PDA

Visualizza Versione Completa : corrispondenza con P.g. Liverani di "Avvenire" su La Salette e il rabbino Di Segni



franco damiani (POL)
11-09-02, 00:24
Corrispondenza con Piergiorgio Liverani di "Avvenire" (i testi sono ovviamente in ordine cronologico inverso)



La "storiella" che le ho riferito non è affatto una "storiella" ma una
testimonianza di prima mano di un testimone oculare che certo non può essere
accusato di anticlericalismo e di laicismo. La data dell'apparizione di La
Salette è 19 settembre 1846 (si trattava ovviamente di una mia svista). Il
decreto del Sant'Ufficio del 31 dicembre 1915 non commina nessuna censura né
sull'opuscolo di Melania né sul Segreto in particolare, né proibisce di
possederlo, di leggerlo e di diffonderlo. Esso lascia dunque i cattolici in
godimento delle altre autorizzazioni elargite all'opuscolo di Melania
dall'imprimatur prima del cardinal Riario Sforza, arcivescovo di Napoli, poi
di Mons. Zola, vescovo di Lecce, senza voler contare le approvazioni dei
cardinali Ferrieri e Guidi e anche del Papa Leone XIII, il quale non
soltanto gradì per due volte l'opuscolo di Melania offertogli dall'autore ma
incaricò il signor Amedeo Nicolas, avvocato di Marsiglia, "di redigere una
brossura esplicativa dell'intero Segreto perché il pubblico lo possa capire
meglio".

Degli ebrei infedeli, che hanno "per padre il diavolo", il sottoscritto
pensa quello che ne pensa Nostro Signore e che insegna la Chiesa.
Il rabbino Di Segni ha detto testualmente: ""E' necessario a questo punto un
chiarimento sulla teologia ebraica, che sul tema del monoteismo e di come
sia vissuto dal cristianesimo si dibatte in un dilemma essenziale. SI
DISCUTE SE LA DIVINITA' DI GESU' POSSA ESSERE COMPATIBILE PER UN NON EBREO
(PERCHE' PER UN EBREO NON LO E' ASSOLUTAMENTE) CON l'IDEA MONOTEISTICA". In
altri termini, spiega don Francesco Ricossa da cui prendo tutto il commento,
l'ebreo che diventasse cristiano, credendo alla divinità di Gesù, cesserebbe
di essere monoteista, per diventare idolatra. Si deve dire la stessa cosa
del non ebreo? Credere nella divinità di Gesù è un peccato di idolatria, una
violazione del primo precetto della legge noachide? "La risposta a questa
domanda nella teologia ebraica, come c'era da aspettarselo, non è univoca:
c'è chi la nega fermamente, c'è chi l'ammette a certe condizioni. LA
CONSEGUENZA E' CHE SECONDO L'OPINIONE RIGOROSA IL CRISTIANO POTREBBE NON
ESSERE NELLA STRADA DELLA SALVEZZA" essendo colpevole di idolatria". I
prelati presenti hanno quindi appreso di essere idolatri che rischiano di
non salvarsi. Forse il loro sgomento sarebbe cresciuto apprendendo che - per
la legge rabbinica - essi erano degni, in quanto cristiani, della pena di
morte. Ancora nel 1994 si può infatti leggere in un libro ebraico (Alan
Unterman: "Dizionario di usi e leggende ebraiche", Laterza, 1994) quanto
segue. " SE I GENTILI TRASGREDISCONO QUESTE LEGGI (noachidi) POTREBBERO IN
TEORIA ESSERE PUNITI CON LA PENA DI MORTE" (p.211). Ora, la prima di queste
leggi, lo abbiamo visto, è contro l'idolatria e "la deificazione di Gesù
viene considerata dagli ebrei come idolatria" (p. 120), "Maimonide affermava
esplicitamente che la divinizzazione di Gesù era idolatra (...) Anche quei
rabbini che non consideravano proibito ai gentili il culto combinato
(shituf) di Gesù e di Dio Padre non avevano dubbi nel ritenere che per gli
ebrei la conversione al cristianesimo significava sottostare all'idolatria"
(p. 140). Unterman presenta la stessa dottrina del Rav Di Segni, con la sola
differenza che specifica quanto Di Segni prudentemente omette, ovverosia che
'in teoria' 'potrebbero essere puniti con la pena di morte' tutti gli ebrei
convertiti al cristianesimo e, secondo la principale autorità ebraica,
Maimonide, con la maggioranza dei dottori, anche i cristiani non ebrei.
Del suo scritto non capisco che significhi "negare l'alterità
dell'ebraismo e l'impossibilità della sua salvezza" (negare l'impossibilità=
affermare la possibilità). La Chiesa insegna che alla fine gli ebrei si
convertiranno a Cristo e il sottoscritto questo umilmente professa. Il resto
è, come dice lei, "calunnia". Quali "possibilità di dialogo" ci siano con
chi crede in Belial l'ha insegnato San Paolo, cui la rimando. Personalmente
credo nel dovere di ogni cristiano di testimoniare pubblicamente la sua
fede, specialmente quando questa viene attaccata e ingiuriata, perchè non si
tratta di difendere noi, ma di difendere Nostro Signore e la Chiesa. I
martiri ci hanno insegnato che questo dovere non si arresta nemmeno davanti
al sacrificio della vita.
Cordialmente

