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Visualizza Versione Completa : Cavalese: Cuoco evade e strozza la moglie



Shaytan (POL)
10-09-02, 13:03
Omicidio a Cavalese: Paolo Pergher sfonda una finestra e uccide con una corda Rita Trettel. Preso mentre fugge
Cuoco evade e strozza la moglie
L'aveva già accoltellata ma era agli arresti nella stessa casa

di Roberta Bassan


CAVALESE. A fine luglio aveva cercato di ucciderla a coltellate. Ieri l'ha ammazzata strangolandola con un cordino in camera da letto. I giudici di Bolzano, dopo due settimane di carcere, lo avevano posto agli arresti domiciliari: nella stessa villetta dove abitava la sua vittima, solo due piani di sotto. Ora in val di Fiemme è rivolta.
La gente è indignata contro una giustizia che ha consentito - sono parole del sindaco di Mauro Gilmozzi - un omicidio non annunciato ma annunciatissimo. «È stato - dice - come chiudere il gatto nella tana del topo». Anche i famigliari della donna uccisa accusano i giudici. E monta la voglia di giustizia sommaria per l'assassino: «Era un animale, dovrebbero torturarlo e poi impiccarlo». Un dramma sociale, dopo una tragedia umana che lascia orfane due figlie adulte e una bambina di 9 anni.
L'omicidio si è consumato ieri alle 15.30. Paolo Pergher, cuoco di 46 anni, è evaso dagli arresti domiciliari. È sceso di due piani nella villetta di Cavalese e dopo aver infranto una finestra è penetrato nell'appartamento della moglie, Rita Trettel di 49 anni, cameriera dell'hotel Dolomiti. La donna non ha avuto nemmeno il tempo di difendersi. È crollata sul pavimento, strozzata da un cordino. L'uomo poi è fuggito. Ha rubato l'auto della moglie e si è recato nell'ufficio dove lavora una delle figlie. Le ha detto: «Ho copà to mare». Poi se ne è andato. Un anonimo aveva già dato l'allarme. L'elicottero ha individuato il fuggitivo, che è stato fermato dai carabinieri a Castello di Fiemme. Paolo Pergher non ha opposto resistenza.
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CAVALESE. «Ho copà to mare». Sono da poco passate le 16 quando Paolo Pergher, 46 anni, raggiunge la figliastra Barbara nell'ufficio del commercialista presso il quale è impiegata: «Ho ammazzato tua madre», le dice freddo come il ghiaccio. E poi si allontana. Ai carabinieri, negli stessi minuti, arriva una telefonata anonima: «Correte in via Sighel 18, dai Pergher, una tragedia». I carabinieri si precipitano in "Casa Pergher", una villetta a tre piani. Al piano terra trovano Rita Trettel, 49 anni compiuti il 2 agosto, in camera da letto, per terra, con una cordicella intorno al collo. Strangolata.
«Un delitto annunciato», dice il sindaco Gilmozzi, mormorano in paese, denunciano i fratelli della vittima. Sì, perché l'omicida Paolo Pergher, cuoco (ex gestore della pizzeria Enrosadira a Moena, poi chef in un albergo a Varena) mosso dalla gelosia aveva tentato di accoltellare la moglie Rita Trettel, cameriera all'Hotel Dolomiti di Cavalese, il 27 luglio scorso. Quel giorno l'uomo, al termine di un litigio, aveva estratto un coltello e ferito la moglie ad un braccio. Poi era fuggito con la sua potente Bmw 330, era uscito dal Trentino ed era arrivato in provincia di Bolzano, ma era stato intercettato ad Egna dai carabinieri allertati dalla denuncia della donna: aveva forzato il posto di blocco