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Visualizza Versione Completa : I rincari e l'euro ... l'inflazione e l'ISTAT ... problemi economici e del Lavoro



la_pergola2000
22-08-02, 15:42
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


Caro red cloud
sarebbe interessante recuperare la discussione dell'anno scorso, prima delle elezioni, prima dell'entrata nell'euro sul fenomeno dei rincari che sarebbero venuti. Mi ricordo che qualcuno capì che noi eravamo contro l'entrata dell'euro, mentre analizzavo la propensione dei commercianti a rincarare nella confusione.
Oggi a distanza di un anno e mezzo questo fenomeno ha addirittura fatto esplodere una polemica fra l'istat e l'eurispes, dibattendo sul paniere e sui panieri sicuri.
Da quello che se ne legge la confusione regna in italia e nè la confesercenti, nè la confcomercio riescono a controllare i loro iscritti, per non parlare delle associazioni dei consumatori che fanno ancora più confusione.
Il povero consumatore non sa più che pesci pigliare.
Ciao a tutti.

lucifero
22-08-02, 17:17
me l'aspettavo che le associazioni di Commercianti promettessero e poi i singoli cercassero di guadagnarci sopra. Siamo in Italia. :ronf

ma il clamoroso è che tutto sembra essere aumentato e l'istat non se ne accorge... :eek:

O'Rei
22-08-02, 20:28
Originally posted by lucifero
me l'aspettavo che le associazioni di Commercianti promettessero e poi i singoli cercassero di guadagnarci sopra. Siamo in Italia. :ronf

ma il clamoroso è che tutto sembra essere aumentato e l'istat non se ne accorge... :eek:

Il bello dell'Istat è che non se ne mai accorta!! Negli anni passati dicevano che il tasso era intorno al 2/3% ma i prezzi aumentavano molto di più...alla fine il giochetto viene fuori e allora succede il casino

nuvolarossa
22-08-02, 21:31
Non mi e' possibile recuperare la discussione dell'anno scorso all'interno delle pagine del Forum di Politica Online.com ormai chiuso.
Per sommi capi dicevamo che con l'introduzione dell'euro ci sarebbe stato chi avrebbe approfittato per fare arrotondamenti non giustificati.....ed e' quello che sta accadendo.
Sull'allarmismo interessato che qualcuno urla, in questi giorni, alle orecchie del popolo consumatore, occorre porre un pacato ragionamento basato sulle statistiche di un istituto serio come e' l' ISTAT.
Dai dati Istat sembra che il tasso di inflazione su base annnua sia sul 2,3% (notizie di questa sera) che e' certamente distante da quello programmato del 1,7% per fine annno 2002 e da quello di 1,4% programmato per l'anno 2003.....ma non mi sembrano differenze abissali ed incolmabili.
Per una migliore comprensione dell'argomento visitare il sito....:

http://www.istat.it/index.htm

e analizzare i dati forniti in modo critico senza pregiudizi di sorta.....d'altronde l'ISTAT.....c'era anche prima con il CSX......e non e' che di punto e in bianco si sia messa al servizio di questo governo che la sinistra girotondista vorrebbe portare al giudizio del popolo sulle piazze d'Italia in un moderna versione dell'assalto alla Bastiglia.

nuvolarossa
22-08-02, 21:57
Inflazione / Quanto incideranno gli aumenti su ogni famiglia

ROMA

Le polemiche estive sull'inflazione, che qualcuno definisce «poco serie», approderanno a settembre nelle aule del Parlamento. Intanto i consumatori continuano la loro “crociata” contro il carovita fornendo nuove cifre sul peso in più che gli italiani saranno chiamati a sostenere aprendo ulteriormente il loro portafogli. E oggi potrebbero vedere concretizzarsi ulteriormente le loro preoccupazioni quando le città campione forniranno i primi dati sull'inflazione in agosto che, secondo gli analisti, potrebbe crescere al 2,3% dal 2,2% di luglio. A settembre, ha annunciato ieri il presidente della Commissione Attività produttive di Montecitorio, Bruno Tabacci, si avvierà un'indagine conoscitiva chiamando a “deporre” alla Camera tutti i soggetti interessati: dalle associazioni dei consumatori in poi. Tabacci non esclude che si possa arrivare a modificare la composizione del paniere Istat tanto criticato dai consumatori: «Verificheremo - dice - e se è il caso cambieremo, evitando così questa imbarazzante discussione che è poco seria».
Il presidente della Commissione Finanze di Montecitorio, Giorgio La Malfa, ritiene che un confronto sull'argomento sia utile, ma avverte: «Fino a prova di colpa, dolo o incapacità non me la sento di associarmi alle accuse all'Istat. A meno che non ci siano delle prove ci penserei 5 volte ad attaccare l'istituto». La Malfa si dice infine favorevole ad un confronto sull'argomento: «Si può avviare un tavolo e ragionare sulle tariffe. Non è mai sbagliato farlo, sono favorevole alla discussione. Ma sui prezzi - conclude - più che un osservatorio non si può fare».
Intanto dal Ministero delle Attività Produttive si annuncia una vera e propria “operazione trasparenza prezzi” che dovrebbe scattare in autunno. Un'iniziativa basata sulla creazione di nuclei speciali di polizia municipale che si occupino di speculazioni commerciali, sul potenziamento dell'Osservatorio prezzi presso Unioncamere e sul rifinanziamento del fondo per l'informatizzazione degli esercizi commerciali, per attivare il trasferimento in tempo reale dei dati di vendita (prezzo, quantità, prodotto e via dicendo) all'Istituto di statistica. Dall'opposizione, intanto, si chiedono chiarimenti: Tiziano Treu della Margherita annuncia che alla ripresa chiederà informazioni, anche perchè la situazione appare «preoccupante» soprattutto sul fronte dei rinnovi contrattuali. Mentre è più politica la presa di posizione di Beppe Fioroni, sempre della Margherita, che attacca il ministro Buttiglione “reo” di aver dato un “7+” all'azione svolta ad oggi dal Governo: «L'unico 7+ - afferma - è il tasso che raggiungerà l'inflazione», e attacca l'esecutivo per «la vergognosa latitanza sui prezzi». Il fronte consumatori rimane sempre “caldo”: Paolo Landi, dell'Adiconsum, chiede al governo di dare «un segnale forte contro il caro prezzi, congelando e rinviando di alcuni mesi gli aumenti delle tariffe già previste per settembre quali la luce, il gas, l'acqua, i trasporti, eccetera». Landi chiede inoltre di aprire da settembre un tavolo anti-speculazioni. Mentre l'Aduc ha trovato un simbolo del carovita: il cetriolo. L'associazione chiede infatti ai consumatori di boicottare l'ortaggio il cui prezzo - sottolinea - è cresciuto di oltre il 400% in pochissimo tempo. E dall'Adusbef si forniscono i conti del “salasso”: gli aumenti dei prezzi e gli arrotondamenti da euro hanno un'incidenza di 1.000 euro per famiglia, per una spesa aggiuntiva di 20 miliardi di euro. Elio Lannutti se la prende poi con il capo del Dipartimento statistiche economiche dell'Istat, Andrea Mancini: «Ci accusa di falsi allarmi, che alimenterebbero la rincorsa agli aumenti - dice - per l'Istat, che l'Intesa non vuole sostituire con Istituti privati, sarebbe preferibile la totale omertà». L'intesa dei consumatori (secondo l'incremento medio sarà di 950 euro l'anno a famiglia) sollecita dunque un incontro urgente a Palazzo Chigi per decidere «iniziative concrete» contro questa emorragia del potere d'acquisto. E mentre nei mercati il coro della protesta è univoco - «è tutto aumentato» - il segretario generale dell' Ugl, Stefano Cetica, sottolinea come sia necessario convocare le parti sociali, istituire un osservatorio dei prezzi e varare un'incisiva azione dell'esecutivo in tema di tariffe». Dal canto suo, il neo-presidente della Cna, Ivan Malavasi, è categorico: «Il governo non può limitarsi a smentite più o meno tranquillizzanti. Deve avviare al più presto un tavolo di presidio dei prezzi, dove tutti i soggetti economici e sociali possono confrontare dati e impressioni. Se fosse vera la ripresa dell'inflazione, l'autunno sarà infiammato». Infine, l'associazione Telefono Blu mette in guardia i consumatori: attenzione a non dar conto agli allarmismi e, soprattutto, alla contrapposizione politica sull'argomento prezzi. «Anche perchè i dirigenti Istat sono gli stessi di un anno e mezzo fa - ricorda - quando alla guida del paese c'era un Governo di segno opposto».

la_pergola2000
23-08-02, 14:44
Comunque al di là delle cifre e delle battaglie fra due enti preposti all'analisi dei prezzi, c'è stata una confusione sia da parte del cd che del cs.
Del cs che aveva avviato, anche con l'appoggio dei repubblicani la nostra adesione all'euro, non aveva però costituito un osservatorio dei prezzi e il suo impegno si basava più che altro ad acquisire pezzi di asociazionismo, come confesercenti, confcommercio associazioni dei consumatori.
Il cd dopo aver ereditato ciò dal centrosinistra non ha a sua volta capito quello che poteva essere l'impatto del cambiamento di moneta in uno stato , specialmente in Italia dove da alcuni anni c'era stato un abbassamento dell'inflazione. I commercianti mordevano il freno, per cui gli si è presentata l'occasione, nell'inverno di quest'anno ci sono state le gelate per cui prima con gli ortaggi, poi con altro hanno cominciato ad aumentare i prezzi.
Ora con i nuovi contratti, ha ragione Pezzotta, c'è il rischio di una rotta di collisione con l'inflazione, quella vera, speriamo che tutto ciò non accada e che la televisione e i giornali non bombardino continuamente gli italiani con eccessivi allarmismi.
Non è una questione di dx e sin, questo è un problema generale che tocca un pò tutti.
Non è questione che uno sia più o meno monetarista, o filo o post keinesiano, le soluzioni ci sono, basta che tutti, compreso il popolo italiano, non si facciano troppo influenzare.
Mi ricordo negli anni '70 durante la grande inflazione, che si mangiò tutto il miracolo economico italiano, iniziò con l'aumento del petrolio, ci fù una corsa degli italiani a comprare qualsiasi cosa, cominiciarono a mettere da parte migliaia di tonnellate di zucchero, sale olio, tanto da creare una inflazione di oltre il 10% che alcuni istituti stranieri davano al 20%,
Ci furono i governi Spadolini ad intervenire su quella situazione, poi altri governi proseguirono nel risanamento, non ci vorremmo ritrovare ancora come in quel periodo.
Ciao.
Mi ricordo che qualcuno intervenne accusandomi di essere contro l'Europa, mentre cercavo di far capire che ogni cambiamento comporta dei movimenti tali che possono sfuggire a dei governanti più attenti.

Garibaldi
26-08-02, 08:22
l'inflazione la stanno facendo gli amici dei catto-comunisti per far cascare il governo del cavaliere?!?!!
ma non facciamoci riconoscere ??!!?!?
Ma l'inflazione che c'e ora e' quella che c'era anche prima con il CSX!!!!
E' da annic he c'e questo tasso fisso di inflazione!?!!!

nuvolarossa
29-08-02, 18:56
Inflazione, l’Ocse promuove gli «standard» dell’Italia

di ANTONIO PENNACCHIONI

L’OCSE sta per pubblicare un rapporto sull'inflazione nel quale vengono formulate raccomandazioni ai paesi aderenti all'organizzazione. Nel report l'Italia verrebbe sostanzialmente promossa, perchè «già soddisfa molti degli standard richiesti». Lo ha anticipato il direttore del servizio statistico dell'Ocse, Enrico Giovannini. Il rapporto, «che mette a confronto gli approcci di tutti i Paesi Ocse nel calcolo dei prezzi al consumo», dovrebbe essere pronto a fine settembre.

E da parte sua il Fondo monetario internazionale difende il metodo di calcolo utilizzato dall’Istat per l’inflazione e annuncia una visita tecnica in Italia dopo la presentazione della Finanziaria.

Intanto stretta fra l'incudine dei parametri del patto di Stabilità e il martello di una Finanziaria leggera, la maggioranza è alla ricerca di risorse per far quadrare i conti pubblici. In base alle prime indiscrezioni sulla manovra economica da 20 miliardi di euro, si delinea un ricorso a sanatorie e condoni, che tra l’altro, secondo la Commissione Ue, non creerebbero problemi al patto di stabilità che comunque non subirà variazioni.
Questa ipotesi provoca però anche dissensi. Il presidente della commissione Finanze della Camera, Giorgio La Malfa, ammonisce contro il rischio di conseguenze devastanti.

nuvolarossa
01-09-02, 10:11
ISTAT, Rapporto sull’Italia Edizione 2001, Bologna, Il Mulino, 2001, pp. 184 , euro 9,30

Una guida preziosa non solo per gli “addetti ai lavori” che mette a disposizione dati elaborati sulla congiuntura economica, su imprese, terziario, servizi.
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tratto da il Pensiero Mazziniano (http://www.domusmazziniana.it/ami/)

nuvolarossa
18-09-02, 17:56
Quello che aspettano i repubblicani dalla prossima finanziaria

Si è appreso ieri che il 26 o il 27 settembre, con qualche giorno di anticipo, il Consiglio dei Ministri dovrebbe varare la finanziaria per il prossimo anno. Questa è sicuramente una buona notizia, serve se non altro a mettere la parola fine a quel balletto di cifre e di voci che purtroppo anche esponenti della maggioranza e del governo hanno contribuito ad alimentare.

Dalla finanziaria ci aspettiamo però altre due buone notizie. La prima, che si faccia definitiva chiarezza sulla situazione dei conti pubblici. Sappiamo bene che il governo attuale ha ereditato una situazione pesante; che ha dovuto rimediare - come ha ricordato il presidente della Confindustria D'Amato - ad una precedente finanziaria che aveva distribuito 35.000 miliardi in bonus fiscali (e, aggiungiamo noi, a fini elettorali). E' anche vero, però, che l'incertezza sulle cifre dura da troppo tempo e contribuisce ad alimentare le critiche dell'opposizione e, soprattutto, i dubbi nel paese.

La seconda buona notizia che ci aspettiamo è una coerente politica economica, capace per un verso di riprendere quella via del risanamento dei conti pubblici alla quale si è richiamato il Presidente Ciampi, e per altro verso di stimolare la crescita, che rimane tuttora modesta. E per fare questo, per puntare su tale duplice obiettivo, c'è bisogno di riforme strutturali. Se sono necessari sacrifici, sarà bene parlare chiaro al paese e agli italiani.

D'altro canto la situazione economica internazionale è difficile, proprio ieri il Fondo Monetario, nel suo "Rapporto annuale 2002", ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita. E l'Italia non è né può essere un'isola felice: questa è una favola alla quale crede solo Rutelli. Basta, d'altro canto, guardare alla vicina Germania - una volta esempio di stabilità finanziaria e motore dello sviluppo - per capire quanto gravi siano le condizioni dell'economia mondiale e quanto difficili le politiche strutturali.

Dunque, chiarezza e decisione. Questo si aspettano i repubblicani dalla finanziaria. E se chiarezza e decisione significano anche sacrifici, non per questo il PRI - da sempre sostenitore di una politica di rigore quale necessaria premessa per una politica di sviluppo - farà venire meno il suo modesto sostegno al governo. Anzi, si sentirà maggiormente impegnato in questa direzione.

Roma, 18 settembre 2002
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tratto dal sito web del
http://www.prilombardia.it/imgs/pri.gif (http://www.pri.it)

nuvolarossa
10-10-02, 22:40
http://www.frangipane.it/archivio/settembre2002/20020918.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/archiviox.gif (http://www.frangipane.it/archivio.htm)

nuvolarossa
22-10-02, 17:16
dall'Osservatorio dell'ISTAT risulta che l'inflazione sale ad ottobre al 2,7%
Incremento dello 0,3% dei prezzi al consumo rispetto al mese di settembre.
Anche in ottobre l'inflazione non rallenta e segna un aumento del 2,7% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.

nuvolarossa
30-10-02, 22:14
http://www.frangipane.it/archivio/maggio2001/20010525.gif

tratto da
http://www.frangipane.it/archiviox.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
17-12-02, 16:13
L'inflazione in Novembre al 2,8%

Continua l'impennata dei prezzi a novembre. Il dato definitivo dell'Istat, che conferma la stima provvisoria, fa registrare un aumento mensile dell'indice per l'intera collettività (con e senza tabacchi) dello 0,3% (stessa variazione di ottobre) e un incremento tendenziale del 2,8% (contro il 2,7% di ottobre). Aumenti notevoli anche per l'indice armonizzato Ue, che mette a segno un +0,3% mensile e un 2,9% congiunturale.
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tratto da radiocor, 17 dicembre 2002

PiZeta
17-12-02, 18:59
L'ISTAT registra un fenomeno che, dopo l'introduzione dell'EURO (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&postid=137448#post137448), era già di piena evidenza per tutti i consumatori, ahimè!

Piuttosto, c'è da chiedersi se, alla luce del sensibile aumento del tasso d'inflazione (che poi significa perdita di potere d'acquisto dei consumatori italiani e di competitività del sistema Italia nel suo complesso), il Governo, anzichè nascondersi dietro il dito di politiche come il congelamento delle tariffe pubbliche per decreto-legge, avrà la forza di fare ciò che è davvero necessario: riformare i settori dell'economia (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=2114&highlight=riformare) - pubblica e privata - la cui dinamica, al netto degli effetti legati al cambio, genera inflazione; più in generale, fare le riforme che servono per la competitività del Paese.

A mio modesto avviso, è opportuno che il Governo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=9153&highlight=governo) questa forza la trovi presto perchè, in questo quadro economico-congiunturale, c'è il serio rischio che ulteriori aumenti dell'inflazione finiscano per mettere in discussione uno dei pilastri su cui si regge la coalizione: il Patto per l'Italia (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=18093&highlight=patto).

PiZeta
18-12-02, 19:18
Da IL SOLE 24 ORE.com

In calo l'inflazione nella zona euro

A novembre l'inflazione annua della zona euro è stata del 2,2%, in calo rispetto al 2,3% di ottobre (stabile al 2,1% nell'intera Ue). Lo rende noto Eurostat confermando la stima flash. A novembre 2001 l'andamento dei prezzi al consumo era del 2,1% (1,8% intera Ue). L'inflazione «core» è rimasta al 2,3% (stesso livello di ottobre). In Italia l'inflazione ha segnato un 2,9% (dato provvisorio). Era al 2,8% ad ottobre.

Garibaldi
19-12-02, 13:23
A me l'inflazione mi fa un baffo !!!!
Tanto quando vado a fare benzina
metto sempre dieci euro ??!?!!?
:-00N

mcandry
19-12-02, 13:30
:fru

nuvolarossa
28-12-02, 20:12
http://www.lastampa.it/common/_img/nordovest120x60.gif
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CONFERMATI GLI INCREMENTI DI LUCE, GAS E PEDAGGI AUTOSTRADALI

Polemica sui prezzi, il Tesoro blocca gli aumenti Fs
Controlli stretti per i commercianti

ROMA - Le tariffe ferroviarie non aumenteranno, mentre quelle autostradali restano confermate all´1,52 per cento, anche se il Cipe ha congelato il nuovo criterio di definizione dei prezzi messo in cantiere dalla società di gestione. Confermati dall´Authority per l´Energia i rincari di luce e gas che, nel primo trimestre saliranno, rispettivamente, del 2,5% e del 2,2%, con un impatto sulla spesa delle famiglie tipo di ben 18 euro all'anno. I commercianti - infine - verranno rigorosamente monitorati e, se qualcuno farà il furbo e alzerà troppo i prezzi, verrà sanzionato. Dopo l´ammissione del presidente della Banca centrale europea, Wim Duisenberg - riguardo all´effetto-euro (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=15350&highlight=Duisenberg) sulla dinamica inflazionistica - gli aumenti tariffari decisi per il nuovo anno, avevano innescato una polemica rovente dell´opposizione e dei sindacati contro il governo, ritenuto responsabile di una scarsa vigilanza sul caro-vita. Il «congelamento» dei biglietti delle ferrovie è stato quindi la prima risposta concreta del Tesoro per frenare sul nascere una conflittualità, tanto più che tutti i fattori capaci di incidere sull´inflazione hanno una immediata eco nelle trattative sindacali in corso, a cominciare da quella del pubblico impiego. Per quanto riguarda le Ferrovie dello Stato, il ministero dell'Economia osserva che «i ventilati aumenti» di cui si è parlato in questi giorni rappresentano soltanto «ipotesi di lavoro formulate dalle società», peraltro «non condivise» dal governo «che le giudica eccessive». In merito alle tariffe delle autostrade, invece, il Cipe fa sapere che «ogni eventuale aggiornamento del sistema deve essere soggetto ad approfondimenti tecnici sia per gli aspetti economici sia per quelli giuridici» e che la «competenza diretta» è comunque del ministero delle Infrastrutture. Quanto al giro di vite sui commercianti, è il sottosegretario alle Attività produttive Mario Valducci ad annunciarlo: «Quest'anno ci sono state troppe anomalie sui prezzi e alcuni commercianti, fortunatamente pochi, sono stati disonesti. Il governo è pronto a punire pesantemente i casi più eclatanti». «Già da gennaio - dice ancora Valducci - potrebbe esserci un incontro con le regioni per studiare un progetto di riforma della legge 114 sul commercio che deve essere aggiornata» e, in parallelo, una trattativa con le Camere di commercio e le associazioni di categoria per avviare un monitoraggio più stringente dei prezzi. Fin qui la risposta che l´esecutivo ha provato a dare a chi già si disponeva ad una dura controversia. In particolare ieri è scesa nell´agone l´Intesa dei consumatori (che raccoglie Adoc, Federconsumatori, Codacons e Adusbef) per ricordare come, secondo i loro studi, l´inflazione vera starebbe al 6,6%, più del doppio di quella reale e oltre il triplo di quella programmata. Detto in soldoni, il risultato combinato di effetto-euro e aumento tariffario, infierirà sugli italiani con una stangatina da 298 euro l´anno, che non metterebbe nessuno alla fame se non fosse associata ad una caduta del potere di acquisto dei salari stimato - dalle medesime associazioni dei consumatori - in 1.505 euro in meno. Da qui le dispute, e soprattutto le recriminazioni: i sindacati che si trovano a parlare di contratti, non possono non tener conto di questa infiammata. «Smettiamo di fingere che va tutto bene - osserva il segretario confederale della Cisl Pierpaolo Baretta -. Il governo affronti con i sindacati (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=18093&highlight=patto) il tema del controllo delle tariffe e la nuova politica dei redditi». «Se la scelta politica è stata quella di non considerare il controllo dell'inflazione come oggetto di verifica tra le parti sociali - commenta il segretario confederale della Uil Adriano Musi (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=18093&highlight=musi) - nessuno ci venga a chiedere di seguire una politica salariale responsabile, basata sull'inflazione programmata che è sbagliata e irrealistica». Ma la polemica rischia di sfociare presto in agitazioni e scioperi, considerando il contratto del pubblico impiego ancora aperto. «L'inflazione giunta al 2,8% e gli annunciati aumenti delle tariffe - afferma Gian Paolo Patta, segretario confederale della Cgil - fanno ritenere totalmente infondata, per il 2003, l'inflazione all'1,4%. Gli effetti delle riduzioni Irpef sono stati ampiamente rimangiati e si attendono aumenti di tasse e tariffe locali causate dai tagli dei trasferimenti agli enti locali». Il governo, ricorda ancora Patta «si è rifiutato di riconoscere, per i dipendenti pubblici, aumenti contrattuali che tenessero conto di questo quadro. Lo scontro si sposta così al mese di gennaio sapendo che le confederazioni hanno avanzato richieste non adeguatamente coperte dagli stanziamenti in finanziaria».

Raffaello Masci

nuvolarossa
29-12-02, 14:27
In queste settimane in Italia va diffondendosi lo spirito antieuropeista di chi cerca di diffondere il concetto che l'inflazione vada attribuita all'introduzione della moneta unica.
Questa azione psicologica viene svolta indirettamente, oltre che dalle forze dichiaratamente antieuropeiste e quindi arretrate e conservatrici, anche da quelle forze che si richiamano al centro-sinistra e che vogliono instillare nel popolo la convinzione che i dati negativi dell'inflazione vadano ad essere addebitati solo ed unicamente alle politiche economiche del Governo, e cosi' facendo offrono una sponda a queste forze antieuropeiste e reazionarie.
In effetti sono anni che l'inflazione e' attestata tra il due ed il tre per cento ed anzi, proprio questa stabilita' inflattiva, dovrebbe far capire alle persone ragionevoli che l'Euro non ha influito per nulla se non solo ed esclusivamente sul piano psicologico.
La speranza e' che con la ripresa dell'anno le forze sindacali non si facciano irretire dagli aspetti psicologici ma sappiano valutare in concreto la realta' economica del Paese per impedire la nascita di una stagione di richieste salariali non aderenti alla realta' economica del Paese.

Con l'augurio di un Buon Fine Anno.

PiZeta
30-12-02, 00:28
Condivido il senso di quanto sostieni, NUVOLAROSSA.

La transizione all' EURO (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=15350&highlight=euro) ha comportato inflazione (ormai lo ammettono anche Prodi e Duisemberg), con perdita del potere d'acquisto che ha danneggiato soprattutto le categorie sociali a reddito medio-basso.

Però non scordiamoci che senza l' EURO (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=27064&highlight=euro) l'Italia non sarebbe riuscita a ridurre così rapidamente e strutturalmente il proprio deficit pubblico, da anni ormai imputabile solo alla spesa per interessi sul debito accumulato (pari a circa un terzo dell'intero debito pubblico europeo!).

Senza l' EURO (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=16788&highlight=euro), insomma, il Bel Paese assomiglierebbe molto all'Argentina, e le categorie sociali a reddito medio-basso starebbero decisamente peggio....

In ogni caso, il pericolo di una rincorsa prezzi-salari, con esiti disastrosi sull'economia italiana (ed europea), è reale e va scongiurato con l'unico strumento che anche nel recente passato ha prodotto in Italia ottimi risultati: una politica economica, basata su un accordo degli attori sociali (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=18093&highlight=euro) ed economici, finalizzata al contenimento dell'inflazione ed al rilancio della competitività.

nuvolarossa
03-01-03, 14:11
http://www.lastampa.it/common/_img/lastampaweb.gif
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L´Istat ribadisce: rilevazioni senza valore scientifico

ROMA

Dopo Ferragosto e Natale, non poteva mancare Capodanno. Luigi Biggeri, presidente dell´Istat, si è ormai abituato alle incursioni festive dei consumatori e dell´Eurispes, agli attacchi sul metodo di rilevazione dei prezzi, alle denunce di un´inflazione «reale» molto più alta di quella «ufficiale» calcolata dal suo istituto. Anche ieri in un certo senso se lo aspettava, ma questa volta Biggeri ha deciso di non replicare, di metter fine al botta e risposta con i consumatori.
Comprensibile del resto, dopo aver passato un anno e mezzo a rintuzzare ogni attacco, a spiegare la composizione del paniere dei prodotti, i pesi delle singole voci che lo compongono, i meccanismi di rilevazione dei prezzi. A ricordare che l´inflazione soggettiva, quella percepita da ciascuno di noi, non può coincidere con quella oggettiva, cioè il dato medio di crescita dei prezzi per l´intera collettività nazionale rilevato dall´Istat, che è un metro che non può andare bene a ciascun singolo individuo, e soprattutto a riportare in ogni occasione il confronto su una base scientifica, che per un professore di statistica, presidente dell´Istituto Nazionale di Statistica, è l´unica cosa che conta veramente. Non che Biggeri non si renda conto che qualche problema sul calcolo della crescita dei prezzi ci sia (lui stesso ha proposto di calcolare almeno tre dati di crescita dei prezzi al posto dell´unico dato per la collettività nazionale) ma il professore, come del resto il governo che difende senza riserve l´operato dell´Istat, si è ormai convinto che quelle rilevazioni sull´inflazione «fai da te» abbiano pochissima valenza tecnica, se non proprio nessuna. Così come le recentissime critiche dell´asse consumatori-Eurispes sulla composizione del nuovo paniere Istat, che sarà utilizzato per la prima volta in questo mese di gennaio per la rilevazione dei prezzi nelle città campione. «Le considerazioni critiche e i suggerimenti che ci sono stati avanzati sono stati valutati con attenzione sotto il profilo della loro validità tencico-scientifica, ma non possono essere assunti per contrattazioni e compromessi» aveva ricordato Biggeri appena il 30 dicembre scorso per ricordare a tutti che la statistica, anche se forse pare un po´ arida, è pur sempre una scienza.
Anche se, e questo Biggeri lo sa benissimo, l´inflazione è argomento sensibile, la crescita dei prezzi tangibile, le polemiche sull´attendibilità dei dati ufficiali molto pericolose.
C´è il rischio, che Biggeri ha più volte espresso al governo con preoccupazione, che la denuncia sistematica di un´inflazione reale fuori controllo e del tutto sganciata dai dati ufficiali crei a sua volta aspettative di inflazione. Vera questa volta, perché leggere che i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 30 per cento nel 2002, contro il misero 3,8 per cento rilevato dall´Istat, può davvero generare nuove e folli rincorse dei prezzi al consumo. Una di quelle «profezie che si autorealizzano», insomma, temutissime da politici ed economisti.
E se è così si spiegano benissimo il silenzio di Biggeri e la secca presa di posizione di ieri del ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano, secondo il quale «l´Istat resta l´unica fonte ufficiale per la rilevazione dei prezzi». Reazioni che spiegano come il problema dell´inflazione «fai da te» sia percepito sempre più come un problema soprattutto politico, e il governo guarda con forte sospetto al nutrito gruppetto di accademici, economisti e politici di sinistra che siedono nel board dell´Eurispes, e sempre meno tecnico.

m. sen.
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http://www.mediatime.net/edicola/mediatime_home.gif

la_pergola2000
03-01-03, 16:43
Mi sembrava strano che ogni volta che uscivano i dati dell'Istat c'era un dato Eurispes che usciva a ruota.
Ora secondo quando si legge sull'articolo, che ben ha fatto nuvola rossa a stampare, si evince chiaramente che l'Eurispes è un organo colorato e quindi schierato e quindi di parte e quindi d'opposizione, allora è molto difficile discutere sui dati.
Anche fra gli storici esistono personaggi che gramscianamene distinguono i fatti storici in buoni e cattivi, per cui la storia diventa di parte e non è più distinguibile con il tempo dove stà il male e il bene.
Non è che condivida pienamente i dati Istat come ho già detto sopra, il mercato reale è veramente diverso dai prezzi Istat, che sono però i prezzi del paniere, ora c'è in Italia una fascia di consumatori che non guarda per niente al paniere Istat, che se ne frega dei prezzi, che vuole godere la vita,
Ma la fascia con meno reddito, ed è la più grande, fa fatica a inseguire il rialzo dei prezzi.
Ripetendo allo sfinimento le critiche ai governi, dai tempi di Prodi, fino all'attuale, si doveva tenere un atteggiamento più cauto durante il cambio della moneta, perchè se è vero che con l'euro si possano avere dei vantaggi, nel cambio totale doveva essere previsto uno sbandamento della popolazione.
Comunque la guerra dei prezzi fra i due enti continua e bene ha fatto la Stampa ad evidenziare la differenza che c'è fra i due istituti di ricerca e di osservazione dei prezzi.

mcandry
04-01-03, 03:45
caro pergola credo proprio che non esista un solo dato che riguardi l'inflazione che possa ritenersi scevro da qualsivoglia interpretazione sui pesi dei singoli beni; quindi per mia natura di economista credo proprio che se come pare proprio la verità sia ben lontana dai dati dell'eurispes non penso minimanente che sia quella mostrata dall'istat

nuvolarossa
04-01-03, 14:26
Lo "scetticismo" di mcandry nei confronti dell'Istat non e' altro che la cartina di tornasole di quello che avverte, in questo momento, l'opinione pubblica.....e cioe' che esistano nel Paese due inflazioni:
una vera .... ed una fasulla.
Una reale, data da veri e non supposti aumenti dei beni e dei servizi ed una invece, artatamente ed artificiosamente tenuta sotto la soglia della verita' a scopi non confessabili dall'Istat ma, certamente manipolata contro il popolo consumatore.
Ma se cosi' fosse il divario tra l'inflazione reale e quella dell'Istat sarebbe dovuta salire a livelli paurosi ( da repubblica di weimar) visto che l' Istituto Centrale di Statistica (http://www.istat.it/Istituto/index.htm) opera nel Paese da oltre cinquant'anni ..... e, se cosi' fosse, dovrebbe appalesarsi in modo inequivoco ed evidente agli occhi di tutti ..... non essere solo una "sensazione" soggettiva.
A comporre i dati statistici in casa Istat (http://www.istat.it/Istituto/index.htm) partecipano numerosi laureati in Matematica e Scienze Statistiche .... basti pensare che, nel calcolo mensile dell'inflazione, concorrono ben 300.000 rilevazioni mensili ( trecentomila ) ..... che nelle 160 ore di lavoro mensile dei rilevatori fanno ben 1875 rilevazioni all'ora ..... in tutta Italia.
Si suol dire che la "matematica" non sia un'opinione ..... ma in un clima quotidiano di "cassandre" e di "sfascisti" quale e'' quello instaurato da un'opposizione politica demagoga e populista, girotondina e sfascista ...... tutto e' possibile .... ed anche le Scienze Statistiche diventano materia opinabile e di "destra" pur se svolte da un Istituto serio come l' Istat (http://www.istat.it/Istituto/index.htm) che opera al servizio del Paese da innumerevoli lustri.

la_pergola2000
04-01-03, 15:35
.......sono pienamente d'accordo sul commento all'Istat, non ho voluto dire prima tutto quello che pensavo sull'argomento, la situazione è proprio quella che ha illustrato così bene nuvola rossa.
Pensate se ci fossero due auditel, che cosa succederebbe? Un casino a dir poco, i dati avrebbero influenza sui contratti di pubblicità con tutto quello che ne consegue.
Così da una rilevazione statistica seria e autorevole, ma unica, dovrebbero discendere dei dati reali, se succedesse il contrario l'ente non sarebbe più autorevole ecc. ecc.
i dati non dovrebbero essere sbattuti in prima pagina alla guisa di una notizia di cronaca, ma illustrati ed analizzati con le dovute cautele tipiche del mercato, perchè se gli economisti tremano per le loro previsioni che potrebbero sballare da notizie così allarmanti, il consumatore si troverebbe ancora più indifeso.
I dati dovrebbero essere a fascie, come dicevo prima, ci sono strati della popolazione che vivono in modi diversi, i dati istat sono medie di tutto il territorio italiano, per cui strati diversi dati istat diversi.
I giornalisti e i titolisti dei giornali non sono degli statistici per cui spesso c'è questa discrepanza, mettiamoci anche l'Eurispes, la quale gramscianamente fa la sua parte ed allora "l'equazione" dei dati statitistici non si risolve.
Perchè, che vale dire un paio di scarpe costano 100 euro quando ci sono 20.000 qualità di scarpe da 10 euro a 400 euro, ed ancora, oggi giorno dimercato a Fano = Geox 60 euro, Tods a 60 euro, così via e sono le più care.
La coop di Pesaro panettone Motta e Pandoro = 1 euro, Ferrari Brut 8 euro, Moet e Chandon 13,92 euro e così via, la provincia di Pesaro non è paradigmatica per il tutto il territorio nazionale, ma se questi sono i prezzi delle coop gli altri non dovrebbero essere da meno, per il negozio sotto casa è leggermente differente, dove sono stati rivelati prezzi?, perchè quando si sente dire Venezia è la più cara, con Trieste, la meno cara Napoli, Roma e il Sud, con che metodi si sono fatte le rilevazioni, i 300 pezzi del paniere in quali aree geografiche e topografiche sono state rilevati ecc. ecc. facendo così si potrebbero avere approssivativamente dei dati e non sarebbero sicuramente dati certi.

ciao alla prossima.

mcandry
04-01-03, 19:53
cari amici miei non credo proprio che esistano due diverse rilevazioni statistico matematiche ma piuttosto che sia artificioso il componimento del paniere che ogni singola analisi prende in considerazione e quindi la mia analisi prescinde dal risultato finale che non ritengo sbagliato ma susseguente ad una scelta del paniere che risulta essere ben lontano rispetto ai tempi odierni e ai consumi di una famiglia media sia in eccesso (eurispes) sia per difetto (istat).

nuvolarossa
04-01-03, 20:29
Certo ..... la scelta degli elementi che compongono il paniere e' importantissima per avere dei risultati statistici che piu' si avvicinino alla realta' che si vuole analizzare e studiare.
Su questa sponda va ricordato che ad ogni inizio d'anno il nostro Istituto di Statistica provvede a modificare la composizione del paniere variando i "pesi" dei vari componenti .... togliendo quelli che non sono piu' di largo consumo ....ed inserendone di nuovi sulla spinta del rinnovamento dei consumi popolari...
Anche in queste settimane verra' aggiornato il paniere sulla stregua di quanto sopra ... cosi' come ad ogni inizio d'anno secondo quanto previsto dalle norme comunitarie .... ed in tale occasione ... viene anche ritarato il peso delle singole regioni nella "ponderazione" del calcolo nazionale.

Passando di "palla in frasca" volevo farvi notare la salita di valore dell'Euro che avviene ormai da parecchie settimane ...... in modo costante:
La nostra moneta comunitaria si sta attestando su dei valori che la faranno apprezzare sempre di piu' e sempre da nuovi mercati valutari.
Non so se avete fatto caso ....ma l'inizio di questa ascesa ha coinciso con la richiesta fatta dal Governo Irakeno (leggi Saddam Hussein) di vendere il greggio in valuta europea anziche' in valuta americana....questa richiesta venne accolta, ai primi di novembre 2002, sia dalla Banca Centrale Europea (BCE) che, per forza di cose, dalle Nazioni Unite ...... mica potevano dire di no !
Piano piano, secondo me, anche le altre aree petrolifere, se non vorranno essere tagliate fuori dal mercato, dovranno, per forza di cose, accettare pagamenti in euro .... e cosi' la nostra moneta salira' a vette mai pensate....o almeno cosi' spero...innescando un circolo virtuoso e sinergico anche fuori dall'area del petrolio .... affiancandosi con pari dignita' a quell'unica valuta che sino ad oggi ha imperversato su tutti i continenti ..... e cioe' il $.
Che bella cosa sarebbe se, in quelle aree, il 2003 portasse, assieme al buonsenso, anche un periodo di pace da tutti auspicato e, soprattutto, una maggior democratizzazione e laicita' dei popoli interessati !

Un fraterno saluto.

PiZeta
04-01-03, 20:59
Caro mcandry,

concordo con te sul fatto che la polemica ISTAT-EURISPES sul tasso di inflazione ponga - in ultima analisi - il problema della definizione del paniere di riferimento per la rilevazione e della sua coerenza con il comportamento dei consumatori.

A proposito di misure e panieri, vale la pena di aggiungere che un problema sostanzialmente analogo si pone per il calcolo delle variazioni del PIL (Prodotto Interno Lordo, indicatore della ricchezza nazionale prodotta in Italia), oggetto sul FOGLIO di due interessanti articoli di Francesco Forte (il primo era di questa estate, il secondo di qualche giorno fa).
Forte ha spiegato la contradditorietà dei dati congiunturali di PIL stagnante ed occupazione e consumo di energia elettrica in aumento con l'incapacità del paniere utilizzato da ISTAT di misurare correttamente le variazioni di PIL. In questo caso è opportuno segnalare che ISTAT utilizza un paniere definito nel 1995 (la NET ECONOMY stava nascendo...) e per il quale si raccomanda la revisione ogni 5 anni.

mcandry
05-01-03, 02:31
Approfitto dei due interventi precedenti il mio per fare due considerazioni telegrafiche.

La prima è che sono perfettamente daccordo con Pizeta e inoltre voglio aggiungere che è assolutamente impossibile quando si parla di economia, e quindi di inflazione, reddito nazionale e occupazione, avere dei risultati univoci ed incontrovertibili, questo perchè se i dati empirici fossero studiabili in un unico senso e portassero verso un'unica direzione sarebbe impossibile avere diverse teorie economiche ma se ne avrebbe una sola, quella giusta.

La seconda è di risposta a nuvolarossa. Vedi amico mio, già in questo forum ho affrontato il problema dell'apprezzamento dell'euro e quindi non voglio ulteriormente tediarvi, ma stiamo ben attenti perchè quest'apprezzamento farà slittare ancora di più la ripresa economica nel vecchio continente e peggiorerà ulteriormente, nel breve periodo, la recessione in atto tramutandola, come sta accadento, in stagnazione.


Ps. Voglio ringraziare tutti i forumisti perchè questo forum sta dimostrando quanto l'economia faccia parte del dna di noi repubblicani.

nuvolarossa
05-01-03, 04:31
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


Non credo che l'apprezzamento dell'euro comporti automaticamente uno slittamento della ripresa economica nell'area comunitaria .... ad esempio l'acquisto del petrolio avviene, se fatto in euro, a prezzi piu' vantaggiosi di prima e di conseguenza contribuisce a diminuire i costi di produzione e di trasporto dei beni prodotti ..... il vero pericolo secondo me starebbe non tanto nei fenomeni inflattivi tanto strombazzati dalla sinistra "sfascista" quanto in fenomeni di deflazione non facilmente governabili.
E' oggettivamente vero che siamo in un periodo di recessione piu' o meno forte ..... piu' forte e' in questo momento nei tre maggiori paesi industrializzati (Giappone, Germania e Stati Uniti) ... ma conseguentemente, anche come fenomeno negativo della globalizzazione, anche sui mercati comunitari ... conseguentemente, secondo me, il vero pericolo della recessione prima e della stagnazione poi e' quello che noi, in Europa, non siamo in grado di governare questi fenomeni in quantoche', privi di un vero potere politico centrale e schiavi del blocco di iniziativa creato dalle regole del patto di stabilita', non siamo in grado di determinare politiche atte a impedire che la gente "receda" dai propri acquisti e si determini di conseguenza il fenomeno della sovrapproduzione.
In un certo senso aveva ragione Berlusconi alcune settimane fa quando esortava gli italiani a spendere .... io aggiungo con "oculatezza" e con "criterio".
Tra le altre cose, in questo momento, una delle azioni che si potrebbero mettere in campo per combattere la recessione sarebbe quello della leva fiscale .... promessa dall'attuale Governo ... (in modo che la gente abbia piu' soldi da spendere) ... ma che, rischiando di peggiorare proprio quei conti pubblici che si vorrebbero tutelare, rischia di determinare l'effetto contrario a quello voluto.
E' una bella gatta da pelare credete !
Io per il momento continuo a vedere di buon occhio l'apprezzamento dell'euro ..... credo che intanto sia gia' una gran cosa cominciare ad avere fiducia in una moneta .... che non sia piu' il dollaro.
Penso ad esempio all'Argentina ... che aveva legato le sue fortune alla parita' forzosa con il dollaro e, dopo una decina d'anni, ha finito con il rimetterci il cotto e il crudo.

Un fraterno saluto.

mcandry
05-01-03, 04:43
caro amico mio che dirti, solo il tempo ci dirà chi avrà azzeccato la previsione ... io comunque resto pessimista.

che ne dici di lanciare un sondaggio su cosa pensano i forumisti dell'apprezzamento dell'euro?

ps. ti piace il quiz show su lycos?

nuvolarossa
05-01-03, 04:46
Il giochino e' stato ecccezzionale veramente !
Mi ci sono spassato tutto un pomeriggio ....
poi, per un rigurgito inflattivo, l'ho abbandonato.

mcandry
05-01-03, 04:48
sfida al volo?

nuvolarossa
05-01-03, 04:48
Sul sondaggio proposto puoi farlo tu direttamente.
Quando inserisci un nuovo argomento .... vedrai che in basso c'e una casella con scritto Yes! post a poll .... tu pasticcia pure quello che vuoi che poi, eventualmente, sistemo io il tutto.

mcandry
05-01-03, 04:50
ok ci provo ... :)

nuvolarossa
05-01-03, 04:50
Originally posted by mcandry
sfida al volo?
------------------------------------------------------
No grazie .... abbiamo gia' dato !

nuvolarossa
05-01-03, 04:51
Originally posted by mcandry
ok ci provo ... :)
--------------------------------------------------
Se provi ora .... aspetto ad andare tra le braccia di Morfeo.

nuvolarossa
05-01-03, 11:58
... cliccare per il sondaggio
proposto da mcandry ... (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=37974)

la_pergola2000
06-01-03, 12:56
senza pilota

L'apprezzamento dell'euro dato dalla richiesta internazionale ha un effetto, mentre un apprezzamento internazionale che effetto ha sul mercato interno?
Iniziar una discussione su questo tema potrebbe essre interessante perchè si vengono a creare scenari in cui l'Italia dovrebbe esser pronta ad operare nei prossimi anni.
anche se la gestione della moneta è europea, degli effetti benefici se ne dovrebbero avere.
Ma c'è sempre in agguato il mercato internazionale della moneta, se all'inizio con basso costo dell'euro si può avere un beneficio perchè si vende più euro, quindi c'è un guadagno, nel tempo si produce un trend di inflazione di moneta che dovrebbe esser preveduto.
E' l'Italia pronta a ciò?, il fantomatico leader Prodi, investito da Schiaffino in quel di porta a porta cosa ne dice?
E' sempre pronto con le sue decisioni sbagliate a dare la colpa ad altri?
Proviamoci.
Ciao e buona befana.

Oggi dentro casa ho raggiunto il colmo, pensate il compleanno di mia suocera cade il sei gennaio, sono proprio sfigato.

nuvolarossa
08-01-03, 22:00
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI95.JPG

tratto da
http://www.frangipane.it/archiviox.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
07-02-03, 18:48
http://www.frangipane.it/archivio/gennaio2003/20030128.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/archiviox.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
11-02-03, 20:54
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI141.jpg

PiZeta
12-02-03, 12:41
Più che l'inflazione, il problema vero è quello della crescita dell'area EURO, con i suoi inevitabili effetti sull'occupazione, che non tarderanno a manifestarsi.

E' probabile che, superata la crisi irachena, l'economia europea riparta (marxisti come Cossutta sostengono anzi che la "guerra coloniale" voluta dagli Stati Uniti in Medio Oriente è funzionale all'inversione del ciclo economico occidentale), ma potrebbe volerci comunque molto tempo.

L'economia tedesca (il 30% del PIL dell'area EURO) è oggi sostanzialmente ferma e le prospettive a medio termine (1 anno) non inducono all'ottimismo, nonostante il ribasso del Tasso di Sconto operato dalla BCE alla fine dell'anno scorso. E' risaputo che gli effetti delle politiche monetarie impiegano del tempo a dispiegarsi e che un ruolo fondamentale nei processi economici è giocato dalla fiducia e dalle aspettative degli operatori (famiglie, imprese), oggi condizionate dalla crisi internazionale. Tuttavia continuo a pensare che un elemento strutturale delle difficoltà delle economie europee (nell'ultimo lustro il PIL europeo è sempre stato inferiore a quello USA) sia costituito dal modo in cui è fatto l'EURO e auspico che, anche a valle dei lavori della Convenzione Europea, ci sia l'occasione per discuterne ampiamente.

nuvolarossa
26-03-03, 11:24
Ho posto all'attenzione degli amici questo articolo dal contenuto alquanto inquietante ... vi trovo una esposizione ampia e convincente della piccola analisi spicciola...click... (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&postid=356341#post356341) che pochi post sopra avevo fatto alcuni mesi orsono ... e non riesco a vedere in questi ragionamenti di Paul Harris delle "falle" e delle "contraddizioni" tali da farmi pensare ad una invalida "ricostruzione" dei fatti ed ad ipotesi campate in aria.
Gli scenari prefigurati, se conseguenziali a ragionamenti logici e futuribili, dovrebbero imporci anche di rivedere la attuale posizione che abbiamo assunto in ordine alla questione iraqena ... per rispondere alla laica tempesta del dubbio che sempre ci tiene all'erta.
In questa analisi occorre ovviamente l'aiuto degli amici repubblicani che piu' sono addentro alle scienze economiche e sociali.
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CHE SUCCEDEREBBE SE L'OPEC PASSASSE ALL'EURO?

di Paul Harris, da Soberania.info
Traduzione di Tito Pulsinelli

L'idea ossessiva di Bush su Bagdad si basa su molte ragioni. In altri articoli che ho scritto per YellowTimes.org, feci allusione non tanto alle ovvietá delle ragioni addotte contro l'Iraq, bensí alla guerra di Bush contro l'Europa. Io credo che questa sia la ragione principale della fissazione con l'Iarq.

Quando un paese va in guerra, si preparano piani su chi sará vittorioso e su chi perderá; nessuno scatena una guerra sperando di essere sconfitto, peró non sempre l'obiettivo manifesto dell'aggressione é l'obiettivo vero della guerra. A volte non si tratta di quel che speri di ottenere con la guerra, bensí di quello che gli altri perderanno; e non deve per forza essere un tuo nemico dichiarato quello che ti aspetti che soffrirá le conseguenze maggiori della guerra.

In questo caso, Bush spera che la vittima sia l'economia europea, che é robusta e probabilmente sará ancor piú forte in un futuro vicino. L'ingresso della Gran Bretagna nell'Unione Europea é inevitabile; la Scandinavia lo fará in tempi ravvicinati. A maggio del 2004, entreranno dieci nuovi paesi e questo fará aumentare il PIL dell'UE a circa 9,6 trilioni di dollari e 280 milioni di persone, di fronte ai 10,5 trilioni di dollari e 280 milioni di persone degli USA. Questo, per i nord-americani, é un formidabile blocco concorrente; ma la situazione é molto piú complessa di quel che indicano queste cifre. E molto dipende dalla piega che prenderanno gli avvenimenti in Iraq.

