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Visualizza Versione Completa : Nessuno tocchi Ground Zero



Österreicher
11-09-02, 19:54
di Rudolph Giuliani

L'ex sindaco di New York vorrebbe un monumento commemorativo dove un tempo c'erano le Twin Towers. Per ricordare alle generazioni future la mostruosità di ciò che vi è avvenuto.
Sono trascorsi 12 mesi. Le macerie sono state portate via. Le migliaia di persone che hanno lavorato strenuamente per soccorrere e ritrovare le vittime hanno smesso di scavare per tutta la notte. I resti aggrovigliati dei due edifici più imponenti di New York non rimangono più quale monito del peggiore attacco che la storia americana ricordi. Ma io non sono cambiato. Quando mi reco a Ground Zero oggi, mi sento altrettanto scioccato, arrabbiato e risoluto quanto lo ero un anno fa. Il 14 settembre 2001 sorvolai il luogo in elicottero con il presidente George W. Bush e il governatore George Pataki. Mi ero recato sul posto parecchie volte durante i tre giorni successivi all'attentato, ma quella era la prima volta che vedevo le rovine fumanti dall'alto. Era una visione di un orrore indescrivibile. Un anno non ha minimamente cancellato queste immagini dalla mia mente.
Quel che è accaduto al World Trade Center, al Pentagono e in Pennsylvania non è stato un disastro naturale o un incidente colossale. Si è trattato di un omicidio di massa perpetrato da pazzi decisi a distruggere non soltanto vite americane, ma anche valori americani. Questi attentati non sono stati commessi soltanto contro le persone che sono state uccise e ferite, ma anche ai danni di quegli stessi valori che ci definiscono come società: la libertà di religione, l'uguaglianza, le opportunità economiche e le scelte politiche. Nella mia esperienza di pubblico ministero ho imparato che è l'intenzione che conta. Quando una persona cara muore in un incidente, è ovviamente doloroso. Ma sapere che tuo marito, o moglie, o madre, o figlio, è morto a causa di un atto intenzionale, fa molto più male. Un modo per affrontare questo dolore duraturo è parlarne. Io parlo spesso dell'11 settembre, sovente con coloro che sono stati maggiormente colpiti dagli attentati. Cerco di fronteggiare quello che ci hanno fatto.
Relativamente a Ground Zero, 65 mila metri quadrati desolati, ferve il dibattito sul modo migliore di commemorare la perdita. Vi sono diverse pressioni contrastanti e punti di vista differenti. Io sono convinto che Ground Zero debba essere prima di tutto un memoriale. Qualsiasi altra decisione dovrebbe conformarsi a questo obiettivo. Qualunque altra cosa dovesse venire aggiunta al luogo, dovrebbe completare e non mettere in ombra il monumento commemorativo. Fra cento anni, visitando questo luogo sacro, la gente dovrà essere in grado di comprendere l'enormità dell'attentato. Ground Zero è un cimitero. È l'ultima dimora in cui riposano persone amate i cui corpi non sono stati ricuperati e i cui resti giacciono ancora sottoterra. Dobbiamo rispettare il ruolo che questi eventi hanno nella nostra storia.
È il luogo che il presidente ha visitato e ove ha detto ai soccorritori esausti: «Io riesco a sentirvi. Il resto del mondo vi sente, e anche la gente che ha distrutto questi edifici sentirà presto tutti noi». Il presidente Bush è stato determinato nel mantenere il proprio impegno di eliminare il terrorismo. Un tributo sul posto, duraturo e delle debite proporzioni, ricorderà questo impegno alle generazioni future. E ricorderà alla gente che non dobbiamo permettere che una cosa simile si ripeta.

Se dipendesse da me, destinerei tutta l'area al monumento commemorativo. Una struttura slanciata dovrebbe dominare il luogo, stagliandosi contro la superba skyline di New York. Dovrebbe essere visibile per miglia, per attestare lo spirito di coloro che hanno dato la propria vita per difendere la libertà. Dovrebbe ospitare un museo e una biblioteca. I visitatori dovrebbero essere in grado di rivivere l'esperienza in un modo che faccia giustizia alla mostruosità degli eventi. Se non lo costruiamo nel modo giusto, ossia se lasciamo che qualche memoriale di modesto impatto venga offuscato da un'area adibita a uffici, fra cent'anni la gente dirà che questa generazione non aveva capito il significato di quel giorno.
L'11 settembre non deve perdere la propria risonanza, poiché il tempo attenua gli spigoli vivi della nostra memoria collettiva. Ground Zero è il luogo del peggior attacco che sia mai stato perpetrato nella storia di questo paese. Prego affinché questo rimanga il peggior attacco nella storia di questo paese anche fra cent'anni. Se costruito nel modo giusto, il memoriale ispirerà la gente. Io sono un ottimista: la nostra via è la via del futuro. Una nazione dopo l'altra se ne sta rendendo conto e abbraccia la democrazia. Non è una strada senza ostacoli, ma è innegabilmente la direzione nella quale il mondo si è avviato. E questa è una buona cosa. Perché, e non parlo da un punto di vista guerresco, noi siamo nella ragione e loro nel torto.
Coloro che ci hanno attaccato non avevano idea della profondità a cui scorre lo spirito americano. Penso che il nostro dolore, la nostra rabbia e la nostra determinazione abbiano sorpreso persino noi stessi. A un anno di distanza questa potrebbe essere la lezione più risonante di tutte. La capacità di ricupero dell'America, la profondità del caratt
ere di questa nazione non dovrebbero mai essere sottovalutate.
(traduzione di Annita Brindani)