e si era schiantato contro altre vetture, finendo la sua corsa all'ospedale. Quindici giorni di carcere e poi, con l'aiuto dell'avvocato del foro di Bolzano Umberto Musto, era riuscito a ridimensionare l'accusa di tentato omicidio e aveva ottenuto gli arresti domiciliari. Proprio lì, al secondo piano di Via Sighel 18, dove i gerani rossi sono appoggiati sul davanzale della casa color mattoncino con i balconi verdi. Al primo piano, che dà direttamente sulla strada, abita la madre di lui Maria Comerlati, una donnetta minuta con i capelli raccolti in una crocchia, insieme all'altro figlio Maurizio Pergher. E al piano terra vive Rita Trettel con la figlioletta: nonostante il marito avesse tentato di ucciderla aveva scelto di continuare a vivere sotto lo stesso tetto, sia pur in due appartamenti diversi: «Lo faccio per la poppa», aveva confidato alle sorelle. I due avevano una figlia, Denise, nove anni il prossimo dicembre. La donna era al suo secondo matrimonio: dal precedente (con il panetteriere Rino Brigadoi) aveva avuto due figlie Barbara e Silvia. Rita Trettel e Paolo Pergher si erano sposati nel 1994, ma non erano state rose e fiori. Un amore offuscato dalla gelosia di lui, rapporti difficili. E ieri, dopo il tentativo di omicidio di fine luglio, la situazione è precipitata. Paolo Pergher è uscito dal suo appartamento violando gli arresti domiciliari. È sceso i tre scalini che portano al piano terra, passando davanti all'orto e all'entrata di sua moglie: ha girato intorno all'abitazione ed è entrato da una porta posteriore che conduce ad una piccola falegnameria. Dall'interno del locale è possibile accedere all'appartamento: c'è la finestra del bagno che Perghel rompe. L'uomo, da una prima ricostruzione, si è infilato attraverso la finestra ed è entrato nella stanza. Da lì si è poi diretto nella camera matrimoniale, in attesa della moglie. Rita Trettel non si è fatta attendere molto. Non ci sono segni di colluttazione: la donna è stata strangolata con una cordicella ed è caduta a terra, ai piedi del letto. Nessun testimone ha assistito alla scena.
Paolo Pergher è uscito di casa, ha messo in moto l'auto della moglie (una Y10 blu) e si è recato in ufficio dalla figliastra Barbara: «Ho ucciso tua madre», le ha detto. Nel frattempo arrivava una telefonata ai carabinieri che denunciava l'avvistamento dell'uomo fuori casa. Ed è subito scattata la caccia all'uomo con posti di blocco in tutta la Valle di Fiemme. Poco dopo, anche con l'ausilio di un elicottero, l'auto del fuggiasco è stata avvistata a Molina di Fiemme, pochi chilometri a sud di Cavalese. L'uomo, fermato, non ha opposto resistenza: arrestato è stato portato in caserma a Cavalese e sottoposto ad interrogatorio da parte del magistrato Alessandra Liverani.
In casa Pergher, intanto, il cadavere della donna era stato scoperto. E giungevano i famigliari della vittima (Rita Trettel era la sesta di quattro fratelli e tre sorelle). Teresa ha le mani che tremano: «Quell'uomo è un animale - dice - dovrebbe essere torturato e poi impiccato per il male che ha fatto a mia sorella». Mentre il fratello Roberto punta il dito verso il magistrato: «Come hanno potuto permettere che quell'assassino vivesse sopra l'appartamento di mia sorella? Qualcuno dovrà spiegarmelo, non è giusto: questo è un delitto annunciato».