Franco Damiani
----- Original Message -----
From: "PierGiorgio Liverani" <pg.liverani@libero.it>
To: <profdamiani@libero.it>
Sent: Tuesday, September 10, 2002 7:37 AM
Subject: R: la salette e padre malachi martin


> Ma è possibile dar credito e, comunque, continuare a diffondere notizie
> diffamatorie così gravi e basate soltanto su affermazioni di seconda e di
> terza mano?
> La storiella di Siri & C. che lei mi riferisce è fondata su un
> "probabilmente", su un "avrebbe" e su voci vecchie e screditate di fonti
> anticlericali e laiciste prive di qualsiasi documentazione.
> Quanto alla Madonna della Salette (che ha parlato il 17 settembre del 1846
> e non del 1946), come si fa a dar credito ai "melanisti", cioè al
movimento
> dei seguaci di Melania Calvat, una delle due veggenti che purtroppo è nota
> a molti per il suo fanatismo millenarista e apocalittico e per i testi
> spuri, apocrifi e di fantasia (il cosiddetto "Segreto di La Salette"), che
> lei purtroppo ha diffuso creando gran confusioni e polemiche. Tra questi è
> anche il testo inviatomi, che, come gli altri, mai la Chiesa, neppure
negli
> anni immediatamente seguenti l'apparizione, quando cioè non esistevano le
> attuali polemiche antiromane dei cosiddetti tradizionalisti o lefebvriani,
> ha riconosciuto? A che pro? Provi a informarsi presso la Curia di
Grenoble.
>
> Infine il rabbino Di Segni. Vedo che Lei, che degli ebrei pensa quello che
> pensa, dà più credito a Shalom e alle sue interpretazioni dei fatti che
> alle fonti cattoliche. Sappia allora che Di Segni ha detto quelle cose non
> come proprie convinzioni e affermazioni, ma in modo paradossale (e forse
> anche un po' provocatorio). In altri termini ha riferito che all'interno
> dell'ebraismo esistono alcune correnti che sostengono l'idolatria dei
> cristiani eccetera, allo stesso modo - ha detto - in cui all'interno del
> cattolicesimo esistono correnti che negano l'alterità dell'ebraismo e
> l'impossibilità della sua salvezza. Insomma, più o meno quello che ne
pensa
> lei. Si tratta - questo è un commento mio - di due fondamentalismi
opposti.
> Era chiaro che a simili affermazioni (cose riferite) non era il caso di
> rispondere polemicamente, anche per non rompere le possibilità di dialogo
> appena avviate (ma mi pare che lei non creda affatto al dialogo...).
> Concludendo: anche nella polemica occorrono un po' di serietà e un minimo
> di correttezza. La carità cristiana, poi, che vale anche per chi nega la
> validità del Concilio e la legittimità di tutti i papi da oltre mezzo
> secolo, vorrebbe che non si diffondessero calunnie.
> Cordialmente,
> Piergiorgio Liverani
>
> ----------
> Da: profdamiani@libero.it
> A: PierGiorgio Liverani <pg.liverani@libero.it>
> Oggetto: la salette e padre malachi martin
> Data: giovedì 5 settembre 2002 11.30
>
> Il 19 settembre 1946 la Madonna , a La Salette, annunciava. "La Chiesa
avrà
> una crisi spaventosa, Roma perderà la fede e diventerà la sede
> dell'anticristo, la Chiesa sarà eclissata, il mondo sarà nella
> costernazione"..
> Il padre Malachi Martin, all'epoca segretario del cardinal Bea, ci
> informa che nel conclave del 1963 dovette tradurre un messaggio destinato
> al cardinal Siri, il quale conteneva esattamente questa frase:
>
> "Se voi accettate il pontificato noi faremo delle rappresaglie contro
> la vostra famiglia".
>
> Aggiunge che questo messaggio veniva dai cardinali, probabilmente dai
> cardinali Villot e... In ogni caso era l'espressione del rifiuto della
> Loggia speciale. Questa Loggia è riservata a Roma ai cardinali in
> collegamento stretto con il Grande Oriente.
> Giovanni XXIII e Paolo VI hanno fatto parte della Loggia speciale.
>
> Alla domanda: "Giovanni XXIII era massone?", risponde. "Sì, fu
iniziato
> da Vincent Auriol". "Sull'appartenenza di Giovanni XXIII alla Massoneria,
> tutte le prove sono negli archivi del Vaticano, gelosamente custodite dal
> cardinal Sodano. Egli stesso avrebbe visto delle foto scattate dal suo
> autista che mostrano Giovanni XXIII mentre frequenta le logge parigine".
>
>
> Riduzione dalla quarta di copertina di "L'Eglise eclypsée" , degli "Amici
di
> Cristo Re", ed. Delacroix, Dinard, 1997.
>
>

