrare esseri viventi di una specie diversa e avversa, inferiore e parassita .
La mentalità, l'ideologia, la psicologia del nazionalsocialismo contenevano in sè la giustificazione morale, scientifica e religiosa dell'Olocausto, fin dal principio....anche se questi venne attuato quando si potè "razionalmente attuarlo", e quando le altre soluzioni sperimentate, nel processo di distruzione progressiva, dovettero essere una dopo l'altra accantonate. Le circostanze offrirono a Hitler e Himmelr la possibilità di passare ad attuare la misura ideale e perfetta: lo sterminio dei parassiti subumani e satanici giudei.
Come dice Hilberg : " La disturzione degli ebrei non fu tanto (o soltanto) il prodotto di leggi e ordini quanto di spirito, di convinzioni condivise, di consonanza e sincronizzazione ", ciò nondimeno fu un processo burocratico progressivo in cui "i singoli protagonisti dell'apparato eseguivano una fase senza normalmente essere consapevoli di quelle successive e senza avere una visione d'insieme", che apparteneva soltanto, con tutta probabilità a Hitler e non a moltissimi altri gerarchi del partito, e superburocrati dello Stato Nazionalsocialista.
Quanto alle balle propagandistiche degli ammiratori di tale regime di fanatici razzisti assassini, che tali resterebbero anche senza la fase finale sterminazionista del processo genocida di distruzione degli ebrei d'Europa, voglio ricordare quanto asserito a più riprese dal prof. Wolfgang Scheffler, professore di Storia contemporanea all'Università di Berlino e consulente nei processi contro numerosi criminali nazisti, compreso il famoso assassino depravato Klaus Barbie (il boia di Lione):
Detto eminente storico ed esperto, analizzando per "Ragionamenti sui fatti e immagini della Storia" del giugno 1995, la tattica dei negazionisti, e dei nazistoidi loro adoratori ricorda che detti pseudo-studiosi senza dubbio " vivono di sbagli inesattezze, contraddizioni di cui è piena la letteratura dal 45 in poi, come è anche naturale " e aggiunge che " è un vero e proprio scandalo che la gente venga presa in giro con queste storie ", ricordando come sul piano storiografico egli si sia astenuto da ogni discussione sulle responsabilità legate alla soluzione finale e alla sua realtà storica " perchè si tratta di una disputa ideologica senza alcun riguardo per i fatti storici. E' legittimo discuterne, ma non ha niente a che vedere con il chiarimento dei fatti ".
I metodi dei negazionisti, compresi quelli di confrontare citazioni di storici diversi con diverse interpretazioni o descrizioni fattuali di un fenomeno, allo scopo di negarlo, sono del tutto paralleli a quelli usati dagli egittologi "revisionisti" che negano la paternità egizia delle piramidi, mobilitando fisici, chimici, meterologi, astronomi o PRESUNTI tali, per dar corpo ai loro dubbi (il lettore medio non è certo esperto in tutte dette discipline) e proprorre le loro ricostruzioni alternative, ritenute invece dimostratissime. Questa non è storiografia, non è revisionismo. E' legittimo discuterne ma non ha nulla a che fare con la ricerca della verità che nei suoi elementi essenziali è ben conosciuta da decenni. I fascisti italiani che rifiutarono di consegare ai tedeschi gli ebrei francesi, jugoslavi e greci....l'avevano già intuita, e avevano difeso l'onore della loro bandiera, cosa che la RSI ed i suoi epigoni nazificati, non hanno la capacità di fare.
Circa il momento dell'avvio della soluzione finale sterminazionista il professor Scheffler così si esprime: " io ritengo semplicemente che lo abbiano fatto nel momento in cui erano in grado di realizzarlo, quando ebbero lo spazio e le possibilità militari fomentarono un'iniziativa del genere, cioè negli anni 1941-42" .
Saluti liberali.