Come tanti altri, ho scritto che questa guerra che é alle porte si combatterá per il petrolio. Sicuramente vi sono altre ragioni, peró il petrolio é la causa scatenante. Ma non per le ragioni che comunemente si adducono.

Non é per le enormi riserve ancora vergini che si ritiene esistano in Iraq, che non sarebbero state sfruttate a causa delle sue antiquate tecnologie; non é per le brame del governo USA di mettere le zanne su questo petrolio. E' piuttosto per le zanne che i nord-americani vogliono mantenere lontano da lí.

La causa di tutto questo non é l'11 di settembre, né l'improvvisa illuminazione che Saddam continuava ad essere un tipo ripugnante, né il cambio di governo negli Stati Uniti. Quel che ha accelerato le cose é stata la decisione presa dall'Iraq il 6 di novembre del 2000: sostituire il dollaro con l'euro nel suo commercio petrolifero. Allora, questo cambio sembró uno stupido capriccio, perché l'Iraq stava perdendo una gran quantitá di utili a causa di una dichiarazione politica di principio.

Peró prese questa decisione, e il deprezzamento continuo del dollaro nei confronti dell'euro, sta a significare che l'Iraq fece un buon affare cambiando riserve monetarie e divise per il commercio del proprio petrolio. Da quel momento, l'euro si é rivalutato del 17% sul dollaro, cosa che si deve applicare pure ai 10 bilioni di dollari del fondo di riserva dell'ONU "petrolio per cibo".

Sorge una domanda che, probabilmente, si é posto anche Bush: che succederebbe se l'OPEC passasse all'euro?

Alla fine della seconda guerra mondiale, nella conferenza di Bretton Woods venne firmato un accordo che fissava il valore dell'oro a 35 dollari l'oncia e con questo divenne lo standard internazionale con il quale si misuravano le monete. Peró nel 1971, Nixon cancelló tutto questo, e il dollaro divenne lo strumento monetario principale, e solo gli USA possono produrlo. Il dollaro oggi é una moneta priva di copertura, sopravalutato, nonostante il record del deficit di bilancio e lo status di paese piú indebitato del mondo. Il 4 di aprile del 2002, il debito era di 6021 trilioni di dollari a fronte di un PIL di 9 trilioni di dollari.

Il commercio internazionale é diventato un meccanismo grazie al quale gli USA producono dollari e il resto del mondo produce quel che i dollari possono comprare. Le nazioni non commerciano piú per ottenere "vantaggi comparativi", ma solo per ramazzare dollari da destinare al pagamento del debito estero, che é fissato in dollari. E per accumulare dollari nelle riserve monetarie con la finalitá di preservare il valore delle monete nazionali. Le banche centrali delle nazioni, per prevenire attacchi speculativi alle proprie monete, sono costrette a comprare o trattenere dollari, in una misura equivalente all'ammontare del proprio circolante.

Tutto ció crea il meccanismo del dollaro forte che, a sua volta, obbliga le banche centrali ad immagazzinare dollari, cosa che rende ancor piú forte il dollaro. Questo fenomeno é conosciuto come "egemonia del dollaro" e fa sí che le merci strategiche -soprattutto il petrolio- siano quotate in dollari. Tutti accettano i dollari perché con essi si puó comprare il petrolio.

Dal 1945, la forza del dollaro consiste nell'esere la divisa internazionale per gli interscambi petroliferi globali (petro-dollari). Gli USA stampano centinaia di migliaia di miliardi di dollari senza nessun tipo di copertura: "petro-dollari" che sono usati dalle nazioni per pagare la fattura degli energetici agli esportatori dell'OPEC. Ad eccezione dell'Iraq e, parzialmente, del Venezuela.

Questi petro-dollari sono poi riciclati nuovamente dall'OPEC negli USA, sotto forma di lettere del tesoro o altri titoli con denominazione in dollari: azioni, beni immobiliari ecc. Il riciclaggio dei petro-dollari rappresenta il beneficio che, dal 1973, gli USA ricevono dai paesi produttori di petrolio per "tollerare" l'esistenza dell'OPEC.

Le riserve di dollari debbono esere investite nel mercato nord-americano, cosa che, a sua volta, produce utili per l'economia USA. L'anno scorso, nonostante un mercato in netto ribasso, l'ammontare delle riserve USA é cresciuto del 25%. L'eccedente nei conti dei capitali finanzia il deficit commerciale.

Dato che gli USA creano "petro-dollari", loro controllano il flusso del petrolio. Siccome il petrolio si paga in dollari e questa é l'unica moneta accettata in questi scambi, si arriva alla conclusione che gli USA possiedono il petrolio del mondo gratis.

Di nuovo: che succederebbe se l'OPEC decidesse di seguire l'esempio dell'Iraq e cominciasse a vendere il petrolio in euro? Una esplosione economica. Le nazioni importatrici di petrolio dovrebbe mettere in uscita i dollari dalle rispettive riserve delle banche centrali, e rimpiazzarli con gli euro. Il valore del dollaro precipiterebbe, e le conseguenze sarebbero quelle di un qualsiasi collasso di una moneta: inflazione alle stelle (vedi Argentina), i fondi stranieri in fuga dal mercato dei valori nord-americano e ritiro dei fondi dalle banche come nel 1930 ecc.

Tutto questo non avverrebbe solo negli USA. Il Giappone ne uscirebbe severamente castigato, data la sua totale dipendenza dal petrolio straniero e l'incredibile sudditanza al dollaro. Se crollasse l'economia giapponese, crollerebbero quelle di molti paesi -non escluso gli USA- in un effetto domino.

Questi sarebbero gli effetti potenziali di un "improvviso" passaggio all'euro. Un cambio piú graduale sarebbe piú gestibile, ma altererebbe ugualmente l'equilibrio finanziario e politico del mondo. Vista la vastitá del mercato europeo, la sua popolazione e la sua necessitá di petrolio (ne importa piú degli USA), l'euro potrebbe rapidamente diventare -di fatto- la moneta standard per il mondo.

Esistono buone ragioni perché l'OPEC -come gruppo-segua l'esempio dell'Iraq e adotti l'euro. Non vi é dubbio (dopo tanti anni di umiliazioni subite dagli USA) che potrebbero approfittare delle circostanze per emettere una dichiarazione politica di principi. Ma esistono anche solide ragioni economiche.

Il poderoso dollaro ha regnato incontrastato dalñ 1945 e negli ultimi anni ha guadagnato ancor piú terreno con il dominio economico USA. Alla fine degli anni 90, piú dei quattro quinti delle transazioni monetarie e la metá delle esportazioni mondiali, sono avvenute in dollari. L'obiettivo della guerra di Bush control'Iraq, naturalmente, é assicurarsi il controllo di quei giacimenti e porli sotto il segno del dollaro; successivamente passerá ad incrementare esponenzialmente la produzione e forzare i prezzi al ribasso. Alla fin fine, l'obiettivo di Bush é scongiurare con minacce di ricorrere alle vie di fatto, che qualsiasi paese produttore passi all'euro.

A lungo termine, il vero obiettivo non é Saddam, é l'euro e l'Europa.
Gli USA non se ne staranno con le mani in mano ad assistere allo spettacolo di questi "ultimi arrivati" degli europei che tengono in pugno le redini del loro destino. E men che mai, che assumano il controllo della finanza internazionale. Naturalmente, tutto dipende dal folle piano di Bush e, soprattutto, che non scateni la terza guerra mondiale.
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Ho posto all'attenzione degli amici questo articolo dal contenuto alquanto inquietante ... vi trovo una esposizione ampia e convincente della piccola analisi spicciola...click... (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&postid=356341#post356341) che pochi post sopra avevo fatto alcuni mesi orsono ... e non riesco a vedere in questi ragionamenti di Paul Harris delle "falle" e delle "contraddizioni" tali da farmi pensare ad una invalida "ricostruzione" dei fatti ed ad ipotesi campate in aria.
Gli scenari prefigurati, se conseguenziali a ragionamenti logici e futuribili, dovrebbero imporci anche di rivedere la attuale posizione che abbiamo assunto in ordine alla questione iraqena ... per rispondere alla laica tempesta del dubbio che sempre ci tiene all'erta.
In questa analisi occorre ovviamente l'aiuto degli amici repubblicani che piu' sono addentro alle scienze economiche e sociali.

nuvolarossa
21-04-03, 11:35
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI223.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/frangibanner234.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

la_pergola2000
22-04-03, 17:16
E la legge della domanda e dell'offerta applicata al commercio dle petrolio ocn un pò di monetarismo e di "grosse eKonomie"
Se gli stati europei si comportasssero come "nemici" dell' America farebbero come Saddam nel 2000, pagherebbero in auro il petrolio.
Notizia di oggi l'Inghilterra fa slittare l'entrata nell'euro verso il 2007, qualche segnale avviene, aspettiamo la riunione dell'Opec di questi giorni.
Lo scenario proposto da Harris potrebbe essere possibile se i nemici dell'America nella guerra all'Irak, Francia Germania e Russia si ponessero questo problema. Attualmente corrono verso il carro del vincitore, viste addirittura le scuse di Schoreder di ieri nei riguardi di Bush.
Se fossero vere le teorie di harris, l'amministrazione bush dimostrerebbe più lungimiranza di quella che gli viene attribuita ai suoi nemici italiani.
Di solito le teorie economiche sembrano degli assiomi di cui si impossessano di volta in volta economisti d'assalto.
Mi sembra che questa teoria faccia il paio con la massiccia vendita di oro da parte della Urss, quando c'era Kruscev, che fece calare il prezzo dell'oro, tale vendita fu permessa perchè la Russia aveva bisogno di grano dopo i fallimenti dei piani quinquennali.
Il mercato dell'Oro ebbe uno scossone, ma tutto riornò come prima,
Così come i giovani studenti di medicina si sentono tutte le malattie immaginabili, così i giovani studenti di economia immaginano scenari apocalittici con la moneta.
Un equilibrio è sempre la migliore via per la pacifica conviv enza fra i popoli.
Arrivederci a presto.

la_pergola2000
23-04-03, 15:25
Nell'articolo di oggi sul Corriere, Prodi in risposta a quello di Panebianco di ieri, in vista della firma della convenzione e di alcune risoluzioni, si avverte che la "Nuova Europa" non sia in rotta di collisione con gli Usa.
Quello che ieri definivo equilibrio nei mercati internazionali, Prodi oggi li definisce "pilastri" su cui si fonda l'equilibrio mondiale. Europa ed America, da cui discendono i vari equilibri a seconda che si parli di economia di mercato, moneta, emissioni di anidride carbonica, ecc.
Ma Panebianco nella risposta fa rilevare che Prodi nella intervista a Repubblica usa toni diversi addirittura elenca tutto il contenzioso, presente e passato, dal trattato di Kioto alla recentissima situazione politica fra stati europei con la guerra in Irak.
Non ci meravigliamo dei problemi che oggi sono sul tappeto, ma ci meravigliamo della posizione ondivaga di Prodi, che a seconda del giornale a cui scrive sostiene due linee diverse di politica.
L'uso stesso della parola "pilastri" richiama la sua formazione cattolica, su questa pietra costruirai la mia chiesa, per fortuna nel futuro Prodi non sarà alla guida dell'Europa, e quando ci saranno da prendere decisioni ci saranno eletti dei vari popoli e addirittura forse un presidente eletto da tutti gli europei.
Dall'altra parte dell'Atlantico secondo me si vede la politica dell'attuale presidente europeo come una politica di parte e non era mai successo come sotto la presidenza Prodi una divaricazione così ampia con l'America.
Ora bisogna ricucire e spetta al governo italiano ricucire.
Prodi sbaglia a farsi vedere come uno che divide, non è un buon viatico per la sua candidatura alle prossime politiche in Italia.
Il prossimo presidente del consiglio dovrebbe essere un candidato che ha forti legami con l'Europa, ma che con l'Europa degli stati dialoghi e non divida.
In futuro la politica monetaria europea dovrebbe essere più elastica e non dovrebbe essere autonoma dagli Usa, in quanto non credo che gli Usa ci tengano a creare scenari alla "Harris", perchè l'economia di mercato e lo stesso sistema capitalistico è identico, come le leggi di Maxwell, o come il fall out, un tic su una linea della economia si ripercuoterebbe su tutta l'economia stessa.
Questo Prodi lo sa e lo sanno anche i guru di Harvard e Princeton, cosi' come tutti i loro allievi sparsi nel mondo.
Il petrolio dell'Irak, nel dopo Saddam, se si prospetterebbe quello scenario di federazione proposto dall'amministrazione Bush, potrebbe essere la chiave di volta per le popolazioni arabe e curde, per entrare definitivamente nel terzo millennio.
Attenzione però agli sciiti, che già chiedono a gran voce il potere nell'intero Irak, sarebbe per quei popoli cadere dalla padella, Saddam, alla brace sciita e iraniana.
Saluti a tutti.

nuvolarossa
15-07-03, 19:18
http://www.corriere.it/images/newlogo.gif
«Una decisione gravissima che rischia di farci tornare ...

«Una decisione gravissima che rischia di farci tornare indietro di secoli». Il presidente del Partito repubblicano Giorgio La Malfa disapprova la scelta del Piemonte di distruggere intere coltivazioni di mais transgenico. «Una misura che supera di gran lunga anche quelle dei Paesi più restii agli Ogm - sostiene La Malfa - tanta leggerezza, a fronte dei cambiamenti climatici e dei gravi problemi di alimentazione in Africa, mi stupisce». E indica nella politica del Vaticano, la linea più giusta da seguire: «Sarebbe stato consigliabile mantenere lo stesso livello di prudenza dimostrata finora dalla Chiesa, pienamente consapevole della delicatezza di questi temi». Sul fronte del no anche Marco Aurelio Pasti, presidente dell'Associazione Italiana Maiscoltori «Non si dice - protesta Pasti - che, in realtà, in quei campi piemontesi, di piante transgeniche ce n'è forse una su mille o anche meno. Non si dice che tutto il mais coltivato in Italia si trova probabilmente nelle stesse condizioni, biologico compreso». (http://nuvolarossa.ilcannocchiale.it/)

nuvolarossa
05-08-03, 21:01
Ogm/Pri: nobilissime ragioni sì Vaticano

"Siamo rimasti favorevolmente sorpresi per la annunziata presa di posizione del Vaticano sui cibi transgenici. Sembrerebbe infatti che la Chiesa a novembre sia pronta ad esprimere il suo sì agli Ogm. Diciamo subito che le ragioni per le quali la Chiesa si è convinta ad assumere una tale risoluzione, noi le troviamo nobilissime e le condividiamo tutte ed integralmente. Sugli Ogm il Vaticano ha ragione e lo incoraggiamo ad andare avanti". Lo afferma in una nota "La Voce Repubblicana".

"D'altra parte – obietta il quotidiano del Pri – aveva già notato il presidente del Pri La Malfa con soddisfazione, per lo meno una prudenza della Chiesa su questi argomenti che faceva ben sperare.

Se davvero si arrivasse da parte del Vaticano ad una tale presa di posizione non vi sarebbe mai verificata una tale assonanza di posizioni fra noi e la Santa Sede e la cosa ci riempie davvero di soddisfazione. Abbiamo un solo timore: il lasso di tempo della anticipazione di questa notizia. Ossia giornalisticamente parlando che notizia è ad agosto una decisione da prendersi a novembre?".

"A pensar male ci viene da credere che si voglia iniziare una campagna di pressione regredita e regressiva perché la Santa Sede ci ripensi" azzarda la "Voce Repubblicana".

"In fondo – fa riflettere – c'è il tempo sufficiente per far venire allo scoperto i conservatori di ogni specie e grado con i triti argomenti che ben conosciamo. Visto che il fronte è esteso gli effetti potrebbero divenire anche preoccupanti, è già circolerebbero sondaggi che dimostrano come una tale risoluzione innovativa non sarebbe apprezzata proprio nelle zone dove la Chiesa trova più sostegno".

"La nostra impressione è che si sia aperto uno scontro sulla Chiesa proprio quando la Santa Sede ha intenzione di compiere una scelta a dir poco rivoluzionaria, rispetto non solo a certi suoi atteggiamenti passati, ma anche al tradizionalismo di molti Stati e di molti Regioni, incluse le nostre – conclude. La nostra solidarietà a tutti coloro che nel Vaticano hanno proposto questa soluzione che speriamo di vedere nonostante tutto e tutti, confermata".

PiZeta
06-08-03, 14:56
Da IL SOLE-24 ORE on-line del 6 agosto:

Brutte notizie per crescita e lavoro

L'economia tedesca si è mantenuta in recessione anche nel secondo trimestre del 2003. Dopo il -0,2% messo a segno nei primi tre mesi, secondo l'istituto di ricerche economiche Diw (Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung, Istituto tedesco per la ricerca economica), il pil ha segnato una flessione dello 0,2% anche nel periodo aprile-giugno. Per il terzo e il quarto trimestre di quest'anno, poi, il Diw prevede una sostanziale stagnazione dell'attività. Benchè alcuni indicatori abbiano registrato negli ultimi tempi segnali di miglioramento, per il Diw «il ritmo della ripresa complessiva accelererà a malapena».

I disoccupati sono aumentati di 94.500 unità a 4,352 milioni a luglio rispetto a giugno portando il tasso di disoccupazione grezzo al 10,4% dal 10,2% di giugno. Lo rende noto l'ufficio del lavoro confermando precedenti indiscrezioni e un andamento del mercato del lavoro peggiore delle attese del mercato. I disoccupati destagionalizzati sono invece saliti di 7.000 unità, confermando anche qui le indiscrezioni, con un tasso del 10,6%. Sulla base dei dati destagionalizzati diffusi dalla Bundesbank, il tasso di disoccupazione è rimasto stabile a luglio allo stesso livello di giugno e maggio (10,6%) con un numero di disoccupati pari a 4,408 milioni da 4,401 mln a giugno e 4,437 mln a maggio. Nella Germania Ovest i disoccupati destagionalizzati sono aumentati di 8.000 unità, mentre a Est sono calati di 1.000 unità.

Gli ordinativi all'industria tedesca a giugno sono però cresciuti del 2,3% rispetto a maggio, superando la più ottimistica delle previsioni degli analisti, comprese nel range -2,2/+2,0 con una mediana di +0,8%. L'incremento degli ordini all'industria è attribuibile a un rimbalzo del 5,7% della domanda dall'estero. Le richieste interne sono infatti calate dello 0,5%. In particolare, gli ordinativi di beni di investimento sono cresciuti del 4,3%, guidati da un balzo del 9,7% delle richieste estere, a fronte di un calo dell'1,6% della domanda domestica. In calo del 2,5% invece le richieste per la produzione dei beni di consumo (estero -6,2%). Registra un moderato +1,2% sul mese precedente la domanda di beni intermedi. A maggio gli ordinativi all'industria erano crollati del 2,6%.


I dati relativi all'economia tedesca sembrano confermare le previsioni di una inversione del ciclo europeo solo nel 2004, nonostante due successivi interventi della BCE sul tasso di interesse dell'area EURO.

Più in generale, rimane la questione della crescita economica nei Paesi aderenti all'EURO, strutturalmente più bassa rispetto a quella U.S.A, e dunque il tema - politico ed istituzionale - del funzionamento della moneta unica europea.

Si aggiunge poi una questione ulteriore: l'anno prossimo, come voterà l'Europa, dopo oltre due anni di stagnazione economica governata da governi prevalentemente moderati?

nuvolarossa
09-08-03, 22:58
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI316.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/frangibanner234.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
27-11-03, 01:41
Applicare l'art. 47 della Costituzione/Necessario l'intervento del Tesoro

Obbligazioni argentine e ruolo delle banche

di Vincenzo Giarmoleo

Come è noto, a partire dal 1° gennaio 2002 la Repubblica Argentina ha dichiarato ufficialmente la sospensione della corresponsione delle cedole, ovvero del rimborso dei titoli in scadenza, ai portatori di quote del debito pubblico argentino emesso e collocato anche all'estero.

I risparmiatori italiani coinvolti nella vicenda, privati sia delle cedole sia della possibilità di riscattare il capitale investito in bond argentini, sono, secondo fonti attendibili, circa 350.000.

Molti di loro hanno scelto la strada suggerita dall'Abi, ovvero una delega non vincolante per la negoziazione del debito al Comitato di Tutela degli investitori in titoli argentini appositamente costituito, presieduto dal Dott. Nicola Stock.

La proposta avanzata ufficialmente il 22 settembre a Dubai dal Governo di Buenos Aires è irrisoria. Si parla del rimborso di una somma inferiore al 25% del valore nominale dei bond (somma che corrisponde approssimativamente al valore delle cedole maturate dalla data della sospensione sino ad oggi). L'ultima proposta prevede addirittura la restituzione di somme inferiori al 10% del debito.

Altri risparmiatori italiani hanno preferito le vie legali, esperite sia nei confronti delle banche (colpevoli di non aver avvertito i propri clienti poco propensi al rischio della forte alea connessa all'acquisto dei bond, classificati B1 da Moody's già nel novembre del 2001) sia direttamente nei confronti del Governo emittente. Attualmente, i sequestri cautelari sui beni della Repubblica Argentina ottenuti dai risparmiatori attendono di trasformarsi in pignoramento; ma ciò potrà avvenire soltanto al termine di un giudizio civile di incerto esito.

Altri ancora si sono rivolti alla magistratura americana. La legislazione dello stato di New York consente infatti di ottenere più rapidamente un provvedimento esecutivo sui beni dello Stato argentino non legati alla sfera dei poteri sovrani.

Il Governo italiano non ha ancora avanzato una proposta ufficiale. L'Onorevole Mario Baccini, sottosegretario agli esteri, a titolo personale ha recentemente suggerito il riacquisto da parte del Tesoro dei bond argentini posseduti dai risparmiatori italiani. Secondo la stampa, l'idea sarebbe invisa ai tecnici di Palazzo Chigi, che preferirebbero coinvolgere nel negoziato gli altri paesi europei interessati (soprattutto Francia e Germania), proponendo allo Stato argentino aiuti commerciali in cambio del miglioramento del piano di rimborso dei bond. Quest'ultima soluzione è condivisa dal Comitato presieduto dal Dottor Stock, ma non dal Ministro per le Politiche Agricole, On.le Gianni Alemanno, che ha sollevato perplessità sul piano concorrenziale.

Questo oggi è, per sommi capi, lo stato dei fatti.

La nostra opinione è che la soluzione del dilemma debba essere trovata partendo da una norma sinora rimasta fuori dalla scena: l'articolo 47 della nostra Costituzione, che recita testualmente, nel primo inciso del primo comma: "La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme".

L'articolo 47 della Costituzione è stato inserito nel Titolo III della Carta, dedicato ai rapporti economici, ed è norma contenente – così come gli articoli 42 e seguenti - una ulteriore specificazione del principio di politica economica secondo cui occorre rendere accessibile a tutti la proprietà ed aiutare quella piccola e quella media. Non avendo la norma espressamente definito l'organo (o gli organi) cui competa governare sul risparmio, si è detto a ragione che il generico riferimento alla "Repubblica" celasse l'intento del Costituente di prendere atto dell'assetto disciplinato dalla vigente legge bancaria del 1936, che conferisce alla Banca d'Italia e al Suo Governatore una posizione di particolare rilievo in materia.

Parimenti importante è la scelta del termine "in tutte le sue forme", che non lascia dubbi sulla necessità di includere, in una definizione di risparmio che tenga conto dell'evoluzione della realtà economica, tutti i prodotti finanziari che le banche e gli istituti di intermediazione finanziaria offrono e suggeriscono ai risparmiatori in alternativa ai depositi di conto corrente o agli obsoleti libretti di risparmio, i cui tassi di rendimento sono da tempo ben al di sotto della soglia inflazionistica e dunque inidonei a svolgere la funzione tipica del risparmio; vale a dire, come minimo, garantire la possibilità di preservare nel tempo il potere d'acquisto del denaro accantonato dai risparmiatori a salvaguardia delle future necessità.

Ma che cosa legittima e rende indifferibile, oltre che politicamente, anche giuridicamente, l'intervento delle nostre Istituzioni a difesa e tutela dei risparmiatori gabbati? Accanto alla tutela costituzionale del risparmio, è l'atteggiamento stesso dello Stato argentino, che ha voluto ritagliarsi nella vicenda un duplice ruolo: infatti, al momento della collocazione dei bond presso i risparmiatori, facendosi pagare un prezzo per i titoli, ha contratto iure privatorum nei loro confronti un debito, assoggettato al diritto delle obbligazioni.

Con la dichiarazione ufficiale della sospensione del debito, invece, ha solennemente indossato la divisa ed ha agito iure imperio. Comodo, ma giuridicamente incoerente.

Delle due, l'una: o l'Argentina ha stipulato con l'acquirente-risparmiatore una obbligazione soggetta alle regole del diritto civile, che prevedono l'obbligo del debitore di adempiere, salvo sopravvenuta impossibilità della prestazione non a lui imputabile (e un default finanziario, come è ovvio, non rientra in questa fattispecie) e conseguentemente la possibilità – in caso d'inadempimento - di adire una Corte allo scopo di farsi riconoscere il proprio diritto, come già è stato fatto; oppure, trattandosi di un debitore "in veste ufficiale" (uno Stato estero), che oltretutto tecnicamente non può fallire, occorre riconoscere al creditore-cittadino una tutela più ampia, che soltanto lo Stato d'appartenenza può assicurargli, con un intervento d'imperio a salvaguardia di diritti costituzionalmente tutelati.

Occorre quindi conferire alla dichiarazione ufficiale di sospensione del debito proclamata dallo Stato argentino un valore giuridico, oltre che politico, dal quale scaturiscano coerenti conseguenze e reazioni (iniziative di tutela) da parte dello Stato italiano, che finora è ufficialmente rimasto silente. Ecco perché il problema tango-bond va affrontato in tempi rapidi, mediante l'intervento risolutore delle nostre più alte cariche istituzionali. E va affrontato - a nostro avviso - seguendo la strada più semplice ed efficace: vale a dire, il riacquisto da parte del Tesoro dei titoli argentini posseduti dai risparmiatori italiani.

Ciò oltretutto consentirà più ampi margini politici alla trattativa e dunque maggiori possibilità di successo al Governo italiano, che negozierà per proprio conto e nel proprio interesse, una volta soddisfatti i cittadini danneggiati, proprio perché il negoziato non sarà più vincolato al gradimento di questi ultimi.

Nella vicenda dei bond argentini è opportuno poi focalizzare l'attenzione sul ruolo e sulle responsabilità degli attori apparsi sulla scena.

Cominciando dalle banche, che hanno suggerito ai risparmiatori (singoli cittadini, spesso con scarsa attitudine al rischio) e agli investitori non professionali (giovani imprenditori e aziende di piccolo e di medio calibro, enti privati di ogni genere, casse di previdenza, fondazioni etc.) l'affare del secolo, ovvero l'acquisto dei bond argentini con cedole semestrali a tasso fisso, superiore al dieci per cento.

Questi titoli, in molti casi, sono stati acquistati dai risparmiatori a 110/115, fatto 100 il valore nominale, quindi con una maggiorazione di prezzo pari al 10-15%.

Il peggio è che le Banche e gli Istituti di intermediazione finanziaria hanno continuato a caldeggiarne l'acquisto anche quando erano perfettamente consapevoli del rischio che avrebbero fatto correre ai propri clienti.

Tant'è che molti Istituti di credito hanno riscattato in tempi decisamente anteriori alla sospensione del debito gran parte dei propri capitali investiti in bond argentini.

Continuando a tacere, tuttavia, sul pericolo incombente.

In questo scenario, perciò, le banche sono senz'altro protagoniste quali portatrici di interessi legittimi (i propri proventi finanziari, sotto forma di commissioni, perseguiti a danno dei clienti e in barba alla fiducia da essi riposta).

Co-protagonisti, ovviamente, sono i risparmiatori italiani. I quali tuttavia, a differenza degli Istituti di credito, non sono soltanto, sul piano giuridico, portatori di legittimi interessi: chi ha acquistato le obbligazioni argentine non può essere privato sia del diritto soggettivo all'adempimento integrale dell'obbligazione assunta dallo Stato Argentino nei suoi confronti sia dell'ombrello costituzionale a tutela del risparmio, sol perché, nel caso di specie, il debitore è uno Stato sovrano.

Sul piano pratico, inoltre, non è pensabile che la scelta del risparmiatore di acquistare i bond argentini sia stata autonoma e pienamente consapevole, essendo questi per lo più a digiuno dei meccanismi economici e finanziari e delle nozioni ed informazioni necessarie a valutare adeguatamente l'opportunità dell'acquisto dei titoli.

Quest'ultimo è il compito tipico delle banche e degli intermediari finanziari, che viene svolto su incarico espresso del cliente ed è anche ben retribuito, soprattutto nel caso di specie, trattandosi di una tipologia di operazione che soltanto gli operatori specializzati avrebbero potuto proporre.

nuvolarossa
24-12-03, 16:04
Istat, rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro: mese ottobre 2003, quadro nazionale

Con riguardo all'occupazione dipendente, l’aumento, in confronto a ottobre 2002, è stato di 186.000 unità. Alla crescita di 90.000 unità della componente permanente a tempo pieno si è associato l’incremento di 96.000 unità di quella a termine e/o a tempo parziale. Nella media del 2003 l’occupazione dipen-dente a tempo pieno e indeterminato ha registrato, rispetto al 2002, una cre-scita di 149.000 unità; quella a termine e/o a tempo parziale ha segnato un aumento decisamente più contenuto e pari a 48.000 unità. In confronto a ottobre 2002 il lavoro a termine (con orario a tempo pieno o parziale) ha registrato nel complesso un incremento di 66.000 unità; quello a tempo parziale (con contratto a tempo indeterminato o determinato) di 32.000 unità. Nel 2003 l’occupazione dipendente a termine è aumentata, in confronto a un anno prima, di 19.000 unità; quella a tempo parziale di 33.000 unità. Sempre nella media del 2003, l’incidenza del lavoro a termine sul totale dei dipendenti si è attestata al 9,9 per cento, stabile rispetto al 2002; quella del la-voro a tempo parziale è marginalmente cresciuta dal 9,1 della media 2002 al 9,2 per cento del 2003. La componente femminile dell’occupazione ha segnalato una nuova decelera-zione del ritmo di crescita tendenziale, pari in ottobre all’1,0 per cento (+80.000 unità); la componente maschile ha registrato un incremento su base annua dello 0,8 per cento (+109.000 unità), invariato rispetto ai precedenti due trimestri. Nella media del 2003 l’occupazione femminile è aumentata dell’1,6 per cento (+128.000 unità); quella maschile dello 0,7 per cento, 97.000 unità in più in confronto al 2002 (Tab. 12). d L'agricoltura ha registrato nell’ottobre 2003 un moderato aumento del numero di occupati che, rispetto a dodici mesi prima, è stato pari allo 0,6 per cento (+7.000 unità). Il risultato ha riflesso esclusivamente l’incremento dell’occupazione dipendente. Nella media del 2003 il settore ha manifestato un regresso dell’1,9 per cento, pari a –21.000 unità. L'industria in senso stretto ha consolidato il ritmo di crescita tendenziale, por-tatosi in ottobre allo 0,9 per cento (+46.000 unità). Vi ha concorso l’aumento del lavoro subordinato (+1,1 per cento) a fronte della sostanziale stabilità di quello autonomo. Nella media del 2003 il settore ha registrato un progresso dello 0,5 per cento (+26.000 unità).

david777
28-03-04, 02:52
http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/economia/bille/bille/bille.html

"Gli aumenti dei prezzi e l' inflazione dell' ultimo periodo sono stati causati, secondo il presidente di Confcommercio, "più che dal commercio, in primo luogo dalla crescita dei costi dei servizi". Tornando quindi a difendere la sua associazione, Billè a Cernobbio ha puntato il dito contro "gli aumenti nel settore autostradale, bancario, dei trasporti e delle assicurazioni, dei servizi in genere".

Queste, per Confcommercio, le principali cause dell' inflazione. "Se vogliamo analizzare e fare qualcosa contro gli aumenti dei prezzi - ha proseguito Billè - cominciamo da lì, da un sistema economico vetusto che continua a reggersi sugli oligopoli. E' tutto questo a creare in primo luogo quel differenziale inflattivo che l' Italia subisce più degli altri paesi europei".

Le affermazioni di Billè mi suonano così: "Ebbene sì! Gli arrotondamenti al raddoppio dei prezzi nel passaggio all'euro sono la verità. Dovete però sapere che i commercianti devono difendersi dall'inflazione, dal carovita, dalle oligarchie economiche, dalle tasse spropositate... e dunque i commercianti hanno dovuto arrotondare i conti, scaricandone il totale sui cittadini... Prendetevela con i grandi monopoli, con le multinazionali, con le assicurazioni, le società autostradali, le compagnie telefoniche e degli altri similari servizi, con il governo dall'entrambi le mani nella pasta... Ci siamo semplicemente difesi ed aggiornato la lista dei prezzi! I commercianti devono vivere e non cadere nella spirale della sopravvivenza... prepararsi ai tempi ed alle dittature latino-americane e non impoverirsi... Siamo una lobby noi e non l'Esercito della Salvezza!"

Umano... ma non giusto!

E specialmente l'apologetica del conflitto d'interesse è priva di verità e fondamento!

http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/politica/campagna1/ecofassino/ecofassino.html

Ognuno canta la sua - come del resto tutto in Italia: il Premier che deve difendersi dal Comunismo e proteggere al governo i suoi affari, i comunisti che devono difendersi dai capitalisti, le compagnie private e le multinazionali che devono difendersi dalla competizione e dai sindacati...
Il cittadino è l'ultima ruota del carro.

La causa prima (quella economica, non quella antropologica) sembra essere però in parte quella che indica Billè: assicurazioni, servizi, autostrade, carburanti, trasporti, etc.
Per il rimanente della concausa, o della "causa delle cause", si deve guardare all'influenza delle lobbies e del settore privato in seno al governo - anzi all'influenza del governo lobbistico stesso in seno al governo: concausa che spiega altri effetti, quali le riforme incostituzionali della Costituzione e delle istituzioni, la politica di passività e fisco di fronte ai prezzi ed alle tariffe, nonchè l'intera strategia di alleggerimento giuridico della democrazia e del Diritto di fronte al potere ed agli interessi rampanti di una nuova arroganza economica che spazza come un uragano sull'intero Occidente ed in particolare sull'Italia ed i suoi similari partners coloniali.

Nei paesi dove ancora la democrazia ed il Popolo riescono ancora a contare e ad influire, sarebbe stato inevitabile nominare commissioni d'inchiesta per verificare gli esorbitanti costi in questione e la legittimità di un governo che tali costi catalizza ed alimenta con "le mani nella pasta": nominatele queste benedette commissioni d'inchiesta e non continuate a perdervi in chiacchiere mentre la Repubblica viene uccisa!

Sapete che il carburante è tassato nell'ordine delle centinaia% (altrove la benzina costa 1100 lire ed il GPL 450 lire), che in paesi civili le medesime assicurazioni costano fino a 10 volte meno, e che servizi, bollette, tasse domestiche meno della metà?

Perchè? Se il governo non fila dritto e le multinazionali non fanno i bravi, il Popolo e le regole democratiche sono ancora capaci di sbatterli fuori business e potere con una "pedata al deretano"!
Quando i sindacati manifestano, i loro leaders riescono ancora a far tremare il "Palazzo"

E' interessante che Mr Blair, Mr Abbott e Co. che si dichiarano in linea con la dottrina sociale del Vaticano sono poi in contrasto con la medesima giustizia di cui si fanno paladini promossa invece dai sindacati dei lavoratori meritevoli di tale nome.

Quel che accade però in Italia ed in altre similari colonie è incredibile: milioni di manifestanti a due passi da Palazzo Chigi non bastano ed i "furbacchioni" possono continuare a riempire la cassa alla latino-americana, rischiando d'incranchenire anche le domocrazie ancora +/- funzionanti, dove i costi sono ancora sotto relativo controllo, ma che a lungo andare potrebbero dover presto ricevere i nuovo "Napoleones" globali in pompa magna.

Di recente una conoscenza dall'Italia si lamentava al telefono dicendomi che dopo oltre 40 anni di guida e relative assicurazioni, l'anno scorso decise di sospendere la polizza potendo usufruire dell'auto di un membro di famiglia.
Quando ha richiesto il ripristino della polizza oppure un certificato di guida esemplare senza incidenti significanti si è sentito dire che la nuova polizza sarebbe costata 4 milioni e mezzo delle vecchie lire e che i vecchi "bonus-malus/franchigie" sono ricordi della vecchia repubblica!
Risultato: prigioniero in casa e soggetto ad amici, parenti e conoscenti - metafora della paralisi della nuova Italia dei poveri ed anche quella dei ricchi che pensavano di arricchirsi viepiù...

Vergogna ed "odore" di rapina e crimine politico-finanziario: altro che Business Ethics e Creazionismo... di chi invece dovrebbe essere in galera a vita...

Suonare l'allarme rosso senza l'azione necessaria non è altro che annuncio della bancarotta.

Ma sento un'altro odore: di scontri, spargimento... e guerra civile.
Quel che l'Europa deve fare deve farlo presto oppure i virus installati nel suo corpo porteranno alla cancrena velocemente!

brunik
28-03-04, 19:33
Ecco qua il semplice metodo per uscire dalla crisi proposto dal Presidente.

Domenica 28 Marzo 2004, 18:18


Berlusconi: "Troppe Feste, Lavoriamo Per Il Pil"
(AGI) - Cernobbio, 28 mar. -Silvio Berlusconi propone di far lavorare di più gli italiani: "Ci sono molte festività e ponti festivi in eccesso - ha detto il premier, intervenuto al Forum della Confcommercio - qualche giorno di lavoro in più produrrà un benefico effetto sul pil". Il presidente del Consiglio ha inoltre affrontato il tema della riduzione delle tasse: "Mi diranno che la riduzione dell'irpef al 33% la faccio per me. Vi posso garantire che quello che risparmio sull'imposta lo daro' tutto in beneficenza. Nello stesso tempo sono, siamo convinti che questa riduzione avrà effetti positivi sui consumi, soprattutto sulla vostra categoria. L'economia - ha concluso Berlusconi - ha bisogno di uno choc, di una scossa, e quello che si può fare è ripartire dai consumi delle famiglie, e c'è un solo sistema efficace: ridurre le tasse e la pressione fiscale per lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini".


http://brunik.altervista.org/cartellone10.gif

nuvolarossa
29-03-04, 21:47
La Nota Politica
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Elezioni in Francia

Il profondo malessere continentale chiamato moneta unica europea

Dopo la lezione spagnola, ecco quella francese. Il crollo del governo Raffarin, sconfitto in 21 regioni su 23, è stato per lo meno l'effetto di una bomba intelligente, visto che i militari francesi sono sparsi a protezione degli affari del loro Paese in quasi mezzo mondo, ma in Iraq non hanno mai messo piede.

Ma allora come è possibile che la prudente Francia, il cui governo ha giudicato fin dal primo momento l'intervento angloamericano come lesivo della sovranità internazionale e al di fuori della legittimità, abbia chiesto una svolta così netta?

La nostra idea è che le maggioranze di governo nei principali Paesi europei stiano pagando la difficile gestione della moneta unica. Chiunque si cimenta con i suoi effetti viene bocciato, indipendentemente se sia pacifista o meno, come dimostra la crescita - quasi zero - di tutti i Paesi della Comunità. La Spagna, che faceva quasi eccezione con il suo più 0,9, ha trovato le mezze bugie di Aznar dopo l'attentato per far precipitare la sua maggioranza. Ma pochi mesi fa è stato il socialdemocratico Schroeder, anch'egli contrario all'intervento in Iraq, ad aver perso le elezioni regionali, a testimonianza di un profondo malessere continentale che si chiama euro.

Ormai tutte le popolazioni dell'Europa hanno fatto i conti con la moneta unica e si sono accorte che essa non mantiene le promesse fatte; non solo, ma che i vantaggi ottenuti sono nulla in confronto agli svantaggi procurati. Se prima i sacrifici erano comprensibili per giungere al riparo della moneta unica, ora non si capisce per quale ragione devono essere ancora sostenuti. Da qui si sviluppa il dissenso che colpisce i governi, indipendentemente dalla parte che sostengono. Tanto è vero che i principali governi coinvolti nelle varie débacle elettorali avevano già tentato, attraverso l'Ecofin, di modificare le condizioni del Patto di Stabilità per garantirsi una maggiore possibilità di manovra economica. Fino a quando si troveranno impegnati nel braccio di ferro con la Commissione europea e dovranno sottostare alla politica di alti tassi della Banca centrale europea, pensiamo che non avranno speranze: uno dopo l'altro capitoleranno, inevitabilmente, sull'altare del solo feticcio della stabilità monetaria e della sua supposta autorevolezza.

Roma, 29 marzo 2004

david777
30-03-04, 02:07
Originally posted by nuvolarossa -
... Il profondo malessere continentale chiamato moneta unica europea... Fino a quando si troveranno impegnati nel braccio di ferro con la Commissione europea e dovranno sottostare alla politica di alti tassi della Banca centrale europea, pensiamo che non avranno speranze: uno dopo l'altro capitoleranno, inevitabilmente, sull'altare del solo feticcio della stabilità monetaria e della sua supposta autorevolezza.

http://www.antithesi.info/public/upload/files/pf090501.jpg

Io direi che finora il potenziale dell'Euro (moneta unica) è stato compromesso da vari fattori:

1. Il suo debutto non è stato vigilato dovunque responsabilmente ed "indipendentemente"... (in Italia gioco al raddoppio e senza vigilanza: "uno a te Confco, due a loro... e tre a me Confassotuttomì).
2. L'Europa si è divisa sulla strategia espansionistica americana e sulle sue conseguenze (a cavallo tra presidenza Reagan ed ultima guerra nel golfo - in mezzo è piazzata la questione balcanica) sia economiche che politiche.
3. I vantaggi derivati dall'espansionismo americano non hanno premiato adeguatamente neppure i suoi partners coloniali - e.g., mi risulta che l'impegno in l'Iraq ed i Balcani hanno prodotto finora più debiti e gialli kafkiani che affari di ricostruzione.
4. Quando il vantaggio si è verificato è stato più in termini latino-americani di appoggio strategico-politico per dividere la nazione ed incrementare la forza di lobbies e governatorati, determinando una degerazione sociale diffusa a tutti i livelli che però ha finora risparmiato la borghesia "colonial-pseusopatriottico-alto-altissima".
5. E' vero che il motore americano quando tira in qualche misura trascina tutto l'Occidente, ma i due fattori che ne riducono la "carburazione" rimangono funzionalmente due: i continenti divisi all'interno da "collaborazionisti" e manipolatori dei processi costituzionali a fini oligarchici e coloniali si ritrovano a perdere il poca "petrolio" (spinta economica) che passa negli oleodotti a causa di una Cina sempre più competitiva e di paesi sempre più incapaci di comprare all'estero se non a nuovi prezzi stracciati - che non sono certo quelli del made in Italy o Europe, bensì quelli dove il "parun" riesce a far lavorare per uno o pochi dollari al giorno - di quì il grande affetto e la nostalgia dei governatori...

Direi che in tutti questi organici fattori, il nuovo governo supercostituzionale ha fatto la sua gran parte e contribuito alla colonizzazione dell'Europa e della sua economia, allo stesso tempo determinando la gran gioia, il riposo e la serenità (come non si vedeva dal dopoguerra) sui volti degli italiani che il TG non riesce più ad editare tra un manifesto di benessere ed un discorso tecnologico del Premier.

Mafia, Rifiuti a cielo aperto, Camorra, Forcella - napoletana, milanese, romana o padovana fà lo stesso - ed atmosfera terzomondista hanno ripreso a tirare più che all'epoca di Natale in Casa Cupiello.

http://www.elledi91.it/opere/natale.jpg

Tutti gli accenti - e fiato e rughe - si son rifatti pesanti ed il lifting sempre più raro. Con lo stress e la nuova miseria (anche quella media), la lingua italiana ("cioè... sempre al presente") è la vittima più illustre e compagna della perdita estetica della proverbiale presentabilità della nobilie italianità anche nei tempi di miseria più nera della Strada e di Pane, Amore e Fantasia.

http://www.cinematusei.it/pane.jpg
Per capire la vera Italia, Napoleone il Maresciallo doveva fare! Lì sì che c'era tanto da lavorare e da far bene anziché danno all'Italia... Che talento sprecato... e tutto per fermare i cattocomunisti...

Cosa ne è stata della legge n.4313?
Tessera da pane? Ci vorrebbe anche una da "tasse, bollette, benzina ed assicurazioni". Anzi si dovrebbe proporre la schiavitù volontaria esentasse su tutto il territorio e tutto pagato (incluso vitto, alloggio e pedaggio autostradale per andare sul posto di servaggio) per la nuova pleba ed il ceto medio andato in rovina.

http://www.viviquarto.it/immag/pivetti.jpg


Miseria e Nobiltà!

http://www.antithesi.info/testi/testo_2.asp?ID=97http://www.viviquarto.it/pivetti.htm

nuvolarossa
11-05-04, 10:43
Meno tasse, più governo

di Davide Giacalone

Ridurre le tasse non è solo una promessa elettorale dell’attuale governo, è anche un’ottima idea. Serve ad incentivare la produzione di reddito ed i consumi, così spingendo l’economia verso il sentiero della crescita, evitando che si ripieghi su se stessa ... (continua) ... al link ...
http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/349

nuvolarossa
22-07-04, 19:40
Riccardo Gallo: dare il via al programma di privatizzazioni

Il seguente articolo è stato pubblicato su "Il Sole 24 Ore" del 21 luglio 2004.

di Riccardo Gallo

Il rilancio delle privatizzazioni, in particolare dopo la nomina di Domenico Siniscalco al Ministero dell'Economia, è stato portato alla ribalta su "Il Sole 24-Ore" di domenica scorsa, cui hanno fatto seguito due interventi sul "Corriere della Sera", l'altro ieri e ieri rispettivamente, di Francesco Giavazzi e di Giulio Tremonti, che ha retto il Ministero negli ultimi tre anni. Secondo Giavazzi, per la situazione non facile del debito pubblico l'Italia non può permettersi più uno Stato imprenditore e il nuovo ministro dell'Economia deve superare gli argomenti, talvolta ideologici, che finora hanno frenato le privatizzazioni. Secondo Tremonti, questa tesi non è vera, non ci sono state preclusioni, anzi il Governo può vantare importi record mondiali di privatizzazioni fatte. E il problema semmai è la mancanza in Italia dei fondi pensione.

Ad aver riportato la questione all'attenzione (prima che della pubblica opinione, a quella del governo) sono stato io, lunedì 12 luglio al tavolo economico della verifica, in quel momento alla presenza del presidente del Consiglio e del vice premier. Vi ero stato invitato in qualità di tecnico della componente repubblicana della maggioranza. Fino ad oggi per ragioni di riservatezza ho evitato dichiarazioni pubbliche, ma l'autorevolezza di chi poi è intervenuto sul "Corriere" mi consente di precisare i ragionamenti fatti nella verifica. In quell'occasione ho ricordato il legittimo vanto dei Governi di centro-sinistra per le privatizzazioni realizzate negli anni novanta, vanto per certi versi non dissimile da quello odierno di Giulio Tremonti.

D'altra parte ho anche ricordato che obbiettivamente l'operatività delle privatizzazioni iniziò nel 1994 con il primo governo Berlusconi, quando il comitato permanente a ciò preposto elaborò un programma organico per il Tesoro e aprì la strada ai successi poi conseguiti in termini di riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil; diminuzione del suo costo; ampliamento del mercato azionario; apertura a investitori esteri; economicità e minor indebitamento delle imprese privatizzate.

La questione di fondo tuttavia è che, al di là di tutti i successi, lo Stato italiano detiene ancor oggi il controllo proprietario di quasi tutte le grandi reti di infrastrutture e di servizi, dall'energia (elettrica e gas) alla costruzione e gestione del sistema viario, dal trasporto ferroviario a quello aereo. Uniche eccezioni sono le tlc e le autostrade, privatizzate mi pare con successo. E' stato dimostrato da ricerche internazionali che, insieme alle liberalizzazioni, le privatizzazioni consentono migliori economicità di gestione, minor costo dei prodotti e dei servizi immessi sul mercato, con indubbio vantaggio per le utenze industriali e i consumatori. Obiettivo principale di qualsiasi progetto di modernizzazione di un paese resta perciò quello di migliorare la funzionalità delle infrastrutture.

Si potrebbe obiettare che prima occorrerebbe: completare le liberalizzazioni; risanare la gestione delle imprese di Stato da privatizzare; salvaguardare la nazionalità del controllo azionario; istituire i fondi pensione. Tremonti non ha citato le liberalizzazioni, forse perché a suo parere sono sufficienti. La relazione del presidente dell'Antitrust non le lega alle privatizzazioni. Del grado di risanamento delle gestioni non si sa abbastanza. Il vertice delle Ferrovie dello Stato, intanto, è migrato all'aerolinea di bandiera. La prima questione che si è presentata sulla nazionalità del controllo (Edf-Italenergia) a distanza di anni non è stata ancora risolta. Dei fondi pensioni ha già parlato Tremonti.

Il Dpef 2002-06 conteneva l'impegno del Governo a studiare la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Il Dpef 2003-06 elencava le operazioni da fare a breve termine, quello 2004-07 era invece molto più generico. Ora si avverte proprio l'esigenza di un nuovo programma di privatizzazioni, che consenta di focalizzare gli ostacoli da superare e sgombri il campo da questioni che potrebbero suonare come alibi, anche per risvegliare i nostri mercati finanziari. Mi sono permesso di segnalare nel corso della verifica quest'esigenza al presidente del Consiglio. Dalla sua reazione traggo motivi di fiducia. Mi aspetto che a breve il competente comitato torni dopo sette mesi a riunirsi presso il ministero dell'Economia.

david777
23-07-04, 02:29
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg



Originally posted by nuvolarossa
[B]Riccardo Gallo: dare il via al programma di privatizzazioni

Il seguente articolo è stato pubblicato su "Il Sole 24 Ore" del 21 luglio 2004.

di Riccardo Gallo

E' stato dimostrato da ricerche internazionali che, insieme alle liberalizzazioni, le privatizzazioni consentono migliori economicità di gestione, minor costo dei prodotti e dei servizi immessi sul mercato, con indubbio vantaggio per le utenze industriali e i consumatori. Obiettivo principale di qualsiasi progetto di modernizzazione di un paese resta perciò quello di migliorare la funzionalità delle infrastrutture.



Sì, dove esiste il Diritto, la Democrazia e l'Antitrust!

nuvolarossa
16-08-04, 17:59
PETROLIO/ LA MALFA: BCE TENGA NERVI A POSTO E NON RIALZI I TASSI

16/08/2004 - 13:02
Il governo non può far nulla ma i conti pubblici non rischiano

Roma, 16 ago. (Apcom) - Se il prezzo del petrolio continua a salire, come pare emerga dai primi segnali sui mercati internazionali dopo la vittoria del presidente venezuelano Hugo Chavez nel referendum confermativo, potranno esserci "conseguenze molto gravi sull'economia europea". Quello che sta accadendo comporta "uno spostamento del potere d'acquisto dai paesi non produttori di petrolio ai paesi produttori, con conseguenze che aggravano la situazione di difficoltà che stiamo attraversando". Lo afferma il presidente della commissione Finanze della Camera, Giorgio La Malfa, secondo il quale, comunque, "il governo non può far nulla" per porre rimedio a questa situazione.

Per l'esponente repubblicano, comunque, "i conti pubblici non sono a rischio, dato che l'aumento dei prezzi fa lievitare le entrate fiscali. Bisogna vedere se viene varato un provvedimento per alleggerire il carico fiscale per bilanciare l'aumento dei prezzi. Per il resto, il governo non può far nulla".

"In più se la Bce si prende paura e alza i tassi, come ha dato qualche segnale di voler fare, si crea una situaz molto spiacevole e sgradevole. L'augurio - conclude La Malfa - è che la Bce tenga i nervi a posto e calcoli l'inflazione al netto della variazione del prezzo del petrolio".

copyright @ 2004 APCOM
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/ZEROSIAMOEROI.mid

PiZeta
20-08-04, 10:56
Al di là del rischio inflazione (da costo), il tema centrale è proprio quello della crescita economica: con il petrolio ormai a 49 $/barile, è molto probabile che la stagnazione europea si prolunghi almeno fino a 1° trimestre 2005.

david777
20-08-04, 15:02
Originally posted by PiZeta
Al di là del rischio inflazione (da costo), il tema centrale è proprio quello della crescita economica: con il petrolio ormai a 49 $/barile, è molto probabile che la stagnazione europea si prolunghi almeno fino a 1° trimestre 2005.

Vuoi vedere che si è scoperto l'uovo di MO per controllare Cina, Russia ed Europa?

PiZeta
20-08-04, 17:31
Originally posted by david777
Vuoi vedere che si è scoperto l'uovo di MO per controllare Cina, Russia ed Europa?

L'aumento del prezzo del petrolio è legato principalmente a:

- peggioramente della crisi irakena, con possibile riduzione delle esportazioni e differimento degli investimenti per aumentare la produzione attuale;
- dissesto della Yukos, con possibile riduzione o - addirittura - blocco della produzione;
- crisi politica venezuelana;
- aumento della domanda dei cd. Paesi emergenti (India e Cina, in particolare);
- speculazione internazionale.

Al di là della speculazione internazionale (peraltro, del tutto legittima), le ragioni del rialzo del prezzo del petrolio, sono - come dire - tecniche. Speriamo anche transitorie, visto che le riserve attuali assicurano disponibilità per almeno 40 - 60 anni.

Il petrolio si paga prevalentemente in dollari: per quanto riguarda l'Europa, e l'Italia in particolare, per fortuna che c'è l'Euro forte!
Se avessimo ancora la lira, tra crisi Cirio Parmalat e soliti problemi di bilancio pubblico, forse saremmo davvero nei guai.

nuvolarossa
01-09-04, 19:41
Risparmio: La Malfa, Possibile Il 9/9 Incontro Con Siniscalco

(ASCA) - Roma, 1 set - Ripartira' alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva l'esame del provvedimento sulla tutela del risparmio. La prossima settimana, probabilmente il 9 settembre, il Ministro dell'economia, Domenico Siniscalco, incontrera' i presidenti delle commissioni attivita' produttive e finanze della Camera, Bruno Tabacci (Udc) e Giorgio La Malfa (repubblicani), e i relatori Gianfranco Conte (Fi) e Stefano Saglia (An). La settimana successiva l'ufficio di presidenza delle commissioni stabilira' il calendario dei lavori che dovrebbe iniziare con l'audizione di Siniscalco. Lo ha riferito La Malfa illustrando le prossime scadenze sul provvedimento che di fatto si era bloccato dopo il fallimento del tentativo bipartisan. ''L'incontro con il Ministro Siniscalco - ha detto La Malfa - dovrebbe essere previsto per giovedi' 9 settembre, o comunque in un giorno centrale della prossima settimana''. Quanto ai lavori delle commissioni ''spero che la discussione - ha sottolineato ancora La Malfa - si possa avviare con l'audizione del ministro Siniscalco per conoscere il suo punto di vista sul provvedimento''. A luglio il percorso bipartisan del ddl sul risparmio si era bloccato per l'impossibilita' di sciogliere nodi importanti, tra cui l'eventuale introduzione del mandato a termine per il governatore di bankitalia e la relativa durata, il falso in bilancio. Temi, peraltro, che dividevano anche gli schieramenti di centrodestra e di centrosisnistra al loro interno. Prima delle ferie il Ministro Siniscalco aveva avuto un incontro con i presidenti di commisisone e i relatori e in qell'occasione si era riservato di approfondire le misure e di riferire alla ripresa delle attivita' parlamentari.

nuvolarossa
07-09-04, 19:14
Ddl risparmio, giovedì vertice con Siniscalco

07/09/2004
"Vedremo Domenico Siniscalco giovedì. E sulla base di quel colloquio all'inizio della prossima settimana l'ufficio di presidenza delle commissioni riunite Finanze e Attività produttive fisserà l'audizione dello stesso ministro dell'Economia, e il conseguente calendario dei lavori sul disegno di legge a tutela dei risparmiatori". Giorgio La Malfa, presidente della commissione Finanze di Montecitorio conferma che il 9 settembre lui e il suo omologo alle Attività produttive Bruno Tabacci, accompagnati dai due relatori del ddl sul risparmio Gianfranco Conte (Fi) e Stefano Saglia (An), cercheranno di capire – scrive il Velino – se e in che misura è cambiato l'atteggiamento dell'Esecutivo nei confronti di un provvedimento che ha già alle spalle almeno sei mesi di controversie e snervanti stop and go parlamentari. "È chiaro - sottolinea La Malfa - che soprattutto io e Tabacci abbiamo il dovere istituzionale di coordinare il lavoro sulla base delle indicazioni del governo e della sua maggioranza. Ma questo non toglie che il mio personale punto di vista rigetta come impresentabile un testo che legiferasse al ribasso". La Malfa allude esplicitamente alle voci sempre più consistenti che ipotizzano una soluzione di compromesso sulla normativa. Perseguibile nel momento in cui ci dovesse limitare a legiferare solo sulla governance e sulle sanzioni (compresa una parziale ridefinizione del reato di falso in bilancio); lasciando fuori la ridistribuzione dei poteri fra le Authorioty e il mandato del governatore di Bankitalia. La singolare situazione vede dunque da un alto i quattro coordinatori del ddl (appunto La Malfa, Tabacci, Conte e Saglia) tutti schierati per un provvedimento ad ampio raggio d'intervento sul sistema creditizio e sui controlli pubblici nei confronti dello stesso. Mentre dall'altro lato sembra sempre più probabile che dopo l'avvicendamento di Giulio Tremonti con Siniscalco e i segnali di distensione fra Palazzo Chigi e via Nazionale, la maggioranza si stia rassegnando ad un ddl che agisca quasi esclusivamente su un maggior rigore riguardo alle regole finanziarie per le imprese.

nuvolarossa
08-09-04, 10:58
Leggo che il tribunale di Roma ha condannato la Consob, colpevole di non aver vigilato, quindi di non avere fatto il proprio dovere, arrecando così un danno a quei risparmiatori che sono stati indotti ad investire male i propri risparmi. Lo stesso tribunale ha fissato un ammontare, che la Consob dovrebbe versare ai danneggiati.

(continua sotto al link)

http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/889

nuvolarossa
08-09-04, 19:02
Manovra economica, intervista a Gianfranco Polillo/L'entità sarà di circa 30 miliardi

Ma è necessario che il Patto di stabilità sia riformato

La manovra del Governo Berlusconi dovrebbe essere di 30 miliardi. Lo spiega alla "Voce Repubblicana" Gianfranco Polillo, capo del dipartimento economico della Presidenza del Consiglio.

Professor Polillo, lei ha recentemente manifestato la necessità di una manovra di 36 miliardi in vista dell'esame della Finanziaria. Quali sono le preoccupazioni che ha espresso?

"Le cifre che abbiamo sono definite e consolidate. Dobbiamo fare una manovra netta di 17 miliardi di euro a cui poi dovranno essere aggiunti altri 7 miliardi di una tantum per ridurre e per accelerare la riduzione del debito. Questa è la manovra netta di 24 miliardi. Ma se poi vogliamo fare il taglio delle tasse e una manovra per lo sviluppo, le cifre diventano più alte. La necessità di reperire risorse in bilancio diventa più elevata. Oltre ai 17 miliardi che ho citato per la manovra netta, ben 6 miliardi servono per la riduzione delle imposte, altri 6 servono per rilanciare lo sviluppo. La manovra dovrebbe essere di 30 miliardi lordi. Sarebbe una manovra abbastanza consistente, ma necessaria".

Che cosa è cambiato con l'arrivo di Domenico Siniscalco al ministero dell'Economia e che tipo di rapporti avete stabilito?

"Devo dire che con il ministro Siniscalco è cambiato soprattutto il metodo. Da quello che io vedo, l'impostazione di Siniscalco è in linea di continuità con l'ex ministro Giulio Tremonti. Questa è una cosa che va detta. La manovrina di fine estate che abbiamo fatto era stata impostata dal ministro Tremonti con il decreto legge approvato prima di andare in vacanza. Già quel decreto legge era la dimostrazione di una volontà di intervento per riportare sotto controllo i conti pubblici. Su questo c'è una linea di continuità in via XX Settembre. Forse è cambiato il metodo, nel senso che il carattere del ministro Siniscalco è diverso da quello del ministro Tremonti, perché è molto più dialogante e molto più coinvolgente rispetto a quello di Tremonti. Ma questo è un aspetto che attiene più al carattere delle persone che al contenuto dei problemi".

Pensa che l'Italia possa in qualche modo sforare il limite del 3% nel rapporto tra deficit e pil con questa manovra?

"Credo che il problema non sia dell'Italia, ma dell'Europa. Una riforma del Patto di stabilità è scritta all'ordine del giorno. L'Europa oggi si trova in una situazione di non competizione nei confronti degli Stati Uniti e dell'Inghilterra. Se guardiamo agli ultimi dati sulla stima provvisoria del pil, è impressionante vedere che gli americani e gli inglesi producono sviluppo ad un tasso superiore al 3%, 4%, mentre l'Europa è in una situazione di ristagno economico. Quindi non c'è un problema specifico dell'Italia per quanto riguarda il Patto di stabilità. I problemi per Francia, Italia e Germania sono gli stessi. Questi tre Paesi si trovano nella morsa della stagnazione dalla quale non si riesce ad uscire. La situazione tedesca è peggiore di quella italiana".

Lei è passato alla storia anche per aver scoperto il ‘buco' lasciato dall'Ulivo nella scorsa legislatura. A chi darebbe le responsabilità per quel danno lasciato in eredità dal centrosinistra?

"Il grosso errore del centrosinistra è stato quello di non aver capito che c'era stato un grande cambiamento internazionale e che la nascita dell'euro non era il punto terminale di un processo, ma l'inizio di una grande fase di difficoltà dell'economia e che un cambio forte come quello dell'euro poteva essere sostenuto con delle riforme strutturali. La sinistra ha determinato delle contraddizioni molto più profonde che ancora non emergono con grande chiarezza. Penso che bisognerebbe fare tutta una riflessione sulle cosiddette riforme Bassanini, che poi hanno portato alla riforma del titolo V della Costituzione. Ritengo che queste riforme siano una vera e propria mina vagante, il ventre molle della crisi finanziaria italiana".

Lei si definirebbe come un nemico della spesa pubblica degli enti locali? E' realizzabile il federalismo fiscale introdotto dalla riforma della Costituzione approvata dall'Ulivo nel 2001?

"Il titolo V, la riforma del 2001, non è sostenibile. Questo lo dico con molta chiarezza. Questa riforma, così come è prevista dalla Costituzione, non è sostenibile sia nel breve sia nel lungo periodo. Quindi una riforma del titolo V è assolutamente indispensabile oggi. Perché la contraddizione del federalismo del titolo V sta nel fatto che introduce elementi di deresponsabilizzazione, in quanto ha separato nettamente gli enti che erano di spesa pubblica dagli enti che sono costretti a fare gli esattori per conto degli enti locali. C'è un eccesso di trasferimento dello Stato nei confronti degli enti locali che deresponsabilizza la finanza derivata e questo crea una situazione di ingestibilità. La maggior parte della spesa pubblica si concentra negli enti locali ai quali rimborsiamo la spesa a piè di lista dello Stato. Non c'è nessun controllo sull'andamento della spesa degli enti locali. Questi ultimi quando si trovano in difficoltà bussano allo Stato e si fanno dare i rimborsi. Nello stesso tempo non c'è nessun organo come la Ragioneria generale dello Stato che è in grado di controllare le spese degli enti locali. Quindi è una spesa del tutto fuori controllo".

Chi ha in mano la spesa per gli investimenti in Italia?

"In questo caso ci troviamo in una situazione davvero paradossale. Le dò soltanto un dato. Ormai la spesa per investimenti è in mano per meno del 25% allo Stato centrale e più del 75% è in mano agli enti locali. Lo Stato non investe, però investono gli enti locali. Così, oggi non abbiamo soldi per affrontare la crisi dell'Alitalia ma in compenso abbiamo soldi ed investimenti per finanziare le municipalizzate in tutto il territorio nazionale. E' un controsenso".

Lei è stato definito in passato come un uomo di sinistra. Un quotidiano come "Libero" la definì addirittura come un comunista. Oggi si definirebbe un riformista?

"Sono sempre stato riformista. Prima della caduta del Muro di Berlino si poteva avere l'illusione per un cambiamento possibile delle società occidentali. Dopo il 1989 ho compiuto una revisione degli schemi teorici che avevo in testa e l'ho realizzata a favore della libertà".

(intervista a cura di l. p.)

brunik
10-09-04, 18:29
Venerdì 10 Settembre 2004, 12:39


Italia, Pil trim2 +0,3% su trimestre, stentano consumi

MILANO (Reuters) - Qualche preoccupazione per una domanda per consumi ancora debole, ma anche un buon sostegno dall'export e qualche timido indizio, da investimenti e scorte, che potrebbe portare una ripresa nei prossimi mesi.


E' così che gli economisti leggono i dettagli che l'Istat ha fornito oggi sulle condizioni della crescita economica italiana del secondo trimestre, confermando per altro il dato congiunturale del Pil della prima lettura a 0,3%, e rivedendo il tendenziale a +1,2% da +1,1%.


Nel primo trimestre il Pil era risultato in crescita dello 0,5% su trimestre e dello 0,8% su anno.


IN EUROPA ITALIA FANALINO DI CODA


Il trimestre italiano segnala la debolezza dell'economia nazionale rispetto a quella francese - +0,8% su trimestre - e a quella tedesca, attestatasi a +0,5%.


Nè è atteso un recupero per fine anno. Le previsioni per il Pil 2004 italiano si orientano sull'1,2/1,3% contro stime attorno o sopra il 2% per Francia e Germania e una media per la crescita della zona euro attorno all'1,7/1,8%.


La crescita italiana congiunturale preoccupa anche la Commissione Europea. "L'Italia è il paese che, con l'Olanda, ha il tasso di crescita più basso della zona euro" ha detto recentemente Joaquin Almunia, commissario Ue per gli affari economici monetari. "Cresce meno della Francia ma anche della Germania, con cui era quasi alla pari nel primo trimestre".


Il prossimo dato importante per analizzare l'andamento della crescita italiana sarà quello relativo alla produzione industraile di luglio, che verrà resa nota dall'Istat il prossimo 15 settembre. L'Isae prevede un dato in crescita dell'1,8%, dopo il calo dello 0,7% in giugno rispetto al mese precedente.


http://brunik.altervista.org/foto/image10.jpg
OH, PIRATA, GUIDACI TU FUORI DALLE SECCHE

brunik
15-09-04, 16:30
Produzione flop 1/ In luglio crollo del 3,7% rispetto a un anno fa. Sotto le attese anche il dato mensile
Affari Italiani 15 settembre 2004


Produzione flop/ Savino Pezzotta (Cisl) ad Affari: i dati dimostrano che Epifani sbaglia. Il Governo? Basta perdere tempo con l'inutile riforma federalista. (segue...)
La produzione industriale a luglio ha segnato una battuta d'arresto, registrando una flessione del 3,7% rispetto allo stesso mese del 2003 e mettendo a segno il maggior calo da oltre un anno (da maggio dell'anno scorso). Lo ha reso noto l'Istat, sottolineando che il dato, su base congiunturale (rispetto a giugno 2004), registra invece un incremento dello 0,4%. Il dato mensile, però, è nettamente inferiore alle attese degli analisti (più 0,8%).

Brusca discesa anche per la produzione industriale di auto: da gennaio a luglio 2004 il calo è stato del 13,5% rispetto allo stesso periodo del 2003. Solo nel mese di luglio, invece, la produzione di auto è cresciuta dell'1,1% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.

Complessivamente la produzione industriale di autoveicoli è diminuita del 6,7% nei primi sette mesi dell'anno, mentre in luglio è aumentata del 6,1% rispetto a luglio 2003. Per quanto riguarda la produzione di autoveicoli corretta per giorni lavorativi, in luglio l'incremento su base annua è risultato pari all'11,1%, mentre nei primi sette mesi dell'anno si registra un calo del 7,3%.

http://brunik.altervista.org/foto/308979578.jpg
GLI ABBRONZATISSIMI UOMINI DEL FARE SORRIDONO MOLTO MA RENDONO POCO: NOI AMIAMO IL SISTEMA CAPITALISTA, QUINDI DOBBIAMO LICENZIARLI SUBITO!

nuvolarossa
15-09-04, 21:22
Italia schiava del petrolio: tutta colpa di un referendum

Intervista a Giorgio La Malfa

a cura di Francesco Pacifico - pubblicata su "L'Indipendente" del 14 settembre 2004.

Giorgio La Malfa ancora non se ne fa una ragione: "Viviamo in un mondo dominato dal nucleare e invece in Italia si blocca persino lo stoccaggio dei rifiuti urbani". Nel 1987 schierò il Partito repubblicano contro il referendum che portò allo smantellamento dei reattori. Arringò le piazze denunciando "un'inutile controversia ideologica su un argomento che con l'ideologia non ha nulla a che spartire". Fu una sconfitta - non solo sua - senza precedenti. Infatti non la prese bene: "Se pure fossimo stati tra i promotori, non avremmo nulla di che essere soddisfatti", fu il suo commento a caldo. Un paio di anni fa i repubblicani promisero perfino un contro referendum. Oggi La Malfa continua a definirsi "nuclearista convinto", ma aggiunge alla dizione il termine "rassegnato". "E' quasi impossibile", spiega, "cambiare la storia. L'alternativa nucleare nasce con il peccato originale della bomba atomica".

Eppure da un sondaggio pubblicato dall'Indipendente risulta che la metà degli italiani è pentita dell'esito referendario.

Temo che non siamo maturi per ritornare su una decisone che fu sbagliata. Valli a convincere gli elettori che il nucleare è l'unica fonte energetica che può liberarci dal petrolio. Se si ritornasse a votare, il fronte del "no" giocherebbe con l'allarme terrorismo, baserebbe la sua campagna sul rischio attentati.

La campagna del 1987 non fu meno aspra.

Lo scontro fu durissimo e la gravità dei toni va addossata soprattutto alla leggerezza dei socialisti. E poi eravamo vittime della sindrome di Chernobyl. Guai a dire che si potevano costruire centrali pulite. Da allora non avremo più reattori in Italia, ma li abbiamo a pochi chilometri dai nostri confini. Se si verifica un'esplosione in Francia o in Slovenia, la polluzione ce la prendiamo comunque.

Quali sono state le ripercussioni per l'Italia?

E' stata una catastrofe. Il referendum ha spinto il Paese verso una forte dipendenza energetica dagli altri Paesi. E così, quando cresce il prezzo del petrolio, finiamo per importare inflazione. Le considerazioni economiche e quelle politiche dovrebbero spingerci a cercare una soluzione per non essere legati alle fluttuazioni del greggio, ma non lo si fa per la gioia dei petrolieri.

Tutta colpa loro?

No, ma il loro è un partito molto forte: controllano giornali grazie a forti investimenti pubblicitari, hanno ogni mezzo per influenzare l'opinione pubblica. Quando scoppiò lo scandalo di Felice Ippolito (il fisico fautore del nucleare arrestato ingiustamente per corruzione, ndr) chi crede che ci fosse dietro? Fu opera loro, che si sentivano minacciati.

Si potrebbe puntare sulle fonti rinnovabili?

I vantaggi sono minimi. Quella eolica, per esempio, la considero un disastro sotto il punto di vista paesaggistico. In un domani molto lontano si potrà puntare sulla solare.

Qualcosa bisognerà pur fare per ridurre il nostro deficit energetico e le importazioni.

Quello che si ripete da decenni: non legarsi a una sola fonte di energia, come abbiamo fatto con il petrolio.

Non manca giorno che un ministro del centrodestra elogi l'atomo.

Non sono informato come un tempo sulla politica energetica del Paese, ma mi sembrano solo parole. Purtroppo.

Invece in Francia il governo Raffarin è andato avanti sulla costruzione dei nuovi reattori. E nonostante gli attacchi dei no - global.

Parigi ha una tradizione più autoritaria, più centralista della nostra. E da sempre ha un ruolo militare, si sente una grande potenza. Di conseguenza i suoi cittadini sono disposti, in casa propria, a sopportare la presenza di reattori o la sperimentazione sul nucleare in nome di un alto profilo internazionale.

brunik
15-09-04, 23:24
Ma pechè invece di blaterare non lo fa un contro-referendum sul nucleare?

I politici li paghiamo per lavorare, non per chiaccherare.

Uhey, Uomini del Fare, qua si rende poco.

jmimmo82
16-09-04, 17:11
Parigi ha una tradizione più autoritaria, più centralista della nostra. E da sempre ha un ruolo militare, si sente una grande potenza. Di conseguenza i suoi cittadini sono disposti, in casa propria, a sopportare la presenza di reattori o la sperimentazione sul nucleare in nome di un alto profilo internazionale. Diciamo che gli italiani sono pure un pò ignoranti ed un pò irrazionali.

nuvolarossa
17-09-04, 11:28
C’è qualcosa che lega il prezzo delle pesche alla riforma costituzionale che porta al federalismo? Sì, ed è questo uno dei motivi che dovrebbero indurre ad una minore distrazione. I titoli di tutti i giornali annunciano che i supermercati, dopo una trattativa con il ministro Marzano (Attività produttive) hanno accettato di tenere fermi i prezzi fino al prossimo 31 dicembre.

(continua al link sotto)
http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/934

brunik
20-09-04, 14:57
Allora, le novità dell'autunno sono queste: le tasse non si tagliano più, vabbeh, erano come quelli che ti vendono gli occhiali ai raggi x per vedere sotto il vestito delle donne, si sapeva che era solo uno scherzo.

In cambio pero' il governo ci metterà direttamente più soldi in tasca proteggendo il nostro potere d'acquisto che salirà del 2,2% grazie a Silvio. Quest'autunno partono gli spot dal titolo "Berlusconi ti mette i soldi in tasca" e indovinate chi farà il testimonial? SILVIO IN PERSONA.

Tutto vero, tutto documentato da Libero, il quotidiano del Dott. Feltri.


Libero 18.9.04

LA STRATEGIA - IL PREMIER AL RADUNO NAZIONALE DELLE BANDE MUSICALI: «IL GOVERNO DURERÀ FINO A FINE LEGISLATURA»

«più soldi in tasca» nuovo spot di Silvio

Il governo pensa a una campagna tv in autunno contro il caro-consumi. Forse Berlusconi come testimonial

Di Mario Prignano



ROMA- Una banda musicale, la sua compattezza, la capacità di suonare all'unisono senza sbagliare un colpo- E senza sbagliare un colpo incantare a tal punto l'uditorio che, finito il concerto, quello chiede subito il bis. La nuova metafora che ieri Berlusconi ha coniato per definire la sua personale concezione del governo è questa qui: banda musicale. Lo spunto gli è arrivato dalla prima giornata nazionale di musica popolare, inaugurata sotto una pioggia torrenziale davanti ad una sessantina tra bande e gruppi folkoristici provenienti da tutt'Italia. «Se riuscissimo a fare anche noi quello che riuscite a fare voi nelle vostre bande musicali e cori procederemmo tutti quanti insieme meglio, più efficacemente e più in fretta verso un risultato di bene comune», è stato il messaggio più diretto agli alleati assenti che ai presenti nella grande spianata alle porte di Roma in cui sorge il santuario del Divino Amore (dove il premier ha poi incontrato il rettore e le novizie, recitando con loro un'Ave Maria).

Qualche fischio all'inizio dell'intervento proveniente, pare, dai bandisti di Brisighella, in Romagna, ha rischiato di rovinare la festa, ma non ha scomposto il Cavaliere: «La differenza tra chi è liberale e chi no, è proprio questa: chi è liberale non immaginerebbe mai di opporsi a chi cordialità e pacatamente sta esprimendo le proprie idee». Due idee soprattutto: che, dopo decenni di instabilità, 1' attuale governo arriverà a fine legislatura, e che da qui ad ora si impegnerà affinchè «i sogni di ognuno diventino realtà», Magari iniziando dai sogni che toccano più da vicino il portafogli: «Pensate che il debito pubblico che abbiamo ereditato è pari al 106 per cento del prodotto interno lordo, cioè di quello che tutti noi produciamo con sacrificio in un anno. Questo significa che sulle spalle di ognuno di voi, compresi i bambini che stanno nascendo ora gravano circa 20 mila euro... ». Si è fermato qui, il Cavaliere, ma se avesse continuato forse avrebbe ricordato i danni diretti e indiretti che l'ingresso del'euro ha prodotto sui bilanci familiari, il carovita e, con esso, la campagna che il governo sta mettendo in piedi per aumentare il potere d'acquisto delle famiglie. Perché ormai è chiaro che se c'è un tema che a Palazzo Chigi considerano prioritario è questo: mettere le famiglie in condizione di sp endere di più, ridare loro fiducia. Un argomento delicatissimo che può decidere la vittoria o la sconfitta del centrodestra non solo alle regionali del prossimo anno ma anche, e soprattutto, alle politiche del 2006. Dipende da come il direttore di banda Berlusconi saprà interpretare la partitura, e dall'armonia che sapranno dimostrare al ritardo gli alleati-orchestrali.

Perché in effetti qualcosa si sta muovendo. Già l'opinione che Berlusconi ha di Domenico Siniscalco è più che buona, ma, se nelle prossime settimane crescerà ulteriormente, molto dipenderà da un'idea partorita, pare, nei piani alti del ministero dell'Economia e che il premier, da intenditore qual è, può solo apprezzare. L'idea rientra nella categoria degli spot informativi della presidenza del Consiglio. La sostanza è quella di farne uno dedicato ai temi economici che toccano più da vicino la vita quotidiana degli italiani: per esempio quelli esposti nella conferenza stampa di due giorni fa con la quale, elmetto in testa, l'esecutivo ha avviato la più massiccia offensiva contro il carovita che si ricordi dall'ingresso dell'euro. Dalla passione con cui il premier ha introdotto il tema si è potuto chiaramente intendere che l'argomento non sarà abbandonato così presto. Non solo perché le misure che sono state messe o saranno messe in campo dispiegheranno i loro effetti non prima di otto-dodici mesi. Se le conseguenze saranno quelle sperate ovvero il 2,2 per cento in piu del potere d acquisto per famiglia, pari ad un punto percentuale di Pil la Casa delle libertà potrà perfino permettersi di passare in secondo piano il tema dei temi, quello del taglio delle tasse, che pure rimane al centro della riforma fiscale ma sulla cui realizzazione permangono complicazioni politiche e tecniche. Una bella campagna fatta di spot televisivi e radiofonici, con annessi spazi sulla carta stampata, farebbe da apripista e megafono per un'iniziativa che a tutti gli effetti riveste carattere istituzionale. Data l'idea, per ora soltanto abbozzata in colloqui del tutto informali e ristrettissimi, di iniziare a progettare qualcosa.

Il primo problema da affrontare è quello, niente affatto secondario, per cui il governo può organizzare solo campagne informative mirate a far conoscere una legge appena approvata. Difficile che la battaglia per restituire nelle tasche dei cittadini i soldi portaci via dal carovita confluisca in una legge ad hoc. Qualcosa potrebbe entrare nella Finanziaria, ma come pubblicizzarlo? Secondo il parere di un ascoltato consigliere economico del premier, uno slogan efficace potrebbe essere "Più soldi in tasca". Un aspetto che ancora non è stato affrontato è quello del testimonial. Va da sè che l'ideale sarebbe Silvio Berlusconi in persona, una soluzione che però si presterebbe a troppe critiche, specie alla vigiha di una campagna elettorale lunga ventiquattro mesi. Ma il discorso è appena all'inizio, e nessuno può dire, al momento, dove porterà.

nuvolarossa
04-10-04, 20:14
Documento della Direzione nazionale del 2 ottobre 2004

La Direzione nazionale del Pri riunita a Roma, in Corso Vittorio Emanuele II 326, udita la relazione del Segretario Francesco Nucara l'approva.

La Direzione nazionale del Pri ritiene altresì che:

La manovra finanziaria approvata dall'ultimo Consiglio dei Ministri è contraddittoria rispetto alle scelte operate con l'approvazione del DPEF del luglio scorso.

A parte la preoccupazione che le previsioni di entrata possono essere in qualche modo ottimistiche, si deve osservare che mancano tutte le indicazioni su come la manovra possa sostenere l'economia.

Se non ci saranno consistenti correzioni c'è il rischio che il necessario intervento correttivo sulla tendenza della finanza pubblica determini un puro e semplice effetto depressivo sull'economia.

Questo è particolarmente vero per il Sud che ne esce assolutamente trascurato con una riduzione degli investimenti pari al 30% rispetto alle previsioni del DPEF.

I repubblicani ricavano l'impressione di trovarsi di fronte ad un provvedimento senza bussola politica né programmatica.

La Direzione nazionale del Pri ritiene necessaria una robusta correzione di merito.

nuvolarossa
04-10-04, 20:16
Finanziaria, critiche dal Pri

Una manovra di corto respiro che trascura lo stato del Meridione

L'ultimo Consiglio dei ministri ha approvato la legge finanziaria per il 2005.

La Direzione Nazionale del Pri ha approvato un documento molto critico che è riportato oggi in basso.

Noi condividiamo l'affermazione dell'on. Giorgetti quando dice che "il ministro della concertazione si è concertato con se stesso". Avevamo sollevato molti dubbi che ad un Ministero centrale per la politica del governo fosse preposto un tecnico. Di tecnico quel Ministero ha già il ragioniere generale dello Stato. Il bilancio dello Stato non è il rendiconto annuale del condominio. La prova più evidente della mancanza di una cultura politica la fornisce l'intervento del presidente Casini.

Noi crediamo che ci siano previsioni di entrate fin tropo ottimistiche e analisi, specie sul Mezzogiorno, supportate anche dalla Relazione previsionale e programmatica per il 2005, del tutto inadeguate alla portata del problema. Su questo tema il Pri era intervenuto nel corso della formazione del DPEF ed aveva dato il proprio contributo.

Si nota una forte discrasia tra quanto affermato nel DPEF e quanto tradotto nella legge finanziaria in corso di esame da parte del Parlamento. Ed è semplicemente propagandistico considerare la riserva del 30% a favore del Mezzogiorno di tutta la spesa della Pubblica Amministrazione.

Tutta la politica del dopoguerra fu impostata con una riserva del 40% sempre a favore del Meridione. I risultati di quella politica sono evidenti, perpetuarla significherebbe non aver compreso bene il problema.

Ci vuole una politica del governo per il Sud e non una riserva dal sapore prettamente burocratico, che non significa nulla se rapportata ai problemi delle infrastrutture, materiali e immateriali, della sicurezza, dei trasporti. E, a proposito di trasporti, ritorniamo alla realizzazione del Ponte sullo Stretto: è pensabile una struttura futuribile in un contesto infrastrutturale arcaico?

E' previsto tra l'altro un incremento salariale del 3,7% per i dipendenti della Pubblica Amministrazione che difficilmente sarà mantenuto, visto che le organizzazioni sindacali chiedono un aumento dell'8%.

Si potrebbe ridurre la spesa per il personale tralasciando gli incrementi salariali diminuendone la consistenza quantitativa. Basterebbe un drastico taglio del personale, considerato che, a quanto si dice, nel Ministero dell'Economia per ogni dipendente che produce un servizio c'è un altro dipendente che controlla: la galassia sovietica degli anni ‘70.

Con i nuovi studi di settore se non si accede ai nuovi regimi si è sottoposti a controlli severi. In parallelo si avranno più spese per i controlli.

Quando si dice governo dei tecnici !

In definitiva si è in presenza di una finanziaria senza alcun quadro strategico nei confronti dell'economia e dei problemi del paese.

Da Washington il Ministro Siniscalco ci ha assicurato che i provvedimenti per lo sviluppo verranno a breve.

Staremo a vedere.

Roma, 4 ottobre 2004

nuvolarossa
05-10-04, 10:53
Il governo, in questo guidato dal ministro Siniscalco, ha deciso di adottare la politica dell’inglese Gordon Brown e di porre un tetto del 2% all’aumento della spesa di ciascun ministero. Si sono sollevati dubbi sulla legittimità di questo tetto, ma a me paiono dubbi mal riposti: il tetto è legittimo, purtroppo non è decisivo......

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nuvolarossa
06-10-04, 09:59
E così, nel breve volgere di poche ore, i pedaggi sulle strade statali sono spariti, essendosi qualcuno accorto che si trattava di una cosa senza senso. Il meccanismo, adesso, sarebbe questo: lo Stato vende le strade ad una società dello Stato (quale?), incassando soldi che ......

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nuvolarossa
06-10-04, 22:11
Crack finanziari e piccole imprese/Non solo i risparmiatori trascinati dalle cadute

I fornitori, ovvero le vittime trascurate delle crisi

di Laura Montana

Da recente le cronache quotidiane sono state impegnate dalle vicende connesse alla crisi di grandi gruppi industriali che hanno coinvolto e travolto, nella loro caduta, centinaia di ignari risparmiatori. Si sono costituiti Comitati a tutela degli interessi di questi soggetti, sono state interessate le istituzioni attraverso interpellanze, indagini, tavoli di consultazione ed altri strumenti conoscitivi volti a verificare la possibilità di limitare i danni prodotti a quella parte del sistema economico nazionale che costituisce la struttura portante delle attività bancarie in Italia dalle vicende disastrose che hanno coinvolto alcune grandi imprese italiane.

Ma mentre vi è stata e vi è grande attenzione e grande sensibilità verso questa categoria di creditori, nessuna voce si è levata a tutela di un'altra categoria economica del sistema,cioè quella dei fornitori della grande impresa in crisi.

In particolare, quando una crisi strutturale travolge un grande gruppo industriale, quasi sempre ci si trova di fronte a situazioni nelle quali gli amministratori, stretti dalla impossibilità ad ottenere credito dal sistema bancario, si sono finanziati con i fornitori ottenendo condizioni di pagamento molto vantaggiose sia in termini di dilazione dei tempi sia in termini di tassi di interesse se ed in quanto applicati alle dilazioni.

Ne è derivato, sostanzialmente, una forma di rallentamento nel processo di crisi delle aziende che si è poi tradotto, quasi sempre, nella scelta di una procedura concorsuale che evitasse in qualche modo il fallimento dell'imprenditore.

In particolare, avendo riguardo alle amministrazioni straordinarie, non si può fare a meno di fare alcune considerazioni.

Innanzi tutto, l'amministrazione straordinaria dei grandi gruppi così come regolata dal D.lgs 270/99, per salvare i livelli occupazionali ed il know how aziendale, penalizza il ceto creditorio nel suo complesso mentre consente di realizzare le attività delle imprese assoggettate al fine di liquidare, nella misura resa possibile dalle singole circostanze, il passivo esistente.

Ma se questa posizione è certamente gravosa per gli istituti di credito interessati all'azienda in crisi, per i fornitori è quasi sempre drammatica.

Infatti, quasi tutte le imprese fornitrici di grandi gruppi, sono aziende di piccole o medie dimensioni, quasi sempre a carattere familiare, sottocapitalizzate, come la stragrande maggioranza delle imprese italiane, verso le quali il ceto bancario non ha dimostrato, soprattutto negli ultimi anni, particolare attenzione; al contrario, gli istituti di credito e le finanziarie (leasing, factoring, etc) hanno preteso garanzie collaterali a vario titolo a fronte di esposizioni debitorie tipiche della gestione caratteristica di tali piccole imprese, applicando rigidamente criteri (obsoleti!!!) e tecnicalità che venivano poi del tutto meno, invece, di fronte alle richieste dei cosiddetti grandi gruppi.

La logica che ha presieduto a tali scelte appare manifesta: gli affidamenti ai grandi gruppi industriali hanno trasformato di fatto gli istituti di credito in veri e propri soci della stessa azienda per cui, nel tentativo di realizzare una qualsiasi forma di salvataggio, tali soggetti hanno finito con l'esser coinvolti in pieno nella crisi aziendale se non addirittura travolti come nel caso di taluni istituti di credito.

Ma cosa accade dei fornitori, questi sconosciuti?

In taluni settori, ad esempio quello delle costruzioni, si sono verificate situazioni paradossali: un fornitore è risultato coinvolto in ben tre procedure di amministrazione straordinaria per cui alla fine il suo credito di svariati miliardi è risultato del tutto (o quasi del tutto) inesigibile. Ma al danno si aggiunge inevitabilmente la beffa costituita dalle revocatorie dei pagamenti avvenuti in prossimità della dichiarazione dello stato di insolvenza. Come può una piccola o una media impresa fronteggiare una simile situazione senza portare i libri in Tribunale? Chi si è dato carico o si dà carico di queste situazioni? Quanto costa al sistema economico il fallimento o la crisi del sistema delle piccole e medie imprese tributarie dei grandi gruppi in amministrazione straordinaria? Quanti posti di lavoro sono stati salvati dalle amministrazioni straordinarie e quanti ne sono stati perduti nell'indotto?

Chi scrive crede che a queste domande, a questi sconosciuti operatori economici, vada data una risposta in termini istituzionali e propositivi al più presto riconoscendo loro il vero grande valore di tessuto connettivo del sistema produttivo nazionale.

nuvolarossa
11-10-04, 11:57
«Prioritario tagliare le tasse»

Roma. Il taglio delle tasse lui, Giorgio la Malfa, presidente della commissione Finanze della Camera, l’avrebbe fatto da tempo, anche a costo di sforare il deficit del 3%. Anche per questo non nasconde una certa irritazione per le parole del ministro dell’Agricoltura, Gianni Alemanno, che preferirebbe partire con un sistema con 4 aliquote rispetto alle 3 previste da Berlusconi: «Se tutti vogliono fare il ministro delle Finanze non si va da nessuna parte», sibila La Malfa.
Ma perché la riforma fiscale incontra tanti ostacoli?
«Il centrosinistra è contrario. Anche se non credo che faccia gli interessi del Paese».
Però, anche nella maggioranza non mancano dubbi.
«In una fase di economia debole la riduzione delle tasse è molto utile. E sono talmente convinto di questa tesi che avrei finanziato il taglio delle tasse anche superando il tetto del 3%».
A Bruxelles non sarebbe piaciuto...
«L’Italia, in fondo, si è mantenuta dentro i limiti di Maastricht mentre la Francia e la Germania non l’hanno fatto per tre anni. Quindi, un certo margine di flessibilità avrebbe potuto esserci».
Ma c’è anche un altro problema: il passaggio alle tre aliquote potrebbe portare vantaggi soprattutto ai redditi più alti?
«Io credo che la riforma debba favorire tutti i ceti. Poi, bisognerà fare in modo che ci siano misure specifiche per garantire una distribuzione equa della riforma».
Il ministro Alemanno, esponente di punta di An, ieri ha detto chiaro e tondo che preferirebbe un sistema con quattro aliquote, conservando un’imposta al 43% per i redditi più alti?
«Se si nomina un ministro dell’Economia lo si fa perché non tutti sanno fare lo stesso mestiere. Invece, vedo da un po’ di tempo molte dichiarazioni dell’onorevole Alemanno che riguardano soprattutto queste materie. Forse sarebbe necessario che si occupasse di più delle problematiche relative al suo dicastero. Perché mi pare che c’è una loquacità di alcuni esponenti della maggioranza davvero fuori luogo».
Ma davvero non c’è alternativa al taglio delle tasse?
«Io avrei preferito che la politica dissennata della Banca centrale europea non ci avesse costretto a fare questo. Ma oggi non c’è alternativa: per rilanciare l’economia bisogna ricorrere alla finanza pubblica».

an.tr.

brunik
11-10-04, 13:19
Ma perghè giorgetto non dice mai "PRIORITARIO TAGLIARE LE SPESE CLIENTELARI" ?

http://brunik.altervista.org/ritagli/chigi.gif

nuvolarossa
11-10-04, 13:31
Ma perghè giorgetto non dice mai "PRIORITARIO TAGLIARE LE SPESE CLIENTELARI" ?
ma perche' certi ragionamenti ormai fanno parte del nostro Dna ... li dicevamo molto prima che certi figuri, ex di qualcosa, si convertissero alle leggi del mercato ...
Sono per noi talmente scontati ... che e' ovvio che si debbano perseguire.
Ma questo vallo a chiedere a quelle forze nazional-popolari che hanno costruito, sulla logica clientelare, un impero politico che ancor'oggi ci troviamo di fronte.

brunik
11-10-04, 13:45
Diciqamo che FACEVANO parte del vostro DNA, e io infatti una volta votavo PRI per questo.

Adesso di ovvio non c'è più niente: il La Malfa sostiene addirittura che bisogna aumentare il deficit per tagliare le tasse a berlusconi.

A proposito, il conteggio del taglio di tasse a 20.000 euro e a 2.000.000 di euro, lo devo fare come al solito io? Tutto io devo fare, qua dentro?

Adesso tutti i DNA sono cambiati, forse non te ne sei reso ancora conto: la sinistra è per il rigore e la destra per le spese, le chiacchere sono chiacchere ma le cifre e i fatti sono quelli.

D'altronde si sa che AN e UDC non è che siano proprio contrari, alle clientele. E pure Forza Italia, basta sentire i discorsi di Berlusconi ai saloni nautici.

Rimarrebbe la Lega, ma quella è contraria alle clientele nel sud e favorevole a quelle nel Nord.

la_pergola2000
13-10-04, 02:14
FORZA MAC aNDRY

stavolta si può iniziare a parlare di stagflazione con il fortissimo aumento dei prezzi del petrolio.
Il solo aumento dei prezzi al consumo non mi convinceva molto ma ora con il prezzo del petrolio alle stelle, i due fattori stagnazione ed inflazione potrebbero arrivare a coincidere in tutte le loro variabili.

Ciao.

Il problema diventa difficile per quello che riguarda la sua soluzione.

Potremo tentare di proporre alcune soluzione atte a contenere il fenomeno.

nuvolarossa
13-10-04, 09:45
Pergolone ... ben rientrato
nei ranghi ... ci mancavi !

nuvolarossa
28-10-04, 22:09
a proposito di buone notizie

... a proposito di buone notizie e' proprio di questa sera la notizia che l'inflazione, nel mese di Ottobre, e' scesa di un'altra frazione e si e' attestata sul 2% ... e' la seconda volta che cio' avviene in questi ultimi mesi ... in Settembre la riduzione era stata di 2 frazioni di punto ... cioe' da 2,3% al 2,1% ...
Naturalmente i soliti media tutti intenti a fare del "terrorismo" verbale nei confronti di questo Governo e che, soltanto l'anno scorso, titolavano in prima pagina ... inflazione al 2,8% ... ora, timidamente, nascondono la notizia nelle pagine interne ... vicino alle rubriche di cinema e gastronomia !
L'inflazione al 2% (il cosiddetto carovita) e', con questo valore, il risultato migliore da tutto il 1999 ... anno in cui ancora governavano quelli della Grande Ammucchiata dei Disperati ! ....

Si scrive ... my Good .... e si legge mai Gad

PiZeta
29-10-04, 07:45
è senz'altro una buona notizia, ma è la spia di una crisi dei consumi.

Texwiller (POL)
29-10-04, 09:14
Nuvolarossa, riesci a inserire un articolo di fondo che appare nel quotidiano nazionale di oggi (da noi Resto del carlino) in seconda pagina sul prezzo civile dello sviluppo cinese?
Te ne sarei molto grato.
Tex

brunik
29-10-04, 10:14
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


Non mi pare proprio che tutti i media stiano facendo del "terrorismo" verbale, è la solita esagerazione vittimista tipica del pollista.

Piuttosto è Nuvolarossa che sta facendo opera di "edulcorazione" della massa. Questo noto antoprodiano filoberlusconiano sta da mesi cercando di far credere agli utenti del forum che tutto vada bene, anzi, benissimo.

Amici, la verità è purtroppo un'altra: i consumo sono crollati dell'1,9% in termini monetari e del 4% in termini reali, l'inflazione si sta abbassando perchè la gente non c'ha più una lira da spendere, in tutto il mondo c'è una forte ripresa, mentre l'Italia è scivolata all'ultimo posto nel mondo per crescita del PIL.


E ci sono alcuni agit-prop che insistono nella loro patetica campagna filoberluschina. Ribelliamoci tutti al monopolio menzognero di questi grigi personaggi.

LIBERTA' !!

nuvolarossa
29-10-04, 12:08
Originally posted by PiZeta
è senz'altro una buona notizia, ma è la spia di una crisi dei consumi.
... questo e' quello che dicono i soliti "terroristi" dell'informazione ... che fanno parte del circuito dei media che ben conosci e che non nomino per evitare querele ... e che sono avvezzi a questo tipo di "martellamento" nazional-popolare sui propri lettori considerati alla stregua di tante trote da fare in carpione .... ma da fonti ben vicine alla Confcommercio mi dicono che hanno capito, finalmente, che una politica di prezzi non esosi si accompagna ad un aumento delle vendite ... ad un rialzo dei consumi .... ad una lasciare alle spalle, piano piano, il periodo della recessione (rinuncia all'acquisto) che abbiamo avuto (quella si') ... sino ad oggi.

nuvolarossa
29-10-04, 12:13
Originally posted by Texwiller
Nuvolarossa, riesci a inserire un articolo di fondo che appare nel quotidiano nazionale di oggi (da noi Resto del carlino) in seconda pagina sul prezzo civile dello sviluppo cinese?
Te ne sarei molto grato.
Tex
... mi spiace ... ma sul web non esiste la possibilita' di accedere gratuitamente al Resto del Carlino ... da parte mia sarei disposto a leggerlo purche' mettesse in cantiere dei prezzi in abbonamento sul web ... piu' bassi di quelli che invece pratica assieme ad altri quotidiani tipo Il Tirreno, Repubblica etc...
Insomma tenere un prezzo alto, per un media telematico, come per un qualsiasi altro bene, determina la recessione all'acquisto di questo bene.
Senza volere ... ho portato un esempio di come avvenga la recessione all'acquisto in presenza di prezzi alti o prezzi bassi ... inflazione alta o inflazione bassa .... guarda caso.

brunik
29-10-04, 12:18
Minchia, oggi abbiamo imparato che l'ISTAT è un "terrorista dell'informazione", Nuvolarossa ci ha insegnato ancora qualcosa di nuovo.

Le vendite al dettaglio sono scese in agosto dello 0,1 per cento rispetto al mese precedente e dell'1,9 per cento rispetto allo stesso mese nel 2003. Lo rende noto l'Istat



ROMA, 22 OTTOBRE 2004 - Le vendite al dettaglio di prodotti alimentari scendono in agosto del 3,4%, mettendo a segno la seconda flessione da gennaio 2003 (in maggio 2004 si era registrato un calo del 3,5%).

Arrancano anche i prodotti non alimentari, pur realizzando un calo piu' contenuto (-0,6%): a soffrire maggiormente sono l'abbigliamento ed il tempo libero, che registrano rispettivamente perdite dell'1,8% e dell'1,5%.