Österreicher
11-09-02, 19:54
di Rudolph Giuliani

L'ex sindaco di New York vorrebbe un monumento commemorativo dove un tempo c'erano le Twin Towers. Per ricordare alle generazioni future la mostruosità di ciò che vi è avvenuto.
Sono trascorsi 12 mesi. Le macerie sono state portate via. Le migliaia di persone che hanno lavorato strenuamente per soccorrere e ritrovare le vittime hanno smesso di scavare per tutta la notte. I resti aggrovigliati dei due edifici più imponenti di New York non rimangono più quale monito del peggiore attacco che la storia americana ricordi. Ma io non sono cambiato. Quando mi reco a Ground Zero oggi, mi sento altrettanto scioccato, arrabbiato e risoluto quanto lo ero un anno fa. Il 14 settembre 2001 sorvolai il luogo in elicottero con il presidente George W. Bush e il governatore George Pataki. Mi ero recato sul posto parecchie volte durante i tre giorni successivi all'attentato, ma quella era la prima volta che vedevo le rovine fumanti dall'alto. Era una visione di un orrore indescrivibile. Un anno non ha minimamente cancellato queste immagini dalla mia mente.
Quel che è accaduto al World Trade Center, al Pentagono e in Pennsylvania non è stato un disastro naturale o un incidente colossale. Si è trattato di un omicidio di massa perpetrato da pazzi decisi a distruggere non soltanto vite americane, ma anche valori americani. Questi attentati non sono stati commessi soltanto contro le persone che sono state uccise e ferite, ma anche ai danni di quegli stessi valori che ci definiscono come società: la libertà di religione, l'uguaglianza, le opportunità economiche e le scelte politiche. Nella mia esperienza di pubblico ministero ho imparato che è l'intenzione che conta. Quando una persona cara muore in un incidente, è ovviamente doloroso. Ma sapere che tuo marito, o moglie, o madre, o figlio, è morto a causa di un atto intenzionale, fa molto più male. Un modo per affrontare questo dolore duraturo è parlarne. Io parlo spesso dell'11 settembre, sovente con coloro che sono stati maggiormente colpiti dagli attentati. Cerco di fronteggiare quello che ci hanno fatto.
Relativamente a Ground Zero, 65 mila metri quadrati desolati, ferve il dibattito sul modo migliore di commemorare la perdita. Vi sono diverse pressioni contrastanti e punti di vista differenti. Io sono convinto che Ground Zero debba essere prima di tutto un memoriale. Qualsiasi altra decisione dovrebbe conformarsi a questo obiettivo. Qualunque altra cosa dovesse venire aggiunta al luogo, dovrebbe completare e non mettere in ombra il monumento commemorativo. Fra cento anni, visitando questo luogo sacro, la gente dovrà essere in grado di comprendere l'enormità dell'attentato. Ground Zero è un cimitero. È l'ultima dimora in cui riposano persone amate i cui corpi non sono stati ricuperati e i cui resti giacciono ancora sottoterra. Dobbiamo rispettare il ruolo che questi eventi hanno nella nostra storia.
È il luogo che il presidente ha visitato e ove ha detto ai soccorritori esausti: «Io riesco a sentirvi. Il resto del mondo vi sente, e anche la gente che ha distrutto questi edifici sentirà presto tutti noi». Il presidente Bush è stato determinato nel mantenere il proprio impegno di eliminare il terrorismo. Un tributo sul posto, duraturo e delle debite proporzioni, ricorderà questo impegno alle generazioni future. E ricorderà alla gente che non dobbiamo permettere che una cosa simile si ripeta.

Se dipendesse da me, destinerei tutta l'area al monumento commemorativo. Una struttura slanciata dovrebbe dominare il luogo, stagliandosi contro la superba skyline di New York. Dovrebbe essere visibile per miglia, per attestare lo spirito di coloro che hanno dato la propria vita per difendere la libertà. Dovrebbe ospitare un museo e una biblioteca. I visitatori dovrebbero essere in grado di rivivere l'esperienza in un modo che faccia giustizia alla mostruosità degli eventi. Se non lo costruiamo nel modo giusto, ossia se lasciamo che qualche memoriale di modesto impatto venga offuscato da un'area adibita a uffici, fra cent'anni la gente dirà che questa generazione non aveva capito il significato di quel giorno.
L'11 settembre non deve perdere la propria risonanza, poiché il tempo attenua gli spigoli vivi della nostra memoria collettiva. Ground Zero è il luogo del peggior attacco che sia mai stato perpetrato nella storia di questo paese. Prego affinché questo rimanga il peggior attacco nella storia di questo paese anche fra cent'anni. Se costruito nel modo giusto, il memoriale ispirerà la gente. Io sono un ottimista: la nostra via è la via del futuro. Una nazione dopo l'altra se ne sta rendendo conto e abbraccia la democrazia. Non è una strada senza ostacoli, ma è innegabilmente la direzione nella quale il mondo si è avviato. E questa è una buona cosa. Perché, e non parlo da un punto di vista guerresco, noi siamo nella ragione e loro nel torto.
Coloro che ci hanno attaccato non avevano idea della profondità a cui scorre lo spirito americano. Penso che il nostro dolore, la nostra rabbia e la nostra determinazione abbiano sorpreso persino noi stessi. A un anno di distanza questa potrebbe essere la lezione più risonante di tutte. La capacità di ricupero dell'America, la profondità del caratt
ere di questa nazione non dovrebbero mai essere sottovalutate.
(traduzione di Annita Brindani)

Österreicher
11-09-02, 19:59
http://www.ilnuovo.it/inserti/slideshow/bandiere_20011311/images/bandiere_20011311_01.jpg

Österreicher
11-09-02, 19:59
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