franco damiani (POL)
11-09-02, 00:24
Corrispondenza con Piergiorgio Liverani di "Avvenire" (i testi sono ovviamente in ordine cronologico inverso)



La "storiella" che le ho riferito non è affatto una "storiella" ma una
testimonianza di prima mano di un testimone oculare che certo non può essere
accusato di anticlericalismo e di laicismo. La data dell'apparizione di La
Salette è 19 settembre 1846 (si trattava ovviamente di una mia svista). Il
decreto del Sant'Ufficio del 31 dicembre 1915 non commina nessuna censura né
sull'opuscolo di Melania né sul Segreto in particolare, né proibisce di
possederlo, di leggerlo e di diffonderlo. Esso lascia dunque i cattolici in
godimento delle altre autorizzazioni elargite all'opuscolo di Melania
dall'imprimatur prima del cardinal Riario Sforza, arcivescovo di Napoli, poi
di Mons. Zola, vescovo di Lecce, senza voler contare le approvazioni dei
cardinali Ferrieri e Guidi e anche del Papa Leone XIII, il quale non
soltanto gradì per due volte l'opuscolo di Melania offertogli dall'autore ma
incaricò il signor Amedeo Nicolas, avvocato di Marsiglia, "di redigere una
brossura esplicativa dell'intero Segreto perché il pubblico lo possa capire
meglio".

Degli ebrei infedeli, che hanno "per padre il diavolo", il sottoscritto
pensa quello che ne pensa Nostro Signore e che insegna la Chiesa.
Il rabbino Di Segni ha detto testualmente: ""E' necessario a questo punto un
chiarimento sulla teologia ebraica, che sul tema del monoteismo e di come
sia vissuto dal cristianesimo si dibatte in un dilemma essenziale. SI
DISCUTE SE LA DIVINITA' DI GESU' POSSA ESSERE COMPATIBILE PER UN NON EBREO
(PERCHE' PER UN EBREO NON LO E' ASSOLUTAMENTE) CON l'IDEA MONOTEISTICA". In
altri termini, spiega don Francesco Ricossa da cui prendo tutto il commento,
l'ebreo che diventasse cristiano, credendo alla divinità di Gesù, cesserebbe
di essere monoteista, per diventare idolatra. Si deve dire la stessa cosa
del non ebreo? Credere nella divinità di Gesù è un peccato di idolatria, una
violazione del primo precetto della legge noachide? "La risposta a questa
domanda nella teologia ebraica, come c'era da aspettarselo, non è univoca:
c'è chi la nega fermamente, c'è chi l'ammette a certe condizioni. LA
CONSEGUENZA E' CHE SECONDO L'OPINIONE RIGOROSA IL CRISTIANO POTREBBE NON
ESSERE NELLA STRADA DELLA SALVEZZA" essendo colpevole di idolatria". I
prelati presenti hanno quindi appreso di essere idolatri che rischiano di
non salvarsi. Forse il loro sgomento sarebbe cresciuto apprendendo che - per
la legge rabbinica - essi erano degni, in quanto cristiani, della pena di
morte. Ancora nel 1994 si può infatti leggere in un libro ebraico (Alan
Unterman: "Dizionario di usi e leggende ebraiche", Laterza, 1994) quanto
segue. " SE I GENTILI TRASGREDISCONO QUESTE LEGGI (noachidi) POTREBBERO IN
TEORIA ESSERE PUNITI CON LA PENA DI MORTE" (p.211). Ora, la prima di queste
leggi, lo abbiamo visto, è contro l'idolatria e "la deificazione di Gesù
viene considerata dagli ebrei come idolatria" (p. 120), "Maimonide affermava
esplicitamente che la divinizzazione di Gesù era idolatra (...) Anche quei
rabbini che non consideravano proibito ai gentili il culto combinato
(shituf) di Gesù e di Dio Padre non avevano dubbi nel ritenere che per gli
ebrei la conversione al cristianesimo significava sottostare all'idolatria"
(p. 140). Unterman presenta la stessa dottrina del Rav Di Segni, con la sola
differenza che specifica quanto Di Segni prudentemente omette, ovverosia che
'in teoria' 'potrebbero essere puniti con la pena di morte' tutti gli ebrei
convertiti al cristianesimo e, secondo la principale autorità ebraica,
Maimonide, con la maggioranza dei dottori, anche i cristiani non ebrei.
Del suo scritto non capisco che significhi "negare l'alterità
dell'ebraismo e l'impossibilità della sua salvezza" (negare l'impossibilità=
affermare la possibilità). La Chiesa insegna che alla fine gli ebrei si
convertiranno a Cristo e il sottoscritto questo umilmente professa. Il resto
è, come dice lei, "calunnia". Quali "possibilità di dialogo" ci siano con
chi crede in Belial l'ha insegnato San Paolo, cui la rimando. Personalmente
credo nel dovere di ogni cristiano di testimoniare pubblicamente la sua
fede, specialmente quando questa viene attaccata e ingiuriata, perchè non si
tratta di difendere noi, ma di difendere Nostro Signore e la Chiesa. I
martiri ci hanno insegnato che questo dovere non si arresta nemmeno davanti
al sacrificio della vita.
Cordialmente

Franco Damiani
----- Original Message -----
From: "PierGiorgio Liverani" <pg.liverani@libero.it>
To: <profdamiani@libero.it>
Sent: Tuesday, September 10, 2002 7:37 AM
Subject: R: la salette e padre malachi martin