Tengono, invece, i prodotti farmaceutici (+1,5%). I dati relativi all'andamento delle vendite al dettaglio in agosto ''sono decisamente negativi'', spiegano i tecnici dell'Istat, sottolineando pero' ''la volatilita''' delle rilevazioni durante il mese di vacanza per eccellenza.

A questo si aggiunge anche il fatto che i dati sui consumi incorporano anche i prezzi e quindi si puo' dedurre che la flessione registrata dagli alimentari sia in parte riconducibile alla compressione dei prezzi di questa voce.

In agosto l'Istat ha rilevato una diminuzione tendenziale delle vendite in quasi tutti i gruppi di prodotti non alimentari.

nuvolarossa
29-10-04, 12:23
... bravo ... e' proprio cosi' ... infatti ad Agosto l'inflazione era salita ... ed e' giusto che calino i consumi in presenza di inflazione crescente .... non il contrario !
... sei come lo stoccafisso .. per farlo rammollire va battuto sul marmo per ore !!
Tu forse sei rimasto all'epoca di quando c'era la revisione trimestrale degli emolumenti per via del ricalcolo del paniere dovuto all'inflazione.
In quegli anni l'aumento dell''inflazione creava consumismo perche' tanto c'era poi il rientro di buona parte (se non ricordo male il 75%) della perdita del valore della moneta avvenuta in quei tre mesi precedenti ... e si era cosi' creata una trottola infernale tra consumi ed aumento dell'inflazione ... causa di mali che ancor'oggi stiamo pagando ... e sempre per merito di chi sponsorizzava tale infernale meccanismo .... (che, guarda caso, di questi tempi, sono quasi tutti in blocco nel csx).
Adesso, per fortuna ... ed anche per merito di sindacalisti di valore come Raffaele Vanni e Lama ... che capirono il messaggio di chi allora vedeva gia' piu' lontano di altri (a te le idee chiare della sinistra, del Pri ... non ti dicono un cazzo), .... adesso per fortuna, dicevo, questo algoritmo automatico non esiste piu' ... con buona pace di chi e' stato educato alla scuola del parassitismo e della speculazione.

brunik
29-10-04, 12:35
Hey, amici il professor Nuvolarossa è convinto che i consumi dipendono dall'inflazione e non viceversa.

Pizeta, spiegaglielo tu al tuttologo come funziona la cosa che a me vien da ridere.

nuvolarossa
29-10-04, 12:38
Si, bravo, vai avanti te che a me mi scappa da ridere !
Quando sei a corto di argomenti .... ti guardi attorno e chiedi aiuto ?
E' ovvio che i fenomeni economici sono molto piu' complessi di come tu vuoi maliziosamente far credere che io intenda riassumerli ... pero' non sono io che sostengo, sui media-terroristi dell''informazione, la tesi inflazione/consumi ... sono costoro che "banalizzano" l'economia a scapito dei soliti gonzi ... quei lettori che io ho chiamato trote da fare in carpione !

brunik
29-10-04, 12:48
Hey, amici, qua Nuvolarossa sostiene che sono a corto di argomenti. Non è spassosissimo, il ragazzo?

Ho chiesto a Pizeta di spiegarti come stanno le cose solo perchè ha subito inquadrato il motivo del calo del tasso di inflazione, che è la crisi dei consumi e il crollo delle vendite.

Visto che a lui credi e non a me perchè tu sei di parte, fattelo spiegare da Pizeta come è positiva la tua notizia che hai con tanto innocente entusiasmo riportato.

brunik
29-10-04, 15:33
Originally posted by brunik
Ma perghè giorgetto non dice mai "PRIORITARIO TAGLIARE LE SPESE CLIENTELARI" ?

http://brunik.altervista.org/ritagli/chigi.gif

Amici cari, amici belli,

eccomi qua, a raccogliere quello che sto predicando da anni, profeta inascoltato di questo forum pieno di faziosi che tanto si accaniscono a darmi contro solo per non ammettere che ho sempre ragione.

Quando un laico trova sulla sua strada uno più bravo e sveglio di lui, ne approfitta per istruirsi, non per sfogare la sua frustrazione. Quello che ammazzava le persone con gli occhialetti era Pol-Pot, era a lui che piacevano solo i pelatori di patate perchè non si facevano troppe domande.

Eccolo qua, il buon Brunetta, finalmente ci è arrivato anche lui:il problema italiano sono le spese, non le tasse. Ho calcolato che il governo Berlusconi ci costa annualmente circa 80 miliardi di euro di spese in più. Fate un po' i conti di quanto ci è costato in tre anni.

E finalmente anche il Brunetta colpisce alle spalle Tremonti come ho sempre fatto io, con la differenza che io non lo facevo alle spalle, lo dicevo quando era in carica.

Contrordine, compagni, avvisare Giorgio La Malfa: tagliare le spese.

L’INTERVISTA


Brunetta: meno sperperi, così troveremo i soldi


ROMA - «Primo: gli impegni vanno mantenuti. Secondo: doveva pensarci a suo tempo, quando la maggioranza ha varato la riforma fiscale». Renato Brunetta, consigliere economico di Silvio Berlusconi, difende a spada tratta il taglio delle tasse per tutti e giudica intempestiva l’uscita del vicepremier Gianfranco Fini perché «adesso sta arrivando la ripresa dell’economia». E ancora: «Quei ragionamenti perché non li ha fatti dopo l’11 settembre?». L’unica concessione che è disposto a fare è quella di un nuovo programma di governo. «Ma solo dopo l’approvazione della finanziaria e per arrivare a conclusioni opposte a quelle sostenute dal leader di An». Perché intempestiva?
«Fini non se ne è accorto ma l’Italia è entrata in una nuova congiuntura. Tutti gli indicatori macro prevedono una crescita del Pil del 2% nel 2005. Questa è la verità, non è propaganda. Stiamo tornando ai livelli del 2000, alla media dei governi del centrosinistra. E’ la luce in fondo al tunnel».
Non è eccessivo...
«Lo prova il successo del collocamento Enel e i forti livelli di risparmio. Una dimostrazione di fiducia non da poco dopo Cirio e Parmalat. I policy maker hanno capito che finalmente sta arrivando la congiuntura attesa all’inizio del mandato. Si potrebbe dire che la legislatura comincia adesso».
Cioè tre anni inutili?
«Dal punto di vista dell’economia sono stati tre anni di trincea, di galleggiamento, di una tantum, che hanno oscurato le riforme importanti. Al punto che la stessa maggioranza non si onora del lavoro fatto».
Masochismo politico?
«Semplicemente la sindrome della cattiva congiuntura ha tolto il colore alle cose, ha fatto prevalere il pessimismo».
Nonostante Tremonti.
«L’errore di Tremonti non è stato nascondere la verità, lo avrei fatto anch’io, è stato quello di non controllare la spesa corrente. Comunque l’ex ministro andava criticato allora. Ma nessuno, a parte il sottoscritto, lo ha fatto».
Fini dice che la cifra di 5,5 miliardi di euro non basta per aiutare famiglie e imprese...
«A Fini ricordo che nell’aprile 2003, nel pieno della stagnazione, la maggioranza ha votato la delega per la riforma fiscale con due sole aliquote 23 e 33%. Non c’era nemmeno quella del 39% che si è aggiunta dopo. Vorrei sapere perché quell e riflessio ni non le ha fatte allora».
Difficile però dargli torto quando sostiene che non ha senso bloccare i contratti del pubblico impiego e poi tagliare le tasse...
« Su questo bisogna essere precisi. Gli aumenti salariali degli statali sono stati ben più forti di quelli dei metalmeccanici. Negli ultimi quattro anni hanno superato l’inflazione di ben 4 punti. Secondo me il contratto loro ce l’hanno già: anzi, a fare i conti esatti, dovrebbero restituire qualche cosa».
Per An non si può dare un solo euro in più ai miliardari quando c’è gente che non tira fine mese...
«Questa è una posizio ne ideologica. Tutte le teorie economiche sostengono che il taglio alle tasse funziona solo se riguarda tutti. E’ un fatto psicologico. Poi l’idea di Tremonti del contributo di solidarietà a termine del 4% mi trova d’accordo».
Fini chiede anche un nuovo governo...
«I l programma del governo è nato dal think-tank "officina". Adesso servirebbe un altro momento di rilancio programmatico. Prima però occorre portare a termine gli impegni presi, chiudere la finanziaria, e poi studiare l’adattamento. Ma sulla congiuntura positiva ».
Lei ha accusato Siniscalco di traccheggiare sul taglio alle tasse. Non trova una convergenza con An?
«No comment. Dico solo che tutto il gruppo dirigente della Casa delle Libertà deve fare una grande riflessione sul momento economico positivo che sta passando l’Italia. E sul fatto che il t aglio delle tasse aiuterà il rilancio. Sulle modalità si può ragionare».
Forse non ci sono risorse per tutti...
« Si trovano. Fermando gli incentivi a pioggia, gli sperperi dei patti territoriali. Dai trasferimenti alle imprese si possono risparmiare dai 5 ai 10 miliardi di euro. E se i soldi si trovano vanno dati prima alle piccole imprese».

Roberto Bagnol

brunik
29-10-04, 15:47
Professor Nuvolarossa, mi spieghi: qua l'Istat mi dice che l'inflazione è bassa, nonostante l'impennata del prezzo del petrolio, a causa della domanda debole negli alimentari e della ricreazione.

Io non ho mica studiato, da giovane, mi spieghi Lei cosa significa, tutto ciò, in un linguaggio possibilmene accessibile anche per un pelatore di patate come me.

Io ho capito che gli italiani mangiano di meno e non vanno più al cinema perchè sono senza soldi, e allora quelli abbassano i prezzi perchè non hanno clienti.

Se mi puo' confermare la mia impressione di dilettante dell'economia, la ringrazierei anticipatamente.

Grazie ancora per la Sua disponibilità, lei è il Piero Angela del forum, ci fa capire sempre tutto.



Venerdì 29 Ottobre 2004, 12:23

Prezzi consumo fermi a ottobre, Ppi settembre sale meno

MILANO (Reuters) - Le statistiche Istat diffuse in mattinata indicano un'inflazione di ottobre ferma su base mensile e in accelerazione di un modesto 2,0% su ottobre 2003.

Il tasso tendenziale, minimo da novembre 1999, è in linea alle proiezioni di ieri dopo le anticipazioni delle tredici città campione, mentre per la variazione mensile gli analisti stimavano ieri addirittura una lettura negativa di 0,1%..

Con una differenza di un decimo nel tasso congiugnturale ascrivibile di fatto a un semplice gioco di arrotondamenti, spiegano gli uffici studi, il quadro di fondo sull'inflazione italiana non cambia.

"La differenza tra il dato Istat e quello stimato ieri deriva sicuramente da un arrotondamento, solo di qualche millesimo, dovuto anche al fatto che Istat ha un campione un po' più ampio del nostro" spiega Lucia Lorenzoni di Mps Finance.

"Non cambia comunque la situazione sull'inflazione italiana che, malgrado le tensioni petrolifere, vede settori come l'alimentare e la ricreazione in calo a causa della domanda debole. Questo dato ci fa pensare che il tendenziale scenderà ancora fino a fine anno. Mi aspetto una media 2004 a 2,2%" aggiunge.

nuvolarossa
29-10-04, 16:01
...

brunik
29-10-04, 16:32
:K :K

Professor Nuvolarossa, un pollista di grido come lei bene fa a non fidarsi mai dei comunisti.

Ciò non di meno abbiamo questa strana situazione: i prezzi del petrolio salgono, ma quelli degli alimentari e del divertimento scendono, e i consumi precipitano.

Mi dia una spiegazione liberale scevra dalle sovrastrutture comuniste dell'esperta finanziaria interpellata dalla Reuters (che a questo punto non capisco proprio perchè invece non interpelli mai il Nuvolarossa, il nostro divulgatore economico preferito)

Texwiller (POL)
29-10-04, 17:12
Quelli italiani non capiscono niente di economia, mentre quelli cinesi invece capiscono tutto.
Così come i liberali europei (tranne pochissimi) non capiscono niente e quelli americani (almeno una parte) capiscono tutto.
Il mio dubbio è se effettivamente l'andamento dell'inflazione e dell'economia in genere sia sempre meno influenzato dalle decisioni dei singoli governi (almeno a livello europeo).
A proposito dei comunisti che scrivono sui giornalacci come repubblica, bisognerebbe dare una regolata anche a quelli che scrivono sul sole 24 ore, semmai cambiandone il direttore, e anche, nel caso, il presidente degli industriali che, a forza di vivere in una regione rossa e essere presidente della rossa, non si è accorto di essere diventato rosso anche lui.
Tex Willer

Golia
29-10-04, 17:39
Sig. Tex Willer, lei ci scherza sopra ma il comunismo è una brutta bestia che annebbia le idee e distorce la verità.

La Repubblica è il più importante organo di disinformazione in mano alla lobby che vorrebbe un ritorno del comunismo. Il motivo per cui Montezemolo e il Sole 24 Ore spesso e volentieri danno retta a quel giornalaccio di parte sono facilmente intuibili: tutti costoro vorrebbero abbattere il Presidente Berlusconi per prenderne il posto, anche a costo di abolire la proprietà privata e di convertire all'ateismo forzato milioni di credenti.

Le assicuro comunque una cosa: non passeranno. Qua adesso ci siamo noi a difendere la Sua libertà.

nuvolarossa
29-10-04, 19:42
Originally posted by brunik
Mi dia una spiegazione liberale scevra dalle sovrastrutture comuniste dell'esperta finanziaria interpellata dalla Reuters
Caro Brunik, la spiegazione che io do alla dinamica dei prezzi che si e' avuta non centra nulla con il liberalismo o con il repubblicanesimo ... non e' prevenuta o funzionale come quella di tanti giornalisti prezzolati a dimostrare teorie politiche a pro o contro l'attuale Governo.
Secondo il mio modesto avviso sarebbe avvenuto comunque quello che e' avvenuto, dall'entrata dell'Euro in avanti, nella stessa identica maniera, viste le normative in atto in Italia e l'impossiblita' di agire su prezzi e tariffe in modo impositivo ed autarchico ... non e' un problema di colorazione di Governo di cds o di csn ... e' un problema di etica e di serieta' del popolo che si e' costruita in questo ultimo mezzo secolo ... la perdita di valori e di eticita' dello Stato si e' diffusa in ogni campo ... anche in quello commerciale dove la categoria e' fatta di persone che possono essere indifferentemente di centro, di destra o di sinistra ... ed infatti ci sono poi categorie del settore che nella realta' si appoggiano politicamente all'una o all'altra parte ... la categoria dei commercianti ha determinato artificiosamente l'innalzamento dei prezzi in modo da lucrare sull'introduzione dell'Euro che ha lasciato le masse impreparate e indecise sulle azioni da contrapporre .... a questo si aggiunga la mancanza assoluta degli Italiani di socializzare tra di loro anche per quanto riguarda una politica dei consumi e degli acquisti (socializzano solo quando ci sono da fare i girotondi) ... a questo aggiungi che molte aziende cooperative, nate proprio per combattere il malcostume dell'aumento dei prezzi, ... si sono invece inserite in questo gioco alla vampirizzazione delle tasche delle masse popolari .... hanno sfruttato al massimo il passaggio dalla lira all'Euro .... e, diversamente da quanto accaduto in altri Paesi piu' seri dell'Italia ... piu' seri intendo con una maggior passione civica del Popolo per il bene comune ... , in Italia invece si e' avuta la rincorsa ad inchiappettare il prossimo altrui che sono poi i consumatori .... quindi prezzi alti ... e conseguente inflazione ... sino a creare poi quella stagnazione e successiva recessione (qualcuno la chiama stagflazione) che ci siamo portati dietro sino ad oggi.
Ora sembra che finalmente i Commercianti abbiano capito che per vendere ... per rilanciare gli acquisti ... occorra fare una politica di riduzione e contenimento dei prezzi ... ecco quello che sta accadendo in questi ultimi mesi .... stallo e riduzione dell'inflazione e dei prezzi e ripresa dei consumi.
La cosa che pero' non mi tranquillizza per nulla e' che non credo che questo rinsavimento derivi da una miracolosa ed acquisita coscenza della categoria verso il bene comune ... ma sia solo una momentanea strategia di mercato per riposizionarsi poi su politiche commerciali parassitarie ... e questo al di la di qualsiasi governo che ci sia ... perche' con certa gente non c'e Democrazia o Libero Mercato che tenga .. con certa gente ci vorrebbe solo la dittatura come a Cuba.
Riepilogando ... e' un problema di coscenza sociale che, in Italia, manca ... e' quindi un problema non economico ... e' un problema di educazione delle masse ( e fra esse quindi anche i commercianti) al civismo ed all'interesse comune ... problema che sara' difficilmente risolvibile sia con questo governo che con quelli eventuali e futuri delle mortadelle disperate.

Texwiller (POL)
30-10-04, 18:42
Vede Golia, io sono vivo ancora anche se sono stato bambino nell' Emilia rossa negli anni della guerra fredda e non mi hanno mangiato (forse perchè in Romagna c'erano molti repubblicani a spaventare i comunisti o forse perchè ero troppo magrolino).
Vedo anche che molti che la pensano come Lei fanno molti affari con paesi a dittatura comuniste e che, appena un capo del KGB dice di essere un liberale, ignorano il suo passato e lo invitano nelle loro ville in Sardegna. E con questo La saluto, confidando nella Sua difesta nel caso di bisogno.

Vedi Nuvolarossa, ti sarebbe utile fare un salto dalle mie parti e parlare della Coop con la gente e sentire cosa ne pensa (e forse potresti cominciare a capire perchè i PCI, PDS, DS hanno sempre incaricato loro uomini alla guida di questo colosso).
Certo ti ricorderai che una bella mano al contenimento delle spinte inflattive l'ha data l'imposizione fiscale supplementare sulle cooperative introdotta immediatamente dal governo Berlusconi. Ma si sa, la memoria spesso è corta.
E che problemi ha avuto la Coop a insediarsi in Puglia........

Proprio per questo ricordami di inserire nelle buone notizie quella che Berlusconi darà a tutti noi affidando ad un esponente repubblicano un ministero economico.
Ciao.
Tex Willer.

nuvolarossa
30-10-04, 19:05
Caro TexWiller, non serve che vengo sino in Romagna per vedere come funziona la cooperazione ... perche' funziona alla stessa maniera su tutto il territorio nazionale ...
Allora sappi che se analizzi e compari le tabelle dei prezzi di vari supermercati ... diciamo ad esempio il Carrefour e la Esselunga ... vedrai che questi due ultimi praticano prezzi uguali od inferiori ad analoghi esercizi cooperativi ... anzi spesso e volentieri sono solo inferiori.
Ora, conoscendo la legislazione italiana sulle Cooperative in genere che non prevede che possano avere fine e scopi di lucro e quindi a fine anno devono avere i bilanci in pareggio .... mi spieghi come e' possibile che le due catene sopracitate (che sono private e non cooperative) possano a fine anno avere bilanci in attivo praticando prezzi piu' bassi ... e le cooperative avere invece bilanci in pareggio ?
E' ovvio che qualche tessera del mosaico non e' proprio esattamente al suo posto ... e dobbiamo aspettare che venga fuori qualche bubbone megagalattico per accorgercene tutti ?
Le due linee di distribuzione popolare di beni di consumo di prima necessita' fanno prezzi piu' bassi e ci guadagnano pure ... non ti sembra strano tutto questo ?
I consumatori farebbero bene a consorziarsi in "vere" Cooperative di consumo ... in grado di effettuare acquisti al miglior prezzo con ricaduta dei benefici economici sui propri soci consumatori ... e quindi operare contemporaneamente in senso antinflazionistico .... essere agenti attivi nel contenimento e nel ribasso dei costi e dei prezzi ... non organizzazioni fittizie nate solo per aumentare la forza di "gruppi di potere" politici locali ... e l'ampliamento del clientelismo .... che si porta dietro un aumento di immoralita' diffusa.

brunik
30-10-04, 19:57
Quando Nuvolarossa parla contro l'immoralità mi ricorda il La Malfa dei bei tempi andati.

Berlusconi ha capacità imprenditoriali e deve continuare a svolgere questa attività. Se entra in politica per difendere la sua attività, fa un cattivo servigio alla politica stessa: non è tagliato per la politica".
(Giorgio La Malfa, Ansa, 22 gennaio 1994).

PiZeta
31-10-04, 16:28
A prezzi costanti, stimo un 5/7% di riduzione complessiva di consumi per beni primari.

Non voglio sembrare semplicistico, ma la frenata dell'inflazione è l'indice di una riduzione dei consumi del ceto medio-basso (operai, impiegati), il più colpito dalla perdurante stagnazione.

Il Governo Berluconi deve cambiare politica economica o... cambierà il governo...

nuvolarossa
01-11-04, 21:18
Governo/Pri: per risolvere problemi andare oltre Siniscalco

All'Economia serve un politico e non un funzionario

Il Partito repubblicano di Giorgio La Malfa chiede la sostituzione del ministro dell'Economia Domenico Siniscalco e lo fa con un editoriale pubblicato dal quotidiano del partito, 'La voce repubblicana'. ''Mentre aspettiamo ancora di conoscere il pensiero del ministro dell'Economia sul disegno di legge sul risparmio - si legge - cio' che abbiamo compreso del professor Siniscalco sulla politica economica, non ci piace, in particolare ci preoccupa la carenza di impegni seri e concreti per il Mezzogiorno''. ''Crediamo - continua la nota - che la timida elaborazione del ministro risenta anche delle differenze di umori interne alla maggioranza, tali che sarebbe servita una caratura politica per fronteggiare le folate di vento che vi provengono, mentre sicuramente non serve un funzionario in piu' a via XX Settembre, visto che vi abbondano. Ci stupisce anche l'idea di collegialita' del ministro, che e' indirizzata principalmente alle parti sociali, a Confindustria e a qualche vecchio (?) amico a cena''. ''In questa maniera - si legge poi - e' ancora piu' difficile maturare un'idea esatta dell'azione del suo dicastero. Se nemmeno ci si spiega, e' molto difficile essere condivisi. Infatti allo stato non condividiamo. Il ministro e' nuovo del suo incarico e possiamo sperare che ancora debba orientarsi e comprendere che e' essenziale coinvolgere tutte le parti politiche della coalizione, senza differenze''. ''Purtroppo - conclude l'editoriale - abbiamo pero' anche maturato, come l'opinione pubblica del resto, un qualche scetticismo sulla piena adeguatezza dei componenti dell'esecutivo Berlusconi, indipendentemente dalle qualita' professionali o personali che pure essi avevano, tanto che abbiamo visto spesso mutare nomi e volti in piu' di una circostanza, cominciando dal consideratissimo Ruggero. Per questo temiamo di dover concludere che per risolvere i problemi occorra andare oltre Siniscalco o che lo stesso ministro vada oltre se stesso''.

Roma, 1 novembre 2004 (ANSA)

Texwiller (POL)
02-11-04, 15:22
Ovviamente Nuvolarossa, i tuoi dati a Modena (non in Romagna), non sono coincidenti con quelli che pubblicano i due quotidiani Carlino e Gazzetta (schierati localmente entrambi col centro destra) per quanto riguarda la politica dei prezzi, che vede gli Ipermercati ed i Supemercati Coop attestarsi ad un livello inferiore agli altri.
Lo stesso Conad è stato acquistato dai francesi Leclerc perchè non in grado di competere con i prezzi Coop.
Se poi vuoi dire che Coop Estense, tramite la Legacoop, finanzia l'intero settore delle cooperative, anche quelle piccole, posso essere d'accordo.
Ciao. Tex

nuvolarossa
09-11-04, 22:38
Il Pri al vertice

Ridurre le imposte, stimolare la ripresa, sostenere il Sud

Sono principalmente due gli aspetti che il Partito repubblicano ha sottoposto all'attenzione del vertice di maggioranza. Il primo concerne la definizione della proposta di riforma fiscale quale è emersa dal comitato di segreteria riunitosi nella mattinata del 9 novembre. I repubblicani condividono, come hanno sottolineato più volte, l'ipotesi di una riduzione delle imposte, anche come elemento di stimolo alla ripresa economica, chiedendo al governo di evitare che si possano determinare riflessi sul potere di acquisto tali da far si che la riduzione fiscale possa incrementare le importazioni, vanificando così gli effetti di stimolo.

Per questa ragione il comitato di segreteria del Pri è dell'idea che la manovra di riduzione delle imposte deve essere accompagnata da una manovra contestuale di sostegno della competitività dell'industria italiana. In tale senso si ritiene indispensabile una consistente riduzione dell'Irap. Ma è necessario che il governo "indichi come soddisfare ambedue queste esigenze, tenendo presente la necessità di non ridurre i fondi per il Mezzogiorno, già gravemente penalizzato dalla legge Finanziaria". Saremo molto soddisfatti se dal vertice si riuscirà finalmente a dare un segnale chiaro di accordo all'interno della coalizione di governo su un'impostazione di questo genere, confidando che essa sia condivisa nel suo complesso e serva a dare nuova linfa all'azione politica dei prossimi mesi. Ve ne è sinceramente bisogno.

Il secondo aspetto è comunque altrettanto rilevante, lo ha posto con una certa evidenza lo stesso segretario del partito in una intervista al "Corriere della sera", e concerne il ruolo dei repubblicani nella coalizione.

Dell'esigenza di questo ruolo diede un segnale chiaro lo stesso presidente del Consiglio chiedendoci di indicare un nome per ricoprire un incarico ministeriale.

Noi abbiamo anche indicato delle aree di intervento sulle quali riteniamo di avere le capacità di svolgere una funzione propositiva ed attiva: Mezzogiorno, Immigrazione, Economia. Tutti campi nei quali la maggioranza ha spesso segnato il passo e per i quali i repubblicani possono realizzare una svolta vera. Per una svolta vera serve che questa maggioranza sappia dare al Paese il segnale di volersi concretamente allargare ad una forza politica che si è caratterizzata negli anni in uno spirito di servizio.

Roma, 9 novembre 2004

nuvolarossa
10-11-04, 13:58
Inflazione - L'Istat pronto a rivedere i prodotti compresi quelli di famiglie di immigrati e pensionati Prezzi, nel nuovo paniere anche gli stranieri

ROMA - Se il governo e le parti sociali indicano la strada da seguire, l'Istat è pronto a rivedere il paniere dei prodotti utilizzato per le rilevazioni del tasso di inflazione. Anzi: l'istituto nazionale di statistica è già al lavoro per costruire indici dei prezzi al consumo ad hoc per pensionati e famiglie a basso reddito. Al centro da molti mesi di polemiche e scontri sull'aumento del costo della vita, l'Istat, pur difendendo a spada tratta metodologie e trasparenza delle proprie rilevazioni, rilancia la palla nel campo del governo e delle parti sociali. «Se il Governo e le parti sociali fanno un tavolo per rivedere la struttura del paniere - ha detto infatti il presidente di via Cesare Balbo, Luigi Biggeri, a margine della Conferenza Nazionale di Statistica - avremo tutti gli strumenti per calcolare nuovi indici del costo della vita». E non basta: oltre a cercare la «sponda politica» ad una revisione del paniere, Biggeri annuncia che il suo istituto è pronto, sta già lavorando. «Occorre dare maggiore visibilità a tutti i soggetti sociali - ha detto infatti nel suo intervento - ad esempio cercando di costruire indici dei prezzi al consumo per famiglie di pensionati e famiglie con bassi redditi, analizzando gli immigrati e le loro famiglie nella globalità delle loro condizioni di vita e di esclusione sociale». L'Istat, ha spiegato il suo presidente, «sta facendo rilevazioni, esperimenti, per vedere se è possibile costruire indici appositi per pensionati e famiglie a basso reddito». Un lavoro «molto difficile», perchè presuppone la conoscenza specifica dei comportamenti di consumo e dei canali commerciali utilizzati. Rimane comunque, per Biggeri, la sicurezza di aver ben operato fino ad ora: l'Istat ha dimostrato «massima chiarezza sulle metodologie» adottate. Per poter svolgere al meglio quello che nel suo messaggio di saluto il vicepremier Gianfranco Fini ha definito «un bene pubblico» e «uno strumento per un consapevole controllo democratico», il sistema statistico pubblico italiano deve però, secondo il numero uno dell'Istat, essere agevolato da riforme e finanziamenti più consistenti. «Occorre accelerare alcune riforme e cambiare alcune regole di comportamento - ha detto Biggeri - È certamente necessario rafforzare l'autonomia e l'autorevolezza del sistema statistico italiano», ma anche rendersi conto che «i finanziamenti al sistema statistico italiano sono decisamente insufficienti». Una parte consistente del dibattito della Conferenza nazionale è stata dedicata al ruolo dei media. Spesso, secondo Biggeri, «i media non illustrano adeguatamente la complessa variabilità del dato statistico», limitandosi a presentarne i dati «eclatanti», come nel caso della «querelle legata al changeover lira/euro e al calcolo dell'indice dei prezzi al consumo». Sulla necessità di varare un nuovo paniere su cui basare il calcolo dell'inflazione, si è detto d'accordo anche il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta. «Più che fare polemiche sul paniere, serve fare un ragionamento su come definire il nuovo paniere», ha detto il leader sindacale che, sottolineando comunque il ruolo decisivo dell'Istat, ha ribadito che per il sindacato «serve più attenzione ai bisogni dei pensionati e alle situazioni familiari». Sull'indipendenza e l'autonomia dell'istituto di statistica si è soffermato invece il segretario generale aggiunto della Uil Adriano Musi, secondo il quale ci vuole un Istat «autorevole e credibile per le decisioni economiche e per le politiche pubbliche da adottare». Una frecciata all'Istat viene dall'Ugl, che ironizza sull'ammodernamento del logo dell'istituto, presentato in occasione della Conferenza. «Ha fatto bene l'Istat a fare un restyling del proprio marchio e a riconsiderare l'opportunità di scrivere in maiuscolo una parola, statistica, alla quale ormai - "punge" infatti il vice segretario generale Renata Polverini - è costretto ad attribuire il significato di una percezione piuttosto che quello di una reale ricerca». Dura la reazione della Cgil: «Occorre prendere atto del divorzio tra l'Istat e l'opinione pubblica del Paese circa alcune importanti rilevazioni effettuate dall'Istat» ha rilevato in una nota, il segretario confederale della Cgil, Gian Paolo Patta, commentando l'apertura dei lavori della VII conferenza nazionale di statistica. «La divergenza - spiega - è profonda, in particolare sulle rilevazioni dei prezzi al consumo che peraltro hanno notevoli implicazioni su una quantità notevole di atti di grande interesse per i cittadini. Ad iniziare dai contratti di lavoro all'adeguamento delle pensioni».

nuvolarossa
16-11-04, 21:06
L'Istat fotografa l'Italia/Speranze di sviluppo in calo dopo il boom economico degli anni ‘60

Questo Paese più longevo ma in ansia per il futuro

di Pino Vita

E' la fotografia di un'Italia nella quale convivono luci ed ombre, e dove le grandi speranze di sviluppo, dopo il miracolo economico degli anni Sessanta, si sono esaurite, mentre si è andata affievolendo quella capacità di rischio per nuove imprese che era stata il motore di quel miracolo. Anche colpa di un sistema politico che non ha saputo rinnovarsi e realizzare riforme adeguate a liberare nuove energie per nuovi traguardi.

"L'Annuario statistico dell'Istat", presentato in questi giorni, focalizza l'immagine di un Paese più longevo ma statico ed emotivamente incerto, con i dati che ne definiscono le novità sociali, economiche e culturali e dicono, in sostanza, non solo quanti siamo, ma come viviamo e quali sono le prospettive di vita che abbiamo.

Sono 57.888.245 i residenti alla fine del 2003, con 567.175 abitanti in più rispetto al 2002; ma il movimento positivo è dovuto alle migrazioni in quanto le morti continuano a superare le nascite. Si è comunque allungata la "speranza di vita alla nascita" che è arrivata a 82,9 anni per le donne e a 77,0 per gli uomini, un dato che indica la vita media di sopravvivenza che dal 1977 si è allungata. La conseguenza di questa tendenza è l'aumento del numero degli anziani, un invecchiamento della popolazione che sta ponendo problemi sociali che vanno collegati anche all'indebolimento della famiglia. I dati sulla natalità indicano che c'è una timida crescita della fertilità delle donne, ma il numero dei matrimoni non cresce e aumentano i divorzi (23.863 nel 1993; 41.835 nel 2002) e le separazioni, che in nove anni sono quasi raddoppiate. Questi fattori stanno mutando radicalmente la struttura, il ruolo e la composizione familiare: non siamo più in presenza di quelle famiglie numerose che caratterizzavano la società contadina degli anni ‘50/'60, progressivamente il numero dei figli si è andato riducendo anche a causa dei divorzi e delle separazioni. La famiglia come cellula base della società è dunque in crisi e questo aumenta il senso di precarietà e di incertezza che caratterizza la vita odierna. In questa dimensione va analizzato il malessere che emerge dai dati dell'Istat e che ci fa essere sempre meno soddisfatti delle relazioni sociali, delle amicizie e finanche dell'aumento del tempo libero. Questa insoddisfazione e il timore per il futuro derivano anche dal crollo delle nostre vecchie certezze economiche, con la crisi del risparmio accumulato e investito in borsa : nel 2003 è salita al 47,5% la percentuale delle famiglie che ritiene peggiorata la propria condizione economica; era il 40,4 nel 2002 e solo il 20,3% nel 2001.

C'è un altro terreno più concreto, quello del lavoro, dove i dati dell'Annuario possono fornirci non impressioni ma certezze: abbiamo un tasso di occupazione tra i più bassi dei Paesi europei; nel 2003 in Italia quel tasso è stato del 56% contro il 64,4% di quello medio della Ue, anche se negli ultimi anni l'occupazione è cresciuta, sia pure a ritmi bassi e rallentati. Il numero degli occupati è stato di oltre ventidue milioni, con un incremento di 225 mila unità (1%) rispetto al 2002. La crescita dell'occupazione ha interessato tutti i settori tranne l'agricoltura e si è verificata al Centro, dove gli occupati sono aumentati di 70 mila unità ( + 1,6 %), e nel Nord –Est con un modesto aumento dell'uno per cento, mentre nel Sud la situazione è rimasta quasi stabile (+0,2%).

In questo quadro la componente femminile ha fatto registrare la crescita maggiore nell'incremento occupazionale: + 1,6% contro + 0,7% degli uomini.

Mentre la situazione occupazionale rimane stabile (è l'ottavo anno consecutivo di progresso) aumenta invece il processo di scolarizzazione; il tasso delle scuole d'infanzia, elementari e medie ha raggiunto il cento per cento e quello delle superiori è arrivato al 91,7% mentre nel 1999 era dell'82,2%. Da parte sua la popolazione universitaria è arrivata a 1.773.540, quasi due milioni. Soltanto nell'ultimo anno le iscrizioni sono cresciute del 4,8% ossia 16 mila iscritti in più.

Queste cifre dovrebbero indurre all'ottimismo sul futuro del Paese anche se poi gli indicatori sugli investimenti pubblici e privati per la ricerca sono tra i più bassi d'Europa. E' alto, invece, il numero dei lavoratori precari ma sarà difficile che il mercato interno possa assorbire in pieno le diverse categorie di questo tipo di occupazione.

Purtroppo cresce anche la criminalità nel Paese con il 10,1% in più di delitti rispetto al 2002 denunziati all'autorità giudiziaria, che portano a 2.456.887 crimini come numero assoluto, e l'80% di questi di autori ignoti. Il primato va alle truffe aumentate dal 2002 al 2003 del 245,8% che in numero assoluto sono passate da 54.328 a 187.858. In aumento anche l'associazione per delinquere di stampo mafioso e gli attentati dinamitardi e incendiari e gli omicidi volontari.

Lo Stato non è riuscito a sconfiggere la criminalità organizzata, non è aumentata la partecipazione e il senso civico dei cittadini che potevano costituire gli elementi determinanti per rafforzarne l'autorità e affermare in ogni campo la legalità

Ma ci sono dati del Rapporto che indicano una crescita della qualità della vita: il 64,4 % della popolazione a partire dai sei anni è andata nel 2003 al cinema, mentre il 20% pratica uno sport con continuità; il 37,7 delle famiglie possiede un pc e la percentuale di chi possiede un cellulare raggiunge l'80%. Infine su 58 milioni circa di italiani circolano 43 milioni di auto.

Siamo più longevi e più sani, ma ci portiamo dentro un malessere e un'insoddisfazione e un'ansia per il futuro che vanno al di là delle cifre di una ricerca approfondita e di un lavoro apprezzabile, ma che tocca ad altri analizzare per trovare le soluzioni.

nuvolarossa
19-11-04, 10:42
RISPARMIO:LA MALFA;GRAVE RESPONSABILITA' GOVERNO,MI DISSOCIO

18 Novembre 2004 16:24 ROMA (ANSA)

(ANSA) - ROMA, 18 NOV - "E' una grave responsabilità che, a un anno da Parmalat, il governo non abbia ancora un'opinione sulla riforma del risparmio". Lo ha detto il presidente della commissione Finanze della Camera, Giorgio La Malfa. "Mi dissocio da questo atteggiamento come presidente della commissione Finanze e membro di questa maggioranza, finché ne farò parte". La Malfa ha così commentato il fatto che il ministro dell'Economia abbia illustrato alle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera il parere del ministero solo sui primi 14 articoli (su 43) del ddl sul risparmio, sostenendo di non avere ancora pareri sul resto. (ANSA).

nuvolarossa
25-11-04, 00:04
Occorre muoversi

Berlusconi lancia la sfida ai custodi dell’ortodossia economica e sociale

Sergio Romano ha descritto bene la questione politica, che concerne il presidente del Consiglio e la riforma delle tasse, con un editoriale del "Corriere della Sera": "Se Berlusconi è davvero convinto che la riduzione delle imposte sia necessaria al futuro dell’Italia, ha il diritto di dirlo". Non solo, ma Romano sostiene anche che questa sua presa di posizione non è demagogica, non è populista, ma è una espressione piena di democrazia, "anche se di un genere con cui la classe politica italiana ha poca familiarità".

Tant’è vera questa proposizione, da poter dire che, anche se le domande nel merito del provvedimento annunziato, rivolte dall’ambasciatore al premier, restassero inevase, in ogni caso colpisce l’attività del primo ministro nel cercare per lo meno una strada. Se poi la sua impostazione fosse sbagliata, rispetto a chi pure non ha nessuna iniziativa, capiamo per lo meno la voglia di rilanciare il Paese in qualche modo.

Certo, era meglio che il presidente Berlusconi ponesse il problema del taglio fiscale alla sua maggioranza in questi termini all’inizio e non alla fine della legislatura. Però ci ricordiamo che il premier, negli anni precedenti, ha posto il problema della riforma dell’articolo 18 e quella della previdenza. Tanto da far pensare comunque ad una strategia di avvicinamento a quello che era un obiettivo per lui fondamentale, annunciato nel 2001 e sottoscritto o condiviso dai suoi alleati.

Se dovessimo fare una critica al presidente del Consiglio diremmo che è stato grave lasciare perdere l’articolo 18, viste anche le difficoltà attuali di dialogo con le imprese.

L’ambasciatore Romano invece pone una domanda retorica, per spiegare l’eventuale decisione del premier di passare all’azione solo ora. "E’ migliorata la situazione generale del paese?". Intanto possiamo rispondere noi a questa domanda, dicendo: no, non è migliorata, anzi essa si è fatta più grave in una condizione europea ancora più difficile.

Per questa ragione occorre muoversi. E se il premier ha avuto fino a questo momento una certa titubanza, viste le resistenze o le incomprensione degli alleati, o di chissà chi, è per lo meno positivo che si sia risolto a sostenere una posizione della quale è convinto.

Naturalmente si può avere un’idea diversa in proposito e dire che il taglio delle tasse non serve, che è sbagliato e quant’altro. Ma visto per l’appunto che tutti siamo d’accordo sulla gravità della situazione, che il sistema Paese rischia il declino, o il crack, vorremmo sapere, fatte salve le magnifiche analisi, quale ricetta si consiglia in alternativa a quella considerata sbagliata di Berlusconi. Il taglio delle spese? Le riforme strutturali? Benissimo. In quale occasione l’opposizione ha dato dimostrazione di voler tagliare le spese, di volere le riforme strutturali?

Forse che il centrosinistra non dice ogni giorno che non vuole tagliare le pensioni, non vuole tagliare la sanità, non vuole tagliare la scuola? Vuole tagliare le spese militari? Nemmeno, perché poi ti chiede di schierare l’esercito contro la camorra in Campania, che è un po’ più grande da controllare di Nassiriya. Prodi ci ha detto che vuole abbassare il costo del lavoro. Ottimo, ma anche questa è una direzione nel senso del taglio delle imposte, e vedremo presto cosa ne pensano i sindacati. L’unica vera proposta che abbiamo visto alternativa, l’hanno sostenuta Bertinotti e Scalfari, che è la patrimoniale. E’ una proposta.

L’opposizione la fa sua? Il professor Prodi l’ha già sconfessata, ma ci potrebbe ripensare. Bisogna sbrigarsi, però. Perché l’opposizione non ha ancora presentato uno straccio di idea, signor ambasciatore Romano, per uscire dalla morta gora della depressione e della stagnazione europea?

Dunque i termini della questione sono tali per cui da una parte c’è una proposta. Discutibile, magari fuori tempo, ma una proposta. Dall’altra ci sono i guardiani dell’ortodossia sociale monetaria, che non produce un bel niente, anzi così stante aumenterà il debito in poco più tempo di quello che si farebbe con un taglio delle tasse senza copertura, e però con maggiore incidenza. E allora la nostra domanda è: di cosa bisogna scandalizzarsi in Italia, di chi vuole fare un tentativo per il rilancio dell’economia italiana, o dei custodi del lento, ma neanche troppo - ed inesorabile - svuotamento delle nostre ultime risorse?

Roma, 24 novembre 2004

nuvolarossa
26-11-04, 20:57
Berlusconi sugli scudi

Una ricetta per la ripresa economica ancora da valutare

Il presidente del Consiglio, illustrando il taglio delle imposte in conferenza stampa, ha detto di non illudersi che "un intervento come questo possa dare un impulso straordinario ai cittadini", essendosi egli convinto che un impulso vero lo si ottiene con la diminuzione delle tasse in deficit. A parte la necessaria cautela, non si può considerare una semplice trovata elettorale il provvedimento del governo; intanto perché gli italiani, con qualche soldo di più in tasca che non dànno allo Stato, avranno una qualche soddisfazione, ma soprattutto perché la cosiddetta copertura prevede anche 75 mila dipendenti pubblici in meno nei prossimi due anni. Questo significa che si sta incidendo, oltre che nella mentalità, anche negli assetti del Paese, con esiti, magari, tutti da verificare. Tanta può essere l’incertezza a riguardo che c’è chi sostiene che Berlusconi ha diffuso solo un’illusione. Altri, con maggior giudizio a nostro avviso, credono invece che la ricetta offerta dal premier potrebbe funzionare. Il dubbio non si può negare a nessuno. Sotto il profilo politico però, sarebbe bene che l’opposizione si decida: o si accusa la mossa del premier di propaganda o di macelleria sociale. Le due insieme non tengono.

Di certo la maggioranza ha indicato una strada, per quanto sia stata imboccata con molta prudenza, provando ad incrementare i consumi e ristringendo il sistema pubblico dei prossimi anni. A proposito ci ha colpito l’assenza del ministro Alemanno al vertice e ci chiediamo se la cosa abbia un significato politico o meno. Non si è penalizzato il Mezzogiorno, come ha chiesto il Pri (il Pri ha anche presentato un documento sulla ricerca scientifica di cui aspettiamo la valutazione), e si è concesso qualcosa alla Confindustria con l’abolizione dell’Irap sulla ricerca e per i nuovi assunti. Troppo poco? Comunque un passo avanti, quando la tendenza generale è di stare fermi mentre la nave affonda. Fra l’altro Berlusconi dice di voler fare di più, alimentando il desiderio di altre promesse da realizzare. Sul piano della tattica, tutto questo ha un senso e potrebbe ottenere una ricompensa.

E’ vero ora che la partita si sposta in Europa, sulle possibilità di revisione del Patto di stabilità e dei vincoli che penalizzano davvero la ripresa e la politica economica dei singoli Stati. Diciamo subito che non sarà un’impresa facile. Ma forse, viste le condizioni attuali, è il caso per lo meno di provare a giocarla.

Roma, 26 novembre 2004

nuvolarossa
03-12-04, 11:47
Billè vs Smith

http://www.corriere.it/Hermes%20Foto/2003/07_Luglio/03/bille--230x180.jpg

Il presidente di Confcommercio, Sergio Billè, invita i commerciati ad abbassare i prezzi, in vista del natale. “Strizziamo l'occhio ai nostri clienti”, ed aiutiamoli a mettere qualche cosa di concreto sotto l'albero. Troppo buono.
L'economia classica ha un fondatore, che si chiama Adam Smith, il quale insegnò, fra le altre, due significative ...... (continua ... sotto)

http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/1576

nuvolarossa
14-12-04, 16:27
In ottobre il costo della vita era stato misurato al 2 per cento

L'inflazione frena a novembre: +1,9%

Aumenti più significativi per trasporti, casa, alcolici e tabacchi, istruzione. In calo le comunicazioni

ROMA - L'inflazione a novembre è scesa all'1,9% rispetto al 2% di ottobre. La conferma viene dall'Istat che Ha diffuso il dato ufficiale sull'andamento dei prezzi al consumo del mese scorso. In novembre, spiega l'Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato una crescita dello 0,1% rispetto all'ottobre 2004. Al netto dei tabacchi l'indice è cresciuto dello 0,1% su base mensile ma registra uno scarto tendenziale dell'1,8%.

SETTORI - Gli aumenti più significativi si registrano nei trasporti (+0,6%), nel settore dei mobili e servizi per la casa e in altri beni e servizi (+0,5%) oltre che alla voce abitazione, acqua, elettricità, combustibili (+0,3%). Ancora in discesa il capitolo comunicazioni (-0,5%), i servizi sanitari e le spese per la salute (-0,4%), prodotti alimentari e bevande analcoliche (-0,2%), alberghi ristoranti e pubblici esercizi (-0,1%). Gli incrementi tendenziali più elevati sono alla voce bevande alcoliche e tabacchi (+6,8%), trasporti (+4,3%), istruzione (+3,5%). In forte calo (-5,7%) le comunicazioni mentre i servizi sanitari e spese per la salute registrano un ritocco verso il basso dello 0,3% e i prodotti alimentari e bevande analcoliche dello 0,2%,

Texwiller (POL)
14-12-04, 16:47
sui giornali di oggi Nuvola?
Ad esempio sull'indice della produzione industriale, che a noi del nord interessa?
Tex

brunik
14-12-04, 16:52
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg




Originally posted by Texwiller
sui giornali di oggi Nuvola?
Ad esempio sull'indice della produzione industriale, che a noi del nord interessa?
Tex
http://brunik.altervista.org/eco/produzioneindustriale.gif
GHE PENSI MI

Texwiller (POL)
14-12-04, 16:53
scoop in prima pagina: assegno alle casalinghe.

Provvedimento della finanziaria: gli assegni di famiglia per il coniuge a carico verranno versati direttamente al coniuge (provvedimento fortemente voluto da Daniela Santachè).

Detto provvedimento si tradurrà in:

Maggiori costi per le imprese per la nuova burocrazia indotta (alla faccia della competitività) e minori soldi netti a disposizione della famiglia (a meno che si pensi che banca o posta siano benefattori e facciano una buona azione non facendo pagare nulla per l'ulteriore transazione).

Come farsi del male.....

Tex

brunik
14-12-04, 16:57
La politica economica del governo ormai è ridotta ad una ricerca di voti per Berlusconi dietro compenso monetario all'elettore.

http://brunik.altervista.org/foto/ALauro.jpg
ACHILLE LAURO ERA PIU' RIGOROSO

brunik
15-12-04, 00:14
Originally posted by Texwiller
scoop in prima pagina: assegno alle casalinghe.

Provvedimento della finanziaria: gli assegni di famiglia per il coniuge a carico verranno versati direttamente al coniuge (provvedimento fortemente voluto da Daniela Santachè).

Detto provvedimento si tradurrà in:

Maggiori costi per le imprese per la nuova burocrazia indotta (alla faccia della competitività) e minori soldi netti a disposizione della famiglia (a meno che si pensi che banca o posta siano benefattori e facciano una buona azione non facendo pagare nulla per l'ulteriore transazione).

Come farsi del male.....

Tex



FINANZIARIA/ BINDI (DL): ENNESIMO TRUCCO PER LE CASALINGHE
14/12/2004 - 18:05
Unica conseguenza aumento code e diminuzione busta paga marito

Roma, 14 dic. (Apcom) - "Per le casalinghe siamo di fronte all'ennesimo trucco, e di cosmesi si sa che la Santanchè se ne intende". E' quanto dichiara in una nota Rosy Bindi, responsabile Politiche Sociali della Margherita. "L'unico vero risultato della misura introdotta in Finanziaria - dice - sarà per le casalinghe un bell'aumento delle code e dei costi per la riscossione dell'assegno alle poste e la conseguente diminuzione della busta paga del marito".

nuvolarossa
15-12-04, 00:30
Originally posted by brunik GHE PENSI MI ... la produzione industriale e' come quella agricola ... prima si semina e poi si raccoglie ... ora il Paese sta raccogliendo la gramigna che ha seminato il vecchio governo sinistrato ... con la sua incapacita' di creare le base di rafforzamento dell'economia .... capace solo di lasciare una voragine nei conti dello Stato ... cosa ancora piu' grave ha nascosto agli Italiani che esisteva questo buco nel bilancio ... ed ora si sta raccogliendo la cattiva semina di costoro.
Si sta rimettendo a posto tutte le 104 tessere del Puzzle con cui i sinistrati hanno spezzettato l'Italia ed hanno giocato sino a pochi anni fa !

brunik
15-12-04, 01:29
Questo ormai si sente di Forza Italia, amici.

