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Visualizza Versione Completa : Il quadrato del "SATOR"



Tomás de Torquemada
17-09-02, 02:38
Dal sito http://www.edicolaweb.net/

IL MAGICO QUADRATO DEL "SATOR"
di Antonio Bruno

http://www.edicolaweb.net/graal27a.htm

Tomás de Torquemada
17-09-02, 02:40
Dal sito http://www.acam.it/

Il Mistero del quadrato del SATOR
di Andrea Romanazzi

http://www.acam.it/sator.htm

Tomás de Torquemada
17-09-02, 02:44
Dal sito http://www.inabruzzo.it/

Il Quadrato Magico
di Giovanni Lattanzi

http://www.inabruzzo.it/capestrano/quadrato_magico.htm

antimes(88)
17-09-02, 18:54
Ciao. Penso che i link di Tomas siano esaurienti in un approccio almeno propedeutico allo studio del Sator...
E' un simbolo che trascende la nazionalità (come la ruota del Sole o Swastika/Fyrfos secondo List... la quale è sì un simbolo prettamente indoeuropeo, ma è stata trovata anche in luoghi ebraici...) ed è presente in molte culture del passato.
Mi permetto dunque di aggiungere questo linkz:

http://digilander.libero.it/apdiet/quadmag.html

Ciao.

Tomás de Torquemada
13-05-03, 02:42
Un sito sul "Quadrato magico"... :)

http://www.eliogalasso.it/index.html

Silvia
13-08-03, 21:21
SATOR E ORDINE DEL TEMPIO
di Anna Giacomini

Circa duemila anni fa, in un imprecisato momento in cui il sole con la sua luce fecondante inondava la mente di uno dei mistici più geniali che abbiano calpestato il nostro pianeta, forse ad Alessandria luogo di cultura e culture, riferimento del mondo greco-romano, venne da quell’uomo, ignoto alla storia, composto un quadrato magico. La proprietà di oggetto dotato di una sorta di vita autonoma e di un significato teologico-esoterico completo, si estrinsecò in un lemma acrostico e palindromico al tempo stesso, con qualità di tale perfezione da renderlo tutt’oggi sorprendente. Analizzandolo, scomponendolo, ricomponendolo nelle forme più astruse dà sempre risultati logici in una sorta di linguaggio abbreviato ed epigrafico pieno di rivelazioni, di dottrina e di arcane sintesi. Parliamo del SATOR.

Se non è possibile trovargli una vera e propria paternità possiamo senz’altro dire che, date le caratteristiche che presenta, è quasi una formula di divina provenienza, parrebbe coniato da una mente conoscitrice delle più raffinate regole matematiche, ma anche glottologiche e filosofiche, appartenente ad un milieu cosmopolita dove greco e latino convivevano in una raffinata koinè.

Vediamo dunque una parte delle meravigliose proprietà del magico oggetto. Innanzi tutto da qualunque parte lo si legga produce sempre lo stesso testo le cui parole sono composte dalle iniziali delle altre. Gli storici che si accinsero a tradurlo si trovarono sempre di fronte ad uno sbarramento ermetico, sembrava che solo attraverso una serie di percorsi forzati e complessi si potessero trovare significati appena accettabili. Eppure, nonostante le nebbie in cui si rincorreva il suo messaggio, il SATOR era presente in moltissimi luoghi, tramandato ai tempi del Medioevo da un’antichità che risaliva certamente al I sec. dopo Cristo, poiché uno dei primi reperti è la scritta di Pompei certamente anteriore al 79 d.C. per i noti motivi. Non si riusciva soprattutto a dare un significato compiuto al termine AREPO che complicava il lemma come una sorta di chiave rotta e sconosciuta. Molti sostennero nel tempo (in particolare nell’Ottocento) che AREPO derivasse da arepennis=semijugero, e con ciò si veniva a dare alla frase un valore simbolico-agricolo, con traduzioni conseguenti del tipo Il seminatore con l’aratro tiene le opere e le ruote, e varianti. Altri, presi dal sacro fuoco dell’enigmistica cattolicheggiante, vi trovarono un anagramma di Paternoster arricchito all’inizio e alla fine da un’A-O traslitterazioni dell’alfa e dell’omega. Dunque un significato cristiano risalente ai primordi della religione di Cristo, un modo criptico di segnalare con la preghiera evangelica un luogo ove si trovassero i cristiani. Ricorrendo alla numerologia poi, con la caratteristica tipica di quel sistema di indagine, si potevano derivare dal lemma numeri kabbalistici i più complicati ed afferenti a mistici significati. Tutto a scapito di quel senso di semplice forza e di sintesi, che producono anche visivamente i due TENET incrociati al centro e che dimostrano di offrire una sorta di cardo e di decumano alla composizione della frase. Ma era una frase?