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Shaytan (POL)
10-09-02, 13:03
Omicidio a Cavalese: Paolo Pergher sfonda una finestra e uccide con una corda Rita Trettel. Preso mentre fugge
Cuoco evade e strozza la moglie
L'aveva già accoltellata ma era agli arresti nella stessa casa

di Roberta Bassan


CAVALESE. A fine luglio aveva cercato di ucciderla a coltellate. Ieri l'ha ammazzata strangolandola con un cordino in camera da letto. I giudici di Bolzano, dopo due settimane di carcere, lo avevano posto agli arresti domiciliari: nella stessa villetta dove abitava la sua vittima, solo due piani di sotto. Ora in val di Fiemme è rivolta.
La gente è indignata contro una giustizia che ha consentito - sono parole del sindaco di Mauro Gilmozzi - un omicidio non annunciato ma annunciatissimo. «È stato - dice - come chiudere il gatto nella tana del topo». Anche i famigliari della donna uccisa accusano i giudici. E monta la voglia di giustizia sommaria per l'assassino: «Era un animale, dovrebbero torturarlo e poi impiccarlo». Un dramma sociale, dopo una tragedia umana che lascia orfane due figlie adulte e una bambina di 9 anni.
L'omicidio si è consumato ieri alle 15.30. Paolo Pergher, cuoco di 46 anni, è evaso dagli arresti domiciliari. È sceso di due piani nella villetta di Cavalese e dopo aver infranto una finestra è penetrato nell'appartamento della moglie, Rita Trettel di 49 anni, cameriera dell'hotel Dolomiti. La donna non ha avuto nemmeno il tempo di difendersi. È crollata sul pavimento, strozzata da un cordino. L'uomo poi è fuggito. Ha rubato l'auto della moglie e si è recato nell'ufficio dove lavora una delle figlie. Le ha detto: «Ho copà to mare». Poi se ne è andato. Un anonimo aveva già dato l'allarme. L'elicottero ha individuato il fuggitivo, che è stato fermato dai carabinieri a Castello di Fiemme. Paolo Pergher non ha opposto resistenza.
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CAVALESE. «Ho copà to mare». Sono da poco passate le 16 quando Paolo Pergher, 46 anni, raggiunge la figliastra Barbara nell'ufficio del commercialista presso il quale è impiegata: «Ho ammazzato tua madre», le dice freddo come il ghiaccio. E poi si allontana. Ai carabinieri, negli stessi minuti, arriva una telefonata anonima: «Correte in via Sighel 18, dai Pergher, una tragedia». I carabinieri si precipitano in "Casa Pergher", una villetta a tre piani. Al piano terra trovano Rita Trettel, 49 anni compiuti il 2 agosto, in camera da letto, per terra, con una cordicella intorno al collo. Strangolata.
«Un delitto annunciato», dice il sindaco Gilmozzi, mormorano in paese, denunciano i fratelli della vittima. Sì, perché l'omicida Paolo Pergher, cuoco (ex gestore della pizzeria Enrosadira a Moena, poi chef in un albergo a Varena) mosso dalla gelosia aveva tentato di accoltellare la moglie Rita Trettel, cameriera all'Hotel Dolomiti di Cavalese, il 27 luglio scorso. Quel giorno l'uomo, al termine di un litigio, aveva estratto un coltello e ferito la moglie ad un braccio. Poi era fuggito con la sua potente Bmw 330, era uscito dal Trentino ed era arrivato in provincia di Bolzano, ma era stato intercettato ad Egna dai carabinieri allertati dalla denuncia della donna: aveva forzato il posto di blocco e si era schiantato contro altre vetture, finendo la sua corsa all'ospedale. Quindici giorni di carcere e poi, con l'aiuto dell'avvocato del foro di Bolzano Umberto Musto, era riuscito a ridimensionare l'accusa di tentato omicidio e aveva ottenuto gli arresti domiciliari. Proprio lì, al secondo piano di Via Sighel 18, dove i gerani rossi sono appoggiati sul davanzale della casa color mattoncino con i balconi verdi. Al primo piano, che dà direttamente sulla strada, abita la madre di lui Maria Comerlati, una donnetta minuta con i capelli raccolti in una crocchia, insieme all'altro figlio Maurizio Pergher. E al piano terra vive Rita Trettel con la figlioletta: nonostante il marito avesse tentato di ucciderla aveva scelto di continuare a vivere sotto lo stesso tetto, sia pur in due appartamenti diversi: «Lo faccio per la poppa», aveva confidato alle sorelle. I due avevano una figlia, Denise, nove anni il prossimo dicembre. La donna era al suo secondo matrimonio: dal precedente (con il panetteriere Rino Brigadoi) aveva avuto due figlie Barbara e Silvia. Rita Trettel e Paolo Pergher si erano sposati nel 1994, ma non erano state rose e fiori. Un amore offuscato dalla gelosia di lui, rapporti difficili. E ieri, dopo il tentativo di omicidio di fine luglio, la situazione è precipitata. Paolo Pergher è uscito dal suo appartamento violando gli arresti domiciliari. È sceso i tre scalini che portano al piano terra, passando davanti all'orto e all'entrata di sua moglie: ha girato intorno all'abitazione ed è entrato da una porta posteriore che conduce ad una piccola falegnameria. Dall'interno del locale è possibile accedere all'appartamento: c'è la finestra del bagno che Perghel rompe. L'uomo, da una prima ricostruzione, si è infilato attraverso la finestra ed è entrato nella stanza. Da lì si è poi diretto nella camera matrimoniale, in attesa della moglie. Rita Trettel non si è fatta attendere molto. Non ci sono segni di colluttazione: la donna è stata strangolata con una cordicella ed è caduta a terra, ai piedi del letto. Nessun testimone ha assistito alla scena.
Paolo Pergher è uscito di casa, ha messo in moto l'auto della moglie (una Y10 blu) e si è recato in ufficio dalla figliastra Barbara: «Ho ucciso tua madre», le ha detto. Nel frattempo arrivava una telefonata ai carabinieri che denunciava l'avvistamento dell'uomo fuori casa. Ed è subito scattata la caccia all'uomo con posti di blocco in tutta la Valle di Fiemme. Poco dopo, anche con l'ausilio di un elicottero, l'auto del fuggiasco è stata avvistata a Molina di Fiemme, pochi chilometri a sud di Cavalese. L'uomo, fermato, non ha opposto resistenza: arrestato è stato portato in caserma a Cavalese e sottoposto ad interrogatorio da parte del magistrato Alessandra Liverani.
In casa Pergher, intanto, il cadavere della donna era stato scoperto. E giungevano i famigliari della vittima (Rita Trettel era la sesta di quattro fratelli e tre sorelle). Teresa ha le mani che tremano: «Quell'uomo è un animale - dice - dovrebbe essere torturato e poi impiccato per il male che ha fatto a mia sorella». Mentre il fratello Roberto punta il dito verso il magistrato: «Come hanno potuto permettere che quell'assassino vivesse sopra l'appartamento di mia sorella? Qualcuno dovrà spiegarmelo, non è giusto: questo è un delitto annunciato».