Hey, Nuvolarossa, guarda che nel governo "sinistrato" c'era anche il PRI, mica ci fai una bella figura a sputtanarti da solo.

nuvolarossa
15-12-04, 01:58
Originally posted by brunik
Questo ormai si sente di Forza Italia, amici.

Hey, Nuvolarossa, guarda che nel governo "sinistrato" c'era anche il PRI, mica ci fai una bella figura a sputtanarti da solo. Noi Repubblicani eravamo gli unici a capirci ... in quei Governi ... ma nessuno e' profeta in Patria ... e alla fine siamo stati costretti dalla cocciutaggine e dalla incapacita' manifesta di questi sinistrati .. ad abbandonarli al loro destino ... e lasciarli alla attivita' principe che sapevano fare .. quella spartitoria ...

brunik
15-12-04, 14:06
Urca, un domani non venirmi a dire che anche nel governo pollista voi eravate gli unici a capirci qualcosa, che posso testimoniare di persona che non è vero niente.

A proposito di attività spartitoria, sto Ministro del Mezzogiorno cui ci tenete tanto, ve lo danno o no?

nuvolarossa
15-12-04, 14:58
Originally posted by brunik
... A proposito di attività spartitoria, sto Ministro del Mezzogiorno cui ci tenete tanto, ve lo danno o no?
... sei molto interessato ... sembra quasi piu' di noi .. alle attivita' spartitorie ... sara' una deformazione mentale di voi sinistrati e disperati ... che pensate sempre e solo a dividere la "torta" ?

nuvolarossa
17-12-04, 18:38
La Finanziaria spiegata agli scettici

di Domenico Siniscalco

Signor Presidente, onorevoli senatori, desidero innanzitutto ringraziare la Commissione bilancio per il lavoro svolto sul testo della legge finanziaria e l’Assemblea del Senato per il dibattito che ha occupato gli ultimi due giorni e che ha offerto elementi di approfondimento, di critica e di suggerimento. La discussione sui cambiamenti che sono stati introdotti in Commissione ha ovviamente attratto l’attenzione degli ultimi giorni; pertanto oggi, prima del voto di fiducia, è doveroso che io replichi ai numerosi interventi, che sono stati tutti interessanti, e, soprattutto, che ricomponga i vari elementi del provvedimento in un quadro d’insieme che ne offra una visione complessiva.

La stabilità dei conti e una minore invasività dello Stato
Permettetemi prima di tutto una premessa. Quella che il Senato si accinge a votare è una legge finanziaria quantitativamente imponente e strutturale per la dimensione dei flussi coinvolti ed è guidata da due princìpi chiave: la stabilità dei conti e una minore invasività dello Stato nell’economia e nella vita dei cittadini.

Per argomentare queste affermazioni di principio mi sia concesso di entrare nel dettaglio e di dividere la mia replica in tre parti legate tra loro: la base di partenza della legge finanziaria, su cui mi soffermerò ovviamente molto in breve, la ricostruzione del quadro d’insieme del provvedimento per come si è andato costituendo fino ad oggi e la ricollocazione di questa legge finanziaria e del bilancio nella politica economica e in generale nella visione che il Governo ha del Paese, che si trova indubbiamente nel mezzo di un processo di transizione.

Ogni legge finanziaria può essere giudicata da più punti di vista; dal punto di vista economico, da quello finanziario, da quello politico e fondamentalmente dal punto di vista del cittadino elettore. Nel replicare io cercherò di analizzare il provvedimento in modo sintetico prendendo di volta in volta in conto questi diversi punti di vista.
Cominciamo dal punto di partenza della legge finanziaria. In una legge finanziaria la costruzione del quadro tendenziale dell’economia, e soprattutto del quadro tendenziale della finanza pubblica - credetemi -, è metà dell’opera.

Se questo quadro è credibile e trasparente, tutto l’esercizio di formazione del bilancio è costruito su una base solida. Al contrario, se non lo è, rischia di avere fondamenta discutibili. La costruzione di un quadro tendenziale trasparente, che abbiamo fatto in luglio e riproposto in settembre, non è stata un’operazione semplice, ma ci ha consentito di disegnare un aggiustamento appunto ingente e credibile: 24 miliardi di euro, pari all’1,7 per cento del PIL, rispetto alle tendenze spontanee che si andavano manifestando in quel momento nel bilancio pubblico.

Attenzione, come abbiamo spesso ripetuto, questo aggiustamento si riferisce al tendenziale: rispetto all’anno 2004, cioè rispetto all’andamento storico dell’economia, è molto più limitato, e vedremo tra breve quanto. Ma sicuramente in assenza di questo intervento il deficit sarebbe salito fino al 4,4 per cento del PIL. Partendo dal tendenziale, la legge finanziaria che avevano presentato in settembre era stata disegnata attraverso un meccanismo trasparente, ma soprattutto semplice da capire nei rapporti tra i Ministeri e con le altre amministrazioni. Per fare questo ci eravamo innanzitutto concentrati esplicitamente sui conti della pubblica amministrazione non soltanto sul bilancio dello Stato, cioè sul perimetro e sul parametro che sono rilevanti per l’Europa e per i mercati.

La regola aurea del bilancio
Partendo da lì abbiamo utilizzato tre strumenti chiave, la cui principale caratteristica - ripeto - era la semplicità. Abbiamo applicato un tetto del 2 per cento all’aumento della spesa, ovviamente con le eccezioni legate ai diritti soggettivi e alle priorità; abbiamo operato una manutenzione della base imponibile in cui alcuni condoni e misure una tantum andavano sostituiti con misure di carattere strutturale; abbiamo introdotto esplicitamente una regola importante per una gestione sana della finanza pubblica, cioè la cosiddetta "regola aurea" o golden rule, in base alla quale il bilancio corrente sia in pareggio e tutto il nuovo debito serva a finanziare unicamente gli investimenti.

Questa parte della legge finanziaria di settembre è la base di partenza su cui poi il Governo ha costruito il taglio fiscale che è coperto non soltanto in base all’articolo 81 della Costituzione italiana, ma anche in base a criteri europei e di mercato. Insieme al programma di privatizzazione degli attivi patrimoniali dello Stato, la riduzione delle tasse è l’aspetto più significativo di natura economica, e aggiungo anche politica, del programma del Governo Berlusconi. La riduzione delle imposte, al di là dei possibili effetti espansivi, rappresenta una visione di politica economica che ha appunto una valenza politica, come fin dall’inizio dell’economia classica i grandi padri della nostra disciplina hanno sempre dimostrato (non a caso erano filosofi ed economisti insieme).

Una legge da riformare
L’emendamento oggi all’esame dell’Aula incorpora anche l’inevitabile pragmatismo che caratterizza tutte le leggi finanziarie, che per un Ministro dell’economia senz’altro non è agevole da sopportare, e che deve far riflettere sulla necessità di riformare questo strumento (non certo di abolirlo!) in linea con le migliori pratiche che prevalgono nei Paesi avanzati. Dall’approvazione del DPEF in estate, alcuni elementi del quadro su cui abbiamo costruito la nostra legge sono migliorati, altri sono invece peggiorati e in maniera anche vistosa. È peggiorato progressivamente il contesto delle variabili economiche esogene, quali il tasso di cambio tra euro e dollaro e il prezzo del petrolio.

A luglio, avevamo un tasso di cambio euro-dollaro dell’1,22, mentre oggi questo è superiore al 3,33-3,34; il petrolio - cito il Brent, che è la qualità più diffusa - era a 37 dollari al barile ed è salito fino a 45 dollari, per poi fortunatamente decrescere fino a 41 dollari. Tutto ciò evidentemente, da un lato, danneggia la competitività della nostra industria e, dall’altro, anche tramite questo canale esercita una pressione al ribasso sulle prospettive di crescita.

Competitività: una buona notizia
Per converso, è migliorata di molto l’inflazione, e non soltanto in termini assoluti, dal momento che per la prima volta è più bassa rispetto all’inflazione europea. Questa per la competitività è una buona notizia. È migliorata la crescita del PIL del 2004 rispetto alla previsione di luglio, che era pari all’1,2 per cento; ritengo di poter dire, con qualche confidenza, che probabilmente salirà intorno all’1,4 per cento per fine anno. Sono decimali, non sono grandi numeri, però ciò significa che la base di partenza per il PIL del 2005 in termini nominali è più elevata di quello che era previsto nel quadro tendenziale.

Nel terzo trimestre 2004, peraltro, il nostro Paese è quello che cresciuto di più nell’Europa dell’euro: confrontando i trimestri e usando un dato destagionalizzato, l’Italia è cresciuta dello 0,4 per cento contro lo 0,1 per cento della Francia e della Germania e lo 0,3 per cento medio dell’Europa a dodici. Questo è un punto importante. Tale aumento di natura congiunturale, che andrà spiegato e che probabilmente verrà riassorbito nel prosieguo del ciclo, è avvenuto nonostante nel terzo trimestre dell’anno ci sia stata (per la prima volta, da quando io ricordi le statistiche) una riduzione della spesa pubblica per acquisto di beni e servizi nella sua componente del PIL: si è avuta una diminuzione del 3 per cento in valori correnti e del 2,6 per cento in valori costanti, secondo i conti trimestrali dell’ISTAT.

Con ciò voglio dire che il controllo della spesa (seppure doloroso e con tutte le imperfezioni che conosciamo e siamo pronti a riconoscere) messo in campo dal luglio di quest’anno in avanti ha prodotto dei risultati che si vedono anche nella contabilità nazionale.

Il miglioramento dei conti pubblici
Sul piano dei conti pubblici, peraltro, si registra - e questo è un dato che al Tesoro interessa molto - un netto miglioramento nel controllo del flusso di cassa; quella di prima era una variabile di competenza, una variabile economica. Si è ridotto infatti in modo vistoso il differenziale nel fabbisogno finanziario del 2004 rispetto al fabbisogno di cassa del 2003 (mi riferisco in poche parole agli esborsi meno gli introiti, mese per mese e settimana per settimana). Pensate che questo cuneo tra il valore del 2004 e quello del 2003 si era allargato fino a raggiungere circa 12 miliardi nel 2004 rispetto al 2003, nel mese di luglio.

Nel mese di novembre, si è ridotto a 2,3 miliardi e immaginiamo che nel mese di dicembre resti pari o continui a ridursi. Si è avuta in sostanza una riduzione di divario (quindi un miglioramento, in parole semplici) di 10 miliardi di euro in sei mesi: lo considero uno sforzo poderoso, di notevoli dimensioni, che non ha ingenerato contrazioni nell’attività economica, quanto meno nel terzo trimestre, a riprova che nell’economia le variabili non si muovono in modo né automatico né idraulico, ma la vita è sempre più complessa di come appare a prima vista.

Infine, per quanto riguarda i conti del mese di dicembre, di cui non disponiamo, il condono edilizio sta producendo il gettito previsto e l’autotassazione - secondo i primi dati - è in linea con le previsioni. Allora, grazie all’andamento del fabbisogno finanziario che ho appena descritto, abbiamo potuto cancellare le emissioni di titoli di Stato di fine anno (altra cosa che non avevamo fatto in precedenza). Inoltre, dovremmo - uso il condizionale - chiudere l’anno con un rapporto tra debito e PIL migliore di quello che avevamo previsto e promesso nel programma di stabilità nazionale approvato dalla Commissione europea in marzo.

Sempre meno tasse: una scelta politica
Così è stato per la riforma fiscale americana operata dai repubblicani o per la riforma fiscale inglese. Si procede per moduli. Nel nostro caso si è iniziato nel 2002 aumentando fino a 516 euro le detrazioni per i figli, con un incremento dell'81 per cento, e ne hanno beneficiato 9,5 milioni di contribuenti con carichi di famiglia, per un beneficio di oltre 2 miliardi di euro.

Nel 2003 si è proseguito con il primo modulo della riforma IRE, l'ex IRPEF per intenderci, che aveva accorpato le due aliquote più basse e introdotto la cosiddetta no tax area. 28,6 milioni di contribuenti con redditi medio-bassi avevano beneficiato di uno sgravio fiscale valutato ex post in 6 miliardi di euro. Il primo modulo aveva portato da 7,1 a 13,2 milioni il numero di contribuenti esenti dal pagamento delle imposte. Nel 2005, sulla base del secondo modulo che viene oggi sottoposto al voto, si riducono ulteriormente le aliquote - 23 , 33 e 39 per cento - con un contributo di solidarietà del 4 per cento per i redditi al di sopra dei 100.000 euro.

Raddoppia la no tax area
Aumenta la no tax area selettivamente laddove è maggiore il bisogno, vale a dire per le famiglie numerose e a basso reddito. Le detrazioni per carichi di famiglia sono infatti trasformate in deduzioni decrescenti al crescere del reddito e sono significativamente potenziate nel loro ammontare. I beneficiari di questa riduzione sono 15,6 milioni, cioè il 62 per cento di tutti coloro che nel 2004 hanno pagato imposte e che non avevano beneficiato del primo modulo. Il secondo modulo di cui si sta parlando ora comporta a sua volta sgravi per 6 miliardi.

Nel complesso, per quanto riguarda l'imposta sul reddito dal 2001, i contribuenti favoriti dall'azione del Governo sono stati 31 milioni e nessuno di essi ha subito aggravi, anche per l'operare delle clausole di salvaguardia. Dal 2001 è raddoppiato il numero dei soggetti che hanno smesso di pagare le imposte da 6,8 milioni a 13,5 milioni e oggi un contribuente su 3 non paga più le imposte sul reddito. L'entità complessiva dei tre sgravi supera un punto del PIL. Passo ora ad analizzare nel dettaglio l'emendamento.

Questa riforma dà alla famiglia, soprattutto a quella monoreddito, e non dimentica la speciale riduzione per le badanti ma soprattutto il forte incremento delle deduzioni per gli altri familiari a carico, in particolare gli anziani che non sono autosufficienti dal punto di vista fisico nel caso della badante, ma anche il cosiddetto "nonno a carico". Per un dipendente con coniuge e due figli a carico la no tax area sale fino a 14.000 euro. Il meccanismo delle deduzioni decrescenti permette di concentrare gli sgravi laddove il bisogno è maggiore e assicura la progressività dell'imposizione. Anzi, in tutti i moduli, per ciò che riguarda l'IRE, l'indice di progressività, anche se non è mia intenzione dilungarmi con tecnicismi, cresce in media dell'1 per cento, e anche in questo cresce.

È più complesso fare un calcolo sull'intero sistema, ma il Governo si sta cimentando anche su tale questione. Per quanto riguarda le politiche relative alla famiglia, sulla base di un articolo molto interessante di uno dei più famosi demografi italiani e mio collega, professor Massimo Livi Bacci che poneva l'accento sulla necessità di fare di più per la famiglia. Sono sicuramente d'accordo con lui in questa valutazione, però rispetto ad incentivi al margine per ogni nuovo nato - il famoso bonus relativo al figlio in più, che lui stesso menzionava ed invocava - una certezza sulla struttura delle deduzioni sui figli a carico non al momento della nascita ma fino a quando restano a carico, è a mio parere uno strumento migliore rispetto a quell'una tantum del neonato, anche perché l'ammontare di questi bonus non mi pareva tale da determinare scelte demografiche così rilevanti.

Una mano alle imprese
Veniamo ora alle imprese. Con l’emendamento è proseguito il progressivo cammino di riduzione dell’IRAP: la no tax area IRAP sale a 8.000 euro; le imprese (cosa molto importante) non pagheranno più l’IRAP sui ricercatori del settore privato, che quindi diventano esenti; il costo del lavoro di ogni assunto incrementale, di ogni assunto in più, a livello di azienda viene sgravato dall’IRAP e questo beneficio diventa doppio se l’assetto incrementale è nelle aree dell’Obiettivo 1 e dell’Obiettivo 2, cioè nel Mezzogiorno e nelle altre aree sottoutilizzate.

Dal 2001 gli interventi di riduzione dell’IRAP hanno comportato sgravi fiscali per 750 milioni di euro, hanno avvantaggiato oltre 3,2 milioni di imprese e di professionisti; 612.000 imprese e professionisti, cioè il 16 per cento del totale, non pagheranno più questa imposta. Una parola su un tema che ha suscitato molto dibattito nella giornata di ieri: le addizionali regionali. Sin dal passaggio parlamentare della legge finanziaria alla Camera era stato introdotto il blocco delle addizionali regionali sulle imposte.

Nel maxiemendamento presentato al Senato viene ribadito quanto già approvato dalla Commissione bilancio di Montecitorio, vale a dire che il blocco delle addizionali c’è, ma che può essere superato dalle Regioni come misura dissuasiva laddove esse sfondano la spesa sanitaria, spesa che comunque, in assenza di questo strumento di carattere di responsabilità politica, lo Stato pagherebbe a piè di lista; quindi, la spesa sarebbe comunque quella, ma c’è in più questo disincentivo a sfondare.

Per il riscatto del Mezzogiorno
Per ciò che riguarda il Mezzogiorno e le aree sottoutilizzate del Paese, è assicurata innanzitutto piena copertura al cofinanziamento nazionale dei fondi comunitari. Già alla Camera era stato risolto il possibile problema del cofinanziamento degli enti locali quando batteva contro il tetto del 2 per cento; è assicurata assoluta continuità e certezza di medio termine alla politica regionale nazionale aggiungendo 8 miliardi di euro per il quadriennio 2005-2008.

La regola del 2 per cento, che si applicava a tutte le voci, è attuata ma con tutela per le risorse per lo sviluppo. In particolare, c’è una flessibilità per i limiti di spesa posti al Fondo aree utilizzate(FAS), alla legge-obiettivo e agli incentivi, così che se uno di questi tira meno l’altro può tirare di più. Un tetto applicato in maniera flessibile su più voci ovviamente morde meno - mi si passi l’espressione poco tecnica - piuttosto che un tetto disaggregato su ogni singolo capitolo.

C’è una nuova tutela normativa al Sud di ricevere il 30 per cento della spesa in conto capitale per rispettare l’impegno con l’Unione europea. E’ introdotto, e lo riteniamo un segnale molto importante, un primo passo di fiscalità di vantaggio, con la famosa IRAP raddoppiata per gli addetti incrementali nelle aree sottoutilizzate. È introdotto, infine, il fondo rotativo di 6 miliardi di euro per gli investimenti che, come sapete, non è solo per le aree sottoutilizzate ma anche per la ricerca, l’innovazione e la produttività, quindi è uno strumento più generale.

Richiamato per sommi capi questo impianto finanziario della legge nei suoi grandi saldi, vorrei concludere dando un giudizio economico e politico sul provvedimento nel quadro della politica economica del Governo. Per farlo, ovviamente, si richiede un minimo di prognosi condivisa per poter discutere poi di una diagnosi.

Non declino, ma transizione
Con la creazione della moneta unica europea e con la recente accelerazione repentina di alcuni processi di globalizzazione nel mercato dei prodotti, in quello dei capitali e in quello del lavoro (quando dico recente intendo dire post Seattle, post 2000, quando il processo ha ripreso ad accelerare dopo una stasi), l’Italia più che in una fase di declino secondo noi è entrata in una fase di profonda, difficile transizione, in cui si sta liberando delle cattive abitudini o delle tossine economiche accumulate nei precedenti trent’anni.

Per trent’anni il nostro Paese è andato avanti fondandosi su un’alta inflazione, su frequenti svalutazioni della moneta che consentivano una spinta all’export nel breve periodo ma ovviamente determinavano un problema finanziario nel medio, sull’accumulazione del debito pubblico e su un eccesso di protezione su tutti i mercati. È una diagnosi direi condivisa da tutti; è un problema di storia economica, non di un Governo o di un altro.

In sintesi, rispetto a questo regime di politica economica sta cambiando radicalmente il contesto: siamo entrati in un sistema di bassa inflazione e di moneta stabile, un sistema in cui i disavanzi pubblici non sono più ammessi e in cui la globalizzazione e la concorrenza internazionale sta aprendo a ritmo vertiginoso quasi tutti i mercati dei beni e molti mercati dei servizi. Adattarsi da un sistema di regolazione di una società ad un altro è una questione difficile, complessa, dolorosa, ma già oggi la performance economica dell'Italia - crescita-inflazione per intenderci - sta tornando verso la media europea.

C'è un indice economico che si chiama - non facciamo ironia sul nome - indice di miseria, che è semplicemente la somma del tasso di inflazione e del tasso di disoccupazione. Questo indice di miseria, che aveva avuto un massimo sopra il 20 per cento in Italia negli anni in cui l'inflazione era a due cifre, si va riducendo continuamente: ancora nel 2000 era pari a 13, oggi è pari al 10,6 perché è scesa la disoccupazione al livello minimo (8,7), perché è scesa l'inflazione al livello minimo dal 1999 (1,9).

Il processo di adattamento a queste nuove realtà, all'integrazione europea e alla globalizzazione, naturalmente richiede di spingere moltissimo i processi di riforma piuttosto che badare ai sintomi con effimeri aggiustamenti, sussidi o provvidenze, che curano nel breve termine, sono lenitivi nel breve termine, ma non affrontano mai il problema.Credo si debba puntare con decisione alla riduzione strutturale del debito attraverso anzitutto l'avanzo primario, che non basta mai a questi livelli ma va riportato su, attraverso un aumento del potenziale di crescita (investimenti in capitale umano, Agenda di Lisbona), attraverso un recupero di efficienza delle nostre aziende e un aumento di investimenti pubblici.

Questa è la direzione di marcia. Quindi, la stabilità dei conti - come dicevamo prima - è un bene pubblico, in un contesto di globalizzazione finanziaria, perché - ripeto - il 45 per cento del nostro debito sta ai mercati internazionali. Le riforme che impongono la ristrutturazione del sistema industriale alla sua competitività sono ugualmente importanti, il mercato dei capitali va sviluppato e tutelato.

La scommessa dei fondi pensione integrativi
Anche qui ieri c'è stata una polemica sul decollo dei fondi pensione integrativi. Avevamo presentato un emendamento in tal senso, non era coperto per la Commissione in maniera convincente, è stato rinviato ad un successivo provvedimento, ma posso garantirvi che per quel che riguarda il Governo e me in particolare il decollo di una previdenza integrativa di mercato permane una evidente priorità.
In questo contesto abbiamo aperto anche una specie data room - mi si lasci passare questo termine - in cui stiamo mettendo tutte le statistiche disponibili in maniera ordinata, cosicché il Parlamento, le istituzioni internazionali, le agenzie di rating possano avere accesso in tempo reale a tutti i dati che produciamo.

C'è, poi, il problema della competitività. La contrazione della produzione industriale è sotto gli occhi di tutti ed è il vero problema del Paese. per il comparto manifatturiero non esista nessuno a dire che la recessione non è ancora terminata. Il problema è in parte strutturale e in parte legato al tasso di cambio nominale, che ha subito un apprezzamento che il presidente Trichet, pur nella sua prudenza, da definito brutale: pensate che dal 2000 ad oggi il tasso di cambio euro-dollaro si è apprezzato del 63 per cento, con un differenziale di inflazione che non ne spiega neanche una Y, quindi, l'apprezzamento del tasso di cambio reale non è molto distante.

Economisti della Banca d'Italia, di Confindustria, delle Università e così via, riconosco che il problema di competitività della nostra industria esiste da almeno quindici anni. Ricordo, peraltro, che la produzione industriale rappresenta soltanto il 20 per cento del prodotto interno lordo e che non è un indicatore di per sé, di avanzamento di un Paese, anzi più un Paese è avanzato, più magari il settore terziario è avanzato. La questione è che da noi è tutto il sistema ad avere un problema di competitività: ce l'abbiamo nell'industria, ce l'abbiamo nei servizi, ce l'abbiamo nei servizi finanziari, ce l'abbiamo ovviamente nella pubblica amministrazione.

È qui che dobbiamo fare lo sforzo più grande, curando le cause e non i sintomi; lo facciamo avendo alle spalle questa legge finanziaria che, come è ovvio, si occupa di conti, e lo facciamo - mi auguro, mi immagino da subito - occupandoci di quello che è giusto che uno Stato consideri: anzitutto, cambiare il contesto delle regole in cui gli operatori interagiscono, migliorare dove è necessario il processo di integrazione europea, curare il capitale umano per l'innovazione e le infrastrutture materiali e immateriali.

Domenico Siniscalco
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/NAVIDAD.mid

nuvolarossa
20-12-04, 21:00
... a Brunik che mi considera in contraddizione perche' critico la Lega e poi ci sto assieme faccio notare che la contraddizione e' nel sistema bipolare che e' poco, anzi per nulla, funzionale alla democrazia ed obbliga quindi alla scelta del male minore tra due sole malattie disponibili ... la non scelta comporta la morte dell'asino come successe a Buridano ... e per un Repubblicano non scegliere vorrebbe dire rinunciare a fare politica ... e dedicarsi alla pittura campestre ... un Repubblicano non puo' vivere senza fare politica ... e per un Repubblicano la politica va, prima di tutto, nel senso della soluzione del "bene comune" e quando, come stasera, leggendo un'agenzia, si viene a sapere che la disoccupazione in Italia sta calando .... poco importa se ad ottenere quel risultato sia stato un miscuglio eterogeneo di soggetti politici con dentro la Lega ...
-----------------------------------
( ANSA) - ROMA, 20 dic - Il ministro dell'economia Domenico Siniscalco ha espresso "grande soddisfazione" per il calo del livello della disoccupazione in Italia nel terzo trimestre 2004 al 7,4%, il dato più basso dal 1992. "E' la dimostrazione - ha detto Siniscalco all'Ansa - che le riforme strutturali realizzate stanno ottenendo risultati".(ANSA).

brunik
23-12-04, 10:29
Ancora una volta complimenti a Prodi, a Treu e al PRI del governo dellì'Ulivo.

Un bel giorno la Voce Repubblicana ci racconterà nei dettagli cosa fu fatto nel 1997 per combattere la piaga della disoccupazione che ci affliggeva prima del governo dell'Ulivo.


http://www.ilsole24ore.com/SoleOnLine2/Economia/Congiuntura/osservatorio_economia_italiana/lavoro/09b.gif

Texwiller (POL)
23-12-04, 14:11
importando la legislazione francese.
Non credo sia una cosa di cui vantarsi, se poi è stata ampliata a dismisura dal centrodestra e lo stesso Treu prova vergogna a vantarsene in pubblico.
Chiedi ai giovani cosa ne pensano.

Tex Willer

brunik
23-12-04, 15:24
Originally posted by Texwiller
importando la legislazione francese.
Non credo sia una cosa di cui vantarsi, se poi è stata ampliata a dismisura dal centrodestra e lo stesso Treu prova vergogna a vantarsene in pubblico.
Chiedi ai giovani cosa ne pensano.

Tex Willer

Che grazie al "precariato" trovano lavoro più facilmente di prima quando non trovavano neanche un lavoro precario.

Texwiller (POL)
23-12-04, 16:01
sei più a destra di Berlusconi.
E lui ha fatto bene ad aumentare il precariato.
Quella mossa era stata studiata solamente per presentarsi con risultati non solo di tasse esasperate, ma di risultati ottenuti sul fronte occupazionale.
Così come Berlusconi l'ha ottenuto con i condoni agli extracomunitari.
Ma mentre la scelta Treu/Prodi ha portato a conseguenze negative nelle aspettative dei giovani, non coinvolgendoli nella condivisione delle scelte aziendali, perchè di questo si tratta, con le scelte del tandem Berlusconi/Maroni si sono incrementati i problemi di prospettiva per il nostro Paese per i problemi di integrazione.
Ed entrambe le scelte hanno causato danni a tutti per il ritardo nello sviluppo qualitativo delle aziende.
E allora continuano le costruzioni di capannoni, di appartamenti, di strade, di ponti, ecc. ecc.
Tex Willer

brunik
23-12-04, 16:08
:D :D

Guarda che sei tu ad essere più a sinistra di Bertinotti con questi discorsi sui crimini del precariato.

Texwiller (POL)
23-12-04, 17:14
ma più avanti (come ci insegnava Ugo), e pensare in prospettiva.
Il tuo è il problema di guardare invece indietro e riproporre ministre riscaldate (e che erano già poco saporite nel 1996), e che già sono andate di traverso.
Ciao.
Tex Willer

brunik
23-12-04, 17:54
Originally posted by Texwiller
ma più avanti (come ci insegnava Ugo), e pensare in prospettiva.
Il tuo è il problema di guardare invece indietro e riproporre ministre riscaldate (e che erano già poco saporite nel 1996), e che già sono andate di traverso.
Ciao.
Tex Willer

Beh, saranno anche minestre riscaldate pero' intanto la disoccupazione è scesa e non è andato di traverso niente, mi pare che l'importante era quello, no?

nuvolarossa
23-12-04, 18:53
Leggende metropolitane: in Italia non si consuma più

di Massimiliano Fazzino

Ma esiste davvero la recessione? A giudicare dagli indici di spesa in Italia, e in particolare nella regione Lazio, si direbbe che il fenomeno sia più simile a una leggenda metropolitana alimentata da quella parte politica che è interessata a dire che tutto va male per colpa di Berlusconi, che alla verità dei fatti. I dati Eurispes parlano chiaro e inquadrano la tendenza generale: la quota maggiore degli italiani (37,1%) manterrà il livello di spesa in linea con l’anno precedente, il 22,2% spenderà di meno e il 26,6% ancora non ha deciso. C’è anche un 14,1% che afferma che spenderà in più rispetto all’anno passato.

L’indagine su Roma porta in evidenza che i consumatori rispondono alla crisi rifugiandosi, per la spesa di Natale, nella certezza del marchio made in Italy. Di grande interesse sono i dati forniti da “Gruppo Mercurio”, uno dei poli più importanti della grande distribuzione capitolina, secondo cui nel settore alimentare molti prodotti natalizi non registrano alcuna crisi di vendite. Ci sono anche casi di ditte riuscite ad ampliare le proprie quote di mercato. Nello specifico, la pasta fresca registra un aumento delle vendite pari al 4,8% ed i dolci natalizi segnano addirittura un +11,5% nei punti vendita rispetto al dato medio regionale.

Lo rende noto Maria D’Amico, presidente del gruppo suddetto, che parla anche di “grande affermazione per i vini italiani di qualità”.
I quali confermano in crescita ed arrivano nei punti di vendite Mercurio ad un ottimo +20,8%. Le bottiglie Doc e Docg vendute nel Lazio guadagnano posizioni anche nella classifica dei prodotti italiani, confrontandosi ormai ad armi pari col succo dei vigneti toscani e piemontesi. Anche il dato delle medie regionali conferma che il mercato vinicolo di qualità va meglio nel Lazio che nelle altre Regioni: +13,5% rispetto al +1,5% della Toscana e al +2,3% del Piemonte.

Massimiliano Fazzino

nuvolarossa
17-01-05, 11:55
Diffusi dall'Istat i dati definitivi sui prezzi al consumo

E' il risultato migliore dal '99 grazie alla frenata degli alimentari

Inflazione, 2% a dicembre e nel 2004 è cresciuta del 2,2%

ROMA - Inflazione confermata al 2 per cento a dicembre. Secondo i dati definitivi diffusi stamane dall'Istat, l'indice dei prezzi al consumo conferma le anticipazioni che davano appunto l'inflazione al 2%, rispetto allo stesso mese del 2004. Il dato mensile presenta una crescita dello 0,2%. La media annua segna un rialzo dell'inflazione al 2,2%, il miglior risultato dal 1999, quando si fermò a +1,7%. Nel 2003 si era attestata al 2,7%.

http://www.repubblica.it/2004/k/ARCHIVE/homepage/images/sezioni/economia/prezzi7/infla04_HM/ansa_5668048_28330.jpg

La variazione media annua, spiegano i tecnici dell'Istat, può essere scomposta in due componenti: la prima, rappresentata dal trascinamento dal 2003 al 2004 è pari allo 0,9% e rappresenta l'eredità del 2003. La seconda, pari all'1,3% è la variazione media registrata nel corso dell'anno. Analogamente, l'eredità inflazionistica lasciata dal 2004 al 2005 ammonta allo 0,7%, due decimi di punto percentuale inferiore a quella calcolata tra il 2003 e il 2004.

In particolare tre sono i capitoli che registrano quest'anno un trascinamento negativo: si tratta di alimentari, comunicazioni e sanità. D'altra parte, tabacchi, trasporti e istruzione registrano invece un trascinamento positivo.

Tornando all'anno scorso, l'analisi delle dinamiche dei capitoli di spesa consente di individuare quelli la cui dinamica dei prezzi ha contribuito alla discesa dell'inflazione: il capitolo degli alimentari, per esempio, è passato da un tasso di crescita del 3,1% nel 2003 al 2,2% nel 2004. Rallentamenti significativi hanno interessato anche abbigliamento e calzature, casa, comunicazioni e istruzione. Il capitolo degli alberghi e pubblici servizi e quello dei beni e servizi vari, pur registrando rallentamenti hanno mantenuto tassi di crescita dei prezzi superiori a quello medio. I servizi sanitari, la ricreazione e i mobili e gli articoli di arredamento hanno invece mantenuto un profilo inflazionistico moderato sia nel 2003 che nel 2004.

I due capitoli che hanno mostrato dinamiche in controtendenza rispetto allo scenario disinflazionistico, invece, sono quelli relativi ai trasporti e alla bevande alcoliche e tabacchi: entrambi hanno fatto segnare, nel 2004 una crescita dei prezzi più intensa rispetto a quella dell'anno precedente e soprattutto nettamente superiore a quella media.

Ciò si deve, in particolare, ai forti aumenti registrati nei prezzi dei carburanti e dei tabacchi. La distinzione tra beni e servizi, infine, evidenzia come la disinflazione del 2004 sia imputabile soprattutto al rallentamento dei prezzi dei beni, la cui crescita è passata dal 2,2% nel 2003 all'1,7% nel 2004. I prezzi dei servizi hanno invece mantenuto un tasso di crescita nettamente più elevato (+3,1%), e in linea con quelli sperimentati gli anni precedenti.

http://www.repubblica.it/2004/k/sezioni/economia/prezzi7/infla04/stor_5673859_35550.jpg

UgoDePayens
17-01-05, 13:29
Notizia buona sicuramente.

C'è ancora molto da fare, è vero. Ma secondo voi Rutelli avrebbe saputo far di meglio?

brunik
17-01-05, 13:59
Originally posted by UgoDePayens
Notizia buona sicuramente.

C'è ancora molto da fare, è vero. Ma secondo voi Rutelli avrebbe saputo far di meglio?

Chiunque avrebbe saputo far di meglio.

Tant'è che in tutto quanto il mondo non pollizzato hanno fatto meglio di noi, che siamo precipitati all'ultimo posto in tutte quante le classifiche economiche.

Ma sto squallido pollista qua dove l'avete trovato, in allegato a Sorrisi e Canzoni TV ?

Hey Ughetto, ti spiego una cosa, a te ignorante in economia: l'inflazione cala perchè calano le vendite e i commercianti quindi devono fare gli sconti.

E le vendite calano perchè non ci sono soldi.

Lo sanno tutti che l'inflazione puo' dipendere o dall'aumento dei costi delle importazioni (ma per fortuna c'è l'euro a farci da scudo) o dalla domanda di beni di consumo.

E quando dico che lo sanno tutti per tutti intendo i normali, non i pollisti.

UgoDePayens
17-01-05, 15:47
Sarà per quello che a frenare l'inflazione sono soprattutto i medicinali e gli alimentari: gli Italiani per colpa di Berlusconi non mangiano più e non si curano il raffreddore....
:K :K :K

A brunikke, facce ridéèè!

Texwiller (POL)
17-01-05, 16:34
credo sia calata la propensione alla spesa.
Salari che crescono meno dell'inflazione?
Gran parte dello stipendio che si perde nell'affitto o nelle rate di mutuo?
Posticipo degli acquisti in funzione di una stabilità dei prezzi sconosciuta e inimmaginabile al tempo dell'inflazione a due zeri?
O altro?
La soluzione di Berlusconi mi sembra parta dalla condivisione dell'ipotesi 3.
Prodi invece si affida alla Provvidenza ed ai suggerimenti del Popolo, mentre Bertinotti, suo futuro concorrente alle primarie, si schiera con l'ipotesi 1.
Tex Willer

brunik
17-01-05, 16:34
Originally posted by UgoDePayens

A brunikke, facce ridéèè!

Ma sì, dai, ridiamo insieme.

Hey, se la diminuzione dell'inflazione è merito del governo spero converrai che anche il crollo del PIL, della produzione e delle esportazioni sono colpa del governo.

INFLAZIONE/ SCAJOLA: CALO INFLAZIONE, PREMIATO GOVERNO
04/01/2005 - 16:15
Siamo sotto la media europea

Roma, 4 gen. (Apcom) - "L'inflazione al 2,2%, il livello più basso degli ultimi cinque anni, è la solare conferma che il Governo vede premiata la sua azione e il suo lavoro". Claudio Scajola commenta così il dato medio sull'inflazione, al 2,2% nel 2004.

"Puntualmente, i risultati arrivano, le cifre parlano chiaro. E confermano la qualità del programma di Governo. Nonostante la crisi economica internazionale e la rigidità dei vincoli europei, il Presidente Berlusconi sta tenendo fede a tutti gli impegni assunti con gli Italiani" sottolinea Scajola

copyright @ 2005 APCOM

brunik
17-01-05, 16:46
Originally posted by Texwiller
credo sia calata la propensione alla spesa.
Salari che crescono meno dell'inflazione?
Gran parte dello stipendio che si perde nell'affitto o nelle rate di mutuo?
Posticipo degli acquisti in funzione di una stabilità dei prezzi sconosciuta e inimmaginabile al tempo dell'inflazione a due zeri?
O altro?
La soluzione di Berlusconi mi sembra parta dalla condivisione dell'ipotesi 3.
Prodi invece si affida alla Provvidenza ed ai suggerimenti del Popolo, mentre Bertinotti, suo futuro concorrente alle primarie, si schiera con l'ipotesi 1.
Tex Willer

Beh, l'inflazione è da 20 anni che non è a due zeri, e come ha giustamente ricordato l'Ughettino ai tempi dell'Ulivo era anche più bassa (pur in presenza di un pil più elevato)

Quindi non penso che gli acquisti siano stati posticipati grazie alla stabilità, ma,. come sempre accade, per colpa della mancanza di fiducia nel futuro, mai così bassanella storia, nonostante gli Ughetti De Payens che traboccano in tutte le TV per tranquillizzarci e dirci che tutto va benone.

http://brunik.altervista.org/eco/fiducia.gif

Se uno guadagna due lire preferisce metterle sotto il materasso, perchè non si sa mai.

Prodi non si affida a nessuna provvidenza: ha insegnato per 20 anni economia all'Università e ha già risanato una volta l'Italia, non ha mica certo bisogno di chiedere al Popolo cosa bisogna fare.


Per esempio, guarda come ha sistemato l'inflazione in quattro e quattr'otto, quando è arrivato.

http://www.ilsole24ore.com/SoleOnLine2/Economia/Congiuntura/osservatorio_economia_italiana/inflazione/11b.gif

nuvolarossa
25-02-05, 13:39
Quella minoranza che vive sulle spalle della maggioranza

di Claudio Romiti

Uno spettacolo indecoroso è andato in onda durante l'ultima puntata di Ballarò. Rappresentanti del governo e dell'opposizione, sindacalisti e industriali sono sembrati per una volta d'accordo su un punto: il Paese stenta a crescere sul piano economico, anche se poi ognuno ha proposto diverse ricette per migliorare la competitività del sistema. Ma la cosa scandalosa è data dal fatto che nessuno dei presenti ha osato mettere il dito sulla vera piaga che flagella l'economia reale. Ovvero il colossale problema della spesa pubblica, e ciò sia sotto il profilo quantitativo e sia sotto quello qualitativo. In sostanza tutti hanno riconosciuto che: a) in questo Paese si studia e ci si specializza meno rispetto ai maggiori partner occidentale; b) sono oltre trent'anni che non si costruisce una infrastruttura degna di questo nome; c) le nostre esportazioni subiscono più di altri la spietata concorrenza dei Paesi emergenti perché i prodotti italiani sono a bassa tecnologia; d) il tasso di produttività, soprattutto nell'industria, è sceso a livelli preoccupanti.
Ora se consideriamo che le risorse complessive gestite dalla mano pubblica rappresentano, dati del 2003, il 52.58% della ricchezza prodotta forse, alla luce di questi dati sconfortanti, ciò andrebbe tenuto nel debito conto in una analisi seria della situazione, e non sottaciuto come se fosse un elemento marginale. E' inutile, infatti, stracciarsi le vesti esortando il sistema economico a compiere miracoli nel campo della ricerca e della produttività, se poi lo si appesantisce con regole, tasse e oneri burocratici che hanno lo scopo di rastrellare questa enorme quantità di risorse. Così come è inutile pretendere di avere scuole ed università trainanti per lo sviluppo quando gran parte delle risorse impiegate in questi settori vanno a coprire gli stipendi e i privilegi di strutture sovradimensionate. Stipendi, vitalizi e privilegi che rappresentano il grosso della spesa pubblica e che, dunque, impediscono allo Stato di investire seriamente nell'ammodernamento complessivo del Paese da una parte, e dall'altra gravano come un macigno sull'economia reale, impedendo ad essa di sviluppare. Tutto ciò crea in molti strati della società quella percezione, a mio avviso assolutamente fondata, di vivere in un Paese che offre sempre meno opportunità a chi non abbia la fortuna di trovarsi in dote il classico posto al sole, e che ciò deriva essenzialmente dal fatto che una consistente minoranza della popolazione vive sulle spalle dell'altra. Sarebbe questo un bel tema liberale da proporre al finto ingenuo conduttore di Ballarò.

nuvolarossa
03-03-05, 12:21
Il pessimismo della volonta’

di Ferruccio Formentini

Il debito pubblico scende al 105,8, rapporto debito/pil al 3%, pressione fiscale cala di 1 punto, l’inflazione ferma al 1,9 e la disoccupazione attorno al 7%. In un paese normale questi indici, tanto cari all’Ue, sarebbero accolti con generale soddisfazione visti i problemi del mondo, la zeppa dell’euro supervalutato e i mediocri risultati di Francia e Germania, i nostri partner europei di buon umore solo se possono ammonirci con il ditino alzato. Ma in questo strano paese c’è chi si dispera. Appresa la notizia le cassandre cattocomuniste con sinistri mugugni lamentavano “l’irresponsabile ottimismo di fronte a dei dati pessimi e manipolati” e il Tg3 sciorinati mestamente i dati, non potendo aggiungere “mannaggia”, con severità precisava “il rapporto debito/pil è alla soglia massima consentita dall’Unione”, pelo pelo.

nuvolarossa
03-03-05, 13:11
In rosso è meglio per la sinistra che ama il declino

di Giancarlo Colombo

La lite fra governo, la sua maggioranza e l’opposizione verte soprattutto sul modo di disegnare il futuro del Paese in tema di competitività industriale oltre ad altri argomenti: giustizia e referendum di valore assolutamente trasversale. Fermiamoci alla competitività: ricerca e innovazione, capitale umano, infrastrutture città e ambiente sono i capisaldi di una competitività moderna per evitare un possibile declino dopo il rallentamento della crescita degli ultimi anni. Possibile che da Bruxelles, ritoccando i parametri deficit/Pil all’insù fino a raggiungere il fatidico 3%, vi sia disco verde, approvando con i controlli restrittivi le cifre che il ministro dell’Economia ha reso pubbliche?
Gli stessi calcoli restrittivi confermano che dal 2001 in avanti i parametri sono stati rispettati nella sostanza. Possibile accusare di falsificazione l’Istat e che l’Istat si sia prestata alla falsificazione? Vi sono contabilizzazioni che possono avvenire in un modo e legittimamente in un altro. Le differenze non sono tali da indurre a pensare in modo negativo e i paragoni fra percentuali confermano che questo è l’unico metodo razionale, il metodo della comparazione fra due sistemi di calcolo. Caso limite: le Ferrovie dello Stato se contabilizzate in un modo, quello italiano, danno il 2,7% di rapporto tra deficit e Pil, mentre il calcolo più restrittivo dell’Ue dà il 3%. Prova provata che con ambedue i dati l’Italia ha rispettato i parametri e che la forchetta fra i due dati dimostra la serietà dell’azione del ministero dell’Economia, e dell’Istat.
Quello che non è accettabile è che a sinistra accusi ripetutamente di falsificazione maggioranza e Governo quando le prove incrociate e comparative affermano la correttezza dell’azione e della presentazione dei conti pubblici. Se l’economia risente di rallentamenti emozionali nella testa delle gente comune molto deriva da valutazioni strutturalmente distorte e senza lo “specchio” o la sponda di un sistema di calcolo differente che, guarda caso, dà all’incirca lo stesso valore per quanto riguarda gli indici.
Il metodo di analisi della sinistra risente dei boatos della campagna elettorale per le imminenti regionali e politiche del 2006.
Non fasciamoci la testa: se il declino e la stagnazione avverranno dipende quasi esclusivamente dalla diffusione di dati non comparati. E non è difficile capire chi ha interesse al tanto peggio, tanto meglio.

nuvolarossa
08-03-05, 20:51
L’economia si affronta con condizioni politiche adeguate

Intervento pubblicato sul "Corriere della Sera" dell’8 marzo 2005.

di Giorgio La Malfa

Caro direttore, condivido anch’io le perplessità del professor Nardozzi su ambedue le alternative proposte nel dibattito sul patriottismo economico aperto dall’articolo di Tommaso Padoa Schioppa. Anche se si ritenesse efficace, come sembra ritenere Giulio Tremonti, una politica protezionistica, essa non sarebbe praticabile se non uscendo dall’Unione Europea. Ed è chiaro che questa ipotesi non sta in piedi. Altrettanto difficile, come ha osservato il professor Giavazzi, trasformare l’Italia nell’Inghilterra. A volerlo fare si rischierebbe puramente e semplicemente la deindustrializzazione del paese. Non resta quindi che cercare di consolidare i punti di forza dell’economia italiana tendendo conto - conclude Nardozzi - che "l’unione fa la forza".

Concordando in pieno con questa impostazione, pongo un quesito di ordine politico: è il sistema bipolare nel quale siamo immersi da oltre dieci anni a questa parte in grado di affrontare con l’impegno e la coerenza necessarie lo sforzo di rilanciare l’economia italiana superando le vecchie debolezze aggravatesi in questi ultimi anni? O invece è da una modifica di questa condizione politica che bisogna partire? Ho riflettuto a fondo su questo problema, e la mia conclusione è che il sistema bipolare ha generato e genera inevitabilmente Governi deboli, dal momento che per vincere le elezioni le coalizioni debbono estendersi fino a comprendere forze fra loro così diverse da risultare sostanzialmente incomponibili.

Esattamente alla stessa conclusione è giunto Giovanni Sartori sul Corriere qualche giorno fa. In alcuni campi il problema può essere superato dalla sintesi operata dal capo della coalizione. In campo economico, no, perché le preoccupazioni elettorali dei vari segmenti di ciascuna coalizione sono devastanti e paralizzanti. Il bipolarismo fa sì che componenti delle due coalizioni che hanno molto in comune si debbano collocare su fronti opposti. Esso indebolisce le capacità e le volontà riformatrici presenti in ambedue gli schieramenti. Le riforme presuppongono uno spirito severo, mentre la ristrettezza delle maggioranze lo sconsiglia e comunque lo rende suicida sotto il profilo elettorale.

Questa situazione è destinata a ripetersi, probabilmente aggravata, nella prossima legislatura, quando i margini di successo della coalizione vincente saranno probabilmente affievoliti rispetto alla situazione registrata in questa legislatura. Credo che quando guarderemo la storia dell’Italia nei 60 anni che vanno dalla fine della guerra ad oggi, scopriremo che la debole prima Repubblica ha sollevato un paese poverissimo fino a farne la sesta potenza economica del mondo, mentre la seconda lo sta facendo precipitare verso il centro della classifica.

Il problema economico può essere affrontato solo creando le condizioni politiche adeguate. Poiché le elezioni politiche del 2006 sono vicine, non è possibile mutare oggi le condizioni nelle quali si va verso quella scadenza elettorale. Ma domani, penso esattamente dopo che quelle elezioni si saranno svolte e quale che ne sarà l’esito, bisognerà fare i passi necessari per affrontare i problemi.

nuvolarossa
12-03-05, 20:56
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


La questione dei dazi

La questione dei dazi viene affrontata con grande faciloneria dalla Lega che "brucia" un tema, al contrario, importante e degno di attenzione.

Quando, nel 1957, Ugo la Malfa firmò i Trattati di Roma che crearono il mercato unico europeo a 6 paesi, quei 6 paesi erano paesi relativamente omogenei quanto a costo del lavoro e struttura industriale. Essendo omogenei, la loro apertura reciproca non poteva provocare nulla di più una sana scossa competitiva.

Ma, con la creazione del MEC, quegli stessi 6 paesi mantenevano comunque dazi verso "il resto del mondo".

Quello che va sottolineato è che le esperienze di liberalizzazione dei mercati che abbiamo positivamente sperimentato avevano questa caratteristica di competizione tra eguali.

Le condizioni di oggi sono diverse. L'apertura ai mercati dei Paesi emergenti è verso paesi diseguali.

Il che non vuol dire affatto che i Paesi occidentali debbano riprendersi la libertà di imporre dazi a libero piacimento.