La ricerca del suo significato trovò un momento di illuminazione quando si evidenziò una struttura sintattica forse più complessa di quella di un’unica frase. Tutto cominciò da quell’AREPO. Chi scrive affrontò il lemma da quel nodo. Cosa poteva essere AREPO al di là della sua più immediata natura di rovescio del termine OPERA? Si trattava solo di un espediente un po’ forzato usato al fine di far quadrare la geometria del palindromo, oppure aveva un suo valore più forte di quelli già trovati da altri traduttori? Qualcuno di loro ipotizzava che la sua origine fosse da ricercare in un linguaggio diverso dal latino, probabilmente celtico. Assai improbabile vista la collocazione di vari esemplari del SATOR in più luoghi dell’area mediterranea. Ma forse poteva davvero essere una traslitterazione da un’altra lingua. A questo punto venne naturale riferirsi al greco ed il gioco fu scoperto. AREPO è composto dal prefisso ar e dal verbo epo, epomai. Il primo vuol dire, tra i vari significati che ha, “all’inizio”, “per prima cosa”, il secondo significa “faccio” dal verbo fare. Dunque se è faccio all’inizio, vuol dire “creo”. Il SATOR (seminatore) afferma in prima persona Io Seminatore creo. Il verbo TENET è una terza persona singolare quindi vorrà dire egli tiene. Cosa tiene? OPERA, quindi le opere, ossia le cose create. Poi viene il ROTAS che da sempre fu creduto un complemento oggetto del sostantivo rota,ae. Ma in questo contesto poteva divenire anch’esso un verbo e quindi significare tu ruoti.

Io seminatore creo - Egli governa la materia - Tu ruoti

Ecco che il palindromo rivelava una natura di discorso formulato in prima persona da un SATOR che non si stenta a riconoscere come entità divina, colui che crea, che emette il suo logos. Accanto a lui si rivela la presenza di una seconda entità che tiene il creato, lo governa, un demiurgo che emana le leggi della materia. Infine vi è l’uomo che, di filiazione divina, ruota dal suo Sator, percorrendo le diverse fasi della vita, per ritornare al punto di partenza ossia al suo creatore. Una traduzione elementare, semplice, totalmente priva di forzature ci conduceva verso una formula dettata dal creatore stesso, che dava all’uomo la struttura dell’universo. Certo una formula gnostica, dove un demiurgo non divino con la sua forza domina l’universo creato dal Seminatore, nel quale l’uomo esperisce nella ruota della vita per tornare purificato al luogo di partenza, la sede del padre nel Pleroma.Viene spontaneo chiedersi. Ma perché si perse totalmente nel tempo il significato del palindromo? Possibile che nessuno ne conservasse segretamente la vera spiegazione conoscendo la natura della sua rivelazione. Parrebbe che nello scorrere della storia coloro che lo vollero tradurre non ne avessero mai compreso il vero significato, ma poiché nel tempo in vari momenti il lemma riappare scolpito o riprodotto in vari luoghi, vien fatto di pensare che qualche gruppo di seguaci di dottrine gnostiche ne conservasse gelosamente il senso e si impegnasse a trasmetterlo su edifici considerati particolarmente adatti, chiese o carceri. Un gioco intellettuale per pochi eletti, che doveva prendere le sembianze di una sorta di scongiuro per ovviare al pericolo dell’oblio, della persecuzione e della fine nella sorte inclemente che ad ogni cosa fatta di materia, spetta. Sugli edifici sacri è una sorta di sfida. Posto sull’esterno e di solito sul lato sinistro di chiese in pietra, destinate a sfidare i secoli, ancora oggi appare misterioso ed evocatore, preso per una banale invocazione apotropaica è la gioia delle guide turistiche a buon mercato.Invece è un credo gnostico di basilare importanza, perché come abbiamo visto e se l’interpretazione proposta è esatta, in esso si trova la formula dell’universo, la struttura e la legge del cosmo, da Dio stesso dettata. E’ assai possibile che colui che lo compose fosse un vero veggente, una sorta di profeta illuminato in contatto con la sfera divina della perfetta conoscenza.Ma chi furono coloro che nel tempo si trovarono ad usarlo con particolare coscienza e con precisa nozione del suo significato? Certamente pochi, certamente i non allineati con la dottrina cattolica, certamente uomini a rischio di rogo, troppo evidente appariva l’allusione ad un demiurgo che Dio stesso pone accanto al suo potere. Il significato vero doveva perdersi nei meandri di un labirinto confuso, che conducesse al suo centro solo gli iniziati. Così venne contrabbandato per altro: o uno scongiuro o una preghiera cristiana, poiché per la sua magica struttura poteva servire anche a dare segnali di cristiana ortodossia.Dalle terre del bacino del Mediterraneo dove ebbe probabilmente la sua origine per la sua caratteristica di bilinguismo, normalmente praticato in quelle terre, nel corso di mille anni, fu ricondotto e sistematicamente allocato sui lati nord delle chiese edificate in pietra, per tramandare la sua dottrina ai contemporanei ed ai posteri. Ma quando ci si rende conto che appare su edifici che hanno forti connessioni con l’ordine templare, la cosa appare molto interessante. Vari sono i luoghi del SATOR che risultano in qualche modo connessi con l’ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo. Allocato su chiese che spesso si trovavano sui percorsi francigeni, o in luoghi dove l’ordine del Tempio poteva avere una sua sede, parla la sua lingua gnostica intatta, ad un mondo che lo ha dimenticato. Ma forse costituiva oltre che il veicolo di un credo anche una sorta di criptico segnale destinato a dimostrare che quello era il luogo dove una élite praticante una sorta di gnosticismo, trovava segretamente stanza.Negli articoli che seguiranno esamineremo vari luoghi dove il SATOR è stato rilevato e dove non è improbabile rintracciare una presenza templare, fino a raggiungere la prova certa di un’indiscutibile connessione tra SATOR e Templari.

