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Qoelèt
16-09-02, 16:53
Santo Padre Teoforo Simeone Stilita l'Anziano (Memoria il primo Settembre)

San Simeone nacque in Asia Minore, a Sissa, un paese posto tra la Siria e la Cilicia, sotto il regno di Leone il Grande e sotto il Patriarcato di Martirio di Antiochia (456). Fin dalla più tenera età, i suoi pii genitori erano soliti mandarlo solo a pascolare il gregge. Un giorno in cui la neve era così abbondante che Simeone non poteva portare il gregge al pascolo, entrò in una chiesa e sentì leggere queste parole: "Beati quelli che piangono e sventurati quelli che ridono, beati quelli che hanno il cuore puro...". Avendo chiesto cosa occorreva fare per seguire questi comandamenti del Signore, lasciò immediatamente i suoi genitori e tutto ciò che ancora lo legava al mondo e parti per un monastero vicino, dove rimase due anni.

Dal momento che Simeone desiderava vivere in modo più austero, si reco al monastero di Mandras, dove il monaco Eliodoro guidava in tutta sapienza ed austerità più di ottanta monaci. Simeone vi trascorse dieci anni, ma fin dai primi giorni del suo soggiorno superava gli altri monaci per il rigore dell'ascesi. Mentre gli altri mangiavano ogni due giorni, Simeone prendeva una magra refezione soltanto una volta alla settimana. Il suo desiderio di soffrire per Cristo era tale che si era fatto una cintura con delle foglie di palma e la portava sotto i vestiti, stretta così forte ai reni che gli penetrava nelle profondità della carne. Alla vista di queste lotte sovrumane, gli anziani del monastero ordinarono al beato di ritirarsi altrove, perchè non fosse causa di scandalo per coloro che, di debole costituzione, avessero voluto, seguendo il suo modello, intraprendere delle austerità al di sopra delle loro forze.

Simeone si allontanò quindi dal monastero e partì per i luoghi deserti delle vicine montagne. Avendo trovato un pozzo disseccato, vi discese e là rimase a cantare - giorno e notte - canti di lode a Dio. Dopo circa cinque giorni, i monaci di Mandras, pentendosi di aver cacciato Simeone, vollero richiamarlo presso di loro. fu solo dopo lunghe ricerche che fu ritrovato in quel luogo dove soltanto i demoni hanno l'audacia di nascondersi. Per obbedienza, Simeone ritornò al monastero, ma non virestò per molto tempo, non potendo accontentarsi della misura comune. Si recò in un villaggio chiamato Telanisson, dove trovò una casupola isolata. Visse da recluso per tre anni, lavorando senza sosta a crescere nelle virtù celesti. Siccome, alla stregua di Mosè, di Elia e di Cristo Salvatore, desiderava trascorrere i quaranta giorni della Quaresima senza mangiare alcunchè, chiese al suo amico Blessos di murare l'ingresso della cella. Quest'ultimo accetto ponendo come condizione di lasciare all'atleta di Cristo un po' di pane ed acqua, nel caso in cui il corpo si fosse ridotto all'estremo. Trascorsi quaranta giorni, Blessos entrò nella cella in preda al timore. Trovò il pane e l'acqua così come li aveva lasciati e il santo steso immobile sul pavimento, così debole da non poter pronunziare alcuna parola; riprese un po' di forze solo dopo aver comunicato ai Divini Misteri. Da quel momento in poi, provato dall'abitudine, Simeone passava tutte le Quaresime senza mangiare niente e, fortificato dalla grazia, rimaneva in piedi per tutto il tempo, pieno di una gioia incommensurabile.

Dopo tre anni trascorsi in questa cella, salì sulla cima di una montagna e si fece legare ad una pesante catena. Ma il sapiente Melezio, vescovo ausiliare di Antiochia, gli fece notare che la volontà dell'uomo illuminata dalla ragione deve mostrarsi più forte di qualsiasi catena per impedire che il pensiero erri senza meta. Simeone, convinto da quest'argomento e conscio del fatto che l'ascesi è degna di lode nella misura in cui ristabilisce nella sua bellezza originaria l'immagine di Dio posta nella nostra natura, obbedì allo ierarca e fece rompere le catene. Grossi vermi uscirono allora dalle piaghe che la catina gli aveva prodotto, manifestando così che il santo faceva, in tutto, prova di una sopportazione uguale ai martiri, perfino superiore, se ciò è possibile, perchè era volontariamente che sopportava tali tormenti, per amore di Cristo. La fama di santità si estese allora a tal punto che un grande numero di fedeli, venuti dai dintorni ma anche da lontani paesi come la Persia, l'Armenia, la Georgia, l'Italia, la Gallia e l'Inghilterra, accorrevano senza sosta per ricevere la sua benedzione e la guarigione dell'anima e del corpo. Ma Simeone amava e ricercava unicamente la solitudine per potersi accostare al cielo nella più pura contemplazione. Per fuggire da onori inopportuni, pensò di costruire una colonna, sulla cima della quale si stabili su di una piattaforma. Inizialmente fece una colonna di sei gomiti di altezza, poi una seconda di dodici, una terza di ventidue e infine dimorò sulla cima di una colonna di trentasei gomiti, più vicino al cielo che alla terra. Queste residenze ogni volta più alte erano il segno visibile delle ascensioni dell'anima nella luce di Dio. Così, posto alla vista di tutti come una lampada sfavillante su di un alto candelabro, Simeone chiamò a sè ancora più gente e illuminò con la luce della fede una folla di barbari giunti a contemplare questo insolito spettacolo.

Dall'alto della colonna, a tu per tu con Dio, il santo non cessò tuttavia di essere lo strumento della misericordia divina. Compì molti miracoli e molte guarigioni, predisse le calamità naturali e fu per tutti un porto di salvezza e di consolazione spirituale. Crocifisso al mondo, senza celare niente della sua vita, San Simeone si offriva, secondo le parole dell'apostolo, "come spettacolo agli Angeli e agli uomini" (1Cor.4, 9). Nonostante fosse rivestito da un corpo mortale, conduceva qui in terra la vita incorporea degli Angeli. Ma ciò che era più degno di ammirazione era che, avendo tenuto tali lotte ascetiche e avendo conquistato tali virtù, dopo aver compiuto un numero così grande di miracoli, Simeone possedeva una tale umiltà che si considerava, senza dubbio, come inferiore a tutti gli uomini. Era soltanto nei confronti degli eretici che mostrava collera o piuttosto uno zelo divino per la loro correzione. Avendo diffuso intorno a sè la pace che regnava nel suo cuore, San Simeone si addormentò nella morte all'età di sessantanove anni, nel 461, mentre era in preghiera. Le sue preziose reliquie furono portate ad Antiochia, accompagnate da una folla immensa; esse continuarono a compiere molti miracoli per coloro che vi si avvicinavano con fede.