Vuol solo dire che la questione dazi la si affronta a livello di Paesi OCSE. Questi debbono essere tra loro una zona di libero scambio assoluto ma debbono poter concordare iniziative collettive contro il dumping sociale dei paesi emergenti (Cina in testa).

Perchè hai voglia a dire che la competizione deve essere assoluta.

I produttori di ceramica cinesi non hanno i vincoli di antiinquinamento delle aziende di Sassuolo. Scaricare nel Fiume Giallo anzichè smaltire i rifiuti significa dimezzare gli investimenti tecnici fissi nella ceramica. Cosa possono fare a Sassuolo se non possono (giustamente) smaltire nel Po? Vanno anche loro a smaltire nel Fiume Giallo.

Se non vogliamo che questo accada, dobbiamo smetterla di fare della ideologia ed affrontare il problema nella sua crudezza.

Paolo Sassetti

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tratto dal Gruppo "I Repubblicani"
http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/2940

nuvolarossa
15-03-05, 16:22
Economia tedesca, la stampa di sinistra ignora la realtà

di Ferruccio Formentini

“Gli operai sanno che per il 2005 non vedranno un centesimo in più sulla busta paga. Che dal prossimo anno la tredicesima verrà ridotta del 70%. E che, per i prossimi cinque anni, gli orari settimanali, a parità di salario saranno più variabili.” … E il paese conosce “la più che fiacca voglia di consumo” e “la disoccupazione ha superato la quota del 12,6%” intanto che il presidente dei maggiori istituti economici ripete: “queste cifre non sono un dramma”. Simili notizie sul conto dell’economia italiana provocherebbero gli indignati anatemi dei Prodi e Bertinotti, ma anche dei Rutelli e Fassino sul governo, mentre i sindacati rovescerebbero nelle piazze i lavoratori inbufaliti. Ma visto che dati, patti e dichiarazioni riguardano Schroder e non il Cavaliere, “l’Espresso” titola: “E’ in partenza la locomotiva tedesca”. Alla faccia…

david777
18-03-05, 20:48
Competitivita': Fini, Cina sa che rischia misure
Deve limitare le esportazioni massicce in Europa

(ANSA) - ROMA,18 MAR - Le autorita' cinesi hanno ben chiaro che la Ue potrebbe varare misure di salvaguardia per la tutela dell'economia dei nostri Paesi, dice Fini. Il vicepremier ha precisato che 'non si tratterebbe di dazi ma di misure di salvaguardia in caso non dovessero esserci azioni volte a limitare le esportazioni massicce di prodotti in Europa'. Aggiunge pero che 'due realta' cosi' diverse come quella italiana e quella cinese devono fare un reciproco sforzo di comprensione'.


Il reciproco sforzo di comprensione è l'adeguamento del mercato del lavoro e dei limiti della competitività alla Dichiarazione Universale dei Dirittti dell'Uomo.

In alternativa è la Legge della Giungla che ritrova la Cina meglio equipaggiatia, nel senso pure che avendo posto la rete per attirare imprenditori ed aziende occidentali in cerca di facile preda, questi poi ci rimettono il proprio osso del collo e quello della supposta patria da cui derivano in quanto uomini ed impresa, diventando licantropi iperliberali senza patria e senza bandiera.

La solita zolfa del recente superuomo a cui si porrà fine con dure lezioni della Storia e totale perdita di capitali naturalmente.

Ed i G8 stanno a guardare nell'illusione che ciò porti alla desiderata globalizzazione.

Naitmer
18-03-05, 23:24
Brunik è il solito estremista della menzogna. L'export italiano nel 2004 non è stato per niente negativo, anzi abbiamo esportato come mai prima nella storia del paese.

romanamente

PiZeta
21-03-05, 10:21
l'economia italiana non riesce ad uscire dalla stagnazione ed il governo Berlusconi appare incapace di individuare soluzioni con un minimo di respiro strategico.

Stiamo misurando un clamoroso insuccesso della CDL, in generale, e di Forza Italia, in particolare, con riflessi elettorali che non tarderanno ad apparire pesanti.

Pagare meno imposte fa piacere a tutti, ma - a me pare - il Paese, sfiancato dalla stagnazione e preoccupato per il futuro, oggi chiede al Governo ed al ceto politico dirigente soluzioni efficaci per la ripresa economica e, soprattutto, maggiore serietà.

Non è detto che la possibile vittoria del centro-sinistra alle prossime elezioni regionali rappresenti un'inversione di tandenza politica generale e sono anzi molto perplesso riguardo la capacità dell'Unione e dell'Alleanza di governare il Paese.

brunik
21-03-05, 10:42
Perchè sei così' preplesso sulle qualità del Professore, Prodi & Ciampi avevano governato poi così male all'epoca?

brunik
21-03-05, 10:55
Amici, l'Opinione delle Libertà Condizionate afferma che il calo dei consumi sarebbe addirittura una leggenda metropolitana.

Ma perchè l'Opinione delle Falsità non ha pubblicato a corredo del dotto articolo specialistico un semplicissimo grafichetto facilmente reperibile in internet?

Sapete com'è, un disegnino puo' aiutare nella sua immediatezza, chi legge l'Opinione delle Amenità mica sempre è uno che capisce di Economia.

Anzi, a pensarci bene,, mai, perchè non si è mai visto un pollista che capisce qualcosa di economia, altrimenti non sarebbe pollista, ovvio.


http://www.ilsole24ore.com/SoleOnLine2/Economia/Congiuntura/osservatorio_economia_italiana/domanda_interna/32.gif


http://www.enzoghigo.it/_img/art000013.jpg
PERCHE' RADIARE DALL'ALBO DEI GIORNALISTI CHI MOSTRA LE FOTO DEI BAMBINI E NON RADIARE CHI PUBBLICA ARTICOLI PALESEMENTE FALSI PER SCOPO PROPAGANDISTICO?

PARLIAMONE, AMICI. VI DIAMO UNA ORIANA FALLACI SENATRICE A VITA IN CAMBIO DELLA RADIAZIONE DELL'ARTURO DALL'ALBO DEI GIORNALISTI, CON LA PUBBLICAZIONE DI UN ARTICOLO DI COMMIATO DI PUBBLICHE SCUSE A TUTTI QUANTI PER LE BUFALE TIRATE IN UNA VITA GONFIA DI MENZOGNE E DI FAZIOSITA.

LO MANDIAMO A LAVORARE IN UNA COOP ROSSA A RACCOGLIERE POMODORI ALLE DIPENDENZE DI UN CAPOSQUADRA EXTRACOMUNITARIO, COSI' IMPARA ANCHE LUI CHE COS'E' LA VERA VITA

brunik
21-03-05, 11:04
Originally posted by brunik
http://www.ilsole24ore.com/SoleOnLine2/Economia/Congiuntura/osservatorio_economia_italiana/conti_con_estero/17.gif
FATE COME ME: DIFFIDATE SEMPRE DAI BANANAS, AMICI.
IL RECORD POSITIVO DELLE ESPORTAZIONI APPARTIENE NATURALMENTE AL GOVERNO PRODI.
UNA BANANA DI PELOUCHE A CHI INDOVINA AL VOLO A QUALE GOVERNO APPARTIENE IL RECORD NEGATIVO

hEY, AMICI, IL CONCORSO VINCI UNA BANANA DI PELOUSCHE NON HA ANCORA DESIGNATO IL VINCITORE.

NON FATE I TIMIDI, BUTTATEVI: DOVETE SOLO RISPONDERE ALLA DOMANDA "A QUALE GOVERNO APPARTIENE IL RECORD NEGATIVO DI ESPORTAZIONI" ?

ALLE PRIME 100 RISPOSTE ESATTE VERRà INVIATA UNA BANANA DI PELOUSCHE MORSICATA DA SANDRO BONDI.

brunik
21-03-05, 11:27
Originally posted by Naitmer
Brunik è il solito estremista della menzogna. L'export italiano nel 2004 non è stato per niente negativo, anzi abbiamo esportato come mai prima nella storia del paese.

romanamente

Acqua, camerata Naitmer, la risposta purtroppo non è esatta.

Avanti il prossimo banana.

nuvolarossa
31-03-05, 22:53
Approccio sbagliato

Confusa e contraddittoria la proposta economica del centrosinistra

Dalle cronache politiche di questi giorni abbiamo sempre più maturato la convinzione che, se la sinistra vincesse le prossime elezioni politiche, la confusione economica sarebbe totale.

Lo pensiamo sulla base delle indicazioni contrastanti in cui si dilettano in queste ore i principali esponenti dell'opposizione. Cominciamo con il professor Romano Prodi, che pur dice una cosa giusta quando chiede la riduzione del costo del lavoro, perché è chiaro che, se il governo procedesse su questa direttiva, le imprese ne trarrebbero benefici considerevoli. Ma non favorisce il Mezzogiorno la riduzione del costo del lavoro, come pure richiede con insistenza l'onorevole D'Alema impegnato in Puglia, perché una tale misura aiuta la parte del Paese dove è concentrata la maggior parte del sistema imprenditoriale, e cioè il Nord. Per cui non ha senso accusare il governo di non aver sostenuto il Sud, come dice D'Alema, e proporre al contempo la riduzione del costo del lavoro con Prodi, il che comporterebbe solo una agevolazione per il settentrione.

E' vero poi che l'onorevole Fassino ha fatto propria, e con un certo vigore, l'idea di un rilancio di misure favorevoli alla competitività. Non avremmo nulla da contestare ad una formula che presupporrebbe di reperire risorse per rendere così più competitivo il sistema del Paese. Piuttosto temiamo che il rapporto tempi - benefici potrebbe essere tale da mandare all'aria il governo portatore di questa proposta, se esso non disponesse di una maggioranza molto ampia e coesa. Il vero problema, però, è capire come pensa l'onorevole Fassino di coniugare questi investimenti per la competitività con i sussidi alla disoccupazione, in modo da sopperire ai rischi del lavoro precario. La sua ci sembra un'idea fuori dalla storia. Paesi come l'Inghilterra e la Germania che, badate bene, non hanno avuto un sindacato impegnato in vent'anni di lotta al profitto e al superamento del capitalismo, hanno impiantato un modello di questo genere creando danni sociali enormi, oltre che ingenerando reazioni ultraliberiste. Ma vorremmo vedere come, a fronte di una situazione economica considerata gravissima, quale la dipinge - a torto o a ragione - l'onorevole Fassino, un governo di sinistra sarebbe in grado di reperire insieme risorse per la competitività a creare posti di lavoro, e al contempo offrire un sussidio a chi il lavoro lo cerca o non ce l'ha. Senza contare che l'onorevole Fassino ha descritto nella sua relazione congressuale un modello sociale da difendere di dimensioni tali che i costi del welfare supererebbero almeno di sei volte quelli attuali. Per cui, forse, l'unica ipotesi plausibile per realizzare un tale piano fassiniano sarebbe la patrimoniale, come chiede l'onorevole Bertinotti. Ma se questo salderebbe il rapporto fra Ds e Rifondazione, ecco che verrebbe immediatamente meno quello con Prodi e la Margherita, che si sono già detti contrari - e a nostro avviso con ragione - all'imposta patrimoniale. Temiamo che tali differenziazioni non si superino in questa ultima fase della legislatura, perché il centrosinistra è più impegnato a cercare un duello rusticano con la maggioranza, piuttosto di capire davvero cosa vuole fare domani, se mai avesse di nuovo la responsabilità di governo. Prodi da parte sua è convinto di poter comandare e che gli altri obbediranno, ma gli diciamo in amicizia che si illude, come si illuse nel '96 di poter governare per cinque anni.

Certo: ci sono dei problemi nella situazione economica del paese, ed anche nella strategia del governo, ma l'approccio critico dell'opposizione è profondamente sbagliato.

Intanto essa non vuole rendersi conto, per ragioni propagandistiche immaginiamo, delle difficoltà congiunturali dovute dalle politiche antinflazionistiche della Banca centrale europea. Ma come possiamo pensare di vedere crescere l'economia italiana, o quella continentale in generale, se la nostra moneta unica schiaccia il dollaro che pure rappresenta una crescita economica di oltre 4 punti percentuali rispetto alla nostra? Se domani la sinistra vincesse le elezioni, non avrebbe ricette che potrebbero tenere, se non l'unica perseguibile, quella di incrementare i consumi, la stessa sostenuta dall'attuale governo. Forse, dopo la campagna elettorale delle regionali, bisognerà preoccuparsi di cambiare registro e trovare elementi di strategia comune per superare difficoltà che vanno ben sopra le responsabilità di questa o di quella coalizione.

Roma, 31 marzo 2005
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/STORNELLI_TOSCANI.mid

nuvolarossa
01-04-05, 13:30
Inflazione ferma all' 1,9%

DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA - Inflazione si è cristallizzata a marzo. Il caro- vita resta infatti al-l ’ 1,9%, esattamente come lo scorso febbraio, secondo la stima preliminare del-l ’ Istat, mentre l ’ aumento mensile dei prezzi è pari allo 0,3%. Un dato gi à bas-so, che avrebbe potuto es-sere ancora inferiore senza il caro- greggio. Ma il picco dell ’ 8,4% per la benzina pe-sa. I prodotti energetici so-no infatti aumentati del-l ’ 1,5% in un mese e del 6,9% in un anno, con la benzina pi ù cara del 2,5% rispetto a febbraio e del-l ’ 8,4% rispetto allo scorso marzo. E i prodotti ener-getici si scaricano in par-ticolare su casa e trasporti. In generale, riferiscono i ricercatori dell ’ Istat, quat-tro sono i capitoli che ve-dono un ’ accelerazione del tasso tendenziale: casa, trasporti, alimentari e co-municazioni ( anche se gli ultimi due rimangono in negativo). Altri quattro rallentano: bevande alco-liche e tabacchi, abbiglia-mento, salute e ricreazio-ne. E infine mobili, istru-zione, servizi ricettivi e al-tri beni e servizi sono sta-bili. La crescita tendenzia-le deriva in particolare da un aumento dell ’ 1,1% dei beni e del 3% dei servizi. Nel periodo gennaio feb-braio 2005 le retribuzioni contrattuali orarie sono in-vece aumentate del 3,7% rispetto allo stesso periodo dell ’ anno scorso. A gen-naio l ’ aumento è stato del-lo 0,8% su dicembre e del 4% su gennaio 2004 ( il va-lore pi ù alto da ottobre ' 97); a febbraio invece si registrano aumenti rispet-tivamente dello 0,1% e del 3,4%. In entrambi i mesi l'inflazione ( indice Foi) è stata pari all ’ 1,8%. Le re-tribuzioni per dipendente hanno registrato gli stessi aumenti di quelle orarie, tranne per il valore di gen-naio su dicembre, pari a 0,9%. Le variazioni degli in-dici registrate in questi pri-mi due mesi, sottolinea l ’ i-stituto di statistica, sono determinate da numerose applicazioni di disposizio-ni contrattuali. Tornando all'inflazione di marzo L'Istat conferma che « ad incidere sono le impennate del prezzo del petrolio » . A risentire di questo andamento sono stati pi ù degli altri i ca-pitoli casa ( pi ù 0,4% men-sile) e trasporti ( pi ù 1,1%). Aumentano i combustibili liquidi, cio è il gasolio da riscaldamento, cresciuto del 3,8% rispetto a feb-braio, e anche il gas col rialzo dello 0,2% in un me-se e del 4,6% in un anno. Nel settore dei trasporti, invece, oltre al caro- ben-zina si evidenzia anche il forte aumento del gasolio per autotrazione, con un aumento congiunturale del 2,6% che porta quello ten-denziale a pi ù 18,9%. Ten-sioni anche sul fronte dei prezzi delle auto ( pi ù 0,2% e pi ù 1,6%) e dei trasporti aerei, con la variazione tendenziale passata dal pi ù 20% di febbraio al pi ù 29% di marzo. A fronte di questi settori in rialzo, un fattore di stabilit à è rappresentato sia dalle comunicazioni, capaci anche a marzo di calare dello 0,1% mensile e del 4,8% annuo, e dal set-tore alimentari, il cui con-tributo all ’ inflazione è adesso pari a zero, mentre un anno fa era addirittura di sei decimi di punto. Il settore, tuttavia, comincia a dare segnali preoccupan-ti: rimane negativo ( meno 0,2% tendenziale), ma ne-gli ultimi mesi si segnalano aumenti e anche a marzo si nota un rincaro dello 0,2%. In particolare sono gli or-taggi che mordono il freno, con un aumento su feb-braio del 2,3% e su dicem-bre del 4,6%. Per questo la Coldiretti ha lanciato l ’ al-larme: è vero che l ’ agri-coltura conferma dunque il suo effetto calmieratore, ma « a costo di grandi sa-crifici » . Ma per il ministro Gianni Alemanno sono « tutti positivi i dati sul-l'agricoltura » . Anche il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi si è detto ottimista: « i dati smenti-scono il catastrofismo del-la sinistra » . Ma le asso-ciazione dei consumatori Codacons e Adusbef pun-tano il dito contro l ’ Istat: « sono numeri inattendibi-li » . E mentre la Confcom-mercio invita a leggere « con estrema attenzione i dati che inducono a valu-tare le prospettive dei prez-zi e dello sviluppo del si-stema con molta cautela » e la Confesercenti invoca l'intervento del governo sul caro petrolio, Marigia Maulucci, segretaria con-federale della Cgil, com-menta: « se l ’ inflazione è tendenzialmente stabile è per via della recessione » . Marco Santillo

nuvolarossa
12-04-05, 19:57
La situazione economica necessita di risposte chiare

di Mauro Aparo

Le analisi sulla situazione economica italiana destano preoccupazioni che vanno ben al di là delle cifre fornite sulla produzione industriale in calo negli ultimi tre anni, sulle attese circa l'innalzamento dei tassi d'interesse, la crisi nelle esportazioni, la decisione della Corte di giustizia europea sull'Irap, il trend di crescita del deficit difficilmente arginabile da misure straordinarie, "una tantum". Le conseguenze legate all'introduzione dell'euro in assenza di politiche economiche comunitarie hanno certamente impoverito i lavoratori dipendenti, e anche su questo il Partito repubblicano aveva valutato con grande anticipo la necessità di provvedimenti che restituissero al Paese margini di manovra in funzione anticiclica.

Sui provvedimenti relativi alla riduzione della pressione fiscale avvertimmo con forza la necessità di spingerci ben oltre quanto previsto, anche con misure in deficit spending. I modesti effetti delle scelte assunte hanno confermato vieppiù le analisi espresse. Maggiore risolutezza per maggiori effetti. Il timore di essere entrati in un circolo vizioso è ben fondato e, se si considerasse una perdita ulteriore nelle aspettative di breve-medio periodo da parte degli operatori economici, il rischio di una crisi strutturale per l'Italia si renderebbe quanto mai sensato.

Non si tratta di disconoscere quanto realizzato, ma di spingersi oltre: il dato dei consumi delle famiglie non è mai diventato negativo, anche grazie ai provvedimenti di carattere fiscale. La nuova flessibilità introdotta sullo scostamento del deficit rischia di favorire i Paesi che erano contrari o incerti e in misura minore l'Italia per lo stock del debito pubblico.

Non possiamo dirci ottimisti sul futuro dell'economia italiana, ma determinare il panico non è mai utile: si tratta di guardare con fermezza a quanto possibile. Spostare risorse dai consumi agli investimenti appare il primo obiettivo da raggiungere: e per riuscire, secondo il principio della politica economica che si debba sempre associare uno strumento ad un obiettivo, occorre un grado di consenso politico molto più ampio dell'attuale. Non è dividendosi, ma ritrovandosi come Nazione e come Comunità, che si riduce il grado di schizofrenia presente oggi nella politica italiana. Occorre stabilire un percorso di verità che coinvolga una maggioranza di Governo più ampia dell'attuale; non è segmentando la società e favorendo parti di essa che si potranno individuare soluzioni attuali a mali antichi come il debito. Costruire un'automobile con una carrozzeria avveniristica ma con un motore da ricondizionare, di modesta cilindrata e prossimo a grippare non serve allo scopo di rendere efficace la mobilità di nessuno.

Per riuscire è necessario avvertire con chiarezza. L'euro, la moneta, che deriva da " moneo", avvertire, ha avvertito da tempo sul valore delle cose. Avvertendo il Paese - nel suo complesso - che se si imporrà una politica che renderà inevitabili una serie di sacrifici in termini di benessere diffuso, per alcuni anni forse, ma senza risorse importanti destinate al rilancio di interi settori produttivi, non fermeremo la corsa alla delocalizzazione, né renderemo l'Italia un paese dai servizi finanziari avanzati.

Dopo l'esplosione della bolla speculativa e della new economy molti strumenti quali il venture capital e i fondi d'investimento hanno perso di capacità, i fondi pensioni stentano a dispiegare i loro effetti, sono rimaste ferme molte iniziative nello sviluppo della concorrenza e per il superamento dei monopoli: l'esempio dei sistemi postali ne è la rappresentazione più evidente con la mancata introduzione di una loro liberalizzazione effettiva. I mesi che verranno saranno un'occasione importante per determinare un allargamento dei confini dell'attuale governo e per la realizzazione di un comune sentire su tali argomenti. Guai se il Paese si dividesse in tifoserie rispetto a problemi che non possono essere dilazionati o scaricati su una specifica base sociale. L'acuirsi dello scontro elettorale è la conseguenza di uno stato di crisi profonda all'interno della nazione, il recupero di valori antichi, ma da noi mai dimenticati, di appartenenza ad una specifica comunità, potrà ridare, al di fuori di ogni retorica, un'opportunità per riaprire il dialogo con le parti più avvertite del centrosinistra.

E' necessario lanciare un piano industriale, economico e sociale che coinvolga le forze più responsabili del Paese chiamandole ad un impegno decisivo, senza nasconderci dietro a facili ottimismi o nuovi contratti televisivi. Si tratta di coinvolgere coloro che sanno e fanno, rispetto a coloro che difendono un piccolo e poco significativo collegio elettorale, e superare di slancio, e una volta per tutte, l'illusione che ha pervaso per dieci anni questo Paese: l'illusione che fosse meglio liberarsi di coloro che hanno fatto la storia di questo Paese e che, nel bene e nel male, rappresentano spesso la parte migliore della classe dirigente dell'Italia. Noi siamo tra questi e ci aspettiamo di essere chiamati a responsabilità più alte dalle quali non ci siamo mai tirati indietro. Si guardi alle cose da fare, non al risultato elettorale, se ne interpreti il sentire, se ne comprendano le ragioni e si offrano risposte chiare, siano esse difficili o inizialmente impopolari.

Un Governo forte è un governo che non segue necessariamente la propria conferma, ma l'interesse generale del Paese.

brunik
13-04-05, 13:20
Originally posted by nuvolarossa
La situazione economica necessita di risposte chiare

di Mauro Aparo


Non si tratta di disconoscere quanto realizzato, ma di spingersi oltre: il dato dei consumi delle famiglie non è mai diventato negativo, anche grazie ai provvedimenti di carattere fiscale. La nuova flessibilità introdotta sullo scostamento del deficit rischia di favorire i Paesi che erano contrari o incerti e in misura minore l'Italia per lo stock del debito pubblico.

Ma pensa te, le stesse cose che diceva Prodi un po' di mesi fa: quando renderanno flessibile il patto lo faranno a favore di Germania e Francia, non certo dell'Italia che finora si è salvata solo perchè l'ho difesa io.

http://www.ilsole24ore.com/SoleOnLine2/Economia/Congiuntura/osservatorio_economia_italiana/domanda_interna/32.gif
col permesso del moderatore, approfitterei per correggere l'imprecisione sopra riportata sui consumi delle famiglie che non sarebbero mai diventati negativi grazie al Governo berlusconi, secondo la suggestiva tesi di tale Mauro Aparo del PRI

nuvolarossa
13-04-05, 13:26
.. e tu cosa proponi per rimediare a questo stato stallo dell'economi a?

nuvolarossa
13-04-05, 13:28
Intervista virtuale a Prodi

Intervista virtuale a Prodi Leader nascosto della sinistra italiana: "Allora, onorevole Prodi, qual è la vostra proposta concreta di risanamento del debito pubblico?". "Certamente non quella degli atti propagandistici e strumentali". "Può essere più specifico?". "La riduzione delle tasse di Berlusconi, un atto di propaganda elettorale e nulla più". "Si, va bene, ma la vostra proposta di risanamento qual è?". "Noi non cadiamo nella trappola della demagogia, non ci facciamo intimidire da una propaganda che non risolve i problemi alla radice, ma li amplia ai soli fini elettorali". "Si ma... la vostra proposta concreta?". "Noi siamo vicini agli italiani, in questo momento difficile che la destra non ha saputo contrastare con una chiara politica di rigore e di sostegno alle famiglie". "Onorevole... la sua proposta?". "Trovare le opportune risposte alle domande degli italiani, che non ne possono più di false promesse elettorali, degli inciuci giudiziari; gli italiani hanno bisogno di fiducia, di concretezza, non si combattono i problemi con le promesse". "Si ma... mi vorrebbe dire quali sono le sue proposte concrete?". "Noi stiamo dalla parte degli italiani, di chi si trova ogni giorno a fare i conti con l'aumento della spesa al supermercato, degli affitti, della criminalità sempre più dilagante, del...". "Si ma... concretamente cosa proponete?". "Noi combatteremo con tutte le nostre forze democratiche il gioco sporco della destra, coi loro trucchetti elettorali e le false promesse che noi, puntualmente, abbiamo evidenziato e smascherato". "Senta, la vuole fare una proposta concreta, agli italiani?". "Abbiamo fatto una opposizione dura alle iniquità del governo, ad un presidente che ai gravi problemi dell'Italia contrappone la soluzione dei propri problemi e dei propri guardaspalle. Un presidente che con le sue false promesse ha dato speranze agli italiani, speranze che grazie al buon lavoro dell'opposizione adesso sono state cancellate". "Ma mi faccia capire: voi volete più tasse o meno tasse?". "E' una domanda demagogica. Non è con la demagogia che si risolvono i gravi problemi degli italiani". "Si ma... se andrete al governo, cosa promettete agli italiani?". "Non è compito dell'opposizione proporre soluzioni, è stato votato un governo per questo, no? Tutto il resto è propaganda e demagogia". "Sia concreto, per una volta, come risolverete i problemi economici dell'Italia?". "Da parte nostra si adotteranno tutte le misure, nel rispetto della collegialità e dell'interesse della nazione e degli italiani, contro ogni manovra demagogica e strumentale. Abbiamo già dimostrato la nostra serietà nella dura opposizione fatta al governo in questi anni, contro l'arroganza e la mancanza di idee del governo, che non hanno saputo mantenere le loro promesse elettorali, chiaramente propagandistiche. L'Italia ha bisogno d'altro, di idee, di concretezza, di fiducia, di serietà". "E cioè???". "Di un governo forte e pluralista, di leader credibili, di una politica chiara, che punti sulla occupazione, sulla crescita, sull'innovazione, una scuola giusta, una giustizia finalmente giusta ed imparziale. Ed è chiaro che tutto questo la destra non è stata in grado di garantirlo". "Ma senta, @##@ come cazzo pensa di risolvere sti cazzo di problemi?". "Non sia demagogico, per favore, e non mi faccia domande strumentali".

tratto da
http://unionesovietica.splinder.com/archive/2005-04
http://crociato.splinder.com/post/4545505

nuvolarossa
13-04-05, 13:29
... e tu, sagace forumista, cosa proponi ? che non siano le solite tabelle del Sole 24 Ore con cui riempi ed appesantisci il server di POL .... oltre che le nostre palle ...
Ci piacerebbe leggere qualche tua idea ...

brunik
13-04-05, 13:36
Originally posted by nuvolarossa
.. e tu cosa proponi per rimediare a questo stato stallo dell'economi a?

Guarda che Mauro Aparo ed io le risposte le vogliamo dal Governo, mica da me.

Comunque la mia idea da ignorante come sono è semplice: mettere Prodi e Monti al posto del Berlusca. Loro sanno cosa fare, sono gente che ha studiato apposta, loro, mica come il Berlusca che non sa niente di economia e i risultati si vedono.

Ognuno al suo posto, è questa la semplice ricetta del successo.

nuvolarossa
13-04-05, 14:00
Originally posted by brunik
Ognuno al suo posto, è questa la semplice ricetta del successo
A parte la stringatezza delle tue gia' scarsissime idee ... se fosse vero questo postulato ... il leader dei catto-comunisti andrebbe messo in pensione anticipata ... e' quello il suo posto, in modo da evitargli di fare ulteriori danni al Paese ...

brunik
13-04-05, 14:01
E se lo dice uno del tuo livello, deve essere vero per forza.

nuvolarossa
13-04-05, 14:03
Brunik, non hai solo difetti, hai anche delle qualita'.
Una che ti so riconoscere e' la tua grande capacita' di saper spargere merda su tutti i forum .... dovresti mettere su una azienda per la concimazione ... faresti i soldi a cappellate ....

brunik
13-04-05, 14:05
Guarda che gli articoli dell'Opinione sei tu a spargerli per i forum, mica io.

Io gli do' solo una sistematina, diciamo che correggo qualche "marginale" imprecisione.

Nuvolarossa, tu non hai la convinzione nei tuoi mezzi dialettici, è per questo che mi temi e mi insulti.

Evergreen
13-04-05, 17:01
Avevo avuto anch'io lo stesso sospetto.
Anche con me risponde sempre in modo polemico e offensivo.
Piu' di una volta, e poi vuole avere ragione lui e dice che le offese le fanno a lui.
Gli ho chiesto piu' di una volta come fa a scrivere senza farsi vedere ma lui tace.
Deve avere cose da nascondere, senno' perche' fare cosi'?
Grazie.

nuvolarossa
23-04-05, 16:05
Nessuna banconota da uno o due euro: la bocciatura della Bce è definitiva

Non sono ancora noti i motivi del rifiuto della proposta avanzata l’anno scorso da Giulio Tremonti

di Roberto Casalena

Una pietra tombale è stata posta sulle banconote da uno e due euro da parte della Banca Centrale Europea.
La risposta a quanto aveva chiesto l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, è giunta da Franz Christoph Zeiter, del consiglio direttivo della Bundesbank, che ne ha dato conferma al quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung.
Non si conoscono, però, i motivi della bocciatura delle banconote da uno e due euro. Sicuramente non quello di spendere qualche soldo per approntare, stampare e distribuire i nuovi tagli.
E allora?
Fatto sta che la stragrande maggioranza degli italiani avrebbe voluto le banconote da 1 e 2 euro, e non tanto per il piacere di avere in tasca chi sa quale bella banconota (anche perché quelle in circolazione ricordano più quelle del Monopoli che i biglietti a cui eravamo abituati), ma perché le monetine sono sempre state considerate come spiccioli, cioè di poco valore, mentre un euro vale quasi 2000 delle vecchie lirette.
E così, dando poco peso alle monetine, si è creato quel fenomeno per cui tutti sono ripartiti dall’unità di misura cartacea, cioè i cinque euro, del valore di circa 10.000 lire. Ed in questa terra di nessuno, tra le monete da 1 e 2 euro ed il biglietto da 5, che si è creata la corsa al rialzo dei prezzi.
Gli italiani, infatti, erano abituati a considerare il biglietto da 1000 lire come unità di misura. E questa, successivamente è diventata di cinque euro, cioè dieci volte le mille lire.
Tra l’altro, è bene ricordare che le monetine, al di fuori dell’Europa, non sono cambiabili. Il cambio parte solo da 5 euro, mentre il biglietto da un dollaro è cambiabile ovunque.
Dunque, se l’Europa dei saggi banchieri è stata capace, anche con l’avallo di altrettanti politici lungimiranti, di approvare l’euro cartaceo a partire dal taglio da 5, non prendiamocela poi con Berlusconi che si è ritrovato in mano un papocchio fatto da altri.
E gli americani che hanno la cartamoneta da un dollaro, forse sono dei fessi? Oppure l’Europa aspira ad una grandeur che non si può permettere? E Prodi, all’epoca del varo dell’euro, sognava anche lui ad occhi aperti la grandeur? E vogliamo mettere un “coriandolino” da 5 euro con un dollaro?
E così i 5 euro passano velocemente di mano in mano, perché come sostiene una teoria economica, la moneta buona scaccia quella cattiva. E si approda ai tagli da 10 e 20 euro, gli unici, che almeno sembrano decenti allo sguardo.
E poi di nuovo in fuga, fino al biglietto rosa da 500. A scuola i maestri dicevano ai nostri genitori che i bambini vanno educati da piccoli. Giusto. E da piccoli-grandi oggi ci hanno abituato a considerare l’euro a partire dalla banconota da cinque, mentre prima eravamo stati abituati all’unità cartacea da mille lire. La grandeur ha un prezzo.
Altrimenti meglio avere in tasca banconote da 1 e 2 euro, e sicuramente le cose andranno meglio sul fronte dei prezzi. Bisognerà battersi. E battiamoci.
E Prodi, che vorrebbe governare il Paese, come mai non ha capito, o se lo ha fatto, non si è battuto, per il taglio da 1 e 2 euro?
Poi è facile accusare gli altri di non aver controllato la crescita dei prezzi, quando questa era già insita nella banconota base da 5 euro. E non si tratta tanto di non aver attuato una efficace politica dei cartellini esposti nelle vetrine, piuttosto dell’incapacità di non aver capito la bomba ad orologeria che il taglio base da cinque euro conteneva e che avrebbe provocato un innalzamento dei prezzi in funzione di un appiattimento verso il biglietto, i 5 euro.
La conclusione è che oggi ad avere tante monetine nel portafoglio ci si sente più poveri, ed in realtà lo siamo.
Premio di consolazione: entro la fine dell’attuale decennio entrerà in circolazione la seconda serie di banconote, che conserveranno le stesse caratteristiche architettoniche attuali ed anche la stessa pezzatura, mentre, invece, saranno accresciute le misure antifalsificazioni sui biglietti.
Non resta che sperare in un miracolo, e cioè in un’alzata di scudi a favore dell’introduzione dei biglietti da 1 e 2 euro oltre che in una rivisitazione dei colori delle altre banconote, per renderle più apprezzabili, quantomeno all’occhio.

nuvolarossa
29-04-05, 20:27
Neu welfare

In Germania c'è chi vuole mettere un collare ai disoccupati

Facciamo presente all'onorevole Fassino, che è un sostenitore del sussidio di disoccupazione, le novità tedesche in materia.

Perché se l'Italia, come ci ricorda l'onorevole Fassino ogni volta che gli è possibile, sarebbe prossima oramai ad una specie di fase terminale, nella vicina Germania, dove pure c'è un governo socialdemocratico, progressista e pacifista, tale da dover incontrare i gusti fassiniani, le cose non vanno molto meglio.

Anzi, a nostro modesto avviso, le cose vanno peggio. La crescita tedesca è poco più di quella italiana, quindi insignificante, ma il suo deficit pubblico è perfino in aumento rispetto al nostro e, mentre l'Italia è riuscita in questi anni di precarietà e di mobilità a far crescere l'occupazione, la rigida e conservatrice Germania socialdemocratica, soltanto negli ultimi mesi ha migliorato la situazione in questo campo. Ciononostante, i 4milioni e 967 mila disoccupati tedeschi attuali non sembrano uno scherzo, soprattutto considerando la paura, in quella società, di perdere il proprio posto di lavoro e di non riuscire a trovarne un altro.

La fragilità tedesca è dunque superiore alla nostra, tanto che spesso si riecheggia il fantasma di Weimar. Questa condizione di debolezza è sempre più evidente perché lo stesso cancelliere Schroeder dichiara di volere riformare a fondo il sistema di welfare, su cui pure il suo partito ha costruito negli anni i suoi principali successi, e crediamo che abbia più di una ragione per farlo. L'ultima gliel'ha fornita la singolare proposta del ministro della Giustizia dell'Assia, che vorrebbe imporre ai disoccupati il braccialetto elettronico destinato ai pregiudicati, per "sollecitarli ad una maggiore disciplina". Come infatti sa bene chi ha una qualche cognizione dei modelli sociali europei, continentali e no, il sussidio di disoccupazione, la grande proposta sociale dell'onorevole Fassino, comporta un'assenza di stimoli verso il lavoro e piuttosto tende a degenerare verso fenomeni come l'alcolismo ed il teppismo. Al punto che la socialdemocratica Inghilterra si affidò alla Thatcher per risolvere questi problemi e in Germania si è arrivati ad invocare misure degne della Gestapo. Visto gli antecedenti, sembra più facile ottenere una stretta autoritaria piuttosto che il sussidio richiesto da Fassino per l'Italia. Forse il leader del principale partito di sinistra del Paese dovrebbe pensarci meglio.

Roma, 29 aprile 2005

nuvolarossa
02-05-05, 18:51
Indagine dell'Istat sui conti di bilancio dei Comuni/Una rilevazione "rapida" che consente di esaminare le entrate e la spesa

"Far pagare tutti, per pagare meno"

Il nuovo governo avrà la possibilità di utilizzare tempestivamente una serie di dati sui flussi della finanza locale che hanno sempre suscitato notevoli polemiche per l'esatta misura delle loro dimensioni.. L'Istat, in collaborazione con il ministero dell'Interno, grazie ad una procedura per campioni e all'applicazione di modalità telematiche, è riuscita a compiere una rilevazione rapida sui certificati del conto di bilancio dei comuni italiani. Un'indagine, quindi, che consente di avere con largo anticipo rispetto alla rilevazione tradizionale dati provvisori (con un margine di errore inferiore al 5%) sui flussi della finanza comunale, disaggregati per regione e per classe di ampiezza demografica.

I dati diffusi in questi giorni dicono che le entrate complessive accertate dai Comuni nel corso dell'esercizio 2003 sono stimate in 83.009 milioni di euro e in questa cifra non sono calcolate le entrate da servizi per conto terzi, in quanto, le stesse si compensano con le analoghe voci di spesa. Inoltre le entrate correnti contribuiscono per il 59,3% all'ammontare della somma accertata, quelle in conto capitale per il 27,9% e il rimanente 12,8% deriva dall'accensione di prestiti, mentre rispetto al 2002 crescono del 5,6% gli accertamenti e del 2,5% le riscossioni totali.

Nel 2003, per il complesso dei comuni, il 50,1% degli accertamenti correnti è costituito da entrate tributarie, il 29,0% da contributi e trasferimenti, il rimanente 20,8% da entrate extra-tributarie. Dati che dimostrano come i comuni con il passare degli anni si siano andati trasformando in enti finanziari più autonomi rispetto alla contribuzione dello Stato. Ma questa autonomia comporta una maggiore pressione fiscale sui cittadini ed infatti nel 2003 le entrate tributarie hanno raggiunto i 26.673 milioni di euro, crescendo dell'11,3% rispetto al 2002. Partendo dall'Ici i cui parametri di applicazione continuano a crescere, per passare all'addizionale Irpef e alla Tarsu (Tassa rifiuti solidi urbani) e ad altre varie imposte locali ogni cittadino versa mediamente al proprio comune la somma di 426,23 euro. Da questo quadro è escluso, naturalmente, il pagamento delle tariffe per il servizio idrico e la depurazione, il cui costo è commisurato all'utilizzazione del servizio comunale.

L'indagine dell'Istat consente di avere informazioni sull'evoluzione dei processi fiscali nelle diverse regioni, dai quali si rileva che il valore più elevato delle entrate tributarie si registra in Liguria con 723,71 euro per abitante, mentre il più basso, tra i comuni delle Regioni a statuto ordinario, si tocca in Calabria con 231,88 euro a persona. Quello dei comuni siciliani (Statuto speciale) è di 321,22, comunque le entrate tributarie delle Regioni del Sud sono tutte inferiori alla media nazionale. E' evidente come nelle regioni meridionali e insulari, caratterizzate da un'economia più precaria e da redditi più bassi, la capacità contributiva dei cittadini sia notevolmente ridotta.

Un dato interessante riguarda la composizione della spesa che per il personale, a livello nazionale, assorbe il 32,9% di quella corrente e per l'acquisto di beni e servizi il 46,4%. In dettaglio il peso delle spese per il personale risulta più elevato nelle regioni del mezzogiorno (35,8%), soprattutto in Sicilia dove si registra più dell'otto percento sopra la media nazionale, mentre in Puglia e Molise la stessa spesa risulta leggermente inferiore, ma è la Sardegna ad avere il peso minore (29%) per questa componente.

L'iniziativa dell'Istat, al di là della rilevazione rapida che consente di ottenere, senza attendere la conclusione dell'iter amministrativo, stime credibili dei flussi di finanza comunale, mostra la distribuzione delle risorse locali sul territorio: in sostanza le regioni dove i comuni incassano di più e dove si spende di più e per quest'ultima categoria il mezzogiorno resta ancora sotto la media nazionale. Noi aggiungiamo che anche nel sud gli amministratori comunali devono impegnarsi per fare aumentare il numero dei contribuenti, recuperando le grandi sacche di evasione che purtroppo esistono. Deve valere per tutti i comuni, indipendentemente dal colore politico delle amministrazioni, lo slogan "Pagare tutti, per pagare di meno". Questa linea deve essere però accompagnata, specie da parte dei repubblicani impegnanti negli enti locali, da un uso rigoroso delle risorse reperite, senza indulgere a sprechi e spese improduttive.

Pino Vita

brunik
02-05-05, 19:10
Originally posted by nuvolarossa
Indagine dell'Istat sui conti di bilancio dei Comuni/Una rilevazione "rapida" che consente di esaminare le entrate e la spesa

"Far pagare tutti, per pagare meno"


Pino Vita

Questo Pino Vita deve essere un comunista, altramente avrebbe detto "condonare chi non ha pagato l'ici perchè noi non siamo giustizialisti"

nuvolarossa
04-05-05, 13:42
L’Istat smentisce i gufi

di Davide Giacalone

I dati dell’Istat parlano chiaro: anche nel mese di marzo i salari sono aumentati del 3,5%, contro un’inflazione ferma all’1.9. Il saldo è positivo, vale a dire che i salariati sono mediamente più ricchi. I sindacati sostengono che i dati Istat sono taroccati, ma sbagliano, perché non è questo il problema.
Ad esempio: a. la ricchezza delle famiglie è, negli ultimi anni, aumentata e non diminuita; b. le pensioni italiane sono fra le più alte nel mondo, prendendo a base l’ultimo stipendio dell’età lavorativa; c. la disoccupazione è diminuita. Eppure, se si vanno a leggere i sondaggi sull’umore degli italiani, su quali sono le loro principali preoccupazioni, in cima a tutto si trova il timore per l’occupazione e l’incertezza economica per il futuro. Questo è il problema, non la disputa contabile su qualche zerovirgola in più od in meno.
Cosa c’è di più oggettivo e scientifico della temperatura? Se il termometro segna tre gradi sotto zero, vuol dire che fa freddo, se segna trentotto, vuol dire che fa caldo. Ma anche in quel campo si è passati a parlare di “temperatura percepita”, mettendo assieme il termometro, l’igrometro e l’ambiente circostante. Ecco, la “temperatura economica percepita”, in Europa, è negativa. C’è un umore negativo che non può essere provocato solo dalla propaganda di questo o di quello (semmai è la propaganda si accoda all’umore, e non viceversa).
Da una parte si percepisce la globalizzazione più come un danno che come un’opportunità. Esempio: in tantissimi comperano i prodotti tessili cinesi, risparmiando e, quindi, conservando più denaro per altri scopi, ma gli stessi temono che la concorrenza cinese finisca con l’impoverire l’Italia. Invece la globalizzazione deve essere letta come un’opportunità per i consumatori (merci nuove a prezzi più bassi), ma anche per i produttori (nuovi mercati per merci sempre migliori). Naturalmente la globalizzazione fa cadere l’illusione che si possano proteggere i propri difetti, le proprie insufficienze, le proprie incapacità. Era così anche prima, ed abbiamo accumulato un enorme debito pubblico nel tentativo di opporci all’evidenza. Il fatto che, oggi, si debba cambiare condotta dovrebbe indurre all’ottimismo, non al pessimismo.
Poi ci sono i guasti nazionali. Un esempio: il patrimonio delle famiglie cresce perché cresce il valore degli immobili posseduti, ma che ci faccio con quel valore se il mio patrimonio è di scarso interesse per il sistema creditizio, se il sistema fiscale penalizza i passaggi di proprietà? Le incrostazioni, il corporativismo e le chiusure che inchiodano il mercato economico italiano si riflettono in sensazione di impotenza e povertà. Di questo occorrerebbe occuparsi, anziché difenderne la genuina italianità.

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tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/3579

brunik
04-05-05, 14:34
http://brunik.altervista.org/eco/produzioneindustriale.gif

http://img161.echo.cx/img161/1003/a5xj.gif

SI PRODUCE DI MENO E SI PAGA DI PIU' LA MANODOPERA.
UN GRANDE FUTURO ATTENDE LE NOSTRE IMPRESE, A DISPETTO DEI GUFI

nuvolarossa
05-06-05, 11:43
sondaggio sull'Euro

nuvolarossa
10-06-05, 18:20
In Assindustria convegno della Fondazione Liberal
I ministri La Malfa e Stanca lanciano il Patto per l’innovazione e la ricerca
Il presidente degli industriali veneti Riello: serve un’assunzione di responsabilità
In Italia ricerca e sviluppo sono l’1.16% del Pil; nella Ue l’1.93, negli Usa il 2.69

di Ferruccio Pinotti

I ministri Lucio Stanca e Giorgio La Malfa, hanno scelto Verona per lanciare il Patto per l’Innovazione. Lo hanno fatto nella sede di Assindustria, nel corso dell’Incontro promosso dalla Fondazione Liberal sul tema «Innovazione, Ricerca, Competitività. Stato e mercato nella crescita dell’Italia e dell’Europa.»
La situazione su queto fronte, hanno spiegato gli autorevoli ospiti intervenuti, è grave. La spesa complessiva in ricerca e sviluppo rispetto al Pil è in Italia pari all’1,16% contro una media Ue dell’1.93%, una media Usa del 2,69% e una media giapponese del 2,98%. L’Italia è inoltre l’unico Paese, fra quelli industrializzati, ad avere una percentuale di finanziamento pubblico di ricerca e sviluppo superiore al 50% (contro il 18,5% del Giappone); il che significa che i privati non investono in innovazione. Se a questo si aggiunge la concorrenza dei paesi asiatici, che sta logorando vasti settori della nostra produzione, si ha il quadro di una situazione che è drammatica.
Il presidente di Confindustria Veneto Andrea Riello ha chiesto un’ampia assunzione di responsabilità. «Nei prossimi anni», ha spiegato Riello, «dobbiamo tutti modificare i nostri comportamenti. Avere il coraggio di accettare come opportunità questo momento difficile, adottando comportamenti innovativi. Certo cominciando noi industriali, ma innovativi dovranno essere le istituzioni pubbliche, l’università e i centri di ricerca. È finito il tempo delle diagnosi: sappiamo che viviamo una delle situazioni più difficili del dopoguerra: dobbiamo smetterla di enunciare cosa bisogna fare. Facciamolo, avendo le idee sul come farlo, uniti ognuno nella propria specificità».
Come nel resto d’Italia, ha concluso Riello, urge un «Patto Veneto per l’Innovazione». «Piccoli e medi imprenditori devono raggrupparsi attorno a poli di eccellenza, che aiutino le aziende a reperire tecnologie e conoscenze. E le università la smettano di essere dei borghi chiusi.»
Il rettore dell’università di Verona Alessandro Mazzucco ha raccolto la sfida, ammettendo che «L’università interpreta il suo ruolo in modo passivo. Il sistema universitario è improntato al conservatorismo, è profondamente corporativo ed ha una governance arretrata. Inoltre si moltiplicano i corsi di lauarea deboli e poco specializzati.»
Gli interventi di Umberto Paolucci, vicepresidente di Microsoft Corporation, e di Antonio Chiveri, presidente di Electronic Data System hanno evidenziato la debolezza tecnologica del nostro sistema produttivo. «L’Italia utilizza l’innovazione di secondo livello e la tecnologia degli altri. La Cisco Systems sta cercando in Italia 100 ingegneri da assumere, ma non li trova.»
Duro anche Fabio Pistella, presidente del Cnr: «Le giovani generazioni hanno meno opportunità della nostra. Ormai a dominare è una gerontocrazia».
Gli ha fatto eco il viceministro del Miur Guido Possa: «Siamo una nazione di serie B, ma possiamo peggiorare ancora se non reagiamo.»
Il ministro per l’ Innovazione e la Tecnologia, Lucio Stanca si è detto convinto che, su innovazione e ricerca, è il privato a essere in ritardo. «La ricerca non può essere esclusivamente pubblica. Vediamo dinamicità nelle famiglie, dove tutti hanno un computer e internet; e nella pubblica amministrazione, ormai avviata alla modernizzazione. Ma sono le imprese ad avere grosse difficoltà a utilizzare le moderne tecnologie».
Stanca ha ammesso che dal gioco delle responsabilità non è esclusa la classe politica. «Quando piove», ha osservato, «la responsabilità maggiore è sempre del Governo, però guai a quelle imprese che fanno ricerca e innovazione solo perchè ci sono gli incentivi governativi. Le decisioni su questi temi sono fondamentali e devono essere prese comunque dalle aziende».
Secondo il ministro per i Rapporti Comunitari Giorgio La Malfa, il programma stabilito dall’accordo del Consiglio Europeo di Lisbona - che prevede entro ottobre un piano degli Stati europei per lo sviluppo dell’ occupazione - rappresenta «una grande occasione per l’Italia, da cogliere per colmare il ritardo accumulato nei confronti degli altri Paesi europei».
La Malfa, concludendo il convegno della Fondazione Liberal, ha ribadito che in tema di innovazione «tutti i protagonisti economici devono investire. La particolare caratteristica dello sviluppo economico italiano», ha sostenuto La Malfa, «è stata formata dalle piccole, a volte piccolissime e medie industrie; è sempre stata una forza, ma ora non è più sufficiente».
Sugli attuali rapporti tra Italia ed Europa, La Malfa ha sottolineato che l’intervento di Bruxelles sui conti italiani deve «essere analizzato con serenità. L’anno scorso sono state la Francia e la Germania sotto inchiesta».
La Malfa ha comunque ammesso di temere per il futuro dell’euro. «Se la stagnazione continua per altri cinque anni, sorgerà davvero un problema euro».
Se è così, conviene davvero rimboccarsi le maniche per evitare il peggio.

nuvolarossa
22-06-05, 10:33
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

Petrolire

La bolletta energetica cresce, calcolandosi un aggravio annuale di 400 euro per famiglia. La causa è il prezzo del petrolio, ma sarebbe un errore prenderla come una fatalità. Guardando meglio si comprendono cose interessanti. Il governo intende intervenire, con un decreto, per raffreddare i prezzi. Essendo escluso che abbia influenza sul prezzo dei barili, quel decreto andrà ad incidere sulla differenza in più che gli italiani pagano. Ma per quale motivo gli italiani continuano a pagare l'energia più degli altri cittadini d'Europa? Per tre, principali, ragioni. La prima è che noi italiani consumiamo assai più energia di quanta ne produciamo, con il risultato che non solo importiamo la materia prima, il petrolio (e non potrebbe essere diversamente), ma anche il prodotto finito, l'elettricità.

http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/economia/contipubblici7/peggiolira/ansa_6300069_37160.jpg

La seconda ragione, legata alla prima, è che il peso fiscale sull'energia è notevole, ma in cambio non ne abbiamo investimenti nella produzione. Non solo, a questo si aggiunge un localismo esasperato e demenziale, per cui il comune di un pizzo non vuole la centrare, il borgo dell'altro pizzo non vuole l'eolico, la comunità della valle non vuole la diga, ma tutti consumano energia come se piovesse dal cielo. Per di più, ed è la terza ragione, tutto questo bel mercato del consumo e della scarsa produzione ce lo teniamo in regime di sostanziale monopolio, affidato a società pubbliche. So già che c'è chi obietta che non è vero, che nella distribuzione c'è concorrenza, ma queste sono bubbole da convegni sponsorizzati, nella realtà le cose vanno assai diversamente: molti di noi hanno ricevuto lettere con le quali ci comunicavano che il nostro allaccio era stato venduto dalla società nazionale statale alla municipalizzata, o viceversa, e che, pertanto, senza che alcuna condizione sarebbe cambiata, da quel dì eravamo loro clienti, benvenuti. E questa sarebbe concorrenza?
Dal quadro negativo, comunque, si può trarre uno spunto positivo. Replicando alle bizze leghiste Berlusconi ha detto che dall'euro non si può uscire. Giusto. Ma se si guarda al prezzo del petrolio, e si tiene conto degli effetti che ne subiamo pur maneggiando una valuta che oggi è quotata sopra la parità con il dollaro, ci si rende conto che se avessimo la lira, il cui cambio sarebbe solo nelle nostre mani e nelle nostre forze, quei prezzi sarebbero ancora ed assai più alti. Perché non provano a far due conti, sul pratone di Pontida?

Davide Giacalone
http://www.davidegiacalone.it

22 giugno 2005
.................................................. ...
tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/4231

nuvolarossa
23-06-05, 17:30
Originally posted by brunik
.... al posto del Berlusca. Loro sanno cosa fare, sono gente che ha studiato apposta, loro, mica come il Berlusca che non sa niente di economia .... ... intanto non farei una miscela al caffe' e latte tra costoro ... non mi sembra giusto mescolare la lana con la seta ... cioe' la visione catto-comunista dell'economia che si e' visto essere limitata all'assunzione di metodi farraginosi e burocratici ... con le intenzioni piu' moderne e liberiste molto piu' vicine alle impostazioni repubblicane in economia ...
Che il governo Berlusconi .... non sappia cosa fare ... e' una tua "sola" ... sbugiardata gia' dalla stampa nazionale di ieri ed anche di stamani ...dove si apprende che il Governo sta mettendo a punto un decreto per bloccare il rincaro delle tariffe ... per scongiurare cioe' i tanti temuti aumenti delle tariffe previsti a luglio a causa del caro petrolio .... e tutto questo mentre i catto-comunisti stanno a giocare con le "primarie" e se ne impippano dei problemi del Paese ...
Credo che, una volta messo a punto questo decreto, avremo la certezza di stabilizzare i costi dell'energia per i prossimi 3 - 4 anni ... sempreche', nel frattempo, non vadano a governare i bischeri sciolti che si autodefiniscono di sinistra ... con grave danno per la Comunita' ....

nuvolarossa
24-06-05, 16:47
Numeri e realta'

I numeri dell’economia, che ieri mettevo in evidenza, oggi sono all’attenzione della grande stampa. Ma come è possibile, ci si domanda, che i consumi siano cresciuti, negli ultimi cinque anni, per più del venti per cento, il reddito disponibile, nelle tasche degli italiani, non è diminuito, addirittura (ed è un dato che non conoscevo) la propensione al risparmio è aumentata, però ci troviamo in recessione e, nell’ultimo mese, calano i consumi? Siamo ricchi e sfiduciati, insomma. Non ci mancano i soldi in tasca, ma temiamo che presto saranno vuote.
Certo, questo è un modo di leggere le cose, ed è la chiave che proponevo ieri. Ma proviamo a guardare più nel dettaglio, giacché le statistiche, anche ai tempi di Trilussa, fotografano un insieme ma non raccontano le tante storie. Partiamo dai consumi: i numeri ci dicono che sono cresciuti, ma sono i numeri della spesa. Domanda: all’incremento della spesa è corrisposto un aumento delle merci acquistate? Perché se così non fosse ci troveremmo di fronte ad un caso di inflazione non rilevata, o, meglio, ad uno degli effetti negativi del passaggio dalla lira all’euro. Seconda domanda: quanto si è modificato il paniere degli italiani? Perché parte della spinta all’aumento dei consumi potrebbe venire da prodotti che prima non venivano acquistati perché troppo cari, della serie: la scarpa cinese è scelta rispetto a quella italiana perché costa di meno, ma l’elettronica di consumo piazza oggi oggetti che ieri neanche erano presi in considerazione.
Sono dell’idea che, nell’andamento degli ultimi cinque anni, c’è un po’ di tutto questo. Starei bene attento, inoltre, sul fronte del patrimonio edilizio. Il Censis avverte che la grandissima maggioranza degli italiani possiede la casa dove abita (il che non aiuta certo la mobilità), e molti ne hanno una seconda. Negli ultimi anni, poi, grazie all’eruo ed ai bassi tassi dei mutui, il settore ha avuto un rilancio ed il numero dei proprietari è cresciuto. Ma teniamo presenti due cose: intanto che la ricchezza si è concentrata, il che significa che poche persone fanno confluire nel mattone somme sempre più alte di denaro, e questo, di certo, non è un segno di ricchezza diffusa e non propizia i consumi; e, poi, è vero che con i mutui bassi si comperano più case, ma è anche vero che si contraggono più debiti e, a fronte di un mercato del lavoro che offre più posti ma meno sicurezze, ecco che molti vengono spinti, in via cautelativa, a contenere i consumi ed aumentare il risparmio (e vale lo stesso ragionamento per il credito al consumo, che da una parte ha spinto a spendere quel che non si aveva, dall’altro presenta il rischio della bancarotta familiare).
Se quest’analisi non è del tutto errata, quella che abbiamo difronte è una società che si patrimonializza perdendo capacità di spesa nei consumi e non provando più nemmeno ad aumentare la produzione. La ricetta, insomma, delle baronie meridionali, destinate al declino prima ed alla perdizione poi. Rompere questo circuito, far tornare il patrimonio ad essere attivo, sarebbe il compito della politica. Se solo esistesse.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

24 giugno 2005

...........................................
tratto da YAHOO Groups "I Repubblicani"
ad oggi 595 iscritti
http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/4264

Texwiller (POL)
25-06-05, 19:43
speriamo che fra il sostegno agli immobiliaristi (rampanti) e quello agli industriali, il partito sappia ancora discernere autonomamente.
Si attendono sviluppi.

Tex Willer

Golia
25-06-05, 23:21
Dalla sinistra solo inutili catastrofismi distruttivi. L'Italia era nel baratro quando governava l'Ulivo. Aumentavano solo le tasse e la povertà. Il Governo Berlusconi sta operando bene, alleggerendo il fisco, tagliando gli sprechi e creando nuova occupazione. Cosa mai fatta dalla sinistra.

Giacalone, Pecoraro, DS e l'Unione pensino ai buchi nei conti pubblici che i governi ulivisti hanno lasciato in eredità alla CDL L'esecutivo Berlusconi sta lavorando nel migliore dei modi. Lo dimostra anche la crescita della produzione industriale in aprile che è aumentata quasi del 2%, nonostante l'euro di Prodi che ci penalizza fortemente. Mentre la crescita dei beni di consumo è del + 6,4%. Le retribuzioni sono aumentate a maggio del 3,1%, mentre abbiamo prodotto un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro, producendo così nuovo benessere diffuso.

L'opposizione ogni giorno, con i vari Prodi, Fassino, Rutelli e Giacalone sa solo fare terrorismo mediatico senza mai proporre nulla.

nuvolarossa
28-06-05, 19:48
Il Pri è con chi si batte per modernizzare l'Italia

di Gianni Ravaglia

Il contenuto dell'appello dei 100 economisti di chiara fama apparso su "Il Sole 24 Ore" il 16 giugno, se consideriamo la deriva demagogica e populista che ha assunto in Italia il dibattito sull'Europa e la moneta unica, grazie ad alcuni partiti perennemente in cerca di notorietà, ha una sua innegabile validità. Ricordare agli smemorati che l'Italia era sull'orlo della bancarotta e che se oggi non avessimo la moneta unica ci ritroveremmo nell'identica situazione, in quanto negli ultimi dieci anni poco è stato fatto per ridare stabilità e crescita autonoma alla nostra economia, gli stessi auspici che non venga "ridotto il rigore fiscale e monetario" e che si debba innescare "un maggiore grado di concorrenza, migliorare la qualità dell'istruzione, investire in ricerca e infrastrutture", è il minimo che professionisti della ricerca economica potessero fare una volta che avessero deciso di lanciare un "appello" alla nazione. Ciò che mi chiedo è se questo basti.

L'Italia, come gran parte delle nazioni europee, ha di fronte l'esigenza di scelte decisive, le stesse che ha posto Blair sul bilancio dell'Europa: si vuole continuare a difendere un passato costoso e inefficiente o si vuole investire su di un futuro di crescita e di occupazione? Se si vuole investire sul futuro, non essendo pensabile un ulteriore aumento del debito che già supera il 100 per cento del Pil, si hanno davanti due scelte: o si aumentano le tasse o si avvia un trasferimento di risorse dai settori protetti a quelli per lo sviluppo. Se si considera che l'Italia ha uno dei più alti cunei fiscali del mondo, il solo parlare di aumento delle tasse non può che indurre le imprese a cercare altri lidi ove investire. Lo stesso governatore Fazio ha stimato in un milione i posti di lavoro creati, negli ultimi anni, dalle imprese italiane all'estero. Ciò nonostante, al pari dell'abbozzo di programma che Prodi ha enunciato a Bari, nell'"appello" non si avverte alcuna scelta in tal senso. Ma il nodo sta proprio qui.

L'intreccio corporativo-statalista che blocca la crescita della nostra economia è tale per cui anche la miglior cultura economica è pronta a ripetere i soliti auspici sulla concorrenza, l'istruzione, la ricerca, ma non ad indicare con decisione i settori che vanno messi in dieta se si vogliono trovare le risorse per un nuovo sviluppo. L'unica proposta seria, uscita dall'ufficio studi della Banca d'Italia, della quale ho dato conto in un mio precedente articolo, ci dice che è possibile innescare una crescita del 3% all'anno anche per l'Italia. Tra le altre condizioni perché questo avvenga vi è la riduzione della spesa pubblica corrente del 6 per cento in cinque anni, utilizzando il grasso che si è accumulato nella pubblica amministrazione centrale, ma soprattutto periferica. E' la stessa Corte dei Conti a dirci che il ventre molle della crisi, il punto nodale, sta in capo alla pubblica amministrazione, al costo della politica, centrale e periferica, che si autoalimenta, con enti inutili, regolamenti, normative, apparati costosi e inefficienti.

Nel quadriennio 2001-2004 il rapporto indebitamento –prodotto interno lordo è stato in media del 4,3 per cento. Se poi andiamo a vedere la distribuzione delle spese, scopriamo che la finanza allegra è in capo alle amministrazioni periferiche: regioni, province, comuni, aree metropolitane. La spesa centrale, in quattro anni, è rimasta ferma all'11,8 per cento del pil, quella periferica è passata dal 12,9 al 14,7 per cento. Se si esclude la previdenza, il 55 per cento della spesa complessiva è oggi in capo alle amministrazioni locali e se si darà attuazione integrale al titolo V della Costituzione, tale percentuale sforerà il 63 per cento.

Nel solo 2004, scrive la Corte dei Conti, la spesa dello Stato è aumentata dello 0,6 per cento mentre le spese correnti degli enti decentrati sono aumentate del 7 per cento e quelle in conto capitale del 10. Il dramma di tale situazione deriva dal fatto che, una volta soppresso il comma 1 dell'art. 125 della Costituzione con il nuovo Titolo V, le amministrazioni periferiche non sono più sottoposte ad alcun controllo. Non le può controllare lo stato centrale, non le controllano i cittadini che pagano il maggior numero di imposte a Roma senza rendersi conto che oltre il 50 per cento della spesa viene dalle amministrazioni locali.

La mia impressione è che se veramente si vuole cominciare a fare un "operazione verità", da qui si debba cominciare: se non si vuole tagliare la spesa sociale, bisogna dimagrire il costo della struttura statuale. Ma se nemmeno la cultura economica vuole avviare una operazione verità, ancor meno riuscirà a farlo la politica. Dunque penso abbia ragione Mario Monti che, rispondendo all'appello dei 100 economisti, è costretto a constatare, amaramente, che né questo centrodestra, né questo centrosinistra abbiano, al loro interno, l'omogeneità necessaria per applicare concrete politiche di sviluppo. "Le raccomandazioni di politica economica degli economisti -scrive Monti - in un sistema politico bipolare applicato all'attuale realtà italiana sono destinate a restare lettera morta". E v'è da ritenere - mi permetto di aggiungere- che quelle raccomandazioni siano del tutto insufficienti alla bisogna!

Il problema vero allora è di capire se debba nascere un terzo polo che si faccia carico dei problemi reali della nazione, per intercettare quel 17 per cento di cittadini che i sondaggi dicono essere disponibili per una terza posizione, oppure se nelle due maggiori coalizioni oltre a parlare di partiti unici o federati, potranno emergere volontà per porre in campo un progetto politico che le impegni a quelle riforme strutturali capaci di convincere le imprese nazionali e internazionali che si può tornare ad investire in Italia.

Finanche chi come me crede che vada costruita anche in Italia una federazione di partiti democratico-liberali, di fronte ad una delle più gravi crisi - economica e, insieme, politica - che l'Italia abbia conosciuto, sa che, nell'interesse della nazione, andrebbero comunque sostenute quelle forze che si impegnassero credibilmente su concrete iniziative di rilancio. I dati, per ora, ci dicono che il centrodestra non è riuscito ad impedire la più grave recessione di produzione e di consumi del dopoguerra e nel centrosinistra esistono componenti decisive che, come scrive Monti: "perseguono con lucida razionalità una visione diversa da quella di una moderna economia di mercato". E non è un caso che gli organismi periferici - maggiori centri di spesa - siano in grande maggioranza governati dal centrosinistra.

Ma se Giorgio La Malfa con l'incarico ottenuto per il ministero che dirige, quello di elaborare un programma per la realizzazione della strategia di Lisbona, volesse diventare il Blair italiano, colui cioè che avvia l'operazione verità e predispone quel progetto politico di riforme strutturali di cui l'Italia abbisogna (e su di esso troverà l'impegno della coalizione di cui il Pri è partecipe), allora avrà il sostegno del paese e, per quanto può contare, il mio personale.

nuvolarossa
30-06-05, 18:30
Inflazione in calo a giugno dall'1,9 all'1,8 per cento

Inflazione in calo a giugno, all'1,8% contro l'1,9% di maggio. I prezzi su base mensile sono rimasti invariati. Lo comunica l'Istat in base alla stima provvisoria (...)
I dati definitivi saranno resi noti il prossimo 14 luglio.

nuvolarossa
05-07-05, 19:53
Intervento al Cn dell'Edera/Fra perdita di competitività e ascesa della potenza cinese

Nuovo patto per favorire e difendere lo sviluppo

Pubblichiamo, dopo gli interventi del presidente e del segretario al Consiglio nazionale del Pri, l'intervento dell'amico Bruno Trezza. Preghiamo tutti i consiglieri nazionali di farci avere, via e - mail, una sintesi dei loro interventi per la pubblicazione sul giornale.

di Bruno Trezza

Abbiamo parlato a lungo della politica economica del governo, grazie anche all'intervento di Riccardo Gallo che ha illustrato con estrema chiarezza quali sono le condizioni di fatto del paese, mettendo in luce anche quella che dovrebbe essere la base di una nuova politica industriale, ricordandoci gli anni del '74, '75, quando si fece la legge della riconversione industriale. Una legge che trovava alla sua base l'idea di responsabilizzare i soggetti, evitando una percorso dirigistico, per effettuarne uno dinamico.

Era necessario dunque stabilire un rapporto fra università e ricerca, e cercare di creare nuove applicazioni. La legge incontrò poi non pochi problemi, e fu applicata anche in maniera discutibile. Ma noi dobbiamo guardare a quell'impostazione dei problemi come ad un punto di riferimento per il futuro. La mia impressione è che ci troviamo nel mezzo di un cambiamento epocale e che forse il governo ha il torto di non averlo capito. Del resto non lo ha capito nemmeno l'opposizione.

In Francia lo hanno capito? No. Per cui non possiamo dare una colpa particolare al nostro governo di non comprendere un fenomeno che resta ignoto a soggetti che forse dovrebbero anche avere maggiori capacità a proposito. Certo che è stato fatto l'errore di ritenere questo cambiamento epocale come una vicenda di tipo congiunturale, e che aspettando, prima o poi, sarebbe tornato il momento migliore, il gettito fiscale sarebbe ripreso, l'economia sarebbe ripartita e così via. Da che cosa è dipeso questo cambiamento epocale?

Dall'entrata dei nuovi partners nell'agone mondiale, l'India e la Cina, ma soprattutto la Cina. Dobbiamo capire che la Cina non è un paese democratico. E' un paese nel quale hanno gettato sul fronte del mercato del lavoro alcune centinaia di milioni di lavoratori. Siamo di fronte ad una dimensione incomprensibile, mai sperimentata sino ad oggi, non abbiamo mai visto un fenomeno di questo genere. Se voi pensate che tutto l'occidente ricco - saremo sei, settecento milioni di persone - è quanto il mercato del lavoro in Cina, vi potete rendere conto di cosa stia succedendo. I cinesi potrebbero facilmente sostituirci tutti, i soli pendolari cinesi sono pari a tutta la forza lavoro degli Stati Uniti.

Un lavoratore cinese prende circa 100 euro al mese, un ricercatore bravo circa mille euro, contro i mille ed i tre-cinquemila dei corrispondenti europei od americani. Questa la situazione. Ed i cinesi hanno una strategia, una strategia governata dall'alto. Hanno mandato i loro studenti nelle università in America, stanno acquisendo i risultati delle ricerche scientifiche, hanno creato delle università di eccellenza; in campo industriale si sono presi i gioielli dell'Ibm, come i nuovi calcolatori; stanno dando la scalata ad una società petrolifera e così via.

Per un nostro ricercatore in America, ce ne sono 10 cinesi, i quali sono nei principali campi di ricerca. Ad esempio quello sui super conduttori ad alta temperatura, che servono sia a risparmiare energia, sia a fare nuovi materiali, cioè le principali tecnologie con cui dovremo misurarci in futuro. Cosa significa questo? Che noi ci troveremo in una condizione difficile con la Cina, che non avrà certo voglia, con questi rapporti di forza a suo vantaggio, di accettare uno sviluppo ancillare.

La Cina ci taglierà dal basso con i costi, ora il tessile, domani le macchine per produrre il tessile, percorrendo via via tutta la scala. E dall'alto posizionandosi ai livelli di una tecnologia molto avanzata. La nostra risposta non è sufficiente. E' tradizionale, come l'America che, introducendo grandi quantità di denaro nell'economia, ha finanziato lo sviluppo della Cina.

Bush è in un angolo, perché, essendo il campione del liberismo, non può certo rifiutare il denaro che proviene dalla Cina, né limitare la globalizzazione in atto. Certo l'America è un grande paese, dispone di grandi risorse e può essere in grado di fronteggiare l'avanzata cinese. Ma l'Europa? E l'Italia? Viste le cifre, noi rischiamo di sbaraccare molti settori. Allora occorre rispondere, ma la risposta deve essere politica.

Ha ragione Blair quando dice che manca una guida politica, ma non va bene la sua ricetta, che non può essere il semplice liberismo. Questo non è adeguato, perché la Cina ne sfrutterà le possibilità senza pagarne tutti i costi, che rischiamo di pagare noi europei. Noi dobbiamo avere più stato, uno stato che aiuti, come negli Usa, capace di influenzare, di spingere per la ricerca, di creare dei quadri e di fare delle scelte. Ora abbiamo ripescato Lisbona che era rimasta nel cassetto, perché la crisi ci sta stringendo al collo. Ma Lisbona diventa un'occasione in termini politici, non tecnici. Il che significa fare un grande salto di impostazione in Italia ed in Europa.

Dobbiamo tenere presente che questo processo colpisce la classe media. E con la classe media colpisce la spina dorsale di quella che è stata la nostra democrazia, quella su cui noi abbiamo costruito per anni. Tutte le nostre strutture, che sono le strutture del consenso sociale, sono state create per ripartire lo sviluppo. Il che, nelle nostre società occidentali, da diversi decenni è una cosa assunta come data. Il Partito repubblicano si è sempre battuto per una distribuzione in grado di favorire e difendere lo sviluppo, aiutando in questa maniera anche le Regione più deboli, come quelle meridionali.

Questa è stata la posizione del partito, al tempo connessa a due elementi fondamentali: un certo consenso politico, garantito dalla situazione complessiva, e dal fatto che - più o meno - lo sviluppo arrivava. Oggi dobbiamo combattere con le unghie e con i denti per lo sviluppo, dobbiamo combattere con le unghie e con i denti per non essere travolti. E' una cosa molto diversa, è una cosa molto difficile, che richiede un grandissimo impegno. Noi dobbiamo fare un enorme sforzo: e Lisbona è la nostra grande occasione. Ove la posizione dell'Italia non deve essere di piena adesione alla posizione di Blair, ma deve essere una posizione che tenga un po' conto delle ragioni dell'Europa, e della sua civiltà sociale, che oggi la Cina minaccia. Questi mesi saranno utili se riusciremo a dare voce all'esigenza di un'intesa fra ricerca e impresa in Italia, in maniera da consentire all'Italia di restare un paese vivo.

nuvolarossa
17-09-05, 14:18
Istat, aumentano le esportazioni del 6,3 per cento

di Massimiliano Fazzino

L’economia italiana comincia a manifestare qualche segnale di ripresa. Cenni troppo blandi per essere considerati la prova dell’inversione di tendenza del trend di recessione degli ultimi mesi, ma sufficienti a motivare un cauto ottimismo. Secondo una recente pubblicazione dell’Istat, nel primo semestre del 2005 le esportazioni sarebbero infatti aumentate del 6,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un incremento che, nello specifico, è stato pari al 5,6% verso i Paesi europei ed al 7,4% verso l’area extra-Ue. E che ha interessato tutte le ripartizioni territoriali con una sorpresa; sono le isole maggiori a fare la parte del leone nell’aumento delle vendite. Il più 45,1 per cento della Sardegna, è dovuto soprattutto alle vendite dei prodotti petroliferi raffinati, dei prodotti chimici e dei metalli e prodotti in metallo. Mentre il 21,7 per cento della Sicilia è dipeso dalla vendita dei prodotti petroliferi raffinati, da quelli chimici e le fibre sintetiche ed artificiali. In generale, le variazioni più positive con l’estero si sono registrate verso la Russia, i paesi Efta e del Mercosur. Mentre all’aumento delle vendite del made in Italy nell’area dell’Unione Europea hanno contribuito soprattutto gli scambi con Francia e Spagna. In leggera diminuzione le vendite verso la Cina ed, in percentuale minore, verso gli Usa. E proprio per rilanciare il “Made in Italy” anche negli Stati Uniti, a partire dal 20 settembre la produzione italiana sarò in vetrina nei magazzini Saks, negli Stati Uniti. Un’iniziativa promossa dal ministero delle Attività produttive e dall’Istituto per il commercio estero che si concluderà a Natale. E che, secondo il viceministro Adolfo Urso, permetterà di “chiudere l’anno con un rialzo tra il 13% e il 15%” delle esportazioni anche verso gli Usa.

nuvolarossa
20-01-06, 20:46
Le norme per il contenimento dei costi della politica/I tagli previsti nella Finanziaria 2006 per il Parlamento, Regioni ed Enti locali
Una scelta da approvare senza riserve

L'imminente scadenza elettorale nazionale e l'approvazione della nuova legge proporzionale hanno richiamato l'attenzione della stampa e dell'opinione pubblica sulle regole del sistema politico: un quadro che comprende il Parlamento, le Regioni, gli Enti locali e che è fonte di una serie di costi crescenti.

La legge Finanziaria 2006 aveva, pertanto, approvato una serie di norme legislative finalizzate alla riduzione nei bilanci delle specifiche voci di spesa e aveva fissato per i membri del Parlamento, le cui indennità sono definite dalla legge del 31 ottobre 1965 n. 1261, una decurtazione del 10%. Tale riduzione va applicata anche ai membri del Parlamento europeo eletti in Italia ed estesa, inoltre, nei confronti dei Sottosegretari di Stato.

L'Ufficio di presidenza della Camera dei deputati ha deliberato nei giorni scorsi l'applicazione di tali norme, riducendo del 10% l'indennità dei parlamentari, compresi gli assegni vitalizi corrisposti gli ex deputati.

Una decisione che va oltre il semplice adempimento legislativo, ma vuole rappresentare l'avvio di una concreta inversione di tendenza. La notizia è stata, infatti, accompagnata da una nota che dice" Con la delibera adottata la Camera ha recepito gli indirizzi contenuti nella Legge Finanziaria in materia di mantenimento dei costi della politica, nella consapevolezza delle difficoltà economiche attraversate in questo momento dal Paese."

La stessa materia era stata affrontata ai primi di gennaio dal Senato che, però, aveva deciso di limitare l'applicazione al taglio della sola indennità dei senatori, senza toccare i vitalizi, avendo ritenuto che le norme della Finanziaria riguardassero soltanto i senatori in carica.

Per la riduzione delle indennità degli amministratori regionali e degli enti locali e per il contenimento dei costi dei relativi organismi la legge Finanziaria 2006 aveva, invece, stabilito due possibilità d'intervento: uno obbligatorio ed un altro facoltativo.

La prima misura riduce del 10% le indennità di funzione di sindaci, presidenti di Provincia e di Regione, presidenti di Comunità montane, consigli circoscrizionali, comunali, provinciali e regionali e dei componenti degli organi esecutivi e degli uffici di presidenza di detti enti.

L'importo complessivo annuo per le indennità di funzione è sostanzialmente fisso, in quanto la determinazione dell'importo è calcolata in base ai parametri rigidi stabiliti dal dlgs n.267 del 2000. Il fondo, definito con precisione e inserito nel bilancio di previsione, viene pertanto nel suo complesso ridotto del 10%. La riduzione degli emolumenti può avvenire, in quanto atto applicativo della disposizione legislativa, senza particolari formalità, per cui basta la semplice determinazione del responsabile di servizio.

Stesso taglio subiscono le indennità e i gettoni di presenza dei consiglieri degli stessi enti, ma l'onere complessivo per questa voce non è fisso, ma variabile in funzione del carico di lavoro dei consigli e delle commissioni.

La riduzione obbligatoria può accompagnarsi ad una decisione dalle giunte e dei consigli di diminuire le indennità di funzione e dei gettoni di presenza, sia ad una scelta di contenimento dei costi degli uffici di staff, per come espressamente previsto al comma 201 della legge. Questa seconda possibilità potrà essere estesa ad altri profili, come la diminuzione dei budget per le commissioni e i gruppi consiliari, i cui costi negli ultimi tempi sono cresciuti a dismisura.

Non sappiamo quale sarà l'entità dei risparmi che questi provvedimenti produrranno, ma sicuramente il loro inserimento nella legge finanziaria risponde ad una logica che deve essere approvata sul piano politico senza alcuna riserva.

Questa linea assume una particolare rilevanza, specie nel momento in cui il rapporto di alcune forze politiche con le organizzazioni che operano nella cooperazione e nel sindacato e che sono loro vicine, si è sostanzialmente modificato, contribuendo a creare situazioni che, sotto alcuni aspetti, presentano risvolti oscuri ed equivoci.

Pino Vita responsabile nazionale enti locali Pri

nuvolarossa
22-03-06, 14:25
Le nuove tecnologie, prima fra tutte quelle via Internet, aiutano l’ascesa del mercato

Dati Istat: la disoccupazione scende, fatturati e ordinativi aumentano

di Giancarlo Colombo

I dati di oggi dell’Istat confermano che la disoccupazione in Italia, nel 2005 è scesa dall’8% al 7,7%. In un anno in cui a sentire la sinistra siamo andati indietro sul piano dello sviluppo, del Pil e quant’altro, questo dato di minore disoccupazione si coniuga bene con i dati usciti ieri di aumento del fatturato e degli ordinativi, i quali sono cresciuti del 14,5% nel gennaio 2006 rispetto al gennaio 2005. Possiamo lambiccarci il cervello per capire come in un anno difficile sia aumentata l’occupazione, né possiamo negare che evidentemente vi è una forte spinta a “regolarizzare” e ottimizzare servizi e produzione con l’assunzione di uno 0,3% di forza produttiva in più. Sicuramente questo dato grezzo contiene anche la regolarizzazione di tanti extracomunitari che lavoravano in nero, ma anche questo eventuale fatto regolarizzativo dimostra le difficoltà di rilevazione delle nostre statistiche ufficiali in periodo di cosiddetta bassa produttività e di abbondanti scioperi sindacali, 25 milioni di ore perse in più rispetto al 2005. L’aumento del Pil che gli indicatori europei, leggi Eurostat, assegnano al nostro Paese non sarà eclatante, ma è indice qualitativo e quantitativo molto sensibile e soprattutto affidabile.

D’altra parte, regolarizzazione di extracomunitari a parte, perché le Pmi dovrebbero assumere se non avessero ragionevoli certezze di carico di lavoro futuro oltre a ordinativi già in portafoglio? E se ci sono nel portafoglio delle Pmi ordinativi nuovi, vuol dire, senza timore di smentite, che i prezzi proposti sono in linea con il mercato e che la qualità di beni e servizi è cresciuta. In diversi casi, anzi, i prezzi offerti sono inferiori al passato perché è segno evidente che le nuove tecnologie assorbite, prima fra tutte quelle informative via Internet, dopo un comprensibile ristagno dovuto alla necessaria fase di approfondimento e introiezione degli operatori, stanno producendo buoni risultati. Primo fra tutti quello di sfatare la leggenda metropolitana che l’innovazione vera, sia quella prodotta in casa, sia quella acquistata dal mercato producano disoccupazione. I dati di un anno difficile come il 2005 in fatto di Pil dimostrano, con l’aumento dell’occupazione che non è così, e che la buona tecnologia innovativa o i rilevanti miglioramenti tecnologici non sono contro il mercato dell’occupazione, anzi lo aiutano.

nuvolarossa
13-07-06, 20:03
Dpef: c'è tutto e niente
Le vere ragioni degli allarmi lanciati da Padoa-Schioppa

di Gianfranco Polillo

Le oltre centosettanta pagine del DPEF, per dire tutto e dire niente, sono forse eccessive. In sedicesimo, il documento riflette lo stile già sperimentato nel ponderoso tomo che ha accompagnato la campagna elettorale dell'Ulivo. Il suo peso è minore, ma di questo passo ci vorranno degli anni prima di arrivare all'essenzialità che dovrebbe caratterizzare l'azione di un buon governo. Il "tutto" è dato dalla summa teorica di quanto già noto e conosciuto. Dove gli elementi di relativa novità * ad esempio i dati sulla finanza locale * sono annegati in un contesto di carattere più generale che ne riduce l'incisività ed il valore distintivo. Il "niente" è invece costituito dall'assenza di qualsiasi proposta concreta, che vada oltre l'indicazione dell'importo complessivo della manovra da realizzare: 35 miliardi di euro, di cui 20 destinati alla riduzione del deficit e 15 a misure di promozione della crescita, della competitività e dell'equità sociale. Come si legge nella lunga lettera di trasmissione inviata dal Ministro per l'economia ai presidenti delle due Camere. Elementi questi noti da tempo, perché rispondenti agli impegni presi, in sede europea, dal precedente Governo.

Crescita, risanamento, equità: sono queste le parole chiave del documento. Utili per una buona comunicazione istituzionale. Al tempo stesso preoccupate e tranquillizzanti. Un pizzico di pepe e tanta camomilla. Parole non certo adeguate per preparare gli italiani ad affrontare una situazione analoga a quella del 1992, come più volte ripetuto nello stesso documento. Tant'è che il Ministro Ferrero * il Che Guevara italiano * non l'ha bevuta e il documento non lo ha voluto né vedere né firmare. In termini di proposte, quindi, ci si aspettava altro. Specie dopo le dichiarazioni del Ministro dell'economia sullo stato dei conti pubblici e dopo una due diligence che, scoprendo l'acqua calda, ha confermato solo quello che già si sapeva. E che la Commissione europea aveva da tempo pubblicato sul web.

Resta, comunque, un interrogativo. Se dalle indagini effettuate non è emerso alcunché di nuovo, perché prodigarsi nell'evocare scenari che poco hanno a che vedere con la realtà esistente? I conti pubblici italiani sono in condizioni difficili. Ma su di essi non aleggia alcuno spettro. Nel 1992, il deficit di bilancio era pari al 10,2 per cento del PIL. Il debito pubblico, nei precedenti 5 anni, era salito del 15 per cento.

L'indebitamento previsto per il 2006 è pari a meno della metà (4 per cento). Il debito, nello stesso intervallo di tempo, è cresciuto di 3,5 punti di PIL. Non ne siamo, ovviamente, contenti. Ma nemmeno disperati. Il Ministro Padoa Schioppa ha invece ragione quando si preoccupa per il basso valore assunto dall'avanzo primario, specie nell'ottica di un aumento dei tassi di interessi. Nel 1992 esso era pari all'1,8 per cento del PIL. Oggi è sceso allo 0,4 per cento. Ma bisogna vedere tutto il bicchiere e non solo quello mezzo vuoto che interessa. Perché nel 1992 la spesa per interessi era pari all'11,3 per cento del PIL, nel 2006 sarà invece del 4,6 per cento. Nessuno allarmismo, quindi. Ma calma e gesso. L'eccesso di pressione fa male alle arterie ed all'economia.

Naturalmente comprendiamo le ragioni tutte politiche di questo atteggiamento. XX Settembre è un fortino assediato dalle richieste di una parte consistente della maggioranza.

Quella che vuole innanzitutto una maggiore equità. Che significa, nei fatti, maggiore assistenzialismo. Alcuni di questi esponenti hanno l'ufficio vicino a quella che fu la scrivania di Quintino Sella e da questa prossimità controllano il traffico delle norme e degli emendamenti. Il ministro deve difendersi. E per farlo è costretto a drammatizzare oltre misura la situazione italiana.

Così facendo alza tra sé e gli altri un ponte levatoio. Chissà se i mercati internazionali sapranno in grado di cogliere le sottigliezze machiavelliche di questa politica?

O non pretenderanno invece, per non saper né leggere né scrivere, il pagamento anticipato, sotto forma di maggiori interessi, per coprire il maggior rischio derivante da una drammatizzazione poco opportuna.

Roma, 13 luglio 2006

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tratto dal sito del Partito Repubblicano
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nuvolarossa
04-08-06, 20:21
Confindustria pentita?
Quelle piccole imprese che vanno stimolate e non strangolate

di Gianni Ravaglia

Il "Sole 24 Ore", con un articolo del suo direttore, Ferruccio De Bortoli, la scorsa settimana ha lanciato un manifesto in favore delle piccole imprese. Il perché l'abbia lanciato ora e non prima delle elezioni, quando poteva servire ad orientare i lettori circa la valutazione dei programmi in campo, fa parte dei piccoli misteri del confronto politico in Italia. Ad essere maliziosi, si potrebbe ritenere che quel manifesto sia figlio dello scontro di Vicenza tra Berlusconi e i big dell'imprenditoria italiana che controllano il giornale della Confindustria e che, in campagna elettorale, in contrasto con la maggioranza dei piccoli imprenditori, erano schierati proprio dalla parte di quella cultura che De Bortoli contesta così duramente nel suo manifesto. Se è vero che "la cultura di impresa nel nostro Paese è vaso di coccio fra eredità storico-culturali, spinte corporative e resistenze sindacali"; se "l'opporsi ad un'opera necessaria è di frequente valutato come espressione di una idealità positiva; il promuovere un autostrada, un ponte o una galleria è al contrario sintomo della prevalenza di interessi ed egoismi negativi"; se "un posto di lavoro è prezioso specie nel momento in cui si rischia di perderlo, ma nessuno manifesta per i tanti posti di lavoro che non si creano per colpa delle rigidità normative", ciò lo si deve al fatto che "sia la cultura marxista sia, in parte, quella cattolica, hanno a lungo scambiato uffici e fabbriche come luoghi di contraddizioni sociali, se non di sfruttamento". Così recita il verbo del direttore del "Sole". Tutto vero. Salvo il fatto che la cultura marxista, mascherata da cultura antagonista, ancora oggi scambia uffici e fabbriche come luoghi di sfruttamento. E quella cultura oggi siede nei più alti scranni della Repubblica e può, da quei seggi, pontificare sulla "borghesia buona" che, siccome ha bisogno dello Stato per sopravvivere, si adegua ai voleri di quella cultura. E la "borghesia cattiva" che, proprio perché, come scrive De Bortoli "non chiede sussidi, ma attenzione e rispetto", non è disposta ad adeguarsi.

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L'imprenditoria piccola e media ha bisogno di non essere aggredita da un fisco predatore e macchinoso, da una burocrazia pletorica e onnivora, da assurde rigidità legislative interne all'impresa e da costi esterni dovuti a carenze infrastrutturali e a servizi pubblici non competitivi. Necessita cioè di uno Stato governato da forze politiche che abbiano consapevolezza del fatto che i processi ridistributivi sono possibili e utili alla collettività allorché l'impresa possa svolgere il proprio compito di creare, con la propria crescita, valore aggiunto e ricchezza. Ma se lo Stato, nelle sue varie articolazioni, si appropria in imposte, tasse e contributi del 60-70% del reddito prodotto, cosa resta all'impresa per investire: i debiti con le banche.

E siccome senza economie di scala, che si acquisiscono solo con la crescita o l'organizzazione di consorzi di distretto, il sistema delle nostre imprese non potrà vincere la sfida della globalizzazione, cosa resterà ai vari Bertinotti ed Epifani da ridistribuire? Non ci stancheremo di denunciare il fatto che non ha avvenire un sistema economico che, accanto ad un 10 per cento di grandi imprese, in gran parte non soggette alla competizione internazionale, possiede un 90 per cento di piccole imprese con meno di nove addetti, che restano piccole non per volontà propria ma per il fatto che le condizioni legislative, fiscali, del credito e sindacali, ne sconsigliano il rischio della crescita. Nonostante la promessa riduzione del cuneo fiscale che, in quanto distribuito selettivamente avvantaggerà sole poche, ben note, imprese, il programma dell'Ulivo, riportato estesamente, a suo tempo, nelle colonne di questo giornale, è un programma ridistributivo che invece di promuovere le condizioni per il rilancio dell'impresa, tende a penalizzarla con nuovi orpelli fiscali, nuove rigidità sul mercato del lavoro, nuova burocrazia. E' un programma da declino economico e non da sviluppo. Ad una lettura comparata, il manifesto del giornale della Confindustria è contro il programma dell'attuale governo. Peccato che lo abbia lanciato quattro mesi dopo le elezioni. Così l'obiettivo di far fuori Berlusconi è stato raggiunto, ma l'impresa starà peggio e i manifesti fuori tempo massimo restano in stridente contraddizione con quanto sostenuto in campagna elettorale. Chi, produttore o consumatore, tra Berlusconi e Bertinotti, ha scelto Bertinotti, deve solo sperare che la "banda Bassotti"(si è mai visto un Ministro che meglio "azzecchi" il giudizio sul governo di cui fa parte, pur continuando, imperterrito, a fare il Ministro!) con tutto il suo carico di sinistra antagonista, vada a casa al più presto, se vuole sperare che le ragioni dell'impresa e dell'occupazione trovino udienza in coloro che hanno responsabilità di governo.

Roma, 4 agosto 2006

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tratto dal sito del Partito Repubblicano
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nuvolarossa
17-08-06, 15:22
LIBERALIZZAZIONE
Farmacisti: finalmente si possono comprare i medicinali da banco, mentre si scelgono asparagi e melanzane.

Peccato che per potere comprare un medicinale, anche da banco, occorra la presenza di un farmacista, lautamente pagato, e quindi gli unici esercizi commerciali che avranno la forza economica ed organizzativa per vendere realmente tale tipo di prodotti, oltre alle farmacie, saranno i supermercati, le cooperative e la grande distribuzione in genere.
Risultato finale, i medicinali, probabilmente, dopo una prima illusoria e pilotata piccola diminuzione, aumenteranno di prezzo sia nelle farmacie che nei supermercati, ed inoltre, a quanto è dato saper, non esistono "i grandi magazzini di turno" e quindi, se la liberalizzazione dovesse portare, come è prevedibile, ad una diminuzione del numero delle farmacie, bisognerà ammalarsi solo durante il comune orario di lavoro.
Una splendida liberalizzazione a vantaggio esclusivo di potentati economici ben noti.
D'altra parte un esempio concreto di queste pseudo-liberalizzazioni è sotto gli occhi di tutti, e tutti ne pagano le conseguenze: prezzo della benzina liberalizzato, uguale per tutte le compagnie, che ringraziano, livellato in alto con conseguente cartello ai danni dei consumatori.
Ad abumdantiam si ricordi anche quanto è successo con i CAF a danno di Dottori Commercialisti e Ragionieri.
Notariato: finalmente si possono vendere gli autoveicoli senza andare dal notaio e pagare "il pizzo di 500 euro, come affermato dall'Onorevole Capezzone e sventolato, sia pure senza l'uso del termine "pizzo", da tutti i maggiori giornali.
Premesso che l'onorario notarile per il passaggio di proprietà di un’auto non supera in nessun caso euro 50, essendo tutti gli altri puri costi quali imposte e tasse a favore dello Stato, basta al riguardo verificare sul sito internet dell'Automobile Club Italiano.
Il mancato intervento del notaio produce:
A) l'impossibilità di ottenere, anche a distanza di anni, una certificazione che attesti, in assenza della registrazione al P.R.A., l'avvenuta vendita dell'autoveicolo con conseguente impossibilità di contestare le multe che dovessero arrivare al venditore;
B) la totale incertezza dell'acquisto: le agenzie si limitano ad autenticare le firme e non hanno alcuna responsabilità in ordine:
- all'effettiva proprietà di chi si dichiara proprietario;
- all'esistenza di vincoli derivanti dalla comunione legale;
- ai poteri di firma da parte di rappresentanti di società, enti, persone giuridiche, minori, incapaci, interdetti, falliti, eredi dell'intestatario deceduto, ed altri casi analoghi;
C) alla possibilità di un aumento esponenziale del traffico delle auto rubate: basta costituire, da parte di gruppi malavitosi, un’ agenzia pratiche auto per le innumerevoli (si parla di alcuni milioni) di automobili rubate ogni anno che oggi, proprio per il controllo notarile, per la massima parte vengano cannibalizzate per i pezzi di ricambio, e domani verranno vendute a poveri acquirenti inconsapevoli con problemi non solo economici ma anche penali ove non si dimostri la propria buona fede.

Chiavari, 19 luglio 2006
Paolo Bertuccio e S. L. simpatizzante P.R.I.
Sezione P.R.I Leone Garbarino

tratto da
http://www.prichiavari.com/index.htm

nuvolarossa
16-01-07, 20:43
Come l'Uganda
L'Italia al 66esimo posto nell'indice delle libertà economiche

La maggioranza ha ripreso beatamente il balletto delle "riforme sì, riforme no", in uno scenario polemico sempre più inquietante, considerando anche il fasto inscenato nella borbonica reggia di Caserta. Intanto l'indice delle libertà economiche elaborato dalla Heritage Foundation e dal "Wall Street Journal" ha fatto precipitare l'Italia al sessantaseiesimo posto. A quel livello siamo accanto all'Uganda.

http://www.amyscandykitchen.com/images/wsjourn2jpg_sm.JPG

I ministri Rutelli e Bersani, o chi per loro, guadando questi dati farebbero bene a dimenticare per un attimo la rivalità fra chi è davvero riformista e mettersi d'accordo in fretta sul piano delle liberalizzazioni da effettuare. Vorremmo però consigliare loro, vista la specificità della classifica, che serve ben altro della liberalizzazione delle licenze dei taxi o delle aspirine nei supermercati. Perché, secondo i risultati elaborati dai ricercatori, gli elementi negativi che frenano l'Italia sono carico fiscale, burocrazia e anche corruzione.

Il governo ha fatto dell'aumento delle imposte la sua bandiera, ma potrebbe per lo meno colpire la burocrazia e la corruzione.

Temiamo che questi siano banchi di prova altrettanto gravosi per la maggioranza di quanto si siano rivelate già le pensioni. Perché, per colpire la burocrazia non basta riqualificare il personale, occorre tagliarlo e ridurre la spesa pubblica, mentre per la lotta alla corruzione l'emendamento Fuda in Finanziaria, anche se poi è stato lasciato cadere, testimonia quanta strada ancora deve essere fatta su questa materia.

Un piano di liberalizzazioni serie pretenderebbe un processo riformatore a largo raggio, altrimenti non si risale la china. In questo senso ha anche ragione Rutelli quando chiede a Bersani la "super lenzuolata" di riforme per avere il suo appoggio.

Il problema è che il tempo necessario a preparare "la maxi lenzuolata" rischia di essere troppo lungo. La ragione di questa lungaggine si deve ai contrasti mai sopiti nella maggioranza.

L'abbiamo visto appena il commissario europeo Almunia ha sostenuto la necessità e l'improrogabilità della riforma della previdenza: Tommaso Padoa Schioppa applaude ma Rifondazione e Comunisti si disperano.

Visto poi che Rifondazione e Comunisti parlano un linguaggio che si rivolge soprattutto alle viscere politiche dei Ds, ecco che, come scrive Dario Di Vico sul "Corriere della Sera", i primi hanno partita vinta. Non stupiamoci dunque se domani, con questa maggioranza, scenderemo anche al di sotto dell'Uganda.

Roma, 16 gennaio 2007

tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

kid
02-03-07, 12:21
il primo piano della voce di domani

Con estrema disinvoltura l’Istat ha fatto sapere, oltre a dei fondamentali positivi dell’economia, che la pressione fiscale nel nostro paese è al 42,3% del prodotto interno lordo, la più alta dal 1999. In queste condizioni non abbiamo difficoltà a prevedere che essa se non sarà ridotta è tale da ammazzare una mandria di tori, altro che la ripresa. Ed il motivo per il quale il governo italiano ha messo le mani avanti, dicendo che non intende ridurre le tasse nemmeno a fronte dell’eccezionale surplus di entrate, deriva dal fatto che sapendo di non poter riformare un bel niente, per mantenere le spese, deve mantenere anche l’imposizione fiscale agli attuali livelli. Ecco spiegato, in breve, come il governo Prodi, se non ci se ne libererà presto, darà il colpo di grazia al Paese.

nuvolarossa
03-03-07, 17:29
... Ed il motivo per il quale il governo italiano ha messo le mani avanti, dicendo che non intende ridurre le tasse nemmeno a fronte dell’eccezionale surplus di entrate, deriva dal fatto che sapendo di non poter riformare un bel niente, per mantenere le spese, deve mantenere anche l’imposizione fiscale agli attuali livelli ...Caro calvin ... man mano che passano i mesi gli Italiani si accorgeranno della stangata che hanno dovuto subire passivamente ... ed allo stesso tempo dell'inganno perpetrato da parte dei catto-comunisti (e con la stampa compiacente) nel fare passare questa stangata come un qualcosa di buono ... si accorgeranno che le "detrazioni" sono una grande bufala demagogica che non salvaguardia i redditi bassi ... proprio quelli che una sinistra democratica (come quella a cui appartiene il P.R.I.) dovrebbe avere piu' in riguardo. Agli italiani e' stata fatta vedere qualche stellina luccicante tanto per abbacinargli la vista ... con piccole azioni di cabotaggio da elemosiniere ... tipo la palestra gratis ai ragazzi ... la detraibilita' del 19% per le badanti (facendo finta di ignorare che sono quasi tutte in nero) ... e la detraibilita' al 19% anche per le spese di alloggio degli studenti fuori sede ... (anche qui facendo finta di ignorare che quasi tutte queste locazioni son in nero) ...
Quando proprio proprio la finanziaria non fa danni ... e' per i single ... che deduzioni non avevano prima e detrazioni non hanno adesso ... ma per chi e' a capo di una famiglia ... sono dolori ... perche' gli sconti che aveva prima sulla base dell'imponibile ... ora non li ha piu' ... e questo varrebbe anche ad aliquote invariate ... pensa te ora che "mazzata" ... ora che le aliquote le hanno aumentate ...

