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Visualizza Versione Completa : Le streghe e... la caccia alle medesime



Tomás de Torquemada
01-09-02, 18:22
BENEVENTO STREGATA

La leggenda

Narra la leggenda che ai tempi del Ducato Longobardo, un paio di miglia fuori dalla città di Benevento, un serpente di bronzo appeso ad un albero di noce era meta di un culto misterioso che trascinò alla perdizione gli abitanti della città, la quale venne scelta dal Demonio come casa.
Sotto il magico noce, nelle notti di giovedì e venerdì, in alcuni periodi dell'anno più che in altri, si radunavano le streghe, che qui convenivano da ogni parte e ballavano danze di morte, si univano ai demoni e portavano la perdizione su tutta la terra intorno.

Erano tempi bui come la notte, mentre le armate dell'esercito Bizantino cingevano d'assedio la città, affamando e portando morte, il cielo chiedeva per la salvezza di Benevento, che quel culto pagano e diabolico fosse soppresso e che il Noce delle streghe fosse sradicato. La pianta fu abbattuta con la scure da San Barbato, allora vescovo, ma il culto delle streghe nere non cessò e resistette nel silenzio delle notti fredde ed umide per la vicinanza del fiume. Lo stesso albero "grandioso e verdeggiante anco in mezzo inverno, ricompariva nelle notti di Sabba" nello stesso punto e in altri ancora e, poiché quando un luogo è maledetto, tale resta per sempre. Ancora oggi si dice che le creature della notte tornino nel luogo che chi le ha precedute aveva scelto e di esse nessuno ha dato testimonianza per il terrore, ma solo i passanti ne descrivono le urla e gli agghiaccianti rumori.

Le testimonianze storiche

Il materiale sulle streghe di Benevento e sul Noce é vastissimo, non si contano i libri che sono stati scritti, per ovvi motivi qui sono riportate poche essenziali notizie, tali da rendere l'idea della storia, senza creare confusioni.
Gran parte di ciò che abbiamo sul Noce di Benevento e sulla sua possibile ubicazione é noto da scritti medievali che narrano testimonianze dirette e indirette delle streghe e sui processi dell'Inquisizione di tutta Italia.
Tuttavia la fama di questo posto si diffuse così tanto che ne troviamo traccia, oltre che nella letteratura italiana, anche in quella straniera e citazioni le abbiamo anche nel Machbeth di Shakespeare.
Ma la leggenda, le citazioni, le tradizioni sono molto più antiche. Il noce, sotto cui si radunavano le streghe e i demoni, fu abbattuto intorno all'anno 665; il vescovo Barbato condusse nel posto maledetto una gran processione di persone e, dopo averlo abbattuto, fece estirpare le radici così da cavar via il male dalla terra; nelle radici trovò un demone che lo stesso santo ammazzò con l'acqua santa.

Tuttavia, questo non servì a purificare il luogo dal male.
Le adunanze di streghe continuarono per secoli, tanto che noi ne possiamo trovare testimonianze precise e dettagliate anche nel periodo dell'Inquisizione e fino al 1600.
La storia delle streghe di Benevento quindi si protrae per almeno un millennio, ma ci sono validi motivi per credere, che non solo essa sia molto più antica del sesto secolo, ma che ancora oggi sia attuale e veritiera.

Prima delle Guerre Sannitiche la città si chiamava Maleventum, ed era una potente citta sannitica poi, dopo la conquista Romana e la vittoriosa battaglia che qui si combattè contro il re Pirro nel 275 a.C., i Romani ne cambiarono il nome in Beneventum. Ed é certo che essa fu il luogo di un importante e diffuso culto pagano legato alla dea egizia Iside, dea della magia. Pare che i riti di questo culto si svolgessero attorno a due alberi magici già nel'88 d.C.; ma sul perché la città portasse quel nome, si fano solo ipotesi.
Quelle che seguono sono solo una piccola parte delle numerosissime testimonianze che abbiamo sul luogo a cui convenivano le streghe ed i maghi da tutto il mondo.
La maga Alcina fu una delle potenti streghe che qui venivano ad adorare i demoni, venne ad abitare in questa città nel luogo che si chiamava Pietra Pulcina, Pietrelcina.
La strega Violante confessò al tribunale del Santo Officio della città, che non era consentito a tutte le streghe di recarsi al Noce, ma solo a quelle che avessero particolari requisiti, le cosiddette arcistreghe.
Il giorno in cui avvenivano i raduni era il venerdì, forse perché secondo la tradizione cattolica questo é il giorno della morte di Gesù.
Nell'anno 1428 la strega umbra, Matteuccia, si recava al Noce di Benevento in volo per partecipare "alle immortali tregende", dopo aver recitato questa formula:

"Unguento, unguento,
mandame alla noce de Benevento.
Supra acqua e supra vento
et supra omne maletempo".
Dai verbali del suo processo a Todi nel 1428.

Altra citazione é quella di Bernardino da Siena, durante il suo discorso quaresimale a piazza del Campo.
L'uditore Paolo Grillando di Castiglione Fiorentino, in alcuni processi tenutisi dal 1524 al 1527, affermava che il maggior luogo di ritrovo delle streghe, era sotto un noce nel beneventano.
Durante uno dei sui interrogatori nel 1524, due streghe gli confessarono gli orrendi riti che erano solite praticare sotto il magico Noce. Ad ognuna di esse era assegnato un demone, che doveva accompagnarle sempre e servirle a comando, ma loro non dovevano contraddirlo mai, altrimenti sarebbero andate incontro a tormenti senza fine, il nome del suo demone era Martinetto o Maestrino.

Pietro Piperno ha scritto un'opera, il "De nuce maga Beneventana". Il trattato é del 1635 circa e narra la completa storia della leggenda e degli episodi che si verificarono nel secolo precedente, in maniera dettagliata e precisa, e parte delle sue storie sono trattate anche in questo articolo.
All'epoca il noce era già stato abbattuto da parecchio, la leggenda di San Barbato infatti, é non anteriore del IX secolo, e ciò conferma, se ce ne fosse bisogno, che la perversione andò avanti per secoli.
Le varie descrizioni fanno trasparire una grande preoccupazione per il fatto che anche gli abitanti della città erano a volte trascinati nella perdizione, le streghe tendevano a fare allievi tra la popolazione, il male si diffondeva come una pestilenza e sembrava inarrestabile, fin che la scure del coraggioso vescovo beneventano non spazzò via l'albero del male .... ma era solo un illusione.
Si narra che del Noce era rimasto il grosso tronco cavo all'interno, e in esso venivano spesso ritrovate ossa, a volte anche di bambini e di giovani in tenera età, innocenti rapiti dalle Janare cattive.

Il luogo

Sull'esatta ubicazione del Noce ancora oggi gli studiosi non sono concordi, infatti anche dalle testimonianze medievali che ora si riportano, la descrizione dei posti fa pensare che ci fossero più punti in cui si radunavano le streghe, cosa questa che trova conferma nella leggenda originaria.
Il luogo dove era collocato il Noce, quello sradicato da San Barbato, si pensa sia allo Stretto di Barba, gola sinistra sulla strada vecchia per Avellino, dove oggi sorge una chiesetta abbandonata, che apre la strada ad un bosco spettrale.
Ad avvalorare questa ipotesi ci sono alcune descrizioni contenute in antichi testi. Si racconta di uomo chiamato Lamberto di Altavilla, della terra di Altavilla lontana sei miglia da Benevento; una sera partì da Benevento per Altavilla e, lungo la strada, vide una grande riunione di uomini e donne. Un'altra storia narra di una strega che si era recata al Sabba, ma sulla via per il ritorno era stata colta dall'alba e così abbandonata dal suo demone accompagnatore, cadde a terra sofferente e stremata, fu raccolta da un viandante sulla strada per Altavilla, un contadino che la portò a casa sua e se ne prese cura, ma fu troppo curioso, insisteva perché la donna gli rivelasse la verità sul luogo dove era stata la notte prima. La curiosità fu fatale al contadino, poichè di lui non si seppe più niente, di lui furono trovati solo i vestiti che indossava, dalla madre e dalle sorelle.

Tuttavia ci sono altre testimonianze, che ci fanno pensare che il luogo fosse un'altro, sempre lungo il fiume Sabato, ma più vicino alla città, in pianura e, strana coincidenza, anche in questo posto oggi sorge una vecchia chiesetta abbandonata, oltre ad un vecchio cimitero, i quali hanno probabilmente ispirato le storielle delle vecchie abitanti della contrada.
Paolo Grillando narra la storia di un contadino laziale che, vedendo la moglie uscire di notte di gran fretta e rincasare all'alba, la costrinse a farsi portare con lei.
Nonostante le sue raccomandazioni, di non pronunciare mai le parole, "DIO, Gesù" il contadino giunto al Sabba, chiese del sale per insaporire i pasti che gli erano offerti (le streghe non usano il sale) e poiché questo tardava, quando finalmente glielo portarono esclamo: "... sia lodato Gesù, finalmente il sale..."
Tutto intorno a lui sparì e rimase solo e quasi morì di freddo, infatti questo luogo é in una pianura vicino al fiume Sabato, dove per l'umidità del fiume e per le vicine colline che lo circondano, vi é molto freddo.

Questo luogo é verosimilmente una zona poco abitata al di là del Ponte Leproso, dove inizia una stradina stretta; si incontra subito un grosso crocifisso che apre la strada il quale, quasi come un monito o una protezione, si mostra agli occhi di chi passa di lì.
Questo posto é molto caratteristico o meglio era perché la superstrada che hanno costruito, lo ha completamente rovinato; é abitato da anziane signore, spesso vedove e da poche famiglie che vivono lì da decenni.
Oltre le poche case che sorgono nei pressi della vecchia chiesa stregata, c'é la piana del fiume Sabato.
Questo luogo é infestato dai Folletti che non sono creature cattive, in quanto i poveri anziani contadini del posto non ne possono proprio più dei loro scherzi.
Infatti la passione dei folletti é quella di intrecciare il crine ai cavalli; a volte la notte infastidiscono gli animali e fanno un rumore del "diavolo", ma i poveri contadini non riescono mai a beccarli sul fatto, sono solo costretti a dover sciogliere la criniera dei loro poveri cavalli.

Le storie che si raccontano in queste contrada sono storie di altri tempi, alcune saranno proposte in seguito. Le anziane signore vestite di nero della periferia le raccontano ai loro nipoti per farli stare buoni ed é un vero peccato, perché l'impressione è che questo immenso patrimonio folcloristico sia destinato a scomparire insieme a quelle vecchie signore, che non mettono in dubbio nemmeno per un momento l'esistenza reale, passata e attuale delle Streghe nere di Benevento.

Streghe al rogo

Mariana di San Sisto.
Nell'anno 1456, Mariana venne accusata di andare con una sua compagna a danzare con i diavoli sotto un noce nel beneventano, torturata alla fine confessò. Andavano a rapire i bambini nella notte per succhiare da loro l'anima, e ne bevevano anche il sangue. Accusata di aver ridotto in fin di vita il bambino di Paolo Giacomo, detto il Barbiere, e Flora Schiavo, fu condannata al rogo.

Bellezza Orsini, 1600 circa.
Questa é la storia più famosa dalle nostre parti, era una strega dichiarata, era famosa per i suoi malefici e venefici.
Era esperta di erbe e medicinali, un giovane in cura presso di lei, morì a seguito di una malattia e i suoi parenti accusarono Bellezza di averlo stregato e ucciso.
Questo fu solo l'inizio di una lunga serie di denuncie che seguirono.
Così fu condotta al carcere di Fiano e sottoposta a crudeli interrogatori, confessò che il luogo dei raduni era sotto il Noce e che le riunioni più importanti avvenivano ogni tre anni (ma si sa che non era affatto così, forse volle proteggere il culto), tra le altre cose diceva di possedere un libro con scritti tutti i "segreti del mondo".
Condannata al rogo, si suicidò in carcere, colpendosi piu volte la gola con un chiodo.

Faustina Orsi, anno 1552.
Fu accusata di aver ucciso molti bambini dopo averli "stregati con le sue medicine"; anche lei confessò, pur con descrizioni meno dettagliate di quelle di Bellezza. Lei però affermava di aver commesso molte opere malvagie, ma anche di essersi pentita, infatti da più di due anni non si recava più al Noce. All'epoca del processo aveva 80 anni; l'anzianità e il suo pentimento non le risparmiarono il rogo. Morì bruciata come le altre streghe.
Abele De Blasio, studioso dell'argomento, ci dice che a Benevento erano conservati i verbali di oltre 200 processi per stregoneria, presso la Curia Arcivescovile.
Ma gli atti furono fatti sparire, distrutti probabilmente, nel 1860, prima dell'arrivo delle truppe garibaldine, per evitare che fossero utilizzati come propaganda anticlericale nel difficile periodo che precedeva la presa di Roma.

"… io non conosco leggende che come questa siano diffuse in ogni parte del vecchio continente; salvo ovviamente la legge di adattamento, ond'essa è uscita qua è là modificata da elementi etnici, ma il nome di Benevento vi è sempre conservato ..."
A. Jamalio da "La Regina del Sannio"


http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/2d/Witches_add_ingredients_to_a_cauldron.JPG
Immagine tratta dal sito http://upload.wikimedia.org/

In mezzo a noi…

La gente di queste parti non ci tiene a raccontare le proprie storie, si crede che quando si racconta a qualcuno la storia di una strega, questa poi ritorni a bussare alla tua porta. Ma ci sono alcuni ragazzi che hanno fornito un contributo importante, hanno chiesto di rimanere anonimi e qui si riportano alcuni dei loro racconti. Alcuni fatti hanno avuto un epilogo tragico e di questo non si dirà niente per rispetto delle persone interessate.

La Janara è la strega di Benevento.
Una delle derivazioni del termine è dal latino "ianua", che vuol dire "porta", ed essa è considerata dalla leggenda come l'insediatrice delle porte.
Tuttavia non si sa se le Janare e le streghe siano la stessa cosa, in effetti ci sono differenze nel loro modo di agire, ma anche molte similitudini, come la passione per i bambini innocenti.
Entra in casa tua come il vento, di solito lo capisci, perché un gelido soffia e ti sfiora il viso.

Quando una Janara ti fa visita una volta, dopo ritorna, fino a quando non riesci a vederla e allora le devi dire, "Vieni domani a prendere il sale!"; la Janara se ne va e il giorno dopo, per qualche misterioso motivo, deve tornare da te a prendersi il sale e la prima donna che entrerà in casa tua sarà una Janara.
Le Janare sono di solito descritte come donne malvagie, anche se non è chiaro di che tipo di entità si tratti, di solito molestano i bambini, si siedono sul loro petto e gli impediscono di respirare, intanto li maltrattano; infatti, premendogli il petto con il loro peso, i bambini non riescono ad emettere un grido.
Questo tipo di entità è presente in molti paesi, lungo il corso del fiume Calore, nella provincia di Benevento, mentre in città si parla di Streghe.
Le vecchie streghe di Benevento agiscono in modo un pò diverso. Così come il lupo mannaro che non entra nelle case, se davanti la porta ci sono più di due scalini, anche la strega ha una fobia, un ossessione da cui non può sottrarsi. Di notte entra dalla porta principale ma se si trova davanti una scopa, o un sacchetto di grani di sale, deve contare tutte le setole della scopa e tutti i grani del sacchetto senza sbagliare, altrimenti non può entrare.
E mentre conta, intanto si fa giorno e la luce le fa perdere i poteri, così l'abitante della casa è salvo, almeno per un'altra notte.
E' cosi che si difendono le persone da queste parti, almeno quelle che sono già state "visitate" da una strega, mettono una scopa davanti alla porta.

Ma c'è un'altra cosa che non bisogna mai fare: mai aprire la porta. A differenza delle Janare, infatti, la strega bussa prima di entrare. La più famosa strega di questi tempi, forse ancora in circolazione, è la Zucculara, che infesta il quartiere storico del Triggio. Si chiama così perché corre per le stradine strette con dei grossi zoccoli, che fanno un gran rumore sulle strade di pietra, bussa alle porte delle vecchie case medievali, abitate per lo più da famiglie che sono lì da una vita e ancora più spesso da anziani e vedove. Ma se vai ad aprire la porta, fuori non c'è nessuno, senti solo il rumore dei suoi zoccoli e la sua risata che si spegne lentamente dietro la sua ombra.
Sono anni che si racconta di lei, ma in verità non si sa chi sia in realtà, se solo uno spirito femminile inquieto oppure una vecchia strega ancora viva e vegeta.
Le persone che dicono di averla vista sono molte, ma la storia è sempre la stessa, lei bussa violentemente alla porta e quando vanno ad aprire, se ne riesce a vedere solo l'ombra fuggente.
Gli avvistamenti della Zucculara, sono talmente tanti, che la possiamo considerare più che una realtà.
Non sembra che ci siano episodi di sangue legati alla sua presenza, pare che si diverta semplicemente a mettere paura alla gente, ma ci sono storie che forse la riguardano, che ci raccontano una versione differente.

Nel 1985, si diffuse una storia: in una scuola elementare alcuni bambini tornavano piangendo dal bagno e con lividi sul dorso delle mani; raccontavano di una vecchia signora che li rimproverava dicendo: "Se continui a dire le bugie, una di queste notti vengo e ti porto via …"
Le maestre e i maestri non hanno mai trovato conferme a queste storie, non c'era mai nessuno nei bagni, ma si limitavano a raccomandare ai genitori di venire sempre a prendere i figli a scuola, anche quando abitavano vicino, tuttavia l'unica cosa che accadde è che si diffuse il sospetto che i maestri maltrattassero i bambini.
Un insegnante di questa scuola, notò all'uscita, una signora anziana, quasi tutti i giorni, ma mai di venerdì, che se ne stava in un angolo e con una caramella nella mano cercava di attirare i bambini soli. La cosa era molto strana, tanto che il maestro, raccomandò alla classe di non avvicinarsi mai a quella vecchia e nel caso fossero stati seguiti, di cominciare ad urlare e chiedere aiuto.
Ma si sa come sono i bambini e così un gruppetto di loro, evidentemente nessuno di quelli che aveva visto una "vecchia nel bagno", all'uscita dalla scuola, cominciò ad infastidirla, gli tiravano anche le arance della mensa. Il maestro a questo punto, intervenne rimproverando i bambini e così fecero anche i genitori ma quando chiedevano alla signora dove abitasse, chi aspettava a scuola, lei non rispondeva, si agitava ed emetteva una specie di lamento, come se fosse muta.

Un giorno, poiché i bambini continuavano ad infastidirla e non andavano per niente per il sottile, il maestro le chiese nuovamente di accompagnarla a casa in macchina e questa volta la signora accettò, quello che ci è stato raccontato a questo punto è frutto dei ricordi del figlio di quell'uomo, che frequentava la stessa scuola ed era in macchina col padre.
L'anziana donna entro nella macchina, si sedette a fatica sul sedile anteriore, il suo corpo emanava una specie di gelido alito "... era come stare vicini al frigorifero aperto ...", arrivati alla casa lei scese e si avvicino alla porta.
Era una normalissima casa, tipica del quartiere, ma quando l'uomo girò la macchina per tornare indietro, vide la sagoma della vecchia che velocissima, non sembrava nemmeno camminasse, che entrava in un'altra casa di fronte a quella dove si era incamminata, la quale era ed è completamente in rovina. Sceso dalla macchina la seguì, ma quando entrò nella casa, non trovò nient'altro che erba alta e ferro arrugginito ovunque.
Quella casa a pezzi si è sempre ritenuta stregata ed è da sempre meta di curiosi, soprattutto bambini del posto all'uscita dalla vicina scuola; ma purtroppo si sono verificati molti incidenti lì, alcuni molto gravi, per cui le porte e le finestre, anche quelle del secondo e terzo piano, sono state murate. Secondo alcuni per via delle siringhe buttate lì dai drogati, secondo altri per evitare altri strani incidenti; molti dicono, per chiudervi dentro il male, fatto sta che nessuno ha più visto o sentito quella signora.

Il giovane che ha raccontato questa storia, attribuisce a quella vecchia "strega", molte sventure che hanno colpito la sua famiglia.
Nel settembre del 1999, due giovani beneventani, appassionati di misteri, hanno girato un filmato allo Stretto del Barba, luogo dove pare sorgesse il magico Noce.
Il filmato dura circa mezz'ora, ed è la testimonianza che in quel luogo, ancora oggi accade qualcosa di inspiegabile. All'epoca del filmato, la strada che porta alla chiesa era chiusa, bisognava procedere a piedi per circa un chilometro, costeggiando il bosco, in un posto isolato e buio come la notte.
E' un sabato notte, quando i due amici decidono di andare "dalle streghe", prendono la telecamera e partono per la loro avventura. Una volta giunti allo Stretto, parcheggiano la macchina davanti ai blocchi di cemento che chiudono la strada e si avviano a piedi verso la chiesa. Sorridono e scherzano, illuminando la strada con la luce debole della videocamera, il freddo è pungente, e l'unico rumore che si sente è lo scorrere del fiume; a circa metà strada, si fermano per mettersi i giubbotti, a questo punto cominciano a sentirsi rumori inquietanti che diventano sempre più forti e frequenti, dal filmato è difficile dire di che si tratti. Sembrano proprio rumori di rami secchi che si spezzano e "… pietre che battono con violenza su altre pietre …". Uno dei due, impaurito, vorrebbe andarsene, ma l'altro lo convince a proseguire, ma è qui che i rumori diventano veramente intensi, come se si avvicinassero sempre di più, nel nastro non si vede niente, ma è come se qualcuno stia tirando delle pietre. Allora i due si allontanano, camminando all'indietro per illuminare la strada verso la chiesa; arrivati ai blocchi, i rumori cessano.

Invece di andar via, i ragazzi rimangono accanto alla macchina e rivedono il filmato per cercare di capire cosa fosse successo.
Nel punto dove comincia la strada chiusa, c'è un segnale stradale di divieto, l'unica luce è quella delle stelle, quando i ragazzi ricominciano a riprendere, uno di loro dice all'altro: "secondo me laggiù c'è una strega ...", in questo esatto momento due pietre colpiscono il segnale stradale e questo basta perchè i due salgano in macchina e se ne tornino indietro.
Se anche volessimo pensare ad uno scherzo, e la cosa sembra molto improbabile per la collocazione del posto (completamente isolato a circa 6 km dalla città), allora la persona che ha colpito il segnale per ben due volte, doveva essere un tiratore scelto, i due ragazzi hanno dato una spiegazione che mi sembra perfettamente appropriata: "Qualcuno quella sera, ha voluto dirci con le buone di andarcene, é stato solo un avvertimento, non sarà più così …"
Se non fosse per la durata, questo filmino non avrebbe niente da invidiare al famoso film "The Blair Witch Project", con la differenza che qui è tutto vero.

Per i tre giorni successivi, i due ragazzi hanno raccontato di non riuscire a mettersi in contatto telefonico l'uno con l'altro, quando uno chiamava l'altro, il telefono del ricevente non squillava, era come se qualcuno o qualcosa impedisse il contatto.
I due ragazzi si sono promessi di ritornare in quel posto per capire, solo che hanno detto: "Ci andremo un pò più numerosi …". Ora la strada è stata riaperta ed è possibile arrivare alla chiesa in macchina anche di notte senza pericoli, è probabile che qualunque cosa succeda lì, si sia spostata nel bosco o alle spalle della montagna.

Oggi la gente vive la propria vita e crede che tutto ciò che non riesce a vedere o a capire sia solo una fantasia, una leggenda.
Da queste parti ci sono persone che prima di andare a letto, chiudono bene porte e finestre e non lo fanno per proteggersi dai ladri, tuttavia sono poche le persone che coltivano la passione per il paranormale e sono quelle poche persone, animate da uno spirito d'avventura e dalla ricerca della verità che tengono in vita il patrimonio di miti e leggende che in ogni angolo di queste terre depresse è più forte che in altre parti del mondo.

Nessuno è mai riuscito a dimostrare, con assoluta certezza, che qui si radunavano e si radunano le streghe e gli spiriti inquieti, così come nessuno può affermare con assoluta certezza che nei boschi fuori città, non succeda nulla.
Tuttavia proprio la diffidenza è la prova più lampante che tutto è reale. Questa è la terra delle streghe da più di 1500 anni, molti di noi non vedono e non sentono, ed é solo perché non vogliono vedere … solo perché non vogliono credere.

Dal sito http://www.creepynet.com/

Silvia
04-09-02, 21:11
LE STREGHE DI SALEM

La comunità di Salem Village era stata fondata nel 1626 da Roger Conant, come luogo ideale per ospitare una stazione di pesca e un emporio commerciale sulla costa atlantica del Massachusetts, nella contea dell'Essex. Da centro di scambi commerciali, Salem si era trasformata dopo il 1630, in coincidenza con l'ondata di immigrazione dei pellegrini puritani da un'Europa lacerata dalle guerre di religione, in un vero e proprio paese retto da un consiglio municipale che, nel giro di un decennio, aveva concesso terre verso l'interno per diverse miglia a favore della nuova popolazione in costante aumento, tanto che a Salem Village si era affiancata una Salem Town, mostrando una perfetta coesione tra potere religioso e potere mercantile.

Una delle più terribili e apparentemente inspiegabili caccia alla streghe ebbe inizio sul finire del 1691. Alcune giovanette erano solite riunirsi, per gioco, cercando di indovinare il loro futuro (chi avrebbero sposato, che mestiere avrebbero fatto i loro mariti ecc.). Una di esse ideò una specie di rudimentale sfera di cristallo: un bianco d'uovo sospeso in un bicchiere pieno d'acqua. Si chiamava Sarah Cole e disse al processo di aver intravisto galleggiare "uno spettro in sembianza di bara".

Quell'esperienza preoccupò alcuni genitori delle ragazze che nel febbraio 1692 si rivolsero al reverendo Samuel Parris, padre di una delle giovani, Betty, di nove anni, e zio di un'altra, Abigail Williams, di undici. Samuel, a sua volta, si rivolse al medico William Griggs e insieme convennero che poteva trattarsi di "malocchio" o "stregoneria malefica". In tal caso, essendo la stregoneria severamente proibita, occorreva sporgere denuncia contro ignoti. Tuttavia, su consiglio di altri pastori puritani, il reverendo Parris non prese alcuna iniziativa.

Poco tempo dopo una coppia di schiavi caraibici di casa Parris, Tituba e John Indian, istigati da una donna del villaggio, Mary Tibley, fecero mangiare a un cane una focaccia composta da farina di segale mista a urina delle giovani colpite dal maleficio, per vedere se l'animale avrebbe provato gli stessi effetti. Parris denunciò ovviamente la Tibley, ma da quel giorno, come per contagio, altre otto ragazze, comprese tra i dodici e i diciannove anni, cominciarono a mostrare strani comportamenti.

Alla fine del febbraio dello stesso anno, dopo insistenti interrogatori alle ragazze, furono arrestate tre donne: la schiava Tituba, che confessò subito di essere una strega, e altre due donne: Sarah Good e Sarah Osborne, che invece negarono. Furono incarcerate e durante la detenzione, pare per motivi naturali, morì la Osborne.

Il reverendo Parris organizzò vari digiuni presso le famiglie colpite da questi fenomeni, ma proprio durante un incontro comune alcune giovani si lasciarono andare a manifestazioni ancora più gravi (convulsioni, irrigidimento degli arti, ecc.). Poi la diciassettenne Mary Walcott mostrò un morso sul braccio; la dodicenne Ann Putnam gridò di vedere un uccello giallo sul cappello di un pastore; la stessa nipote di Parris, Abigail, emetteva suoni sibilanti e prendeva dal caminetto tizzoni ardenti lanciandoli per la casa, e così via.

La goccia che fece traboccare il vaso fu l'arresto di un'altra donna, Martha Cory, che al momento dell'interrogatorio era in grado di far provare a distanza alle giovanette lì presenti, muovendo semplicemente le mani o le labbra, sensazioni di tipo fisico. I pastori cominciarono a predicare esplicitamente dal pulpito che si era in presenza di fenomeni di stregoneria vera e propria.
La conferma di questa situazione anomala fu data dalla confessione di Abigail Williams, secondo cui un ex pastore del luogo, trasferitosi in una parrocchia di frontiera del Maine, era il principale stregone artefice di tutto quel complotto malefico. Anche lui venne arrestato. Nella primavera del 1692 le carceri di Boston e di altri centri limitrofi straboccavano di presunte streghe e stregoni.

Il primo processo si svolse il 2 giugno dello stesso anno. Otto giorni dopo salì sul patibolo una donna di Salem Village, Brigdet Bishop. Il 29 giugno la corte mandò a morte altre cinque imputate, tra cui Sarah Good, che al vicario di Salem Town disse al momento di morire: "Non sono una strega più di quanto tu sia un mago". Il 5 agosto furono giustiziate altre cinque donne. Due settimane dopo finirono sulla forca due uomini, tra cui il reverendo George Burroughs, che proclamò la propria innocenza. Ai primi di settembre la corte condannò a morte altre sei presunte streghe (a una la forca fu risparmiata perché incinta; un'altra riuscì a fuggire). Il 17 dello stesso mese altre nove persone furono condannate a morte, a cinque delle quali però fu commutata la pena. Giles Cory, marito di Martha (una delle prime "streghe" arrestate) fu torturato a morte. Il 22 settembre altre otto donne salirono il patibolo.

A questo punto quindici pastori puritani, guidati da Increase Mather di Boston, stilarono un documento in cui si dichiarava che prima di condannare a morte qualcuno bisognerebbe avere delle prove inconfutabili. I giudici infatti si erano basati prevalentemente sulle confessioni degli accusati e ritenevano prove schiaccianti affermazioni relative a "manici di scopa, rituali blasfemi, rapporti carnali col demonio, patti luciferini firmati col sangue o apparizioni spettrali, forme di telepatia o manifestazioni di poteri particolari, irreligiosità dell'inquisito".

Sul fine dell'estate del 1692 si manifestò tra i giudici della Corte di giustizia un certo disagio quando si accorsero che le esecuzioni non erano riuscite a metter fine all'ondata di stregoneria che aveva colpito la comunità di Salem. Il 12 ottobre il governatore Phips proibì ogni ulteriore carcerazione o processo per fatti di stregoneria e sciolse la Corte.


Dal sito: http://www.criad.unibo.it/galarico/


http://www.silviadue.net/vari/trestreghe_fuessli.jpg
Johann Heinrich Füssli, Le tre streghe (1783) - Zurigo, Kunsthaus


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Il processo fu un fulgido esempio di violazione di tutte le regole procedurali e il clima di isteria collettiva era tale che alcuni accusati confessarono colpe che materialmente non potevano aver commesso.
I giudici ebbero mano libera nel condannare chi era accusato, puntando sul senso di colpa collettivo di fronte al castigo divino, impresso a fuoco nella morale puritana. La faccenda finì quasi all’improvviso, forse perché si esaurì la fantasia delle isteriche accusatrici, o forse perché si cominciò a prendere di mira personaggi intoccabili.
Abigail Williams rubò tutti i risparmi del reverendo Parris e fuggì a Boston dove, finiti i soldi, si diede alla prostituzione. Le persone imprigionate furono rilasciate, quelle giustiziate riabilitate: sia le prime che i parenti delle seconde ebbero, per ordine del governatore, un indennizzo in denaro. I giudici che avevano pronunciato le condanne furono costretti a fare pubblica ammenda e a firmare una dichiarazione in cui chiedevano perdono alle loro vittime.
Ancora oggi, a Salem, si può vedere la Casa delle streghe, edificio in cui abitava il giudice Jonathan Corwin e nel quale le accusate venivano interrogate: la casa è ora un museo.
L’anno scorso, dopo più di tre secoli, i discendenti di cinque donne impiccate nel lontano 1692 perché accusate di essere "le streghe di Salem", hanno chiesto ai politici del Massachusetts di riabilitarne ufficialmente la memoria.


http://www.silviadue.net/vari/witch_house.jpg
La casa del giudice Jonathan Corwin
(Witch house)

Silvia
04-09-02, 21:11
LE STREGHE DI SALEM

La comunità di Salem Village era stata fondata nel 1626 da Roger Conant, come luogo ideale per ospitare una stazione di pesca e un emporio commerciale sulla costa atlantica del Massachusetts, nella contea dell'Essex. Da centro di scambi commerciali, Salem si era trasformata dopo il 1630, in coincidenza con l'ondata di immigrazione dei pellegrini puritani da un'Europa lacerata dalle guerre di religione, in un vero e proprio paese retto da un consiglio municipale che, nel giro di un decennio, aveva concesso terre verso l'interno per diverse miglia a favore della nuova popolazione in costante aumento, tanto che a Salem Village si era affiancata una Salem Town, mostrando una perfetta coesione tra potere religioso e potere mercantile.

Una delle più terribili e apparentemente inspiegabili caccia alla streghe ebbe inizio sul finire del 1691. Alcune giovanette erano solite riunirsi, per gioco, cercando di indovinare il loro futuro (chi avrebbero sposato, che mestiere avrebbero fatto i loro mariti ecc.). Una di esse ideò una specie di rudimentale sfera di cristallo: un bianco d'uovo sospeso in un bicchiere pieno d'acqua. Si chiamava Sarah Cole e disse al processo di aver intravisto galleggiare "uno spettro in sembianza di bara".

Quell'esperienza preoccupò alcuni genitori delle ragazze che nel febbraio 1692 si rivolsero al reverendo Samuel Parris, padre di una delle giovani, Betty, di nove anni, e zio di un'altra, Abigail Williams, di undici. Samuel, a sua volta, si rivolse al medico William Griggs e insieme convennero che poteva trattarsi di "malocchio" o "stregoneria malefica". In tal caso, essendo la stregoneria severamente proibita, occorreva sporgere denuncia contro ignoti. Tuttavia, su consiglio di altri pastori puritani, il reverendo Parris non prese alcuna iniziativa.

Poco tempo dopo una coppia di schiavi caraibici di casa Parris, Tituba e John Indian, istigati da una donna del villaggio, Mary Tibley, fecero mangiare a un cane una focaccia composta da farina di segale mista a urina delle giovani colpite dal maleficio, per vedere se l'animale avrebbe provato gli stessi effetti. Parris denunciò ovviamente la Tibley, ma da quel giorno, come per contagio, altre otto ragazze, comprese tra i dodici e i diciannove anni, cominciarono a mostrare strani comportamenti.

Alla fine del febbraio dello stesso anno, dopo insistenti interrogatori alle ragazze, furono arrestate tre donne: la schiava Tituba, che confessò subito di essere una strega, e altre due donne: Sarah Good e Sarah Osborne, che invece negarono. Furono incarcerate e durante la detenzione, pare per motivi naturali, morì la Osborne.

Il reverendo Parris organizzò vari digiuni presso le famiglie colpite da questi fenomeni, ma proprio durante un incontro comune alcune giovani si lasciarono andare a manifestazioni ancora più gravi (convulsioni, irrigidimento degli arti, ecc.). Poi la diciassettenne Mary Walcott mostrò un morso sul braccio; la dodicenne Ann Putnam gridò di vedere un uccello giallo sul cappello di un pastore; la stessa nipote di Parris, Abigail, emetteva suoni sibilanti e prendeva dal caminetto tizzoni ardenti lanciandoli per la casa, e così via.

La goccia che fece traboccare il vaso fu l'arresto di un'altra donna, Martha Cory, che al momento dell'interrogatorio era in grado di far provare a distanza alle giovanette lì presenti, muovendo semplicemente le mani o le labbra, sensazioni di tipo fisico. I pastori cominciarono a predicare esplicitamente dal pulpito che si era in presenza di fenomeni di stregoneria vera e propria.
La conferma di questa situazione anomala fu data dalla confessione di Abigail Williams, secondo cui un ex pastore del luogo, trasferitosi in una parrocchia di frontiera del Maine, era il principale stregone artefice di tutto quel complotto malefico. Anche lui venne arrestato. Nella primavera del 1692 le carceri di Boston e di altri centri limitrofi straboccavano di presunte streghe e stregoni.

Il primo processo si svolse il 2 giugno dello stesso anno. Otto giorni dopo salì sul patibolo una donna di Salem Village, Brigdet Bishop. Il 29 giugno la corte mandò a morte altre cinque imputate, tra cui Sarah Good, che al vicario di Salem Town disse al momento di morire: "Non sono una strega più di quanto tu sia un mago". Il 5 agosto furono giustiziate altre cinque donne. Due settimane dopo finirono sulla forca due uomini, tra cui il reverendo George Burroughs, che proclamò la propria innocenza. Ai primi di settembre la corte condannò a morte altre sei presunte streghe (a una la forca fu risparmiata perché incinta; un'altra riuscì a fuggire). Il 17 dello stesso mese altre nove persone furono condannate a morte, a cinque delle quali però fu commutata la pena. Giles Cory, marito di Martha (una delle prime "streghe" arrestate) fu torturato a morte. Il 22 settembre altre otto donne salirono il patibolo.

A questo punto quindici pastori puritani, guidati da Increase Mather di Boston, stilarono un documento in cui si dichiarava che prima di condannare a morte qualcuno bisognerebbe avere delle prove inconfutabili. I giudici infatti si erano basati prevalentemente sulle confessioni degli accusati e ritenevano prove schiaccianti affermazioni relative a "manici di scopa, rituali blasfemi, rapporti carnali col demonio, patti luciferini firmati col sangue o apparizioni spettrali, forme di telepatia o manifestazioni di poteri particolari, irreligiosità dell'inquisito".

Sul fine dell'estate del 1692 si manifestò tra i giudici della Corte di giustizia un certo disagio quando si accorsero che le esecuzioni non erano riuscite a metter fine all'ondata di stregoneria che aveva colpito la comunità di Salem. Il 12 ottobre il governatore Phips proibì ogni ulteriore carcerazione o processo per fatti di stregoneria e sciolse la Corte.


Dal sito: http://www.criad.unibo.it/galarico/


http://www.silviadue.net/vari/trestreghe_fuessli.jpg
Johann Heinrich Füssli, Le tre streghe (1783) - Zurigo, Kunsthaus


*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^


Il processo fu un fulgido esempio di violazione di tutte le regole procedurali e il clima di isteria collettiva era tale che alcuni accusati confessarono colpe che materialmente non potevano aver commesso.
I giudici ebbero mano libera nel condannare chi era accusato, puntando sul senso di colpa collettivo di fronte al castigo divino, impresso a fuoco nella morale puritana. La faccenda finì quasi all’improvviso, forse perché si esaurì la fantasia delle isteriche accusatrici, o forse perché si cominciò a prendere di mira personaggi intoccabili.
Abigail Williams rubò tutti i risparmi del reverendo Parris e fuggì a Boston dove, finiti i soldi, si diede alla prostituzione. Le persone imprigionate furono rilasciate, quelle giustiziate riabilitate: sia le prime che i parenti delle seconde ebbero, per ordine del governatore, un indennizzo in denaro. I giudici che avevano pronunciato le condanne furono costretti a fare pubblica ammenda e a firmare una dichiarazione in cui chiedevano perdono alle loro vittime.
Ancora oggi, a Salem, si può vedere la Casa delle streghe, edificio in cui abitava il giudice Jonathan Corwin e nel quale le accusate venivano interrogate: la casa è ora un museo.
L’anno scorso, dopo più di tre secoli, i discendenti di cinque donne impiccate nel lontano 1692 perché accusate di essere "le streghe di Salem", hanno chiesto ai politici del Massachusetts di riabilitarne ufficialmente la memoria.


http://www.silviadue.net/vari/witch_house.jpg
La casa del giudice Jonathan Corwin
(Witch house)

Silvia
06-09-02, 21:59
La strega e i suoi legami oggettuali

Il termine strega deriva dal latino strix (nome scientifico di alcune famiglie di rapaci) e si mutò in striga nel latino popolare ed assunse il significato di maga, incantatrice, esperta di filtri e magie. Al pari, il termine inglese witch deriva dall’anglo-sassone wicca che significa “saggia”. Per l’inglese Margaret Murray, esperta di studi sulla stregoneria, le streghe erano quelle donne che, tenacemente, malgrado il mutare dei tempi, avevano continuato ad celebrare i riti di quella religione precristiana che era estesa in tutta l’Europa occidentale, dall’antichità fino alla nascita della nuova religione che la soppiantò. Proprio perché le streghe erano ancora legate agli antichi rituali furono definite, da chi tali rituali non condivideva, “donne possedute dal diavolo”, e i loro misteriosi convegni vennero considerati manifestazioni peccaminose. La loro bellezza venne col tempo sempre più negata, fino all’odierna idea di bruttezza, e le loro arti tanto confuse e fraintese che di loro non rimase altro che l’immagine di vecchie megere che volavano a cavallo delle scope, si trasformavano in animali e passavano il tempo a mescolare strani intrugli in ribollenti calderoni. E’ questo un bagaglio di arnesi, strumenti e prerogative che ha sempre accompagnato l’immagine della strega… Esiste un’ espressione, spesso usata nella pratica, per intendere il collegamento con un oggetto che è, appunto, legame oggettuale: gli strumenti della strega sono legami oggettuali. Nessuno di essi è veramente indispensabile, ma tutti servono per sostenere e “legare” l’immaginazione e la volontà della strega: “legano” cioè quel meccanismo di cui la strega si serve per rendere effettivi e funzionanti i suoi incantesimi.

Il famiglio
Era un animale che accompagnava sempre la strega, a cui lei chiedeva consiglio, ed il loro rapporto era così stretto e indissolubile che la strega, a volte, poteva assumerne le sembianze e diventare lei stessa il famiglio. Tutte le streghe trattavano il loro famiglio con grande cura, senza mai offenderlo e contrariarlo, perché si diceva che quella creatura avesse poteri soprannaturali e che, senza il suo aiuto, la strega sarebbe diventata un comune essere umano.
La tradizione popolare vedeva i famigli come folletti a cui venivano di sovente attribuiti poteri diabolici. Molte sono anche le leggende che raccontano di come le streghe sapessero assumere, a loro piacimento, aspetto animale. Le streghe, anche quando non erano viste direttamente in veste di animali, erano comunque considerate loro custodi, così come erano custodi di boschi, sorgenti, montagne e grotte considerate sacre, che proteggevano dall’invadenza umana, non risparmiando a tale scopo nessun mezzo.
E’ probabíle che l’aspetto tremendo per cui sono ricordate in alcune leggende venisse assunto proprio per difendere ciò che per esse era sacro. In altri casi sembra invece che i famigli fossero entità burlone che si divertivano a spaventare gli uomini, sostituendosi alle stesse streghe. Nei racconti relativi alle adunanze delle streghe si parla spesso, oltre che della presenza di animali, anche della presenza di una figura maschile innanzi alla quale esse danzavano e a cui rendevano omaggio. Tale figura assumeva spesso l’aspetto di un caprone e ciò riporta alla mente quelle antichissime raffigurazioni rupestri dove una figura maschile con le corna è circondata da donne che sembrano danzare.

La scopa
Il compito della scopa e’ quello di “pulire” dalle energie negative lo spazio sacro dove ci si appresta ad operare e potrebbe ricollegarsi al significato di questo oggetto nei tempi antichi. Simbolicamente, infatti, la scopa era segno e simbolo di potenza sacra, tanto che negli antichi templi spazzare il pavimento aveva il significato di pulire il suolo dagli elementi esterni intervenuti a sporcarlo e poteva essere fatto solo da mani pure. Nel caso delle streghe poi, essendo usata per volare altrove, poteva rappresentare anche il mezzo di collegamento tra i due mondi, quello profano e quello e sacro. Anche nelle leggende alla scopa, al bastone e alla bacchetta, che parrebbe la stessa delle fate, erano attribuiti poteri enormi. In Valcamonica, ad esempio, si racconta che le streghe conoscessero un incantesimo che trasformava le loro scope in cavalli e che sopra quelli raggiungessero la cima del Tonale ove tenevano i loro conciliaboli.
La scopa (o bune wand, come veniva chiamata dalle streghe scozzesi) era utilizzata soprattutto per voli notturni. Nei primi resoconti relativi alla stregoneria, si trattava di una bacchetta biforcuta, oppure di un bastone di legno.
Alla fine del XVI secolo, il cacciatore di streghe Henri Boguet, annotava: Françoise Secretain ammise che, per recarsi al sabba, poneva un bastone bianco tra le gambe e poi pronunciava certe parole ed era trasportata in aria fino al luogo del convegno. La strega scozzese Issobel Gowdie giunse perfino a rivelare la sua formula per far volare una scopa, una stecca o una paglia: Cavallo e cappello, cavallo và, cavallo a sfera, Ha! Ha! Ha!. ( :D ) Una strega confessa della Savoia disse ai suoi inquisitori che ordinava semplicemente alla sua scopa: Và! in nome del diavolo và!

Il calderone
Nelle antiche raffigurazioni, le streghe sono rappresentate accanto ad un misterioso calderone nel quale girano e rigirano un grosso mestolo e dove il fuoco arde dentro anziché fuori. Nel calderone preparavano filtri e pozioni magiche i cui terribili ingredienti venivano spesso elencati con dovizia. Anne Marie de Georgel, una strega che viveva a Tolosa nel XIV secolo, ammise di aver preparato uno stufato a base di erbe velenose, pezzi di cadaveri umani e di animali, assieme a lembi di indumenti strappati ad un impiccato.
Il calderone, in ferro, aveva un’apertura piu’ stretta rispetto alla circonferenza del corpo e nella tradizione celtica era legato alla Dea Cerridwen, che utilizzava erbe magiche per preparare il suo Calderone dell’ispirazione: il suo intruglio doveva bollire a fuoco lento per un anno e un giorno e, alla fine, produceva le tre Gocce di Saggezza.
Le tre gambe su cui poggiava il calderone simboleggiavano la triplice divinità della luna e tre dei quattro elementi della vita: l’acqua, che colmava il calderone, il fuoco, che lo faceva
ribollire e le erbe che provenivano dalla madre terra.

L’ athame
Nessun “arsenale” di fattucchiera poteva dirsi completo se non era fornito di uno speciale coltello, l’Athame, che però non veniva usato per scopi terreni.
Questo pugnale, presentava un’impugnatura nera con simboli magici impressi lungo la lama, era consegnato ad una nuova strega la notte della sua iniziazione e veniva usato per scopi mistici, come tracciare il cerchio magico, mescolare il sale e l’acqua sacri all’ Esbat (incontro mensile di una congrega di streghe).

Il Libro delle ombre
Ogni strega (se sapeva scrivere…) teneva un libro dove prendeva nota delle ricette per le pozioni e delle formule corrette degli incantesimi. Il libro delle ombre era l’equivalente di un diario di bordo. Questi libri venivano tenuti nascosti (a causa dell’inquisizione) e, alla morte della strega, i suoi compagni avevano l’ordine di prendere da esso quel che volevano e poi bruciare l’originale.
Tuttavia, dai resoconti e dai libri che rimangono, sembra che esistessero alcuni sistemi collaudati che venivano usati dalle streghe per raggiungere i propri fini magici.

La sfera di cristallo o speculum
Talvolta lo speculum consisteva in una palla di cristallo, talvolta in uno specchio magico. La fattucchiera usava la sfera magica per praticare la cistalloscopia o presagire avvenimenti: scrutando nelle profondità riflettenti riusciva a vedere oltre i confini del tempo e dello spazio.
Nelle città costiere, si sapeva che le streghe utilizzavano i globi di vetro usati dai pescatori per tenere a galla le reti. La famosa strega irlandese, Biddy Early, aveva una bottiglia di vetro azzurro che prediligeva. Ogni genere di speculum doveva essere consacrato prima di venir utilizzato, e quest’ obiettivo si raggiungeva esponendolo alla luce lunare.