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nordista
13-09-02, 07:42
Originally posted by Shaytan
Omicidio a Cavalese: Paolo Pergher sfonda una finestra e uccide con una corda Rita Trettel. Preso mentre fugge
Cuoco evade e strozza la moglie
L'aveva già accoltellata ma era agli arresti nella stessa casa

di Roberta Bassan


CAVALESE. A fine luglio aveva cercato di ucciderla a coltellate. Ieri l'ha ammazzata strangolandola con un cordino in camera da letto. I giudici di Bolzano, dopo due settimane di carcere, lo avevano posto agli arresti domiciliari: nella stessa villetta dove abitava la sua vittima, solo due piani di sotto. Ora in val di Fiemme è rivolta.
La gente è indignata contro una giustizia che ha consentito - sono parole del sindaco di Mauro Gilmozzi - un omicidio non annunciato ma annunciatissimo. «È stato - dice - come chiudere il gatto nella tana del topo». Anche i famigliari della donna uccisa accusano i giudici. E monta la voglia di giustizia sommaria per l'assassino: «Era un animale, dovrebbero torturarlo e poi impiccarlo». Un dramma sociale, dopo una tragedia umana che lascia orfane due figlie adulte e una bambina di 9 anni.
L'omicidio si è consumato ieri alle 15.30. Paolo Pergher, cuoco di 46 anni, è evaso dagli arresti domiciliari. È sceso di due piani nella villetta di Cavalese e dopo aver infranto una finestra è penetrato nell'appartamento della moglie, Rita Trettel di 49 anni, cameriera dell'hotel Dolomiti. La donna non ha avuto nemmeno il tempo di difendersi. È crollata sul pavimento, strozzata da un cordino. L'uomo poi è fuggito. Ha rubato l'auto della moglie e si è recato nell'ufficio dove lavora una delle figlie. Le ha detto: «Ho copà to mare». Poi se ne è andato. Un anonimo aveva già dato l'allarme. L'elicottero ha individuato il fuggitivo, che è stato fermato dai carabinieri a Castello di Fiemme. Paolo Pergher non ha opposto resistenza.
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CAVALESE. «Ho copà to mare». Sono da poco passate le 16 quando Paolo Pergher, 46 anni, raggiunge la figliastra Barbara nell'ufficio del commercialista presso il quale è impiegata: «Ho ammazzato tua madre», le dice freddo come il ghiaccio. E poi si allontana. Ai carabinieri, negli stessi minuti, arriva una telefonata anonima: «Correte in via Sighel 18, dai Pergher, una tragedia». I carabinieri si precipitano in "Casa Pergher", una villetta a tre piani. Al piano terra trovano Rita Trettel, 49 anni compiuti il 2 agosto, in camera da letto, per terra, con una cordicella intorno al collo. Strangolata.
«Un delitto annunciato», dice il sindaco Gilmozzi, mormorano in paese, denunciano i fratelli della vittima. Sì, perché l'omicida Paolo Pergher, cuoco (ex gestore della pizzeria Enrosadira a Moena, poi chef in un albergo a Varena) mosso dalla gelosia aveva tentato di accoltellare la moglie Rita Trettel, cameriera all'Hotel Dolomiti di Cavalese, il 27 luglio scorso. Quel giorno l'uomo, al termine di un litigio, aveva estratto un coltello e ferito la moglie ad un braccio. Poi era fuggito con la sua potente Bmw 330, era uscito dal Trentino ed era arrivato in provincia di Bolzano, ma era stato intercettato ad Egna dai carabinieri allertati dalla denuncia della donna: aveva forzato il posto di blocco e si era schiantato contro altre vetture, finendo la sua corsa all'ospedale. Quindici giorni di carcere e poi, con l'aiuto dell'avvocato del foro di Bolzano Umberto Musto, era riuscito a ridimensionare l'accusa di tentato omicidio e aveva ottenuto gli arresti domiciliari. Proprio lì, al secondo piano di Via Sighel 18, dove i gerani rossi sono appoggiati sul davanzale della casa color mattoncino con i balconi verdi. Al primo piano, che dà direttamente sulla strada, abita la madre di lui Maria Comerlati, una donnetta minuta con i capelli raccolti in una crocchia, insieme all'altro figlio Maurizio Pergher. E al piano terra vive Rita Trettel con la figlioletta: nonostante il marito avesse tentato di ucciderla aveva scelto di continuare a vivere sotto lo stesso tetto, sia pur in due appartamenti diversi: «Lo faccio per la poppa», aveva confidato alle sorelle. I due avevano una figlia, Denise, nove anni il prossimo dicembre. La donna era al suo secondo matrimonio: dal precedente (con il panetteriere Rino Brigadoi) aveva avuto due figlie Barbara e Silvia. Rita Trettel e Paolo Pergher si erano sposati nel 1994, ma non erano state rose e fiori. Un amore offuscato dalla gelosia di lui, rapporti difficili. E ieri, dopo il tentativo di omicidio di fine luglio, la situazione è precipitata. Paolo Pergher è uscito dal suo appartamento violando gli arresti domiciliari. È sceso i tre scalini che portano al piano terra, passando davanti all'orto e all'entrata di sua moglie: ha girato intorno all'abitazione ed è entrato da una porta posteriore che conduce ad una piccola falegnameria. Dall'interno del locale è possibile accedere all'appartamento: c'è la finestra del bagno che Perghel rompe. L'uomo, da una prima ricostruzione, si è infilato attraverso la finestra ed è entrato nella stanza. Da lì si è poi diretto nella camera matrimoniale, in attesa della moglie. Rita Trettel non si è fatta attendere molto. Non ci sono segni di colluttazione: la donna è stata strangolata con una cordicella ed è caduta a terra, ai piedi del letto. Nessun testimone ha assistito alla scena.
Paolo Pergher è uscito di casa, ha messo in moto l'auto della moglie (una Y10 blu) e si è recato in ufficio dalla figliastra Barbara: «Ho ucciso tua madre», le ha detto. Nel frattempo arrivava una telefonata ai carabinieri che denunciava l'avvistamento dell'uomo fuori casa. Ed è subito scattata la caccia all'uomo con posti di blocco in tutta la Valle di Fiemme. Poco dopo, anche con l'ausilio di un elicottero, l'auto del fuggiasco è stata avvistata a Molina di Fiemme, pochi chilometri a sud di Cavalese. L'uomo, fermato, non ha opposto resistenza: arrestato è stato portato in caserma a Cavalese e sottoposto ad interrogatorio da parte del magistrato Alessandra Liverani.
In casa Pergher, intanto, il cadavere della donna era stato scoperto. E giungevano i famigliari della vittima (Rita Trettel era la sesta di quattro fratelli e tre sorelle). Teresa ha le mani che tremano: «Quell'uomo è un animale - dice - dovrebbe essere torturato e poi impiccato per il male che ha fatto a mia sorella». Mentre il fratello Roberto punta il dito verso il magistrato: «Come hanno potuto permettere che quell'assassino vivesse sopra l'appartamento di mia sorella? Qualcuno dovrà spiegarmelo, non è giusto: questo è un delitto annunciato».


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Quando i giudici saranno ritenuti responsabili delle loro cazzate?
-N-
se perfin nel nos trentin ghe sucede robe del genere...lera el giudice en taglian o en teron?

nordista
13-09-02, 07:42
Originally posted by Shaytan
Omicidio a Cavalese: Paolo Pergher sfonda una finestra e uccide con una corda Rita Trettel. Preso mentre fugge
Cuoco evade e strozza la moglie
L'aveva già accoltellata ma era agli arresti nella stessa casa

di Roberta Bassan


CAVALESE. A fine luglio aveva cercato di ucciderla a coltellate. Ieri l'ha ammazzata strangolandola con un cordino in camera da letto. I giudici di Bolzano, dopo due settimane di carcere, lo avevano posto agli arresti domiciliari: nella stessa villetta dove abitava la sua vittima, solo due piani di sotto. Ora in val di Fiemme è rivolta.
La gente è indignata contro una giustizia che ha consentito - sono parole del sindaco di Mauro Gilmozzi - un omicidio non annunciato ma annunciatissimo. «È stato - dice - come chiudere il gatto nella tana del topo». Anche i famigliari della donna uccisa accusano i giudici. E monta la voglia di giustizia sommaria per l'assassino: «Era un animale, dovrebbero torturarlo e poi impiccarlo». Un dramma sociale, dopo una tragedia umana che lascia orfane due figlie adulte e una bambina di 9 anni.
L'omicidio si è consumato ieri alle 15.30. Paolo Pergher, cuoco di 46 anni, è evaso dagli arresti domiciliari. È sceso di due piani nella villetta di Cavalese e dopo aver infranto una finestra è penetrato nell'appartamento della moglie, Rita Trettel di 49 anni, cameriera dell'hotel Dolomiti. La donna non ha avuto nemmeno il tempo di difendersi. È crollata sul pavimento, strozzata da un cordino. L'uomo poi è fuggito. Ha rubato l'auto della moglie e si è recato nell'ufficio dove lavora una delle figlie. Le ha detto: «Ho copà to mare». Poi se ne è andato. Un anonimo aveva già dato l'allarme. L'elicottero ha individuato il fuggitivo, che è stato fermato dai carabinieri a Castello di Fiemme. Paolo Pergher non ha opposto resistenza.
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CAVALESE. «Ho copà to mare». Sono da poco passate le 16 quando Paolo Pergher, 46 anni, raggiunge la figliastra Barbara nell'ufficio del commercialista presso il quale è impiegata: «Ho ammazzato tua madre», le dice freddo come il ghiaccio. E poi si allontana. Ai carabinieri, negli stessi minuti, arriva una telefonata anonima: «Correte in via Sighel 18, dai Pergher, una tragedia». I carabinieri si precipitano in "Casa Pergher", una villetta a tre piani. Al piano terra trovano Rita Trettel, 49 anni compiuti il 2 agosto, in camera da letto, per terra, con una cordicella intorno al collo. Strangolata.
«Un delitto annunciato», dice il sindaco Gilmozzi, mormorano in paese, denunciano i fratelli della vittima. Sì, perché l'omicida Paolo Pergher, cuoco (ex gestore della pizzeria Enrosadira a Moena, poi chef in un albergo a Varena) mosso dalla gelosia aveva tentato di accoltellare la moglie Rita Trettel, cameriera all'Hotel Dolomiti di Cavalese, il 27 luglio scorso. Quel giorno l'uomo, al termine di un litigio, aveva estratto un coltello e ferito la moglie ad un braccio. Poi era fuggito con la sua potente Bmw 330, era uscito dal Trentino ed era arrivato in provincia di Bolzano, ma era stato intercettato ad Egna dai carabinieri allertati dalla denuncia della donna: aveva forzato il posto di blocco e si era schiantato contro altre vetture, finendo la sua corsa all'ospedale. Quindici giorni di carcere e poi, con l'aiuto dell'avvocato del foro di Bolzano Umberto Musto, era riuscito a ridimensionare l'accusa di tentato omicidio e aveva ottenuto gli arresti domiciliari. Proprio lì, al secondo piano di Via Sighel 18, dove i gerani rossi sono appoggiati sul davanzale della casa color mattoncino con i balconi verdi. Al primo piano, che dà direttamente sulla strada, abita la madre di lui Maria Comerlati, una donnetta minuta con i capelli raccolti in una crocchia, insieme all'altro figlio Maurizio Pergher. E al piano terra vive Rita Trettel con la figlioletta: nonostante il marito avesse tentato di ucciderla aveva scelto di continuare a vivere sotto lo stesso tetto, sia pur in due appartamenti diversi: «Lo faccio per la poppa», aveva confidato alle sorelle. I due avevano una figlia, Denise, nove anni il prossimo dicembre. La donna era al suo secondo matrimonio: dal precedente (con il panetteriere Rino Brigadoi) aveva avuto due figlie Barbara e Silvia. Rita Trettel e Paolo Pergher si erano sposati nel 1994, ma non erano state rose e fiori. Un amore offuscato dalla gelosia di lui, rapporti difficili. E ieri, dopo il tentativo di omicidio di fine luglio, la situazione è precipitata. Paolo Pergher è uscito dal suo appartamento violando gli arresti domiciliari. È sceso i tre scalini che portano al piano terra, passando davanti all'orto e all'entrata di sua moglie: ha girato intorno all'abitazione ed è entrato da una porta posteriore che conduce ad una piccola falegnameria. Dall'interno del locale è possibile accedere all'appartamento: c'è la finestra del bagno che Perghel rompe. L'uomo, da una prima ricostruzione, si è infilato attraverso la finestra ed è entrato nella stanza. Da lì si è poi diretto nella camera matrimoniale, in attesa della moglie. Rita Trettel non si è fatta attendere molto. Non ci sono segni di colluttazione: la donna è stata strangolata con una cordicella ed è caduta a terra, ai piedi del letto. Nessun testimone ha assistito alla scena.
Paolo Pergher è uscito di casa, ha messo in moto l'auto della moglie (una Y10 blu) e si è recato in ufficio dalla figliastra Barbara: «Ho ucciso tua madre», le ha detto. Nel frattempo arrivava una telefonata ai carabinieri che denunciava l'avvistamento dell'uomo fuori casa. Ed è subito scattata la caccia all'uomo con posti di blocco in tutta la Valle di Fiemme. Poco dopo, anche con l'ausilio di un elicottero, l'auto del fuggiasco è stata avvistata a Molina di Fiemme, pochi chilometri a sud di Cavalese. L'uomo, fermato, non ha opposto resistenza: arrestato è stato portato in caserma a Cavalese e sottoposto ad interrogatorio da parte del magistrato Alessandra Liverani.
In casa Pergher, intanto, il cadavere della donna era stato scoperto. E giungevano i famigliari della vittima (Rita Trettel era la sesta di quattro fratelli e tre sorelle). Teresa ha le mani che tremano: «Quell'uomo è un animale - dice - dovrebbe essere torturato e poi impiccato per il male che ha fatto a mia sorella». Mentre il fratello Roberto punta il dito verso il magistrato: «Come hanno potuto permettere che quell'assassino vivesse sopra l'appartamento di mia sorella? Qualcuno dovrà spiegarmelo, non è giusto: questo è un delitto annunciato».


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Quando i giudici saranno ritenuti responsabili delle loro cazzate?
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se perfin nel nos trentin ghe sucede robe del genere...lera el giudice en taglian o en teron?