Lampo
03-03-07, 17:35
tipo la palestra gratis ai ragazzi ... la detraibilita' del 19% per le badanti (facendo finta di ignorare che sono quasi tutte in nero)

la palestra gratis mi sembra un'ottima cosa.....

Cmq conosco molta gente che ha badanti....
E per tua sfortuna non sono in nero.......

nuvolarossa
03-03-07, 17:45
la palestra gratis mi sembra un'ottima cosa ...A me sembra una grande puttanata ... se devo spendere soldi dello Stato (quindi di tutti noi) per dei ragazzi ... li spendo dandogli dei buoni sconti per l'acquisto di libri in libreria ... perche' si facciano una cultura che e' alla base della necessita' di crescere nell'educarsi ... non gli do' lo sconto per andare ad imparare le arti marziali ... che poi me li ritrovo sulle curve nord a buttare di sotto le motorette ...
Si deve premiare la conoscenza e l'educazione ... non lo sport ... come faceva Mussolini durante il ventennio ...
Se un ragazzo non ha i quattrini per andare in palestra ... puo' sempre fare due flessioni nell'andito di casa ... e se lo Stato lo vuole aiutare ... deve aiutarlo a crescere intellettualmente ... non a fargli fare i salti dentro al cerchio di fuoco come facevano i Figli della Lupa sotto il regime fascista ....

Lampo
03-03-07, 18:15
Ascolta......

L'educazione è la cosa più importante.......

Non va dimenticata la Salute e la Salute si mantiene anche con l'esercizio fisico.......

Cmq per quanto riguarda l'educazione non mi sembra che abbia tagliato i fondi......
E poi ti sei scordato che il tuo caro Governo delle "Riforme" aveva tagliato i soldi ai teatri che fanno cultura ? :rolleyes:
Già dimenticato ?

Cmq se non hai aperto gli occhi i fascisti sono nella coalizione "CDL" se ancora si può chiamare tale e se esiste ancora......

nuvolarossa
03-03-07, 18:21
Lampo ... Il salto triplo mortale nel cerchio di fuoco lo facevano i Figli della Lupa ... e il leader dei catto-comunisti paga la palestra ai figli dell'Unione perche' facciano altrettanto ... come ai tempi del fascismo ... queste cose con Berlusconi non succedevano ....

Lampo
03-03-07, 18:32
Guarda che se non ti sei accorto il tuo caro Governo Berlusconi ha tagliato i fondi a teatri italiani......

Ha fatto una riforma sulla scuola pessima.......
Infatti le ore di scuola di materie importanti come italiano e matematica sono state diminuite per creare ore (e perchè le stesse cose non si possono fare di pomeriggio invece che a a scuola ?) di danza e lavori a maglia.........

Non ti sembra che tutto ciò sia contro la cultura ? :rolleyes:

nuvolarossa
03-03-07, 18:46
... Non ti sembra che tutto ciò sia contro la cultura ? :rolleyes:Ti ripeto ... tu hai visto un altro film ... o se hai visto quello giusto ... l'hai visto con gli occhi foderati dal prosciutto della partigianeria per la tua cocciutaggine politica ... simile piu' alla fede ultras per la propria squadra del cuore ... che non perde mai ... salvo perdere cognizione della realta' ...

Lampo
03-03-07, 18:48
Ti ripeto ... tu hai visto un altro film ... o se hai visto quello giusto ... l'hai visto con gli occhi foderati dal prosciutto della partigianeria per la tua cocciutaggine politica ... simile piu' alla fede ultras per la propria squadra del cuore ... che non perde mai ... salvo perdere cognizione della realta' ...


Guarda che sei tu quello che non ha spirito critico.....

Sapevi dei tagli alla scuola e ai teatri o della riforma della scuola ? :rolleyes:

Scusa ma dov'eri quando Silvio era al governo ? :rolleyes:

nuvolarossa
03-03-07, 20:18
Lampo ... non raccontare bugie ... che rischi l'inferno ...

Lampo
03-03-07, 21:51
Lampo ... non raccontare bugie ... che rischi l'inferno ...


Perchè non rispondi......

Sai che sei in torto ? :rolleyes:

nuvolarossa
03-03-07, 22:11
Lampo ... non ho argomenti altrettanto fantasiosi ... da opporre alle tue balle megagalattiche ... o si ragiona in modo serio ... senno' ti basti il mio pensierino ... che gia' mi fai perdere un sacco di tempo a congetturare risposte articolate ... alle quali poi ... sbrigativamente ... interloquisci con piccole frasi qualunquiste ...
Spremiti anche tu le meningi ... e cerca di offrire maggior impegno al confronto ... e, soprattutto, porta elementi di documentazione (o link ... o citazioni) ... a quello che scrivi ...

Lampo
03-03-07, 22:39
Lampo ... non ho argomenti altrettanto fantasiosi ... da opporre alle tue balle megagalattiche ... o si ragiona in modo serio ... senno' ti basti il mio pensierino ... che gia' mi fai perdere un sacco di tempo a congetturare risposte articolate ... alle quali poi ... sbrigativamente ... interloquisci con piccole frasi qualunquiste ...
Spremiti anche tu le meningi ... e cerca di offrire maggior impegno al confronto ... e, soprattutto, porta elementi di documentazione (o link ... o citazioni) ... a quello che scrivi ...


la riforma della scuola l'hai scordata ? :rolleyes:

Cmq se trovo qualcosa sui teatri te lo metto.......

Vedo cmq che non rispondi per nulla.....

nuvolarossa
03-03-07, 23:01
Lampo ... mi sa che con te e' come pestare l'acqua nel mortaio ! ... non e' che l'abbia scoperto oggi ... ma spero sempre che tu abbia a migliorare ... in special modo a frequentare questo Forum ... ma non riesco a capacitarmi se la mia speranza sia ben riposta ...

Lampo
04-03-07, 08:46
Lampo ... mi sa che con te e' come pestare l'acqua nel mortaio ! ... non e' che l'abbia scoperto oggi ... ma spero sempre che tu abbia a migliorare ... in special modo a frequentare questo Forum ... ma non riesco a capacitarmi se la mia speranza sia ben riposta ...


ti ho fatto delle domande ......
per gentilezza chiedo una risposta......

o hai paura delle domande e le eviti ? :rolleyes:

nuvolarossa
13-03-07, 19:22
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


I dati dell'Ocse
L'economia cresce il governo non pensi di riposare sugli allori

L'Ocse ha confermato che la crescita dell'Italia "si sta rivelando molto più forte del previsto". Le cifre indicano una crescita del 2,2% invece dell'1,4% previsto nell'ultimo outlook dell'istituto. Questo ha generato una certa euforia generale, rispetto alla quale noi consiglieremmo una certa prudenza. Intanto perché già Gianluca Ricolfi aveva ricordato che non è vero (come pure ha sostenuto il ministro Bersani dopo che l'Istat aveva fornito i dati del Pil dell'ultimo trimestre 2006) che "per la prima volta da 6 - 7 anni siamo cresciuti di più della media europea", perché questo si è verificato in realtà parecchie volte, cinque per l'esattezza, ma il problema è che "una rondine non fa primavera".

http://www.estense.com/public_html/photos/00007454-constrain-240x300.jpeg

E che non ci sia questa primavera lo dimostra il fatto che la nostra crescita è comunque inferiore a quella degli altri paesi dell'Eurozona. Per cui continuiamo a perdere colpi, 0,7 punti sul pil, 1,5 punti in meno sulla produzione industriale. Però i conti pubblici vanno meglio del previsto. Ahinoi, le stime Istat hanno il consueto difetto di sopravvalutare le entrate e sottovalutare le spese, e la Banca d'Italia denuncia un debito in aumento di 20 miliardi delle amministrazioni locali. Le quali, tra l'altro, vedi l'intervista di Chiamparino sulla "Stampa" di martedì, lamentano la necessità di fondi ulteriori. Per cui la filosofia del governo, che vanta eccezionali successi sulle entrate, non dà segni di redenzione sulle spese. Se spremi e sprechi, alla fine le casse restano vuote lo stesso e i segnali di ripresa, inevitabilmente, si disperdono. C'è dunque poco motivo per riposare sugli allori. Se l'Italia continua ad arretrare rispetto ai Paesi emergenti ed anche rispetto a quelli dell'Eurozona, dipende dal fatto che le zavorre che franano la nostra corsa sono troppo pesanti. Certo, il governo ha giocato la carta delle liberalizzazioni. Ma liberalizzare a danno dei ceti che sono tradizionalmente ostili al centrosinistra non dà sufficienti garanzie a proposito. Occorrerebbe avere il coraggio anche di toccare gli interessi delle categorie amiche. L'energia è troppo cara, le infrastrutture sono inadeguate, i costi del welfare sono da collasso. Giuseppe Turani, che certo non è ostile alla maggioranza, scriveva solo lunedì scorso che questo era il momento in cui dal governo sarebbe dovuta venire una spinta forte al rinnovamento del paese. Invece ci si autocompiace di risultati piuttosto fragili.

Roma, 13 marzo 2007

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
13-04-07, 19:12
Il tesoretto
Come dilapidare spensieratamente un patrimonio

Dopo una profonda meditazione pasquale il presidente del Consiglio ha illustrato al "Corriere della Sera" che cosa intenda fare del cosiddetto "tesoretto", ovvero il surplus delle entrate che il governo si trova a gestire. La proposta del presidente del Consiglio è estremamente chiara, per quello che si può capire, e cioè: il 66% delle risorse a disposizione del governo andranno "in diverse forme, a favore di chi lavoratore, pensionato o disoccupato, affronta con maggiore difficoltà il cammino della propria esistenza", mentre il rimanente, pari al 33%, "andrà alle imprese e alle politiche per la crescita, lo sviluppo e gli investimenti in infrastrutture di un'economia che si sta risanando, ma che ha ancora bisogno di stimoli ed incentivi".

http://www.rai.it/RAInet/Kids/pappagallo_forziere.jpg

Lungi da noi discutere le scelte del presidente del Consiglio adducendo che esse sono dettate dagli interessi elettoralistici della coalizione. La ragione indicata dal presidente Prodi sulle difficoltà individuali e famigliari di molti cittadini è più che comprensibile e rispettabile, considerando anche la campagna condotta dal centrosinistra sull'Italia che non arrivava a fine mese. Sembrerebbe di capire che ancora questa Italia esista e non ci arrivi. Sarebbe semmai interessante sapere come il governo intenda stabilire i parametri sulla base dei quali stanziare gli aiuti e le forme, ma attendiamo fiduciosi.

E' vero, piuttosto, che la ricostruzione economica del professore presta il fianco a diverse critiche. Ad esempio c'è chi nota che non ci si può attribuire il merito esclusivo di un boom delle entrate dopo nemmeno un anno che il governo è in piedi e che dunque andrebbe dato un riconoscimento, almeno formale, all'operato del governo precedente. Così come c'è chi si lamenta che l'incremento degli stipendi dei manager, otto volte superiore all'inflazione, a cui Prodi dedica molto attenzione, non è stato combattuto adeguatamente dal suo stesso governo.

Ma non è di questo che ci preoccupiamo, o per lo meno riteniamo marginali questi aspetti in relazione alla rilevanza della questione posta. Infatti, ciò che colpisce della riflessione del presidente del Consiglio è che essa tende a smentire e correggere vigorosamente l'impostazione proposta dal ministro dell'Economia Padoa * Schioppa, che aveva ritenuto necessario destinare le maggiori entrate alla defiscalizzazione delle imprese. Anche perché, se come riconosce lo stesso Prodi, servono ancora stimoli ed incentivi, il 33%, rischia di essere poco. Soprattutto constatando che la produzione industriale è in frenata, come si evince dal dato di febbraio - uno 0,5 in meno rispetto a gennaio, uno 0,7 in meno rispetto ad un anno fa - causa l'aumento dei costi energetici. Ancora giovedì la Corte dei Conti invitava il governo a non riposare sugli allori, perché la situazione economica non è prospera, abbiamo un deficit pubblico molto alto, una industria in sofferenza, i costi della politica - lo dice lo stesso Prodi - troppo elevati e, cosa ancora più preoccupante, l'assenza degli interventi strutturali promessi perché ritenuti necessari.

In questo contesto, puntare sugli aiuti all'impresa, come aveva sostenuto il ministro dell'Economia confortato dal supporto di tutti i principali organismi economici interni ed internazionali, ci sembrava una strategia di buon senso. L'aiuto agli italiani in difficoltà può alleviare una condizione momentanea, ma se non muta la condizione di fondo del Paese, rischia di disperdersi in breve tempo. Forse il tempo della Pasqua non è stato abbastanza sufficiente al presidente del Consiglio per valutare anche questo rischio. E in ogni caso resta la testimonianza - disattesa - del responsabile economico del governo.

Tornando al richiamo della magistratura contabile, esso appariva dotato di un fondamento strategico: prima si riduce il debito, poi si punta allo sviluppo. A quel punto la condizione dei cittadini italiani più disagiati dovrebbe migliorare da sé. Qui invece non c'è la riduzione del debito, c'è poco allo sviluppo, si dànno gli aiuti. Questa, più che una "ricompensa", come l'ha definita Prodi, appare la dilapidazione delle risorse. Notiamo infine che della proposta del presidente del Consiglio oramai si discute nell'opinione pubblica, ma non se ne è ancora discusso in Consiglio dei Ministri. Forse anche all'interno del governo, fra i vari dicasteri, occorrerà aprire prima un tavolo per una utile ed efficace concertazione.

Roma, 13 aprile 2007

tratto da http://www.pri.it

brunik
13-04-07, 19:23
http://img133.imageshack.us/img133/9089/12336324ps8.jpg

brunik
13-04-07, 19:26
[color=green: prima si riduce il debito, poi si punta allo sviluppo. A quel punto la condizione dei cittadini italiani più disagiati dovrebbe migliorare da sé.
tratto da http://www.pri.it

Infatti i bananas in 5 anni prima hanno aumentato il deficit poi bloccato lo sviluppo.

VERGOGNATEVI INCAPACI

nuvolarossa
05-05-07, 11:28
"Il tesoretto serve a risanare"
Nucara (Pri) a Padoa-Schioppa

"Il tesoretto va utilizzato per accelerare il processo di risanamento e contenere la dinamica del debito pubblico", lo scrive il segretario del Pri Francesco Nucara in una lettera aperta al ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa. Il Partito Repubblicano appoggerà ogni scelta del governo rivolta a contenere la spesa publica corrente, sostenendo le misure necessarie per la riorganizzazione della macchina della Pubblica Amministrazione.

Gentile Signor Ministro,

nella sua lunga storia il Partito Repubblicano Italiano ha sempre premiato la logica dei contenuti, rispetto a quella dei semplici schieramenti. Lo ha fatto guardando soprattutto ai grandi interessi del Paese, nella consapevolezza che i singoli partiti dovessero essere il veicolo democratico affinché quegli stessi interessi potessero essere meglio difesi e realizzati. È con questo spirito, immutato nel tempo, che a nome di tutta la Direzione del Partito, Le esprimo apprezzamento e sostegno per alcuni indirizzi che, pur con grandi difficoltà, Ella ha enunciato e che ci auguriamo possano improntare la politica del Governo.

Mi riferisco, in particolare, alle ferme parole, pronunciate proprio in questi giorni, con le quali ha richiamato l'attenzione della pubblica opinione sulla carenza di investimenti esteri nel nostro Paese. Fenomeno che è riconducibile non soltanto alla presenza di regole non compatibili con gli standard internazionali.Ciò è da addebitare altresì ad un clima più generale, stigmatizzato, del resto, nelle analisi più lucide, da molti commentatori. Quando esponenti della maggioranza governativa adombrano, ad ogni piè sospinto, ipotesi di nuovi interventi dello Stato nell'economia, o minacciano veti e ritorsioni nei confronti di chi non rispetta il loro particolare punto di vista, allora la risposta dei mercati non può che essere conseguente.

In questo quadro, debbo dire, che una Sua telefonata, per quanto a mio parere inopportuna, ha generato un allarme eccessivo. Bisogna reagire a questo stato di cose, non impedendo a chicchessia di parlare - del resto non c'è riuscito nemmeno il presidente Prodi - ma dimostrando con i fatti, oltre che con le parole, che quelle posizioni minoritarie appartengono più al folklore che non alla concretezza dell'attività di governo.Vi è poi un secondo punto che merita la più grande attenzione, almeno da parte di un Partito che ha fatto del rigore finanziario il suo tratto caratteristico. Nell'impostazione dell'ultima legge finanziaria, il risanamento dei conti, è stato affidato soprattutto all’aumento della tassazione.

I risultati, tutt’altro che positivi, si vedono nell'accresciuta pressione fiscale. Avrei preferito si andasse in un’altra direzione: tagliando spese superflue. Come dimostra il dibattito avviato sui costi delle comunità montane. Per non parlare di quelli delle province. Ora è importante che le maggiori entrate nel frattempo acquisite, non alimentino una ulteriore espansione della spesa. Quel “tesoretto”, ne conveniamo con Lei, va pertanto utilizzato per accelerare il processo di risanamento e contenere la dinamica del debito pubblico. Preoccupa infatti il progressivo rialzo dei tassi d'interesse, che determinerà una brusca inversione di tendenza rispetto agli anni passati: quando, appunto, il progressivo contenimento della relativa spesa portava sollievo nelle casse dello Stato.

Il Partito Repubblicano Italiano appoggerà ogni scelta rivolta a contenere la spesa pubblica corrente. Sosterrà tutte le iniziative e le misure volte alla riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, che è presupposto di qualsiasi ipotesi di contenimento.Seguirà, quindi, con grande interesse e partecipazione i lavori per la spending review, i cui risultati conoscitivi dovranno essere portati all'attenzione del Parlamento per costruire, su quelle risultanze, le nuove procedure di bilancio. Il progetto di legge presentato anche da deputati repubblicani dimostra quanto il tema sia sentito e quanto sia opportuno un intervento in materia.

Ho richiamato questi due argomenti in modo esemplificativo, per ribadire l'impegno del Partito Repubblicano a favore di scelte che si muovono nell'interesse del Paese. Dovrebbe essere ovvio. Ma purtroppo così non è a causa di una logica politica che fa, invece, leva su un astratto senso di appartenenza.Una logica che non è mai appartenuta all'esperienza storica del mio Partito, che rimane, in questo momento, forza di opposizione: sempre pronto, tuttavia, a misurarsi con la reale natura di problemi e a dare il suo contributo. E’ un'abitudine antica che qui voglio rinnovare, affinché Ella ne possa tener conto nell’affrontare le difficili scelte che ancora La attendono.

Francesco Nucara

tratto da http://www.tgcom.mediaset.it/

PiZeta
06-05-07, 19:17
Questa lettera aperta ben interpreta il pensiero di tutti i repubblicani.

nuvolarossa
22-05-07, 19:52
http://www.ilriformista.it/imagesfe/schioppa-tronfio2561_img.jpg

nuvolarossa
23-06-07, 10:19
Confcommercio,La Malfa: indicata terapia per uscire da marasma

Il Velino, 21/6/2007 - Per il repubblicano Giorgio La Malfa, la relazione del presidente di Confcommercio Sangalli e' stata "una relazione di prim'ordine, nella quale non solo e' stata individuata la natura dei principali problemi e delle prioritarie difficolta' del Paese, ma e' stata anche indicata una terapia per uscire dall'attuale marasma. La sobrieta' e la qualita' degli argomeni del presidente Sangalli - aggunge La Malfa - hanno reso ulteriormente evidente l'isolamento del governo e l'impossibilita' di dare risposte convincenti da parte dei suoi esponenti".

tratto da http://www.giorgiolamalfa.it/

nuvolarossa
26-06-07, 08:29
http://www.corriere.it/Media/Foto/2007/06/26/26GIANNELLI.gif

nuvolarossa
10-08-07, 18:00
...

la_pergola2000
17-08-07, 14:24
Oggi un unico giornale citava Prodi, il quale dichiarava che era d'accordo con Sarkozy, il povero giornale è il Corriere che nell'ansia di assecondare il " suo " D'alema inventa perfino le dichiarazioni di Prodi.


Cerca di farlo assimilare a Sarkozy, ci prova , qualcuno prima o poi ci cascherà.
Gli altri giornali dal Sole, alla repubblica, ai vari giornali non citano il consenso di Prodi alla sollecitazione di Sarkozy sui fondi e per una riunione del G7.
Proposta dalla Merckl.

Anche Riotta non ha citato Prodi, come mai?

Se il Corriere tiene per Prodi . così come Repubblica, comè che ci sono discrepanze sulle notizie.
Forse D'Alema è in vacanza.

Però . non so se l'avete notato Riotta e Mieli sono ambedue vicini al premio Appelius.

la_pergola2000
21-08-07, 02:35
Al tg della sera riotta si è subito adeguato alle dichiarazioni di Prodi su Sarkozy.

Se il marito della Franzoni si chiamasse Sarkò, la Cecilià starebbe fresca.

nuvolarossa
18-10-07, 13:09
L'allarme di Bankitalia
Un sinistro balletto sulla tolda del Titanic che affonda

Il quadro della condizione economica e finanziaria del nostro paese, così come emerge dal Bollettino Trimestrale della Banca d'Italia, è a dir poco allarmante. Le cattive notizie giungono da tutti i fronti. I conti pubblici non migliorano, anzi la manovra di bilancio per il 2008 addirittura "accresce il disavanzo rispetto al suo valore tendenziale".

http://66.242.144.26/web/harlowgrn/group4/images/ships/titanic.jpg

La pressione fiscale è aumentata di due punti rispetto al 2005, mentre la spesa pubblica "rimane costante sui valori massimi degli ultimi dieci anni". A destare preoccupazione, in particolare, è l'andamento della spesa corrente che si aggira da sola, al netto degli interessi, intorno al 40 per cento del Pil e il cui contenimento rappresenta il principale problema della finanza pubblica italiana.

Quanto alla crescita, le notizie non sono migliori. Se per il 2007 rimarrà al di sotto del 2 per cento, nel 2008 si aggirerà addirittura tra l'1,3 e l'1,5. Per di più, la Banca d'Italia rileva che i primi segnali di rallentamento precedono il rafforzamento dell'euro nei confronti del dollaro, e quindi non possono essere conseguenza del supereuro.

Più che un bollettino economico sembra il bollettino di una disfatta. Che si aggiunge ai rilievi già formulati in precedenza: prima dalle istituzioni europee, che per il tramite del Commissario Almunia avevano espresso le loro perplessità per l'andamento dei nostri conti pubblici; poi dal Fondo Monetario Internazionale, il cui direttore generale Rodrigo De Rato aveva definito il protocollo del welfare un passo indietro nei confronti delle riforme precedenti e aveva avanzato anche lui riserve sulla tenuta dei conti. D'altro canto lo stesso governatore Draghi, nella sua relazione in Parlamento, aveva espresso giudizi più o meno analoghi a quelli contenuti nel bollettino.

Insomma, una convergenza di giudizi ed una chiarezza di linguaggio che raramente si è riscontrata in passato. Sarebbero tutti dei "ragionieri", come ha commentato qualche modesto economista organico al governo all'indomani della presa di posizione del Fondo Monetario? O piuttosto siamo in presenza di una situazione che sta sfuggendo ad ogni controllo e che rischia di condannare il Paese ad un declino inevitabile?

Crescita insufficiente, spesa corrente elevata e rigida, alta pressione fiscale, possono essere una miscela esplosiva. E non c'è mediazione di governo che possa giustificarla. C'è semmai da meravigliarsi che un uomo di indiscusso prestigio e valore come Tommaso Padoa-Schioppa, con un passato in Banca d'Italia e nelle istituzioni internazionali e che in alcuni momenti è sembrato volersi opporre alla deriva finanziaria dell'esecutivo, faccia ricorso a polemiche fuorvianti con l'istituto di via Nazionale invece di trarre le necessarie conseguenze: denunziare il fallimento della politica economica e finanziaria del governo e rassegnare le dimissioni.

Anche per non affondare con una compagine che continua a danzare un sinistro balletto intorno alle modifiche del welfare mentre il Titanic affonda.

di Italico Santoro
Roma, 18 ottobre 2007

tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

nuvolarossa
23-10-07, 20:59
(Lun. 22/10)

L'analisi politica di Davide Giacalone, una delle firme di Libero e Opinione.

Questa settimana su:
Giovani politicamente precari.
Meno sviluppo più tasse.
Crisi di sistema.

clicca qui ... per l'ascolto ... (http://www.11minuti.com/media/giacalonein11'-22ott07.mp3)

tratto da http://www.11minuti.com/

nuvolarossa
20-12-07, 14:21
Le deficienze strutturali del sistema economico richiedono un governo di larghe intese

Per quelli che hanno interesse e pazienza cercheremo di spiegare il perché la situazione economica del Paese è certamente molto difficile. Non ci sono dubbi sulla stagnazione, la perdita di competitività, il calo delle esportazioni. Il governatore della Banca d'Italia nella sua ultima relazione faceva risalire le ragioni di queste difficoltà ad almeno 10 anni.
Le quote del commercio internazionale dell'Italia sono diminuite del 20% negli ultimi dieci anni, passando dal 5% al 3,7% del commercio mondiale. Si tratta di una caduta fortissima ed è avvenuta nei primi 5 anni del decennio, cioè tra il 1996 e il 2000, durante i quali la quota del commercio internazionale è calata al 3,7% per poi registrare una lieve crescita e restare stazionaria su questi valori. Dunque colpa di Prodi? Sarebbe una polemica spicciola sostenere che il centrosinistra abbia lasciato un Paese stremato che aveva perso il 20% del proprio commercio internazionale e che il centrodestra non abbia fatto di peggio. Il problema non è questo. La produttività italiana è in calo da 15 anni. I guai dell'Università altrettanto. La crisi italiana è una crisi che ha origine moltissimo tempo fa.

Il problema è che noi dimentichiamo di controllare la dinamica dei consumi e degli investimenti, perché se l'Italia vuole diventare la Svezia, come vorrebbe Fassino, allora deve investire. La Svezia ha investito, ha fatto ospedali, scuole. Se un Paese come l'Italia vuole sviluppare i consumi non farà gli ospedali. Se vuole investire negli ospedali non potrà sviluppare i consumi.
Per molti anni l'economia italiana ha avuto due valvole di sfogo per controllare la dinamica dei consumi e degli investimenti. Che strumenti aveva? Sul primo problema, quando i sindacati spingevano, si svalutava, e quindi attraverso la svalutazione e la conseguente inflazione, si rimettevano a posto i rapporti fra salario e produttività. Il secondo quando c'era un problema di consumi e di investimenti, si fingeva di risolverlo con il debito pubblico. Cioè si spiegava che non c'era un contrasto fra aumentare gli stipendi ed aumentare gli investimenti, perché gli stipendi, li aumentiamo con le risorse, cioè con il fisco e per gli investimenti ci indebitiamo.
Fu trovata una finta compatibilità nel debito pubblico e nella svalutazione.
Poi è venuta la crisi petrolifera che poneva delle questioni. Cominciando dalla risorse. Sviluppiamo l'energia nucleare per affrancarci dal petrolio, diceva qualcuno. No, ma perché dobbiamo affrancarci, basta comprare l'energia in Francia, perché dobbiamo sporcarci con l'energia nucleare? Ma non abbiamo i soldi! C’è il debito pubblico. E così noi abbiamo smontato l'industria nucleare, la tecnologia nucleare, l'università, la ricerca scientifica. L'Italia era uno dei paesi all'avanguardia nella ricerca scientifica nel campo nucleare. Adesso abbiamo voglia a dire che occorre il rilancio della ricerca scientifica. Ma se non ci sta più. Avevamo un università in cui si producevano grandi scienziati, grandi ingegneri, abbiamo fatto terra bruciata.

Si è andati avanti così fino all'inizio degli anni '90, quando l'integrazione europea ci ha messo con le spalle al muro. L'Euro ed il trattato di Maastricht, hanno voluto dire per l'Italia, che i due meccanismi fondamentali, con i quali il Paese aveva finto di non dovere fare i conti: i problemi reali dell'accumulazione dei capitali e dello sviluppo economico, venivano eliminati. Ma quelli che avevano usato per trent'anni con leggerezza quelle politiche, destra e sinistra sono accomunati nel silenzio. La Dc avrà forse malgovernato, ma la sinistra ha avuto l'eccesso ideologico, con cui ha sfasciato l'Italia.
Non c'è più una grande impresa. L'odio contro di esse ha fatto la sua parte. Le uniche imprese che passavano il vaglio erano quelle piccole, specialmente in Emilia Romagna così si mettevano d'accordo con la Regione. La piccola impresa nelle regioni rosse veniva protetta perché così diventava una riserva politica. La grande impresa è stata il nemico della sinistra italiana. Oggi la vorrebbero avere: "come sarebbe importante avere dei campioni nazionali". Peccato che li avete combattuti per tutta la vita: Olivetti, Montecatini Edison, Pirelli, FIAT. Dite voi se c'è ancora una grande impresa in Italia? Non c'è più niente. E adesso dobbiamo affrontare le economie dei paesi emergenti dalla Cina all'India, senza avere più gli strumenti. Le partecipazioni statali, uno strumento formidabile dell'Italia capace di cambiare il volto del nostro Paese, nell'immediato dopoguerra, sono diventate una nostra vergogna, e gli anni peggiori sono stati quelli presieduti da Prodi. E così all'Iri fu dato il colpo fatale. Riuscire a far fallire l'Iri richiede qualità e noi a quelle qualità abbiamo oggi affidato il Paese?
Tornando a Maastricht, devo dire che l'Italia fuori dall'euro sarebbe come l'Argentina, e grazie all'euro non corriamo questo pericolo. L’ entrata nell'euro non è una vittoria. E' una necessità. Ma ora dobbiamo trovare una politica adeguata per restare nell'euro, perché le due valvole di sfogo si sono chiuse.
Il centrosinistra, quello che potrà cercare di mettere a posto, sono i conti. Perché l'Europa chiederà di metterli a posto. Quindi un po' li faranno pagare ai sindacati, un po' alle Regioni, un po' ai comuni. E siccome controllano le Regioni, controllano i sindacati, controllano i comuni, lo faranno.
Ma il problema italiano è quello della crescita e dello sviluppo, di rilanciare l'impresa, di dargli fiducia. Per cui se il problema italiano è riportare in ordine i conti, affidiamoci alla sinistra, ma se il problema italiano è fare respirare il Paese, far sì che il reddito fiscale migliori, attraverso una ripresa, dobbiamo puntare sul centro-destra. La sinistra non la può fare una politica di sviluppo.
Ha detto Blair che lo Stato sociale è frutto di un'economia che cresce, non può essere finanziato dal dissanguamento dell'economia, e ha ricordato con orgoglio che l'Inghilterra ha una disoccupazione al 4% e dunque ha le più alte provvigioni per la disoccupazione, la riconversione, la formazione professionale di tutta l’Europa. Come dire: noi cresciamo e tracciamo le condizioni per lo Stato sociale, voi non crescete e non siete in grado di difendere nemmeno lo Stato sociale che avete costruito. E siccome non possiamo crescere attraverso gli strumenti della politica monetaria o della politica fiscale, e tantomeno con quelli dell'economia pubblica, dobbiamo crescere con gli strumenti dell'economia privata: flessibilità, liberalizzazioni, concorrenza.
Ora, se questo è il punto, la prima domanda che dobbiamo porci è: servono le elezioni? La seconda è: serve la riforma elettorale? Qualcuno può pensare che, se i problemi sono quelli di un Paese che è in rapido declino, la risposta che l’Italia da è una nuova legge elettorale da applicarsi subito dopo o fra un anno o due anni, magari accompagnata da una riforma costituzionale, da applicarsi fra tre quattro anni? Abbiamo 3-4 anni? L’Italia può permettersi 3-4 anni di tempo prima di darsi una risposta di governo? Secondo noi, no.
Allora se questo è il problema l’incontro tra Veltroni e Berlusconi è positivo nella misura in cui segnali una comprensione, da parte dei leader dei maggiori partiti, della situazione dei problemi italiani, altro che riforma elettorale, vadano ad un accordo di natura sostanziale su come si esce dai problemi del Paese.
Che non sia possibile avere delle coalizioni così contraddittorie, lo hanno detto sia Veltroni, sia Berlusconi. La sostanza è che l’alternanza tra i due poli, così come sono stati costruiti dalla legge Mattarella e poi dalla legge Calderoli, ha reso ingovernabile il Paese.
Abbiamo delle alternative? L’alternativa è forse cercare di mettere insieme le grandi forze politiche. Perché noi dobbiamo ricordarci che se è parzialmente fallita l’esperienza di governo del centrodestra e, se è totalmente fallita quella del centro sinistra, forse dobbiamo cercare una strada comune che eviti le elezioni.
Ci sarà, si può dire, un prezzo che paga il centro sinistra ed uno che paga il centro destra.
Il centro sinistra deve pagare il prezzo di rinunciare al governo Prodi, il centro destra deve pagare il prezzo che non può chiedere le elezioni domani mattina. Quindi poiché ciascuno dei due esponenti politici dovrebbe pagare un prezzo, questa è una posizione ragionevole.

Per quanto riguarda le forze politiche minori, esse devono rendersi conto che, se “si metteranno di traverso” e pertanto non si riescono a fare gli accordi è si va al voto, magari per evitare il referendum, Veltroni e Berlusconi diranno: siamo costretti ad andare alle elezioni perché ci hanno rotto le scatole i piccoli partiti e, faranno man bassa dei voti l’uno a destra e l’altro a sinistra. Questo può avvenire se i piccoli partiti non prendono insieme un atteggiamento costruttivo, dicendo, è bene che i due più grandi partiti, che abbiamo attualmente nel parlamento italiano, si incontrino, non per la legge elettorale, ma per dare finalmente una soluzione politica ai problemi del degrado del Paese, e i piccoli partiti che, in quanto tali possono dire di avere minori responsabilità per la situazione in cui si trova l’Italia, possono prendere una posizione comune di sorvegliare che l’incontro tra le due forze politiche parta dall’interesse del Paese. Esse svolgeranno quindi un ruolo positivo e propositivo nell’interesse nazionale e non delle singole botteghe, caso contrario, se daranno l’impressione di essere solo d’intralcio, col tempo saranno spazzate via.

tratto da http://www.pritreviso.splinder.com/post/15194502

nuvolarossa
21-01-08, 19:58
Eurispes - Nucara: ai minimi la credibilità del governo

"Sono mesi che i repubblicani denunciano come la perdita di credibilità del governo coinvolga le istituzioni democratiche della Repubblica. Il rapporto dell'Eurispes - afferma il segretario del Pri Francesco Nucara - conferma ed aggrava drammaticamente una condizione insostenibile per il Paese. Prodi ne prenda atto al più presto in modo da lasciare il campo ad una soluzione che consenta all'Italia di riguadagnare il terreno ed il tempo perduto".

tratto da http://www.pri.it/21%20Gennaio%202008/NucEurispesGoverno.htm

la_pergola2000
22-01-08, 01:13
Subito al voto se cade prodi.

Qualcuno guardi Brunik

nuvolarossa
23-02-08, 13:17
L'Istat: la spesa è più cara del 4,8%

Sui prodotti più acquistati rincari selvaggi. L’inflazione ufficiale a gennaio segna +2,9%

ROBERTO GIOVANNINI

ROMA - Vi siete mai chiesti, al termine di una giornata, come avete fatto a spendere tutti gli euro che avevate preso la mattina al Bancomat? Se vi è capitato - come succede a quasi tutti - di rimanere di stucco di fronte alla velocità con cui i soldi spariscono dal portafogli, ora avrete una risposta (scientifica) in più, grazie all’Istat.

Ovvero, i soldi finiscono subito anche perché i prezzi dei prodotti o dei servizi che si acquistano quotidianamente aumentano di più rispetto agli altri. Ovvero - come certificato ieri dall’istituto di statistica, che ha presentato ufficialmente il nuovo indicatore dei prodotti «ad alta frequenza di acquisto» - nel mese di gennaio l’inflazione delle spese di tutti i giorni è stato del 4,8% rispetto al 2,9% dell’inflazione «complessiva». Inflazione che, peraltro, è ai massimi dal lontano 2001.

Nel gruppo di beni ad alta frequenza di acquisto – che pesano per il 39% del totale del paniere «complessivo» dei prezzi al consumo - ci sono davvero le spese «normali»: il bar, il ristorante, i giornali, la benzina, i detersivi per la casa, l’idraulico, la signora che è venuta a pulire, l’affitto. Tutte cose che come spiega l’Istat hanno «registrato sistematicamente dal 2002, con l'ingresso dell'euro, aumenti superiori, a volte molto superiori, al tasso medio». Gennaio, poi, segna un record, con un +4,8% che è il valore più alto degli ultimi 11 anni. In dettaglio, in testa alla triste classifica c’è il pane (+12,3% rispetto a dodici mesi prima), la pasta (+10%), latticini (+6,7%). E i rialzi sono superiori alla media anche per il caffè e il cappuccino (+3,7% le consumazioni al bar), per le pizzerie (+3,6%), per le sigarette (+4,1% l’indice dei tabacchi). Va chiarito che questo indice non rappresenta la realtà dei consumi di prima necessità (il ristorante non lo è), né tantomeno si può definire rappresentativo dei prezzi dei generi acquistati da questo o quest’altro blocco sociale.

Come prevedibile, sono dati che alimentano la polemica sul carovita. Secondo le associazioni dei consumatori il dato Istat sull'inflazione reale è «ancora sottostimato». A fine anno, pronostica il Codacons, ci sarà una «vera e propria stangata» stimata in circa «mille euro a famiglia». Anche i sindacati si sono mostrati «molto preoccupati»: per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, c'è bisogno di «dati certi sull'inflazione per poter condurre una politica contrattuale responsabile sul potere d’acquisto dei salari». Più duro il leader Uil Luigi Angeletti: «Ora anche la statistica spiega perché i salari e le pensioni hanno perso potere d'acquisto». Angeletti afferma che «la realtà è che l'inflazione rilevata con i metodi ufficiali è pari alla metà di quella rilevata in riferimento ai beni di largo consumo». «Ora i sindacati chiedano il doppio per i rinnovi dei contratti nazionali, è una catastrofe dei salari», dice il leader della minoranza Cgil Giorgio Cremaschi. «L’aumento dell’inflazione è preoccupante perché avviene in un momento di recessione e non di sviluppo - commenta Guglielmo Epifani - le famiglie stanno peggio e i prezzi aumentano. È proprio in questo caso che si tocca con mano il disagio che poi si ripercuote su lavoratori e pensionati».

«Non ci sono ricette miracolose» per frenare l’inflazione, secondo Silvio Berlusconi, se non «applicare la vecchia, sempre valida, ricetta liberale: meno tasse sul lavoro, sulle famiglie, sulle imprese. Uguale più consumi, più produzione, più posti di lavoro, maggiori entrate, più fondi per aiutare chi ha bisogno e per ridurre il debito pubblico». Cerca di gettare acqua sul fuoco «Mister Prezzi», il Garante sui prezzi Antonio Lirosi: «È necessario non lanciare allarmismi sui prezzi, perchè «innescano spirali inflazionistiche che non fanno bene a nessuno».

tratto da http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/200802articoli/30377girata.asp

nuvolarossa
17-03-08, 13:23
La crisi e le liberalizzazioni:quei servizi inefficienti sulle spalle dei salari

Paolo Savona

13/3/2008 - Vi è una riaccensione di interesse sul mercato del lavoro da parte delle due principali coalizioni elettorali. Esse concordano sulla necessità di introdurre maggiore flessibilità nelle prestazioni lavorative accompagnata da una maggiore sicurezza e migliori salari. Con grosse riserve per quanto riguarda il lavoro precario, sicurezza e salario sono certamente richieste diffuse tra i lavoratori. ...

per leggere tutta la scheda clicca qui ... (http://www.fulm.org/SchedaPubblicazioni.aspx?ID_Pubblicazione=199)

tratto da http://www.fulm.org/default.aspx

nuvolarossa
17-03-08, 13:27
La crisi e le liberalizzazioni: in risposta a Paolo Savona

Fulvio Coltorti

Caro Savona, il tuo ultimo articolo solleva, come i precedenti, problemi importanti e complessi. Condivido molte tue idee, mentre vorrei qualificare meglio alcuni punti sui quali le ricerche che abitualmente conduco mi portano a sollevare qualche interrogativo. Come tu ricordi, l’incidenza del costo del lavoro è assai cambiata, specie nelle imprese di dimensioni maggiori: rapportata al fatturato è passata dal 15% nel 1997 al 10% scarso dieci anni dopo. ...

per leggere tutta la scheda clicca qui ... (http://www.fulm.org/SchedaPubblicazioni.aspx?ID_Pubblicazione=200)

tratto da http://www.fulm.org/default.aspx

nuvolarossa
12-06-08, 18:12
Morti bianche
Campagne ideologiche che non aiutano a superare la tragedia

Il segretario della Cgil Epifani, in un'intervista all'"Unità", ha detto che non è ancora chiara la dinamica dell'ennesima tragedia sul lavoro consumatasi a Mineo. E questo gli fa onore, perché vuole dire che non intende lanciare strali contro gli imprenditori che non rispettano le normative sulla sicurezza e, così facendo, mettono a rischio la vita degli operai per avere nelle proprie tasche qualche pugno di sporchi soldi in più. Come pure si legge su gran parte della stampa di oggi.

E' vero che i disgraziati morti nella discarica sono operai di una società pubblica, ma non crediamo che sia questo a motivare la prudenza del segretario della Cgil; quanto il fatto che, in effetti, non si può mai escludere l'errore umano, nemmeno con leggi sulla sicurezza a prova di bomba. Siamo sempre stati molto cauti su tutta questa materia perché di lavoro si può sempre morire, così come si muore in autostrada anche dopo l'introduzione della patente a punti. E non ci piace nessuna retorica su argomenti come questi. Le aziende devono fare la loro parte (e quindi non ci sono piaciuti i toni che al vertice dei giovani imprenditori sembravano volti a eludere questo aspetto) ma anche il sindacato deve educare i suoi iscritti al rispetto delle misure minime per non mettere a rischio la vita.

Abbiamo visto qualche settimana fa le fotografie del cantiere milanese predisposto per ristrutturare un edificio della Cgil: ed è evidente che lì, in quell'occasione, non si rispettavano nemmeno le norme di sicurezza più elementari, tipo imbracature e caschi. Insomma, non può essere tollerata nessuna spericolatezza, che certo non fornisce un buon esempio. Per cui, se si vuole davvero provare a contenere un fenomeno così atroce occorre muoversi almeno in due direzioni: norme efficaci ed l'educazione continua del personale addetto al rispetto scrupoloso delle stesse.

Poi si può anche scrivere, come il "Manifesto" nell'editoriale del 12 giugno, che "c'è un nesso terribile tra la decisione dell'Unione europea di liberalizzare l'orario di lavoro e l'ennesima strage di mercoledì" e che "il nesso si chiama liberismo". Ma qui siamo al di sotto della più volgare propaganda.

Intanto perché l'orario di lavoro si liberalizza ma con il consenso del lavoratore, poi perché c'è un problema di crescita che deve affrontare l'Unione europea. E per crescere economicamente bisogna lavorare di più. Certo, chi svolge lavori sedentari, magari da casa, seduto davanti al computer, rischia meno di chi sta sessanta ore alla settimana in fabbrica. Ma non tutti se lo possono permettere. E quindi occorre misurarsi con i rischi che un progetto di sviluppo necessariamente comporta. Senza retorica, senza ideologismi e tenendo i piedi per terra.

Noi prendiamo a testimone Epifani per sapere cosa è accaduto esattamente a Mineo e chiediamo di tenere ferma la barra sui dispositivi che pretendono dalle aziende procedure più severe su tutto ciò che concerne la sicurezza della vita dei lavoratori. Ma che non si vedano poi gli operai - assunti oltretutto dalla Cgil - pendere come Tarzan a cento metri dal suolo.

Roma, 12 giugno 2008

tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

nuvolarossa
01-07-08, 19:40
La pesante eredità di Prodi
Servono atti concreti per lasciarsi alle spalle la crisi del Paese

L'insensata rapina di decine di miliardi di nuove imposte e una spesa pubblica lasciata senza freni, hanno prodotto, come eredità del malgoverno prodiano, la stagnazione dell'economia denunciata da Istat e Confindustria. Le scelte del governo delle sinistre sono infatti avvenute nonostante la presenza di forti squilibri internazionali, generati da un aumento esponenziale dei costi energetici e delle materie prime, cui si è aggiunta, causa i bassi tassi di interesse americani, una crisi finanziaria della quale non si conoscono ancora tutte le conseguenze. In questo quadro le grida contro la speculazione internazionale sono fuorvianti. La sostanza dei fatti è che stanno operando due fattori concomitanti.

La maggiore domanda di cibo ed energia delle popolazioni asiatiche genera un aumento dei prezzi che terminerà solo allorquando si troveranno nuovi equilibri tra produzione e consumi. Inoltre i paesi produttori di petrolio hanno deciso di innescare, sull'accresciuta domanda di energia, una battaglia politica ed economica, facendo del prezzo del petrolio un'arma contro l'Occidente industrializzato. Lo possono fare in quanto sanno che una minore domanda di petrolio, derivante da una crisi economica occidentale, viene rimpiazzata dallo strutturale aumento della stessa ad opera dei paesi asiatici. Così i prezzi possono restare alti in quanto il consumo complessivo non si riduce. L'azione concomitante dei due fattori fa sì che si registri più inflazione e un oggettivo impoverimento delle economie occidentali. Per innescare nuova crescita economica in Occidente dovremo cambiare abitudini, stili di vita, politiche economiche e sociali, quantità e qualità della spesa, soprattutto di quella pubblica improduttiva.

Ogni euro in più improduttivo che spende lo Stato è un euro in meno nelle tasche di cittadini e imprese, già impoveriti dai maggiori costi internazionali. E' ciò che non ha capito il governo delle sinistre. Il governo Berlusconi fin dalla nascita ha invece iniziato ad aggredire i nodi dello statalismo e di nuove politiche energetiche. Ma, mentre i cittadini hanno ritrovato i motivi di una rinnovata speranza, gli statalisti, sconfitti elettoralmente, stanno reagendo con tutte le armi a loro disposizione. La punta di diamante di tale reazione è rappresentata da quei magistrati che vogliono cambiare "il regime".

Sono state messe in campo migliaia di intercettazioni telefoniche, tipiche dei regimi golpisti. E' stato eletto un portavoce giustizialista che tuona ogni giorno sui mass media. Abbiamo un Pd diviso e a rischio di scissione che crede di ritrovare forza dal cortocircuito istituzionale imposto dagli antiregime e recupera i rapporti con gli sfascia paese, Verdi e comunisti. Siamo cioè di fronte ad una organizzazione quasi perfetta per ribaltare il voto dell'aprile scorso e distruggere ogni speranza nel Paese. Diciamolo fuori dai denti: è una battaglia che si preannuncia campale. Le forze della libertà, però, possono vincerla, con i fatti e il buon governo. Importanti riforme sono già all'attenzione del Parlamento. Veltroni, impegnato ad inseguire Di Pietro, non se ne rende conto, ma i cittadini con una casa, a giugno, non hanno più pagato l'Ici e si sono ritrovati in tasca dai 200 ai 400 euro in più. I lavoratori che vorranno lavorare di più per far fronte alle maggiori spese derivanti dagli squilibri internazionali, pagheranno meno tasse. I pensionati a basso reddito avranno un bonus di 400 euro. Con il piano della pubblica amministrazione, la razionalizzazione dei costi della scuola, le fondazioni universitarie, è iniziato il dimagrimento dello Stato e si incentiva la qualità dei servizi. Sono state poste le basi per avere il controllo dell'immigrazione e più sicurezza nelle città. E' stato riavviato il percorso per ridurre la dipendenza energetica. Necessari, perché a tutela delle libertà democratiche, sono, poi, i provvedimenti del governo per disinnescare il tentativo di abbattere "il regime" e il capo dell'esecutivo.

Ad essere ottimisti, una volta che questi saranno approvati dal Parlamento, potrà avere inizio una nuova storia. Si potranno attuare il federalismo fiscale, la riduzione delle imposte e la riforma costituzionale. Con l'auspicio di un rinsavimento del Pd. Nel frattempo i giustizialisti antiregime vogliono organizzare referendum cercando consensi per realizzare fino in fondo i loro obiettivi. Per essere seri dovrebbero però proporre anche l'abolizione delle norme che tutelano le "irresponsabilità" dei magistrati per i propri errori. Quelle che, pur avendo ottenuto il voto dell'80% dei cittadini nel 1987, non sono mai state applicate.

di Gianni Ravaglia
Roma, 1 luglio 2008

tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

nuvolarossa
28-11-08, 13:42
Intervento in Aula

Camera dei Deputati, 25/11/2008 - Discorso dell' On. La Malfa di questa mattina nel corso delle Dichiarazioni di Voto su :Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 ottobre 2008, n. 155, recante misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese e ai consumatori, nell'attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali (A.C. 1762-A) Trasmesse in diretta TV

leggi il discorso al link ...
http://www.giorgiolamalfa.it/public/aula%2025%20nov.%202008.doc
tratto da http://www.giorgiolamalfa.it/