Il pentacolo
E’ il simbolo che rappresenta la Terra, l'Aria, il Fuoco, l'Acqua, circondati dall'amore infinito (il cerchio) dello Spirito.. E’ una stella a cinque punte, con una rivolta verso l’alto, racchiusa in un cerchio: la stella simboleggia anche l’uomo (l’uomo vitruviano di Leonardo, può essere racchiuso perfettamente nel pentacolo), come anche il microcosmo e il macrocosmo. Forse.
Molte streghe lo utilizzavano come talismano, portandolo addosso sotto forma di ciondolo o monile, altre lo indossavano come segno distintivo del loro credo. Molti testi parlano di un talismano di pergamenta, legno, pietra o metallo con su tracciati simboli magici racchiusi in un pentacolo come protezione ed in generale lo si adoperava sull’altare o lo si tracciava sia per proteggere, sia per evocare le forze cui ci si rivolgevano per bandirle a fine rituale.
Il suo valore è quinario e il 5 è il numero che rappresenta l’uomo, il microcosmo. Opportunamente costruito è il pentacolo della protezione e della felicità. Dopo tutto è comprensibile: è un segno composto da una stella e da un cerchio, figura perfetta, simbolo di chiusura come di infinito.
In effetti, il cerchio è il simbolo più importante della stregoneria e rappresenta l’integrità della strega, la sua inviolabilità , il suo potere, ma anche la sua segretezza, la sua congrega e il conforto che ne riceve.

Ah, quasi dimenticavo: tutti questi oggetti andavano accuratamente conservati lontano dalla luce del Sole.



http://www.silviadue.net/vari/strega_strumenti.jpg

Silvia
06-09-02, 21:59
La strega e i suoi legami oggettuali

Il termine strega deriva dal latino strix (nome scientifico di alcune famiglie di rapaci) e si mutò in striga nel latino popolare ed assunse il significato di maga, incantatrice, esperta di filtri e magie. Al pari, il termine inglese witch deriva dall’anglo-sassone wicca che significa “saggia”. Per l’inglese Margaret Murray, esperta di studi sulla stregoneria, le streghe erano quelle donne che, tenacemente, malgrado il mutare dei tempi, avevano continuato ad celebrare i riti di quella religione precristiana che era estesa in tutta l’Europa occidentale, dall’antichità fino alla nascita della nuova religione che la soppiantò. Proprio perché le streghe erano ancora legate agli antichi rituali furono definite, da chi tali rituali non condivideva, “donne possedute dal diavolo”, e i loro misteriosi convegni vennero considerati manifestazioni peccaminose. La loro bellezza venne col tempo sempre più negata, fino all’odierna idea di bruttezza, e le loro arti tanto confuse e fraintese che di loro non rimase altro che l’immagine di vecchie megere che volavano a cavallo delle scope, si trasformavano in animali e passavano il tempo a mescolare strani intrugli in ribollenti calderoni. E’ questo un bagaglio di arnesi, strumenti e prerogative che ha sempre accompagnato l’immagine della strega… Esiste un’ espressione, spesso usata nella pratica, per intendere il collegamento con un oggetto che è, appunto, legame oggettuale: gli strumenti della strega sono legami oggettuali. Nessuno di essi è veramente indispensabile, ma tutti servono per sostenere e “legare” l’immaginazione e la volontà della strega: “legano” cioè quel meccanismo di cui la strega si serve per rendere effettivi e funzionanti i suoi incantesimi.

Il famiglio
Era un animale che accompagnava sempre la strega, a cui lei chiedeva consiglio, ed il loro rapporto era così stretto e indissolubile che la strega, a volte, poteva assumerne le sembianze e diventare lei stessa il famiglio. Tutte le streghe trattavano il loro famiglio con grande cura, senza mai offenderlo e contrariarlo, perché si diceva che quella creatura avesse poteri soprannaturali e che, senza il suo aiuto, la strega sarebbe diventata un comune essere umano.
La tradizione popolare vedeva i famigli come folletti a cui venivano di sovente attribuiti poteri diabolici. Molte sono anche le leggende che raccontano di come le streghe sapessero assumere, a loro piacimento, aspetto animale. Le streghe, anche quando non erano viste direttamente in veste di animali, erano comunque considerate loro custodi, così come erano custodi di boschi, sorgenti, montagne e grotte considerate sacre, che proteggevano dall’invadenza umana, non risparmiando a tale scopo nessun mezzo.
E’ probabíle che l’aspetto tremendo per cui sono ricordate in alcune leggende venisse assunto proprio per difendere ciò che per esse era sacro. In altri casi sembra invece che i famigli fossero entità burlone che si divertivano a spaventare gli uomini, sostituendosi alle stesse streghe. Nei racconti relativi alle adunanze delle streghe si parla spesso, oltre che della presenza di animali, anche della presenza di una figura maschile innanzi alla quale esse danzavano e a cui rendevano omaggio. Tale figura assumeva spesso l’aspetto di un caprone e ciò riporta alla mente quelle antichissime raffigurazioni rupestri dove una figura maschile con le corna è circondata da donne che sembrano danzare.

La scopa
Il compito della scopa e’ quello di “pulire” dalle energie negative lo spazio sacro dove ci si appresta ad operare e potrebbe ricollegarsi al significato di questo oggetto nei tempi antichi. Simbolicamente, infatti, la scopa era segno e simbolo di potenza sacra, tanto che negli antichi templi spazzare il pavimento aveva il significato di pulire il suolo dagli elementi esterni intervenuti a sporcarlo e poteva essere fatto solo da mani pure. Nel caso delle streghe poi, essendo usata per volare altrove, poteva rappresentare anche il mezzo di collegamento tra i due mondi, quello profano e quello e sacro. Anche nelle leggende alla scopa, al bastone e alla bacchetta, che parrebbe la stessa delle fate, erano attribuiti poteri enormi. In Valcamonica, ad esempio, si racconta che le streghe conoscessero un incantesimo che trasformava le loro scope in cavalli e che sopra quelli raggiungessero la cima del Tonale ove tenevano i loro conciliaboli.
La scopa (o bune wand, come veniva chiamata dalle streghe scozzesi) era utilizzata soprattutto per voli notturni. Nei primi resoconti relativi alla stregoneria, si trattava di una bacchetta biforcuta, oppure di un bastone di legno.
Alla fine del XVI secolo, il cacciatore di streghe Henri Boguet, annotava: Françoise Secretain ammise che, per recarsi al sabba, poneva un bastone bianco tra le gambe e poi pronunciava certe parole ed era trasportata in aria fino al luogo del convegno. La strega scozzese Issobel Gowdie giunse perfino a rivelare la sua formula per far volare una scopa, una stecca o una paglia: Cavallo e cappello, cavallo và, cavallo a sfera, Ha! Ha! Ha!. ( :D ) Una strega confessa della Savoia disse ai suoi inquisitori che ordinava semplicemente alla sua scopa: Và! in nome del diavolo và!

Il calderone
Nelle antiche raffigurazioni, le streghe sono rappresentate accanto ad un misterioso calderone nel quale girano e rigirano un grosso mestolo e dove il fuoco arde dentro anziché fuori. Nel calderone preparavano filtri e pozioni magiche i cui terribili ingredienti venivano spesso elencati con dovizia. Anne Marie de Georgel, una strega che viveva a Tolosa nel XIV secolo, ammise di aver preparato uno stufato a base di erbe velenose, pezzi di cadaveri umani e di animali, assieme a lembi di indumenti strappati ad un impiccato.
Il calderone, in ferro, aveva un’apertura piu’ stretta rispetto alla circonferenza del corpo e nella tradizione celtica era legato alla Dea Cerridwen, che utilizzava erbe magiche per preparare il suo Calderone dell’ispirazione: il suo intruglio doveva bollire a fuoco lento per un anno e un giorno e, alla fine, produceva le tre Gocce di Saggezza.
Le tre gambe su cui poggiava il calderone simboleggiavano la triplice divinità della luna e tre dei quattro elementi della vita: l’acqua, che colmava il calderone, il fuoco, che lo faceva
ribollire e le erbe che provenivano dalla madre terra.

L’ athame
Nessun “arsenale” di fattucchiera poteva dirsi completo se non era fornito di uno speciale coltello, l’Athame, che però non veniva usato per scopi terreni.
Questo pugnale, presentava un’impugnatura nera con simboli magici impressi lungo la lama, era consegnato ad una nuova strega la notte della sua iniziazione e veniva usato per scopi mistici, come tracciare il cerchio magico, mescolare il sale e l’acqua sacri all’ Esbat (incontro mensile di una congrega di streghe).

Il Libro delle ombre
Ogni strega (se sapeva scrivere…) teneva un libro dove prendeva nota delle ricette per le pozioni e delle formule corrette degli incantesimi. Il libro delle ombre era l’equivalente di un diario di bordo. Questi libri venivano tenuti nascosti (a causa dell’inquisizione) e, alla morte della strega, i suoi compagni avevano l’ordine di prendere da esso quel che volevano e poi bruciare l’originale.
Tuttavia, dai resoconti e dai libri che rimangono, sembra che esistessero alcuni sistemi collaudati che venivano usati dalle streghe per raggiungere i propri fini magici.

La sfera di cristallo o speculum
Talvolta lo speculum consisteva in una palla di cristallo, talvolta in uno specchio magico. La fattucchiera usava la sfera magica per praticare la cistalloscopia o presagire avvenimenti: scrutando nelle profondità riflettenti riusciva a vedere oltre i confini del tempo e dello spazio.
Nelle città costiere, si sapeva che le streghe utilizzavano i globi di vetro usati dai pescatori per tenere a galla le reti. La famosa strega irlandese, Biddy Early, aveva una bottiglia di vetro azzurro che prediligeva. Ogni genere di speculum doveva essere consacrato prima di venir utilizzato, e quest’ obiettivo si raggiungeva esponendolo alla luce lunare.

Il pentacolo
E’ il simbolo che rappresenta la Terra, l'Aria, il Fuoco, l'Acqua, circondati dall'amore infinito (il cerchio) dello Spirito.. E’ una stella a cinque punte, con una rivolta verso l’alto, racchiusa in un cerchio: la stella simboleggia anche l’uomo (l’uomo vitruviano di Leonardo, può essere racchiuso perfettamente nel pentacolo), come anche il microcosmo e il macrocosmo. Forse.
Molte streghe lo utilizzavano come talismano, portandolo addosso sotto forma di ciondolo o monile, altre lo indossavano come segno distintivo del loro credo. Molti testi parlano di un talismano di pergamenta, legno, pietra o metallo con su tracciati simboli magici racchiusi in un pentacolo come protezione ed in generale lo si adoperava sull’altare o lo si tracciava sia per proteggere, sia per evocare le forze cui ci si rivolgevano per bandirle a fine rituale.
Il suo valore è quinario e il 5 è il numero che rappresenta l’uomo, il microcosmo. Opportunamente costruito è il pentacolo della protezione e della felicità. Dopo tutto è comprensibile: è un segno composto da una stella e da un cerchio, figura perfetta, simbolo di chiusura come di infinito.
In effetti, il cerchio è il simbolo più importante della stregoneria e rappresenta l’integrità della strega, la sua inviolabilità , il suo potere, ma anche la sua segretezza, la sua congrega e il conforto che ne riceve.

Ah, quasi dimenticavo: tutti questi oggetti andavano accuratamente conservati lontano dalla luce del Sole.



http://www.silviadue.net/vari/strega_strumenti.jpg

cristiano72
13-09-02, 22:29
Originally posted by Silvia
La strega e i suoi legami oggettuali

Ah, quasi dimenticavo: tutti questi oggetti andavano accuratamente conservati lontano dalla luce del Sole.

:)

Ottimo lavoro Silvia..solo una cosa, perchè parli al passato?
Le Streghe usano ancora athame, libro delle ombre,e pentacolo...

Silvia
14-09-02, 00:30
Originally posted by cristiano72


Ottimo lavoro Silvia..solo una cosa, perchè parli al passato?


Mah, forse perché le streghe di una volta non esistono più: vecchie megere con il cappello a cono dedite alla preparazione di strani intrugli, oppure ragazze affascinanti e seminude con i lunghi capelli neri… Esseri demoniaci, oppure superstiti di un’antica religione…Travisate, incomprese, maltrattate e infine completamente distrutte. Per loro, vittime della superstizione, il rogo, per le streghe di oggi, a metà strada tra il folklore e l’affarismo, spesso il successo massmediologico. Come si fa a chiamarle "streghe"?

:)

antimes(88)
14-09-02, 12:24
Originally posted by Silvia


Mah, forse perché le streghe di una volta non esistono più: vecchie megere con il cappello a cono dedite alla preparazione di strani intrugli, oppure ragazze affascinanti e seminude con i lunghi capelli neri… Esseri demoniaci, oppure superstiti di un’antica religione…Travisate, incomprese, maltrattate e infine completamente distrutte. Per loro, vittime della superstizione, il rogo, per le streghe di oggi, a metà strada tra il folklore e l’affarismo, spesso il successo massmediologico. Come si fa a chiamarle "streghe"?

:)

ci sono ancora le streghe oggi, ma sono lontane anni luce dalle maghe televisive dai risvolti pornografici...e poi la strega vera e propria non era un adoratrice del diavolo, ma spesso una rappresentante del vecchio paganesimo, impotente davanti alle spire dell'Inquisizione... ( mi scusi, signor Torquemada:D :D )
Ciao.

cristiano72
14-09-02, 12:49
Originally posted by antimes(88)


ci sono ancora le streghe oggi, ma sono lontane anni luce dalle maghe televisive dai risvolti pornografici...e poi la strega vera e propria non era un adoratrice del diavolo, ma spesso una rappresentante del vecchio paganesimo, impotente davanti alle spire dell'Inquisizione... ( mi scusi, signor Torquemada:D :D )
Ciao.

Concordo pienamente, va anche considerato che per quanto riguarda il nostro paese, soprattutto nelle campagne alcuni riti e tradizioni pagane, in alcuni casi addirittura preesistenti alla nascita del Pantheon latino (ad esempio preesistente era il culto di Diana, Dea della caccia e della fertilità, ma anche dei misteri notturni, e quindi delle pratiche "stregonesche")sono sopravvissuti alla nascita del cristianesimo e in molti casi arrivati fino ad oggi.
Laddove ha potuto, la Chiesa ha incorporato tali consuetudini o riti in feste cristiane, o ha creato ricorrenze ad hoc per incorporarle(sarebbe banale perchè ormai lo sanno tutti parlare della festività del Natale, ma pensiamo ad esempio alle Feste di chiara origine pagana coincidenti con il periodo di Belthane, chi di voi conosce il Cantamaggio?ma di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe scorrendo i calendari delle feste contadine di questa penisola ).
In alcuni casi, tali riti rappresentavano una rottura troppo forte coi principi del cristianesimo per essere tollerati,pensate ad esempio a un rito in onore di Diana compiuto di notte, spesso in luna piena, magari nudi(e in questo caso la nudità nulla ha a che fare con la pornografia, la libertà del corpo simboleggia evidentemente quella dello spirito), o a particolari cure compiute seguendo ritualità che si tramandavano da millenni,in questi casi la Chiesa decise di procedere alla repressione per tentare di spezzare i meccanismi di trasmissione orale di quel sapere.
Perchè si possono distruggere i simboli pagani, ma è molto più difficile cancellare racconti e riti che si tramandano da millenni di padre in figlio, e quelli legati al culto di Diana, o magari di Pan, erano sicuramente visti come i più destabilizzanti per i principi che la chiesa aveva imposto.
Ora, noi sappiamo che molte di queste tradizioni orali sono sopravvissute fino ad oggi, ma questo, come dice giustamente antimes, non ha davvero nulla a che fare con i teatrini massmediatici.
Il discorso sarebbe comunque molto lungo, magari ci sarà occasione di ritornarci su :)

antimes(88)
14-09-02, 12:55
Originally posted by cristiano72


Concordo pienamente, va anche considerato che per quanto riguarda il nostro paese, soprattutto nelle campagne alcuni riti e tradizioni pagane, in alcuni casi addirittura preesistenti alla nascita del Pantheon latino (ad esempio preesistente era il culto di Diana, Dea della caccia e della fertilità, ma anche dei misteri notturni, e quindi delle pratiche "stregonesche")sono sopravvissuti alla nascita del cristianesimo e in molti casi arrivati fino ad oggi.
Laddove ha potuto, la Chiesa ha incorporato tali consuetudini o riti in feste cristiane, o ha creato ricorrenze ad hoc per incorporarle(sarebbe banale perchè ormai lo sanno tutti parlare della festività del Natale, ma pensiamo ad esempio alle Feste di chiara origine pagana coincidenti con il periodo di Belthane, chi di voi conosce il Cantamaggio?ma di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe scorrendo i calendari delle feste contadine di questa penisola ).
In alcuni casi, tali riti rappresentavano una rottura troppo forte coi principi del cristianesimo per essere tollerati,pensate ad esempio a un rito in onore di Diana compiuto di notte, spesso in luna piena, magari nudi(e in questo caso la nudità nulla ha a che fare con la pornografia, la libertà del corpo simboleggia evidentemente quella dello spirito), o a particolari cure compiute seguendo ritualità che si tramandavano da millenni,in questi casi la Chiesa decise di procedere alla repressione per tentare di spezzare i meccanismi di trasmissione orale di quel sapere.
Perchè si possono distruggere i simboli pagani, ma è molto più difficile cancellare racconti e riti che si tramandano da millenni di padre in figlio, e quelli legati al culto di Diana, o magari di Pan, erano sicuramente visti come i più destabilizzanti per i principi che la chiesa aveva imposto.
Ora, noi sappiamo che molte di queste tradizioni orali sono sopravvissute fino ad oggi, ma questo, come dice giustamente antimes, non ha davvero nulla a che fare con i teatrini massmediatici.
Il discorso sarebbe comunque molto lungo, magari ci sarà occasione di ritornarci su :)


Certo xkè la Chiesa sapeva benissimo che sarebbe stata dura estirpare le tradizioni religiose pre-cristiane...quindi ha adagiato le sue nuove festività su quelle antiche come ad esempio

-Samain è diventata ognissanti (o volgarmente Halloween)
-Beltane è diventata la notte di Valpurga ( chiaramente demoniaca)
-Yul è diventato Natale ( abbinando il simbolismo del Sole Invitto a quello della nascita di Gesù bambino)
-Ostara è diventata Easter o Pasqua
e così via...

quindi le vecchie figure pagane di dei e dee assumono aspetti demoniaci.. esempio Set-an, la stella del Sud egizia, divenuta Satana, il nemico.

Ciao.

Silvia
14-09-02, 14:30
Originally posted by antimes(88)


ci sono ancora le streghe oggi, ma sono lontane anni luce dalle maghe televisive dai risvolti pornografici...e poi la strega vera e propria non era un adoratrice del diavolo, ma spesso una rappresentante del vecchio paganesimo, impotente davanti alle spire dell'Inquisizione... ( mi scusi, signor Torquemada:D :D )
Ciao.

Sì, forse esistono ancora le streghe… donne (ma anche uomini)che si rifanno all’antico paganesimo e che hanno scelto di scoprire il proprio legame con la Natura… Probabilmente una reazione al dissacrante materialismo del mondo di oggi e al fatto che la religione dominante sembra incapace di offrire qualcosa che vada al di là del dogma o della semplice liturgia…
Ma (lasciando perdere le maghe televisive) è innegabile che la “Wicca” sia diventata soprattutto un fatto di moda: i libri su questo argomento si sono moltiplicati, la rete è strapiena di siti che insegnano a diventare “streghe"... Eppure la “stregoneria” dovrebbe essere soprattutto un fatto esistenziale e non credo che basti leggere qualche testo o compiere particolari operazioni occulte per ricreare la realtà della magia…
Non lo so, perché sono molto ignorante in materia, ma forse, al giorno d’oggi, la magia serve quasi esclusivamente per divagare, oppure come mezzo per ricercare esperienze intense e magari anche un po’ torbide, il significato delle quali è comunque quello di supplire ad un inesistente senso del profondo.
Ciao.

:)


(Quanto al Signor Tomás de Torquemada, si attribuiscono a lui almeno diecimila vittime l'anno per un quindicennio... Corre voce che, nell'anno 1486, fece ardere 6.687 streghe solo nella città di Toledo... Davvero un gran simpaticone... :D ).

antimes(88)
14-09-02, 15:10
Originally posted by Silvia


Sì, forse esistono ancora le streghe… donne (ma anche uomini…) che si rifanno all’antico paganesimo e che hanno scelto di scoprire il proprio legame con la Natura… Probabilmente una reazione al dissacrante materialismo del mondo di oggi e al fatto che la religione dominante sembra incapace di offrire qualcosa che vada al di là del dogma o della semplice liturgia…
Ma (lasciando perdere le maghe televisive) è innegabile che la “Wicca” sia diventata soprattutto un fatto di moda: i libri su questo argomento si sono moltiplicati, la rete è strapiena di siti che "insegnano" a diventare “streghe"... Eppure la “stregoneria” dovrebbe essere soprattutto un fatto esistenziale e non credo che basti leggere qualche testo o compiere particolari operazioni occulte per ricreare la realtà della magia…
Non lo so, perché sono molto ignorante in materia, ma forse, al giorno d’oggi, la magia serve quasi esclusivamente per divagare, oppure come mezzo per ricercare esperienze intense e magari anche un po’ torbide, il significato delle quali è comunque quello di supplire ad un inesistente senso del profondo.
Ciao.

:)


(Quanto al Signor Tomás de Torquemada, si attribuiscono a lui almeno diecimila vittime l'anno per un quindicennio... Corre voce che, nell'anno 1486, fece ardere 6.687 streghe solo nella città di Toledo... Davvero un gran simpaticone... :D ).

Beh, Silvia se tutti fossero ignoranti come te in materia, saremmo veramente a posto!! Comunque, sì, la Wicca è diventata un fenomeno di massa, più che altro legato a riesumazioni imperfette di riti passati ed oggettistica di scarsa qualità...
come per ogni era, però, ad ogni manifestazione essoterica se ne associa una più cruda e reale, che fa sì che ancora oggi ci siano dei personaggi e dei movimenti di tutto rispetto.
Ciao.

Silvia
14-09-02, 16:07
Originally posted by cristiano72


Concordo pienamente, va anche considerato che per quanto riguarda il nostro paese, soprattutto nelle campagne alcuni riti e tradizioni pagane, in alcuni casi addirittura preesistenti alla nascita del Pantheon latino (ad esempio preesistente era il culto di Diana, Dea della caccia e della fertilità, ma anche dei misteri notturni, e quindi delle pratiche "stregonesche")sono sopravvissuti alla nascita del cristianesimo e in molti casi arrivati fino ad oggi.
Laddove ha potuto, la Chiesa ha incorporato tali consuetudini o riti in feste cristiane, o ha creato ricorrenze ad hoc per incorporarle(sarebbe banale perchè ormai lo sanno tutti parlare della festività del Natale, ma pensiamo ad esempio alle Feste di chiara origine pagana coincidenti con il periodo di Belthane, chi di voi conosce il Cantamaggio?ma di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe scorrendo i calendari delle feste contadine di questa penisola ).
In alcuni casi, tali riti rappresentavano una rottura troppo forte coi principi del cristianesimo per essere tollerati,pensate ad esempio a un rito in onore di Diana compiuto di notte, spesso in luna piena, magari nudi(e in questo caso la nudità nulla ha a che fare con la pornografia, la libertà del corpo simboleggia evidentemente quella dello spirito), o a particolari cure compiute seguendo ritualità che si tramandavano da millenni,in questi casi la Chiesa decise di procedere alla repressione per tentare di spezzare i meccanismi di trasmissione orale di quel sapere.
Perchè si possono distruggere i simboli pagani, ma è molto più difficile cancellare racconti e riti che si tramandano da millenni di padre in figlio, e quelli legati al culto di Diana, o magari di Pan, erano sicuramente visti come i più destabilizzanti per i principi che la chiesa aveva imposto.


Certo… Il potere clericale ha “sapientemente” saputo reprimere, o quantomeno emarginare, i culti pre-cristiani, criminalizzandoli. Da qui, non solo le nefandezze inquisitorie, ma anche le caratteristiche demoniache attribuite ai culti pagani e, di conseguenza, alla stregoneria.