> Ma è possibile dar credito e, comunque, continuare a diffondere notizie
> diffamatorie così gravi e basate soltanto su affermazioni di seconda e di
> terza mano?
> La storiella di Siri & C. che lei mi riferisce è fondata su un
> "probabilmente", su un "avrebbe" e su voci vecchie e screditate di fonti
> anticlericali e laiciste prive di qualsiasi documentazione.
> Quanto alla Madonna della Salette (che ha parlato il 17 settembre del 1846
> e non del 1946), come si fa a dar credito ai "melanisti", cioè al
movimento
> dei seguaci di Melania Calvat, una delle due veggenti che purtroppo è nota
> a molti per il suo fanatismo millenarista e apocalittico e per i testi
> spuri, apocrifi e di fantasia (il cosiddetto "Segreto di La Salette"), che
> lei purtroppo ha diffuso creando gran confusioni e polemiche. Tra questi è
> anche il testo inviatomi, che, come gli altri, mai la Chiesa, neppure
negli
> anni immediatamente seguenti l'apparizione, quando cioè non esistevano le
> attuali polemiche antiromane dei cosiddetti tradizionalisti o lefebvriani,
> ha riconosciuto? A che pro? Provi a informarsi presso la Curia di
Grenoble.
>
> Infine il rabbino Di Segni. Vedo che Lei, che degli ebrei pensa quello che
> pensa, dà più credito a Shalom e alle sue interpretazioni dei fatti che
> alle fonti cattoliche. Sappia allora che Di Segni ha detto quelle cose non
> come proprie convinzioni e affermazioni, ma in modo paradossale (e forse
> anche un po' provocatorio). In altri termini ha riferito che all'interno
> dell'ebraismo esistono alcune correnti che sostengono l'idolatria dei
> cristiani eccetera, allo stesso modo - ha detto - in cui all'interno del
> cattolicesimo esistono correnti che negano l'alterità dell'ebraismo e
> l'impossibilità della sua salvezza. Insomma, più o meno quello che ne
pensa
> lei. Si tratta - questo è un commento mio - di due fondamentalismi
opposti.
> Era chiaro che a simili affermazioni (cose riferite) non era il caso di
> rispondere polemicamente, anche per non rompere le possibilità di dialogo
> appena avviate (ma mi pare che lei non creda affatto al dialogo...).
> Concludendo: anche nella polemica occorrono un po' di serietà e un minimo
> di correttezza. La carità cristiana, poi, che vale anche per chi nega la
> validità del Concilio e la legittimità di tutti i papi da oltre mezzo
> secolo, vorrebbe che non si diffondessero calunnie.
> Cordialmente,
> Piergiorgio Liverani
>
> ----------
> Da: profdamiani@libero.it
> A: PierGiorgio Liverani <pg.liverani@libero.it>
> Oggetto: la salette e padre malachi martin
> Data: giovedì 5 settembre 2002 11.30
>
> Il 19 settembre 1946 la Madonna , a La Salette, annunciava. "La Chiesa
avrà
> una crisi spaventosa, Roma perderà la fede e diventerà la sede
> dell'anticristo, la Chiesa sarà eclissata, il mondo sarà nella
> costernazione"..
> Il padre Malachi Martin, all'epoca segretario del cardinal Bea, ci
> informa che nel conclave del 1963 dovette tradurre un messaggio destinato
> al cardinal Siri, il quale conteneva esattamente questa frase:
>
> "Se voi accettate il pontificato noi faremo delle rappresaglie contro
> la vostra famiglia".
>
> Aggiunge che questo messaggio veniva dai cardinali, probabilmente dai
> cardinali Villot e... In ogni caso era l'espressione del rifiuto della
> Loggia speciale. Questa Loggia è riservata a Roma ai cardinali in
> collegamento stretto con il Grande Oriente.
> Giovanni XXIII e Paolo VI hanno fatto parte della Loggia speciale.
>
> Alla domanda: "Giovanni XXIII era massone?", risponde. "Sì, fu
iniziato
> da Vincent Auriol". "Sull'appartenenza di Giovanni XXIII alla Massoneria,
> tutte le prove sono negli archivi del Vaticano, gelosamente custodite dal
> cardinal Sodano. Egli stesso avrebbe visto delle foto scattate dal suo
> autista che mostrano Giovanni XXIII mentre frequenta le logge parigine".
>
>
> Riduzione dalla quarta di copertina di "L'Eglise eclypsée" , degli "Amici
di
> Cristo Re", ed. Delacroix, Dinard, 1997.
>
>

franco damiani (POL)
17-09-02, 19:07
Sun questa corrispondenza ho chiesto un parere a don Francesco Ricossa, che così mi ha risposto:


Caro Professore,
per quanto riguarda Di Segni sono naturalmente d'accordo con...me stesso. Il commento di Liverani dimostra il suo imbarazzo.
Per quel che riguarda il segreto di La Salette e Malachi Martin (un prete spretato e immorale, pace all'anima sua) sono d'accordo con Liverani. Lei purtroppo ha dato fiducia al testo dell'Eglise eclipsée di don Paladino e del "Delacroix", che è, almeno in alcuni suoi passaggi, un tipico esempio di leggende tradizionaliste. Purtroppo il risultato è quello di screditare le nostre posizioni e di dare ai Liverani di turno la possibilità di avere ragione anche quando hanno torto. Sul "Segreto" ho scritto su "Sodalitium", prima a favore, poi contro. Il meno che si possa dire è che mai tale "segreto" è stato approvato dalla Chiesa.
La saluto cordialmente in Cristo


--
don Francesco Ricossa
francesco.ricossa@libero.it

Naturalmente ho provveduto a contattate immediatamente Liverani e a fare ammenda di quanto da me incautamente scritto su La Salette, tema sul quale prometto di non pronunciarmi più, dato che su esso mi sento sballottato fra opposte interpretazioni, non lasciandomi per nulla insensibile quelle di "sì sì no no" (n. 16 dell'ottobre 1996) e quella di don Enzo Boninsegna.