Articolo originale in esclusiva per il sito www.lamelagrana.net



http://www.silviadue.net/simboli/sator.jpg

Silvia
12-02-05, 19:18
Un bellissimo Sator circolare si trova ad Aosta, nella Collegiata di Sant'Orso. Ritrovato casualmente nel 1999 in seguito ad alcuni lavori al pavimento della chiesa, è ora protetto da una lastra di vetro e si trova vicino all’altare, 45-50 cm al di sotto del pavimento (sono state messe delle luci per poterlo vedere al meglio).


http://www.silviadue.net/simboli/SATOR_aosta.jpg

Il mosaico è perfettamente conservato ed è formato da sei cerchi concentrici inscritti in un quadrato (il cui lato misura 3,02 metri) orientato con gli spigoli verso i quattro punti cardinali. Al centro è raffigurato Sansone mentre squarta il leone che l'ha assalito nelle vigne di Timna (così almeno si suppone).
Ai lati, quattro immagini particolari: un leoncino, un uomo-pesce che sorregge un serpente, un drago e infine un'aquila con due corpi congiunti in una sola testa.

La cornice più esterna contiene un'iscrizione composta da due versi:

INTERIUS DOMINI DOMUS HEC ORNATA DECENTER - QUERIT EOS QUI SEMPER EI PSALLANT REVERENTER.

Al centro, le parole del Sator si rincorrono circolarmente. La lettera "A" sembra enfatizzata e non tutte le lettere sono equidistanti tra loro. La "S" di ROTAS e la successiva "O" di OPERA sono scritte vicinissime, come se le parole fossero da leggere "ROT AS OPE RA". Se potessimo prendere la parola ROTAS a sinistra (che per noi risulta scritta al "contrario" e leggiamo quindi SATOR, ma non è giusto) e sovrapporla alla parola ROTAS scritta per prima (dopo la croce che potrebbe dare "inizio" alla frase), noteremmo che sono speculari. Stessa cosa si può dire per la parola OPERA.

Quindi, le parole "chiave" potrebbero essere solo tre e non cinque come negli altri SATOR. Le parole sono: ROTAS, OPERA (ripetute due volte) e TENET, che è presente una volta sola.


Liberamente tratto dal sito
http://digilander.libero.it/Marisau/

pcosta
12-02-05, 20:27
Ecco la "crux dissimulata" che Felix Grosser costruì riordinando le venticinque lettere del quadrato SATOR nel Segno della Croce.
La parola PATERNOSTER - che ne costituirebbe i bracci - è preceduta dalle lettere A ed O, corrispondenti latine dell'Alfa ed Omega greci, principio e fine di tutte le cose:


http://www.pcosta.net/ima/sator.gif

Arthur I
13-02-05, 22:22
X Silvia: chi è Anna Giacomini?