Dal sito: http://web.tiscali.it/crepuscolo/index2.htm

La stregoneria, al contrario di quello che si pensa, non ha nulla a che vedere con l'adorazione di Satana, con la magia nera o cose simili, essa rappresenta tutto quello che rimane degli antichi culti pagani. Quando comincio' l'avanzata del cristianesimo, gli antichi dei pagani, quelli della mitologia classica, nordica o celtica, cominciarono la loro "ritirata" nelle campagne e nei boschi dove tradizioni e credenze erano forse piu' semplici, ma molto piu' antiche e difficili da sdradicare. L'indottrinamento delle aree rurali fu infatti il piu' arduo per la cristianità tanto che essa dovette adottare sempre piu' spesso l'espediente di sostituire agli dei il culto dei santi spesso con le stesse "modalità" cerimoniali, trasformando gli dei in un esercito demoniaco e la personificazione delle forze della natura come il dio Pan nel demonio stesso.
Ma questa operazione non riusci' completamente. Neppure la Santa Inquisizione, nata come strumento di potere per sradicare le eresie e per eliminare chiunque potesse mettere in pericolo il potere spirirituale e temporale della chiesa, e che in un secondo tempo si rivolse proprio contro quanto era rimasto dei vecchi culti e delle antiche tradizioni, riusci' nell'intento. Essa compi' una vera e propria carneficina trovando le sue vittime ovunque anche quando non c'era piu' nulla da trovare, migliaia di innocenti furono arsi sui roghi che infiammarono tutta l'Europa. Centinaia di confessioni spesso confuse e mille volte ritrattate sull'adorazione del demonio (piu' volte tuttavia compaiono i nomi di dei pagani come Diana) furono estorte con le torture piu' atroci.
Agli inizi del nostro secolo due antropologi come Leland e la Murrey scoprirono alcuni resti di queste antiche tradizioni e sostennero la tesi, mai confutata, che la caccia alle streghe non fu solo un fenomeno di fobia di massa, ma che alla base del fenomeno esistesse veramente una forma di culto, di religione e tradizione. Charles Leland fu addirittura iniziato ad uno di questi culti da una strega italiana che gli consegnò in seguito un vecchio testo "Aradia: il vangelo delle streghe" , proprio attraverso questo scritto egli riscopri' una parte di queste credenze che sembravano perdute, mentre Margaret Murrey sostenne che a livello antropologico i riti della stregoneria erano le vestigia della religione pagana e che streghe e stregoni ne erano sacerdoti e sacerdotesse. Una religione universale che Gerald Gardner, il principale fautore del revival della stregoneria, individuo' come "ancienne religion", l'antica religione.

Silvia
19-09-02, 20:52
Ancora sulle Streghe di Salem...

La vicenda delle Streghe di Salem è stata a lungo considerata un esempio eclatante di isteria collettiva. La comunità puritana di quei tempi conduceva una vita molto rigida, dove le emozioni e i piaceri del corpo erano continuamente repressi ma, anche se certe frustrazioni possono creare ansia ed eccitazione, non arrivano a produrre disturbi nervosi che possono portare fino alla morte. L'ipotesi più plausibile è che le presunte vittime della stregoneria mostrassero invece i sintomi di una malattia, oppure che fossero state colpite da un'intossicazione in grado di alterare le loro normali funzioni nervose.

Una delle possibili cause fu indicata nella corea di Huntington, una patologia ereditaria del sistema nervoso (diagnosticata solo nel 1892) che, tra i puritani sbarcati sulle coste della Nuova Inghilterra intorno al 1600, affliggeva diverse famiglie. Questo morbo causa movimenti scomposti del corpo, tremori e scuotimenti, specialmente agli arti e al volto, che può assumere espressioni grottesche: tutti sintomi che avrebbero potuto essere scambiati per una possessione demoniaca. Il principale punto debole di questa ipotesi è però l'età delle vittime: questa malattia infatti si manifesta in età adulta, mentre a Salem le vittime erano poco più che bambine.

Secondo Mary K. Matossian, storica dell'Università del Maryland, a causare certe "stranezze" comportamentali sarebbe stata l'ergot (claviceps purpurea), un fungo microscopico della segale cornuta, che agisce come un vero e proprio veleno. I prodotti derivati dalla segale erano, in effetti, tra i principali alimenti degli abitanti di Salem.
L’ergotismo colpisce il sistema nervoso centrale e provoca insonnia, insensibilità della pelle, delirio, stati di rapimento e allucinazioni: l'ergina, infatti, una sostanza contenuta nel fungo, è strettamente apparentata con l'acido lisergico e produce effetti simili (una curiosità: pare che Hyeronymus Bosch riportasse nei suoi famosi dipinti proprio le allucinazioni indotte dall’uso di ergot…). Nei casi più gravi, l’ergot provoca dispnea, con possibile esito letale per asfissia.
Ma non sempre ci si accorgeva della malattia, perché questo insieme di stati estatici e di possessione più o meno collettivi, di visioni ad occhi aperti e di intensi stati emotivi improvvisi e variabili, provocati di fatto dall’ingestione di ergot a preponderanza di alcaloidi psicoattivi, si mescolava e si confondeva con quel mondo visionario e superstizioso caratteristico del Medioevo europeo e veniva magicamente interpretato, a volte persino dalle stesse vittime dell’intossicazione.

:)

G. Oberdan
20-09-02, 00:16
1)esistono ancora oggi comunità che credono nella eligione pagana? Ma proprio a quella ufficiale romana intendo. Esistono?
(e che non siano sette semi sataniche o altro di folle chiaramente)

Infatti sappiamo oramai per certo che non è vero che i cristiani con Teodosio fossero maggioranza nell'Impero ma che erano invece al potere. E sappiamo che il Senato Romano continuò a riunirsi fino almeno al 580 d.c. nonostante la fine dell'Impero. Sappiamo pure che l'aristocrazia romana era ostentatamente pagana contro gli Imperatori e Costantinopoli Cristiana. Fini a quando effettivamente furono continua.

2)Avevo aperto tra l'altro un tread proprio su Roma in cui discutevo con altri amici come un nuovo paganesimo, di stampo misterico, resistette di più di quello ufficiale ai cristiani: erano i culti misterici di Iside, Mitra e Serapide. Addirittura furono lì per vincere la sfida con i cristiani. Questi che fine hanno fatto? Nel senso, in Oriente o in egitto non ve ne è più traccia? A tal proposito avevo letto che in Egitto c'erano sette che seguivano ancora la vecchia religione faraonica. Ma non sette venute su ora pr moda, ma sette che avevano sempre resistito.

Grazie a chiunque sapra appagare la mia sete di notizie

cristiano72
20-09-02, 00:38
Esistono comunità neopagane , questo si.
Proprio dopodomani a Villa Pamphili a Roma si terrà il secondo Pagan Pride Day italiano, c'è anche un sito dedicato all'avvenimento, paganpride.it
Comunità che si richiamino al paganesimo ufficiale romano..non mi risulta..ma anche se ci fossero sarebbero comunque rielaborazioni...tutto scorre.
Sulla seconda domanda mi trovi poco preparato, so che il culto di Iside era sicuramente molto forte anche in alcune zone di Europa e in molti casi si è probabilmente tramutato in quello della Madonna Nera.
Ma su questo secondo argomento credo che gli gnostici di questo Forum potrebbero essere molto più ferrati di me, sul neopaganesimo invece se vuoi chiedi pure :-)

Silvia
13-10-02, 17:18
MALLEUS MALEFICARUM

Pietra miliare della caccia alle streghe, summa interpretativa di tutta la letteratura demonologia del XV° secolo, il Malleus maleficarum, opera dei due inquisitori domenicani Heinrich Kramer e Jacob Sprenger, ebbe una larghissima diffusione in Europa e venne strutturato in modo tale da poter offrire a qualsiasi inquisitore argomentazioni, materiale e procedure atte a debellare la “grande eresia” delle streghe. Venne pubblicato per la prima volta nel 1486, due anni dopo che Papa Innocenzo VIII ne aveva concepito la prefazione con la Bolla Summis desiderantes affectibus, offrendo agli Inquisitori il giustificativo giuridico ancora mancante e, in generale, un avallo teologico alle superstizioni più grottesche. La diffusione dell'opera (si parla di trentacinquemila copie vendute) e la messa in pratica delle sue indicazioni svilupperanno il fenomeno della caccia alle streghe, che assumerà un andamento esponenziale e toccherà il suo culmine fra il 1580 e il 1680.

Il libro era diviso in tre parti, secondo i dettami della Scolastica. Nelle prime due si sosteneva la necessità primaria di credere all'esistenza della stregoneria, fattore di grande pericolo per la società. Erano quindi elencate tutte le possibili malefatte delle streghe: patti col diavolo, partecipazione al Sabba, pratiche abortive, rapporti sessuali coi demoni, distruzione dei raccolti mediante tempeste e grandine, nascita di bambini mostruosi e simili amenità. Chi non credeva a questo, chi pensava a semplici superstizioni popolari, o guardava con occhio indulgente tutta la faccenda, era sicuramente un eretico e uno stregone.
L'ultima parte del Malleus Maleficarum era dedicata alle procedure con cui andavano perseguiti i sospetti, partendo dal presupposto che gli stregoni erano sempre e comunque degli eretici e che alla sola Inquisizione spettava il giudizio.

In questo libro si teorizza la stregoneria come frutto dell’inferiorità intellettuale e morale della donna: la stregoneria deriva dalla lussuria della carne, che nelle donne è insaziabile. Innanzitutto le donne sono molto più crudeli degli uomini. In secondo luogo, sono per natura più impressionabili e più permeabili agli influssi degli spiriti, ragion per cui il demonio le attacca per prime. Infine hanno una lingua immonda e tutto ciò che imparano nelle arti magiche lo possono difficilmente nascondere alle amiche. In realtà, il cristianesimo vede la donna come un animale imperfetto (poiché la creazione della prima donna venne fatta per mezzo di una costola curva e ritorta), opposta all’uomo, ma anche inferiore all’uomo, in quanto cedette alle tentazioni del serpente, dimostrando poca fede e tanta dubitazione nelle parole di Dio. Secondo il Malleus Maleficarum, l’etimologia del nome lo dimostrerebbe: ”foemina” deriva da “fides” e “minus”, perché essa è capace di conservare minor fede.[…] Dunque una donna malvagia, che per natura è portata più facilmente a dubitare della fede, sarà quella che con maggiore facilità abiurerà la fede stessa: osservazione che è fondamentale per le streghe.
La donna viene così respinta ai margini della società religiosa, non le è permesso partecipare ad alcuna funzione in questo ambito e, contro questo allontanamento da Dio, si ipotizza che le donne instaurassero una mediazione col demonio.
Le presunte streghe non erano altro che donne comuni con qualche vaga nozione di erboristeria che nella comunità avevano il ruolo di guaritrici. Dai processi risulta che erano particolarmente esposte all’accusa le vedove, le donne sole e le vecchie perché ritenute sessualmente avide e quindi di facile preda per il Maligno che si presentava loro come un compagno sessuale giovane e bello; ma soprattutto levatrici e bambinaie, poiché professionalmente a contatto con i bambini in un’epoca di alta mortalità infantile.
In casi dubbi si ricorreva all’ordalia, cioè la richiesta a Dio di un segno della colpevolezza o dell’innocenza dell’accusato. Un’altra modalità per risolvere le questioni dubbie era quella del duello tra accusato e accusatore.

Dopo il Concilio del 1215, per una serie di motivi, la Chiesa proibì agli ecclesiastici di partecipare alle ordalie. I processi cominciarono allora a basarsi sul sistema inquisitorio, secondo il quale i membri di una comunità o un magistrato potevano citare in giudizio una persona sulla base di informazioni o di voci. I giudici assunsero il compito di investigare i fatti, procedendo agli interrogatori e documentandoli per iscritto. Mentre con l’ordalia si richiedeva l’intervento divino, con il metodo inquisitorio era necessaria l’acquisizione di prove decisive. Tali prove erano la testimonianza di almeno due testimoni o la confessione dell’imputato. Per questo, in assenza di testimonianze decisive, come spesso accadeva, i giudici si basavano sulla confessione e ricorrevano alla tortura per estorcerla.


http://www.silviadue.net/vari/malleus.jpg

Materiale liberamente tratto dai siti:
http://www.valsesiascuole.it
http://users.libero.it/specchiomagico/

Silvia
14-11-02, 23:18
IL PROCESSO
di Ottavio Olivieri

Alla fine del XV secolo si assiste ad un brusco inasprimento della famigerata “caccia alle streghe”. Alle caute norme del Canon Episcopi – che considerava eretico affermare la reale esistenza della stregoneria si sostituisce il terribile Malleus Maleficarum che tacciava di favoreggiamento la stessa incredulità. Di fronte all’eccezionale “congiura diabolica” tutto è permesso all’inquisitore, dall’inganno alla tortura, con inaudito margine di discrezionalità. E il risultato finale, naturalmente, è sin dall’inizio pressoché scontato.

Nei processi per stregoneria un dato di fatto comune è costituito dalla posizione dell'imputato nei confronti del giudice. La disparità delle parti appare immediatamente evidente: all'immenso potere discrezionale dell'inquisitore si contrappone un accusato che deve provare la propria innocenza con pochissimi e limitati mezzi. È stato rilevato come l'uso della tortura fosse spesso determinante in questo tipo di processi, più correttamente si potrebbe indicare l'intera struttura procedurale come elemento decisivo nelle sentenze di condanna. In altre parole l'intero processo è una macchina quasi infallibile per colpire nemici veri o presunti; la discrezionalità del metodo inquisitorio è tale da rendere prevedibile sin dall'inizio il risultato finale.

Inquisitores Haereticae Pravitatis - Nella prassi giuridica della cristianità, a partire dalla fine del quindicesimo secolo e per almeno due secoli, il modello tipico del processo per stregoneria è quello fornito dal Malleus Maleficarum dei domenicani tedeschi Kramer e Sprenger. Il trattato recepisce, esasperandole, le regole processuali preesistenti; le norme già delineate da Bernard Gui nella Pratica inquisitionis baereticae pravitatis e da Nicola Eymerich nel Directorium inquisitionis appaiono, nel confronto, quasi garantiste nei confronti degli imputati.
L’esperienza personale degli autori, inquisitores haereticae pravitatis per l'intera Germania già da diverso tempo, consigliava di non tralasciare alcun espediente utile a sterminare le streghe. Esse erano capaci di ogni sortilegio tale da confondere il giudice ed alterarne l'operato; alla massima diffidenza doveva perciò accompagnarsi la concreta determinazione nell'agire. A tal fine non erano sufficienti i mezzi forniti dal diritto canonico vigente al tempo: la stregoneria presentava caratteristiche eccezionali che dovevano essere affrontate con leggi eccezionali. La stessa incredulità sull'esistenza delle streghe poteva, secondo il MalIeus, essere assimilata al favoreggiamento se non alla complicità e, come tale, doveva essere severamente punita. Si tratta di un completo rovesciamento della concezione espressa dal Canon Episcopi, per cui era eretico affermare la reale esistenza della stregoneria. Infatti, il Canon Episcopi considerava le pratiche magiche frutto di illusione ed inganno, alla stregua di mere superstizioni e non certo di crimini efferati. La repressione di tali comportamenti rientrava perciò più nelle competenze del confessore che in quelle del giudice penale.

Infallibili metodi di sterminio - Per un'insolita serie di circostanze il Malleus Maleficarum fu considerato norma imperativa emessa dal pontefice e come tale valida per l'intera cristianità.
Se ricordiamo come le disposizioni in esso contenute fossero puntualmente osservate nella procedura penale del tempo, non deve stupire la relativa omogeneità delle norme relative all'interrogatorio in siffatti procedimenti. Poiché nei processi alle streghe era difficoltosa una produzione probatoria reale, cresceva l'importanza da attribuirsi alle testimonianze ed alla confessione dei colpevoli. Per raggiungere tali finalità l'inquisitore non aveva, di fatto, che l’imbarazzo della scelta, senza troppe preoccupazioni sulla liceità dei metodi usati. Nel sistema elaborato da Kramer e Sprenger ciò che il giudice deve con ogni mezzo evitare è la reticenza della presunta strega; i tormenti fisici sono solo alcuni dei mezzi consentiti e non sicuramente i più efficaci.
Laddove non vi siano confessioni più o meno spontanee non vi può essere condanna, il procedimento si trascina nel tempo tanto da determinare l'ironia degli scettici e l'intervento dei potenti. L'inquisitore perde di credito mentre il Nemico ha la possibilità di aumentare i propri adepti; in questo tipo di processo bisogna agire con la massima celerità, il giudice non deve conoscere esitazioni. Come il principe di Machiavelli chi interroga una strega deve essere volpe e lione; promettere e blandire, minacciare e far uso di violenza ove le circostanze lo richiedano. I buoni sentimenti possono riuscire meglio della violenza; come preliminare all'interrogatorio è pertanto utile esortare gli amici dell'imputato (con inconsueto buon gusto gli autori non indicano i possibili mezzi di persuasione), affinché lo convincano a confessare i propri crimini, perché così avrà salva la vita. Qualora l'imputato non abbia amici o questi non siano reperibili, cosa senz’altro frequente data la nozione omnicomprensiva di complicità adottata dal Malleus Maleficarum, l'inquisitore può agire mediante molteplici strumenti di coartazione. Se, a detta di Kramer e Sprenger, l'interrogatorio di una strega «...presuppone una fatica altrettanto grande se non maggiore di quella che presuppone esorcizzare un indemoniato...», i metodi consentiti all'inquisitore sono tali da garantire un numero di successi senz'altro maggiore. Prima di tutto bisogna fiaccare la volontà della vittima, poiché tale, a questo punto del processo, è la condizione dell'imputato. L 'esperienza dimostra che a tal fine può essere sufficiente il carcere e le miserie che ne conseguono; soprattutto le giovani streghe sono indotte a confessare anche solo dopo un breve periodo di prigione.

La caccia ai talismani - Purtroppo non sempre è così facile, in tal caso deve cominciare la serie degli interrogatori e non debbono essere trascurate le cautele determinate dalla potenziale condizione dell'imputato, per definizione alleato e protetto del Maligno. Giunta al cospetto dell'inquisitore, la presunta strega deve essere completamente spogliata, perché spesso oggetti di stregoneria sono nascosti dentro i vestiti. Inoltre è utile accorgimento la rasatura di ogni parte del corpo dell'imputato poiché talismani capaci di determinare la stregoneria del silenzio possono essere celati in ogni parte del corpo. […] Purtroppo nelle regioni tedesche la pratica della rasatura dei peli era considerata molto disonorevole, «...Per cui neanche noi inquisitori l'abbiamo usata; abbiamo invece fatto radere i capelli e, versando in un calice o in una tazza d'acqua santa una goccia di cera benedetta e invocando la santissima Trinità l'abbiamo data da bere tre volte a digiuno e così per grazia di Dio eliminato dai più la stregoneria del silenzio...»
Kramer e Sprenger non hanno dubbi: il silenzio è comunque determinato da artifizi diabolici, non è neppure ipotizzabile che ciò consegua ad una sorta di eroismo o addirittura dall'innocenza dell'imputato. Il Diavolo difende gli adepti finche gli aggrada, per poi abbandonarli quando ciò risponda ai suoi imperscrutabili fini. Proprio per l'amarezza determinata da tale tradimento « ...si vede come alcune streghe, dopo la confessione dei crimini, si procurino la morte da sé strozzandosi o impiccandosi; questa è certamente opera del nemico affinché non ottengano il perdono di Dio...».
Per scoprire la reale identità dell'imputato esiste un metodo quasi infallibile: la strega sotto protezione diabolica non può piangere, «lacrimas emittere non potest». Il giudice deve quindi riuscire ad indurre il pianto, sollievo dei penitenti ed indizio sicuro della fuga e della sconfitta del diavolo.

Lo sguardo - Lo sguardo delle streghe è capace di numerose magie, compresa quella di intenerire l'animo del giudice; molte colpevoli riuscirono con tale mezzo ad ottenere la libertà, « ...chi sa tutto questo per averne fatta l'esperienza, dà una testimonianza vera...».
Gli inquisitori debbono perciò cautelarsi, è necessario che la presunta strega, nuda e possibilmente depilata in ogni parte del corpo, sia condotta di spalle all'interrogatorio, in modo da non riuscire a vedere chi la interroga. Tutto ciò potrebbe essere sufficiente per tenere in soggezione qualunque imputato, ma Kramer e Sprenger non si fermano certo qui.

Il rito dell'interrogatorio - Deve seguire modalità ben definite. In primo luogo le streghe vanno interrogate nei giorni più santi e durante la solennità della messa, in modo che il popolo, ignaro di quanto sta succedendo, sia indotto ad implorare l'aiuto divino. È consigliabile far cingere intorno al corpo della strega un foglietto dove sono state scritte le sette parole che Cristo pronunciò in croce e far legare intorno al collo un sacchetto contenente sale ed altre cose benedette. Il sale migliore è quello esorcizzato nella domenica delle Palme, le erbe benedette sono più efficaci se avvolte assieme a cera altrettanto benedetta. Gli inquisitori sanno come questi accorgimenti, o magie per altri punti di vista, siano efficaci nel combattere la stregoneria, soprattutto conoscono i poteri miracolosi delle reliquie dei santi, di certo utilissime anche in questo tipo di processo. Non bisogna poi lesinare l'acqua santa, utile nelle aspersioni preliminari ed unica bevanda consentita all'imputato prima dell'interrogatorio, secondo la quantità stabilita dal prudente apprezzamento del giudice.

Le torture e gli inganni - Insieme a questi riti o successivamente ad essi possono iniziare le torture propriamente dette. In un ordinamento giuridico nel quale la confessione sia considerata prova necessaria e sufficiente per la condanna capitale, la liceità dei mezzi che possono indurla diviene un elemento fondamentale. poiché nel diritto romano, nonché nelle prime disposizioni della Chiesa, si sosteneva l'invalidità delle confessioni estorte mediante tortura, al principio del XIII secolo fu elaborato un ingegnoso sistema per aggirare le ovvie intenzioni normative. Secondo questa formula, l'accusato veniva torturato fino a che non avesse confessato. Per essere legalmente efficace tale confessione doveva essere confermata, più o meno spontaneamente, dopo almeno un giorno dalla cessazione dei tormenti. Lontano dalla camera di tortura l'imputato doveva confessare liberamente i propri orrendi crimini. La regola descritta è formalmente rispettata anche dal MalIeus Maleficarum. Per raggiungere tale risultato nessun dettaglio deve essere tralasciato; mentre si allestiscono gli strumenti di tortura il giudice deve esortare l'imputato a confessare, poiché la sola vista degli attrezzi può essere efficace deterrente. Se poi l'imputato, con animo ostinato, non volesse collaborare, il giudice «...dia mandato ai collaboratori di legarlo alla corda o ad altri tormenti; essi obbediscano subito, non lieti ma, per così dire, turbati. Poi di nuovo sia sciolto su richiesta di alcuni, tratto da parte e nuovamente esortato...». I tormenti debbono seguire un preciso crescendo, in principio i tormenti debbono essere lievi « ...per esempio senza spargimento di sangue, pur sapendo che questi interrogatori sono fallaci e spesso, come si è accennato, inefficaci...». La quantità e la qualità delle torture sono lasciate alla discrezionalità del giudice, alcuni imputati hanno in sè una tale durezza d'animo che, per quanto torturati, non si ottiene da loro la verità; altri sono, per cosi dire, recidivi, già sottoposti ad interrogatori altre volte, hanno membra che si piegano subito alle varie trazioni senza causare troppe sofferenze. Non esiste una regola generale, l'esperienza degli inquisitori vale più delle regole scritte; in ogni caso, qualora si sia ottenuta una qualche confessione e questa sia stata rinnegata, i tormenti possono ricominciare con identiche modalità.

Le spie - Non è neppure necessario che la confessione avvenga davanti al giudice; può essere che persone degne di fede riescano ad ottenere fingendo amicizia ciò che l'inquisitore non è riuscito a realizzare con spargimento di sangue. Parificate di fatto alla confessione sono perciò da considerarsi, ad esempio, le ammissioni fatte ad una persona fidata che, per zelo di fede, si sia fatta rinchiudere con la strega fingendosi complice. Bisogna comunque essere, prudenti: è necessario che vi sia qualcuno che, in congruo luogo, spii queste confessioni. Così come è opportuno che uno scrivano trascriva ogni singola affermazione. Altre volte la vicenda assume effetti a dir poco strabilianti; così come era avvenuto [i]«...nella diocesi di Strasburgo vicino alla città di Selestat, proprio nel castello di Konigsheim. Una strega incarcerata era stata indotta senza tormenti ed interrogatori a confessare i suoi crimini: quando era ormai da tempo sotto la sorveglianza del castellano (benché fosse presente al castello, tuttavia la strega pensava che fosse lontano ), tre servi entrarono e le promisero di lasciarla libera purché li informasse riguardo a certi esperimenti. Benché a prima vista rifiutasse supponendo che agissero verso di lei con inganno, tuttavia alla fine chiese su cosa volessero essere informati. Uno disse: - su come suscitare la grandine - un altro - sui fatti carnali - e così lei decise di informare colui che chiedeva della grandine. Preparata una scodella piena d'acqua, la strega ingiunse loro di agitare l'acqua con un dito e dal canto suo pronunciò certe parole: improvvisamente il luogo che durante l'esperimento era stato nominato, e cioè la selva adiacente al castello, fu coperto da una tempesta fortissima e da grandine - come da molti anni non si era visto”

La congiura diabolica - Non sempre tuttavia si potevano ricercare prove così esaurienti; la confessione doveva quindi essere valutata in base all'utilità delle rivelazioni fornite. Nel sistema giuridico fornito dal Malleus Maleficarum la stregoneria veniva descritta non come comportamento eversivo del singolo, ma come fenomeno di associazione sovversiva. Per questo il compito dell'inquisitore era così difficile: lui, da solo, doveva combattere avversari capaci di ogni malefatta, ivi compresa quella di negare l'esistenza di una congiura.
Diventava quindi inevitabile sapere chi fossero gli adepti ed ogni possibilità di successo derivava dalle confessioni dei colpevoli. L'importanza del ruolo da essi ricoperto garantiva una qualche forma di impunità, dal momento che « ...le streghe famose e quelle che si affidano ai medicamenti per le loro stregonerie e curano gli stregati con atti superstiziosi si debbono senz'altro salvare in modo che o soccorrano gli stregati o rivelino le streghe...».

Tutto questo riesce in qualche modo a spiegare la progressione geometrica del numero di imputati nei processi di stregoneria che seguirono la pubblicazione del Malleus Maleficarum. Le torture del corpo e della mente, l'impiego spregiudicato di persone che, con linguaggio moderno, si sarebbero definite infiltrati e pentiti, miravano all’unico scopo di ottenere una confessione che fosse esemplare e costruttiva. Chi aveva confessato doveva dar prova del suo sincero pentimento: i crimini commessi venivano resi noti a tutti durante il rito della pubblica abiura da parte del reo, i nomi dei complici erano conosciuti soltanto dal giudice che, in tal modo, poteva continuare la sua impari guerra contro il Maligno.


Dal sito: www.airesis.net

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La tortura dell'acqua

Silvia
23-02-03, 23:56
L'UNGUENTO PER VOLARE AL SABBA
di Paolo Aldo Rossi
(Storia del pensiero Scientifico - Università di Genova)

“Unguento unguento, mandami alla noce di Benevento supra acqua e supra vento et supre ad omne maltempo”. (1)

Questa formula, universalmente conosciuta ed ossessivamente ripetuta in tutte le innumerevoli versioni dei racconti sulle streghe che si davano convegno sotto il più celebre noce d'Europa, ha finito col rappresentare, nella concisione del dettato stilistico popolare, l'immagine forse di maggior potenza evocativa del rituale preparatorio al volo notturno.
Nonostante, però, che la credenza nelle streghe quali abili manipolatrici di erbe, filtri e veleni, capaci di procurare visioni o indurre eventi "innaturali", fosse generalmente diffusa fin dall' età classica, il collegamento fra il volo magico e l'unguento appare relativamente tardi o quantomeno nei documenti cristiano-medievali sulla stregoneria si parla frequentemente del viaggio aereo, ma non si fa parola degli elementi tecnici che lo precedevano e preparavano. "...certe donne scellerate, e seguaci di Satana – recita il “Canon Episcopi” - ingannate dalle illusioni e dalle seduzioni del diavolo, pretendono e dichiarano di cavalcare certe bestie, nella profondità delle ore notturne, insieme con la dea pagana Diana (o Erodiade) accompagnandosi ad una innumerevole folla di altre donne, e affermano di attraversare enormi spazi di terra nel silenzio della notte. " (2)
A questo, che è il più antico documento ecclesiastico sulla stregoneria ed ha rappresentato per secoli una delle principali basi dottrinali del Magistero circa tale argomento, ha contribuito, come si è già avuto modo di dire, a ritardare il periodo persecutorio in quanto il suo dettato originario recitava in merito alla illusorietà e fantasticità del fenomeno, tanto da terminare con l'avvertimento che chiunque avesse, al contrario, creduto nella realtà dell'operazione stregonesca: " ...procul dubio infidelis est et pagano deterior". In questa prospettiva era evidente che l'interesse veniva spostato sull'agente principale dell'evento: Satana, maestro di illusioni, mentre le presunte streghe venivano considerate semplicemente come sciagurate colpevoli del peccato di superstizione o, al più, come adoratrici dei demoni pagani, ma non certamente come autentiche malfattrici capaci, oltretutto, di operare eventi straordinari quali la traslazione aerea del proprio corpo attraverso enormi spazi in brevissimi tempi. Né la Chiesa, né lo Stato medievale credono che le streghe siano davvero in grado di mettere in atto quanto affermano e difatti se andiamo a vedere la legislazione in merito ci rendiamo conto che il tono generale della cultura giuridica, sia civile che religiosa, dell’Alto Medioevo è sostanzialmente conforme alla concezione che la stregoneria sia una forma perversa e ignorante della superstizione pagana e che di conseguenza vada trattata come tale, e cioé corretta dalla Chiesa tramite prescrizioni di opportune reprimende penitenziali e punita dal potere civile con pene pecuniarie e detentive, all’interno della tradizione, costituita da un magistero e da una giurisprudenza che s’erano chiaramente espressi contro la realtà del Sabba, diventava estremamente difficoltoso perseguire il delitto di stregoneria a meno di dimostrare da un lato che i "canoni"' andavano interpretati diversamente e dall'altro che le streghe erano davvero in grado di recarsi al congresso notturno con mezzi straordinari e, giunte colà, congiurare con l'Avversario per portare ogni sorta di delitto contro la società. Bisogna, però, attendere fino alla prima metà del XV secolo per trovare una trattazione completa ed articolata di tale tematica. Il teologo spagnolo Alfonso Tostado, nella Quaestio XLVII dei Comentaria in Primam Partem Metthaei, riesce a mettere a fuoco il tema basilare su cui incentrare la dimostrazione della realtà della stregoneria: il “Canon Episcopi”, se rettamente interpretato, dichiara la falsità della demonolatria delle streghe, ma non quella del volo notturno o in altre parole le streghe seguono una falsa fede, ma operano autentici malefici, per cui conclude che: " ...Le malefiche donne, come anche gli uomini, compiute alcune nefande pratiche superstiziose e unzioni, vengono presi dai diavoli e trasportati attraverso luoghi diversi. .." (3).
Rivoltata dunque a favore della propria tesi la fonte più autorevole del magistero, grazie anche a tutta una serie di citazioni testuali presenti nella Tradizione e nella Rivelazione: Gesù trasferito da Satana sul più alto pinnacolo del tempio, il volo del profeta Abacuc, Simon Mago trasportato per l'aria dai demoni e, naturalmente, tutta una serie di exempla tratti dalle Vite dei Santi, Tostado può tranquillamente affermare che non esistono più controindicazioni canoniche a parlare di trasporto aereo delle streghe, mentre vi sono testimonianze dirette e ben documentate che lo confermano.
In questa nuova dimensione ideologica egli è anche il primo a parlare specificatamente dell'unguento: "Ci sono delle donne, quelle che noi chiamiamo streghe, che spergiurano di potersi recare in qualsivoglia luogo. ..una volta cosparse con uno speciale unguento. ..E là si permettono ogni sorta di piacere" (4).
Il fatto interessante è che la maggior parte degli assertori della realtà del volo, Tostado compreso, dichiarano anche di aver assistito personalmente all'unzione e di aver potuto accertarsi che la strega rimaneva nello stesso luogo dove s'era unta, cadendo in una sorta di deliquio, seguito da un sonno profondo, e svegliatasi avrebbe raccontato di aver percorso spazi inimmaginabili.
Questo, comunque, non smuove minimamente la loro convinzione nella realtà dell'evento dato che spiegano il tutto con la teoria che le streghe si recano al Sabba lasciando a casa il corpo (alcuni dichiarano che vanno al "gioco" in ispirito ed altri, invece, ipotizzano la sostituzione del corpo fisico con un fantasma, creato per ingannare i presenti).


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Witches Sabbath (1510), Hans Baldung Grien

Vi è anche chi attribuisce il volo al parto di fantasie malate (umori melanconici, debolezza propria del cervello femminile, follia...), ma costoro si sentono rispondere, e questa volta con una certa ragione, che le alterazioni mentali sono rigorosamente soggettive, mentre la presunta "fantasia" in questione è assolutamente omogenea in tutte le confessioni.
In ogni caso, quantomeno fino a Giovan Battista della Porta, a nessuno è mai venuto il sospetto che il tanto famigerato unguento avesse a che vedere con la costante omogeneità della descrizione del volo. Se andiamo a leggere le tante "ricette" dell 'unguento, riportate in quasi tutti i manuali inquisitoriali o nei documenti letterari o giuridici, ci rendiamo conto di come venisse sempre messa in rilievo la serie dei componenti orridi o grandguignoleschi: grasso di bambino non battezzato, sangue di pipistrello, vipere, rospi, ossa di morti, sangue mestruale. .., mentre si accenna soltanto di sfuggita ad "erbe delle streghe" non meglio identificate. Alla stessa stregua, anche i medici e gli scienziati più illuminati giungono fino a dissertare dei vari aspetti psicopatologici nel comportamento della strega, tanto che Gregory Zilboorg (5) non ha forse visto male quando ha affermato che il De prestigiis daemonum di Johan Wier può essere considerato il primo autentico manuale di psichiatria, ma, in ogni caso, nessuno è stato sfiorato dall'ipotesi che le cause andassero ricercate in ambito fisiologico (quelle che noi oggi chiameremmo patologie organiche, carenze alimentari, intossicazioni).
Lasciamo, quindi, parlare alcuni testi particolarmente illuminanti: " Accadde che una di queste donnicciole che affermano di far parte di tale setta - scrive Tostado nei “Commentaria super Genesim” – non essendo creduta dai presenti in merito a questo punto [ il volo ] .. fece alcuni segni particolari e si cosparse con un unguento e immantinente giacque esanime. Quando dopo molte ore si riebbe, asserì di essere stata in questo o in quel luogo... Ma i presenti la contraddirono facendole notare che per tutto quel tempo era rimasta stesa a terra e a prova di ciò le dissero che, per essere sicuri, l'avevano bastonata e le avevano procurato delle bruciature con il fuoco. Ma questa s'era svegliata senza sentire ne il dolore delle ustioni ne la sofferenza delle bastonate. .." (6) e ancora, J. Nider narra nel suo Formicarius che il Padre Domenicano, avendo sentito che una certa donna si vantava di esser trasportata di notte al Sabba, le propose di acconsentire a che lui presenziasse l'evento onde poterne essere testimone: "giunto il giorno che la vecchia aveva fissato per la prova... presenziò l'avvenimento in compagnia di uomini degni di fede. La donna entrò in uno di quei recipienti in cui si suole fare la pasta e vi si accomodò,. dopo aver pronunciato le formule malefiche si cosparse con un unguento e, subito, reclinato il capo si addormentò e, per opera del demonio, sognò con tanta intensità Venere e altre superstizioni sicché, con voce alterata, mandava grida di gioia e batteva le mani come per applaudire, ma nel muoversi tanto scompostamente fece cadere dall’ alto sgabello il recipiente in cui sedeva. .." (7). L' esilarante comicità del tutto, tipica peraltro del teatro medievale, non è minimamente rilevata dai due ecclesiastici tanto che, invece di dar adito ad uno scroscio di risate, provoca dottissime e pedanti argomentazioni circa gli inganni dei demoni.

È invece Apistio, un personaggio della “Strega” di Giovan Francesco Pico della Mirandola ad esprimersi nel senso del ridicolo: " ...mi par cosa da ridere che fatto un circolo et untosi il corpo con esso uno unguento non so in che modo, e dette mormoran io non so che parole si mescolino co i Demoni e che quelle ribalde cavalchino 'a notte quel legno si concia il lino o la canapa. .." (8) e, appena qualche decennio più tardi, il grande giurista Andrea Alciati dopo aver celiato di un inquisitore operante nel comasco: " ...costui ne aveva arse moltissime, certo più di cento, e ogni giorno le offriva, una dopo l'altra, come nuovi olocausti a Vulcano, non poche delle quali meritavano d'esser curate più con l'elleboro che con il fuoco" e dopo aver dichiarato sarcasticamente: " ...perché non supporre che il malvagio demone se ne stesse con i suoi demoni, mentre quella [la strega che si recava al gioco lasciando un fantasma nel letto] con suo marito? Perché immaginare un corpo vero in un sabba fasullo ed un corpo fasullo in un letto vero?” termina acidamente: "...alcuni teologi, moderni si sforzano di ribattere a quel testo ma, con argomentazioni che non possono stare ne in cielo ne in terra" (9).
Negli stessi anni in cui fervevano tali insulse dispute Paracelso, preso atto delle conoscenze di medicina popolare (streghe erboriste, ostetriche, cerusici e boia) intuiva la composizione di quell'unguento satanico che Pietro Andrea Mattioli trascrive in una ricetta, calibrandone gli elementi: sugna, resina e fiori di canapa, rosolaccio e semi di girasole.
Ma è solo con il Della Porta che si prende piena coscienza del rapporto fra le sostanze neuropsicoattive contenute nell'unguento e il delirio indotto.
Egli assiste, infatti, ad una esperienza "neuropsichica" analoga a quelle precedentemente citate: " Mi accadde di avere a disposizione una vecchia la quale, spontaneamente e in breve tempo, mi offrì la soluzione del problema. Comandò che venissero mandati fuori coloro che io avevo chiamato a testimoniare e mentre noi la stavamo a spiare da una apertura della porta essa si spogliò e si frizionò vigorosamente con un unguento che, a causa dei suoi succhi soporiferi, la fece cadere in un sonno profondo. Allora noi aprimmo la porta, ma essa, svegliatasi, ci cacciò a male parole, ma poi cadde completamente priva di sensi. Noi ritorniamo fuori e, piano piano, il potere del filtro perde i suoi effetti. Essa si risveglia e incomincia a delirare e dice di aver attraversato mari e montagne e risponde in modo menzognero alle mie domande. Noi affermiamo di non essere convinti di quanto ci dice e lei insiste, perdiamo la pazienza, ma lei si ostina ancora di più" (10) e, con molto maggior buon senso dei suoi predecessori, ne conclude: " Una esagerata bramosia di sensazioni morbose ha talmente invaso lo spirito umano da trascinare all'abuso delle sostanze che la provvida natura ha messo a disposizione degli uomini. Di molte di esse riunite insieme sono composti gli unguenti delle streghe, I quali, benché siano mescolati a molte superstizioni, mostrano a chi li esamina, che la loro efficacia proviene da forze naturali. Dirò quanto ho appreso dalle streghe. Esse cuociono in un vaso di rame grasso di bambini stemperato con acqua. Cuocendo l'acqua evapora e nel vaso rimane una pasta, a cui le streghe aggiungono aconito, foglie di pioppo, sangue di pipistrello, solano sonnifero e olio. È possibile mescolarvi anche altri ingredienti non dissimili. Appena l'unguento è pronto se ne spalmano il corpo, strofinando la pelle lino ad arrossirla, in modo che si rilasci e si dilatino i pori e l' olio penetri più profondamente nei tessuti provocando una reazione più rapida e violenta…” (11)

Due degli ingredienti che compongono l'unguento, sono sicuramente interessanti: l'aconito e il solano sonnifero. L'aconitum napellus è una pianta erbacea perenne, frequente in tutta Europa, predilige i pascoli montani fertilizzati fino ad altitudini intorno ai 3000 metri. Tra i suoi principi attivi: gli alcaloidi del gruppo diterpene, napellina, aconitina e i glucosidi flavonici luteolina e apigenina. E, subito dopo, l' Aconitum ferox del Nepiù, il veleno vegetale più attivo che esista. Una dose di 2 gr. di tubero fresco {da 1 a 3 mg. di aconitina) può rappresentare la dose mortale per l'uomo. il veleno penetra attraverso la pelle ( anche il semplice mazzetto, tenuto in mano, provoca intossicazioni e dermatiti).
Le preparazioni di aconito applicate sulla cute inducono parzialmente una eccitazione sensoriale, cui segue un caratteristico formicolio e l'ottundimento della sensibilità con conseguente anestesia, disturbi sensoriali, paralisi dei centri bulbari, irregolarità cardiache.
Il solano sonnifero o atropa belladonna è una pianta perenne. diffusa in tutta Europa, specie nelle radure e nelle macchie e lungo le strade boschive. Il frutto è una bacca nera lucida grande quasi quanto una ciliegia. (la dose letale va da 10 a 15 bacche, mentre a medi dosaggi provano modificazioni neuropsicologiche ed esperienziali) La pianta intera contiene vari alcaloidi fra cui la scopolamina, l'iosciamina e l'atropina. Nel processo di disidratazione la iosciamina si trasforma, a causa di un processo enzimatico, in atropina.
Fra le sostanze delirio-inducenti, l'atropina e gli atropino-simili rappresentano la classe di farmaci più interessanti ai nostri scopi. La maggior parte delle erbe delle streghe (gli ingredienti non dissimili di cui parla il Della Porta e che troviamo spesso qua e là citati nella maggior parte dei verbali giudiziari) appartengono a questo gruppo. Giusquiamo, datura" stramonio, atropa mandragora sono tutti farmaci dose-dipendenti: a bassi dosaggi danno euforia, benessere, disturbi della memoria, alterazioni spazio-temporali e vividezza nelle percezioni sensoriali, mentre ad alte dosi compaiono midriasi, allucinazioni e delirio. (La sintomatologia e il vissuto neuro-psichico sono simili a quello degli allucinogeni)
Esistono poi, numerosissime testimonianze circa l'uso da parte dell'erboristeria delle streghe di varie piante spontanee quali la cicuta, il verbasco, la valeriana, l'erba morella, la dulcamara, la digitale, il salice. La cicuta induce paralisi motoria graduale, rallentamento cardiaco, ipossia (insufficiente ossigenazione), delirio e eccitazione convulsiva, il verbasco e la valeriana sono sedativi, la morella e la dulcamara (contenenti solanina) danno nausea, allucinazioni visive, diafonia, vertigine, paralisi dell'attività motoria e respiratoria, sono anche narcotici e analgesici, la digitale (in caso di intossicazione acuta o cronica) provoca disorientamento spazio-temporale, confusione, afasia, delirio. allucinazioni ed infine i salicilati sono responsabili di confusione, delirio, psicosi, forme stuporose, sindromi maniacali, allucinazioni.

Da ultimo vanno menzionati due ulteriori ingredienti dell'unguento: il rospo e la canapa. Le ghiandole cutanee dei rospi contengono la bufotenina ( dimetil-5-idrossi-triptamina) una sostanza indolica simile per struttura alla serotonina e alla dietilamide dell'acido lisergico, ancor oggi usato ritualmente, in alcune culture primitive, per indurre stati allucinatori (è appena il caso di ricordare che la fustigazione del rospo, onde ottenerne il veleno, è uno degli elementi centrali del Sabba). Per quanto riguarda la canapa è evidente che, quando se ne parla, si tratta di cannabis sativa e non della cannabis indica, ma è ormai chiarito che la percentuale dei cannabinoidi attivi della pianta europea non è dissimile da quella della canapa indiana, dipendendo ciò dalle condizioni di coltura.

Una delle obiezioni fondamentali contro l'ipotesi dell'induzione farmacologica di esperienze psichiche a causa dell'uso di tali unguenti e che questi, dovendo essere ovviamente spalmati sulla pelle, non potevano essere assorbiti in manie!a apprezzabile dall'organismo. E’ vero che le sostanze attive non attraversano la cute, ma fanno eccezione proprio i composti liposolubili veicolati su eccipienti lipidici (in parole povere l'unguento delle streghe). Se si tien conto poi che queste venivano strofinate sulla pella lacera, su piaghe o sulla carne viva, si capisce come potevano funzionare più rapidamente che per ingestione o inalazione. L 'igiene dell'epoca, specie nelle classi più povere (si pensi, però, anche alla scarsa pulizia delle classi abbienti) era del tutto approssimativa, le malattie scrofolose sono patologie normali, i parassiti sono ospiti fissi, le carenze vitaminiche naturale prodotto di squilibri alimentari e l'ignoranza di ogni elementare cautela antisettica porta con sè il prurito e l'infezione. Gli unguenti delle streghe calmano il dolore e spesso lo guariscono, ma sovente danno reazioni tossiche. Molti degli ingredienti visti sopra entrano nella pomata con funzione vulneraria (es. le foglie di pioppo), sedativa ( es. le solanacee ), antiflogistica ed antibatterica ( es. l'olio di iperico) e quindi non solo leniscono i dolori, ma curano anche i mali dando in aggiunta "sogni dilettevoli" che soddisfano le "bramosie esagerate di sensazioni morbose".
È quindi plausibile ammettere, in generale, che gli stati tossici indotti dall' uso di questi farmaci neuropsicoattivi provochino nell'individuo una lacerazione del tessuto connettivo coscienziale fra immagini di origine sensoriale e immagini endogene che si presentano con carattere percettivo e vengono vissute dal soggetto come autentiche percezioni e scambiate con queste, tanto che sono attribuite alla realtà esterna e ritenute immagini reali. In definitiva si induce un feed-back positivo: coloro che sono affetti da piaghe dolorose o algie varie ricorrono alla strega erborista per avere lenimento e questa nel procurare loro un potente analgesico (ipnotici, tranquillanti, neurolettici) inizia costoro, può essere anche inconsapevolmente, ai misteri del Sabba e li lega ad una assuefacente tossicodipendenza.
Una seria valutazione di questa ipotesi (complementare, si badi bene, a quelle che già abbiamo chiamato tessere del mosaico o linee multiway) può essere fatta solo se si chiamano in causa tutta una serie di elementi interne transdisciplinari quali ad es. la storia dell'alimentazione e della salute, la psicologia sociale, la psichiatria e la farmacologia, il tutto passato attraverso la formulazione di precise cautele metodologiche e impianti epistemologici adeguati.

NOTE:

(1) D. Mammoli, Processo alla strega Matteuccia di Francesco, 20 marzo 1428, 1969.
(2) Il Canon Episcopi è riportato da :
a ) Reginone di Prum, Libri duo de Synodalis causis, in Migne P.L. CXL, coll. 1853-1870
b ) Burcardo di Worms, Corrector et medicus, (Decretorum liber XIX) in P.L. CXL, col, 976
c ) Graziano, Decretum magistri Gratiani editio liptiensis, ed A Freideberg, Lipsia 1922, pp. 1030-1031 e in tutte le opere di demonologia dal XIIIal XVIII secolo, commentato, annotato e interpretato a sostegno contro la realtà della stregoneria.
(3) Alfonso Tostado Commentaria in primam partem Matthaei, Quaestio XLVII cap. IV, pag. 410, Venetiis 1615
(4) Alfonso Tostado, Commentaria super Genesim, Quaestio CCCLIV, Venetiis 1507
(5) Gregory Zilboorg, The medical man and the witch during the renaissance, J. Hopkins University press, Baltimore 1935.
(6) Alfonso Tostado, Commentaria super Genesim, Quaestio CCCLIV, Venetiis 1507
(7) Johan Nider, Formicarius, Colonia 1475I, II, c4
(8) Giovan Francesco Pico della Mirandola, Dialogo intitolato la Strega, overo de li inganni de’ Demoni, tradotto dall’abate Turini, Pescia 1555 pag.21
(9) Andrea Alciati, Andrea Alciati iuriconsulti Mediolanensis Parergon iuris libri VIII, Lione 1544, pp. 92-94
(10) Giovan Battista della Porta, Magia naturalis sive de miraculis rerum naturalium, Napoli, 1558, I, II, 26
(11) Ibidem cfr. Giuseppe Bonomo, Caccia alle streghe, Palermo 1959, pp. 394-396 di cui abbiamo usato la traduzione del brano dellaportiano.


Dal sito www.airesis.net

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F. Francken (1581- 1642), [i]Hexensabbat

Le streghe sono rappresentate in abiti contadini,
nell'atto di svestirsi per poi ungersi vicendevolmente
e recarsi in volo al sabba. In terra, all'interno di
un cerchio magico, sono disposti un rospo trafitto
da una freccia e la testa di un soldato decapitato.

Silvia
29-07-03, 21:03
I SEGRETI DELLE STREGHE ANALIZZATI SCIENTIFICAMENTE

Nel borgo medievale di Grazzano Visconti, in provincia di Piacenza, una mostra dedicata a pozioni, filtri e unguenti magici.

“Le pozioni delle streghe”, con tanto di ricette pratiche per chi volesse provarne i miracolosi effetti, saranno in mostra alla Cortevecchia di Grazzano Visconti fino a novembre. Vero e proprio viaggio nell’arte farmaco-tossicologica delle streghe, la mostra analizza e spiega su base scientifica l'efficacia (o l’inefficacia…) di pozioni, filtri e unguenti.
Autore degli studi è un docente universitario, il professor Enrico Malizia, già titolare della cattedra di Tossicologia all'Università La Sapienza di Roma e tossicologo di fama mondiale. Le ricerche si sono basate spesso sugli antichi verbali dell'Inquisizione, compilati con le confessioni delle stesse “streghe”. Tutti i preparati, attraverso gli ingredienti esposti, come erbe e piante medicamentose, parti di animali o minerali, sono stati analizzati scientificamente. E, in alcuni casi, l'efficacia sarebbe stata accertata: le streghe furono in maggioranza vere e proprie erboriste, conoscitrici di moltissimi prodotti naturali che, in assenza delle moderne medicine, servivano per guarire certe malattie. Semmai voleste cimentarvi, ecco le pozioni più curiose, anche se, a onor del vero, molto ingredienti sono praticamente introvabili e, soprattutto, contengono spesso sostanze molto pericolose e addirittura mortali se si va oltre dosi minime.

Visioni portentose
L'unguento, che va spalmato su tutto il corpo, è fatto con grasso, sciroppo di sedano, radici di lupo, tormentilla, belladonna, giusquiamo, stramonio e cenere. «Vedrete - spiega la “ricetta” - cose strabilianti e portentose, come favolosi pranzi, bei giovani, incontri amorosi, diavoli e cornacchie». L'agente attivo è l'alcaloide aconitina, la cui dose letale è di 2 milligrammi. Belladonna, giusquiamo e stramonio sono tutte piante allucinogene se assunte in minime quantità. «Effettivamente - conclude quindi la scheda tecnica - questo unguento potrebbe provocare visioni di vario tipo. O la morte, sbagliando anche di poco le dosi...».

Elisir d'amore
«Fate macerare in tre once di acqua di vaniglia, un'oncia di tintura alcolica di radice di anemone, un'oncia della stessa tintura di artemisia e un'altra oncia di tintura di zafferano, aggiungendo 8 scrupoli di tintura di cantaride. Poi aggiungete 1/3 di libbra di infuso alcolico di ginepro e 2/3 di sciroppo di zucchero. Dell'elisir ottenuto prendete da uno a quattro cucchiai al giorno, e il desiderio vi avvilupperà». Anche qui si gioca con le erbe velenose e lo stesso zafferano, che in ridotte quantità è afrodisiaco, può essere tossico. Così pure la cantaride, polvere delle ali di un insetto, la cosiddetta "mosca spagnola", prodotta solo nel periodo degli amori, ossia dalla seconda decade di luglio per circa un mese.

Fumigazioni eccitanti
«Spezzate e mescolate con le mani una parte di legno di sandalo, mezza parte di damiana, due parti di cannella, mezza parte di noce moscata e una presa ciascuno di levistico, rosmarino e coriandro. Pestate il tutto in un mortaio di legno di canfora e aggiungete dieci gocce di essenza di rosa. Bruciando un poco di questa essenza su carboni accesi sveglierete pensieri concupiscenti». Il sandalo bianco era ritenuto, per via del profumo, un coadiuvante della sessualità. Simile l'effetto della damiana, che si credeva accrescesse il vigore sessuale, anche se non è provato. Hanno invece questo effetto la cannella, anche con i suoi effluvi se bruciata, e la noce moscata. Lo stesso vale per la pianta e le radici di levistico e per il rosmarino.

Per ritrovare la verginità
«Prendete un'oncia di essenza di violetta, una dragma di carruba snocciolata e una di polpa di melograno. Fate bollire in acqua di fonte con gomma d'Arabia e resina di salice e poi, raffreddato quanto basta, bagnatevene le parti intime». In questo caso il risultato, peraltro solo virtuale, sarebbe dovuto alla resina e alla gomma, che servono a dare “compattezza” e quindi a simulare la verginità.

Per far grandinare
«Recatevi in uno viottolo infrattato vicino allo crocicchio, et invocate lo principe de tutti li diavoli et satanassi. Metete alora alla morte uno galletto nero e poscia lanciatelo conlla viva forza verso l'aere. Li fulmini et la grandine copiosi e urlanti veranno lì». “Ricetta” di Stadelin, stregone di Boltingen, condannato al rogo nel 1437. Stesso rituale indicato anche dalla strega francese Claudia Coyrières, arsa nel 1600.

Per far nevicare
«Prendete li rami de le piante et fatene bastoni apuntiti, dove legherete dele pezze de stofa candida. Poscia batete li legni alla terra, con questi schiamazzi: reng, steng, stech, reng stench stech. La neve iungerà nello arco di pochi dì». Proposta da Margherita Tessadrello, detta la Tessadrella, strega di Tesero, condannata al rogo nel 1504.

Per mungere una corda ( http://www.silviadue.net/smiles/eek.gif )
«Se bramate spillar latte da una corda, ponetela sopra iuna stanga e ungetela ben collo unguento per volare su le campagne e alli sabba. E dovete però dire: Rurel, Rurel, molse ogni vacca et manza et imple el me mastel. Da la corda in iuno momento solo, copiosa et munifica, sgorgherà lo profumato latte». Confessione di Giovanni Delle Piatte, stregone della Val di Fiemme, condannato nel 1505.



http://www.silviadue.net/vari/streghe3.jpg
Incisione del XVI sec.

cristiano72
30-07-03, 00:48
Correva l'anno 1428 e nella città di Todi si terminava il processo contro una strega di un paesino del circondario, Ripabianca di Deruta.

I capi di imputazione esaminati dai giudici erano ben trenta e non solo la donna era risultata rea confessa, ma era stata anche riconosciuta colpevole di aver svolto la sua attività criminosa in maniera continuata e aggravata.
Il 28 marzo 1428 il «tribunale dei malefici» lesse la sentenza finale sulla piazza e la strega fu condannata a essere arsa viva.
I capi di imputazione esaminati dai giudici erano ben trenta e non solo la donna era risultata rea confessa, ma era stata anche riconosciuta colpevole di aver svolto la sua attività criminosa in maniera continuata e aggravata.
Il 28 marzo 1428 il «tribunale dei malefici» lesse la sentenza finale sulla piazza e la strega fu condannata a essere arsa viva.
Questo è il testo della sentenza del processo alla strega Matteuccia:

In nome di Dio, amen. Questa è la condanna corporale e la sentenza di condanna capitale data e ratificata e resa di pubblica ragione dal magnifico e potente signore Lorenzo de Surdis romano, onorabile capitano e conservatore della pace della città di Todi e del suo distretto per la Santa Chiesa Romana.

Noi Lorenzo predetto, sedente in tribunale al nostro solito banco del giudice dei malefici, dove sogliono essere date e pronunciate simili condanne corporali, diamo l'infrascritta condanna corporale contro l'infrascritta Matteuccia di Francesco per gli infrascritti malefici, colpe, eccessi, delitti, dalla stessa Matteuccia
fatti, commessi e perpetrati.

Abbiamo formalmente proceduto contro Matteuccia di Francesco, universalmente riconosciuta e ritenuta secondo lo spirito degli statuti del comune di Todi come una donna di cattive abitudini di vita e di malaffare, pubblica incantatrice, fattucchiera, autrice di sortilegi, strega, strega, strega. Giovandoci di informazioni, abbiamo formalmente proceduto in quelle cose che già precedute da pubblica fama ed insistenti e clamorose dicerie, non tanto da malignità e sospetti, ma piuttosto testimoniate da persone e uomini veritieri e degni di fede, pervennero alla conoscenza del suddetto capitano e della sua curia.
Cioè che la suddetta Matteuccia, non avendo presente Dio, ma piuttosto il nemico del genere umano, negli anni 1426, 27 e 28 e oltre, sino al tempo in cui fu definitivamente impedita, moltissime volte e con infiniti modi incantò i sofferenti del corpo, del capo e di altre membra.

Inoltre non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a male, istigata da spirito diabolico, consigliò svariate volte agli spiritati, ovverosia succubi di fantasmi che si recavano da lei per rimedio, di procurarsi un osso pagano, ossia di sepolti senza battesimo, e di portarlo a un crocevia, e nel posarlo di dire nove Pater Noster e nove Ave Marie, e in più queste parole:

"Osso pagano a quello ti tolsi e qua ti reco."

Per testimonianza diretta sappiamo che così fece nel 1426 a un tale di San Martino, del distretto di Perugia, che si era infatuato ovverosia si era riempito di fantasmi dormendo sopra una sepoltura.
Inoltre non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a male, istruì molti amanti di donne che si recavano da lei e loro fornì il rimedio, procurando l' erba vinca, incantata con i suoi incantesimi, perché la dessero da mangiare alle loro amanti per ottenere la loro accondiscendenza e far rivolgere verso loro stessi l' amore di quelle donne; il che fece da più di quattro anni sino al presente giorno.

Inoltre non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a male, prima della venuta di san Bernardino a Todi, nel 1426 e 1427 moltissime volte a diverse persone di diversi luoghi fece fatture con capelli avvolti in pezze mettendoli sotto la porta o il letto per far amare le moglie dai mariti e viceversa.
Dicendo queste parole:

"Sta come stecte Christo nel sepulcro, Sta fisso come stecte Christo crucifisso. Torna a la patria mia come tornò Christo a la madre sua."

Le quali parole operano in modo tale che gli uomini facciano il volere delle donne e viceversa.
Inoltre non contenta delle cose suddette e non tenendo Dio dinanzi agli occhi, istigata da spirito diabolico, nell'anno 1426 essendo un uomo annegato nel Tevere, s'incontrò con un tale soprannominato Corona affinché lo stesso si recasse presso il luogo dell' annegamento e prendesse delle carni e del grasso di detto annegato e glieli portasse, per farne dopo aver cotto le carni, un liquore. Quel tale Corona così fece, e da dette carni fecero liquore ed olio, i quali furono adoperato per i dolori e le ferite delle persone.

E' stato anche riferito che nell'anno 1426 si recò presso la detta Matteuccia una certa donna di un certo prete dal castello di Prodo, dicendo che il detto suo prete non la curava e che da tempo non aveva più rapporti con lei.
Che anzi quel prete la percuoteva ogni giorno, e avendo chiesto alla stessa Matteuccia di darle un qualche rimedio per rivolgere il suo amore verso di lei, la stessa Matteuccia disse di fare una certa immagine di cera e poi di portargliela.
La donna, fatto come le era stato detto, portò la detta immagine alla Matteuccia, la quale la pose sopra un mattone infuocato, e poi la stessa Matteuccia sollecitò la donna a dire le parole

"Come se destruge questa cera, così se possa destrugere el core dell' amor mio, infino che farà la volontà mia."

Fatto questo, era passato un po' di tempo, la detta donna ritornò dalla Matteuccia affermando di aver ottenuto dal suo prete qualunque cosa aveva voluto e che lo stesso si era risvegliato nel suo amore.

Essendo poi giunti al castello di Ripabianca due coniugi del castello di Collemezzo, del distretto di Todi, la donna si recò dalla Matteuccia lamentandosi di suo marito e dicendo che lo stesso la trattava male, e pregando la stessa Matteuccia di darle un qualche rimedio per compensarla dalle tante umiliazioni che ogni giorno le procurava.
Matteuccia diede alla suddetta moglie un uovo e un' erba denominata costa cavallina, e disse di cuocerli insieme e di darli da mangiare al detto suo marito, ché si sarebbe infatturato per qualche giorno. La moglie così fece e così il marito rimase infatturato per tre giorni.

Inoltre nel 1427, essendosi recata dalla detta Matteuccia una certa sposa di nome Catarina del distretto di Orvieto dicendo di avere un uomo che poco la curava, e che giornalmente la percuoteva, pregò la stessa Matteuccia di fornirle rimedio. Matteuccia disse di fare una certa immagine di cera e di portargliela, avuta la quale la detta Matteuccia avvolse la stessa immagine con filo di lino filato da ragazza vergine e disse alla stessa Catarina di mettere quella immagine sotto il letto, all' insaputa di suo marito, dicendo queste parole:

"Torna a me come tornò Christo in sé, torna alla voluntà mia
come tornò Christo alla patria sua. Christo in sé Christo crucifixo."

E le disse che tali parole dovevano essere ripetute tre volte e che l' immagine doveva essere posta a capo del letto del marito e che questi sarebbe ritornato al suo amore e alla sua volontà.

Inoltre, nell'anno 1427 nel mese di marzo, essendosi presentato alla detta Metteuccia un certo giovane legato da amore verso una giovane sua amante che da lungo tempo desiderava sposare, e non riuscendo ad averla, poiché i parenti di detta sua amante non volevano acconsentire, volendola dare in moglie a un altro, richiese alla Matteuccia un rimedio tale da far sì che mai quegli sposi potessero avere pace, né fosse loro possibile la coabitazione.
Così Matteuccia, avendo dinanzi agli occhi lo spirito diabolico, disse al giovane di procurarsi una candela benedetta e di tenerla accesa in un certo trivio, e mentre la sposa si recava a nozze, la spegnesse e la piegasse pronunciando queste parole diaboliche:

"Come se piega questa candela in questo ardore, cossi lo sposo et la sposa non se possa mai congiungere in questo amore."

Fatto questo, disse che quella candela così piegata doveva essere riposta in luogo sicuro, e per quanto tempo fosse rimasta così piegata, per altrettanto tempo il marito e la moglie sarebbero rimasti in maniera tale da non potersi congiungere.
La stessa fattura fece a molti altri amanti.

Inoltre, nel 1427 nel mese di maggio, essendosi recata dalla stessa Matteuccia una certa donna del castello di Pacciano del distretto di Perugia chiedendo di farle un rimedio per poter ottenere da colui che amava qualunque cosa ella volesse, la Matteuccia le disse di catturare delle rondini, di bruciarle e di dare a bere e a mangiare la polvere delle stesse a chiunque volesse, che avrebbe ottenuto da questa persona qualunque cosa.
Inoltre, nel 1427 nel mese di dicembre, essendosi recata dalla stessa Matteuccia una certa Giovanna del Castello di San Martino del distretto di Perugia, lamentandosi del proprio marito che conviveva con un'altra donna e non la curava affatto, ma la trattava male, affinché le desse un consiglio per riconquistarlo, la detta Matteuccia le disse di trovare un rondinino e, dopo averlo nutrito con dello zucchero, di darlo a mangiare a suo marito, e inoltre di lavarsi i piedi e di dargli poi a bere quell'acqua mescolata a vino.

Inoltre, non contenta di queste cose ma aggiungendo male a male disse a una donna di Mercatello che le richiedeva un rimedio per il marito che poco la curava ma preferiva la compagnia di altre donne, di prendere e bruciare una ciocca dei suoi stessi capelli e, ridottili in polvere, di darli a bere o a mangiare al suo marito; fatto questo avrebbe ricevuto le sue attenzioni; il che fece nel 1427 nel mese di ottobre.

Inoltre la stessa Matteuccia consigliò a moltissime donne percosse dai propri mariti e che chiedevano a lei un qualche rimedio, di prendere quell'erba chiamata costa cavallina, di ridurla in polvere e di darla a bere o a mangiare ai loro uomini, dicendo queste parole:

"Io te do a bevere questo al nome de Jà'itasma et degli spiriti incantati, et che non possa domire et ne posare perfinché tu non faccia quello che te voglio domandare."

Inoltre, nel 1427, nel mese di dicembre si recarono dalla detta Matteuccia alcuni del Castello di Panicale, distretto di Perugia, mostrando una penna legata in una certa pezza che dicevano di aver trovato in un certo cuscinotto, e chiedendo se era una fattura.
Infatti affermavano di avere nello stesso castello dì Panicale un certo nepote che riteneva di essere stato fatturato perché andava fantasticando ragionamenti e perché gli amici avevano trovato detta penna così avvolta nel cuscinotto sopra il quale esso dormiva.
Allora Matteuccia, prendendo nelle sue mani la penna e pronunciando incantesimi, distrusse detta fattura e gli ordinò di riportarla al loro castello di Panicale et ivi arderla.

Inoltre nel novembre del 1427, una certa moglie di un tale soprannominato "il poverello" del castello di Deruta, si recò dalla stessa Matteuccia dicendo di avere una certa figlia inferma, dalla quale infermità non poteva essere liberata, e di credere che a detta sua figlia era stata fatta una fattura da una certa altra donna con il cui marito detta sua figlia molte volte aveva coabitato.
La Matteuccia disse di ricercare in casa di sua figlia, sotto la soglia della porta, la fattura e di bruciarla.
Pochi giorni dopo la donna e l'uomo di sua figlia ritornarono dalla Matteuccia e le dissero di aver trovato sotto la soglia della porta tre topi neri, avvolti in una stoffa di lino e canapa e di averli bruciati, come aveva suggerito la stessa Matteuccia.

Inoltre, nel mese di dicembre del 1427, si recò dalla stessa Matteuccia una certa donna che dicendole di amare un uomo e che, se le fosse stato possibile, volentieri avrebbe voluto spandere odio, affinché l' uomo, abbandonata la moglie, amasse solo lei.
E affinché la donna potesse ottenere qualunque cosa volesse, la Matteuccia le disse di lavarsi le mani e i piedi rivolta all'indietro e con gli stessi rivoltati e piegate la ginocchia si lavasse i piedi voltati all'indietro, e così lavati prendesse quell'acqua e la gettasse dove quella donna e quell'uomo passavano, con l'animo, il proposito e la fiducia di generare odio tra lo stesso uomo e la donna. Capito?
Così fu fatto e la donna e riferì alla stessa Matteuccia che la sua acqua aveva generato odio tra la moglie e il marito, in modo che non si poterono più vedere, ma si odiarono.

Inoltre, non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a male, nel mese di settembre del 1427, la Matteuccia gettò nella strada in detto castello di Ripabianca l'acqua ottenuta dalla cottura di trenta erbe per un tale paralizzato e mal ridotto in tutta la persona affinché qualcuno, passando sopra detta acqua prendesse detta infermità e ne fosse afflitto, e perché quella infermità cessasse di tormentare quello per il quale quel decotto aveva fatto; la qual cosa fece scientemente, consapevolmente, dolosamente, con l'animo di nuocere e a scopo di lucro.
Inoltre, svariatissime volte, in diversi tempi su diverse persone di diversi luoghi fece incantesimi, e a molti e molti uomini e donne di diversi luoghi e in diversi tempi fece fatture e mali con l'animo di nuocere loro e con prava intenzione, avendo dinanzi agli occhi il nemico del genere umano.

Inoltre, la detta Matteuccia istigata da spirito diabolico, non avendo dinanzi agli occhi Dio, nel mese di maggio del 1427, ricevette una certa donna di nome Catarina del castello di Pieve che si era rivolta a lei per averne un rimedio per non rimanere incinta.
Questa, non essendo ancora sposata e avendo dormito varie volte con un certo prete di detto castello e desiderando avere rapporti con lui ogni giorno, temeva che potesse verificarsi il caso di rimanere incinta.
E Matteuccia le disse di prendere un'unghia di una mula, di bruciarla e di ridurla in polvere e di bere poi detta polvere mescolata al vino, dicendo queste parole:

"Io te piglio nel nome del peccato et del demonio maiure, che non possa mai appicciare più".
Inoltre, non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a male, istigata da spirito diabolico, infinite volte andò al convegno delle streghe devastando bambini, il sangue degli stessi lattanti succhiando in molti e diversi luoghi.
E anche molte volte si recò insieme con altre streghe al noce di Benevento o presso altri noci ungendosi con un certo unguento fatto con il grasso di avvoltoio, con il sangue delle nottole, con il sangue di fanciulli lattanti e altri ingredienti, dicendo:

"Unguento, unguento, mandame al noce de Benevento, supra acqua et supra vento, et supra ad omne maltempo".

E per di più, dopo essersi unta, invocando Lucifero, diceva queste parole:

"O Lucibelio, demonio dell’ inferno, poiché bandito fosti, nome cagnasti
et hai nome Lucifero maiure, viene ad me o manda un tuo servitore".

E immediatamente apparve innanzi a lei un certo demonio sotto l'aspetto di un capro ed essa stessa trasformatasi in mosca andava alla detta noce cavalcando sopra lo stesso capro, andando sempre per fossati sibilando come folgore, e lì trovava moltissime streghe e spiriti incantati e demoni infernali e Lucifero maggiore, il quale, presiedendo, ordinava alla stessa e agli altri di andare in giro per distruggere i bambini e per fare altre cose malvagie.
Ed allora Matteuccia dopo aver ricevuto l'ordine, molte volte e svariate prese parte al convegno, istigata e informata dagli stessi diavoli, si recò presso bambini e bambine di circa un anno, succhiando il sangue degli stessi attraverso la gola o attraverso il naso e portando il loro sangue per fare quell' unguento.

Inoltre, nel mese di settembre del 1427, detta Matteuccia, trasformata in strega sotto forma di mosca, come sopra, si recò al castello di Montefalco, in casa di una certa donna chiamata Andreuccia, e sugò e percosse un suo figlio di non ancora un anno, per il quale fatto detto bambino si ammalò e si consunse.
Inoltre nel mese di maggio del 1427, la stessa Matteuccia, trasformata in strega come sopra, sotto forma di mosca, insieme con un' altra strega si recò al castello di Canale, del distretto di Todi, nella casa di una certa donna di nome Andrellina che aveva un suo figlio di non ancora sei mesi, e lo percossero e lo succhiarono come erano solite fare.
Inoltre, aggiungendo male a male nel mese di agosto dello stesso anno, si recò in un certo villaggio esistente vicino al castello di Andria, del distretto di Perugia, nella casa di un certo Angelino villaggio, e, trasformata in strega come sopra, sotto forma di mosca, sugò un certo suo figlio di circa otto mesi.
Inoltre, nel mese di agosto dello stesso anno, trasformatasi in strega come sopra, sotto forma di mosca, sugò e percosse una certa figlia di circa sette mesi di una tale Catarina del castello di Rotacastellì, del distretto di Orvieto.
Inoltre, nel mese di maggio del 1427 il giorno di giovedì si recò per fare incantesimi alla villa di Rotelle, e ivi entrò in casa di un certo Mecarello trovandovi la figlia di detto Mecarello, mentre dormiva in una culla vicino al letto, e percosse e sugò questa stessa figlia così come è solita fare.

La detta Matteuccia fa le cose dette qui sopra e va a detto noce di Benevento durante sei mesi all'anno, cioè:
in aprile, maggio, agosto, settembre, marzo e dicembre
e in tre giorni della settimana, cioè:
il lunedì, il sabato e la domenica.

E le cose suddette e singolarmente riferite una per una da testimoni, furono commesse e perpetrate dalla Matteuccia nei luoghi e nei tempi suddetti, contro la volontà delle persone alle quali nocque, con danno e pregiudizio grave di esse, in obbrobrio e vituperio di Dio e di tutti i santi, contro il diritto divino ed i buoni costumi e contro lo spirito delle leggi statutarie e degli ordinamenti del Comune di Todi.
E consta a noi ed alla nostra curia che tutte le cose suddette contenute in detta requisitoria, sono state e sono vere nei luoghi e nei tempi citati, per vera e legittima confessione fatta legittimamente e spontaneamente dalla detta Matteuccia interrogata dinanzi a noi.

E così spontaneamente ha confessato e ha dichiarato di non aver alcuna difesa e ha rinunciato al termine procedurale.
Alla Matteuccia fu dato e assegnato un certo termine, già scaduto, per presentare qualunque difesa per le accuse suddette; e nulla la stessa fece né altri per lei per queste cose nè per le altre cose.

Perciò, noi Lorenzo, capitano suddetto, sedente per il tribunale come sopra, attenendoci e volendoci attenere allo spirito delle leggi degli statuti e ordinamenti del comune di Todi e all'autorità a noi concessa in questo campo dai suddetti statuti, con questa sentenza ufficialmente condanniamo nel modo migliore, via e legalità e nella forma di diritto che meglio possiamo e dobbiamo, che la predetta Matteuccia, affinché non possa gloriarsi della sua malizia e iniquità e sia di esempio a chiunque desiderasse svolgere simile attività, impostale sul capo una mitra e legate le mani dietro alla schiena, sia posta sopra un certo asino, e sia condotta al luogo pubblico dove abitualmente si amministra la giustizia nell'interno o fuori della città,

e ivi sia bruciata con il fuoco, così e in maniera tale che la colpevole muoia e la sua anima si separi dal corpo.

Note: Il testo qui presentato è conservato presso l'Archivio Storico del Comune di Todi.

Silvia
06-06-04, 16:13
LE STREGHE DI TRIORA

A Triora, borgo dell’entroterra ligure, almeno ufficialmente, le streghe non esistono più. Rimangono i racconti popolati di incubi ma, soprattutto, rimangono le lettere, i verbali di interrogatori e torture e le sentenze di condanna a morte di oltre quattrocento anni fa.

Quelle pagine, ingiallite dal tempo, parlano di donne accusate di crimini orrendi: infanticidio, accoppiamento carnale con il diavolo, inaridimento delle mammelle delle mucche e inacidimento del latte materno.

Una bàgiua (strega) aveva provocato una tempesta talmente forte da compromettere definitivamente il raccolto delle vigne per almeno tre anni. Un’altra ancora aveva preparato un veleno, composto da cervello di gatto e di sangue umano, facendolo ingerire a un cappellaio genovese con esito letale.

Talvolta le bàgiue si trasformavano in gatti, s’intrufolavano nelle abitazioni e non disdegnavano neppure di assumere le sembianze di un caprone, magari per volare all'isola della Gallinara.

Anche la carestia del 1587 era colpa, anzi la principale colpa - quella che diede inizio alla triste vicenda, con lo stanziamento di ben cinquecento scudi da parte dell'allora Parlamento - di quelle trenta donne, di quel ragazzino (anch'egli accusato di stregoneria), e di quell'uomo finito dietro le sbarre delle carceri genovesi.

L’inquisitore Girolamo Dal Pozzo stravolse letteralmente la piccola comunità di Triora: nel gennaio del 1588, dopo pochi mesi di indagini, oltre 200 persone erano state coinvolte nell’inchiesta. Nove donne erano morte sotto tortura, molte erano rimaste storpiate a vita.

Ma l’autentico mattatore della vicenda fu il Commissario Straordinario della Repubblica di Genova, Giulio Scribani. Costui, operando con cieco fanatismo, iniziò la caccia ad altre streghe, e non tardò a trovarle: Franchetta Borelli fu l'unica a non confessare, mentre le altre ammisero efferatezze di ogni sorta. Molte morirono in carcere per malattia, stenti e denutrizione, altre furono condannate alla pena capitale, altre ancora – forse - riacquistarono la libertà: tutte furono vittime dell'ignoranza e della malafede.


http://www.silviadue.net/vari/strega_tortura.gif
http://www.silviadue.net/audio/evfalls_midi.mid

Syntax error System
08-06-04, 19:57
permettetemi la piú idiota delle domande, ma come fate a mettere la musica in un post?

Scusate l'OT.

Personalmente mi trovo d'accordo col fatto che le strege siano residui di antiche religioni. Ma l'esistenza della strega é precedente al cristianesimo, esse erano conosciute fin dal tempo dei romani, e anche adirittura prima di loro...dai Greci, loro le chiamavano le Strix (che significa ucello notturno) ed erano conosciute per andare in giro a tagliare occhi nasi, orecchie e dita dai cadaveri, per poi usare nelle loro pozioni. Avvolte si dice, esse sacrificavano persino neonati.
Le persecuzioni delle strege NON viene col cristianesimo , esse vengono letteralmente perseguitati da tutte le forme religiose esistenti, sia dai pagani, che dai cristiani, mussulmani e hinduisti, shintoisti ect ect.
Qualcosa fa sospettare che le strix o streghe erano un tempo delle sacerdotesse che facessero dei sacrifici umani, per ottenere in cambio giovinezza e bellezza.
Questo lo lessi nel libro della religione romana...come cavolo si chiama quel tizio....non c'e l'ho quí vicino a mé, ma é molto conosciuto perche descrive molto bene il senso religioso ai tempi di Roma.

Silvia
08-06-04, 21:25
In Origine Postato da kenshiroIT
permettetemi la piú idiota delle domande, ma come fate a mettere la musica in un post?

Con i codici [ mid ] [ /mid ] per i file midi e [ DD ] [ /DD] per gli Mp3, senza lasciare spazi tra "[" e "]" (io ho dovuto farlo perché tu potessi visualizzare i codici). Se quoti il mio ultimo post lo vedrai chiaramente. :)

Walker Boh
12-06-04, 18:38
Beh innanzi tutto compimenti!!!
Sono capitato per caso nel sito di politica on line e sfogliando l'elenco dei forum mi ha incuriosito il vostro, perdendomi e divorando avidamente il vostro thread.
Anche nel paese dove vivo ho potuto leggere la cronaca di una delle tante accuse di stregoneria e devo dire che fondalmentalmente forse occorrerebbe fare una netta distinzione fra le streghe che concepiamo con le nostre conoscenze e le streghe che furono bruciate dalla folle ondata di puritismo clericale dell'epoca.
Per le prime penso non possa esistere una classificazione unica, in quanto puoi generalizzare il concetto di strega=colei/lui che pratica riti pagani, ma poi se si scende nel merito allora anche un erborista potrebbe passare per stregone, in quanto ti cura con le erbe, peggio ancora un omeopata....
Molte volte, da quanto ho potuto leggere nelle cronache dell'epoca, queste povere malcapitate erano vittime della loro stessa solitudine, contadine che mal sopportavano di venir trattate una m***a dal marito/padre e ribellandosi venivano additate come indemoniate (!!), oppure persone cadute in depressione, pertanto che si isolavano dal resto della comunità, oppure (non dimentichiamo che esisteva anche allora) forse solo omosessuali e quindi preferivano la compagnia di donne.
Sicuramente l'inquisizione fu usata dalla chiesa cattolica per sterminare e disperdere culti come i Caldei, ad esempio, ma la maggior parte delle volte furono vittime senza colpa.
Mi viene in mente uno spunto, anzi visti i vostri post sono curioso delle risposte, se avrete voglia di darmene, ma per strega 'moderna' cosa si può intendere??
Sia chiaro, escludo già in partenza quei cefali da baraccone che si vedono nelle tv private coll'166....
Bye bye

Silvia
12-06-04, 20:17
Innanzitutto benvenuto nel forum. :)

Quanto alla tua domanda, per quel che mi riguarda credo di aver già risposto alla pagina precedente di questo thread. Dicevo che le "streghe" moderne sono donne che si rifanno all’antico paganesimo e che cercano di scoprire il proprio legame con la Natura, probabilmente alla ricerca di quel senso del profondo che oggi sembra perduto. Resta da vedere in quale misura è possibile far rivivere quel particolarissimo stato interiore e quell’intimo rapporto fra Uomo e Natura che sembrano appartenere a un passato lontano, a un ambiente radicalmente diverso da quello di oggi.

Comunque la mia impressione, magari sbagliata, è che la "stregoneria" moderna sia soprattutto un fenomeno di moda.

http://utenti.lycos.it/silviatre/enya/evening_falls.mid

Walker Boh
13-06-04, 11:31
In Origine Postato da Silvia

Comunque la mia impressione, magari sbagliata, è che la "stregoneria" moderna sia soprattutto un fenomeno di moda.


Indubbiamente è divenuto un fenomeno di moda e mercato (soprattutto), basta guardare i locali che si ispirano alle radici celtiche, gli agriturismi, ecc
Sono assolutamente d'accordo.
Fior di letteratura nata ad hoc ti spiega come puoi ritrovare il tuo stato di simbiosi con l'energia vitale, ma immersi come siamo nel modernismo, plasmati dalla comodità, dalla vita moderna, mi risulta molto difficile credere che si possa tornare indietro.
Al massimo si può cercare di ritrovare una sorta di rispetto interiore per ciò che ci circonda, ma pensare di riesumare i riti celti o pagani in generale è quasi impossibile, soprattutto perchè non abbiamo :
1) la pellaccia dei nostri avi (non dimentichiamo i loro rituali per divenire adulti o per diventar guerrieri)
2) la loro forza d'animo, in quanto erano cresciuti in simili ambienti e ci credevano molto più fortemente di noi
3) ci mancano dei documenti sicuri che ci permettano di replicare i loro rituali, poichè spesso erano riti segreti che solo i sacerdoti/druida conoscevano e si tramandavano oralmente.

Dubito fortemente che esistano oggi persone che possano volare sulla scopa elettrica ;)
molto meglio la saggina ed il legno di un tempo :D
però vuoi mettere quanto tempo si risparmierebbe al mattino per andare in ufficio?!?!? Altro che tangenziali od autostrade, un bell'incantesimo e ti ritrovi davanti alla tua scrivania!!
(ehm perdonate queste ultime facezie, ma essendo domenica mattina....)

Silvia
19-06-04, 20:47
Poche le «streghe» bruciate dall'Inquisizione

ROMA - L'Inquisizione torturava, ma non così tanto e non crudelmemente quanto si pensa. Sono le conclusioni a cui è giunto Agostino Borromeo, curatore del volume di atti del simposio vaticano sull'Inquisizione presentato oggi in Vaticano. Secondo i dati di Borromeo, su 125.000 processi dell'Inquisizione spagnola, solo 59 «streghe» sono finite sul rogo; l'Inquisizione portoghese ha invece bruciato 4 persone e quella italiana 36. «Se si sommano questi dati - ha commentato Borromeo - non arriviamo neanche ad un centinaio di casi, contro i 50.000 di persone condannate al rogo, in prevalenza dai tribunali civili, su un totale di 100.000 processi (civili ed ecclesiastici) celebrati in tutta Europa nell'età moderna».

Dati interessanti anche sulle esecuzioni di «streghe». Furono più numerose nei Paesi protestanti che in quelli cattolici: mille in Italia, su più di 13 milioni di abitanti, 4000 circa in Francia su venti milioni, 25mila in Germania su 16 milioni di abitanti. La «ricchezza dei dati forniti» dal convegno organizzato in Vaticano, a giudizio di Borromeo, «consente di rivedere alcuni luoghi comuni assai diffusi tra i non specialisti: il ricorso alla tortura e la condanna alla pena di morte non furono così frequenti come si è per molto tempo creduto». «Oggi che si studia l'Inquisizione non più per difendere o attaccare la Chiesa - ha aggiunto Borromeo - il dibattito può tornare su un piano scientifico, e la documentazione accessibile lo consente».

Dal Corriere della Sera del 15 giugno 2004

Walker Boh
21-06-04, 09:27
Quanti ne uccise davvero l'Inquisizione
di Ignazio Ingrao

Sono stati finalmente resi noti i risultati del simposio di storici promosso nel 1998 da Karol Wojtyla per indagare sulla reale portata dei crimini della Chiesa. Le sorprese non mancano, ma rimangono ancora molti punti da chiarire

La Santa Sede appare determinata a fare luce sulle pagine oscure scritte dai tribunali della Santa Inquisizione che hanno accompagnato per seicento anni (dal XIII al XIX secolo) la vita di Santa Romana Chiesa. L’ultimo tribunale a scomparire è stato infatti quello spagnolo, abolito nel 1834. Sono pagine scritte con le confessioni estorte con le torture, gli atti dei processi per stregoneria, le condanne a morte, i roghi. E la Chiesa non vuole sottrarsi alla sue responsabilità di fronte alla storia.

LE SCUSE DI GIOVANNI PAOLO II
Vincendo i dubbi e le resistenze di diversi prelati di curia, è stato Giovanni Paolo II a chiedere personalmente che venisse organizzato un simposio internazionale sulla “Inquisizione” che si è svolto in Vaticano nel 1998. Per la prima volta la Santa Sede ha chiamato a discutere dell’argomento studiosi di tutto il mondo senza riguardo per la loro confessione religiosa o ideologia politica. Studiosi protestanti, storici marxisti, accanto a teologi e docenti delle Università Pontificie si sono ritrovati insieme. Dall’esito di quella consultazione il papa ha tratto la ferma convinzione di dover chiedere perdono, a nome della Chiesa, di fronte al mondo e di fronte alla storia, “per gli errori commessi nel servizio alla verità attraverso il ricorso a metodi non evangelici”. E così ha fatto il 12 marzo 2000, in occasione della Giornata del perdono.

RIDIMENSIONATA LA LEGGENDA NERA SULLA SANTA INQUISIZIONE
Eppure, a distanza di sei anni, non era ancora stato possibile conoscere cosa gli studiosi avessero effettivamente detto durante quello storico simposio a porte chiuse: quali rivelazioni erano state fatte, se vi era stato accordo o discussione tra studiosi di estrazione tanto diversa. Nei giorni scorsi hanno visto finalmente la luce gli atti del simposio sull’Inquisizione e il pro-teologo della Casa Pontificia, il cardinale Georges Cottier si è affrettato a precisare che il ritardo nella pubblicazione non è stato dovuto all’opposizione di qualche prelato, come si mormorava, ma solo ad “una serie di problemi di salute”.

TRIBUNALI CIVILI E RELIGIOSI A CONFRONTO
E c’è da credergli visto che da quel ponderoso volume di 788 pagine, frutto del contributo di 30 studiosi diversi, la “leggenda nera” della Santa Inquisizione esce fortemente ridimensionata. Su 125 mila processi celebrati dall’Inquisizione spagnola i condannati a morte furono meno di 1300, vale a dire l’1%, riferisce il curatore del volume, Agostino Borromeo. Lo stesso dicasi per i processi per stregoneria: secondo gli storici consultati dalla Santa Sede non superano il centinaio le “streghe” mandate al rogo dai tribunali della Santa Inquisizione in Spagna, Portogallo e Italia. Molto più severi sarebbero stati i tribunali civili: su 100 mila processi per stregoneria celebrati da questi tribunali, le condanne al rogo sarebbero state almeno 50 mila. C’era persino chi chiedeva di essere giudicato dai tribunali ecclesiastici perché meno severi di quelli civili.

I VUOTI NEGLI ARCHIVI VATICANI
Nonostante il lavoro storiografico minuzioso restano tuttavia ancora da decifrare molte pagine della “leggenda nera”. La svolta alle ricerche storiografiche in questo campo è stata data dalla decisione di Giovanni Paolo II di aprire, nel 1998, l’archivio dell’ex Sant’Uffizio (oggi Congregazione per la dottrina della fede) alla consultazione degli studiosi. A sei anni di distanza sarebbe necessario tornare a fare il punto su questi studi, poiché molte domande restano ancora senza risposta. C’e chi ha notato, ad esempio, che negli atti del simposio sull’Inquisizione non si fa menzione di uno dei pochi processi inquisitoriali che si sono svolti in Italia del quale si ha un resoconto scritto pressoché integrale. Si tratta di un processo davanti al tribunale della diocesi di Trento a carico di alcune donne della Val di Non accusate di stregoneria e mandate al rogo.

LA GUERRA CONTRO LE ERESIE E I LIBRI ALL'INDICE
E resta da far luce anche sulle pagine oscure che riguardano l’attività di censura svolta dal Sant’Uffizio e dai tribunali dell’Inquisizione con la redazione dell’Indice dei libri proibiti e la distruzione delle opere giudicate eretiche. Un’attività intensissima soprattutto tra il XVI e XVII secolo, volta a frenare la diffusione della riforma in Europa. La nuova Inquisizione romana, istituita da Paolo III con la bolla “Licet ab initio” del 1542, aveva tra i suoi compiti anche quello di controllare la produzione, la vendita e la diffusione degli stampati. Il primo “Indice” dei libri proibiti fu compilato nel dicembre del 1558 sotto il pontificato di Paolo IV e risultava diviso in tre classi: nella prima classe erano indicati i nomi di oltre 600 autori dei quali erano proibite tutte le opere; la seconda classe conteneva 126 titoli di opere proibite delle quali si conosceva l’autore; seguiva una terza categoria contente 332 opere anonime vietate. Erano poi elencate 45 edizioni proibite della Bibbia e del Nuovo Testamento e i nomi di 61 stampatori responsabili della pubblicazione di libri eretici.

LIBRI PROIBITI NELLA BIBLIOTECA VATICANA
Persino la Biblioteca Apostolica Vaticana cadde nelle maglie della foga controriformista tanto che, come ricorda il cardinale Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, nel 1559 “cinque grandi sacchi di libri proibiti venivano portati dai custodi della libreria apostolica al Sant’Officio della Santa Inquisizione di Roma”.

Quali libri proibiti erano custoditi nella Biblioteca Vaticana? E’ una delle domande ancora senza risposta a cui sta lavorando una studiosa della Biblioteca Apostolica Vaticana, la dottoressa Andreina Rita. Ma ci vorranno ancora “almeno due anni” per avere un elenco preciso del contenuto di quei cinque sacchi, rivela a Panorama mons. Raffaele Farina, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Tra quei libri potevano esserci volumi di autori come Erasmo da Rotterdam, Pico della Mirandola, Niccolò Cusano. Ma perché non furono distrutti? Qualcuno ebbe cura di conservarli nei sotterranei del Sant’Uffizio tanto che, tre secoli dopo, parte di quei libri insieme ad altre “rarità bibliografiche” saranno nuovamente trasferiti nella Biblioteca Vaticana. Ma colui che conservò questi libri agì per suo conto o su indicazione di qualche alto prelato o del papa stesso?

Molto altro ancora resterebbe da studiare sull’Indice dei libri proibiti tenuto conto che rimase in vigore fino al 1966. L’ultimo elenco venne compilato dal Sant’Uffizio nel 1948 e conteneva le opere di Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Niko Kazantzakis e Alberto Moravia. “La vita di Gesù”, scritta dall’abate Jean Steinmann è stato l’ultimo libro messo all’Indice nel 1961. Bisognerà attendere il 1966 perché la Congregazione per la dottrina della fede, che aveva preso il posto del Sant’Uffizio, annunciasse che l’Indice non sarebbe più stato pubblicato. In quattro secoli sono stati censurati oltre 8 mila titoli.

Silvia
21-06-04, 20:03
In Origine Postato da Walker Boh

TRIBUNALI CIVILI E RELIGIOSI A CONFRONTO
E c’è da credergli visto che da quel ponderoso volume di 788 pagine, frutto del contributo di 30 studiosi diversi, la “leggenda nera” della Santa Inquisizione esce fortemente ridimensionata. Su 125 mila processi celebrati dall’Inquisizione spagnola i condannati a morte furono meno di 1300, vale a dire l’1%, riferisce il curatore del volume, Agostino Borromeo. Lo stesso dicasi per i processi per stregoneria: secondo gli storici consultati dalla Santa Sede non superano il centinaio le “streghe” mandate al rogo dai tribunali della Santa Inquisizione in Spagna, Portogallo e Italia. Molto più severi sarebbero stati i tribunali civili: su 100 mila processi per stregoneria celebrati da questi tribunali, le condanne al rogo sarebbero state almeno 50 mila. C’era persino chi chiedeva di essere giudicato dai tribunali ecclesiastici perché meno severi di quelli civili.

Forse catari e valdesi avrebbero qualcosa da ridire… :D

Seriamente… non dubito affatto della fondatezza di questa analisi e sembra proprio che sia imputabile ai tribunali civili la maggior parte di quelle morti che vengono invece contestate alla Chiesa. Eppure – cito da "Panorama" – sulla Chiesa pesa la colpa più grande: quella di aver fornito il mezzo e la giustificazione a quegli omicidi.

Walker Boh
22-06-04, 08:15
In Origine Postato da Silvia
da "Panorama" – sulla Chiesa pesa la colpa più grande: quella di aver fornito il mezzo e la giustificazione a quegli omicidi.

E te credo!! :eek:
mica erano i tribunali civili ad andare in giro a dire che i culti pagani erano in realtà dei culti demoniaci ed andavano purificati, altrimenti il mondo sarebbe stato in mano al Diavolo, :mad:
oltre ad aver creato quel bellissimo manualino ad hoc per 'far confessare' streghe e stregoni :(

Silvia
23-07-05, 18:23
SUPERSTIZIONE E CREDENZE

Stralcio da "La stregoneria" di Massimo Centini


Ad osservarlo in panoramica, il fenomeno stregoneria presenta caratteristiche rituali in antitesi con quelle cristiane, con inversione delle regole e atteggiamenti riconducibili alla religione precristiana. Molte volte si trattava di accuse scaturite prevalentemente da dicerie e superstizioni più che da fatti realmente documentati.
Ad esempio, si diceva che, in occasione del sabba, i partecipanti, oltre alle pratiche rituali contrassegnate da un iter simbolico diretto alla celebrazione del male, si riunissero intorno ad un banchetto, in cui erano consumati pasti anomali con ingredienti "diabolici"; si parlava anche di antropofagia.
Nella tradizione del Sabba, così come è stata ricostruita sulla base delle dichiarazioni delle streghe interrogate, ricorrevano anche il motivo dell'orgia, quasi come fatto rituale, i rapporti multipli con animali e con demoni sotto mentite spoglie etc.
Rinveniamo inoltre, con una certa frequenza, il tema del volo, della metamorfosi in animale e delle pratiche magiche dirette a causare temporali, incendi e danneggiare i contadini.
Tutto un corpo di pratiche e di esperienze in cui erano forse attivi elementi rituali di tradizione più antica, in cui però è rilevabile anche la forte tendenza a demonizzare certe fasce sociali, entro le quali era possibile individuare dei capri espiatori considerati artefici dei disagi e delle anomalie di una società disorientata e priva di punti di riferimento.


http://www.silviadue.net/vari/streghe_metamorfosi.jpg
Tre streghe in volo con teste di asino, cane e gallo
Xilografia del 1489


Un ulteriore tema che andrebbe studiato in dettaglio riguarda l'aspetto economico della stregoneria: cioè i molteplici meccanismi posti alla base di quella caccia che, nel XV-XVI secolo, fu una vera e propria industria.
I compensi per gli inquisitori e i loro collaboratori, quelli per il boia e quelli necessari per quanti prestavano il loro lavoro nelle indagini fino all'esecuzione, oltre alle spese per mantenere le streghe in prigione e quelle per l'allestimento del patibolo e l'acquisto delle fascine necessarie al rogo, determinavano un "conto" cospicuo, che pone in luce un aspetto poco noto della stregoneria. Una dimensione eminentemente economica, che viene fuori con nitidezza dallo studio degli atti dei singoli processi, suggerendo la possibilità che forse non sarebbe privo di utilità scandagliare anche le prerogative commerciali della stregoneria.
Queste indicazioni aprono strade per una più ampia valutazione del fenomeno, offrendo delle diverse chiavi di lettura.

C'è poi l'aspetto microstorico, che ci concede di cogliere attraverso fatti quotidiani e semplici esperienze e atteggiamenti caratterizzanti la stregoneria, dandoci il modo per calarci nei suoi aspetti minimi e umanissimi. Il fenomeno assume intonazioni ancora più travolgenti quando risulta circoscritto a un'area ben precisa, in cui nomi, cognomi, località e situazioni, rintracciabili ancora oggi direttamente sul territorio, visualizzano nel quotidiano delle esperienze che spesso sembrerebbero così lontane da appartenere addirittura all'universo della fantasia. Le vicende minori ci danno, forse paradossalmente, l'ampiezza di questa dimensione storica della stregoneria, permettendoci di ripercorrere drammi singoli e angosce collettive, con una nitidezza che spesso sconcerta e un po' spaventa.

Non va dimenticato che la strega fu comunque un capro espiatorio per le tensioni di un'epoca travolta da un'accelerazione evolutiva indubbia, ma anche violentata da epidemie e invasioni che ne avevano dissestato la struttura sociale. La non conoscenza delle cause dei drammi e delle tragedie, singole o collettive, che si abbattevano sulla società determinava l'enfatizzazione di certe anomalie, innescando un'irrazionale ricerca di presunti colpevoli, spesso riconosciuti negli esponenti di minoranze.

La mancanza di strumenti per interpretare razionalmente tutta una serie di fenomenologie naturali portò verso la polverizzazione delle cause principali di ogni male, conducendo chi era sprovvisto di strumenti di analisi lungo la perduta via della paura e dell'angoscia che invocano certezze, qualunque certezza.
Le streghe erano in pratica una di queste certezze: un riferimento forse impossibile, che paradossalmente diventava l'unico mezzo per giustificare la diffusione di un'anomalia. E, in linea con una reazione di forma omeopatica, la distruzione dell'intermediario tra l'origine del male e le vittime, era considerata l'unico mezzo per estirpare ogni possibile diramazione e figliazione.
Come nella lotta contro l'eresia, la stregoneria amalgamava, in una sola realtà, paure collettive ataviche e l'intenzione di demonizzare le tracce di religiosità pagana vive tra la popolazione.


http://www.silviadue.net/vari/streghe_rogo.jpg
Incisione del XVI° secolo

Federale
31-12-05, 21:23
Carissima Silvia, secondo me Centini fa un errore di metodo imperdonabile. Cerca di unificare un fenomeno che si caratterizza per le sue molteplici sfaccettature. Diverso è l'atteggiamento degli inquisitori nelle diverse Città e nei confronti delle diverse modalità di stregoneria. Prendiamo l'Italia: quasi tutti i processi inquisitoriali per stregoneria finivano con lievissime condanne a digiuni o a mortificazioni spirituali. I casi di roghi sono molto pochi ed estremamente documentati. Diverso era il modo di porsi quando la stregoneria si sovrammoneva al paganesimo. La giustificazione teologica è valida: le manifestazioni soprannaturali che non provengono da Dio, provengono dal diavolo. Al di là delle guaritrici di campagna, beneandanti del Friuli e varie superstizioni, il fenomeno inquisitoriale cattolico, qualora non fossero intervenuti fattori politici (si veda il caso di scuola di Loudun), si fermava solo dinanzi a prove certissime. La Summis desiderantis affectibus di Bonifacio VII, con la quale venne istituita la Santa Inquisizione, ricordiamolo, era rivolta contro gli eretici, un male interno alla Chiesa. La lotta alla stregoneria già prevista nel Canon Epyscopi e dalla patristica, continua fino ad oggi. Putroppo ancora oggi c'è gente che crede nei grimori e nelle marmitte fumanti, gente di un certo livello culturale. Oggi si pone diversamente, come lotta all'ignoranza ed alla superstizione. Di certo lo scritto di Centini, che pontifica da cattedratico, non è al corrente della moderna bibliografia sul tema.
Ti ho promesso la mia interpretazione del Sabba, putroppo non ho molto tempo, visto che contemporaneamente sto tenendo un'altra discussione di strategia militare, la mia "vera" occupazione. Per ora buon anno. Ed alla prossima.
V

Silvia
01-01-06, 12:33
Non so se Centini conosca o meno la moderna bibliografia sull'argomento (sarei portata a pensare di sì... e a cosa ti riferisci esattamente?), ma non mi sembra che pontifichi o tenda a uniformare un fenomeno che sicuramente presentava diverse sfaccettature.

Ed è vero che l'inquisizione cattolica (la cui leggenda nera è stata peraltro recentemente ridimensionata) era rivolta più che altro a un'esasperata guerra contro le eresie, ma con un modus operandi che tendeva a ricondurre al culto di Satana ogni espressione religiosa "diversa". La caccia alle streghe, inoltre, fu di fatto una lotta contro la donna, personificazione del peccato in una cultura profondamente maschilista.

Oggi magari posterò un altro brano del saggio di Centini. Ciao. :)

Silvia
02-01-06, 18:27
Il grande raduno delle streghe era il sabba. Lo chiamavano anche stringhezzo, barilotto o sinagoga del diavolo. Per raggiungere il luogo stabilito, i convenuti si servivano dei più svariati mezzi di locomozione: andavano a piedi, su carri, a dorso d'asino o di cavallo. Ma per lo più raccontavano di esserci arrivati in volo, ora in forma umana, ora trasformati in bestia, inforcando una panca, una scopa, un qualunque bastone unto con lo speciale unguento che si spalmavano anche sotto le ascelle o le piante dei piedi, sui glutei o sul pube.



http://www.silviadue.net/vari/sabba.jpg (http://www.silviadue.net/vari/sabba.jpg)
Il sabba sul Blocksberg,
incisione del 1711 di Christian Thomasius



I BAGLIORI DEL SABBA

da "La stregoneria" di Massimo Centini (Xenia editore)


La credenza nel sabba si affermò tra il XIV e il XV secolo, assorbendo espressioni culturali e folkloriche molto diverse tra loro. Il tutto in un periodo di crisi e carestie, epidemie e alta mortalità infantile. Non va comunque dimenticato che la struttura del sabba non fu indenne dalle influenze di credenze popolari, superstizioni, tradizioni e antiche forme religiose interpretate dagli inquisitori come espressioni del culto del diavolo.

Bisogna anche tener presente che dalla documentazione sulla caccia alle streghe, post Malleus Maleficarum in particolare, ma già evidenziata precedentemente, si evince che intorno al fenomeno della stregoneria possono essere individuati due livelli ben precisi: uno di origine più arcaica, in cui veniva individuata nella Società di Diana una sorta di congrega praticante rituali fortemente sincretistici, probabilmente di origine agraria, ma comunque in diretto contrasto con il cristianesimo. Vi era poi un livello più recente, correlato al culto del diavolo, non di rado posto in relazione alle varie componenti ereticali postesi in forte polemica con il potere religioso centrale. [...]

Aggiungiamo ancora che l'ipotesi dell'esistenza di due gruppi ben distinti di streghe continuò a persistere per molto tempo. Ecco come il De Lancre, nella prima metà del XVII secolo, suddivideva le adepte di Satana: "il primo è costituito da streghe che, avendo abbandonato Dio, si danno alle droghe e ai veleni, il secondo è costituito da quelle che hanno espressamente rinunciato a Gesù Cristo e alla Fede e si sono date a Satana".

Sulla base di numerose testimonianze del XV-XVI secolo, possiamo considerare il sabba come l'espressione rituale più complessa della stregoneria: una strana e inquieta cerimonia in cui erano presenti componenti eterogenee riallacciabili alle multiformi espressioni del culto pagano: orgia, banchetti, danze sfrenate, culto delle divinità infere etc.
Una delle descrizioni più antiche del Sabba ci giunge dalla bolla Vox in Roma di Gregorio IX, in cui sono posti in evidenza alcuni aspetti tipici della riunione diabolica, che di fatto saranno ampliamente documentati anche nelle descrizioni dal XIV al XVII secolo…

… Poi si siedono tutti a banchettare e quando si alzano dopo aver finito, da una specie di statua che di solito si erge nel luogo di queste riunioni, emerge un gatto nero, grande come un cane di taglia media, che viene avanti camminando all'indietro e con la coda eretta. Il nuovo adepto, sempre per primo, lo bacia sulle parti posteriori, poi fanno lo stesso il capo e tutti gli altri, ognuno osservando il proprio turno: ma solo quelli che lo hanno meritato. Agli altri, cioè a quelli che non sono considerati degni di questo onore, lo stesso maestro di cerimonia augura loro la pace. Quando ritornano al loro posto rimangono in silenzio per qualche istante con la testa rivolta verso il gatto. Poi, il maestro dice: "perdonaci". "Lo stesso ripete quello che segue e il terzo aggiunge: "Lo sappiamo, signore". Il quarto conclude: "Dobbiamo ubbedire (...)". Tutti gli anni, a Pasqua, essi ricevono il corpo del Signore dalla mani del sacerdote, lo portano alla bocca e lo gettano tra le immondizie per recare offesa al Salvatore. Gli sventurati credono nel Demonio, dicono che egli è creatore di tutti i corpi celesti e che, nei tempi futuri, dopo la caduta del Signore, ritornerà alla sua gloria. Per mezzo di lui e con lui, non altrimenti, sperano di raggiungere la felicità eterna e invitano a non fare ciò che piace a Dio, ma ciò che a Lui dispiace…

In realtà, osservando in panoramica la documentazione nota, molto spesso non si può fare a meno di constatare che numerose espressioni, ascrivibili all'eterogeneo corpus dei culti popolari intrisi di reminiscenze pagane, subirono un effettivo mutamento sotto la pressione dell'Inquisizione, caricandosi di connotati sovrapponibili alla nozione tradizionale di stregoneria.
Anche se è innegabile che non mancò una concreta connessione tra echi di culti pagani, superstizioni popolari, rituali agricoli e il principio base del sabba, non si deve neppure pensare che ogni culto di fertilità si sia trasformato, o sia stato considerato, una setta segreta con scopi sovversivi e votati alla totale distruzione. Su questo punto l'Eliade chiariva che "è ben vero che dall'ottavo secolo in poi magia e superstizione popolare furono progressivamente assimilate alla stregoneria e la stregoneria all'eresia (...) e se le streghe erano accusate invariabilmente, al pari degli eretici, di pratiche orgiastiche, si deve però tenere conto delle loro stesse dichiarazioni, non sempre estorte sotto tortura, secondo le quali i bambini nati da queste orge venivano sacrificati e divorati nei loro raduni segreti" (M. Eliade, 1982).
Non abbiamo prove certe sull'itinerario iniziatico che le streghe avrebbero seguito per entrare a far parte della congrega: anche perchè le fonti redatte dagli accusatori lasciano spesso molte lacune che è difficile colmare con una rigorosa analisi storica.

Vi sono poi le dichiarazioni rilasciate dalle streghe che spesso sembrano esprimere soprattutto tensioni emotive, quando addirittura non erano frutto di visioni e sfrenata immaginazione. Mentre teologi e giuristi discutevano sulla "storicità" del fenomeno sabba, e più ampiamente sull'esistenza delle streghe, gli inquisitori andavano raccogliendo tutta una serie di testimonianze dirette "sul campo", allestendo un campionario di casi fenomeni, che ancora oggi costituisce uno dei nodi critici della storia della cultura.



http://www.silviadue.net/vari/durer_valpurga.jpg (http://www.silviadue.net/vari/durer_valpurga.jpg)

Albrecht Dürer - La notte di Valpurga

Federale
04-01-06, 18:51
Mi rifersico all'illuminata opera di Cardini "le radici della stregoneria", la storia dell'inquisizione di Camilleri, e il recentissimo studio di Cardini sullo stesso argomento. Se poi riteniamo attendibile l'interpretazione di Verdiglione o di altri su Inquisitori e stregoneria è tutto un altro tipo di discorso. Tenderei anche a ridiemnsionare l'interpretazione antifemminista dell'inquisizione, che tra l'altro non corrisponde alla concezione della donna nel medioevo (per tutti Regine Perneud, luce del medioevo). Ci si basava su un dato di fatto psicologico secondo cui la natura più fragile della donna è più soggetta alle insidie del peccato. Potrei stare ore ed ore a parlarti del retaggio clturale delle prime società occidentali su base matriarcale e sul culto della dea madre trasposto nei vari culti di divinità femminili (Atena partenos, Iside, Diana Ctonia, Proserpina), legati alle fasi lunari e sul ciclo femminile. Non intendo tediarti oltre. A presto
V

Silvia
05-01-06, 00:13
Mi rifersico all'illuminata opera di Cardini "le radici della stregoneria", la storia dell'inquisizione di Camilleri, e il recentissimo studio di Cardini sullo stesso argomento. Se poi riteniamo attendibile l'interpretazione di Verdiglione o di altri su Inquisitori e stregoneria è tutto un altro tipo di discorso. Tenderei anche a ridiemnsionare l'interpretazione antifemminista dell'inquisizione, che tra l'altro non corrisponde alla concezione della donna nel medioevo (per tutti Regine Perneud, luce del medioevo). Ci si basava su un dato di fatto psicologico secondo cui la natura più fragile della donna è più soggetta alle insidie del peccato.
Certo, la donna era considerata debole ed estremamente influenzabile, quindi facile preda delle tentazioni. Era ritenuta un essere portato per natura a dubitare della fede, e secondo il Malleus Maleficarum, l’etimologia del nome lo dimostrerebbe: "foemina" deriva da "fides" e "minus", perché essa è capace di conservare minor fede.



Non intendo tediarti oltre. A presto...
Nessun tedio, anzi. E poco fa ho ordinato il libro di Cardini. A presto. :)

Tomás de Torquemada
17-01-08, 23:59
Le streghe erano tutte brutte e vecchie?
di Massimo Centini

Un diffuso e abusato luogo comune indica la strega con caratteristiche tendenti a dare di questo personaggio tutta una serie di peculiarità che ne accentuerebbero il suo ruolo negativo.

Secondo la tradizione quindi, la strega è vecchia, spesso brutta, male in arnese, vestita di stracci, sdentata e con voce inquietante; le sue unghie sono lunghe e tendono a fare delle sue mani magre quasi dei pericolosi artigli. Anche il naso è frequentemente anomalo: lungo o adunco. I capelli sono disordinatamente adagiati sul capo e rimandano all'immagine classica di Medusa. Ma siamo sicuri che questa figura corrisponda proprio alla realtà?

Se proviamo ad osservare che cosa dicono le fonti storiche sull'argomento, ci rendiamo conto di quanto sia distante lo stereotipo precedentemente indicato dall’autentica dimensione dei fatti. Le donne accusate di stregoneria non erano affatto vecchie: l'età media di frequente era sotto i quarant'anni e vi furono anche numerosi casi di "streghe-bambine”, entrate a far parte delle congreghe diaboliche seguendo le tracce materne o portate al sabba dai parenti stretti.
Quindi è lecito ipotizzare che l'immagine ricorrente della strega (tipo Befana, tanto per intenderci) sia stato originato da alcuni fattori non direttamente connessi all'aspetto effettivo delle presunte streghe:

1. l'atteggiamento fortemente misogino degli accusatori;
2. l'utilizzo dell'aspetto fisico repellente come "segno" destinato ad accentuare, a livello di inconscio collettivo, la "negatività" di qualcuno;
3. il peso dell'immaginario fiabesco che ha fatto della “vecchia e brutta" un topos letterario ricorrente (si pensi, ad esempio alle streghe presenti in Biancaneve o Hänsel e Gretel).

A sostegno della tesi va anche ricordato che una significativa percentuale di donne accusate di stregoneria si prostituiva; altre vivevano non rispettando i canoni della morale comune (convivevano con più uomini, svolgevano attività illecite, praticavano forme di terapia popolare in contrasto con le norme, ecc.).


http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/6/64/Sabba_quadro_di_Goya.jpg/429px-Sabba_quadro_di_Goya.jpg
F. Goya, Sabba (1795) - Immagine tratta dal sito http://upload.wikimedia.org/

Inoltre, in numerose delle dichiarazioni rilasciate agli inquisitori dalle accusate, risulta chiaro che durante il sabba, ma non solo, molte di queste donne si univano sessualmente ai demoni, descritti non secondo l'iconografia ricorrente, ma come giovani belli, prestanti. Infatti dalla fine del XVIII secolo si va definendo anche un modello tendente a porre in rilievo la forte carica sensuale della strega, con i conseguenti rivolgimenti dello stereotipo descritto.

Anche attraverso gli elementi fin qui indicati, si scorge nitidamente la possibilità per ripensare all'immagine della strega, sempre più lontana da quella condivisa dalla maggioranza. Consideriamo inoltre che tra quanti si sono occupati di stregoneria vi sono studiosi che propongono una tesi decisamente in controtendenza: le streghe sarebbero state omosessuali, vittime prima di tutto della loro diversità e perseguite perché artefici di pratiche contro natura. L'abominazione delle "donne" di Satana si sarebbe quindi espressa soprattutto con il peccato di sodomia, perseguito come il più grave e considerato origine di tutti i mali.

Sostanzialmente quindi nella presunta adepta di Satana risultavano tradotte visivamente, sul piano della fisiognomica e su quello iconografico, tutte le paure e le angosce che tra il XV e il XVII secolo hanno alimentato la caccia alle streghe.
Due i temi importanti nell'ottica della nostra valutazione:

a) l'atteggiamento repressivo contro la donna, come leitmotiv della caccia alle streghe;
b) lo stereotipo iconografico ricorrente che dà alla strega un'immagine fìssa: vecchia, brutta, con accentuati difetti fisici e un volto segnato dal rapporto con il mondo dell'ombra.

Così l'Ecclesiastico: "La donna è piena di malizia. Ogni malizia e ogni perversità provengono da lei (XXV, 13); (...) spesso colte dal delirio, esse uccidono i loro bambini (XXV, 81)".

Un piccolo frammento del Malleus maleficarum è sufficiente per esprimere la visione che contrassegnò numerosi teologi e inquisitori impegnati nella lotta contro le streghe: "Già nella prima donna è evidente che per natura ha minor fede: infatti, al serpente che le chiedeva perché non mangiassero da tutti gli alberi del Paradiso, già con la sua risposta si rivelava in dubbio e senza fede nelle parole di Dio. E tutto questo è già dimostrato dall'etimologia del nome. Infatti, femmina viene da fede e meno, perché ha sempre minor fede e la serba di meno (...). Dunque, una donna cattiva per natura, che è più pronta a dubitare della fede, è altrettanto pronta a rinnegarla, ed è questa la caratteristica fondamentale delle streghe".

http://www.antrocom.it/mod-subjects-viewpage-pageid-154.html

Dal sito http://www.antrocom.it/

Silvia
18-01-08, 01:11
Le streghe erano tutte brutte e vecchie?


http://www.silviadue.net/vari/The_Sorceress.jpg
John William Waterhouse - La strega (1911 ca)

Silvia
29-08-08, 19:00
RIABILITATA L'ULTIMA STREGA D'EUROPA

Anna Göldi fu decapitata nel 1782 in Svizzera. Sotto tortura confessò un patto con il diavolo…


http://www.silviadue.net/vari/anna_goldi.jpg


BERNA - La Svizzera riabilita l'ultima strega d'Europa, Anna Göldi, decapitata il 13 giugno del 1782 nella piazza centrale di Glarona. Si tratta del primo caso al mondo: nessun parlamento, prima di quello del Canton Glarona, aveva mai riabilitato una persona condannata per stregonerie. Lo riporta il sito Swissinfo.

LA STORIA - Anna Göldi nasce nel 1734 nel canton San Gallo in una famiglia di modeste condizioni. Sin da giovane è costretta a lavorare come domestica. A 31 anni nasce il primo figlio, ma il piccolo muore la notte del parto. Secondo le leggi del tempo, Anna viene condannata alla gogna e agli arresti domiciliari per infanticidio. Dal 1780 inizia a lavorare per la famiglia di Johann Jakob Tschudi a Glarona. Poco tempo dopo la figlia dei Tschudi inizia a soffrire di convulsioni e, secondo la testimonianza dei familiari, a vomitare degli spilli. I Tschudi raccontano infatti che Anna metteva degli aghi nel pane e nel latte di una delle figlie, apparentemente per qualche rito magico. Tschudi la denuncia per stregoneria e avvelenamento. La domestica si difende dalle accuse e si rivolge ad un magistrato. Ma la condanna è inevitabile. Sotto tortuta confessa di aver stretto un patto con il Diavolo, che si è manifestato a lei sotto forma di un cane nero. In realtà la condanna formale è stata per avvelenamento e non per stregoneria. Anna viene decapitata sulla piazza di Glarona il 13 giugno 1782.

IL PROCESSO DI RIABILITAZIONE - Il processo di riabilitazione di Anna Göldi era iniziato nel novembre del 2007, quando il parlamento glaronese approvò una mozione, contro il parere del governo che riteneva fosse una decisione superflua e proponeva piuttosto uno studio storico sulla vicenda. Sempre l'anno scorso il consiglio sinodale della Chiesa riformata del canton Glarona - la condanna fu pronunciata da un tribunale riformato - aveva deciso di rinunciare ad un «atto formale» perché la vicenda è stata sufficientemente studiata e che nei fatti Anna Göldi è già stata riabilitata.


Da www.corriere.it - 28 agosto 2008
Link (http://www.corriere.it/cronache/08_agosto_28/strega_svizzera_riabilitata_0169a9c6-74e0-11dd-b47d-00144f02aabc.shtml)

Hope (POL)
30-08-08, 08:48
Innanzitutto benvenuto nel forum. :)

Quanto alla tua domanda, per quel che mi riguarda credo di aver già risposto alla pagina precedente di questo thread. Dicevo che le "streghe" moderne sono donne che si rifanno all’antico paganesimo e che cercano di scoprire il proprio legame con la Natura, probabilmente alla ricerca di quel senso del profondo che oggi sembra perduto. Resta da vedere in quale misura è possibile far rivivere quel particolarissimo stato interiore e quell’intimo rapporto fra Uomo e Natura che sembrano appartenere a un passato lontano, a un ambiente radicalmente diverso da quello di oggi.

Comunque la mia impressione, magari sbagliata, è che la "stregoneria" moderna sia soprattutto un fenomeno di moda.

http://utenti.lycos.it/silviatre/enya/evening_falls.mid
Che la Stregoneria moderna sia un fenomeno di moda è fuori dubbio, ma ci sono persone che si sono avvicinate alla Wicca, per esempio, per curiosità per poi rendersi conto che questa religione è più vicina a loro di quanto pensassero.


Mah, forse perché le streghe di una volta non esistono più: vecchie megere con il cappello a cono dedite alla preparazione di strani intrugli, oppure ragazze affascinanti e seminude con i lunghi capelli neri… Esseri demoniaci, oppure superstiti di un’antica religione…Travisate, incomprese, maltrattate e infine completamente distrutte. Per loro, vittime della superstizione, il rogo, per le streghe di oggi, a metà strada tra il folklore e l’affarismo, spesso il successo massmediologico. Come si fa a chiamarle "streghe"?

:)
Vero, una volta le streghe venivano torturate e poi uccise in malo modo.
Oggi invece, si è venuto a creare un giro di soldi rilevante tra libri, strumenti e accessori vari per far diventare strega a tutti gli effetti una persona che lo desidera. Che siamo al centro dei media non penso sia cosi vero, perchè esistono si telefilm che attingono dai culti pagani, ma di "streghe vere" non se ne parla, e quando se ne parla veniamo accusati di satanismo.


Comunque, sì, la Wicca è diventata un fenomeno di massa, più che altro legato a riesumazioni imperfette di riti passati ed oggettistica di scarsa qualità...

La Wicca è una religione moderna per quanto riguarda alcuni punti, ma affonda le proprie radici nello sciamanesimo. QUindi ha oltre 20.000 anni.
Infatti la credenza è pressochè uguale, ma diciamo che è stato un culto riformato qualche decina di anni fa per permettere di essere in simbiosi con il mondo moderno ed in evoluzione.
Non pratichiamo riti imperfetti, nè l'oggettistica è di scarsa qualità. Certo...vengono venduti strumenti davvero affascinanti, ma non vi è alcun tipo di problema se vengono sostituiti con oggetti finalizzati alla medesima funzione. L'importante per la Wicca, non è l'apparenza, ma l'interiorità perchè tutto (dalla meditazione alla magia) ha luogo nel nostro corpo.

Silvia
30-08-08, 14:18
Che la Stregoneria moderna sia un fenomeno di moda è fuori dubbio, ma ci sono persone che si sono avvicinate alla Wicca, per esempio, per curiosità per poi rendersi conto che questa religione è più vicina a loro di quanto pensassero.


Non ne dubito.
Il fatto che sia un fenomeno di moda non esclude certo la serietà e il valore dei percorsi individuali... :)