La teoria da lei proposta è interessante, soprattutto perchè rispetta la forma del Sator, senza bisogno della "dissimulazione" della lettura cattolica, riportata in immagine da Pcosta, che mi sembra poco elegante e, appunto, come detto, per niente dotata della "semplice forza" e della sinteticità del quadrato magico.

Silvia
13-02-05, 22:42
Anna Giacomini è una scrittrice che si occupa di iconografia tradizionale e di simbolismo medievale. Dirige la rivista di studi storico-tradizionali Officinae.

Ha pubblicato diversi saggi, tra cui "Enigma templare «Sator»", "Sator. Codice templare" e "Chinon. L'estremo messaggio templare" che, semmai ti interessasse, puoi acquistare anche online, qui (http://www.internetbookshop.it/ser/serpge.asp?Type=ExactAuthor&Search=Giacomini+Anna).

Arthur I
13-02-05, 23:12
Grazie per la risposta.:)

pcosta
15-02-05, 23:35
POLOROLOP
anche se ti sembra che abbia un suono spaventoso
se lo dici forte avrai un successo strepitoso
(Richard M. Sherman & Robert B. Sherman)


In un imprecisato momento in cui il sole con la sua luce fecondante inondava la mente di uno dei mistici meno geniali che abbiano calpestato il nostro pianeta, forse in Romagna, luogo di cultura e agricoltura, venne da un uomo, tristemente noto al forum, composto un quadrato magico.
La proprietà di oggetto dotato di una sorta di vita autonoma e di un significato teologico-esoterico completo, si estrinsecò in un lemma acrostico e palindromico al tempo stesso, con qualità di tale perfezione da renderlo tutt’oggi sorprendente.
Analizzandolo, scomponendolo, ricomponendolo nelle forme più astruse dà sempre risultati logici in una sorta di linguaggio abbreviato ed epigrafico pieno di rivelazioni, di dottrina e di arcane sintesi.
Parliamo del POL.


http://www.pcosta.net/ima/polorolop.gif


Innanzi tutto da qualunque parte lo si legga produce sempre lo stesso testo le cui parole sono composte dalle iniziali delle altre. Chi si accingesse a interpretarlo si troverà sempre di fronte ad uno sbarramento ermetico.
Ma anche l'insieme completo delle lettere che compongono il quadrato magico palindromo POL compone una ignota parola, POLOROLOP, una specie di parola magica, un abracadabra a sua volta misteriosamente e necessariamente palindromo.
Vediamo dunque una parte delle meravigliose proprietà del magico oggetto.
POL: è l'acronimo che descrive l'universo (che altri chiamano il Forum) che si compone di un numero indefinito, e forse infinito, di thread , con vaste discussioni di diversa natura, bordate da copiosi insulti: da qualsiasi thread si vedono i post superiori e inferiori, interminabilmente.
Sul significato alchemico e miseriosofico dell'ORO non mi dilungo, tanto è evidente.
Non si riesce soprattutto a dare un significato compiuto al termine LOP che complica il lemma come una sorta di chiave rotta e sconosciuta.

La ricerca gugglesca per immagini della parola LOP conduce spesso a un animaletto dalle fattezze di coniglietto, anche se non mai bianco, come quello di Carroll e Matrix.
Ma la cosa non mi preoccupa: non si dà quadrato magico che non contenga un qualche misterioso arepo.

Silvia
16-02-05, 01:24
In genere non amo sbilanciarmi in previsioni, troppo spesso fallaci, ma questa volta ho pochi dubbi e temo, ahimè, che il POLOROLOP del mistico di Romagna si rivelerà un arcano assai più oscuro del SATOR.

E’ vero che la paternità sembra certa, e questo potrebbe essere senz’altro un buon punto di partenza. Ed è altrettanto vero che il POLOROLOP pare essere a tutti gli effetti una formula di pcostiana provenienza, coniata da una mente conoscitrice delle più raffinate regole matematiche, ma anche glottologiche e filosofiche, appartenente ad un milieu cosmopolita dove greco, latino e romagnolo convivevano in una raffinata koinè.

E' vero inoltre che, anagrammando le lettere del palindromo, si ottiene la parola ROLOPOLPO, suggestivo termine che richiama alla mente antichi e arcani poteri. Ma, detto questo, mi sembra che l’ermetismo del POLOROLOP rimanga inviolato e temo rimarrà impenetrabile per tutti i secoli che verranno, anche dopo eventuali, approfonditi studi.

:rolleyes: